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L’APOSTOLO È RESPONSABILE E FERMO NEL SUO AGIRE

MI342 [17-01-1971]

17 gennaio 1968

Don Ottorino inizia la meditazione in tono scherzoso presentando gli auguri per la festa di San Giuseppe a tutti i Giuseppe presenti, nominando don Giuseppe Giacobbo, che era addetto al semiconvitto F. Rodolfi, e don Giuseppe Rodighiero, che da poco aveva iniziato il servizio pastorale nella parrocchia cittadina di Laghetto e dove era prevista l’entrata ufficiale in quei giorni. Don Ottorino nomina il diac. Vinicio Picco come nonno della casa, e don Angelo Brugnolo destinato alla Comunità di Laghetto.

Per questa meditazione don Ottorino prende lo spunto dalla delibera n. 2 sulla “Formazione umana dell’apostolo” del 1° Capitolo generale del 1968. La citazione della prima parte della delibera viene riportata in corsivo.

MI342,1 [17-01-1971]

1 Sincerità:
a) Con se stessi (non cercare fuori di noi le cause di tutto, e sempre).b) Con Dio.c) Con il prossimo: doppia faccia?Senso di responsabilità;dalla bicicletta - alla cucitrice - al bisturi - alle anime (alla missione che Dio ci ha affidata).La fermezza:Pesare dinanzi a Dio, consigliarsi, e poi fermezza nell’agire con fedeltà.Non giudicare con faciloneriaNon basta poi dire: “Ma io non sapevo...”.Giustizia - nei rapporti con Dio, ringraziare - con i fratelli.Don Giuseppe, se non lo sai fra due giorni ricorre il tuo onomastico. Presentiamo quindi gli auguri a tutti i Giuseppe qui presenti. C'è solo don Giuseppe? C’è anche Vinicio, che è il nonno della casa, il Giuseppe della casa... Poiché è l'ultimo giorno che ci troviamo insieme per la meditazione prima della festa di San Giuseppe, facciamo gli auguri ai Giuseppe: i più vecchi sono don Giuseppe Giacobbo e don Giuseppe Rodighiero; e facciamo gli auguri al nostro caro don Giuseppe Rodighiero anche per il suo ingresso trionfale nella città di Gerusalemme del Laghetto. È la Congregazione che con lui prende possesso della parrocchia, perché è un impegno anche di tutta la nostra Famiglia religiosa, e i benefici vanno poi divisi fra tutti quanti i suoi membri; per questo gli abbiamo messo accanto don Angelo per controllarlo.Fratelli miei, l'ultima volta abbiamo letto la delibera n. 2 sulla «Formazione umana dell'apostolo» e abbiamo riflettuto su qualche parola meditandola con attenzione. Adesso rileggiamo un paio di righe, e vediamo se c'è qualche altra parola interessante e poi procederemo in fretta. «Per favorire la crescita umana i confratelli coltivano in particolare la sincerità d'animo, il senso di responsabilità, la fermezza, eccetera».Ci sono tante belle parole in questa delibera; fermiamoci un momentino sul senso di responsabilità.

CONGREGAZIONE appartenenza

Don Ottorino descrive l’arte del macellaio con molta vivacità e umorismo, e nomina don Matteo Pinton che abitualmente era molto parco nel mangiare.

MI342,2 [17-01-1971]

2 Il nostro caro don Giuseppe Rodighiero potrebbe dire: «Beh, insomma, queste sono cose che spettano ai filosofi e ai teologi, ma non è conveniente parlare di queste cose qui, in chiesa, come oggetto di meditazione!». Io direi che proprio qui bisogna parlarne, perché il senso di responsabilità, per conto mio, è importantissimo e necessario, e non soltanto per quello che riguarda la parte umana, come potrebbe essere quella della buona educazione. Se l’apostolo, infatti, si presenta male, un po' disordinato nel vestire, con certe gesticolazioni quasi da bifolco, è chiaro che non è bene accetto e che il messaggio che porta viene compromesso. Ma trattando del senso di responsabilità ci riferiamo al contenuto del messaggio stesso.
Prendete un chirurgo che non ha il senso di responsabilità, e continua a giocare a carte invece di andare a eseguire un'operazione urgente, come sarebbe quella di un'appendicite perforata o di una peritonite: capite che costui può far morire una persona.Oppure supponete che questo chirurgo vada a operare al cervello da ubriaco, perché prima se ne sta al bar e beve, beve, beve e poi entra in sala operatoria: ha la mano che gli trema e invece di cercare il cervello da una parte lo cerca dall’altra, oppure se deve operare al cuore pianta il bisturi dentro il petto, ne cava il cuore e dice: «Eh, lo collochiamo sul tavolo, perché così operiamo meglio».Il senso di responsabilità che deve avere un qualsiasi professionista, penso che dobbiamo averlo in modo particolare noi.Un macellaio deve sentirsi responsabile quando taglia a pezzi una bestia ammazzata per venderne la carne, se non vuol rimetterci la spesa. Infatti bisogna che sappia tagliarla bene per poterla vendere perché, altrimenti, vende la carne e, a conti fatti, non ricava neanche i soldi che ha speso per l'acquisto della bestia. E bisogna che sappia distinguere le varie parti e che sappia valutare quanto vale un pezzo e quanto vale un altro, e saper scegliere i pezzi per la vendita, aggiungere il pezzetto d'osso per fare il brodo: «Aspetti, reverendo, ecco: faccia far la polenta per don Matteo, poveretto, che vive di polenta». Un giorno ero dal macellaio e lo osservavo mentre stava vendendo la carne dicendo: «Ah, questa carne! Per il brodo occorre un pezzetto d'osso, di quello speciale. Vado io a prenderlo». Intanto, anziché un pezzo di osso, ha aggiunto dell'osso per un terzo o due terzi del peso esclamando: «Vedrà che brodo!», e così ha fatto pagare al cliente l'osso tanto quanto la carne. Bisogna saper fare.

DOTI UMANE responsabilità

Il riferimento è a don Antonio Bottegal e Sergio Scaroni che lavoravano con le macchine per la produzione degli audiovisivi catechistici con responsabilità e competenza.

L’espressione è di San Gregorio Magno: “La conduzione delle anime è l’arte delle arti”.

MI342,3 [17-01-1971]

3 Se il senso di responsabilità è necessario nella vita, nella famiglia per potere tirare avanti la barca, nell'esercizio di una professione, voi capite chiaramente che, in modo particolarissimo, è necessario per noi. Bisogna che ci rendiamo conto che la nostra professione, se vogliamo metterla al rango di una professione, ma è un grave errore chiamarla professione per cui la diciamo piuttosto missione, è la più difficile di tutte perché è rivolta alla formazione delle anime.
Osservate, per esempio, don Antonio e Sergio, il quale sa fare tutti i mestieri: fissa un filo di qua, un altro di là e... tac, coglie subito nel segno: sente e interviene, è uno che ha conoscenza di tutta la parte elettronica, che sa maneggiare i diversi strumenti. È una professione difficile. Ma la nostra è ancora più difficile: è l'«ars artium regimen animarum». E questo è ancora vero. Che ne dite voi che vi intendete di latino? È proprio vero: è difficilissima! Prendere, un domani, un'anima, cari amici, e aiutarla ad elevarsi non è facile. Si presenta a voi un povero Pietro, un rozzo pescatore di Galilea, e farlo diventare Papa, amici miei, non è soltanto la storia di duemila anni fa: è la storia di sempre. Perché, invece di un rozzo Pietro, potrebbe presentarsi a voi un piccolo Domenico Savio, un monelluccio di campagna, e dovete farlo diventare un San Domenico Savio, o un monelluccio che potrebbe diventare un San Pio X o un Papa Giovanni. Quando avete in mano un pezzo di sasso, non sapete perché Dio lo abbia creato. Se vi incontrate con un fanciullo, voi non sapete quale disegno Dio abbia su di lui.

FAMIGLIA

DOTI UMANE responsabilità

APOSTOLO missione

ESEMPI responsabilità

Don Ottorino sottolinea il tono scherzoso dell’accenno ai ragazzetti delle medie perché a quel tempo nella Casa dell’Immacolata c’erano solo giovani che frequentavano le scuole superiori.

MI342,4 [17-01-1971]

4 Voi, don Giuseppe e don Matteo, che vi incontrate, per esempio, nella direzione spirituale con i ragazzetti delle medie che abbiamo qui in casa - parlo evidentemente in tono scherzoso - non sapete che uno di loro potrebbe essere un domani Papa, potrebbe essere stato scelto da Dio per una missione straordinaria, immensa nella Chiesa di Dio. Ad ogni modo, anche se non fosse per una missione straordinaria nella sua grandiosità, può essere sempre straordinaria nel rango, anche piccolo, di una parrocchia, di una famiglia...
Ora, amici, non dobbiamo scherzare: è più difficile dirigere un'anima che non fare delle operazioni al cervello o al cuore. È qualcosa di più grande: solo che nel caso dell’operazione ci si accorge che il paziente è spirato, mentre nella direzione di un’anima non ci si accorge che se ne va più malata di prima. Quante volte il sacerdote avvicina un'anima e questa se ne va più malata di prima! Quante volte anche i medici chiudono il taglio del bisturi dopo l'operazione e hanno ammazzato una persona invece di guarirla!Dobbiamo sentire il senso di responsabilità, sapere che siamo chiamati a compiere delle operazioni di altissima chirurgia o di elettronica: dobbiamo mettere le anime in contatto con Dio, dobbiamo aiutare le anime a camminare sulla strada di Dio. È il senso di responsabilità che fa dire: «Io adesso sto facendo un'operazione». Non è la stessa cosa per un chirurgo giocare una partita a ping pong o fare un'operazione al cervello: è una cosa ben diversa! E io devo sapere che a volte sto facendo un’azione nella quale posso sbagliare senza che ciò abbia importanza, mentre nella direzione delle anime non devo sbagliare.Il senso di responsabilità non nasce improvvisamente in noi, ed è necessario per cui quando sto per compiere un'azione, devo eseguirla bene perché devo risponderne a Dio.

FAMIGLIA

DOTI UMANE responsabilità

APOSTOLO missione

ESEMPI vari

SACERDOZIO paternità

spirituale

FORMAZIONE direzione spirituale

SACERDOZIO paternità

spirituale

ESEMPI direzione spirituale

DOTI UMANE responsabilità

Don Ottorino richiama un principio filosofico universalmente accettato.

MI342,5 [17-01-1971]

5 Se non ti senti responsabile della bicicletta che usi, della scopa che adoperi, dei libri che hai, della cucitrice che usi in laboratorio o di un’altra macchina che ti è affidata, non pensare d'esserlo un domani nelle operazioni di alta chirurgia o di alta spiritualità. Un uomo non fa salti, perché la natura non fa salti. Se sei abituato ad essere preciso, lo sarai nelle piccole e anche nelle grandi cose. Non puoi dire: «Domani sarò preciso»; non puoi dire: «Domani, quando sarò prete o diacono, allora farò le cose con impegno». No! Con la leggerezza con cui tu scopi la tua stanza, raccogli un libro o la cartaccia da terra o tagli un pezzo di carta, con la stessa leggerezza andrai un domani a confessare, andrai a predicare, avvicinerai un'anima, cioè così, alla buona, alla buona. Ma le opere dello spirito non si possono fare alla buona.
Ci sono, è vero, certi lavori che, se anche vengono fatti alla buona, non fanno cascare il mondo. Ad esempio, se il bovaro, quando raccoglie il letame dalla stalla con la cariola, ne lascia un po’ qua e un po’ là, potrebbe essere rimproverato dal padrone se questi è un po’ severo, ma gli animali che sono nella stalla non protestano certamente; solamente il padrone potrebbe protestare. C’è anche qualche altro mestiere nel quale non c’è alcun inconveniente se lasci fuori qualcosa. Per esempio, coloro che seppelliscono i morti in cimitero o ne riesumano le ossa, anche se lasciano qualche osso storto o se ricompongono male qualche morto, questi certo non protestano.Non ho mai visto citato in tribunale un prete perché non ha diretto bene un'anima in confessionale, perché non ha predicato sufficientemente il Vangelo, perché non è stato sufficientemente umile e caritatevole. Ho visto, invece, citato qualche prete per aver fatto delle porcherie con qualche ragazzo o per avere bastonato qualcuno... per queste cose sì, ma non per il resto, che è molto, molto più grave. Ma tutti i nodi vengono al pettine, e quando arriverà il momento finale non so come se la caverà. Io credo che non si possono improvvisare gli apostoli.

DOTI UMANE responsabilità

SACERDOZIO prete

ESEMPI direzione spirituale

SACERDOZIO prete

Don Ottorino si rivolge in tono scherzoso a Dario Crestani, e nomina anche Piergiorgio Santagiuliana, ambedue alunni del corso teologico.

Nell’esempio don Ottorino nomina Vittorino Gonella, che all’epoca frequentava l’ultimo anno del corso liceale, e poi scherza con don Guido Massignan, con il diac. Vinicio Picco e con Marco Pinton.

Don Ottorino intende parlare della situazione di peccato in cui si trova chi coscientemente e costantemente manca a un suo grave dovere.

MI342,6 [17-01-1971]

6 Stiamo ancora parlando delle virtù umane, caro Dario: se noi non le coltiviamo fin da giovani, come sei tu, quando sarai vecchio come Piergiorgio, non ci sarà più niente da fare. In altre parole dobbiamo coltivare questa virtù umana dell'equilibrio, cioè del senso della responsabilità. Se mi hanno incaricato di eseguire una cosa, devo eseguirla bene. Non devo guardare se è di poca o molta importanza: mi hanno dato l'incarico di compiere quell'azione e io devo portarla fino in fondo. “Mi hanno incaricato di fare le particole - dice Vittorino - e io, allora, devo riuscire a farle bene. È chiaro che andrò in cerca degli esperti, interpellerò don Guido che è un esperto in materia”. Ieri sera don Guido, diceva che aveva otto anni quando incominciò a fare le particole, e a mangiarle, naturalmente! Allora si è fatto avanti Vinicio che ha detto: «Io le mangiavo nel latte, facendolo diventare acido», e Marco ha aggiunto: «Io le intingevo nel vino perché così erano più gustose». Comunque andiamo pure in cerca degli esperti, ma devo riuscire a fare bene le particole. Vi viene affidato un incarico: non riuscite a eseguirlo? Cercate qualcuno, prendete informazioni, ma si deve far bene: ecco il senso della responsabilità.
Altrimenti si dica onestamente: «No, non ce la faccio, non ci riesco, non ne sono capace, ci vuole qualcuno che mi dia una mano», ma non si deve lasciare tutto sospeso.«Perché hai lasciato in sospeso quella cosa?».«Mah! Non ce la facevo».No! Se il senso di responsabilità fa dire: «Non ci riesco», devi andare da chi ti ha affidato quell'incarico e dirgli: «Non ci riesco», e rimetterlo nelle sue mani, ma non lasciarlo là incompiuto. Voi capite che su questo argomento si potrebbero fare tanti rilievi: far vedere le cose fuori posto, far vedere ciò che viene fatto a metà, far vedere l'iniziativa che va in malora perché non la si continua... Ci sarebbero tante cose da dire. Basterebbe un po' di esame di coscienza.Ma io vorrei questa mattina sottolinearvi il fatto che queste cose si ripercuoteranno nel vostro apostolato, e se forse oggi vi sembrano delle inezie, un domani non saranno più delle inezie. Ti viene affidato un vaso di fiori? E va bene. Dopo tre mesi ti si domanda: «E quel vaso?». «Ma... sa... vedevo che non cresceva». No! Avresti dovuto restituirlo a chi te lo aveva affidato e dirgli: «Guardi, io non annaffio più quel vaso, non lo tengo più in consegna; adesso se lo riprenda, perché non ce la faccio più». Il senso della responsabilità comincia da un fiorellino così, fino ad arrivare a un'anima. Un domani si dovrebbe dire onestamente: «No, io non faccio più il prete perché è inutile che vi illuda dicendo di essere una mamma che dà da mangiare al figlio, mentre lo lascio morire di fame». Vi sono due modi per uccidere un bambino: uno con un coltello, l'altro facendo a meno di dargli da mangiare. Se una mamma non dà da mangiare al suo bambino, questi muore di fame, e non la mandano sotto processo se sa ingannare bene.Quanti bambini e quante anime muoiono di fame, nel campo nostro, per la mancanza di questo senso di responsabilità! Non illudiamoci, fratelli miei: si può andare all'Inferno senza avere commesso peccati mortali direttamente, ma avendoli compiuti in altro modo. Non è vero, Giuseppe?Se sull'argomento trattato avete qualcosa da aggiungere, parlate; altrimenti indichiamo un'altra parola ancora. Vi sembra che l'argomento sia stato sviluppato sufficientemente?

DOTI UMANE

DOTI UMANE responsabilità

CONVERSIONE esame di coscienza

SACERDOZIO prete

Don Ottorino si riferisce al suo schema autografo, pubblicato all’inizio della presente meditazione.

Il riferimento è forse a Giorgio De Antoni, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico.

Don Ottorino fa riferimento ad alcune leggi fisiche, ma in maniera abbastanza confusa ed imprecisa.

MI342,7 [17-01-1971]

7 Accanto alla parola responsabilità ho aggiunto: la fermezza e la fedeltà nell'agire.
Nel passato vi è stato detto che dovete essere testardi. Voi capite con chiarezza che non si sa che cosa fare delle auto che si fermano quando vedono una salita. Se avete un'auto che va solo in discesa o appena in pianura, voi non potete affrontare un viaggio verso Roma, perché trovate gli Appennini: è un percorso per buona parte in salita; dovete fermarvi per forza a un certo punto. La fermezza non è testardaggine. Una certa fermezza nell'agire, una certa forza, vorrei dire, anche nell'agire, non è da confondersi con la superbia o con la testardaggine. Fermezza vuol dire volontà decisa e costante. Se mi hanno ordinato di piantare un palo in terra, non posso fermarmi perché trovo sotto un sasso. No! Viene un tale e mi dice: «Forse sarebbe meglio piantare il palo da questa parte o da quest’altra». Va bene! Lui ti farà un'osservazione o tu domanderai spiegazione, ne parlerai, ma poi il palo deve andar giù, non c'è scusa che tenga, deve andar giù.Un domani, caro Giorgio , potrebbero dirti: «Va’ ad Ars, dove manca l'amore di Dio». E va bene! Tu andrai e ti sforzerai di seminare l'amore di Dio. Come? Non saprai come fare e allora ti metterai in chiesa davanti al Signore, e insisterai con la preghiera finché l'amore di Dio verrà piantato. La fermezza la troviamo tante volte nei ragazzi quando hanno qualcosa da fare e la vogliono fare a qualunque costo: puntano i piedi, vogliono, e allora vi impiegano tutte le riserve di volontà e di forza che hanno per portarla a termine. Bisogna che nella nostra vita portiamo avanti le azioni che decidiamo di fare proprio con una simile fermezza.Qualche volta io ho notato questo: se, per esempio, dico a don Giuseppe: «Mi fai un piacere? Fammi questa cosa», egli la fa con una certa fermezza perché gliel'ho ordinata io, pensando che altrimenti io provi dispiacere. «Me l'ha ordinata don Ottorino!», pensa, e quindi si impegna al massimo. Noi misuriamo l'ordine secondo la dignità della persona da cui lo riceviamo e lo mettiamo in rapporto con la fermezza che dobbiamo avere: l'ordine viene dall'alto e allora impegniamo maggiore fermezza.È giusto, c'è anche una legge di natura: il quadrato della distanza, la velocità... Non è il quadrato della distanza? L'aumento della velocità non è in rapporto con il quadrato della distanza? La legge una volta non era così? È forse cambiata? Beh, so che questa legge fisica si enunciava press'a poco così.

ESEMPI fermezza

DOTI UMANE buona volontà

DIO amore di...

DIO cuore di...

DIO bontà

di...

VIRTÙ

MI342,8 [17-01-1971]

8 Ciò che conta è questo: se don Ottorino ordina a don Giuseppe, ordina e non gli domanda di fargli un favore: «Senti, don Giuseppe: ho urgenza di una cosa; fammela», lui lascia tutto e la fa, e ci mette tutta la fermezza nel farla, anche se trova delle difficoltà. Bisogna eseguirla, insomma, bisogna portarla a compimento. E se non ne è capace da solo, si rivolge a don Guido, chiede consiglio, ma deve portarla a termine perché lo vuole. Se è impossibile allora si ferma, ma finché c'è la possibilità di avere un consiglio, di trovare un aiuto, vuole portarla fino in fondo. Se, invece di avergliela ordinata io, fosse stato il Papa, è chiaro che ci metterebbe più fermezza ancora, perché il Papa è una personalità più grande: l'ordine viene dall'alto. Se, invece, la cosa l'avesse decisa lui, direbbe facilmente: «Beh, la farò un altro giorno, quando ne avrò voglia». Insomma, a un dato momento, davanti alla difficoltà di proseguire, lui potrebbe fermarsi e dire: «No, mi fermo, perché la trovo troppo difficile». Ho reso il pensiero?
Ho notato moltissime volte che le persone iniziano una cosa e non la portano avanti fino in fondo. Perché? Perché l'hanno decisa loro, hanno trovato delle difficoltà e hanno detto: «No, non c'è nulla da fare», mentre, se la decisione fosse venuta da qualcuno più autorevole, forse avrebbero insistito di più. A me pare, se non sbaglio, che se noi a un dato momento quando stiamo per compiere un'azione, ad esempio piantar cavoli nell'orto, andiamo in chiesa o ci consigliamo o ci sforziamo di pensare che l'ordine, anche se è suggerito da noi, non sia più nostro, se cioè lo sottoponiamo a Dio e lo sottoponiamo con sincerità, in modo che l'ordine di piantar cavoli non sia più nostro, non sia più una nostra passione, anche se è partito da un nostro gusto personale - noi dobbiamo spogliarci di questo gusto personale, sottoporlo al Signore e dire: «Signore, se tu vuoi, io pianto i cavoli, ma, per carità, sarei dispostissimo a non piantarli» - allora, a un dato momento, l'ordine non è più nostro: lo abbiamo presentato a lui e diventa ordine suo, e allora noi lo eseguiamo fino in fondo, con testardaggine, come se fosse dato direttamente da Dio.

ESEMPI fermezza

VIRTÙ

fortezza

VOLONTÀ

di DIO

Don Ottorino si riferisce ai difficili inizi dell’Opera nel sottopalco del teatro parrocchiale di Araceli, dove cominciò a raccogliere i primi ragazzi bisognosi.

Sembra quasi che don Ottorino faccia riferimento alla decisione di dedicarsi ai ragazzi orfani e abbandonati, quando molte erano le difficoltà e le voci contrarie a quella scelta al di fuori della vita ordinaria del sacerdote.

MI342,9 [17-01-1971]

9 Io penso che se tante volte non mi sono perduto di coraggio, a cominciare dal tempo del sottopalco , quando più d'una volta sarebbe venuta la tentazione di dire: «Mando tutto alla malora», la forza l'ho trovata in questo. Ci sono tante cose che quando ti vengono ordinate, tu le fai. Per esempio, mons. Rodolfi ti dà un ordine: tu lo esegui, certamente, anche se ti richiedesse uno sforzo enorme. Se tu, invece, inizi una cosa e trovi delle difficoltà, la tua natura umana tira indietro, inevitabilmente, e accampa tutte le scuse: «Beh, troppo difficile, è impossibile!». Se, poi, trovi uno che ti dice che sei matto, un altro che sei insulso, e chi una cosa e chi un'altra, e ti accorgi che nascono effettivamente delle difficoltà, trovi che non ci sono soldi, trovi altri problemi... a un dato momento dici: «Per carità, non ce la faccio più, mando all'aria tutto, lascio tutto». Invece, no!
Devi dire: se io ho pensato la cosa dinanzi a Dio, - ed è qui il punto importante: bisogna fermarsi, pensarla dinanzi a Dio, fare in modo che non sia più nostra - l'ho pensata con il mio padre spirituale, l’ho valutata con i miei superiori: adesso non è più mia, è un ordine che ho ricevuto. Così è avvenuto con le Costituzioni: noi le abbiamo scritte e presentate alla Chiesa e adesso non sono più nostre, sono un ordine che abbiamo ricevuto. Non so se ho reso il pensiero. Allora nell'agire non posso più dire: «Faccio quello che voglio». Quando ho pesato una cosa davanti a Dio, non posso più dire: «Non la faccio!». Vuoi fare una promessa al Signore? Pensaci prima di farla, ma se la fai, poi non sei più tu che puoi decidere: è come se il Signore te l'avesse comandata. Fai voto di andare a piedi a Monte Berico? Prima pensaci, consigliati, sii prudente, ma quando l'hai fatto, devi andarci. «Ma... ma...». No, non c'è niente da obiettare; adesso è come se Dio ti avesse detto: «Io voglio che tu vada a Monte Berico». «Ma la decisione l'ho presa io!». Sì, ma dovevi fare a meno di prenderla.

AUTOBIOGRAFIA Araceli

ESEMPI fermezza

VOLONTÀ

di DIO

CONGREGAZIONE Costituzioni

DOTI UMANE coerenza

Don Ottorino intende dire che il nostro agire dev’essere tutto ispirato da Dio e dalla sua volontà, non dai nostri gusti personali.

Allusione a una preghiera liturgica che sottolinea la potenza e la bontà di Dio nel rinnovare in maniera meravigliosa quanto rovinato dalla colpa del peccato: “O Dio, che hai creato mirabilmente la dignità del genere umano e ancor più mirabilmente l’hai rinnovata dopo il peccato...”.

MI342,10 [17-01-1971]

10 Se nel nostro modo di agire restiamo fedeli al principio che ci siamo proposto, cioè di fare non la nostra volontà, ma quella di Dio, di sottoporre tutte le nostre azioni al Signore, allora a un dato momento diventiamo testardi della santa testardaggine dei santi, i quali non si sono fermati dinnanzi alle difficoltà. E allora troveremo sul nostro cammino anche il rifornimento materiale, oltre che quello spirituale.
Ricordate l’espressione che vi citavo una volta. Se viaggiassimo sull'autostrada e la macchina restasse improvvisamente senza benzina e non ci fosse un distributore nelle vicinanze, balzerebbe fuori dal suolo la canna di un distributore di benzina se ci siamo messi in viaggio in nome del Signore e siamo stati mandati da Dio; se, invece, siamo partiti per nostra decisione, distrattamente, eh, allora no.La preoccupazione che dobbiamo avere in tutto il nostro agire è quella di fermarci un momentino, di sottoporre le nostre azioni al Signore, in modo che esse diventino azioni di Dio e non le nostre azioni. Può darsi che ci siano degli errori nel momento della decisione, ma almeno dobbiamo sforzarci: allora ci sarà il Signore che compirà il «mirabilius reformasti» , e a un dato momento farà sua la nostra azione. Allora la stonatura nostra diventerà sua, ed egli la trasformerà in un altro genere di musica, per esempio in musica moderna che, dicono, è piena di stonature o meglio di dissonanze: lui cambierà l'armonia, perché noi abbiamo emesso una nota sbagliata senza volerlo; nessuno se ne accorgerà, anzi si crederà che la musica sia stata creata proprio così, mentre in realtà il Signore l'aveva concepita diversamente ma, per venire incontro a noi, ha modificato tutta un'armonia partendo dalla nostra nota stonata. Il Signore farà questi miracoli.Se noi sul nostro cammino continuiamo a vedere la provvidenza che ci segue, che un pochino quasi ci perseguita, è per questo.

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI vari

DOTI UMANE buona volontà

DIO bontà

Il riferimento è al centro per la produzione di audiovisivi catechistici e pastorali, che don Ottorino chiama abitualmente cinema, iniziato da poco con una notevole inversione di mezzi, di persone e di tempo.

L’allusione è alle difficoltà dei primi esperimenti del centro audiovisivi, specialmente per mancanza di esperienza e della tecnica adeguata.

La registrazione si interrompe improvvisamente, per cui la meditazione rimane parzialmente incompleta.

MI342,11 [17-01-1971]

11 Esaminate la nostra attività cinematografica, per esempio: ci siamo sforzati di metterla dinanzi al Signore. e questa mattina mi accorgessi che essa non è secondo la volontà di Dio, non esiterei un istante a buttare tutto dentro l'Astichello, e non ne serberei neanche il minimo rimpianto, come se avessi raschiato un granello di sabbia che avevo sotto la suola delle scarpe. Vi assicuro: butterei via tutto. Che interessa a me cinema o non cinema! Mi interessa salvare le anime, e mi pare che la nostra attività cinematografica rientri in questo piano pastorale. Può darsi che io abbia sbagliato nella decisione iniziale, ma se oggi mi accorgessi che tutto ciò non è secondo la volontà di Dio, che non rientra in essa, butterei via tutto.
Ma poiché lo sforzo è quello di fare la volontà di Dio, allora ci vuole la testardaggine. C'è da fare una cosa? La si fa. Bisogna stampare? Si stampa. Si sbaglia la prima volta, si sbaglia la seconda? Non importa. Se sbagliassi anche cento volte, finché non mi accorgo che non è volontà di Dio, continuerei. Il giorno che me ne accorgessi, butterei via tutto, anche se questo riuscisse bene. Se le pellicole venissero stampate benissimo, ma mi accorgessi che ciò non è secondo la volontà di Dio, butterei tutto all'aria senza discutere. Le pellicole invece riescono male per un anno, per due, per tre? Non importa: riusciremo, a poco a poco riusciremo a stamparle bene; andremo in cerca di competenti, di chi ci aiuti. Non si deve perdersi di coraggio perché le pellicole non riescono bene: se siamo nella volontà di Dio, bisogna farle riuscire bene. Chiaro? E allora il Signore si fa presente.Ricordate che domenica sera vi dicevo - ed ho finito - che ci occorrevano dei soldi per fine mese? È arrivata una telefonata ed ho trovato i soldi occorrenti, che vi posso consegnare per comprarvi le caramelle quest'oggi: sono due milioni arrivati per il cinema, proprio per il cinema, soldi che occorrevano a fine mese per il pagamento della stampatrice e di altre cose. E non solo...

ESEMPI volontà

di Dio

APOSTOLO salvezza delle anime

PASTORALE

VIRTÙ

fortezza

VIRTÙ

dominio di sé

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI vari

DIO passaggio di...

DIO scoperta di...