1. Sia lodato Gesù Cristo!L'altro giorno mi sono recato a visitare due coniugi anziani, piuttosto anziani: lui faceva l'impresario, e attualmente vivono la loro vecchiaia godendo quel po' che hanno; non sono ricchi e non sono poveri, vivono discretamente. La signora, si può dire, che consuma tutte le ore del giorno e della notte, dico anche della notte, perché quando non è fuori, è al telefono, per la San Vincenzo, per aiutare i poveri: perché c'è un seminarista che non ha i soldi da pagare, e allora va in cerca da una signora che aiuti il seminarista; perché le Missioni Estere hanno bisogno e allora va in cerca di qualcuno che aiuti le Missioni Estere. Insomma aiutare, aiutare, aiutare. E quando che è a casa, allora prende in mano il telefono e allora telefona a una: "Vero...", rende conto a quell'altra, e tiene un collegamento caritativo. Non hanno figlioli, la loro vita è così. E il marito fa da mangiare, perché lei possa andare a visitare i poveri, perché possa andare in cerca; e si aiutano proprio... "Vai, vai, va' tu, va' che penso io... penso io... Non sta' aver paura; va' tu, va', va', faccio io, faccio io a casa". Cioè una vera e propria collaborazione nella carità.Tempo addietro ho avvicinato anch'io questa persona, perché ci ha già aiutato per il passato e, quel po' che può, ci aiuta, l'ho avvicinata perché ci desse una mano a trovare un po' di beneficenza per la nostra legatoria. E dire questo voleva dire lanciarla. Ed è partita: è andata di qua, è andata di là e già cominciano ad arrivare i frutti del lavoro. Infatti, mi è arrivata una telefonata l'altro giorno di andare a ritirare un milione in un certo posto, milione che lei, spingendo, aveva fatto uscir fuori. E quando sono andato a ritirare il milione, poi sono passato in casa anche di questa signora per ringraziare anche lei di quello che aveva fatto. "Oh niente, niente, don Ottorino, per carità! Solo voglio domandare: e se per caso qualcuno non potesse dar tanto, e desse trenta, quaranta, cinquanta mila lire, lei può accettare anche quelle?". Ho detto: "Sa, il mare è fatto di gocce, no, il mare è fatto di gocce".Però, entrando lì in casa, mi dice suo marito: "Sa, dice, deve perdonare se non abbiamo fatto tanto in questo ultimo periodo, perché mia moglie è stata ammalata". Vado su di sopra... "Signora...”; era in un pigiama di quelli là rosa, di quei grandi e grossi là, si vede che era su e giù dal letto. Ho detto: "Signora, ho sentito che è stata ammalata". "Eh, cosa vuole, pazienza, sa, il Signore non mi ha voluta, sono arrivata fino alla porta; non mi ha voluto". "E cosa ha avuto?". "Ah! Broncopolmonite, ma me la son vista brutta, sa, me la son vista brutta - dice - perché son arrivata lì, lì. - dice - C'è stato un giorno specialmente, quando che mio marito è andato fuori a prendere le medicine...". "Ma - ho detto - siete sempre stati in casa da soli?". "Eh, sempre da soli. - ha detto - Cosa vuole, non c'è nessuno - dice - qui...". "E perché - ho detto - non ha telefonato, non mi ha domandato... almeno che venga qui a darle una benedizione? Avvisare un pochino... O mi considera di casa o non mi considera di casa! Almeno una telefonata: sarei venuto così volentieri". "Sapesse, - ha detto - sapesse come l'avrei ricevuta volentieri la benedizione! Sapesse quanto ho desiderato che lei venisse in questi diciasette giorni". "E perché non mi ha telefonato?". È stata lì un po' vergognosetta. Ha detto: "Ne sentivo tanto il bisogno, desideravo tanto, tanto una visita, ma ho pensato che forse per voi, per i vostri giovani che si preparano a essere missionari, sarebbe giovato di più fare un sacrificio, e ho offerto il sacrificio al Signore". Vi dico: sono arrossito, sono arrossito! Questa creatura che ha bisogno, senza figli, che sente il bisogno, è là con la broncopolmonite, un po' fra vita e morte un pochino, no, che sente il bisogno di una parola di conforto, di una benedizione, che la desidera ardentemente e la rinuncia per poter fare un sacrificio per noi.
MO248,2 [29-11-1968]
2. Amici, sentivo il bisogno di dirvela questa cosa.Possiamo noi allora rinunciare a qualche piccolo sacrificio? Accontentare noi stessi se anime così belle, così generose, sanno fare tanto per noi? Vedete, dobbiamo imparare una cosa, quella che in altre circostanze è stata ripetuta anche a gruppi: senza penitenza non ci possiamo salvare.E se noi nella vita apostolica troveremo delle anime veramente belle che lavorano per la salvezza delle anime, per le opere caritative, che credono in Dio e hanno una vita imbevuta, si può dire, di cristianesimo, ricordatevi, se andiamo in fondo, troviamo che sono anime penitenti, che sanno fare sacrifici, che sanno fare penitenza.Quando voi vedete uno, un domani, un sacerdote o un diacono che lavora, che fa, eccetera, direbbe l'altro: "È vera gloria?". Diciamo noi: è vero cristianesimo, è vero apostolato? Provate a vedere: è un'anima penitente, è un'anima che si sacrifica, è un'anima che dà sangue, che bagna col sangue quel suo lavoro? State tranquilli: è un lavoro catalizzato, perché la catalizzazione del nostro lavoro apostolico è sempre il sacrificio.E allora, prima di partire con la nostra meditazione, diciamo al Signore che ci insegni a patire per amore del Signore, per amore suo. Francesco Giuliari, piccolo di quattordici anni, il primo che ha cominciato a offrire sacrifici per la nostra Congregazione religiosa, alla sera del primo giorno della sua salita, vorrei dire della sua volata verso Dio, gli ho domandato: "Francesco, che cosa hai imparato in questa giornata?", e mi ha risposto: "Ho imparato a patire per amore del Signore". Chiediamo a Gesù che ci insegni anche a noi a patire per amore suo e per amore delle anime.
MO248,3 [29-11-1968]
3. La scorsa volta abbiamo incominciato a commentare le delibere sulla pietà. Adesso i numeri 2, 3, 4, 5 ci parlano della liturgia. Leggo la prima delibera riguardante la liturgia."Ognuno nutra la sua pietà con un'intensa vita liturgica, ricordando che la Liturgia è il vertice verso il quale tende l'attività di ogni apostolo ed è anche la principale sorgente della sua forza.Le celebrazioni liturgiche perciò occupino il primo posto nella vita di pietà, tanto comunitaria come dei singoli. Inoltre ogni religioso miri a condurre tutti i cristiani a questa fonte, in modo da unirli sempre più a Cristo e, per mezzo suo, al Padre nello Spirito Santo, e farli così partecipare pienamente al Mistero Pasquale di Cristo e della Chiesa".Voi capite che spiegare questo che è stato studiato così bene dai nostri canonici, teologi... dirlo con altre parole a voi che a scuola avete il dovere di studiare e approfondire questo, credo che è un compito superiore alle mie forze. E allora mi permettete una cosa: senza pretendere di spiegare queste cose, che certamente dovete studiare e approfondire sia a scuola e sia nella lettura e meditazione individuali, permettete un po' che io dica due tre parole un po' da povero curato di campagna, dette un pochino alla buona, vorrei dire buttando giù, un pochino così, quattro idee. E cominciamo con una certa qual distrazione...Quando a Lourdes è apparsa la Madonna la prima volta a Bernardetta, è stata una cosa un po' strana. La piccola stava per attraversare il Gave e a un dato momento sente un po' di vento, eccetera, ricordate la scena, in fondo poi comincia l'apparizione. Comincia col segno di croce, non è capace perché aveva cominciato un segno di croce che non era della prima settimana; era forse la quarta o la quinta settimana... la mano si ferma, e quando comincia a farlo bene, da prima settimana, allora riesce a fare il segno di croce. E qui, comincia lì questo incontro.Voi avete certo letto le meraviglie di Lourdes, avete dinanzi la storia, perciò non sto qui a farvi la storia. Soltanto è capitato questo: che quando la piccola, secondo la promessa fatta alla Madonna, è ritornata per quelle quindici volte e la gente era là ad aspettare, cosa succedeva? Che la fanciulla andava, s'inginocchiava; dopo essersi inginocchiata, incominciava con un bel segno di croce, cominciava il rosario e dopo un pochino, dopo aver iniziato il rosario, si trasfigurava, si trasfigurava; e la gente capiva da quella trasfigurazione esterna che la piccola era in contatto con la Madonna, era in contatto con il cielo. In altre parole, la Madonna per volere di Dio aveva stabilito lì, nella grotta di Massabielle, un incontro fra cielo e terra, proprio un vero incontro fra cielo e terra; e la piccola s'incontrava con il cielo proprio in quel posto. E in che modo? Mentre stava pregando.Ora, vedete, vi ho detto che parlo un po' come da curato di campagna. La liturgia io la vorrei considerare proprio così: un incontro fra cielo e terra. Nella liturgia noi proprio facciamo questo incontro: come Bernardetta è chiamata alla grotta di Massabielle per incontrarsi con il cielo, così noi siamo chiamati alle azioni liturgiche per incontrarci con il cielo.
MO248,4 [29-11-1968]
4. Però, però, perché avvenga questo incontro ci vogliono delle condizioni, altrimenti non avviene l'incontro con il cielo.Vedete, noi siamo pellegrini sopra la terra; non intendo con questo, caro don Giuseppe, essere completo in teologia, essere completo. Un pensiero così, detto da papà ai figlioli e, se volete, dal nonno ai figlioli, ai nipotini, vero, Roberto, così con semplicità. Noi abbiamo bisogno di incontrarci con il cielo, noi siamo pellegrini che camminiamo sopra la terra; e vedete che quando il cielo fa sentire la sua voce, corrono da lontano. Basta che si dica che a Fatima è apparsa la Madonna: vengono da lontano, da lontano; vanno a vedere, vanno a vedere per incontrarsi almeno con i veggenti, no, vedere se è possibile trovare il piccolo Francesco, la piccola Giacinta. E quando Bernardetta vede la Madonna, la gente va in cerca almeno di Bernardetta, per vedere almeno attraverso quel... il riflesso di Bernardetta, la luce del cielo. L'umanità ha bisogno di Dio, ha sete di Dio, e quando c'è un posto dove Dio si rivela, l'umanità va a cercare quel posto.Ora, nelle azioni liturgiche, noi dobbiamo proprio vedere Dio che si rivela all'umanità, l'umanità che si incontra con il suo Dio. Dico, perché avvenga questo però, sono necessari dei requisiti.
MO248,5 [29-11-1968]
5.Prima di tutto deve essere un incontro puro, perché se non è un incontro puro, non si può vedere il Signore. Vedete, proprio a Lourdes, per continuare con il paragone, con l'esempio: un giorno Bernardetta va lì, s'inginocchia. Comincia con il solito segno di croce, comincia a recitare la corona; una grande delusione però dinanzi alla gente: non vedono il volto trasfigurato della piccola Bernardetta. E alla fine domandano: "Bernardetta, hai visto la Madonna?". "No!", ha detto Bernardetta. Alcuni hanno cominciato a ridere, perché hanno detto: "C'erano i gendarmi... La Madonna aveva paura dei gendarmi". Altri hanno cominciato a scherzare... Altri hanno cominciato a dire: "Perché? Perché?". La Madonna lo ha detto il perché poi, in altra apparizione. Durante la notte, mentre alcuni stavano aspettando che venisse il mattino per prendersi un bel posto vicino alla veggente, due avevano commesso delle azioni disoneste, avevano profanato il luogo, e migliaia di persone presenti non hanno potuto vedere il volto trasfigurato di Bernardetta perché due avevano profanato quel luogo.Ora, vedete, l'incontro con la divinità richiede purezza di cuore. Io non mi posso incontrare con Dio nelle azioni liturgiche se non sono puro. E quando dico puro, non intendo soltanto privo di peccati contro il sesto e nono comandamento; intendo staccato da tutto quello che è peccato; intendo... non intendo dire: non devo aver mai commesso peccati... "cor contritum et humiliatum Deus non despiciet". Io devo sentire il dispiacere delle mie mancanze; non devo disperarmi, non devo scoraggiarmi, ma devo presentarmi dinanzi all'altare veramente contrito, umiliato, pentito delle mie miserie.E qui proprio vorrei dire una cosa: quando in una Comunità, come la nostra, uno si presentasse all'altare non contrito, guardate che porta, porta un disagio per tutta la Comunità. A Lourdes due hanno commesso il peccato... migliaia di persone non hanno visto il volto trasfigurato di Bernardetta. Uno si presenta nella casa nostra a un'azione liturgica non col cuore contrito... forse, forse grazie straordinarie non vengono a questa casa. Perché? Perché nell'azione qualcuno si è presentato in veste non nuziale. Forse, scusate, il diaconato non è arrivato perché io, perché io non sono contrito sufficientemente. Forse altre vocazioni non sono arrivate perché uno, qualcuno si è presentato poco contrito dei propri peccati..."Ma io peccati gravi - può dire qualcuno - non ne ho commessi"; però ricordati che anche la polvere non piace al Signore. E forse è più degno di assistere al sacrificio della Messa uno che ha commesso un peccato mortale e ha pianto, che non uno che commette spesso peccati veniali e non sente dispiacere di quello che sta commettendo.Ora, fratelli miei, prima condizione: perché l'incontro con Dio avvenga nelle nostre azioni liturgiche, perché lì il Signore ha stabilito che avvenga il nostro incontro con Dio - e qui non sto adesso... perché parleremo della Santa Messa, almeno l'accenneremo, è vero, perché, sempre lasciando poi alla scuola e ad altre sedi lo spiegarlo meglio -, ma dico, guardate, perché l'incontro avvenga, prima condizione necessaria è proprio la contrizione del cuore. Del resto la Chiesa ci invita a farlo. Quando noi entriamo in chiesa, perché c'è la pila dell'acqua santa? Perché la Chiesa ci invita a segnarci con l'acqua santa? Per purificarci. Perché prima della Santa Messa noi ci prostriamo lì a recitare il “confiteor”? E si può dire che scomodiamo tutta la corte celeste, cominciando da Dio, alla Madonna, a San Michele arcangelo e poi, in fondo, tutti i santi, e scomodiamo anche tutti quelli che sono in chiesa, no: "Te, Padre, e voi fratelli...", perché questa rivoluzione del cielo e della terra? Per domandare perdono, per prepararci. Ecco, io vorrei questo, fratelli, che sentissimo questo bisogno di preparare l'anima nostra prima di cominciare un'azione liturgica.Vedete, in sacrestia c'è un lavabo per lavarci le mani prima di celebrare una Messa, c'è un lavabo per purificarci prima di andare all'altare. Ora, vedete, non ci si può accostare all'altare prima di aver domandato perdono al Signore. Tutti siamo peccatori, tutti continuiamo a non corrispondere alle grazie di Dio; se non altro, fratelli, peccati di omissione, se non altro indifferenze dinanzi all'Altissimo; e allora bisogna che ci rendiamo conto che all'altare dobbiamo avvicinarci puri, dobbiamo avvicinarci veramente contriti, dispiacenti delle nostre miserie.
MO248,6 [29-11-1968]
6. Secondo, secondo: bisogna che questo incontro sia un incontro desiderato.Vedete, quando da ragazzi si leggeva la vita di San Luigi Gonzaga, si restava colpiti nel vedere come il piccolo di Castiglione, dopo aver fatto la sua prima comunione, faceva la comunione una volta la settimana, perché a quel tempo c'era questa abitudine; ma questo giovane aveva diviso la settimana in due parti: mezza settimana per prepararsi e mezza per ringraziare il Signore.Ora, non si può, non si può, fratelli miei, andare dalle lenzuola all'amitto, non si può andare dalle cose profane alla cose sacre. Bisogna che l'animo nostro sia preparato, non soltanto preparato perché purificato con un atto di dolore, ma deve essere anche un'azione desiderata, desiderata. Dobbiamo, vedete, in altre parole, pensare a quello che stiamo per compiere, proprio pensare seriamente a quello che avviene in quelle azioni liturgiche, in modo particolare, nella Santa Messa, affinché non ci capiti disgraziatamente di fare delle cose vuote, di essere preoccupati soltanto dell'esteriore e poi presentare soltanto una statua, ma senza anima, presentare soltanto una cosa esterna, ma che non porta vita.Ora, quando io dico che deve essere un incontro desiderato, intendo dire: un incontro pieno di fede. Io devo pensare a chi ricevo nella comunione, devo pensare con chi tratto durante la Santa Messa, devo pensare, devo pensare prima di andare a fare un'ora di adorazione chi, chi, vero, vado ad adorare; non devo andare a uno spettacolo dove tutto è bello.Ieri sera, per esempio, sono stato commosso: veramente fatto bene. Mi piace così, mi piace fatto così. Ma sarebbe troppo poco andare perché è una cosa che piace, non stanca, è una cosa che si fa volentieri perché è stata preparata bene. Troppo poco!Bisogna renderci conto di chi c'è sopra l'altare. E per far questo, figlioli miei, guardate che non è sufficiente quel minuto, quei due minuti prima di andare in chiesa. Luigi Gonzaga desiderava per tre giorni la comunione e ringraziava per altri tre giorni; Bernardetta sognava il giorno dopo per potersi incontrare di nuovo con la Madonna. Sacerdoti e diaconi, dobbiamo, appena celebrata la Messa, sentire il dispiacere di averla terminata e quasi contare i minuti che ci separano da un'altra Messa, da un'altra comunione. Al mattino, appena alzati, desiderare l'incontro; verso sera, desiderare l'incontro. Allora l'incontro sarà un vero incontro con Dio.Quante volte forse ci può capitare quello che capita alla gente del mondo che parla con una persona e che i dixe: "Ma cosa? L'era don Ottorino quello lì? Neanche saludà...". Quante volte mi è capitato, no? Capitare là con uno, dopo quando: "Ma gerelo don Ottorino? El gera don Ottorino... Toh, varda, se lo savèa!".Era Dio quello, era Dio! Speriamo, speriamo che non ci accorgiamo che abbiamo trattato con Dio quando siamo già morti; sarebbe un po' troppo tardi, no? Poter dire: "Ciò, ma guarda, era proprio Dio quello là, era proprio Dio". Accorgerci troppo tardi; sarebbe piuttosto male.
MO248,7 [29-11-1968]
7. Terza cosa: dev'essere un incontro preparato.Un incontro puro, un incontro, guardate, desiderato ardentemente e pieno di fede, ma deve essere un incontro preparato. Qui devo prendere atto della cosa e devo presentarvi una lode.Però, però vorrei ripetere quello che ha detto mons. Bortolotto quella volta a me, quando che in seminario mi ha dato le cento lire e poi me ne ha dato duecento perché ho suonato... ha sentito suonare la campanella giusta a mezzogiorno: "Ecco - dice - volevo darti cento lire... Passando ho sentito suonare la campanella, ho guardato l'orologio: era mezzogiorno giusto. Duecento - ha detto - per i vostri ragazzi. Ho pensato - ha detto - che forse fosse giusta perché era mezzogiorno... Ma ho cacciato via la tentazione; penso che suonerà sempre giusto!".Ora, ecco, io dico questo: ho pensato che le cose si facciano bene nella Casa dell'Immacolata. Ma poi ho cacciato via la tentazione; penso che si faranno bene nel Chaco, in America e in qualche altra parte, figlioli. Ecco, io direi: consumate del tempo, che non è sprecato, per preparare le azioni liturgiche. Guardate, dicevamo per il passato: spendere due milioni per un ostensorio sarebbe uno spreco, il Signore non sarebbe contento; ma spendere solo diecimila lire sarebbe troppo poco e il Signore non sarebbe contento. C'è una misura di mezzo. Però ricordatevi: le azioni liturgiche esigono anche un decoro esteriore ed è necessario.Guardate il Santo Curato d'Ars: povero, povero, povero, ma per i paramenti sacri, per le cose di chiesa, il decoro, vorrei dire, quasi il lusso.Ora, il Signore non sarebbe contento che noi consumassimo, lasciando patire la gente, consumassimo, vero, di più del necessario, però il decoro, le cose fatte con signorilità, questo sì! Questo assolutamente.E guardate, la prima impressione proprio che ho avuto a Zacapa nella cattedrale, la prima volta che sono andato, è stato vedere quaranta chierichetti con le loro vesti messi bene. Poi, più di metà erano scalzi... pazienza! Il Signore non guarda basso così, vero, ma una quarantina messi con la veste rossa, con la loro cotta, eccetera. Anche in un luogo di missione, guardate che è necessario; perché capite chiaramente che siamo fatti anche di anima, ma anche di carne, no, e abbiamo bisogno anche delle cose esterne. E poi è giusto che le cose si facciano bene: fatte bene sia per i paramenti, sia per le vesti dei chierichetti, sia per le vesti un pochino. Se c'è qualche paramento vecchio, bruciatelo, che rende gloria a Dio, vero, quando che è bruciata una cosa vecchia; non gli uomini vecchi, perché altrimenti bruciate me!Non solo, ma preparare le cerimonie. Che non si veda, vero, che là in chiesa tante volte si vedono questi chierichetti: "Vien qua, vien là, su, xo..." che sembra una fiera un pochino, là il coro qualche volta. S'improvvisano le cerimonie al momento. Preparare le letture adesso, preparare le letture... Insomma guardate, fa parte del nostro apostolato, fa parte del nostro dovere il preparare bene le cerimonie sacre. Perché? Perché intanto è una predica che facciamo, e poi è un inno di lode al Signore, no? Scusate, in quel modo lì noi ci mettiamo in contatto con Dio..
MO248,8 [29-11-1968]
8. Se, figlioli miei, venisse la Madonna e fermasse la mano di Bernardetta ogni volta che il segno di croce non si fa bene, e cioè che fermasse le azioni liturgiche ogni volta che non sono fatte bene, non sono fatte con decoro, ho paura che tante Messe resterebbero ferme all'"Introibo ad altare Dei"; ho paura che tanti funerali specialmente, si fermerebbero proprio, proprio alla porta della chiesa. Vedete, specialmente domani, quando sarete sacerdoti e diaconi, cercate di curare tutte le azioni liturgiche, tutte, ma vorrei dire in modo particolare funerali e matrimoni e battesimi. Perché sono quelle azioni liturgiche dove parteciperanno delle persone che, di solito, non vanno mai in chiesa. È vero, no? Matrimoni: viene anche quello che non va mai in chiesa, perché c'è l'amico e lo ha invitato a pranzo e bisogna andare. Battesimo, un po' meno, ma anche lì... Ora... anche le prime comunioni, eccetera, quelle, quelle azioni dove sapete... e i funerali, dove sapete che persone vengono, che non verrebbero mai in chiesa. E allora abbiamo il dovere, in quel momento, di mostrare Cristo attraverso le azioni liturgiche; abbiamo il dovere di parlare, di parlare a queste creature attraverso i libri santi, attraverso la liturgia, attraverso la Sacra Scrittura, proprio in quel momento. È un'occasione nella quale il Signore chiama quelle persone, e noi ministri di Dio dobbiamo dare Dio a quelle anime. È l'incontro occasionale con Cristo; è un po' lo Zaccheo che viene chiamato giù dal sicomoro...Ora, fratelli miei, il tempo è passato, ho detto che non pretendevo far lezione di liturgia, soltanto un incontro così da curato di campagna, ma penso che sono cose che, aggiunte a tutte quelle che voi studiate profondamente nei libri e sentite a scuola, possono servire.Vi raccomando soltanto questo, ma proprio con tutto il cuore, come un papà può raccomandarlo ai suoi figlioli: non accostatevi mai indegnamente all'altare, non andate all'altare come si andrebbe a bere un bicchiere d'acqua; preparatevi, desiderate l'incontro con Cristo e preparatelo, preparatelo questo incontro. Che non si veda, e tante volte i fedeli lo notano, che è una cosa improvvisata, che è una cosa fatta così... Mentre per tutto ci si prepara e forse per l'incontro con Dio, preso un po' alla leggera, non ci si prepara mai.