DOMENICO MONDRONE S.J., Don Edoardo Poppe. Un modello insigne del clero d’oggi, in La Civiltà Cattolica del 15.4.1967, anno 118, quad. 2804, pagg.127-141. Le citazioni vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.
Don Ottorino scherza sul cognome dell’autore dell’articolo.
Raffaele Testolin era neo professo dal 5 marzo di quell’anno.
Antonio Pernigotto, neo professo dal 22 gennaio di quell’anno, si occupava in particolare dell’orto.
Gaetano Scortegagna era cugino di don Ottorino e all’epoca stava completando il 3° anno del corso teologico, come Girolamo Venco che viene nominato subito dopo e che si interessava molto del campo fotografico e cinematografico.
Don Luigi Smiderle era neo sacerdote dal 18 marzo di quell’anno.
Michele Sartore stava terminando all’epoca il corso liceale.
MI181,1 [23-05-1967]
1 Partiamo! Venerabili fratelli e niente diletti figli, ma diletti cugini. Vorrei interrompere per due o tre volte le nostre meditazioni su San Paolo e prendere in mano “La civiltà cattolica”. Il molto reverendo padre Mondrone S.J. ha pubblicato un articolo su don Edoardo Poppe e ha messo come titolo: “Don Edoardo Poppe. Un modello insigne del clero d’oggi” . E l’articolo presenta don Poppe come un sacerdote del Concilio, come un sacerdote esemplare. Se oggi si dovesse fare un prete, come dovrebbe essere questo prete? Dovrebbe essere come questo, con lo stesso spirito. È logico che se lui andava in bicicletta, adesso si andrebbe in automobile, ma dovrebbe avere lo stesso spirito. Mi pare che l’articolo dica le cose molto bene e ci può offrire degli spunti per le nostre meditazioni, perciò abbiate pazienza se abbiamo la “mondronite”. ““La prima volta che lo vidi, fui d’un colpo tutto sottosopra, fino al fondo dell’anima: da lui emanava una corrente di grazia”. Chi parlava così non era un testimone qualsiasi. Era il cardinale Desiderato Mercier, che di vita interiore era un conoscitore oculato e sicuro; e, in mezzo al suo clero, ne fu un apostolo modernamente ispirato ed aperto”. Dunque il cardinale Mercier dice di don Poppe queste precise parole: “La prima volta che lo vidi, fui d’un colpo tutto sottosopra...”. È un cardinale che parla così, perché se fosse un brigante o il sagrestano o il campanaro si potrebbe anche dubitare. Ma un cardinale, che di queste cose se ne intende, esce con questa frase: “La prima volta che lo vidi, fui d’un colpo tutto sottosopra, fino al fondo dell’anima: da lui emanava una corrente di grazia”. Caro Raffaele , ecco la storia. Quando ti incontri con qualcuno, questo qualcuno deve restare colpito e sentire che da te emana ‘una corrente di grazia’. Se questo non avviene, hai fatto fallimento, abbiamo fatto fallimento. Quando tu, Antonio Pernigotto , vai al mercato a comperare le verze, ricordati che la gente che ti avvicina, anche se non porti una veste esterna da religioso, deve sentirsi tutta sossopra e sentire che da te emana ‘una corrente di grazia’. Quando Gaetano va a comprare qualcosa o qualche medicina, quando Venco va a trattare di cinema,“et ita porro” anche gli altri, ricordatevi che la gente che vi avvicina deve sentire questa ‘corrente di grazia’, che non è fatta di parole, non è fatta di teste storte, non è fatta di affettazione come il mettersi a dire: “Gesùuuu... Sia lodato Gesù Cristo... Sorelleeee, fratelliiii”. No, no, no! E’ una ‘corrente di grazia’, è un qualcosa che emana da una vita piena di Dio, per cui quando ci si avvicina a lui si deve ammettere: “C’è un qualcosa... Che cosa c’è? Che cosa non c’è?”. Caro don Luigi , fra pochi mesi o fra pochi anni svolgerai il tuo apostolato; può darsi che ti sia concessa la grazia, che non è stata concessa agli altri, di fare cento o ducento anni di sacerdozio, comunque di stare qui qualche anno, insomma. Cominci l’apostolato: tu dove sarai? Nel Pakistan, nel Vietnam? E anche se ti fanno monsignore o perfino vescovo resta, però, che se da te non emana una ‘corrente di grazia’ hai fatto fallimento. Michele ride: sono cose serie queste! E adesso andiamo avanti.CHIESA Concilio
SACERDOZIO prete
FAMIGLIA papà
ESEMPI apostolo
APOSTOLO testimonianza
ESEMPI Santità
GRAZIA
DIO profumo di...
CONSACRAZIONE religioso
PAROLA DI DIO
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO
Cfr. 1 Sam 3,10.
MI181,2 [23-05-1967]
2 “Ciò che provò l’em.mo primate del Belgio si ripete ancor oggi in chi legge, con spirito disponibile e raccolto, gli scritti dell’eroico don Poppe o i libri che ne raccontano fedelmente la vita”. Dunque: “... chi legge, con spirito disponibile...” I libri santi della Sacra Scrittura, le vite dei santi e altri libri di ascetica vanno letti non per curiosità, non per erudizione, ma ‘con spirito disponibile’, che vuol dire che vanno letti insieme con lo Spirito Santo per raccogliere quello che fa bene per l’anima nostra. Perciò tutto quello che adesso leggiamo qui lo dobbiamo leggere con spirito disponibile, essere cioè a disposizione della grazia, come il piccolo Samuele. “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!”. “Aperi, Domine os meum... Apri, Signore, la mia bocca; apri, Signore, i miei orecchi, apri il mio cuore!”. C’è un’altra frase da commentare: “... gli scritti dell’eroico don Poppe o i libri che ne raccontano fedelmente la vita”. Perché tante volte non sono raccontate fedelmente le vite dei santi? Perché tante volte chi le scrive ha soltanto una bella penna e non è santo, e allora non può scrivere vite di santi perché non ha capito niente di loro. Può essere bravo a descrivere, a scrivere bene. È come uno che venisse alla Casa dell’Immacolata e scrivesse di essa senza conoscere niente della Casa dell’Immacolata: io di quello non mi fido. Tante volte le vite dei santi sono scritte in forma giornalistica... e i giornalisti su un avvenimento fanno venir fuori le cose più strambe.PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
DIO Spirito Santo
GRAZIA
CONSACRAZIONE disponibilità
DOTI UMANE
MI181,3 [23-05-1967]
3 “La morte, venuta così presto ad interporsi tra lui e noi, non ha affievolito per nulla il fascino che partiva dalla sua persona, passava come un soffio refrigerante di grazia sui suoi uditori e ne conquistava le anime al suo ideale”. Il santo è così. Parla, ma essendo la sua parola vita, attraverso di esso passa una corrente di grazia, dalla sua parola esce come un soffio di grazia che passa e conquista, non a lui, ma all’ideale, a Cristo. Il santo non getta la mano per prendere il cuore di Raffaele e portarlo qui, ma per prendere il cuore di Raffaele e andare insieme a Cristo. E vanno insieme, e con gioia si offrono insieme. “Questo era in lui ben alto e ambizioso, degno di un cuore fortemente deciso a battere le ardue vie della santità”. Era un cuore ‘deciso a battere le ardue vie della santità’: sottolineo questa parola “ardue” perché le vie della santità sono sempre ardue. Non illudetevi! Potete mandare una ruspa, anche due ruspe per cercare di spianare le vie della santità, ma non le renderete mai belle, ampie; resteranno sempre le ‘vie ardue della santità’. Perciò, se voi pretendete di rendere facile la via della santità, ritiratevi perché la santità è una via ardua, anche se poi, arrivati a un certo punto, dimenticherete i sacrifici e troverete la gioia. La via della santità è una via ardua... la verità è verità! E siccome siamo chiamati tutti alla santità, anche un papà di famiglia è chiamato alla santità, quindi anche un papà di famiglia, se vuol farsi santo e rispondere alla sua vocazione di cristiano, troverà sempre la via ardua, perché vivere il cristianesimo integralmente richiede sacrifici. Gesù è maestro di questa musica.CONSACRAZIONE santo
PAROLA DI DIO
GRAZIA
CARITÀ
CONSACRAZIONE
CONSACRAZIONE santità
PENITENZA sacrificio
FAMIGLIA papà
P. MARZIALE LEKEUX O.F.M., L’ardua ascesa. Vita eroica di don Edoardo Poppe, Ancora Milano 1966.
Ruggero Pinton stava completando all’epoca il 1° anno del corso teologico, per cui non era ancora sacerdote, ma solamente impegnato per esserlo.
MI181,4 [23-05-1967]
4 “Signore, io voglio essere un richiamo vivente al tuo amore... una fiammata di gloria della tua umiltà che si trasforma in un’apoteosi della tua divinità. Oh, come ardo dalla speranza che Cristo si serva di me per dare gloria al divin Padre, e che la Chiesa trionfi e s’allieti nella mia persona, e che io stesso, per la gloria di Dio, sia nella Chiesa un elemento fecondatore!” . “Il suo zelo lo fece presente quasi ad ogni categoria di persone; ma l’apostolato che doveva distinguerlo fu quello svolto per i sacerdoti. A questi non cessava di ripetere: ‘Siate santi, siate santi! è un obbligo, è la condizione della nostra fecondità spirituale. I sacerdoti santi santificano le parrocchie, rinnovano il fervore, trasformano i giovani, toccano anche un cuore di pietra. Solo il fuoco suscita l’incendio’. “Questo fu don Edoardo Poppe, un’anima di fuoco”. Sembra superbia, ma è carità: essere un elemento fecondatore, potere essere qualcosa per salvare le anime. Ruggero , perché sei andato prete? Per avere tanti figli spiritualmente parlando. Beh, se non sei santo, sarai sterile, non avrai figli e morirai imbecille! Paolo diceva che la santità è condizione indispensabile per la fecondità apostolica. Solo il fuoco può appiccare un incendio; se non c’è il fuoco, non c’è incendio. Puoi preparare una catasta di legna alta anche mille metri, ma se non c’è un fiammifero, se non c’è il fuoco, resta legna. Ci vuole la legna, ma ci vuole anche il fuoco, e allora abbiamo l’incendio. Perciò se l’apostolo non è di fuoco, può avere anche una grande quantità di legna, può portare anche belle idee, può portarsi una biblioteca con un camion e rimorchio di libri, può possedere tutto quello che vuoi, può portarsi una fuoriserie, può portarsi una macchina tipografica per stampare manifestini per invitare all’adorazione... tutto quello che vuoi, ma se e non è di fuoco non facciamo niente. Un prete di fuoco che va con il crocifisso, con il breviario, con il Vangelo... e una con una piccola sporta di mutande e basta, fa molto di più, molto di più di quello che va con il camion e rimorchio, ma che non ha il fuoco. Eh, sì, caro Luigi!VIZI superbia
CARITÀ
APOSTOLO F.A.
APOSTOLO salvezza delle anime
SACERDOZIO prete
SACERDOZIO paternità
spirituale
CONSACRAZIONE santità
ESEMPI F.A.
PASTORALE
MI181,5 [23-05-1967]
EUCARISTIA tabernacolo5 “Questo fu don Edoardo Poppe, un’anima di fuoco”. Figlioli, come si fa a diventare di fuoco? Bambinate, se volete, bambinate; ma quando avevo la vostra età, cioè quindici o diciassette o diciotto anni, e vedevo che non ero capace di diventare di fuoco, allora sono ricorso a dei mezzi, umani se volete, bambineschi se volete, ma per me è servito: scrivevo delle lettere alla Madonna. Era meditazione, e appena finite le stracciavo. “Cara Mamma, io non ho abbandonato le ragazze per capriccio. Tu capisci che io sentirei il bisogno di qualcosa d’altro. Tu capisci che il mondo mi allieta, tu capisci che una ragazza mi attirerebbe, tu capisci tutto questo, ma io ho rinunciato perché Dio mi ha chiamato, perché voi, tu e Gesù, mi avete chiamato; però io voglio essere come volete voi. Tu capisci quali sono i miei sentimenti, e allora, che cosa posso fare senza di te?”. Quando avevo finito di scrivere la lettera dicevo: “Madonna, tu l’hai vista”, e la stracciavo. Ne ho scritte centinaia di queste lettere. Io scrivevo lettere per concentrare un po’ le idee, e questo l’ho fatto per sette o otto anni; era un colloquio spirituale, intimo con la Madonna. Ricordatevi che è inutile pretendere: “Mah, io non posso...”. Che cosa hai fatto per diventare santo? Per imparare a fare ginnastica si fanno tanti esercizi: ci vuole allenamento. Solo per la santità non si fa allenamento? Vuoi pretendere che il Signore ti prenda in braccio e basta? Figlioli, bisogna far fatica. Ho già detto che è una via ardua quella della santità. Fissata la meta dove dobbiamo arrivare, devo esaminarmi, e dire alla Madonna: “Madonna santa, dimmi se c’è qualcosa in me che non va, se sono attaccato a qualche cosa”. Bisogna scriverle ogni tanto, due o tre volte alla settimana. Vedrai che la Madonna ti tira le orecchie: “Guarda là in fondo, guarda bene, guarda là, là, là e là...”; vedrai che mentre stai scrivendo qualche volta ti fermerai e più di una volta ti capiterà che qualche lacrimetta scenderà a bagnare anche il foglio scritto facendoti fare una macchia, perché la Madonna mette la mano dove tu non vorresti metterla. Per carità, non tutti devono percorrere queste strade del sentimento, ma c’è un crocefisso da contemplare e un tabernacolo a cui andare. La via della santità è questa: non ce ne sono altre di strade. Andiamo avanti!FAMIGLIA papà
AUTOBIOGRAFIA seminario
MARIA la nostra buona mamma
MARIA maestra, guida
PREGHIERE a Maria
MONDO
CROCE tentazioni
GESÙ
APOSTOLO chiamata
MARIA fiducia di..
MARIA amore di...
CONSACRAZIONE santo
CONSACRAZIONE santità
VIRTÙ
Don Guido Massignan era all’epoca segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.
MI181,6 [23-05-1967]
6 “Questo fu don Edoardo Poppe, un’anima di fuoco. Avveniva così che quando parlava di santità ai suoi confratelli, questi ne erano conquisi, erano forzati a credergli”. Sapete quanti anni è vissuto da prete? Otto anni: quattro anni lavorando e quattro anni in un letto; eppure che grandi cose ha fatto! Perché? Perché era così anche prima di essere prete: bisogna essere così in liceo, perché da prete è troppo tardi. Don Giuseppe dice: “E io che sono già prete?”. Fa’ presto, fa’ presto, fa’ presto... ci sono gli esami di riparazione, ma bisogna far presto. “Sperimentavano in se stessi gli effetti ch’egli attribuiva al sacerdote tutto soprannaturale. Certi avvenimenti giungevano ad essi come frecce: “Fratelli, non vendete ciance!”. Un prete che non vive la vita intima con il Signore è un ciarlatano, un ciarlatano. Qualche volta si è detto che quando si va a vendere il latte, non si può vendere acqua con olio emulsionabile. Vi ricordate? Se vendi latte deve essere latte, non acqua o olio. Non si può andare in giro per il mondo a vendere ciance, non si può vendere le cose studiate; bisogna vendere le cose vissute. Come si fa a descrivere l’America quando non si è mai vista l’America, fare una conferenza sull’America, sulle missioni? Bisogna vederle prima, rendersi conto della realtà di cui si parla. “...’Fratelli non vendete ciance! Non siate dei bidoni vuoti! Abbiate pure scienza e talento, ma siate prima di tutto uomini di preghiera e virili nella penitenza’...”. Bisogna essere virili nella penitenza, non bambini; bisogna saper fare penitenza con virilità. L’uomo senza penitenza non può essere santo, ma la penitenza deve essere fatta per amore del Signore: ogni giorno ci sono mille occasioni per fare penitenza. Un cilicio lo dobbiamo avere sempre, che sia invisibile, non visto dagli amici, non rivelato a nessuno, neanche in confidenza. Se non abbiamo questo spirito di penitenza non c’è niente da fare! “...siate santi, insomma”. Siate santi! Ogni giorno bisogna che voi mettiate qualche cosa sulla bilancia della penitenza. Ci capita qualche cosa: “Signore, faccio un fioretto: offro al Signore! Beh, faccio a meno di... offro al Signore!”. Bisogna che ci sia dentro di noi questo desiderio di fare penitenza, senza fare strapazzi o stupidaggini, senza fare cose senza il permesso dei superiori: no, questo no! Queste stupidaggini non piacciono al Signore; sono fuochi di paglia, ardono un momento e basta, sono atti di superbia. Ma quel piccolo sacrificio, per esempio, il saper rimandare una cosa, rimandare l’altra, come diceva anche don Guido l’altra sera in chiesa, potete farlo, dovete farlo.ESEMPI di Santi
SACERDOZIO prete
FORMAZIONE
VIRTÙ
PREGHIERA unione personale con Dio
CONSACRAZIONE autenticità
MONDO
CARITÀ
APOSTOLO predicazione
MISSIONI
PENITENZA
APOSTOLO uomo
CONSACRAZIONE santo
DIO amore a Dio
PENITENZA sacrificio
DOTI UMANE criterio
Giuseppe Giacobbo stava terminando, all’epoca, il 3° anno del corso teologico.
Nell’esempio don Ottorino nomina Umberto Manzardo che aveva emesso la professione religiosa il 22 gennaio di quell’anno e Daniele Galvan che frequentava all’epoca l’anno propedeutico al corso teologico.
F.A. è la sigla con la quale don Ottorino indicava il fuoco apostolico, lo zelo per le anime, l’interesse per le cose di Dio.
Bruno Pino era stato allievo della Casa dell’Immacolata negli anni precedenti e poi si era ritirato.
MI181,7 [23-05-1967]
7 “Con che dolente sagacia guardava il mondo che si sviava da Dio e l’inefficacia dei sacerdoti chiamati a salvarlo! “Al mondo - diceva allora ai suoi confratelli - non interessa più nulla della ‘brava gente’. Solo i sacerdoti santi è disposto ancora ad ascoltare e coloro che sanno rinunziare a sé stessi. Ma bisogna far presto. Non credono più alle nostre parole; facciamo in modo che credano alle nostre azioni”. Ma quelle azioni devono essere avvalorate da un bagno di preghiera, e quale preghiera!”. Ricordati, Smiderle caro, che il mondo ormai non si interessa più di Dio, però è ancora disposto ad ascoltare i sacerdoti santi. Ma bisogna fare presto. Il mondo non crede più alle parole: sono abituati a sentire i deputati sotto le elezioni i quali promettono mille cose. Sentivo in un paese che la gente diceva: “Fra poco sarà ora delle promesse... Sono quindici anni che sentiamo promettere che faranno queste cose”. Parlavano dei Tretti. Giovanni diceva: “Manca la cabina elettrica e adesso, presto, ce la prometteranno un’altra volta; sono tre volte che ce la promettono. Ogni volta che arriva il tempo delle elezioni vengono e ci promettono la cabina elettrica a Bosco. Presto ce la prometteranno un’altra volta. Ormai siamo abituati a sentircelo promettere ogni volta che ci sono le elezioni. Vengono i deputati e chiedono quali siano i bisogni, prendono nota... va benissimo. Vengono le elezioni... Arrivederci fra cinque anni a ripetere le promesse!”. Pressappoco, caro Giacobetto , questa potrebbe essere la storia dei preti e dei diaconi. “Non credono più alle nostre parole; facciamo in modo che credano alle nostre azioni”. Figlioli, a questo proposito c’è il pericolo che uno capisca queste cose e dica: “È giusto...”. Ti pare, Berto? È facile capire e dire che queste cose sono giuste; è facile che Umberto dica che tutto ciò è giustissimo e che bisogna che sia così, ma poi cominci a dire: “Ecco, Daniele non è così! Quell’altro non è così!”. E tu sei così? Ecco l’inganno del demonio, e cioè che si capiscano queste cose, poi ci si metta a guardare gli altri: “Ecco, dovrebbe essere così: don Luigi non è così! Adessa, no! Quell’altro, no! Quell’altro, no!”. Guarda te stesso, e allora, se ti guardi bene, vedi che sei in mutande e fai: “Aaaaahhhh!”. Tante volte vi ho detto, figlioli, che dovete avere il coraggio di domandare agli amici: “Che cosa pensi di me?”. Bisogna mettersi in sette o otto amici e dire: “Beh, diamoci il voto sul F.A. Datemi il voto proprio sul fuoco apostolico, datemelo!”. Se qualcuno vedesse cinque o sei o sette o otto o dieci amici dirgli: “Sì, per il F.A. cinque... sette... cinque...”, qualcuno che crede di essere un idoletto, improvvisamente si accorgerebbe del concetto che i suoi amici hanno di lui. State attenti, perché più volte mi è venuto il desiderio di fare questa esperienza con qualcuno, ma sarebbe un pochino troppo grossa; bisognerebbe che fosse lui a farla. Quella volta, chi è stato? Pino ? Pino è scappato via quando si è accorto cosa pendeva su di lui. Non parole figlioli, ma azioni!MONDO ateismo
SACERDOZIO prete
PAROLA DI DIO
ESEMPI testimonianza
APOSTOLO testimonianza
DIACONATO
FAMIGLIA papà
CROCE Demonio
COMUNITÀ
ESEMPI giudicare
ESEMPI correzione fraterna
Cfr. Salmo 127,1.
L’assistente Antonio Zordan stava preparandosi per la missione nel Chaco (Argentina).
MI181,8 [23-05-1967]
8 “Ma quelle azioni devono essere avvalorate da un bagno di preghiera, e quale preghiera! Don Poppe piangeva su quei sacerdoti che perdono di vista il solco del soprannaturale e poi si aspettano troppo da una eccessiva attività”. Fa compassione vedere tutto ridotto a una organizzazione esterna; quando hai perso di vista il solco del soprannaturale lavori inutilmente: “In vanum laboraverunt qui ædificant eam... in vanum laboraverunt!”. “Vivono per un’ora la loro vita sacerdotale all’altare, la mattina, e subito dopo divengono dei borghesi qualunque”. Alla mattina si è preti un’oretta all’altare, e poi tutte le altre ore si diventa ‘borghesi qualunque’, degli impiegati statali, dei funzionari della Chiesa. “Di qui il suo appello ininterrotto al sacrificio. “Restare ostia con l’Ostia. La nostra vita non ha alcun senso se non siamo delle vittime”. La vita del sacerdotale, la vita del diacono, non hanno alcun senso se non siamo vittime. Caro Antonio , se andato nel Chaco non ti mangiano, non va bene! Se quando vengo là mi dite che tutta va bene, benissimo: “Ah, don Ottorino è uno spettacolo. Tutto bene, tutto bene”. Ahi, ahi, ahi! Dico ad Antonio: “Caro, fa’ le valigie e torna a casa con me che ti mando in un’altra parte!”. “Senza quest’opera continua di victimatio, le nostre preghiere e i nostri colloqui spirituali si riducono a chiacchiere superficiali, e le nostre prediche sono semplici parole gettate al vento... Un cuore di sacerdote che non sanguina non è un cuore di sacerdote”. A questo punto mi fermo perché mi sembra che abbiamo sufficiente materiale di riflessione.APOSTOLO attivismo
SACERDOZIO prete
EUCARISTIA S.Messa
DIACONATO diacono
CONSACRAZIONE immolazione
MISSIONI
CROCE
Don Ottorino sembra interrogare tutti i presenti, in particolare l’assistente Giuseppe Filippi, Zeno Daniele, Alberto Baron Toaldo, Luciano Bertelli, Umberto Manzardo e il religioso ugandese John Berchmans Kayondo.
Antonio Pernigotto aveva piantato delle viti nel terreno antistante l’ala nord della Casa dell’Immacolata.
MI181,9 [23-05-1967]
9 “Un cuore di sacerdote che non sanguina non è un cuore di sacerdote”. Quando c’è un cuore sacerdotale che sanguina e che gioisce di sanguinare per amore del Signore, che ama Dio e che prega nonostante senta l’aridità, allora c’è un uomo che diffonde grazia, che diffonde amore, che semina questo Spirito con il suo spirito. Qui mi fermo. Se ora volete fare qualche domanda o proporre una discussione su questo argomento, lo facciamo ben volentieri. Tu, Filippi caro? Zeno? Siete tutti d’accordo? Anche tu, Alberto? Bertelli? Siete d’accordo su queste cose qua? John, hai capito che bisogna soffrire, che bisogna patire per amore del Signore, il caldo, il freddo dell’Africa, un po’ tutto, non è vero? Tu, Berto, hai capito? Non vado più avanti: vi lascio alcuni minuti per meditare, e domandiamoci: “Siamo veramente così?”. Esaminiamoci se abbiamo fatto qualcosa per diventare così o se pretendiamo di diventare così senza fatica. Guardate le viti di Antonio : sono diventate così, ma ha dovuto vangarle, ha dovuto mettere i pali di sostegno, ha dovuto levare i pampini in eccesso, ha dovuto legarle... ha dovuto fare un mucchio di cose. Ora, se per una vite occorrono tante cure, pretendete che per noi non ne occorra nessuna? Non possiamo andare avanti solo criticando: ci vuole il lavoro di potatura, un lavoro faticoso per andare verso la santità. Bisogna che ce la mettiamo tutta perché è la cosa più difficile che ci sia. Non si va avanti alla buona: “Beh, quella cosa là cresce da sola!”. Senza sacrificio non c’è niente da fare. Amen.SACERDOZIO prete
CARITÀ
CROCE sangue
APOSTOLO entusiasmo
APOSTOLO missione
DIO amore a Dio
CROCE aridità
GRAZIA
COMUNITÀ
dialogo
CROCE sofferenza
CROCE
PECCATO
VIRTÙ
ESEMPI santità
COMUNITÀ