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L’APOSTOLO È SINCERO CON DIO ATTRAVERSO L’UMILTÀ, LA PUREZZA, LA PIETÀ E LA POVERTÀ

MO32 [4-11-1965]

4 novembre 1965 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi e ai religiosi della Casa dell'Immacolata: è la prima di tre riflessioni sulla figura dell’apostolo, tenuta al pomeriggio, durante un ritiro spirituale. Don Ottorino inizia il ritiro prendendo spunto dalla frase biblica "uomini di buona fama", e sottolinea che l’uomo di Dio manifesta la buona fama con la sincerità con Dio mostrandosi umile, puro, pio e povero. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 38’. Si conserva anche lo schema originale, scritto con penna biro sulla facciata anteriore di una scheda giallognola, con cancellature e sottolineature.

MO32,1 [4-11-1965]

1.Tanto bello, tanto vasto, ma anche tanto difficile, dov'è facile, figlioli, non dico cadere, ma per lo meno lasciarsi travolgere.
Per il passato parlavamo della necessità di essere uomini, uomini di Dio, ecc. Non dovete sottovalutare l'importanza della parte umana; cioè come voi dovete presentarvi domani con un certo colore, come la gente esige da voi qualche cosa. E allora non dovete dire: "A me non interessa quello che esige la gente". Vedete che gli stessi Apostoli hanno messo come primo requisito: uomini di buona fama, simpatici a tutti. Ora vedete, domani un parroco, domani un diacono in una parrocchia, in una zona deve godere di questa buona fama. Anche nel campo umano quando si presenta uno, per esempio un capomastro per costruire una casa, uno non affida la costruzione della propria casa ad uno di cui, insomma, la stima é pochina: cosa volete che sia capace di fare il muratore quello lì; una volta gli casca una casa, un'altra volta gli succede un incidente, un'altra volta ha parlato con uno al quale ha costruito una casa e sente dire che piove giù dappertutto, che le fognature non vanno bene, che i muri fanno acqua, ecc.; no, io non vado a costruirmi una casa con quello lì. Ah, quello sì, é un po' caruccio ma costruisce bene, quello é uno che costruisce bene, di quello ci si può fidare. Ora vedete che anche nel campo umano si va cercando persone che diano una certa fiducia, una certa garanzia, diciamo, di quello che stanno facendo; ora vedete anche noi dobbiamo dare questa garanzia, questa fiducia; cioè dobbiamo essere "uomini di buona fama". Ed ecco allora il tema della nostra meditazione: "Noi dobbiamo essere uomini di buona fama". Cosa vuol dire? Per essere uomini di buona fama, io direi che bisogna essere: sinceri, caritatevoli e prudenti. Cioè, gli uomini fuori nel mondo ci danno questo titolo: "questo é un galantuomo", se ci vedono sinceri, con carità e con prudenza. E allora cominciamo con la prima cosa. Scusate, nel campo umano, quando uno dice che fa una casa entro tre mesi e la fa entro tre anni, dice che per quella casa chiederà tre milioni e poi ne chiede 17; dice che la fa con muri da 30 cm e la fa con muri da 20 cm.; dice che la fa con muratura di mattoni e invece la fa di cemento. Tu dici: a quello certo non affiderò più una costruzione perché non é sincero, no? Prima cosa: sì, quello é un galantuomo! Se dice due é due, se dice che mette tre quintali di cemento, mette tre quintali di cemento. Ora vedete, la prima cosa che gli uomini esigono da noi apostoli é la sincerità, ci vogliono vedere sinceri.

MO32,2 [4-11-1965]

2.Sincerità con Dio: vogliono vedere che siamo sinceri con Dio.
Vi ricordate il fatto di S. Francesco di Sales? Quell'uomo protestante che ha discusso, discusso, discusso ma poi si é nascosto e ha voluto vedere se veramente Francesco di Sales si inginocchiava davanti al Santissimo quando si trovava da solo in chiesa; e quando ha visto Francesco fare bene la sua genuflessione, quando Francesco pensava che non ci fosse nessuno in chiesa, lui é uscito: adesso mi converto perché ho visto che non soltanto sa parlare bene, ma crede!. Vedete, gli uomini, fuori, vorrei dire che hanno un sesto senso e sanno capire se il prete ci crede, sanno capire se é oro o se é ottone, se quello é un prete o non é un prete. E certe mamme dicono: "Quello sì é un prete; quello si é un prete sul serio; quello é un prete che crede!". Mi ricordo mia povera mamma quando andavo a Grumolo con qualche sacerdote e stavamo li a chiaccherare un momentino e poi tornavo la volta dopo, ovvero lasciavo il sacerdote fare un giro con un assistente in campagna e io mi fermavo lì un momentino, mi diceva: ciò, chi xelo quelo li? quelo li l'è un prete, ah se vede subito quelo l'é un prete! Che cosa? Niente, solo la presenza. Cosa voleva dire mia mamma quando diceva: quelo l'è un prete? Voleva dire queste parole qui: la gente nostra vuole che il prete sia umile, puro, pio e povero. Quando mons. Luna mi chiede sacerdoti per il Guatemala, ovvero mons. Caliaro per Monterotondo, o qualche altro vescovo per l'Africa o qualche altra parte del mondo, ricordatevi, non me lo dicono neppure, loro mi dicono: mi dia un prete, mi dia un assistente. Mons. Luna mi chiede: mi faccia la carità, mi dia due preti e due assistenti.Quando si dice prete si intende dire un uomo di Dio, un uomo umile, umile perché non é possibile essere di Dio se non si é umili; non é possibile essere del Signore se non si é convinti che quello che abbiamo é del Signore, che dipendiamo dal Signore, che siamo uomini del Signore. Vedete, il vero uomo di Dio ha coscienza di avere dei doni, ha coscienza di avere dei doni di intelligenza, dei doni anche di organizzazione; i doni li ha, ha coscienza di averli ma ha coscienza che questi doni sono di Dio e ha coscienza che con questi doni lui non farebbe niente se non ci fosse la mano di Dio, se non ci fosse la continua presenza di Dio, perché sente che questi doni sono mescolati a tanta debolezza personale, a tanta infedeltà personale, per cui sente che se il Signore non é pieno di bontà e di misericordia e non sa compatire le sue miserie, sente che a un dato momento finirebbe per far fiasco e non concluderebbe niente.

MO32,3 [4-11-1965]

3.Ora, non fatevi un concetto sbagliato dell'umiltà; umiltà non vuol dire: io sono il più pezzente del mondo, sono il più cretino del mondo; non é questa l'umiltà che poi in fondo tante volte é superbia, perché si dice questo per sentirsi dire dagli altri: no, non é vero! Umiltà é questa: sì, io sento che sono una povera creatura per la missione che Dio mi ha affidato. Però, intendiamoci bene, sento che ho dei doni, ma pensando alla missione che Dio mi ha affidata é una missione spirituale, sento che questi doni che il mio Dio mi ha dati, da me poi sono stati rovinati per la mia ingratitudine, sento che se non c'è Lui presente farei niente.
Sentite un momentino. Quando il Signore ha detto agli Apostoli: "Fate sedere 5000 persone e distribuite...", sentivano loro che erano loro che distribuivano, sentivano che qualcosa facevano anche loro; infatti avranno messo a posto la gente, avranno anche tribolato per mettere a posto 'sta gente, avranno fatto un po' fatica. San Pietro, chissà, forse col megafono, con la sua voce da pescatore la sua parte umana l'avrà messa tutta. Però san Pietro facendo mettere a posto la gente, disponendo le persone sapeva che aveva in mano tre pezzi di pane e pochi pesci, sapeva che stava facendo qualcosa di più grande di se stesso e perciò che a un dato momento, senza l'intervento di Dio, avrebbe fatto un fiasco solenne. E' chiaro, lui ha messo a posto le persone ha eseguito l'ordine del Signore, poi ha cominciato a fare quello che il Signore gli ha detto di fare, convinto che Dio solo poteva fare quello che gli capitava in mano, cioè questa moltiplicazione dei pani. Ora vedete, figlioli, il Signore vi chiamerà domani a cose grandi, cose più grandi di voi, vi chiamerà a compiere miracoli di grazia; il Signore interverrà Lui direttamente, quando vi sentirete lì con una persona che si aprirà a voi, chiederà aiuto a voi e non saprete che cosa dire, non saprete che cosa fare, e sentirete improvvisamente l'aiuto l'intervento di Dio. Ma, figlioli, Dio interverrà in tanto in quanto voi sarete al vostro posto. Se domani moltiplicando i pani comincerete a dire: ah, sono bravo io, vedi ah, con tre pani cosa ho fatto; o comincerete a pensarlo soltanto, a un dato momento quei pani diventeranno marci nelle vostre mani, cominceranno a fare i vermi nelle vostre mani.

MO32,4 [4-11-1965]

4.Ora, ecco l'importanza, figlioli, dell'umiltà nella vostra vita, ma un'umiltà sincera e la gente se ne accorge: si, il nostro parroco, il nostro sacerdote, il nostro diacono é un uomo eh, un uomo di polso eh, ma é umile, intelligente, uomo che sa il fatto suo, sa dir la parola sà se é necessario anche gridare; però é umile, é umile. Commedie non se ne possono fare figlioli, se si vuole avere la buona fama, ci vuole umiltà vera, non l'umiltà studiata: per essere umile devo fare così e colà, no! bisogna essere umili, umili.
Questa mattina mons. Luna ci parlava della penitenza, ci parlava della necessità di umiliarsi, umiliarsi dinanzi al Signore, di abbassare la testa dinanzi al Signore.

MO32,5 [4-11-1965]

5.Vi ricordate i primi tempi della Congregazione, quando ci mettevamo là in cortile baciavamo la terra per imitare Bernadetta, vi ricordate bene quando ci mettevamo in un atteggiamento anche esterno di umiltà? Adesso siamo aumentati di numero, siete divenuti più grandi ma ricordatevi che quel lavoro lì, quel lavoro proprio di umiliarvi dinanzi al Signore, lo dovete fare da soli.
Figlioli miei, non basta dire: dobbiamo fare penitenza, dovete mettervi davanti al Signore; la fronte a terra non la mettiamo pubblicamente, ma privatamente nella vostra stanza, in un angolo della casa la dovete mettere la fronte a terra. Ricordatevi bene: non disprezzate quei piccoli atti, per esempio di baciare la terra e di mettervi dinanzi all'Altissimo e dire: "Signore, grazie che mi hai creato, mi hai fatto cristiano, mi hai dato la vocazione. Signore, ah, ah "nescio loqui". Signore, cosa vuoi che faccia io nel posto dove mi hai messo se non vieni Tu Signore? Tienimi umile, Signore". Per carità, figlioli, diciamolo con sincerità dinanzi a Gesù. Non vi accorgete come le nostre azioni sono tutte un po' impestate dalla superbia? Non vi accorgete come facilmente il demonio della superbia entra? Entra così nel nostro modo di parlare quando diciamo una cosa, quando facciamo un'azione. Non sentite che é peggiore il demonio della superbia che non quello dell'impurità qualche volta? E allora, sentite come si fa a liberarsi da questo demonio, o per lo meno vincere questo demonio? Figlioli, bisogna chinare la testa, bisogna sentire il bisogno di piangere, di piangere dinanzi a Dio. Ecco per esempio un modo per essere umili, mettersi dinanzi al Signore e pensare ai nostri peccati e alle grazie che ci ha fatto il Signore; fatela spesso questa meditazione. Mettetevi dinanzi a Dio per esempio, e pensate un pochino: guarda quante grazie mi ha fatto il Signore... e guardate un po' il vostro passato e poi dite: e io cosa ho fatto al Signore, e fissate la vostra attenzione su uno, due, tre peccati che avete fatto; fosse anche un solo peccato veniale, figlioli che aveste fatto nella vostra vita, é sufficiente per avere la più grande umiltà, basta che comprendiate che cosa vuol dire peccato, cosa vuol dire offesa di Dio.

MO32,6 [4-11-1965]

6.Quando, per esempio, l'altra settimana mi trovavo in Terra Santa, mi trovavo lì sopra il Calvario, seduto là su una panca nella penombra e consideravo quello che é avvenuto là sopra; pensando Gesù spogliato delle sue vesti, Gesù crocifisso, Gesù umiliato fino a quel punto da essere innalzato là sopra la croce, Gesù sofferente. Ma ditemi un po': dinanzi all'amore di un Gesù che viene dal cielo in mezzo agli uomini e viene trattato così dagli uomini e soffre così per amor mio, ma come si fa figlioli a non piangere le proprie miserie e non sentirsi sprofondati dinanzi alle proprie miserie? E quando sei convinto di questo, tu dirai: "Signore, io mi metto nelle tue mani, sono disposto a fare quello che vuoi, ad andare in giro per il mondo a predicare il tuo amore; sono disposto alle cose più piccole e più grandi nelle tue mani". Ma ti senti niente, ti senti tutto nelle mani di Dio, ma ti senti niente.
Figlioli, se volete avere la buona stima, la buona fama necessaria, assolutamente necessaria per un apostolo prima cosa, dovete essere umili, dovete apparire umili. Ma non preoccupatevi di appari re umili dinanzi agli uomini, preoccupatevi di essere umili dinanzi a Dio e sarete umili anche dinanzi agli uomini. Ve lo ripeto: gli uomini vogliono oro puro, non ottone che passi per oro. Ma non dobbiamo adesso fare la meditazione sull'umiltà...

MO32,7 [4-11-1965]

7.Gli uomini ci vogliono ancora puri. Ricordate quello che diceva mons. Luna stamattina, che la Madonna a Lourdes non era apparsa per quello che era capitato. Figlioli, per essere puri bisogna essere eroi, lo capisco, specialmente col mondo di oggi.
Sapeste quante volte, figlioli miei, io ho sofferto tremendamente pensando all'avvenire della Congregazione religiosa; non ho mai, mai avvicinato un vescovo che nell'intimità non si sia sfogato un pochino quasi piangendo nel parlare dei suoi sacerdoti, nel raccontarmi le defezioni dei suoi sacerdoti. Non ho mai avvicinato qualche superiore di Famiglia religiosa - nell'intimità, non in rapporti ufficiali - che non si sia un po' aperto e che abbia detto: "Mi é capitato questo, mi é capitato quell'altro...". Figlioli, dovremo anche noi rassegnarci a qualche disastro domani nella vita apostolica? Dovremo anche noi assistere a qualche defezione di qualcuno di noi? Volete proprio che se noi preghiamo sul serio, se noi ci immoliamo in qualche modo, sforziamo quasi il cuore di Gesù e il cuore della nostra buona mamma la Madonna, volete che non siamo capaci di strappare al Signore la grazia che mai nella nostra Congregazione uno abbia da tradire la sua missione. Se uno non si sente, che il Signore lo ispiri a ritirarsi, ma tradire! Pensate che disastro sarebbe, figlioli miei, se domani uno si trovasse per esempio in una parrocchia e dovesse a un dato momento, lui il pastore dare lo scandalo e abbandonare il gregge e fuggire in stato di peccato, pensate che cosa dolorosa sarebbe. Eppure, ieri sera parlando con sua eccellenza, mi accennava, nella sua parrocchia qualche mese fa uno, e in un'altra parte qualche tempo fa un altro.

MO32,8 [4-11-1965]

8.Volete proprio che domani giunga qui alla Congregazione la dolorosa notizia: "Don Ottorino, é capitata una disgrazia: uno ha tradito, é fuggito!". No, figlioli, io prego il Signore che questo uno abbia da morire e vada in paradiso prima di dare questo scandalo. Però io vi dico: state attenti perché la corda non si fa tutto un colpo: si comincia con un filo, poi un filo, poi un filo.
Noi ancora abbiamo la grazia della vita comune e nella vita comune, capite che uno aiuta l'altro é meno facile che avvenga il disastro; ma può avvenire il disastro, e allora sentite: ricordatevi questo genere di demoni lo si vince soltanto con la preghiera e col digiuno, col digiuno. Lo pensavo sopra il Monte Tabor, guardavo giù là quel piccolo villaggio dove gli Apostoli... erano là... mi sembrava ancora di vederli là in mezzo a sta' gente, e sentire come la voce del Divino Maestro che li consolava dicendo: "Eh, non siete riusciti perché questi demoni - figlioli miei - si cacciano solo con la preghiera e col digiuno".

MO32,9 [4-11-1965]

9.E allora sentite: bisogna che la nostra Congregazione divenga la Congregazione della penitenza; bisogna, quello che vi ho detto in altri momenti e che cercheremo di concretizzare in avanti, perché non vogliamo precipitare, bisogna che noi ogni giorno facciamo un po' di penitenza, un qualche cosa ma di fisso, di stabilito per le anime ma anche per noi; per le anime, per salvare anime ma anche per salvare noi, per dominare il nostro corpo, per rafforzare la nostra volontà contro quella passione.
Figlioli, é una grazia che siate uomini, perché altrimenti non capireste gli uomini. Ma ricordatevelo che la consacrazione sacerdotale, i voti perpetui, fossero anche domani le cariche più alte, foste anche vescovi, professori, che so io, queste cose non vi toglieranno il corpo. E il demonio non vi perdonerà di essere consacrati al Signore, ed egli farà di tutto per sfruttare quelle passioni che sono dentro di noi per portarvi fuori strada. E allora stringiamoci alla mamma nostra la Madonna, abbracciamo una vita un po' austera, un po' di penitenza, un po' di sacrificio e confidiamo nella fraternità. Una delle cose per esempio della vita comune che vi può salvare é questa: quando vi accorgete che c'è qualche filo che sta venendovi attorno, qualche passione che vi spinge verso qualche creatura, apritevi con confidenza. Siete in 4 o 5 fratelli in una comunità; l'unico modo per vincere il demonio é questo, tu confidati con uno dei tuoi confratelli: senti, prega per me, perché sento una tenden za... Vi assicuro, questa é una smaccata tale per il demonio che avete già vinta la battaglia... non racchiudete dentro di voi, non state li da soli, no, no!, apritevi, apritevi. Guardate figlioli, é un modo per vincere certamente vincere il demonio.

MO32,10 [4-11-1965]

10.E qui ci sarebbe molto altro da dire: essere puri negli atteggiamenti... in altri momenti potremo parlare della purezza; adesso vi dico questo: siate puri, perché se non siete puri non potete avere la stima degli uomini, non potete trattare quelle cose sante che trattate; già in partenza avete fatto fallimento nel vostro apostolato.
Terza cosa: vogliono vedere l'apostolo pio, cioè che ci crede. Vogliono vedere l'uomo che parla col Signore, l'uomo che se la intende col Signore. Vedete, quando vengono da noi di solito le anime, vengono, vorrei dire, scusate se dico questo, non tanto per avere istruzione, quanto per avere vita. Generalmente l'istruzione se la prendono altrove, domandano qualche spiegazione, fanno qualche discussione accademica, se volete; ma quando le anime vengono da noi, noi dobbiamo fare catechismo, noi dobbiamo istruire. Ma guardate che quando le anime vengono loro da noi generalmente vengono a cercare vita, a cercare vita, vengono a chiedere aiuto. Lo dicevo questa mattina con alcuni confratelli in studio: mi é capitato alcuni giorni fa un giovane di 22-23 anni fuori di qui, uno già diplomato che ha il suo posto; e viene da me in un certo posto dove ci siamo incontrati e mi dice: "Senta, io non ne posso più con la questione purezza; sono fuori fase. E con peccati contro natura, proprio con altre persone. Mi dica un po', capisco lo so bisognerebbe pregare, bisognerebbe fare penitenza, ma io non son capace di pregare... eppure voglio, vorrei vorrei... Mi dica un po' lei che cosa posso fare". Quante volte, figlioli, mi sono trovato in queste condizioni: anime che vengono lì e ti chiedono: "Mi dica che cosa posso fare!". E allora tu in uno sguardo pensi a quello che hai studiato, pensi a quel libro, a quell'altro libro ma ti accorgi che tiri fuori delle cose che sa meglio di te quel tale; ti accorgi che sì, finiresti per cavartela con una bella predichetta, con alcune parole, ma non riusciresti a convertirlo. E allora continui a telefonare: "Signore, dimmi cosa devo dire. Mamma, dimmi cosa devo dire". E intanto non arriva la risposta alla telefonata. E allora fai qualche altra domanda per tirarti avanti, per andare avanti aspettando sempre questa benedetta telefonata dall'alto che ti dica qualche cosa di nuovo, qualche cosa che va bene per quel tale, che ti mandi quell'ispirazione che può colpire quell'anima.

MO32,11 [4-11-1965]

11.Figlioli, quante volte ve ne accorgerete voi da sacerdoti e da assistenti, vi troverete in questa condizione di non sapere che cosa rispondere. Sì, se volete rispondere da uomini potete rispondere anche per tre ore, se volete dire parole belle parole, ma qualche cosa che colpisca, che trasformi quell'anima non l'avete in mano. Solo Dio, figlioli, é il custode di questa porta, solo Lui nel momento giusto per quell'anima vi dirà quella parola; ma allora bisogna essere uomini di Dio.
Guardate mons. Carraro per esempio, il vescovo di Verona, lui per preparare le sue prediche ha un tavolino in chiesa, e si mette là dinanzi al Santissimo e prepara tutte le sue prediche davanti al Santissimo. Ricordo alcuni anni fa che sono andato a Lourdes, l'ho visto là inginocchiato vicino alla grotta un'ora, due ore, tre ore; insomma per qualche ora l'ho visto là. Il giorno dopo là, era là che guardava la Madonna. Ah figlioli, questo é l'atteggiamento dell'apostolo: l'apostolo un uomo che ha contatti personali e coscienti col suo Dio, é l'uomo di Dio, é il profeta, colui che parla in nome del Signore. E la gente se ne accorge, figlioli miei, la gente se ne accorge.

MO32,12 [4-11-1965]

12.Guardate, andando in Terra Santa eravamo in 30 sacerdoti e poi c'erano parecchie persone laiche. Abbiamo cominciato a parlare e così tirando il discorso, immediatamente avevano già fatto una categoria dei sacerdoti presenti. Quello? Sì, é un uomo di Dio abbastanza. Quello é un uomo di Dio, quello si vede subito. Ah quello, nol pare gnanca un prete! Quello? Ah...! Avevano già fatto una categoria, e non una, saranno state un 7-8 o 10 persone. Così chiaccherando insieme, tutti: "Quello si vede!". Perché? E' inutile figlioli quando uno parla con Dio viene giù coi raggi sulla fronte, come Mosè quando é disceso dal monte. Disceso dal monte, si vedeva che aveva parlato col Signore. Quando uno va in chiesa e prega e si mette in contatto con Dio, recita la corona e si mette in contatto con la Madonna. Lo vedi subito che é un uomo che ha parlato con la Madonna e ha parlato con Dio.
Quando Bernardetta ha visto la Madonna, é andata a casa: "Che cos'hai Bernardetta?" - dice la mamma sua - "Niente mamma". "Ma no, tu hai qualche cosa". Sfido io, aveva visto la Madonna, non si può nascondere agli uomini una visione divina... Aveva promesso Bernardetta di non dirlo alla mamma - "non lo diciamo" – però la mamma se ne accorge, c'era stato qualche cosa. E la gente se ne accorgerà... figlioli, ed é questo quello che vogliono vedere: uomini che se la intendono col Signore, che parlano con il Signore.

MO32,13 [4-11-1965]

13.Quarta cosa: vi vogliono vedere poveri. Poveri non vuol dire miseri, tanto meno miserabili. Vi vogliono vedere staccati dalle cose del mondo, che usate delle cose del mondo in tanto in quanto sono necessarie per l'apostolato, sono necessarie per voi.
Scusate, adesso per esempio siamo in questi ambienti dove é freddo all'inverno, una volta si andava in stalla. Nessuno esige che il parroco vada in stalla a recitare il breviario. Questo lo facevo io durante la guerra, perché non c'era né legna per scaldarsi, né niente; avevo una vaccherella, andavo là e va bene, là si faceva un po' di tutto: studio, coro, tutto quanto; bisognava arrangiarsi, no? Adesso nessuno esige questo, perché oggi il tenore di vita é diverso. Nessuno esigerà che domani se avete la possibilità di andare nel campo apostolico in jeep abbiate ad andare a piedi, o andiate con un asino che si rovescia ogni tre passi. Se domani per l'apostolato sarà necessario usare anche mezzi ancora più moderni, userete mezzi più moderni ancora. Ma ricordatevi: la gente non vuole vedere l'uomo di Dio attaccato ai propri capricci. La gente ha stima del sacerdote, tanta stima del sacerdote, lo considera uomo consacrato al Signore e all'apostolato. E dice la gente anche senza forse pensare: "Se quel tale lì ha abbandonato tutto per seguire Dio, e crede veramente che sono beati i poveri di spirito, perché allora é attaccato alle cose del mondo? Allora non ci crede neppure lui!". Ci vuole vedere coerenti la gente del mondo. Per esempio nella parrocchia, no l'indecenza, no la sporcizia, no per carità neanche la miseria, no, no. Decenza. Ma non vuol vedere nella canonica il salotto del signore. Neanche i piatti rotti, neanche le salviette sporche, no, no! Pulizia, decoro! La canonica deve essere la casa di tutti dove può entrare il sindaco ma può entrare anche il povero. Ma ricordatevi, c'è un "quid medium" che la gente sa capire, e voi dovete farvi questo senso e dovete farvelo qui dentro nella Casa di formazione. Perciò nelle cose personali, nel vostro ufficio, nell'ambiente dove lavorate, né troppo avanti né troppo indietro. Dovete cercare quel giusto posto, quella giusta posizione che é voluta da Dio per gli uomini di Dio. Dobbiamo mostrare agli uomini che noi ci serviamo delle cose del mondo con santa semplicità perché ci son date da Dio, ma che non siamo attaccati a quelle cose, che non lavoriamo per quelle cose. In modo particolare non dobbiamo dimostrare di essere attaccati al denaro, figlioli... guardate, gli uomini ci perdonano più l'impurità che l'attaccamento al denaro. E non soltanto qui a Vicenza, ma in bassa Italia e per lo stesso motivo in Guatemala, perdonano l'impurità: "Poveretto, l'è un omo anca lù, povereto"; ma non ci perdonano l'attaccamento al denaro. Allora dobbiamo spaventarci perché queste cose sono impossibili, queste cose sono difficili? No, non é proprio il caso di spaventarsi, prendendo le cose con semplicità, ci si può arrivare. Ma vi dico non aspettate il giorno che la Congregazione vi manda in campo apostolico per praticare queste cose.

MO32,14 [4-11-1965]

14.Avevamo tre punti: sincerità, carità e prudenza. Del primo punto né avevamo due: sincerità con Dio e sincerità con gli uomini: abbiamo fatto solo la prima parte del primo punto.
Ora direi: adesso ci ritireremo nel nostro studio, ma pensiamo un pochino: in questo momento io godo dinanzi ai miei confratelli, dinanzi alle persone che avvicino, in seminario, in campo apostolico, voi sacerdoti in cura d'anime, godo veramente buona fama? Nel senso che la gente, i miei confratelli vedono che io sono veramente umile, non a parole, ma veramente umile? Sono puro angelicamente, proprio puro? Pio, un uomo che parla col Signore? Vedono che io sono povero, staccato?... Direi che sarebbe proprio il caso di fare una revisione, la faccio io, la fate voi; bisogna che ci prepariamo figlioli all'apostolato. Ormai il tempo stringe, vedete che abbiamo già cominciato, fra poco ne manderemo via alcuni, l'anno venturo manderemo via degli altri. Ormai la Congregazione sta' lanciandosi, poi sarà difficile che ci ritroviamo ancora insieme, sarà difficile che ci possiamo prendere ancora per lo stomaco. Nelle varie piccole o grandi cose é necessario che ognuno di noi si formi una mentalità, ognuno di noi raggiunga un dato punto di santità e vorrei dire, come é capitato a noi quando siamo andati all'estero, hanno voluto che ci facessimo la puntura anti-vaiolo per non portare il colera a casa; io direi proprio che avreste bisogno anche voi di una puntura anti-vaiolo per rendervi immunizzati contro il male, in mezzo al quale dovrete andare necessariamente per il vostro apostolato, immunizzatevi!... E ricordatevelo: questo lo farete con la penitenza, lo farete con la preghiera, ma ricordatevi che una parte la dovete fare anche voi. E allora ecco, parlate di queste cose fra voi, consigliatevi fra voi, nell'impegno di vita settimanale trattate qualche volta queste cose, e fraternamente riuniti, con Cristo presente, vedrete che potremo, senza agitazioni e sconvolgimenti, preparaci alla vita apostolica.