Meditazioni Originale > 1966 > L’APOSTOLO È L’AMBASCIATORE DI DIO ATTRAVERSO LA CARITÀ

L’APOSTOLO È L’AMBASCIATORE DI DIO ATTRAVERSO LA CARITÀ

MO55[12-01-1966]

MO55,1[12-01-1966]

1.Attenti un momento: mi adesso vado in America Latina, el mese venturo; no st’ano che vien, el mese che vien, in America Latina. Dopo manderò là alcuni: si presenteranno in una scuola, e cominceranno a parlare di Nostro Signore. Qual’è la “firma”? Oh, guardate che queste cose le ho dette parecchie volte, ma parto da questo punto qua perché è necessario ricordarsi: qual è la “firma”, la “firma” che porta questo ambasciatore di Dio per dire che può fare veramente l’ambasciatore di Dio?
Se ci pensiamo bene, guardate che è una cosa ridicola che uno si presenti in mezzo al mondo, perché, sa, non parliamo in mezzo alla foresta, in mezzo ai poveri tonti della foresta, no: pian, pian, pian, può presentarsi invece a Milano, può presentarsi a San Paolo, può presentarsi in una grande metropoli e, in mezzo a questa gente, dire: “Io son venuto a parlare in nome di Dio!”. È la stessa cosa come se si presentasse uno in amministrazione Grassetto: “Me ga mandà el sior Nani che el me daga sinque milioni”. Brao! Se tutti quanti i nani ghe va là a nome del sior Nani a domandarghe sinque milioni: te pol mainarte! Ci vuole un qualche cosa che autentichi, che sia proprio l’autenticazione di questo mandato. E il Signore ce l’ha stabilito chiaro. Insisto su questo punto qua perché guardate che è una condizione indispensabile, è una cosa che, forse, forse, non ci abbiamo pensato sufficientemente, ma deve diventare sangue del nostro sangue. Soltanto se noi andremo in un posto e mostreremo la carità di Cristo, una cosa no... indica che noi siamo gli ambasciatori di Cristo; per cui ci crederanno, per cui la nostra parola diventerà efficace: “Affinché il mondo creda...”. L’ha stabilito Lui, come ha stabilito: “Prendete questo pane e consacratelo con le parole della consacrazione”, e diviene Corpo di Cristo, così ha stabilito che attraverso la nostra carità noi saremo i testimoni suoi, saremo riconosciuti da testimoni suoi. Perciò riflettete: se noi non spanderemo questa carità, assolutamente non saremo riconosciuti come testimoni suoi, e parleremo con un linguaggio umano. È come in una grande cattedrale, il vescovo sta parlando, non che abbia la voce abbastanza forte, mettiamo che sia mons. Raimondi, e improvvisamente manca la corrente, manca la corrente: e non lo sente gnanca el mòcolo che l’è lì. È chiaro? Manca la carità... Questi uomini possono essere grandi, grossi, dotti fin che vuoi, aver mille... saver sette-otto lingue, conoscere, eccetera: “Si caritatem non... Anche se parlassi le lingue degli angeli, anche... se non c’è la carità, non valgo niente!”. È chiaro? Allora, attenti: noi dobbiamo assolutamente basare il nostro apostolato sulla carità, sulla fraternità. In altre parole dobbiamo portare con noi, prima della camisa che ghemo indosso, prima de... dobbiamo portare una carità nel nostro bagaglio. Capisci, Mario? Quando andremo, portare nel bagaglio la carità, la comunità nel vero senso della parola: quello sarà il faro che noi accenderemo e che ne sfonderà le porte.

MO55,2[12-01-1966]

2.Prendiamo, per esempio, il diacono: dovrebbe essere specializzato per gli operai. Non occorre che abbia tutto, però che sappia il linguaggio degli operai, che viva a contatto con gli operai. Ci sarà l’altro per i giovani, che avrà attitudini per i giovani... A seconda dei doni che il Signore ha dato ad ognuno. Uno è bravo in matematica, è bravo in lavoro... benissimo! Un altro invece... A seconda dei doni di ognuno si dovrà cercare di formare l’individuo per quel dato ambiente.
Per voi... uno... siamo un collegio di professori: uno è laureato in matematica, uno in ginnastica, uno in disegno, uno... Ma siamo tutti professori per formare lo stesso alunno, no? “Mah, a quello ghe manca la matematica!”. Però... Se vuoi formare il Cristo qua dentro in parrocchia ci vuole quello specializzato qua, e lo... troverari l’intellettuale perché ha studiato, che si specializza... E allora ci saranno dei nostri assistenti alcuni laureati in teologia, o che faranno la teologia regolare in seminario o laureati... che hanno fatto la teologia coi preti, i quali andranno magari a far scuola di religione nelle scuole pubbliche di liceo o ginnasio; e intanto incontreranno i professori, parleranno coi professori e potranno influenzare l’ambiente della cultura. L’altro, invece, che è più portato, invece, in mezzo ai giovani, sarà nell’oratorio, quello è più portato specialmente a formare le nuove leve che dopo si divideranno di qua e di là. Ci sarano le specializzazioni, perché nel diacono specialmente ci vogliono le specializzazioni, nel diacono. Mentre il sacerdote deve essere l’uomo di Dio, lui deve parlare un po’ con la cultura religiosa, e deve essere un po’ il consigliere, io lo vedrei. In certo qual senso, lui parla con gli operai, il diacono, e l’operaio a un certo momento sente il bisogno di aprire la sua anima, sente il bisogno di... nel suo lavoro trova delle difficoltà morali... se è possibile o non è possibile... E allora, ecco, si incontra in confessionale o fuori confessionale o si incontrano a far una gita in compagnia, e sa, come Cristo che si è incotrato al pozzo con la Samaritana, e allora questo gli dà coraggio, gli porta la grazia, no? Il diacono ha un piede in chiesa e uno là, una mano in chiesa... mentre il sacerdote ha tutti e due i piedi in chiesa, e le mani che vanno fuori... Non so se ho reso un po’ il pensiero. In una parrocchia, per esempio, in una parrocchia, io ho detto ieri sera a Filippi, e mi pare che l’immagine possa correre, questa: io vedrei il parroco, il sacerdote insomma, che può essere il parroco, che può essere il viceparroco – il sacerdote è sacerdote, no? – beh, io lo vedrei un po’ com’è la mamma; il diacono, prescindendo adesso da... che faccia... il diacono, quest’uomo che è il motore degli altri, lo vedrei come il papà. In una casa, voi capite che il papà è una figura più grande della mamma, sotto un certo punto di vista; ma non si può dire più grande o non più grande: i xe grandi tutti e due, i xe grandi tutti e due. Qua non si può dire: “Mah, mi vao prete parché... Mah, mi vao diacono parché...”. Qua son grandi, le figure sono grandi tutte e due! La mamma fa da mamma, e el papà fa da papà. 23 gennaio 1966