Meditazioni Originale > 1971-72 > L’APOSTOLO SI SPECCHIA NEGLI OCCHI DI GESÙ

L’APOSTOLO SI SPECCHIA NEGLI OCCHI DI GESÙ

MO344 [2-04-1971]

2 aprile 1971

MO344,1 [2-041-1971]

1 Ci siamo prefissi di fare alcune meditazioni sulla passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Non pretendo meditare tutta la passione, come abbiamo detto mercoledì scorso, e neppure dire cose nuove, perché penso che tutti abbiate letto la passione del Signore qualche volta e che tutti l'abbiate meditata qualche volta di più, vero, specialmente cominciando dai più veci, vero, Vinicio, e terminando con i più giovani.
Questa mattina vediamo un pochino di entrare un po' nel cuore di Pietro e nel cuore di Gesù dopo la caduta di Pietro, e vediamo se possiamo ricavare un pensiero buono per noi. Pietro aveva giurato e spergiurato che non avrebbe mai abbandonato il suo maestro, però dorme, forse un goccino più del solito, forse la stanchezza della giornata: tutti motivi buoni, plausibili, però dorme. "Non avete potuto vigilare un'ora con me. Andiamo". Gli altri non hanno dormito, ma presero il Signore. In un primo momento sappiamo che Pietro fa quel colpo generoso, glorioso, vero: prende la spada, taia na recia, sa, il Signore taccona... l'è Piero, insomma, che salta fuori, no, se accorge, el fa baccan. Ma subito dopo, vero, el taia la corda e forse el corre più degli altri sebbene che è un po' più vecchiotto degli altri. Perché? Perché... per paura di essere riconosciuto come quello della spada. Però, dopo un momentino, si sveglia e sente il bisogno di seguire il Signore: "L'ho fatta grossa, eh! Mi aveva detto che lo avrei abbandonato". Forse se si fosse ricordato anche che aveva detto: "Guarda: tu mi rinnegherai", sarebbe scappato ancora più lontano. In fondo, in fondo... torniamo. E lo vediamo, un atto generoso, insieme con il caro Giovanni, che vanno lì in casa di Caifa, al "Gallicantus", adesso c'è la basilica del "Gallicantus", là dove... E va lì. E lì sappiamo che si mette lì a scaldarsi perché aveva freddo, e la donnetta: "Anche tu, anche tu...", e a quel momento Pietro non capisce più niente. È come un alcolizzato che quando vede un fiasco di Frascati o una bottiglia di grappa non capisce più niente, no? E Pietro in quel momento ha la fifa e le fife tutte del mondo, peggio che se fosse stato in alto mare con la sua povera barchetta in un momento di tempesta; non capisce più niente. Comincia dire: "No, no, no!". Sente soltanto il bisogno in quel momento di salvare la sua pelle, di salvare un pochino il suo corpo. E comincia a giurare e spergiurare che non conosce il Signore... Ah!

MO344,2 [2-041-1971]

2 Guardate, adesso, un momentino. Ci siamo abituati a dire che Pietro ha rinnegato il Signore, ha rinnegato il Signore, ma l'è grossa, insomma, dire: "Io non lo conosco, mai sentito...". Insomma, raffiguriamoci che venissero qui i comunisti, prendessero don Girolamo, no, lo prendessero per portarlo via, chiamassero poi due, tre giovani qua della Casa dell'Immacolata:
"Battista, conosci quell'uomo?". "Mai visto, mi!". "Ma non...". "Mai visto! Ve giuro che mi... Per carità, mai visto, mai visto". Sa, rinnegare proprio uno con il quale hai mangiato il pane insieme fino a pochi minuti prima, fino a pochi minuti prima nel Cenacolo, là, spartire il pane, spartire il vino, a cantare: "Dove c'è carità e amore", no, cantavano anche allora: "Qui c'è Dio", e dopo un momentino: "Mai visto, non lo conosco, non lo conosco". Sì, adesso pensiamo un pochino. E quando che Pietro commette questa cosa qui certo Gesù la conosce, no, la sa anche lui.

MO344,3 [2-041-1971]

3 Ma... fermiamoci un momentino, fermiamoci un momentino e consideriamo cosa deve aver sofferto Pietro quando si è accorto di averla fatta così grossa. Per capire un po' portiamoci in legatoria. Là c'è... supponiamo che ci sia una macchina che si chiama cucitrice e che gli ordini siano: “Se per caso non va bene, chiamate Vinicio”. E invece Marco vol mettere le man, spacca fora tutto, rompe fora tutto, perché ci ha messo le mani lui; dopo va chiamare aiuto. Mmm! Ditemi un po': con che aria è che va chiamare aiuto dopo che sa che l'ha rotta proprio per causa propria?
Ora, pensate un pochino Pietro. Cosa avrà detto dentro di sè? "Varda cosa che go fatto! Varda che lazzaron che son stà! Varda che... El gaveva ragion! No go pregà, me son messo nell'occasion, e go rinnegà, go rinnegà el maestro, go dito che non lo conosco, go giurà e spergiurà che non lo conosco, che non lo go mai visto!". Pensateci un momentino. Pietro... Se qualcuno ha fatto dolorosa esperienza del peccato sa che il peccato prima l'è dolce, ma dopo l'è amaro, no, eh, prima credi che sia tutto roseo, e poi senti la pesantezza di quello che hai commesso. Mi credo che Pietro in quel momento abbia sentito il mondo cascargli sulla testa, il monte Tabor addirittura schiacciarlo, il monte Carmelo dall'altra parte, e cioè, ha sentito tutta la gravità di quel che aveva commesso, la gravità dell'offesa fatta al suo maestro. Però, c'è un altro cuore dall'altra parte: il cuore di Gesù, il quale Gesù, il quale Gesù, mentre sta pregando nell'Orto degli Olivi, comincia a soffrire tremendamente per la mancanza di Pietro. Gesù nell'Orto, mentre sta agonizzando, patisce per l'infedeltà di Pietro, per la disobbedienza di Pietro che non prega. Sente il peso della caduta di Pietro, sente che Pietro gli farà un dispiacere perché non prega. Ora, vedete, dopo d'aver fatto del bene a una persona, dopo averla amata una persona, vedere che questa persona ti tratta male, credete che è una delle ferite più grandi che se non fosse fatta l'offesa da altre persone. Che domani vengano dentro i comunisti e prendano don Girolamo, lo bastonino, lo uccidano, pazienza, el xe tanto lungo, qualcosa resterà; ma che siano domani proprio a un dato momento a prenderlo, proprio fosse Vittorino, ci fosse con lui, che so io, Faggian, e che improvvisamente te lo legano... "Ma come? Eravate due comunisti travestiti e nessuno sapeva niente. Proprio tu, Vittorino, proprio tu?". Capisci, ora: "Proprio tu, Bruto, figlio mio", no? Proprio Pietro, il capo della Chiesa, quello circondato da tanto affetto, che aveva anche compiuto miracoli, eccetera, proprio Pietro a rinnegarlo...

MO344,4 [2-041-1971]

4 Ma, insomma, sto povero cuore di Cristo... Ma proprio... chi è che gli vuol bene? Quando sarete più vecchi e avrete sperimentato anche voi qualche volta cosa vuol dire sentirsi abbandonati, sentirsi soli, non sentire vicino in certi momenti proprio quelli che dovrebbero essere vicini, allora forse ingrandendo, perché le proporzioni sono immensamente più grandi, potrete capire cosa deve aver sofferto il Signore in quel momento di abbandono: prima della rinnegazione c'è proprio l'abbandono. In quel momento in cui avrebbe avuto bisogno di una parola fraterna, lui si è sentito solo, il Signore. Non solo si è sentito solo... ma ha sentito che proprio quelli che avrebbero dovuto dargli consolazione gli han dato l'amarezza, gli han dato il dolore.
Mentre Gesù si trova lì dentro, in mezzo a tutta la gentaglia, che lo vogliono accusare, che con falsi testimoni cercano di tirar fuori, vero, un capo d'accusa per giustificare il loro deicidio... mentre si trova lì... Noi, leggendo il santo Vangelo, sentiamo che falsi testimoni lo accusano, siamo capaci di pensare a questi falsi testimoni, al dispiacere di Gesù, al sommo sacerdote che si straccia le vesti quando lui dirà che è veramente il Figlio di Dio. Ma guardate che nel fondo del cuore di Cristo c'è un'altra ferita, che non è scritta lì nel Vangelo, ma che è chiarissima, ed è la ferita di Pietro, che mentre Gesù sta, viene ferito dagli avversari, è ferito da un amico, proprio nello stesso tempo è ferito da un amico. C'è una piaga che si vede e una piaga intima che non si vede. Due cuori che soffrono: Pietro perché è caduto, il Cristo perché? Perché Pietro lo ha offeso. Però, entrando ancora nei due cuori, noi troviamo Pietro che dice: "Cosa xe che fasso desso? Come fasso incontrarme con Cristo?". Come fasso giustare la macchina che go roto, no? E Cristo, che desidera incontrarsi con Pietro, non per rimproverarlo, ma per perdonarlo. Ecco l'atto d'amore. Una caduta che umilia, un cuore trafitto quello di Cristo; uno scoraggiato e uno che vuole incontrarsi per portare il perdono.

MO344,5 [2-041-1971]

5 È importante capire queste cose qui, amici miei, perché queste scene si ripetono continuamente sopra la terra: ogni peccato è una ripetizione della rinnegazione di Pietro, e ogni peccato provoca nel peccatore, che veramente si pente, lo stato d'animo di Pietro, ed è utile sapere qual è lo stato d'animo del Cristo verso il peccatore. Gesù desidera ardentemente incontrarsi con Pietro per dirgli: "Guarda, l'hai fatta grossa, bambinone che non sei altro, no, l'hai fatta grossa! Però guarda che ti perdono. Guarda che io ti amo, non cesso dall'amarti, ti perdono". E quando lui, Gesù, uscendo incontrerà lo sguardo di Pietro, quello sguardo confuso e supplicante, con un suo sguardo Cristo gli dirà a Pietro: "Non peccare più, va’ in pace, ti ho perdonato".
Ecco, vedete, bisogna che prima noi, e poi noi lo insegniamo agli altri, sappiamo, dopo la caduta, rivolgere il nostro sguardo a Cristo, perché Cristo, vedete, quando noi siamo caduti, lui è là che aspetta solo che lo guardiamo per perdonarci. Però anche noi dobbiamo fare un'azione, cioè guardarlo. Vedete, se oggi io dovessi cadere nel peccato di Pietro, o anche in un peccato più grande come quello di Giuda, lo sguardo di Gesù è sempre lo stesso: è uno sguardo spiacente, ma misericordioso; è uno sguardo che cerca la pecorella smarrita e vuol perdonare, e vuol perdonare. Però c'è una azione che io devo fare: devo anch'io alzare il mio sguardo per incontrarmi col suo sguardo, e allora io avrò il perdono. Vedete, quell'atteggiamento che tante volte abbiamo detto necessario qui fra noi, e cioè quello di incontrarci col Signore, ma di incontrarci col Signore per chiedere perdono delle nostre miserie, penso che è proprio l'incontro di due sguardi, no, lo sguardo di Gesù con lo sguardo mio. Se riuscissimo, qui nella casa di formazione, a prendere questa bella abitudine: ogni sera, prima di andare a letto, guardare Gesù negli occhi, e negli occhi di Gesù vedere il nostro peccato, non per scoraggiarci, ma per ottenere il perdono. Ecco l'esame di coscienza, in fondo, alla sera: è un guardare lui, è un guardare con semplicità, con amore, il nostro Cristo, riconoscere le nostre miserie, sapere... saperle riconoscere le nostre miserie, non passar sopra, avere il coraggio di guardare dentro di noi, non chiamare virtù quella che non è virtù; non chiamare santità o zelo quello che è egoismo, non chiamare, vero, apostolato quello che invece è ricerca del nostro... della nostra soddisfazione personale. Avere la forza di guardare proprio Gesù negli occhi e di sentirsi dire: "Guarda che tu hai mancato!", ma guardarlo sapendo che Gesù è lì per perdonare.

MO344,6 [2-041-1971]

6 Sono due cose, amici miei, che dobbiamo assolutamente fare:
1) Essere sinceri: nello sguardo di Gesù sentire la realtà della nostra miseria; non coprire col nostro egoismo, con la nostra superbia, la nostra miseria. Non chiamiamo santità quello che non è santità; chiamiamolo chiaramente peccato, infedeltà, incorrispondenza, quello che è peccato, vero, incorrispondenza... 2) Però questo, ricordatelo, non per fare la fine di Giuda e andare a impiccarsi, ma per fare la fine di Pietro: "Exiens et flevit amare". Perché il Signore, guardate, ogni sera, prima che noi andiamo a coricarci, è lì nella chiesa che ci attende, non per rimproverarci, ma per perdonarci. Però vuole che siamo sinceri con lui. Vedete, se nella nostra vita potremmo dire qua di formazione, noi riusciamo a stabilire col Cristo questa intima, proprio intima unione, in modo che appena commesso il peccato, e quando dico peccato non intendo peccato mortale, sì, anche quello, ma anche il peccato veniale, anche l'imperfezione, appena commessa insomma quella cosa che non piace al Signore, no, dovremmo avere un'abitudine tale da subito guardarci in faccia con il Signore, quasi struccarse de ocieto col Signore, no, dire: "Signore, go sbaglià". E el Signore con un altro sguardo dise: "Coraggio, avanti, sforzati di non sbagliare la seconda volta". Per noi apostoli dovremmo arrivare a questo: proprio a questa intimità col Signore, per cui il peccato e le mancanze non ci dovrebbero scoraggiare; ma dovremmo però avere l'abitudine di guardare lui, di guardare lui, e chiedere subito perdono e chiedere la forza per andare avanti. Però, siamo chiamati a salvare le anime e bisogna che portiamo i fratelli... Come... ieri sera... ieri sera lì, nell'ambiente del cinema, c'era quel pittore là di Verona con i figli, e aveva in braccio, la signora aveva in braccio un bambino piccolo, e ha visto Stefano col camisotto bianco e credeva che fusse el dottore. E allora... tirarghe la bocca, farghe le smorfie, farghe le smorfie, così proprio... insomma... Ga dito la signora: "Bisogna che el scusa... Siccome che la ga – l’èun toseto me pare, no, l'era un toseto - siccome che l'è rabbià col dottore, el la ga col dottore, co lo vede el ghe fa el muso, el ghe tira la bocca al dottore". Allora quell'altro, par non farghe tirare la bocca, el se ga cavà el camisoto. Ma ormai el gera el dottore quello, non ghe gera niente da fare, el gera el dottore quello.

MO344,7 [2-041-1971]

7 Ora, il bambino, quando che ha qualche cosa lo si porta dal medico, no? Si porta. Qualche volta i li consuma forza de portarli dai dottori sti tusi, sti piccoletti. Pi de qualche volta i tira qualche porchetto xa a tre anni, vero: el nevodetto de don Guido, no? Savì no? El ga tirà mezzo porchetto perché i lo ga portà dal dottore. Comunque portano dal medico questi bambini. Perché? Perché hanno bisogno di essere seguiti.
Ora, vedete, noi dobbiamo prendere l'abitudine di andare da Gesù. Perché? Perché abbiamo bisogno di essere seguiti, abbiamo bisogno di essere seguiti nel nostro sviluppo spirituale, nella nostra crescita dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. Ma bisogna che nel nostro lavoro apostolico abituiamo le anime a guardare il Signore, a guardare in faccia il Signore. Dobbiamo abituare le anime proprio a guardarlo così quel Signore... Che non facciano come il popolo ebreo che ha detto a Mosè: "Senti, va ti in sima al monte, parla col Signore. Noialtri non ghemo mia corajo. Se vardemo el Signore, moriemo". No? Ma intanto non sono andati ad incontrarsi col Signore e hanno finito per adorare il vitello d'oro. Le nostre... i nostri fratelli dobbiamo portarli al Signore. Quando i primi Apostoli hanno incontrato degli amici e li hanno portati al Signore, sono avvenuti degli incontri fra lo sguardo di Gesù e lo sguardo del futuro apostolo. E Gesù lo guarda in faccia e gli dice: "Varda, Franco! Un brao toso. Vien con mi! Vieni e seguimi!". È sempre, vero, l'incontro di due sguardi che porta salvezza nel Vangelo, che chiama, insomma, che chiama... Ora, io direi questo: abituiamo, specialmente nella direzione spirituale, negli incontri con i giovani, eccetera, abituiamo che questi giovani, queste creature, si incontrino proprio col Signore, per potersi un pochino specchiare in lui. Adesso nelle stanze... Una volta gera proibio, guai, il Santo Ufficio proibiva mettere uno specchio in stanza... Tanto è vero che le Suore Poverelle, proprio per regola, mai guardarsi allo specchio, sa, altrimenti le andava contro il voto, non so, de povertà, castità, obbedienza. Tanto è vero che noi avevamo messo i mobili vecchi nelle loro stanze, lì... Erano con tanto di tende, sora... c'era mobile con lo specchio in mezzo, vero... tacca su con i ciodi un toco de tenda, de sacco, vero... perché guai... dopo non so se de scondon le andasse par sotto vardarse... comunque era così, no? Ora, invece adesso, anche per la decenza, il decoro, eccetera, te vedi anche su a Bosco dei bei specioni grandi, eh? Ebbene, cerchiamo di averne uno specchio, uno nel quale ci guardiamo continuamente: gli occhi del Cristo. Guardare... dobbiamo guardarci un pochino con semplicità, con gioia, e insegniamo questo alle anime. Nel Cristo troveremo il perdono dei nostri peccati e troveremo anche la forza per non commetterne più.