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L’APOSTOLO NON SI SCORAGGIA DAVANTI ALLE DIFFICOLTÀ

MO188 [07-06-1967]

7 Giugno 1967

MO188,1 [07-06-1967]

1 Sia lodato Gesù Cristo... Buongiorno!
Abbiamo visto ieri il nostro caro don Edoardo che, pieno di fuoco, si è incontrato con uno... pieno di cemento armato... linee diritte, stazionarie. Lui è partito, cominciato a lavorare, sul più bello ha trovato quell'altro che dice: "No, caro, niente da fare sta roba qui!". "Don Poppe si persuase, però, che quelle mutilazioni della sua attività così necessaria ed urgente tra i lontani, mentre sembrava che annientassero il suo sacerdozio incendiario, lo potenziavano per altri disegni di Dio e verso altre direzioni". Se avete capito questo, avete capito il segreto della vita apostolica e, cioè, che una "mutilazione" dovuta all'obbedienza è un potenziamento dell'attività apostolica sul piano di Dio, non sul piano nostro. Siccome Dio non agisce sul piano logico, con la logica umana, ha il suo piano che è diverso dalla logica umana, sicché uno stroncamento, anche di una attività che sembrerebbe logica, fatta da uno che è messo da Dio a fare il palo... ricordatevi bene che è un potenziamento per il piano di Dio. Quando, per esempio, passate per una strada e vedete uno sbarramento, quello sbarramento lì non è per farvi del male, è per farvi evitare di tornare indietro. Per esempio, hanno fatto dei lavori, ultimamente, sti giorni qua, nel corso Fogazzaro, li hanno fatti... in principio, quando che cominciava il corso, hanno messo uno sbarramento: i lavori erano un duecento metri più avanti, ma hanno messo lo sbarramento lì. "Ma xei stupidi a mettere lo sbarramento proprio lì? Metterlo un pochino più avanti, sì...", così la macchina va avanti, trova che non si può più passare e deve far marcia indrìo, no? I lo mette al punto giusto, no? Logico che quello che arriva lì non vede: "Ma parcossa xe che i ga sbarrà la strada? No la xe verta la strada?". Sì, ma a un dato momento c'è un impedimento. E allora, se ti te ve là, te tocca tornare indrìo e no te sì bon a far manovra. Il Signore, quando mette uno sbarramento, mette un salame attraverso la strada, il quale sbarra una strada che è aperta agli occhi tuoi, però guarda che dopo una curva la strada xe interrotta, quel salame è stato messo lì, el ciapa da salame tre volte, da tutti quei che passa, però è messo lì per segnare la strada di Dio. Capir questo, caro! Séto, Micheletto? Capir questo! Fadiga, però, eh? Perché, quando che te vedi la strada verta, aperta, una sbarra in mezzo: "Ma, insomma, chi me l'ha messa questa sbarra?". E vedi che proprio l'ha messa, proprio quello che è lì che dovrebbe aiutarti a correre di più. Ah, figlioli miei, capire ste robe!

MO188,2 [07-06-1967]

2 "Accettò la croce come gli veniva data. - Accettà come gli veniva data, così! - Intensificò la preghiera. Portò le sue astinenze fino ai limiti del possibile, sotto gli occhi contrariati ed esterrefatti del parroco. - Contrariati ed esterrefatti di... Vinicio - Giunse a non accettarne più i sigari offertigli, - beh, qua... tolto via Piero che fuma qualche sigaro, Toni che fuma la pipa, proprio el cica, anzi el me ga dito... - a non toccare più vino, a disfarsi di tutto per i poveri, finanche dell'orologio, del letto e del violino a lui carissimo e sul quale aveva composto i suoi pezzi più belli".
Però, attenti, tra le righe: prima parea che el fusse tutto quanto così... te vedi che se svela che l'è omo anca lu. Chiaro? El sonava anca el violin! Le vite dei santi bisogna lezerle tra le righe. Omo anca lu, omo anca lu, prima roba! Secondo, question dell'orologio... a quel tempo poteva essere anche un lusso! Adesso vegnarìa da ridere, no? Bisogna pensare a quel tempo, a quel tempo uno podeva dire: "Fasso anche un fioretto, fasso un sacrificio e rinuncio all'orologio!". Ma adesso, chi xe che non ga l'orologio? Allora, chi è che aveva l'orologio? Sì, bisogna entrare un pochino nella mentalità. Secondo, bisogna entrare anche in certe pazzie dei santi. Cosa volete fare? Tutti ghin'emo un rametto, e i santi i ghi n'ha uno più spiccato degli altri, i ga dito... se no no i se gavaria mia fatti santi! Nel senso che, può esserghe anche delle cose che, arrivà a un dato momento, anche un santo dixe: "Sì, adesso no lo farìa mia più!", e non dovemo prendere allora quelle cose come modello per farse santi. Per esempio, il santo Curato d'Ars, a una data età, ha detto: "Certe penitenze adesso non le farei più!". Ti, don Luigi, no la xe così? Certe penitenze, anche don Luigi stesso me ricordo che un giorno in confidenza el me dixea: "Fusse 'desso non farìa più le penitenze che go fatto ai primi anni del mio noviziato qua... no le farìa più! Certe veglie notturne... buttarme dormire là per terra, su cassoni, eccetera, no lo farìa più!". Guardate che è facile che qualcuno, a un certo momento, si punti un pochino su certe penitenze che possono essere pericolose. Per esempio, ve l'ho già detto altre volte, al tempo di San Domenico Savio c'erano tre ragazzi: Besucco Francesco, Magone Michele e Domenico Savio. Gli altri due... almeno si sa... Le cause di santificazione degli altri due si sono arenate, una di queste si è arenata proprio all'inizio, perché uno dei quei ragazzi, Magone Michele, faceva tante penitenze, e una delle penitenze era di dormire senza coperte nella notte... ed è morto in causa di una di queste penitenze: d'inverno tirava via le coperte per far penitenza, s'è preso una broncopolmonite ed è andato al Creatore, e la Chiesa non lo ha messo sugli altari, ha bloccato subito la causa per quel motivo lì. Perciò, se non... se volete andar sugli altari non fate penitenze eccessive, perché altrimenti mi mettete in imbarazzo quando si tratta di iniziare la causa di santificazione... sai, Lorenzo? Avremmo questa difficoltà... Te raccomando, Toni... Capìo?

MO188,3 [07-06-1967]

3 Per esempio, lui s'è preso di non toccare più vino... Io capisco per esempio che non accettasse più i sigari: "Ben, basta, non fumo più!", vuol dire che prima li accettava, vuol dire che ghe piaseva fumare. Va ben? Ben, quello lo capisco, posso fare anche un fioretto; ben, non toccare più vino... l'è morto tisico, però! El gavea una salute poco sicura, è stato quattro anni... sì... Penso che ci sia un certo equilibrio nella vita anche dell’ascetica, di mortificazione, può darsi che ci siano delle cose che è utile prenderle, e cose...
Perciò, vi direi quel che vi ho detto in altre circostanze: certe penitenze non fatele mai senza un consiglio, il consiglio del vostro padre spirituale o di qualche amico che avete vicino a voi nella vita religiosa. Un consiglio può essere domani... un sacerdote o un assistente che si trova in comunità, e lì c'ha il superiore che è... può darsi che sia anche più giovane di lui, ma da amico ad amico, dire: "Senti, ciò... cosa gh'in dito?". E l'altro che el vede sto toso che l'è stufo alla sera, e tante volte: "Senti, invesse che bevarne un bicere, beveghene du a mezzogiorno e du alla sera, che forse te fe più penitenza a bevarne du e dopo te sì un pochetin più sereno". Se domani uno el dixe: "Ben, fasso per fare penitenza e no bevo più vin, e no fasso più gnente", e allora te lo vedi sempre che el sona la marcia funebre tutto el giorno. Eh, no! Scusa, allora daghe un goto de vin e che el staga nda sc-iantèla più allegro e el tegna su la comunità. Perché, la sua penitenza non deve mica farla pesare... non deve mica divenire... per fare più penitenza non deve divenire il cilicio per tutta la comunità... perché, se no, xe istesso! Ma gnanca metterte a noare, perché no te fassi sbornie tutta la sera, vero... gnanca questo, no! No, state attenti, guardate: da una parte vi dico: "Bisogna far penitenza, bisogna far penitenza!", dall'altra vi dico: "State attenti a non far stramberie, state attenti a non far stramberie!", perché, in un momento di entusiasmo religioso, di dedizione completa, potrebbe venir voglia di far delle stramberie. Non son quelle le penitenze che desidera il Signore, specialmente oggi che i fisici non sono quelli di cent'anni fa, con la vita moderna e la tensione nervosa, eccetera, i cibi stessi che si mangiano, eccetera. Domani, scusate, è un bel gusto ghe capita un esaurimento nervoso a uno, o capita che sul più bello che bisognerebbe cominciare a volare con l'apparecchio, e non vien fora gnanca... un trattore... che raspa par terra! Abbiamo bisogno di uomini, e di uomini che stiano bene, che siano equilibrati, che abbiano la testa a posto, i nervi a posto, perché bisogna affrontare il mondo. Signor infermiere, siamo d'accordo? Con questo no ve digo: magna e bevi e sta... No, no! Eccolo qua. Perciò, digo, anche i santi stessi, può darsi qualche volta... se si tratta di lasciare i sigari, ve consiglio, lassé pure i sigari, il tabacco, tutto quel che volì; se si tratta di lasciare un pochino il cibo, vi dico, state attenti.

MO188,4 [07-06-1967]

4 "Messosi a lavorare tra i fanciulli, organizzò la lega della comunione che finì per riempire la chiesa. Gli statuti, pensò il parroco, veramente non ne parlano, ma... non può che portare del bene e lasciò fare. Nacque allora la famosa crociata eucaristica, di cui don Poppe, con l'esempio e con gli scritti, divenne l'apostolo per tutto il Belgio ed oltre. Diè vita all'opera delle catechiste".
Tutta sta roba qua, nei primi anni di sacerdozio, perché el parroco no ghe lassa a lavorare in mezzo ai lontani, el lo ga sarà in canonica, e allora lu dalla canonica el ga scominsià a scoppiare da 'n'altra parte. Le anime di Dio scoppiano da una parte o dall'altra. "Ma... il parroco non riusciva a reprimere i rigurgiti del suo attaccamento ai sistemi tradizionali di fronte all'altro che faceva del suo meglio per superarli". El ghe sarava una porta e el scominsiava par quell'altra. "Perbacco, questo cappellano nessuno riesce più a fermarlo nelle sue smanie di novità. Finirà per mettere sottosopra la vita regolare della parrocchia. Fuochi di paglia!". Don Poppe veramente nessuno riusciva a fermarlo. La sua anima, già così accesa, una volta messasi a lavorare nell'apostolato mediante l'Eucaristia, non poteva più contenersi". Si è messo a lavorare nell'Eucaristia, si è innamorato dell'Eucaristia, ha provato... non c'è niente da fare, non si contiene più! "Questo sacramento gli comunicava un ardore meraviglioso e insonne. La nuova pedagogia, collaudata con tanto successo trai fanciulli, si andava spostando alla formazione eucaristica degli uomini, poi finalmente dei sacerdoti". Oh, la pedagogia sua! Portava i fanciulli all'Eucaristia, poi gli uomini, poi i sacerdoti... Guardate che è la pedagogia un po' nostra. Se vogliamo domani trascinare la gente, bisogna portarli all'Eucaristia, e bisogna cominciare coi bambini... ma innamorarli dell'Eucaristia. Prima dobbiamo innamorarci noi dell'Eucaristia, ecco la corsa... dobbiamo noi fermarci dinanzi al tabernacolo, meditare, meditare. Per esempio, ieri sera, abbiamo fatto il consiglio, e abbiamo trattato il capitolo generale che si farà l'anno venturo, e facendo il consiglio per il capitolo generale si è trattato poi di altre cose. Una delle cose che abbiamo trattato è stato poi l'impegno di vita, e diceva don Aldo, che di là lui ha cominciato così: far meditazione una volta alla settimana sull'impegno di vita, sul Vangelo, su brani del Vangelo, far meditazione, e far la meditazione al lunedì e poi al sabato sera discutere... una cosa meditata. Ora, state attenti, si diceva proprio lì: che bello... 'in hoc laudo'... perché non si potrebbe anche noi, per conto nostro, prendere in mano il Vangelo e una volta alla settimana mettersi in chiesa? Allora bisogna farlo in chiesa davanti al tabernacolo, davanti a Gesù, e mettersi lì... se sarà un po' caldo andremo fuori, ma cercare di mettersi davanti al tabernacolo... prendersi in mano il Vangelo e in principio della settimana, cioè, può essere il principio della settimana il mercoledì per noi se facciamo l'impegno di vita al mercoledì sera, cioè, fissando il giorno dell'impegno di vita, prendere in mano il Vangelo e meditare quel tratterello di Vangelo, lì, alla presenza di Gesù Eucaristico, pensando che quelle parole lì sono state scritte da lui, e sono state scritte per me. Voi capite che senza accorgersi noi facciamo la 'cura del sole', no, noi diventiamo gli amici di Gesù Eucaristico, cominciamo a stabilire tra noi e lui un rapporto proprio di fraternità e di amicizia.

MO188,5 [07-06-1967]

5 Stabilito questo rapporto fra noi, così intimo, sarà naturale per noi, quando parleremo ai bambini, prepareremo i bambini alla prima comunione, portarli a questo rapporto, masticando per loro queste verità. Quando, per esempio, una mamma dice al bambino: "Vidito, là, nel tabernacolo ghe xe proprio Gesù, seto!". Sa, è diverso che lo dica una mamma che fa la comunione tutte le mattine o una mamma che va a fare la Pasqua soltanto! Le parole possono essere quelle stesse, una mamma che prende in mano il bambino e dice: "Là c'è Gesù!", e fa la comunione una volta all'anno. Una che la fa ogni giorno, c'è una flessione nella voce, c'è una corrente che passa, per cui, attraverso una parte passa una cognizione, attraverso l'altra passa fede, passa vita.
Ora, vedete, se noi siamo abituati a parlare con lui, a trattare con lui, a vivere con lui, noi, quando ci incontreremo coi bambini, faremo passare una vita da noi ai bambini. E allora cosa succederà? Che piano piano i bambini si innamoreranno della Eucaristia, e poi ci saranno... come i colombi che vanno in giro per... sa, infatti vedi roba dappertutto. Quando i bambini vanno a casa, senza volerlo semineranno. Infatti si vede che quando un bambino fa la prima comunione ed è preparato bene alla prima comunione, finisce per portare una rinnovazione cristiana in tutta la famiglia, perché quando che va a prepararsi alla comunione, cioè nel periodo di preparazione, il bambino va a casa e conta al popà e conta alla mamma, e domanda spiegazioni: "Ma popà... i ga dito così...", e el popà, sa, è costretto a studiarsi il catechismo per non fare la figura del tonto dinanzi al so toséto. È vero, signor Gaetano? Tu che hai preparato alla prima comunione... non era un oggetto di interesse anche in casa del dottore quel che dicevi tu al piccolo? È così... tu spieghi a un bambino, susciti il problema nel cuoricino, il bambino allora va a casa, el pensa che so popà e so mamma i la sappia lunga, el domanda, e allora so popà e la mamma: "Ma, sì...". "Don Luigi nol ga mia dito cussì! El ga dito così... eccetera". Tan, tan, tan, tan... E non è raro il caso che il papà o la mamma vanno da don Luigi privatamente a domandare spiegazion o qualche libro par non far brutta figura col loro piccolo. Casi che succedono spesso. E allora, ecco che tu ti avvicini all'Eucaristia, piano piano porti i bambini all'Eucaristia, e attraverso i bambini porti infezione nelle case, e così porti alla vita eucaristica, porti alla fede. Questo è quello che ha fatto il nostro caro don Edoardo.

MO188,6 [07-06-1967]

6 "Don Edoardo partiva dal principio: istruire per educare, sotto l'influsso della grazia. - Eh, per forza! - Ma questa si ottiene mediante la preghiera, l'unione con Dio, lo sforzo virtuoso, il sacrificio e, principalmente, coi sacramenti, al cui centro è l'Eucaristia, sorgente per eccellenza di ogni grazia, perno del suo lavoro educativo: 'metodo eucaristico'".
Cari fratelli, anche voi: 'metodo eucaristico'! Io prendo in mano Gesù, credo a lui e lo amo, vivo sotto la luce dell'Eucaristia tutta la mia giornata e allora, senza volerlo, seminerò questa fede, in un colloquio, in un confessionale, in una conferenza, la seminerò, seminerò. Perché? Perché "nemo dat quod non habet", ma se uno ha, dà, dà, dà! Necessariamente, uno che è pieno di Dio, dà Dio; anche se el dise qualche... se alla mattina el giura che nol dà Dio, xe come uno che xe imbriagon, che alla mattina el giura de non bevarghene un goto, el se ferma nda sc-ianta vissin a un amico, e senza acorzese, el se sveja che l'è imbriago. La xe così! "Mi giuro, ancò non bevo... gnanca par sogno!". El va avanti... el trova uno: "Ciò, senti, vien qua!". "Dove me condusito?". "No, vien qua che te...", e l'altro el beve senza accorzerse, e el se accorze che l'è drìo bèvare. Xe così, xe così! Uno che ama Dio si trova nelle stesse condizioni: giura alla mattina: "Ancò no parlarò de Dio a nessuno!". El va fora dalla porta... Orco! Xe come un impuro, che l'è impastà nella materia, e no l'è stà bon a stare in pìe tre minuti. Gnanca uno che ama Dio no l'è bon stare in pìe tre minuti, perché el se butta tra le braccia de Nostro Signore. El me varda, don Luigi. Xe vero? Stai sperimentando queste cose qui: hai ragione, sai. Oh, 'ndemo vanti!

MO188,7 [07-06-1967]

7 "Stava tra Pio X e il gesuita padre Lintelo, l'araldo della comunione quotidiana. Tanta seminagione di bene, però, doveva pagarsi di persona con una nuova grandinata di prove".
Le opere di Dio si pagano, o prima o dopo. Quando vidì fiorire un giardino, stè sicuri che vien i ladri, i vien, e bastona... Me pòra mamma: "La va massa ben, no la pol mia durare! La va massa ben, no la pol mia durare!”. Capìo? Quando che vedì che la va ben: "La va massa ben, no la pol mia durare!". Perché non può durare? Perché se ga manca el sale, se smarsisse tutto. Un vaso pieno di funghi, se no te ghe metti l'oio, smarsisse tutto. Quando che le cose vanno bene, ricordate, il Signore pensa a mandare il sale, a salare la roba. Ed eccolo qua: il parroco gli impedisce di andare con i lontani e allora si mette... trrraaa, a sparare dalla sacristia, no? Chierichetti, bagoli, eccetera, comincia un nuovo movimento eucaristico, paf! Arriva ancora! "Tanta seminagione di bene, però, doveva pagarsi... Il 15 giugno 1917, festa del Sacro Cuore, ci fu la prima comunione d'una ventina di bambine. L'opera di don Poppe toccava la cima del Tabor. Ma appena fu in sacristia, il parroco lo investì con un finimondo. Aveva notato che nel gruppo dei genitori c'era una coppia che aveva rifiutato il matrimonio religioso. Delle pecore 'rognose' s'era intromesse nell'ovile. 'Ma che metodi son questi?'...". A disì, voialtri... ma mettive al posto de don Poppe. Mi me vegnaria voia de ciapare el parroco e metterlo in coso... in salsa, vero? Cosa ve pararìa? Senti, te lavori da nda parte, el te tira sassi; te pianzi, el te tira sassi; te ridi, el te tira pietre, no? Cosa vien voja de fare? Tirarghele... buttarghele sulla pera. Eppure, stè 'tenti, no la xe mia finìa là. "Delle pecore rognose s'erano intromesse nell'ovile. 'Che metodi son questi? Vi avevo proibito di immischiarvi con certa gente. Con coteste trovate fate disonore alla Chiesa e date scandalo alla parrocchia'". Voialtri disì: “Beh, insomma, questo xe... del millenovecentodiciassette!". Va là, che robe simili ghin'è anca adesso... di altro genere... Queste le troverete anche voi. "'Tutto questo deve finire, e voi dovete stare agli ordini!'. Ancora sparava a zero con gli statuti; ma quanto spirito del Vangelo sacrificasse alla loro lettera quell'uomo nemmeno sospettava". Sparava a zero con gli statuti, ma nol se accorzea che andava contro lo spirito del Vangelo.

MO188,8 [07-06-1967]

8 "Per il povero cappellano fu l'inizio del crollo della salute e delle opere così ben avviate. Convocato in episcopio, il vescovo, mons. Seghers, gli fece osservare che, giacché l'opera delle catechiste si era sviluppata al punto da diventare interparrocchiale, era meglio lasciarne la direzione; - perciò el ghe tira via l'opera delle catechiste che lu el gavea invià - ubbidisse, quindi, al parroco e affidasse l'opera in mano alla signorina Branquaert, dicendole di mantenere in uso il testo di lezioni redatto da lui, don Edoardo. Questi, dopo di aver protestato la sua piena ubbidienza, andò via, persuaso, che 'quando non c'è più che sofferenza, quando la nostra opera va a rotoli, allora l'opera è di Gesù'".
Bel gusto, no? El cominsia a lavorare coi lontani e el parroco ghe lo proibisce; el cominsia a fare l'opera delle catechiste, eccetera, e l'organizza ben, e il vescovo ghe la porta via: "Adesso la xe organizà ben, e adesso la pol essere diocesana... e allora portèmola via!", no, e el ghe la dà in man a un altro, e el ghe porta via anca el catechismo che quell'altro ga stampà. E don Poppe dire: basta, no te ghe da interessarte più adesso de quella roba lì. Mah, sto povero vescovo, sto benedetto vescovo, capìvelo niente? sto parroco, capìvelo niente? Però, vardè, attraverso queste cose il Signore porterà don Edoardo dove lo aspettava. “Quando - ricordatevi - non c'è più che sofferenza, quando la nostra opera va a rotoli, allora l'opera è di Gesù. E andò in chiesa a recitare il 'Te Deum'". Capito, Raffaele? Primo, caro! Se, per esempio, tu adesso fra poco fai domanda di metter su la veste, e io invece ti dico: "Sì, figliolo, vestizione... nella chiesetta dell'adorazione, vero, là... da santa Dorotea ti vestirai da suora. Con te verrà Ruggero e Luciano Bertelli... e cambierai nome: Suor Lucrezia, Suor Cunegonda e Suor... quell'altra da drìo, là... Pacifica. Eh, figlioli miei, par ste robe qua! "E andò in chiesa a recitare il 'Te Deum'. Più tardi scriveva: 'Non ho saputo profittare abbastanza del carattere del reverendo parroco; egli sì m'avrebbe santificato'". Più tardi el scrive: “No go savudo bastanza approfittare del carattere del reverendo parroco. Oh, quelo sì me gavarìa santificà!”. Alla fine dell'anno scolastico, per esempio, ti, Smiderle, dinanzi al Signore ghe dito: "Signore, no go savudo bastanza, vero, approfittare del carattere de Scortegagna: quello sì me gavarìa santifica st'anno!", e viceversa? Giacobbo, ah: "No go savudo approfittare sufficientemente del carattere de Renato. Quelo sì el me gavarìa santificà!". Renato: "No go savudo... del carattere de Giacobbo: quelo sì me gavarìa santificà!". Ciò, così ragionava i santi: no ghin'ho mia colpa mi se i ragionava così! Invesse che ciaparsela parchè i ga un collega: "Sa gavesse approfittà de pì!". Eppure te vedi come che el ga accettà: el ciapava le pache e el ndasea in ciesa a recitare el 'Te Deum'? "Non ci sono...". Oh, un momento, eh! Tegnì presente questo: se ndava in chiesa a recitare il 'Te Deum', non vol dire però che dentro nol gavesse el mestiero qua, che no'l se gabbia ramenà la notte intera, che no ghe sia vegnù voja de mandare qualche accidente al parroco! Questo, vardè che xe naturale, eh! Qualche mezza ochetta de quele minuscole... chissà quante che el ghi n'ha molà... pa sotto... e dopo el se pentìa de averle dite... qualche sfogo con qualche persona... xe umano! Però, ciò veniva soffocato. Sì, sì, Smiderle: el 'Te Deum' el recitava! "Homines sumus!", ga dito la superiora quela volta...

MO188,9 [07-06-1967]

9 "Non ci sono, per le nostre opere, ausilii più preziosi di coloro che le demoliscono".
sta roba! Adesso vien uno che scominsia a dir male dei nostri che xe a Crotone: beh, quelo l'è quelo che impianta quei de Crotone! Mah, pararìa impossibile, no? Quelo che le impianta e no se pol più cavarle su. O magari, te ve al Chaco e dopo tre anni che sì impiantà bene, eccetera, scominsia, vien un vescovo, cambia vescovo, quell'altro vescovo che xe lì passa a un'altra diocesi più grande e i manda un vescovo che non vede quel che xe stà piantà, anche perché un senso un po' di invidiuzza, eccetera, perché no i lo ga messo in un posto di privilegio... e no, no, no, no, no, no! El scominsia a scorlarve e scorlarve, e el ve fa far le radise più grosse. E magari el ve fa andar via parchè ste robe qua bisogna spegnerle... el ve fa ndar via, el ve lassa impiantà... tutto, e ve toccarà, soli, là... con un bastonzelo, con tre valisette, là, e el camionsin ve tocarà lassarghelo là e ve toccarà andare a noleggio da Vittorio Mussolini là, se el ve porta col camion un poca de roba, vero? E ve a finire all'interno, là, là... e dopo un po' de tempo vien nda fioritura. Ecco là don Piero Martinello fatto vescovo... ti, fatto cardinale... eccetera eccetera. Le opere di Dio nascono sempre sui cocci dei fiaschi. Sì, caro Fernando: ghe xe i funghi che nasce in montagna, là sotto i pini in certi posti... sa, il terreno. Il terreno dove nascono le opere di Dio sono i tocchi, i cocci, i tocchi de fiasco, tocchi de scudela rotta, là... Là nasce le opere di Dio più bele. È un terreno fertile per le opere di Dio. E, state attenti: dunque, se pente di non aver approfittà sufficientemente del carattere del parroco, di nuovo se xe convinto che le opere di Dio nasce in questo modo, e... "Il 4 ottobre 1918 ricevette la sua nuova destinazione, cappellano di una piccola comunità di suore di San Vincenzo de' Paoli a Moerzeke, un villaggio sperduto tra i canali del basso Escaut, a circa quattro chilometri da Termonde". Eccolo là: dopo aver lavorà come un disperà, dopo essere stà mortificà come un poro can, eh! "Va’ via! Là, capellan de un gruppetto de suore!". Perciò, umanamente parlando: un fallito, umanamente parlando, un umiliato, un incompreso. Soprannaturalmente parlando: un inviato, un prescelto da Dio, un apostolo straordinario, uno che attirerà l'attenzione del mondo intero, sotto l'aspetto di Dio; sotto l'aspetto umano, uno completamente fallito. Se lui fosse stato convinto di essere stato un umiliato non sarebbe stato degno di essere prescelto, avrebbe rovinata la sua missione di prescelto; se lui, in quel momento che è stato umiliato così, avesse cominciato a gridare contro coloro che l'hanno umiliato e non avesse interpretato in forma spirituale tutte queste cose, non sarebbe stato degno di fare quello che ha fatto. Eccolo qui il segreto! Quel giorno, caro Smiderle, che tu, dinanzi alla croce, ti ribellerai, griderai, bestemmierai, eccetera eccetera, sappi che in quel momento non sarai più vescovo, te diventarè, invesse che parroco, te diventerè sacrestan, e pì indrìo ancora, popolo, e dopo pì indrìo ancora: ladron.