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L’APOSTOLO VIVE IN COSTANTE UNIONE CON IL SIGNORE.

MO333 [27-11-1970]

27 novembre 1970

MO333,1 [27-11-1970]

1. Sia lodato Gesù Cristo.
Cerchiamo questa mattina di terminare questa benedetta scheda per poterla poi mandare al macero, anche questa come tutte le altre, e cioè tanto per riallacciarci... “... filantropica, di convenienza o egoistica?”. Dopo ne abbiamo letto un altro punto, ma... Qui vorrei rispondere pubblicamente ad una obiezione che mi è stata fatta in forma privata. L'obiezione è stata questa: "Come si fa, praticamente, a scegliere, insomma, apostolicamente, cioè... Mi pare che sia un po' difficilino - diceva questo fratello - prendere adesso lì tutte le mie azioni perché, ad un dato momento, c'è la natura che si dimentica; insomma, si va avanti così... ci si dimentica, e ci si ricorda ad un certo punto". Ecco, direi, se noi facciamo il proposito che le nostre scelte siano tutte apostoliche, ci sforziamo di esaminarci che le nostre scelte siano apostoliche e andiamo per questa strada... Guardate che parlo un po' secondo la mia povera, misera esperienza. Qui abbiamo la filosofia, abbiamo la teologia, abbiamo la ragioneria, abbiamo... Ci possono essere tante altre strade, no? Non è detto che tutte le aziende abbiano andare per una strada, ma, adesso, dico un po' come ho cercato, ho pensato io, e siccome mi pare che sia una strada abbastanza, mi pare, comoda, cioè facile un pochino... Andare per questa, cioè quella dell'esame di coscienza, della prova, eccetera, diventa un po' tormentosa qualche volta. Mi pare che sarebbe molto più semplice se noi mettessimo a fuoco la preghiera e l'unione con Dio. A un dato momento, senza accorgerci, le nostre scelte non possono essere che scelte apostoliche, scelte di unione con il Signore.

MO333,2 [27-11-1970]

2. Andiamo al concreto. Per esempio: questa mattina sono venuto qui in chiesa, mi sono messo a recitare le preghiere e ho incominciato il “Padre nostro”. Piano: "Padre nostro...".Vediamo un po'. E avevo da dire Mattutino e ho detto: "No, faccio di meno, lo dico dopo e recito il “Padre nostro” al posto del Mattutino”. Ma dopo dico anche il Mattutino, intendiamoci bene, e mi son messo lì: “Padre nostro”. Beh, vediamo un po' se siamo capaci, stamattina, di darci un significato nuovo a questo “nostro”. E ho incominciato a pensare, guardare: “Gesù: te si lì ti; tira fora qual cossa de novo, sempre lo stesso pasto; vedemo se podemo cambiare un pochino, no?”, e go dito: “Varda, potremmo fare così: tu sei lì nel tabernacolo, lo Spirito Santo è dentro di me, due persone della SS. Trinità intanto sono qua, no, la terza è su. E allora dico: senti... i rapporti che esistono tra Padre, Figlio e Spirito Santo; il Figlio generato “ab eterno”, no, lo Spirito è l'amore che va dal Padre al Figlio. Perciò se ci mettiamo noi tre insieme facciamo un'altra trinità nuova e ci mettiamo a pregare insieme il Padre. E allora cominciamo, - ho detto - adesso: Gesù, vieni qua con mi, Spirito Santo con mi, e cominciamo il "Padre nostro". "Padre...". Ciò, xe differente il modo che ghe digo padre mi a Dio de quello che lo dixe Gesù Cristo! Differente per tante robe: se considero Gesù come figlio di Dio fatto uomo, “miserèmini mei saltem vos”, amici miei, no? Pensare come lui ha corrisposto all'amore, come lui "si è fatto obbediente fino alla morte", come lui ha cercato di realizzare i piani del Padre! Ben, mi son più piccoletto de sti tre qua, almanco... Non penso mia de fare un atto di umiltà, vero, disendo che son el più piccolo dei tre. Ma, a un dato momento, cominciando a recitare il "Padre nostro", ma proprio meditare il "Padre nostro", così. "Padre, Padre... nostro, che sei nei cieli...", e allora pensando a Gesù quando che era in terra e pensava al Padre suo che era nei cieli. "Sia santificato il tuo nome". Ma cosa desiderava Gesù? Cosa desidera lo Spirito Santo? Perché lo Spirito Santo è disceso nel Cenacolo, negli Apostoli? Perché venga santificato il nome del Padre, no? Figlio e Spirito Santo sono discesi in terra per santificare il nome del Padre. "Venga il tuo regno". Ah, ben! "Caro Signore, - go dito - il regno di Dio vien se mi entro nella SS. Trinità, se io riesco, ecco, a vivere questa vita, Padre, Figlio, Spirito Santo e mi; mettemo Figlio e Spirito Santo che preghemo el Padre anch’io qui in terra insieme”. Questo è il regno di Dio.

MO333,3 [27-11-1970]

3. Di qui nasce la scelta apostolica. Arrivati a questo punto nasce la scelta apostolica di tutte le mie azioni, perché io non posso che scegliere azioni che piacciono al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Quando dico scelta apostolica intendo dire quello che piace al Padre, Figlio e Spirito Santo, no? È sbagliato con la filosofia?
Perciò, ad un dato momento, se io riesco a vivere anche nell'aridità spirituale questa vita di unione con il Signore, questa vita di amore che può essere espressa in una meditazione, che so io, di un quarto d'ora o mezz'ora, o può essere anche espressa con un "Ciao, Signore!" passando vicino alla chiesa, o con un "Padre, ti saluto!" guardando le stelle o guardando il sole, va ben, se io riesco a realizzare questa vita di unione con il Signore, questa vita di preghiera, di ringraziamento, di amore, di adorazione con il Signore, è chiaro che io entro nel piano di Dio, e se entro nel piano di Dio tutte le mie azioni non possono che entrare nel piano di Dio perché, allora, tutte le cose, anche le più materiali, se non le faccio per Iddio, che m'interessa a me? Allora, allora sì posso dire realmente: "Se il Signore mi facesse sentire, capire solo, ma solo una virgoletta, che la sua volontà è che distruggiamo tutto, distruggiamo tutto". Per me lo stesso è costruire che distruggere. Se io riesco ad entrare in questo senso di amore con Dio, per noi dev'essere la stessa cosa dire: "Adesso io faccio andare diritta la macchina o la faccio andare rovescia, la faccio andare con la marcia avanti o con la marcia indietro, vado in su o vado in giù". La natura umana, no! Per la natura umana non è mica la stessa cosa, perché se sto andando su per il Summano, giusto, mi voria andar su e non andare xo a scarivoltoloni, no? È chiaro? Ma lo spirito deve essere in questa disposizione: "Padre, vuoi che attacchi la marcia avanti o la marcia indietro? Se attacco marcia in avanti vado in su, se marcia indrio vado in xo a rabaltoni". Eh, va ben! Ma spiritualmente io devo essere disponibile nelle mani di Dio così, ma non per un ragionamento, ma perché non può essere diversamente. Se io voglio bene al Signore non può essere diversamente. Alla base di qualsiasi decisione, alla base di qualsiasi ricerca, spostamenti di casa o spostamenti di mestiere o spostamenti di cose, ma, ma, gnancha per sogno!

MO333,4 [27-11-1970]

4. Scusa... Noi, per esempio, ieri siamo andati fino a Luino per il cinema: è un po' di tempo che ci stiamo lavorando dietro così. Ma, state attenti, scusate, permettete un pochino che io dica una stupidaggine. Pensate voi che se in questo momento il Signore, supponiamo che don Aldo fosse superiore di tutta la Congregazione e mi dicesse: "Senti, guarda, ci ho pensato sopra, ho pregato: basta, adesso butta via tutto", e mi dicesse: "Prendi il carretto e porta tutto xo per l'Astichello". Anime de Dio! Ma guardate, come faccio con questa carta qui e la metto qui, prenderei il carretto e lo porterei giù per l'Astichello. E se non fossi in questa disposizione spirituale sarei stonato, e non sarebbe a posto quella roba là, perché allora cercherei me stesso e non cercherei la gloria di Dio. E questo dicasi non di quella roba lì, ma di tutte le cose.
Se mi dicesse il Signore: "Prendi il carretto, ciapa tutti i tusi dell'Immacolata e portali xo per l'Asteghelo", va ben, ve preparerò una barca dopo, se el Signore nol me dise gnente, ma ve metto xo par l'Asteghelo... me dispiase tanto, vero, con la testa in xo anca. Amici miei, voi direte: "Che santità!". Ma no santità! Dite santo uno perché se lava el viso la mattina? Che pulito che l’è Battista perché se lava el muso la mattina, no? Cossa vuto che sia! Se no el xe un mas-ceto, no? Ora, un cristiano che cerchi di vivere la sua vita da cristiano, un religioso la vita da religioso, un prete la vita da prete, non state far monumenti di santità o aureole di santità. Vedete con che schiettezza che ve lo dico, perché, perché mi pare che è talmente necessaria questa cosa qui che sarebbe un, un... per conto mio, una mancanza di serietà professionale, se volete dire con una brutta parolaccia che corre adesso nelle bocche di tutti. Ora, un medico, un medico, può vantarsi un medico perché el sa fare un'iniezione, perché el sa misurare la pressione a un ammalato, perché sa far una diagnosi, insomma, per esempio, vede che uno ha un dente guasto e el dise: "Ciò, el ga un dente guasto"? Insomma, fin lì a ghe rivo anca mi, no, Marco? Cosa ghin disito, no? Ora, a un dato momento, certe diagnosi saranno un pochino... ma diagnosi un po' chiare e precise un medico deve saperle fare.

MO333,5 [27-11-1970]

5. Ora, un prete che va a salvare le anime, che è l'uomo di Dio, l'uomo della preghiera, l'uomo che apre fuori là... una etichetta e dice: "Qui si vende santità" o “Si riceve santità”, no, "Qui, se volete la santità, eccola qui!". Questa veste, caro Raffaele, tu ti presenti adesso in treno, in bar, o so io, in corriera o a casa, tu dici con la tua veste: "Volete Dio? Venite da me! Avete bisogno di Dio? Venite da me!". Una volta i andava dai pitoni, se andava, e va ben! Noi siamo gli uomini che vanno d'accordo con Dio, e la nostra buona gente lo esige questo da noi. Anche i cattivi, che dicono di non credere in Dio, esigono da noi che siamo gli uomini di Dio. E ora l'uomo di Dio non può farsi con commedie, con stupidaggini, eccetera. L'uomo di Dio si fa rimanendo a contatto con Dio, e a contatto con Dio non perché el sta lì ore a dir su preghiere...
Non so, ad un dato momento questo rapporto: "Dio, mio Signore, presente in me, presente nell'ambiente dove sono, presente anche nei fratelli...". Ma allora sì è presente nei fratelli, ma quasi mi inginocchio ad adorarlo un mio confratello. Ma quando io vedo, supponiamo, uno di voi che a un dato momento ha appena fatto la comunione, ma m’inginocchierei e prenderei un turibolo per incensarlo; quando vedo uno di voi che dice una parola di amore, una parola di carità, che fa un sorriso ad un compagno, eccetera, ma qui si deve sentirlo Dio, no vederlo solo, si deve sentirlo Dio. Uno che è in grazia, uno che è in grazia, che è consacrato al Signore, che vive con gioia la vita qui, che volontariamente resta qui, ma scusatemi tanto, amici miei, si deve sentire la presenza di Dio qui, ma la si sente in tanto in quanto si conosce Dio, perché allora io lo vedo Dio, lo vedo, lo sento perché io lo conosco Dio. Scusate se ho insistito su questo, ma ho avuto piacere dare una risposta un po'... Non so se sono riuscito, caso mai quel tale che è venuto da me poi mi dirà se è stato sufficiente ed esauriente. Ma vi pregherei, insomma, ecco, cercate di mettere a fuoco questo. In noi le nostre scelte devono essere necessariamente apostoliche. Abbiamo il dovere... per noi è un dovere proprio di... vorrei dire, di giustizia verso le anime, perché noi siamo... Non è come uno che dice: "Beh, te si insima a la montagna, eh! Se te vui andare all'Inferno, vaghe ti!". Noi no, noi no, noi... Pensate cosa vorrebbe dire... Avrete visto don Piero, qua: non è mica lo stesso che sia un santo o non sia un santo all'Isolotto. C'è una responsabilità sociale. Ora tutte quelle anime dell'Isolotto sono legate: è come un pilota che guida un aereo, e tutte le persone che son dentro sono legate un pochino alle mani di quel pilota. A un dato momento le anime che sono affidate a noi sono entrate nel nostro apparecchio e noi stiamo conducendole in mezzo alle nubi, sopra le montagne, sopra i precipizi, vero? Ora, non possiamo scherzare: c'è una responsabilità. Voi sapete che anche nel campo parte civile come sono severi, come uno che guida un pullman, eccetera, che leggi che ci sono. Ora, noi guidiamo un aereo che va verso il cielo, no?

MO333,6 [27-11-1970]

6. Seconda cosa. Qui mi pare d'avervela accennato l'altra volta: se non siamo arrivati a questo punto, di chi è la colpa? Vi ricordate? Mi pare che abbiamo accennato a questo. Anche qui vorrei rispondere un pochino.
La colpa... Purtroppo noi siamo fatti ad immagine di Dio, ma, quando nasce un putelo, i dixe: “Guarda come che ghe someia a so mama! Guarda Marco come che someia a so papà, guarda che naso... basta vardare el naso, ghe someia, ghe someia”. Ora, noi siamo fatti ad immagine di Dio, ma siamo fatti anche ad immagine dei nostri progenitori. I nostri progenitori, se non sbaglio, perché non so adesso le Sacre Scritture, gli studi nuovi, eccetera, ma mi pare che in principio della nostra origine... Adesso lasciamo stare l'immagine del pomo o dela siresa o del persegaro, resta però che all'inizio Eva ha detto al Signore, cioè sì, cioè Adamo ha detto al Signore: "È stata la donna che me lo ga dà, non son miga sta mi, xe stà ela". Ecco, all'inizio i nostri progenitori i ga comincià a scaricarse l'uno con l'altro, e la donna: “Miga mi! El xe sta el serpente, xe sta lu, le sta lu”. Però el serpente ga ciapà la sua, ma anche la donna ga ciapà la sua e anche Adamo ga ciapà la sua; nessun dei tre se la ga cavà, sebben i ga parà indrio, no, parà indrio. Ora, ecco, io ho insistito l'altra volta e io vi prego anche adesso. Guardate che uno degli inganni del demonio è dare... è questo, dire: “Io non riesco a fare questo perché gli altri non mi danno". Guardate che l'altra volta ho sottolineato, se ci sono rimasti solo due talenti e gli altri se li è tenuti in tasca l'animatore o il padre spirituale o il maestro dei novizi, eccetera, guardate che i due talenti devono diventare quattro, e non è un motivo sufficiente perché ne avete ricevuti due soli e gli altri sono rimasti in tasca degli altri, di dire: “Metto via anche questi o spendo anche questi”. Ora, proprio vi direi, ecco, questo: non scagliamoci contro nessuno. Siamo in una situazione tale che, se vogliamo farci santi, abbiamo la possibilità fin che vogliamo perché un tabernacolo lo abbiamo, un'anima l'abbiamo, una ragione l'abbiamo, possibilità di pregare l’abbiamo, e in qualsiasi circostanza che ci troviamo possiamo farci santi. Perché, guardate che il demonio è fatto così... Dice a don Zeno: "Se io invece che essere in mezzo ai numeri, “pondere et mensura”, vero, là, eccetera, se io invece fossi, per esempio, a San Piero, al ricovero de San Piero, in mezzo alle vecete e ai veceti, solo a parlar de Dio, mi troverei molto bene, certamente mi farei santo". Dice el cappellan di San Piero: "Ah! Se mi fusse in mezzo alla gioventù, là in meso, se ghesse occasion per esempio, per esempio, l'amministrasion, e go la possibilità de trovar gente de qua e là... podaria parlar de Dio e farmi santo". El demonio xe fatto così. Ci vorrebbe portar via dall'ambiente dove siamo dicendo: "Tu non ti puoi far santo in quell'ambiente lì; bisognerebbe cambiare, cambiare, cambiare". Ora, attenti, e invece proprio dove siamo e nelle situazioni che siamo, restando fermo il principio che, se ci troviamo delle difficoltà, abbiamo il dovere di parlare, è chiaro, ma proprio lì, nelle situazioni che siamo, possiamo farci santi. Perché la santità è fare per amore di Dio quello che ogni giorno il Signore ci domanda, che può essere una cosa grande o una cosa piccola.

MO333,7 [27-11-1970]

7. E non dimentichiamoci mai quel fatto del santo Vangelo che quella benedetta donna che ga messo là cinque franchi nella cassetta dell'elemosina la ga messo de più che non quei altri che ga messo i dodici milioni, ma quei là... Ghe gera le pie donne qua, e go dito: “Sentì, la Teresina ga brontolà un pocheto: "Se gavesse soldi mi... mi ghin daria de pi de dodese milioni. Non podaria anca mi dare così?”. Mia vero!”. Allora go tirà fora la storia dell'obolo: “Là, - go dito - i ga dà cinque franchi, e ghe gera sta un commendator che gaveva dà diecimila franchi questo signore. Fe conto, - go dito - quel giorno, a Monte Berico l’otto settembre, tutti i ga messo soldi... na povera donnetta ga tirà fora dal fassoletto cinque franchi; quei val più che non fa tutti gli altri. I frati conta, go dito, ma il Signore conta differente”. Ora, attenti, eh, ghe xe Battista che se move... Il Signore conta in altro modo, in altra forma.
Ora, ricordatevi questa faccenda, eh, che quando noi facciamo con amore, abbiamo dato tutto, e quando abbiamo dato tutto, abbiamo dato, cioè, più del Papa, cioè abbiamo dato praticamente, abbiamo dato praticamente quello che si aspettava il Signore. Perché se io ho in mano una ciliegia sola e una persona me la domanda gliela do, ho dato di più che uno che ha un cesto di ciliege e ne dà una manata a un altro, perché ho dato tutto. E anche ai bambini, anche ai bambini... Noi siamo fatti così, diciamo, i ga na caramella sola: “Me la deto a mi?”, per provare un po' la generosità, no? "No, caro, tientela". Se ghi nemo ghin demo altre tre, ma lo proviamo, no quando che ghi na tante, col ghi na proprio una: “Dai, me la deto mi?”, per provare l'amore. Il Signore fa così. Guardate che per provare il nostro amore, specialmente se abbiamo pochi talenti, poche cose: "Damelo, voio vedare se te me lo de. Varda, te ghe diese minuti liberi: vegnarissito qua un tochetelo con mi lesare un libro bon?”. "Eh, eh...". E scorlemo la testa... E lo dico per esperienza mia. Mai capitato qualche ispirazione così? E cerchemo de tutto per far finta de non sentire... Scorlarse, moverse per non sentirla, per non sentirla, no? Ecco, ora state attenti, siamo come quel bambino che la mamma allunga la mano: "Mi dai quella caramella?", "Mamma, ghe xe el sole!". Ecco state attenti, noi tante volte facciamo così, ma non è santità.

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8. Entriamo nell'ultimo punto; il tempo è quasi passato.
L'ultimo punto direbbe così: "C'è un momento della vita in cui la colpa o il merito ricadono tutte su me e si ripercuotono sull'eternità". Questo il punto. Ricordo che avevo sedici anni, e mi ha fatto impressione uno di quei soliti libretti un pochino di letture un po' spirituali, e c'era una frase che diceva pressappoco così: "L'uomo si decide con due o tre sì o con due o tre no dai diciasette ai vent'anni". Due o tre sì, due tre no; dopo si può anche rimetterli a posto, ma due o tre sì o due tre no. Adriano dise: "Ahi! Son rovinà!". Attenti, effettivamente è così. A un dato momento, a un dato momento, si tratta di essere coerenti, di dire: "Ho visto, ho deciso e faccio!". Dopo, naturalmente, ci saranno i capitomboli, importa niente, però io ho deciso e faccio. Ho visto una ragazza, sono stato lì, la sposo e non si discute più; dopo ci saranno le tentazioni, eccetera, però quella è mia moglie, quella è la mia famiglia. Ora, vedete, a un dato momento non possiamo scaricare sugli altri; dobbiamo prendere la responsabilità delle nostre azioni, e guardate che proprio a un dato momento siamo responsabili in pieno sia del bene che del male. Non stiamo, non stiamo andare avanti sempre... sa... Cosa direste voi, per esempio, se don Giuseppe che fra poco andrà all'esternato, no, e parte da qui e quando che è arrivato lì davanti alla casa dove stava prima Nassi: "Oh, mamma mia!", torna indrio, vien dentro qua, co l’è su par la porta: "No!", el torna indrio e el va avanti fino al sportelo che va dentro all'esternato, co l’è là: "Mamma mia!", torna indrio el vien fino al porton, el sta lì una s-cianta pensare da solo e poi torna indrio, el va fino al porton grande, po el torna indio, vien qua de corsa, camminando in fretta, fino al portelo dove che va su là gli ospiti, co l’è là torna indrio? Insomma, el continuasse così fino a mezzogiorno, così... Mi son convinto che un'ambulanza faria presto ad arrivare, no? Con tutto el rispetto che go par don Giuseppe, ma un'ambulanza arrivaria, e trovarissimo el posto subito, subito, vero, per dire: "Te si da da San Felice!". Ora state attenti. Tante volte la nostra vita spirituale è così. Ma, scusa, verzi la porta e va bevare un caffè, almanco! Ma così... tira, mola, provo, tento, molo, eccetera. Insomma, non xe gnanca da uomini, insomma! Queste cose noi le condanneremmo in don Giuseppe e lo compatiremmo poveretto, va ben! Ora state attenti che spiritualmente con il Signore non facciamo così:

MO333,9 [27-11-1970]

9. “Veto?”.
“Sì”. “Ma sito andà?”. “No... Non son...”. “Ma perché?”. "Non so neanche mi...”. “Ma perché te si vegnù qua?”. “Ma, voio provare...”. Insomma, un andare e venire, insomma... Oh! Almanco va in ostaria, imbriagate, vero. Va’ da Cucarolo, vien casa imbriago, ma almanco te gavarè fatto qualcosa, vero; ma indrio e vanti in quel modo lì! Almanco che te te fussi messo là a zugare na partia de carte! Dico male? È proprio il caso di "nec calidus nec frigidus". Ergo, in manicomio... Chiaro? Ora, ecco, io direi: state attenti, cerchiamo di domandare al Signore l'aiuto che ci illumini e la Madonna che ci assista, ma mettiamoci dinanzi al Signore come ha fatto Sant'Ignazio, perché siamo partiti proprio da Sant'Ignazio. Vi ricordate bene che, a un bel momento, ha passato la sua notte là, la veglia d’armi, e dinanzi al Signore ha detto: "D'ora innanzi il mio capitano sei tu e giuro obbedienza a te, mio Signore". Ora, a un dato momento, anche noi dobbiamo fare al Signore una promessa, una donazione, un'oblazione di tutti noi stessi, ma proprio totalitaria, cominciando dalle suole delle scarpe al ciuffo dei... adesso i porta de quei capelli, vero, dei capucci grandi... dei ciuffi grandi nel ciuffo in zima; proprio, ma... totalitaria: "Signore, eccomi qua di giorno e di notte, sano o ammalato, in un posto o nell'altro, nell'aridità o nelle estasi; a me non interessa niente, a me solo interessa fare la tua volontà ed essere completamente tuo". E a simbolo tenete un po' la lampada del Santissimo, eccola là: accesa per il Signore, che si consuma per il Signore, solo per il Signore. Ricordo ancora quello che vi ho detto altre volte in quella frase di monsignor Veronesi che diceva: "La nostra vita è come una candela accesa per il Signore: poco importa dove, come si consuma, purché si consumi solo e interamente per lui". La nostra preghiera dovrebbe essere questa: "Signore, fa’ che io mi consumi come lampada del Santissimo. Signore, fa’ che la mia vita sia solo tua, completamente tua, quello che io faccio sia solo per te; non m'interessa una cosa o l'altra; se puoi, dammi qualcosetta".

MO333,10 [27-11-1970]

10. Per esempio, ieri c'era un po' di nebbia a Milano: "Signore, se è possibile...”. Che andemo o non andemo, gavemo dito, fino a Luino? Mancava pochi minuti a mezzogiorno; eravamo vicino a Linate; dovevamo andar in un posto sul mezzogiorno, andare sul mezzogiorno voleva dire darci da mangiare, e allora: "Cosa facciamo, Signore? Diciamo un'Ave Maria che la ne illumina. Cosa ghemo da fare?". Ho detto: "Andemo fino a Luino, magemo lì, dopo andemo a trovare l'ingegnere e...”. Va bene! Parti, all'una eravamo a Luino, abbiamo fatto quello che era necessario da fare. Ma el Signore subito dopo: non c'è più nebbia, una giornata bellissima sul lago Maggiore. Ho detto: "Signore, quanto bon! Grazie, varda che belo! Te me ga fatto passar mezza giornatina...". Ah, xe na bellezza se lo facciamo col Signore! Go dito: "Ma perché non se podaria vegner xo con tutti i tosi, xo par de qua, almanco con un gruppetto, con i più buoni, magari, no, per convertirli un pochino?”. Ma, sa, viverla la giornata così. Avessimo trovato nubi, avessimo trovato pioggia: "Ben, Signore, saria sta meio el sole, ma pazienza!".
Ecco, mi pare che se la nostra vita di religiosi è imperniata nell'unione con Dio, ma diventa un paradiso anche in terra, è un iniziare il nostro paradiso. Ma guardate che per noi è necessario questo qui, e non soltanto è auspicabile per la nostra vita spirituale, è necessario per il nostro apostolato, perché altrimenti in confessionale, negli incontri con le persone, negli incontri con le famiglie, negli incontri evangelici, non abbiamo niente da dare. E se non abbiamo niente da dare, amici miei, è meglio chiudere la bottega e dire fallimento. Sia lodato Gesù Cristo!