MI100[02-11-1966]
Meditazione, ai Religiosi e agli allievi della Casa dell'Immacolata, nel giorno della Commemorazione di tutti i defunti, in cappella. Don Ottorino invita ad imitare Gesù attraverso il compimento del proprio dovere, l’accettazione delle contrarietà e la ricerca di penitenze volontarie. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 23’. 1. La fede in Gesù significa imitazioneLa registrazione è lacunosa all’inizio, per cui non è facile interpretare esattamente le frasi iniziali della meditazione.
Termine dialettale veneto di difficile traduzione: indica la parte interna di un vegetale o di un frutto, e a volte anche interiora di animali, che non può essere usata per l'alimentazione e quindi deve essere gettata via. Il termine ha quindi un che di spregiativo: metaforicamente viene usata per qualcosa o qualcuno che si ritiene inutile, di poco conto, da gettare.
Nel testo registrato don Ottorino usa l’espressione latina: “Et ita porro”.
Nella Casa dell'Immacolata ci si stava preparando, con grande entusiasmo, alla festa per la consegna dei crocifissi ai primi 12 missionari in partenza per l' America Latina che avrebbe avuto luogo nella cattedrale di Vicenza il 4 novembre.
Il riferimento è a Severino Stefani, destinato, con altri confratelli, alla prima comunità della Congregazione in Guatemala
Il riferimento è a Lino Ceolato, che pure sarebbe partito dopo pochi giorni per il Guatemala.
Nel testo registrato don Ottorino pronuncia la frase, tratta da un antico inno liturgico, in latino: “Congregavit nos in unum”.
Tra le vetrate della chiesa della Casa dell'Immacolata don Ottorino aveva fatto dipingere le immagini di alcuni santi che servissero da ricordo esemplare per tutti i giovani Religiosi: nel presbiterio i quattro evangelisti, e nella navata San Pietro e San Paolo, San Gaetano e San Vincenzo diacono, San Domenico Savio e San Luigi Gonzaga, Santo Curato d’Ars e San Giovanni Bosco, San Francesco d’Assisi e San Francesco Saverio.
MI100,1[02-11-1966]
1.Il gusto... che cosa ha dentro questo gusto? Bisognerebbe rispondere: "Spantassi” Poverini, non sanno neppure che cosa vuol dire spantassi! Sai che cos'è una zucca? E dentro, che cosa ha nel mezzo? I semi! E un melone, che cosa ha nel mezzo? Solo semi? E così di seguito! Figlioli miei, se noi esaminassimo, non esternamente, non in cattedrale nei giorni di festa, ma esaminassimo qui dinanzi alla Santissima Trinità, dinanzi a Gesù, il cuore del nostro caro Severino . e compagni, del nostro caro Lino , eccetera, se spezzassimo il loro cuore, troveremmo il cuore di Filippo Neri che ha fatto saltare le costole? Troveremmo la fede capace di raffreddare il calore dei tropici? Il mio è soltanto un paragone, capite, non la volontà di raffreddarlo per sempre. Figlioli miei, ricordatevi: "Il Signore ci ha congregato in uno” ; in questa Casa il Signore ci ha radunati "in unum" perché andiamo nel mondo a portare fede e amore, fede e carità. Gli Apostoli e i cari santi che sono qui vicini a noi, sia con le loro immagini sia con lo spirito, e le anime sante del Purgatorio, ci invitano: figlioli, è ora di destarci e di credere di più! La mamma nostra, la Madonna, apparendo in varie parti del mondo va gridando: "Si crede poco, si crede poco e si ama poco il Signore!". E allora, figlioli, bisogna che ci mettiamo a credere.PECCATO esame di coscienza
DIO Trinità
GESÙ
VIRTÙ
fede
CARITÀ
CONGREGAZIONE missione
MONDO
DIO amore a Dio
APOSTOLO
COMUNITÀ
unità
nella carità
Cfr. Giacomo 2,17.
Don Ottorino ama scherzare, per mettere a prova in questo caso le conoscenze bibliche dei suoi giovani.
Don Ottorino scherza con il nome di Luigi De Franceschi, che all’epoca frequentava l’anno propedeutico del corso teologico.
Il riferimento è a don Luigi Furlato, maestro dei novizi: don Ottorino continua, evidentemente, in tono scherzoso.
Cfr. Matteo 7,21 e Luca 6,46.
Forse era presente alla meditazione anche l’assistente Valentino Pavan della Comunità dell’Istituto San Gaetano di Vicenza.
Cfr. Atti 22,10
Cfr. Atti 22,10
MI100,2[02-11-1966]
2.Voi direte: "Come si fa a credere in Gesù?". È stato detto da un certo romanziere che "la fede senza le opere è morta”. Sapete che "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni riportano questa affermazione.. È stato detto che la fede senza le opere è morta. C'è là De Franceschi, “Francescorum meorum”, che mi guarda come per dire: "Oh, che cosa vuol dire?". Vuol dire, cari, che è inutile che diciate che volete bene al Signore Gesù, che credete a Gesù, se non vi sforzate di imitare Gesù. Bisogna imitare Gesù! Gesù non dice mai "porco diavolo!", come Furlato ! Bisogna imitare Gesù: soltanto se imiteremo Gesù, se ci sforzeremo di imitare Gesù, allora potremo dire veramente di credere in Gesù... "Non chi dice Signore, Signore...”, ma chi fa opere degne del Signore. Perciò, Valentino , non puoi dire di credere a Gesù se non ti sforzi di imitare Gesù. "Ma, io credo!". Credi e fai quello che vuoi. Non dire che vuoi bene a tua mamma se fai il contrario di quello che dice tua mamma, se con la tua condotta fai piangere tua mamma. Nossignore; tu ami tua mamma se fai quello che vuole la mamma, quello che piace alla mamma. Tu veramente credi a Lui, Gesù, se ti sforzerai di imitare Gesù, se ti metterai nelle mani di Gesù come ha detto San Giovanni Bosco a Domenico Savio: "Vedi questo fazzoletto? Eccolo qui, eccolo qui! Tu ti devi mettere così in mano del Signore!". Se tu ti metti in mano di Gesù come questo fazzoletto, allora ami Gesù, allora sei come i santi del Paradiso o le anime sante del Purgatorio. Figlioli, è ora di mettersi nelle mani del Signore, è ora di ripetere le parole di San Paolo e dire: "Dimmi, Signore che cosa vuoi che faccia?". Ricordate l’episodio sulla via di Damasco? Patatrac, una luce dal cielo: "Signore, quid faciam? Che cosa devo fare, Signore?". Il piccolo Samuele: "Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. Ecco l'atteggiamento di uno che ama! "Signore Gesù, dimmi che cosa devo fare? Che cosa vuoi dal tuo figliolo? Che cosa vuoi da me?". 2. L’imitazione di Gesù significa accettazione della sofferenzaGESÙ
VIRTÙ
fede
DIO amore a Dio
GESÙ
imitazione
PAROLA DI DIO Vangelo
VOLONTÀ
di DIO
FAMIGLIA mamma
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
CONSACRAZIONE disponibilità
ESEMPI volontà
di Dio
ESEMPI disponibilità
CONSACRAZIONE offerta totale
ESEMPI di santi
NOVISSIMI purgatorio
MI100,3[02-11-1966]
3.Il Signore vi domanderà in modo particolare due cose; questa mattina ve ne dico una sola, mentre l'altra ve la dirò un altro giorno per stuzzicare la vostra curiosità. La prima cosa che dice Gesù è questa: “Se mi vuoi bene, se vuoi essere buono, se vuoi essere veramente mio amico, devi imitarmi nel soffrire". Brutta parola, Mario! "Devi imitarmi nel soffrire! Tu sei mio, io sono del Padre: siamo tutti e due del Padre". Daniele, di chi sei? Sei di tuo padre, quello di Povolaro o quello del Paradiso? Siamo del Padre, siamo del Padre! Mettiamoci nelle braccia di Gesù e ci porterà al Padre. Ecco la fede, figlioli, ecco la fede dei santi: credere, credere che siamo completamente del Padre. Io non sono mio, sono di Lui, e se sono di Lui, faccio quello che vuole Lui. Questo orologio è della Congregazione, non è mio, ma in altre parole è mio, e se è mio me lo porto dove voglio io. Stamattina era sopra il comodino, l'ho preso e l'ho messo al polso, e se avesse cominciato a dire: "Io non voglio venire sul braccio di don Ottorino", gli avrei detto: "Oh, bravo!”. "Ma io non voglio, non voglio!". Lo avrei sbattuto fuori dalla finestra. Se è mio, lo metto dove voglio. Tu sei del Padre, e allora vai dove vuole Lui. E sai che cosa vuole il Padre? Vuole crocifiggerti! Che cattivo, che cattivo! Figlioli, ricordatevi: il Signore ci ha chiamato a seguirlo nella sofferenza. Capitela questa parola, capitela! Quando voi andate all'ospedale, al centro del sangue, andate per donare il sangue. Che cosa fate? Dite: "Sono venuto a donare il sangue". Vi meravigliate, forse, se andando all'ospedale vi impiantano un grosso ago per cavarvi il sangue? Vi meravigliate? No, siete andati apposta per cavarvi il sangue. Bene, il Signore vi ha chiamati al suo seguito non perché diate una goccia del vostro sangue, ma perché diate tutto il sangue. Ci ha chiamati qui per dare il sangue, per dare il sangue: la nostra prima vocazione è quella di collaborare con Cristo per salvare gli uomini con il nostro sacrificio. Mettetevi in testa questa parola: con il nostro sacrificio! 3. Il primo sacrificio è il compimento del proprio dovereGESÙ
imitazione
GESÙ
sequela
CROCE sofferenza
DIO Padre
GESÙ
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
VIRTÙ
fede
CONSACRAZIONE
CONSACRAZIONE obbedienza
CONSACRAZIONE offerta totale
ESEMPI volontà
di Dio
ESEMPI abbandono a Dio
ESEMPI croce
CROCE sangue
APOSTOLO vocazione
APOSTOLO salvezza delle anime
PENITENZA sacrificio
Don Ottorino, in tono molto scherzoso, porta un esempio concreto di galateo eucaristico. Nell’esempio nomina S.E. mons. Costantino Luna, vescovo di Zacapa (Guatemala), che durante il periodo conciliare visitava con frequenza la Casa dell’Immacolata.
MI100,4[02-11-1966]
4.Quale sacrificio esige il Signore da noi? E se non amiamo questo sacrificio e questa croce, non si è discepoli di Gesù? Primo sacrificio: il compimento del nostro dovere, quello che il Signore ci domanda. È il dovere di alzarci al mattino quando abbiamo sonno, di lavarci bene le orecchie, il collo, il naso... di venire in chiesa, di stare composti in chiesa, di comportarsi bene... E, a proposito di chiesa, permettete che racconti una storiella. Una volta sono andato in un Istituto e ho visto questo: c'era, per esempio, mons. Luna che stava predicando; un giovane entrava in chiesa adorando il Signore con tanta fede, faceva la genuflessione e si sedeva. Non si può fare così perché dobbiamo predicare alla gente con il nostro comportamento. Anche se c'è mons. Luna che sta predicando, ci si inginocchia un istante, si fa la genuflessione, si saluta Gesù e ci si dimentica della "luna" e si saluta il "sole", poi ci si siede e si ascolta la "luna". Ho osservato in un altro Istituto un'altra cosa del genere. Ieri ho sentito don Guido che parlava durante la visita al Santissimo: voi vi siete seduti perché ha parlato un momentino, poi vi siete messi in piedi, avete fatto la genuflessione e siete usciti. No, non si passa dall'essere seduti a fuori: ci si alza, ci si inginocchia un istante, si saluta il "sole" e poi si esce. Non lo dico per i grandi, ma per i giovani perché imparino: entrando in chiesa si fa la genuflessione, si rimane almeno un istante in adorazione, e poi ci si siede; uscendo di chiesa ci si inginocchia, si saluta il "sole" un momento, e poi si esce. Queste sono cose che non si riferiscono a voi, ma ad altri Istituti. Beh, andiamo avanti! Primo sacrificio è il compimento del tuo dovere, del tuo dovere fatto bene. È ora di giocare? "Ma noi non abbiamo voglia di giocare!"... e allora, fai il sacrificio e giochi. "Ma noi vorremmo giocare a pallone; vorremmo giocare... col poppatoio!". Figlioli, figlioli, ricordatevi che dovete predicare che il lavoro è sacrificio redentore. Dovete dirlo, in giro per il mondo; la Congregazione ve lo impone. La santificazione del lavoro, sacrificio, lavoro, sacrificio, croce, è la crocifissione, è la salvezza del mondo, figlioli! Riposeremo in Paradiso; oggi bisogna soffrire, bisogna soffrire! Perciò, quando il lavoro, lo studio, la ricreazione, costano, guardate in alto! È stato Lui che ha messo questo segno di sangue: è necessario! Tutte queste cose fanno contento il Signore; su di esse ci sarebbe molto da dire, ma vi parleranno molto bene i vostri assistenti e i vostri padri spirituali. 4. Il secondo sacrificio è l’accettazione delle contrarietàPENITENZA sacrificio
GESÙ
sequela
VOLONTÀ
di DIO
AUTOBIOGRAFIA
ESEMPI retta intenzione
APOSTOLO trasparenza
VIRTÙ
retta intenzione
EUCARISTIA adorazione
EUCARISTIA
PASTORALE giovani
FORMAZIONE lavoro
CONGREGAZIONE Regola di Vita
MONDO
CONGREGAZIONE assistente
NOVISSIMI paradiso
FORMAZIONE direzione spirituale
MI100,5[02-11-1966]
5.Figlioli, secondo sacrificio: le contrarietà - attenti alle parole che dico - che necessariamente devono accompagnare il nostro cammino apostolico. Le contrarietà fanno parte integrale del nostro lavoro. Non dite: "Tutto andrebbe bene se non ci fosse stata quella difficoltà". No, tutto sarebbe andato a catafascio se non ci fosse stata quella difficoltà. Ricordatevelo bene, voi assistenti dei ragazzi: "Andrebbe bene se non ci fosse quel collega, andrebbe bene se non avessi quel vicerettore, andrebbe bene se non avessi quel tale, andrebbe bene se...". No, signore mio; ricordati che quelle difficoltà che tu incontri con i tuoi fratelli vicino a te, che incontri proprio con i tuoi, le ha incontrate Cristo. Quelle difficoltà che trovi sul tuo cammino, sono necessarie. Ricordatevelo, figlioli; sono parte integrale del vostro lavoro, sono condizioni indispensabili perché il vostro lavoro possa essere proficuo, sono il sale che dà senso alla vostra vita. Perciò non dovete mai guardare alle difficoltà maledicendole, imprecando, come ho sentito da preti poco preti che dicono: "Sai, mah...!" perché vedono solo la parte nera. Ringrazia Dio, ringrazia Dio: è quella parte che fa fruttare il tuo lavoro! Guardate le difficoltà, anche se vorrei chiamarle croci, guardatele con uno sguardo sereno, vedendo in esse la mano di Dio.CROCE difficoltà
CONGREGAZIONE assistente
COMUNITÀ
GESÙ
Gli esami vennero sostenuti presso il ginnasio-liceo statale di Vicenza "A. Pigafetta".
Il riferimento è al collegio "A. Canova" di Possagno (TV) della Congregazione delle scuole di carità - Cavanis.
Si tratta del Collegio Vescovile "Graziani" di cui era direttore mons. Leone Carpenedo.
A Thiene il seminario della diocesi di Padova aveva una sezione staccata delle scuole medie e del ginnasio; il rettore era monsignor Vincenzo Sebben.
Don Giuseppe Rodighiero frequentò la facoltà di lettere dell’Università di Padova e si laureò.
Zeno Daniele nella sua parrocchia di Villatora (PD) era molto impegnato nelle varie attività, e a contatto con don Giuseppe Rodighiero maturò la vocazione per la Congregazione.
MI100,6[02-11-1966]
6.Ci sarebbero tante belle cosette da dire su questo punto, ma il tempo è già passato. Ve ne dico una solo. Quando i nostri bravi figlioli, che ora fanno il terzo anno di teologia, sono andati a fare gli esami di quinta ginnasio a Vicenza , sono stati macellati, poveretti, e maciullati: sono stati trattati, diciamolo chiaramente, male. Umanamente parlando sarebbe stato il caso di dire parolacce, di dire le parole che qualche volta dicono quelli di quarta ginnasio in cortile. Ma guardando le cose dall'alto: "Se il Signore ha permesso così, vuol dire che va bene così!". E allora siamo andati in giro per vedere e domandare di fare gli esami ginnasiali in qualche altro collegio. Abbiamo girato a destra e sinistra, da una parte e dall’altra: siamo stati al collegio Cavanis ; due volte a Bassano presso monsignor Carpenedo; al Barbarigo di Padova... Finalmente mi consigliarono di andare a Thiene, mentre io non sapevo neppure che a Thiene esistessero la quarta e quinta ginnasio A Thiene il seminario della diocesi di Padova aveva una sezione staccata delle scuole medie e del ginnasio; il rettore era monsignor Vincenzo Sebben., e non conoscevo monsignor Sebben neanche per prossimo. Mi recai a Thiene e i ragazzi vennero accettati. È stata un'apertura di porta per tutti gli altri; hanno trovato la possibilità di fare l'esame e si sono trovati come a casa propria. Non solo. È cominciata un'amicizia con monsignor Sebben, per cui è venuto qui lui stesso, accompagnato dal suo vicerettore, don Giuseppe Rodighiero. Gli scherzi della Provvidenza! Quello che doveva essere una disgrazia è diventata una grazia, perché il sangue dei primi ha fecondato i secondi. Don Giuseppe venne qui una volta, poi altre volte e finì per lasciarci le penne. Che successe poi? Il vescovo lo mandò a chiamare e gli disse: "Ho pensato di farti studiare a Padova...” , e lui rispose che avrebbe desiderato entrare nella Pia Società San Gaetano. La disgrazia degli esami, dunque, ha portato una vocazione. Ma il vescovo di Padova aveva altri progetti... Voi direte: "Questi vescovi non capiscono niente! Che cosa fanno questi benedetti vescovi? Non sono cattolici, non capiscono le missioni!". Pochi giorni fa il vescovo di Padova mi ha detto: "Ci sono alcuni che vogliono venire da lei. Intanto don Giuseppe Rodighiero, che quest'anno finisce gli studi e si laurea, e allora quello lo lascio venire senz'altro. Speriamo che non sia il solo: per i seminaristi che hanno annunciato pubblicamente il desiderio di venire da lei aspetterei dopo il sacerdozio. Spero che non se la sia presa con me se l'ho fatto aspettare un pochino per provarlo...!". Io ho risposto: "No, anzi, perché lei lo ha mandato a Villatora a fare il cappellano alla domenica e là ha trovato un certo Zeno e l'ha condotto qui!". Avete capito? In un primo momento sarebbe stato naturale dire: "Accidenti ai vescovi che non capiscono niente!”. Invece ecco che don Giuseppe andò a finire a Villatora, e... arrivò Zeno.CONGREGAZIONE storia
CROCE sofferenza
ESEMPI critica
ESEMPI volontà
di Dio
FORMAZIONE
CONGREGAZIONE amici
PROVVIDENZA
CROCE sangue
CHIESA Vescovo
APOSTOLO vocazione
MISSIONI
AUTOBIOGRAFIA
Cfr. Tobia 12, 12-13.
MI100,7[02-11-1966]
7.Figlioli, dobbiamo guardare le contrarietà con spirito di fede. E anche se per tutta la vita non capiremo... perché Gesù è scappato in Egitto o è andato in Paradiso... lo capiremo in Paradiso! Queste cose sono necessarie! Lo grido forte perché voi, in questa Casa, siete arrivati pieni di entusiasmo: un domani potreste trovare un vescovo che è un papà e una mamma, e potreste trovare uno che non capisce niente. Ringraziate il Signore! È Dio che vuole questo! "Perché eri gradito a Dio, perché facevi opere buone... - dice l'angelo a Tobia, l’arcangelo Raffaele - Io, quando tu pregavi, quando raccoglievi i cadaveri di notte e li seppellivi, io portavo le tue preghiere in Paradiso. E siccome eri gradito a Dio, era necessario...!”. Cari miei, questa è la strada! Figlioli miei: la prima penitenza per imitare Gesù è il compimento del nostro dovere fatto bene, specialmente quando costa, specialmente quando non è secondo i nostri desideri. Secondo: accettare le inevitabili contraddizioni che troveremo sul nostro cammino, baciando la mano che ci bastona, anche se, umanamente parlando, questa è una cosa illogica. O capite questo o non avete capito il cristianesimo, perché il cristianesimo, umanamente preso, sembra una cosa illogica: soffrire, patire, penare, è proprio una cosa illogica, umanamente parlando. 5. Il terzo sacrificio è la ricerca di penitenze volontarieCROCE difficoltà
VIRTÙ
fede
GESÙ
NOVISSIMI paradiso
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
APOSTOLO entusiasmo
CHIESA Vescovo
DIO riconoscenza a...
VOLONTÀ
di DIO
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PENITENZA
GESÙ
MI100,8[02-11-1966]
8.Terzo, e ho finito, eh! Se volete aver fede e imitare Gesù, ci vuole anche qualche penitenza volontaria, perché questa penitenza serve per pagare i nostri peccati, serve per aiutare le povere anime del Purgatorio, come diceva quel povero predicatore ieri sera: sono tanto contente ma, poverine, sono là che aspettano, che aspettano qualche cosa. E allora voi che siete più innocenti, che capite queste cose, ve lo dico nella nostra bella lingua veneta: "Cercate di fare qualche fioretto, benedetti dalla Madonna. Sapete che cosa vuol dire? Non rubate i fiorellini al sacrestano, non rubateglieli. Fate qualche fioretto! Ormai i vecchi non capiscono queste parole: fate qualche fioretto; fate tanti fioretti, perché sono quelli che salvano le anime. A voi dico: fate qualche atto di penitenza!". Mons. Luna ogni sera si inginocchia in chiesa per terra, poi si prostra e bacia la terra dinanzi a Dio. Ecco un bell'atto di penitenza: prostrarsi davanti al Signore: "Gesù, mio Dio, ti adoro; mio Dio, riconosco le mie miserie!". Figlioli, fate qualche atto di penitenza; mettetevi d'accordo con il vostro padre spirituale, mettetevi d'accordo con il vostro superiore, ma ricordatevi: ogni giorno, ogni giorno dovete fare qualche cosa di volontario. "Ma, io ho tanto da lavorare! Ho tante contraddizioni! Ci sono tante difficoltà!". È già una penitenza, ma non basta; anche se durante il giorno sei pieno di croci, ci sono ancora anime da salvare, ci sono ancora moribondi in bilico tra la vita e la morte eterna: aiutale, aiutale quelle anime o non hai capito niente! Come faccio, per esempio, se sono a letto la sera e mi viene in mente che in quel momento qualcuno sta per morire e rifiuta la grazia di Dio, non saltar giù dal letto, e non prostrarmi a terra e pregare: "Dio, Dio, salva quell'anima! Pestami, se vuoi; mettimi a letto per trent'anni, se vuoi; mandami un tumore, un cancro, mandami quello che vuoi; mandami umiliazioni: ma salva quell'anima, salvala!"? Come si fa? Se non capite queste cose, cambiate mestiere, perché non sarà altro che un mestiere! Fede, figlioli, fede! Diceva il Cottolengo: "Fede, ma di quella!". In caso contrario, invece di avere una bella zucca abbiamo "spantassi", e andare in America per portare "spantassi" non vale la pena: ne hanno anche in America. Sia lodato Gesù Cristo! 5 novembre 1966VIRTÙ
fede
GESÙ
imitazione
PENITENZA
PECCATO
NOVISSIMI purgatorio
MARIA
APOSTOLO salvezza delle anime
ESEMPI penitenza
EUCARISTIA adorazione
FORMAZIONE direzione spirituale
COMUNITÀ
superiore
CROCE difficoltà
CROCE
NOVISSIMI morte
PREGHIERE per la salvezza delle anime