Anche per questa meditazione don Ottorino si serve dell’articolo di DOMENICO MONDRONE, Don Edoardo Poppe. Un modello insigne del clero d’oggi, in La civiltà cattolica del 15 aprile 1967, anno 118, quaderno 2804, pagine 127-141. Le citazioni, prese dalle pagg. 135-137, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
Si tratta del parroco di Santa Coletta a Gand, don Van der Mijinsbrugge, al quale era stato inviato come collaboratore dopo l’ordinazione sacerdotale.
Il riferimento è all’impegno di don Poppe per una pastorale rivolta ai lontani e ai poveri.
Don Ottorino non intende dire che Dio agisce illogicamente, cioè al di fuori della razionalità e del buon senso, ma che ha una logica sua, una sua razionalità, e una sua sapienza che spesso non coincidono con quelle degli uomini.
Il palo è la persona meno importante di un’azione, oppure può essere colui che è messo dai compagni di furto a fare la guardia. Don Ottorino, nel contesto, sembra riferire a sé stesso la qualifica di palo.
Salame, nel contesto, ha lo stesso significato del palo di sopra. Don Ottorino sembra riferire a sé stesso questo epiteto. In dialetto ‘dare del salame’ a uno, significa ‘dare dello stupido’.
Michele Sartore stava completando all’epoca il corso liceale.
MI188,1 [07-06-1967]
1 Sia lodato Gesù Cristo. Buongiorno. Abbiamo visto ieri il nostro caro don Edoardo che, pieno di fuoco apostolico, si è incontrato con un parroco pieno di cemento armato , dalle linee pastorali diritte e stazionarie... Lui è partito, ha cominciato a lavorare, e sul più bello ha trovato il parroco che gli disse: “No, caro, niente da fare; queste esperienze non mi garbano”. “Don Poppe si persuase, però, che quelle mutilazioni della sua attività così necessaria e urgente tra i lontani di S. Coletta, mentre sembrava che annientassero il suo sacerdozio incendiario, lo potenziavano per altri disegni di Dio e verso altre direzioni”. Se avete capito questo, avete capito il segreto della vita apostolica, e cioè che una mutilazione dovuta all’obbedienza è un potenziamento dell’attività apostolica, non sul piano nostro, ma sul piano di Dio. Dio non agisce sul piano logico , con la logica umana, ma ha il suo piano che è diverso dalla logica umana, sicché anche uno stroncamento di una attività che sembrerebbe logica fatto da uno che è messo da Dio a fare il ‘palo’ è prezioso: ogni stroncamento è un potenziamento per il piano di Dio. Quando, per esempio, passate per una strada e vedete uno sbarramento, quello sbarramento non è stato messo per farvi del male, ma per farvi evitare di tornare indietro. Per esempio, in questi ultimi giorni hanno fatto dei lavori in corso Fogazzaro, e all’inizio del corso hanno messo uno sbarramento: i lavori erano duecento metri più avanti, ma hanno messo lo sbarramento anche all’inizio del corso. “Sono stupidi a mettere lo sbarramento proprio lì; potevano metterlo un po’ più avanti”, potrebbe lamentarsi qualcuno. Così in macchina si va avanti e si trova che non si può più passare e si deve fare marcia indietro. Il segnale di sbarramento lo mettono al punto giusto. È logico che chi arriva e non vede si domandi: “Perché hanno sbarrato la strada? Non è aperta la strada?”. È aperta, ma ad un certo punto c’è un impedimento, e allora se arrivi là, ti tocca tornare indietro e non sei capace di fare la manovra. Quando il Signore mette uno sbarramento, mette un salame attraverso la strada e questo sbarra una strada che è aperta agli occhi tuoi, ma che dopo una curva è interrotta: quel salame è stato messo lì apposta, e da tutti quelli che passano prende del ‘salame’ tre volte, però è messo per segnare la strada di Dio. Bisogna capire questo, caro Michele , bisogna capire questo. È fatica, però, perché quando vedi la strada aperta e una sbarra messa di traverso ti domandi: “Chi ha messo questa sbarra?”, e vedi che l’ha messa proprio quello che è lì e che dovrebbe aiutarti a correre di più. Ah, figlioli miei, se riuscissimo a capire queste cose!APOSTOLO F.A.
PASTORALE parroco
PASTORALE
SACERDOZIO
APOSTOLO
CONSACRAZIONE obbedienza
DIO logica di...
ESEMPI Croce
ESEMPI Volontà
di Dio
DIO
Il riferimento scherzoso è all’assistente Vinicio Picco.
‘Cica’ è l’ultimo pezzo di sigaretta che si getta, perché è talmente piccolo che, a fumarlo, ci si brucerebbe le labbra: pertanto il verbo ‘cicare’ significa fumare sigarette o quant’altro di tabacco.
Cioè che fosse tutto santo, senza difetti o piccole debolezze umane, come quella di fumare.
‘Avere un rametto’ in dialetto veneto significa ‘avere qualche mania’, ‘essere un po’ pazzi’, cioè per la sapienza popolare tutti abbiamo qualche vena di originalità o qualche piccola mania. Da qui la frase un po’ offensiva: “Quello non ha tutte le fascine al coperto”.
Il riferimento è a don Luigi Furlato, maestro dei novizi.
Lorenzo Centomo stava completando all’epoca il 3° anno del corso liceale.
MI188,2 [07-06-1967]
2 “Accettò la croce come gli veniva data. Intensificò la preghiera. Portò le sue astinenze fino ai limiti del possibili, sotto gli occhi contrariati e esterrefatti del parroco. Giunse a non accettarne più i sigari offertigli, a non toccare più vino, a disfarsi di tutto per i poveri, finanche dell’orologio, del letto e del violino a lui carissimo e sul quale aveva composto i suoi pezzi più belli”. Sotto gli occhi contrariati ed esterrefatti di Vinicio finì per non accettare più i sigari. Beh, qui c’è solo Pietro che fuma qualche sigaro, Antonio che fuma la pipa e che ‘cica’ . Attenti però a quello che si legge tra le righe. Prima pareva che fosse tutto angelico , ma ora si svela che è uomo anche lui. Suonava anche il violino! Le vite dei santi bisogna leggerle tra le righe: uomo anche lui, uomo anche lui, per prima cosa! Secondo: esaminiamo la questione dell’orologio. A quel tempo poteva essere anche un lusso. Adesso verrebbe da ridere, ma bisogna pensare a quel tempo; a quel tempo uno poteva dire: “Faccio un fioretto, faccio un sacrificio e rinuncio all’orologio”. Ma adesso chi non ha l’orologio, mentre allora chi aveva l’orologio? Bisogna entrare un pochino nella mentalità del tempo. Bisogna entrare anche in certe pazzie dei santi. Che cosa volete fare? Tutti ne abbiamo un rametto e i santi ne hanno uno più spiccato degli altri altrimenti non si sarebbero fatti santi. Infatti nella loro vita possono esserci delle cose che, arrivati ad un dato momento, anche un santo, dice: “Adesso non farei più quelle scelte!”, e pertanto non dobbiamo prenderle allora come modello per farci santi. Per esempio, il Santo Curato d’Ars, a una data età, ha detto: “Certe penitenze, adesso, non le farei più!”. Caro don Luigi , non è così? A proposito di certe penitenze ricordo che don Luigi stesso un giorno in confidenza mi ha detto: “Se fosse adesso, non farei più le penitenze che ho fatto nei primi anni del mio noviziato, non le farei più. Certe veglie notturne, buttarmi a dormire per terra, sui cassoni, eccetera, non lo farei più!”. È facile che qualcuno, a un certo momento, si imponga penitenze che possono essere pericolose. Per esempio, ve l’ho già detto altre volte, al tempo di San Domenico Savio c’erano altri due ragazzi come lui: Francesco Besucco e Michele Magone. Le cause di canonizzazione di Besucco e di Magone si sono arenate, e una di queste si è arenata proprio all’inizio perché, uno di quei ragazzi, Michele Magone, faceva tante penitenze, e una delle penitenze era quella di dormire senza coperte nelle notte, ed è morto a causa di una di queste penitenze: d’inverno tirava via le coperte per fare penitenza, s’è preso una broncopolmonite ed è andato al creatore, e la Chiesa non lo ha messo sugli altari, ha bloccato subito la causa per quel motivo. Perciò, se volete andare sugli altari non fate penitenze eccessive, perché altrimenti mi mettete in imbarazzo quando si tratta di iniziare la causa di canonizzazione. Sai, Lorenzo ? Avremmo questa difficoltà. Ti raccomando, Antonio, capito?ESEMPI di Santi
CREATO
CONSACRAZIONE santo
PENITENZA sacrificio
PENITENZA
FORMAZIONE noviziato
DOTI UMANE criterio
VIRTÙ
NOVISSIMI morte
Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco, che prestava il servizio di infermiere nella Casa dell’Immacolata.
MI188,3 [07-06-1967]
3 Per esempio, don Poppe s’è preso la penitenza di non toccare più vino. Io capisco, per esempio, che non accettasse più i sigari: “Beh, basta, non fumo più!”; vuol dire che prima li accettava, vuol dire che gli piaceva fumare. Questo lo comprendo, perché uno può fare anche un fioretto, ma non toccare più vino? È morto tisico, però; aveva una salute poco sicura... Penso che ci debba essere un equilibrio anche nella vita ascetica e nella mortificazione: può darsi che ci siano delle cose che è utile prendere e cose a cui si può rinunciare. Perciò io vi direi quello che vi ho detto in altre circostanze: certe penitenze non fatele mai senza il consiglio del vostro padre spirituale o di qualche amico che avete vicino a voi nella vita religiosa. Un domani il consiglio per un sacerdote o un assistente che si trova in Comunità può venire dal superiore, che può essere anche più giovane di lui, ma al quale si può dire con confidenza: “Eh, che cosa ne dici di questa penitenza che vorrei fare?”. E il superiore, accortosi che alla sera il confratello è stanco, gli dirà: “Invece di bere un bicchiere di vino, bevine due a mezzogiorno e due alla sera: forse fai più penitenza a bere due bicchieri e dopo sarai un pochino più sereno”. Se domani uno dicesse: “Bene, faccio penitenza e non bevo più vino, e non faccio più niente...”, e lo vedessi sempre a suonare la marcia funebre tutto il giorno, dagli un bicchiere di vino e che stia un pochino più allegro e che tenga allegra la Comunità perché la sua penitenza non deve farla pesare, per fare più penitenza non deve diventare il cilicio per tutta la Comunità. Allo stesso tempo non deve mettersi a nuotare nel vino altrimenti sarà sbronzo tutte le sere, e neanche questo va bene. Da una parte vi dico: “Bisogna far penitenza, bisogna far penitenza!”, ma dall’altra vi dico: “State attenti a non fare stramberie!”, perché in un momento di entusiasmo religioso, di dedizione completa, potrebbe venir voglia di fare delle stramberie, e non sono quelle le penitenze che desidera il Signore, specialmente oggi che i fisici non sono quelli di cent’anni fa, con la vita moderna che causa tensione nervosa, con i cibi stessi che si mangiano... Sarebbe un bel gusto che un domani capiti a uno un esaurimento nervoso sul più bello che bisognerebbe che cominciasse a volare con l’apparecchio e non vien fuori neanche un trattore che raspa per terra! Abbiamo bisogno di uomini, e di uomini che stiano bene, che siano equilibrati, che abbiano la testa a posto, i nervi a posto, perché bisogna affrontare il mondo. Signor infermiere , siamo d’accordo? Con questo non vi dico di mangiare e bere e stare con il Papa... se si tratta di lasciare i sigari, vi consiglio: lasciate pure i sigari, il tabacco, tutto quello che volete; se si tratta di lasciare il cibo, vi dico: state attenti!PENITENZA
ESEMPI di Santi
VIRTÙ
PENITENZA sacrificio
FORMAZIONE direzione spirituale
COMUNITÀ
superiore
COMUNITÀ
confratelli
COMUNITÀ
APOSTOLO
APOSTOLO entusiasmo
CREATO
Si stava correndo in quei giorni il giro d’Italia, la più importante corsa ciclistica italiana.
MI188,4 [07-06-1967]
4 “Messosi a lavorare tra i fanciulli, organizzò la lega della comunione che finì per riempire la chiesa. Gli statuti, pensò il parroco, veramente non ne parlano, ma... non può che portare del bene, e lasciò fare. Nacque allora la famosa crociata eucaristica, di cui don Poppe, con l’esempio e gli scritti, divenne l’apostolo illuminato per tutto il Belgio ed oltre. Dié vita all’opera delle catechiste”. Don Poppe avvia tutte queste attività nei primi anni di sacerdozio perché il parroco non lo lasciava lavorare in mezzo ai lontani; lo ha chiuso in canonica e allora lui dalla canonica ha cominciato a scoppiare da un’altra parte. Le anime di Dio scoppiano da una parte o dall’altra. “Ma don Van der Mijinsbrugge non riusciva a reprimere i rigurgiti del suo attaccamento ai sistemi tradizionali di fronte all’altro che faceva del suo meglio per superarli. “Perbacco, questo cappellano nessuno riesce più a fermarlo nelle sue smanie di novità. Finirà per mettere sottosopra la vita regolare della parrocchia. Fuochi di paglia!”. Don Poppe veramente nessuno riusciva a fermarlo. La sua anima già così accesa, una volta messasi a lavorare nell’apostolato mediante l’Eucaristia, non poteva più contenersi. Questo sacramento gli comunicava un ardore meraviglioso ed insonne. La nuova pedagogia collaudata con tanto successo tra i fanciulli, si andava spostando alla formazione eucaristica degli uomini, poi finalmente dei sacerdoti”. La sua pedagogia portava i fanciulli all’Eucaristia, poi gli uomini, poi i sacerdoti. Guardate che è un po’ la nostra pedagogia. Se un domani vogliamo trascinare la gente a Dio, bisogna portarla all’Eucaristia, e bisogna cominciare con i bambini, ma farli veramente innamorare dell’Eucaristia. Prima però dobbiamo innamorarci noi dell’Eucaristia; ecco la ‘corsa’ che dobbiamo fare: dobbiamo fermarci dinanzi al tabernacolo e meditare, meditare. Per esempio, ieri sera abbiamo fatto il consiglio e abbiamo trattato del capitolo generale che si farà l’anno venturo, e facendo il consiglio per il capitolo generale si è trattato poi di altri argomenti. Un tema che abbiamo trattato è stato ‘l’impegno di vita’, e don Aldo diceva che all’Istituto lui ha cominciato a fare meditazione un volta alla settimana sull’‘impegno di vita’, sul Vangelo, sui brani del Vangelo proposti, a fare la meditazione al lunedì e poi mettere insieme le riflessioni al sabato sera. “In hoc laudo”! Perché non potremmo anche noi, per conto nostro, prendere in mano il Vangelo e, una volta alla settimana, metterci in chiesa davanti a Gesù? Bisognerebbe fare questo in chiesa, davanti al tabernacolo, e se sarà un po’ caldo andremo fuori, ma bisogna cercare di mettersi davanti al tabernacolo, prendere in mano il Vangelo all’inizio della settimana, che per noi può essere il mercoledì se facciamo l’‘impegno di vita’ al mercoledì sera, prendere in mano il Vangelo e meditare il piccolo tratto proposto alla presenza di Gesù eucaristico, pensando a quelle parole che sono state scritte da lui, e che sono state scritte per noi. Voi capite che, senza accorgercene, noi facciamo ‘la cura del sole’, diventiamo gli amici di Gesù eucaristico, cominciamo a stabilire tra lui e noi un vero rapporto di fraternità e di amicizia.SACERDOZIO
PASTORALE
PASTORALE parroco
APOSTOLO F.A.
APOSTOLO
EUCARISTIA
APOSTOLO testimonianza
EUCARISTIA tabernacolo
PREGHIERA meditazione, contemplazione
CONGREGAZIONE Consiglio
CONGREGAZIONE storia
COMUNITÀ
Impegno di Vita
PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
incontro personale
GESÙ
amico
GESÙ
fratello
EUCARISTIA cura del sole
L’esempio è di una vivezza veramente unica, ha tutte le caratteristiche dell’autentico humour popolare: la ‘roba’ è lo sterco dei colombi. Un adagio popolare dice: “El va in giro schitando come un colombo”, cioè: “È uno che va in giro per le case a spettegolare di tutti”.
Il riferimento è a Gaetano Scortegagna, che stava terminando all’epoca il 3° anno del corso teologico, che aveva preparato alla prima comunione Stefano Galvan, il figlio del dott. Giovanni Battista Galvan, del quale era amico di famiglia.
MI188,5 [07-06-1967]
5 Stabilito questo rapporto intimo fra noi e Gesù, sarà naturale per noi, quando parleremo ai bambini, quando prepareremo i bambini alla prima comunione, portarli a questo rapporto di amicizia con Gesù, masticando per loro queste verità. Quando, per esempio, una mamma dice al bambino: “Vedi, nel tabernacolo c’è proprio Gesù, sai!”, è diverso che lo dica una mamma che fa la comunione tutte le mattine e una mamma che va a fare la Pasqua soltanto. Le parole possono essere le stesse. Una mamma che fa la comunione una volta all’anno, prende per la mano il bambino e dice: “Là c’è Gesù!”, e lo stesso dice quella che fa la comunione ogni giorno, ma in quelle parole c’è una inflessione nella voce, c’è una corrente che passa, per cui, attraverso la prima mamma passa una cognizione, attraverso l’altra passa fede, passa vita. Se noi siamo abituati a parlare con lui, a trattare con lui, a vivere con lui, quando noi ci incontreremo con i bambini faremo passare una vita da noi ai bambini. Allora, succederà che piano piano i bambini si innamoreranno dell’Eucaristia e porteranno questo amore per Gesù in giro, come i colombi che volano in ogni luogo e si vede ‘roba’ dappertutto. Quando i bambini vanno a casa, senza volerlo semineranno; infatti si vede che quando un bambino fa la prima comunione ed è preparato bene, finisce per portare una rinnovazione cristiana in tutta la famiglia, perché quando va a prepararsi alla comunione, cioè nel periodo di preparazione, il bambino va a casa e racconta al papà e alla mamma quello che ha sentito a catechismo e domanda spiegazioni: “Ma, papà, hanno detto così....”, e il papà è costretto a studiare il catechismo per non fare la figura del ‘tonto’ dinanzi al suo ragazzo. È vero, signor Gaetano? Tu hai preparato alla prima comunione il figlio del dottore: quello che tu dicevi al piccolo non era forse oggetto di interesse anche in casa del dottore? È così! Tu spieghi a un bambino, susciti il problema nel cuoricino, il bambino allora va a casa, pensa che suo papà e sua mamma la sappiano lunga e allora chiede al padre e alla madre ulteriori spiegazioni: “Don Luigi non ha detto così, ha detto...”. E non è raro il caso che il papà o la mamma vadano da don Luigi privatamente a domandare spiegazioni o a chiedere qualche libro per non fare brutta figura con il loro piccolo. Sono casi che succedono spesso! Allora, se tu ti avvicini all’Eucaristia, piano piano porti i bambini all’Eucaristia e attraverso i bambini porti l’infezione nelle case e così porti alla vita eucaristica, porti alla fede le famiglie. Questo è quello che ha fatto il nostro caro don Edoardo.GESÙ
incontro personale
GESÙ
unione con...
GESÙ
amico
EUCARISTIA comunione
PASTORALE
FAMIGLIA mamma
EUCARISTIA tabernacolo
VIRTÙ
fede
FORMAZIONE educazione
APOSTOLO vita interiore
DIO amore a Dio
FAMIGLIA
FAMIGLIA papà
CARITÀ
MI188,6 [07-06-1967]
6 “Don Edoardo partiva dal principio: istruire per educare, sotto l’influsso della grazia. Ma questa si ottiene attraverso la preghiera, l’unione con Dio, lo sforzo virtuoso, il sacrificio, e principalmente coi sacramenti al cui centro è l’Eucaristia, sorgente per eccellenza di ogni grazia, perno del suo lavoro educativo: “metodo eucaristico”. Cari fratelli, anche voi dovete seguire il metodo eucaristico. Io prendo in mano Gesù, credo a lui e lo amo, vivo sotto la luce dell’Eucaristia tutta la giornata e allora, senza volerlo, seminerò questa fede: in un colloquio, in un confessionale, in una conferenza seminerò questa fede. Perché? “Nemo dat quod non habet”, ma se uno ha dà, dà, dà. Necessariamente uno che è pieno di Dio dà Dio anche se dice qualche stupidaggine, anche se alla mattina giura che non dà Dio. È come uno che fosse ubriacone e che alla mattina giurasse di non bere un bicchiere; si ferma in compagnia di un amico e senza accorgersene si ritrova ubriaco. “Giuro che oggi non bevo, neanche per sogno!”; avanti e trova uno: “Ehi, senti, vieni qui...”. “Dove mi conduci?”. “Vieni qui...”, e l’altro beve senza accorgersene; ad un certo momento si accorge che sta bevendo: è così, è così! Uno che ama Dio si trova nelle stessa condizione. Al mattino giura: “Oggi non parlerò di Dio a nessuno!”; va fuori della porta e ci cade. È come un impuro che è impastato nella materia e non riesce stare in piedi tre minuti. Neppure uno che ama Dio è capace di stare in piedi tre minuti perché si butta tra le braccia di nostro Signore. Don Luigi mi guarda: è vero? Stai esperimentando queste cose? Andiamo avanti.EUCARISTIA
DIO amore a Dio
VIRTÙ
fede
GRAZIA Sacramenti
PASTORALE
APOSTOLO
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO ambasciatore di Dio
ESEMPI apostolo
VIZI lussuria
MI188,7 [07-06-1967]
7 “Stava tra Pio X e il gesuita padre Lintelo, l’araldo della comunione quotidiana. Tanta seminagione di bene, però, doveva pagarsi di persona con una nuova grandinata di prove”. Le opere di Dio si pagano prima o dopo. Quando vedete fiorire un giardino state sicuri che verranno i ladri: vengono e bastonano. Mia mamma era solita dire: “Le cose vanno troppo bene e per questo non possono durare”. Perché non possono durare? Perché se manca il sale tutto marcisce. Un vaso pieno di funghi marcisce presto se non ci si mette dell’olio. Quando le cose vanno bene il Signore provvede a mandare il sale. Così accadde con don Poppe: dapprima il parroco gli impedì di avvicinare i lontani; poi si mise a sparare dalla sacristia, e quando iniziò il nuovo movimento eucaristico arrivò ancora. “Il 15 giugno 1917, festa del Sacro Cuore, ci fu la prima comunione di una ventina di bambine. L’opera di don Poppe toccava la cima del Tabor. Ma appena fu in sacrestia, il parroco lo investì con un finimondo. Aveva notato che nel gruppo dei genitori c’era una coppia che aveva rifiutato il matrimonio religioso. Delle pecore rognose s’erano intromesse nell’ovile. “Che metodi son questi? Vi avevo proibito d’immischiarvi con certa gente. Con coteste trovate fate disonore alla Chiesa e date scandalo alla parrocchia. Tutto questo deve finire, e voi dovete stare agli ordini!”. Ancora sparava a zero con gli statuti; ma quanto spirito del Vangelo sacrificasse alla loro lettera quell’uomo nemmeno sospettava”. Mettetevi al posto di don Poppe. A me sarebbe venuta voglia di prendere il parroco e di metterlo in salsa. Che cosa vi sembrerebbe? Lavori da una parte e ti tira sassi, piangi e ti tira sassi, ridi e ti tira le pietre: che cosa verrebbe voglia di fare? Verrebbe voglia di tirargliele sulla testa. Voi potete dire: “Questo poteva accadere nel 1917!”. Cose simili ce ne sono anche adesso, magari di altro genere, ma questi scacchi li troverete anche voi. Il parroco sparava a zero con gli statuti, ma non si accorgeva che andava contro lo spirito del Vangelo.CROCE
CROCE sofferenze morali
ESEMPI croce
PASTORALE parroco
PASTORALE
Il riferimento è al neo professo Raffaele Testolin.
Il riferimento è a Primo Burato, che stava preparandosi per l’anno di noviziato.
n via San Domenico, vicino al ponte degli angeli, a Vicenza, c’è la chiesetta dell’adorazione perpetua, dove un ramo delle Suore Dorotee di Vicenza, le “Riparatrici”, svolgono questo importante servizio ecclesiale di adorazione e di riparazione. Vicino a questa chiesetta c’è la cappella dove si venerano le spoglie mortali di Santa Bertilla.
‘Tirare un’oca’ in dialetto veneto significa dire una bestemmia; in questo caso don Ottorino intende ‘mandare una piccola imprecazione’ verso chi fa soffrire ingiustamente.
La battuta: “Siamo uomini!” diventa spiritosa in quanto detta da una che è donna.
MI188,8 [07-06-1967]
8 “Per il povero cappellano fu l’inizio del crollo della salute e delle opere così ben avviate. Convocato in episcopio, il vescovo, mons. Seghers, gli fece osservare che, giacché l’opera delle catechiste si era sviluppata al punto da diventare interparrocchiale, era meglio lasciarne la direzione; ubbidisse, quindi, al parroco e affidasse l’opera in mano alla signorina Branquaert, dicendole di mantenere in uso il testo di lezioni redatto da lui, don Edoardo. Questi, dopo di aver protestato la sua piena ubbidienza, andò via, persuaso, che “quando non c’è più che sofferenza, quando la nostra opera va a rotoli, allora è opera di Gesù”. E andò in chiesa a recitare il Te Deum”. Bel gusto, no? Comincia a lavorare con i lontani e il parroco glielo proibisce; comincia a fare l’opera delle catechiste, l’organizza bene e il vescovo gliela porta via: “Adesso l’opera è organizzata bene e adesso può diventare diocesana”, e allora gliela porta via e l’affida a un altro; gli porta via anche il catechismo che aveva stampato e gli dice: “Basta, adesso non devi più interessarti di quella cosa”. Ma, questo povero vescovo, questo benedetto vescovo, capiva niente? Questo parroco, capiva niente? Però, attraverso queste cose il Signore porterà don Edoardo dove lo aspettava. Ricordatevi che “quando non c’è più che sofferenza, quando la nostra opera va a rotoli, allora è opera di Gesù”. Capito, Raffaele ? D’accordo, caro Primo ? Se, per esempio, tu adesso, fra poco, fai domanda di mettere la veste e io invece ti dico: “Sì, figliolo, la tua vestizione la faremo nella chiesetta della adorazione e là ti vestirai da suora. Con te verranno Ruggero e Luciano Bertelli e cambierai nome: tu ti chiamerai suor Lucrezia, l’altro suor Cunegonda, e quell’altro suor Pacifica”. Eh, figlioli miei! “Più tardi scriveva: “Non ho saputo profittare abbastanza del carattere del reverendo parroco; egli sì mi avrebbe santificato”. Per esempio, tu, Smiderle, alla fine dell’anno scolastico hai detto davanti al Signore: “Signore, non ho saputo abbastanza approfittare del carattere di Scortegagna: quello mi avrebbe santificato quest’anno!”, e viceversa? Giacobbo: “Ah, non ho saputo approfittare sufficientemente del carattere di Renato: quello mi avrebbe santificato”, e Renato: “Non ho saputo approfittare del carattere di Giacobbo: quello sì che mi avrebbe santificato!”. Così ragionavano i santi: non ne ho colpa io se ragionavano così. Invece di prendersela perché hanno un collega difficile, dicono: “Se avessi approfittato di più...”. Don Edoardo ha accettato i colpi del parroco: prendeva le botte e andava in chiesa a recitare il ‘Te Deum’. Tenete presente, però, che se anche andava in chiesa a recitare il ‘Te Deum’ non voleva dire che dentro di sé non avesse una profonda sofferenza e che non si sia rigirato nel letto durante tutta la notte, che non gli sia venuta la voglia di mandare qualche accidente al parroco: questo, è naturale! Qualche mezza ochetta , di quelle minuscole, chissà, sotto sotto, quante volte, ne ha mandate per poi pentirsi di averle dette! È umano avere qualche sfogo con qualche persona. Però tutto questo in don Poppe veniva soffocato, perché, caro Smiderle, lui andava a recitare il ‘Te Deum’. “Homines sumus.”, ha detto quella volta la superiora.ESEMPI croce
CROCE
CROCE sofferenze morali
PASTORALE
PASTORALE parroco
CHIESA Vescovo
DIO logica di...
CROCE sofferenza
CROCE fallimento
FAMIGLIA papà
CONSACRAZIONE santità
CROCE persecuzioni
VIRTÙ
fede
DIO riconoscenza a...
SACERDOZIO prete
CREATO
diocesi di Presidencia Roque Sáenz Peña nel Chaco, dove la Congregazione nel 1967 piantò la terza Comunità missionaria nel continente latinoamericano, pur essendo molto vasta, è situata in una zona povera e di scarsa rilevanza per la Chiesa argentina.
Vittorio Mussolini, uno dei figli del duce, finita la II guerra mondiale, assieme ad altri capi fascisti aveva trovato rifugio in Argentina e aveva impiantato una cooperativa di trasporti.
Fernando Murari stava completando all’epoca il 1° anno del corso liceale.
MI188,9 [07-06-1967]
9 “Non ci sono per le nostre opere ausili più preziosi di coloro che le demoliscono”. Viene uno che comincia a dir male dei nostri confratelli che sono a Crotone? Questi è quello che rafforza la Comunità di Crotone. Sembrerebbe impossibile una cosa del genere, eppure è quello che rafforza la Comunità che non si potrà più sradicare. O si va al Chaco, e dopo tre anni che si è bene iniziato viene cambiato il vescovo: il vescovo passa ad un’altra diocesi più grande, e il nuovo vescovo non vede quello che è stato piantato, forse anche per un senso di invidiuzza perché non lo hanno messo in un posto di privilegio , e comincia a dire: “No, no, no....”, e a scuotervi, a scuotervi, e vi fa fare le radici più grosse. Alla fine vi fa andare via perché queste iniziative bisogna spegnerle, e allora vi farà andare via e voi dovrete lasciare tutto e vi accadrà di dover partire da soli, con un bastoncino e con tre piccole valigie; vi accadrà di dovergli lasciare anche il camioncino e dovrete andare a noleggio di un camion da Vittorio Mussolini perché vi porti il poco materiale che vi è restato all’interno dove andrete a finire. Dopo un po’ di tempo avviene una fioritura: don Pietro Martinello viene fatto vescovo e tu, don Graziano, cardinale. Le opere di Dio nascono sempre sui cocci dei fiaschi. Sì, caro Fernando , come i funghi nascono in montagna, sotto i pini, in certi posti dove il terreno è adatto, così il terreno dove nascono le opere di Dio sono i pezzi, i cocci dei fiaschi, i pezzi di una scodella rotta: là nascono le opere di Dio, quelle più belle. Quello è il terreno fertile per le opere di Dio. Don Poppe si pente di non avere approfittato sufficientemente del carattere del parroco e di nuovo si è convinto che le opere di Dio nascono in questo modo. “Il 4 ottobre 1918 ricevette la sua nuova destinazione, cappellano di una piccola Comunità di suore di San Vincenzo de’ Paoli a Moerzeke, un villaggio sperduto tra i canali del basso Escaut, a circa quattro chilometri da Termonde”. Dopo aver lavorato come un disperato, dopo essere stato mortificato come un povero disgraziato, si sente dire: “Va’ via! Sarai cappellano di un gruppetto di suore!”. Umanamente parlando era un fallito, un umiliato, un incompreso; soprannaturalmente parlando era un inviato, un prescelto da Dio, un apostolo straordinario. Sotto l’aspetto di Dio è uno che attirerà l’attenzione del mondo intero; sotto l’aspetto umano è uno completamente fallito. Se lui fosse stato convinto di essere stato umiliato, non sarebbe stato degno di essere prescelto, avrebbe rovinato la sua missione di prescelto. Se lui, in quel momento che è stato umiliato così, avesse cominciato a gridare contro coloro che l’avevano umiliato e non avesse interpretato in forma spirituale tutte queste cose, non sarebbe stato degno di fare quello che ha fatto. Ecco qui il segreto della riuscita apostolica! Caro Smiderle, quel giorno che tu dinanzi alla croce ti ribellerai, griderai, bestemmierai, sappi che in quel momento non sarai più vescovo; invece che parroco diventerai sacrestano o più indietro ancora, popolo, e dopo più indietro ancora, ladrone.MISSIONI
COMUNITÀ
confratelli
COMUNITÀ
CROCE
CHIESA Vescovo
VIZI invidia
CROCE sofferenze morali
CROCE fallimento
CROCE morte
ESEMPI croce
DIO logica di...
DIO stile di...
PASTORALE parroco
APOSTOLO
MONDO
VIRTÙ