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L’IMITAZIONE DI GESÙ SIGNIFICA ACCETTAZIONE DELLA SOFFERENZA

MO100[02-11-1966]

MO100,1[02-11-1966]

1.'Sto gusto, 'sto gusto: cossa gàlo dentro? Bisognerebbe rispondere: "Spantassi...". Poveri... no i sa gnanca cosa che vol dire "spantassi". Sèto cossa che xe 'na suca? E dentro, cossa gala in mezzo? Eh, le megòle! Un melòn, cossa gàlo in mezzo? Megòle solo? "Et ita porro!".
Figlioli miei, se noi esaminassimo, non esternamente, non in cattedrale nei giorni di festa, ma esaminassimo qui, dinanzi alla Santissima Trinità, dinanzi a Gesù, esaminassimo il cuore del nostro caro Severino e compagni, del nostro caro Lino, eccetera; e spezzassimo il cuore: troveremmo il cuore di Filippo Neri che ha fatto saltare le costole? Troveremmo la fede capace di raffreddare il calore dei Tropici? Era soltanto, capite, per paragone; no raffreddarlo per sempre. Figlioli miei, ricordatevi: "Congregavit nos in unum". In questa Casa il Signore ci ha radunati "in unum" perché andassimo nel mondo a portare fede e amore, fede e carità, fede e carità. Gli Apostoli e i cari santi che sono qui vicino a noi, sia con le loro immagini sia con lo spirito, e le nostre anime sante del Purgatorio, ci invitano: "Figlioli, è ora di destarci e di credere di più"! La mamma nostra, la Madonna, apparendo in giro da varie parti del mondo, va gridando: "Si crede poco, si crede poco, e si ama poco il Signore"! E allora, figlioli, bisogna che ci mettiamo a credere.

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2.Ma voi direte: "Come si fa a credere a Gesù?". È stato detto, da un certo romanziere, che "la fede senza le opere è morta". Mai sentito? Sapete che "I promessi sposi" di Manzoni dicono 'ste robe qua. Eh? I ga dito de sì, 'sti qua! È stato detto che la fede senza le opere è morta. Ghe xe là De Franceschi “Francescorum meorum” che el me varda come dire: "Oh, cosa vol dire?". Vol dire, cari, che xe inutile che disì che ghe volì ben al Signore Gesù, che credì a Gesù, sa no ve sforzè a imitare Gesù. Bisogna imitare Gesù. Gesù nol disèa mai "porco diavolo", come Furlato. Bisogna imitare Gesù. Soltanto se imiteremo Gesù, ci sforzeremo di imitare Gesù, allora potremo dire veramente di credere in Gesù. "Non chi dice Signore, Signore. Ma chi fa opere degne del Signore".
Perciò non puoi dire di credere, Valentino, a Gesù se non ti sforzi di imitare Gesù. "Ma io credo". Credi, e fai quello che vuoi. Non dire che vuoi bene a tua mamma se fai il contrario di quel che dice tua mamma; se fai piangere con la tua condotta tua mamma. No, signore! Tu ami tua mamma se fai quello che vuole, quello che piace alla mamma. Tu veramente credi a Lui, Gesù, se ti sforzerai di imitare Gesù. Se ti metterai nelle mani di Gesù, come ha detto San Giovanni Bosco a Domenico Savio: "Vedi questo fazzoletto? Eccolo qui, eccolo qui. Tu ti devi mettere in mano del Signore”. Se tu ti metti in mano di Gesù come questo fazzoletto, allora ami Gesù, allora sei come i santi del Paradiso o le anime sante del Purgatorio. Figlioli, è ora di mettersi in mano del Signore, è ora di ripetere le parole di San Paolo e dire: "Dimmi, Signore, cosa vuoi che faccia?". Vi ricordate sulla via di Damasco, no? Vi ricordate? Patatrac: una luce dal cielo. "Signore, quid faciam? Che cosa devo fare, Signore?". Il piccolo Samuele: "Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!". Ecco l'atteggiamento di uno che ama. "Signore Gesù, dimmi, cosa devo fare? Cosa vuoi dal tuo figliolo? Cosa vuoi da me?".

MO100,3[02-11-1966]

3.Ed il Signore vi domanderà in modo particolare due cose. Questa mattina ve ne dico una sola, l'altra ve la dico un altro giorno, per impegnarvi nella curiosità.
"Prima cosa, dice Gesù, se mi vuoi bene, se vuoi essere buono, veramente mio amico, devi imitarmi nel soffrire". Brutta parola, Mario, ah? "Devi imitarmi nel soffrire. Tu sei mio, io sono del Padre: siamo tutti e due del Padre, no?". Daniele, di chi sei? Sìto de to papà, quello de Povolaro o quello del Paradiso? Siamo del Padre, siamo del Padre! Mettiamoci nelle braccia di Gesù e ci porterà al Padre! Ecco la fede, figlioli! Ecco la fede dei santi: credere, credere che siamo completamente del Padre. Io, non sono mio, sono di Lui, e se sono di Lui faccio quel che vuole Lui, no? Questo orologio qui è della Congregazione, non è mio, ma, con altre parole, lui è mio, e se è mio, me lo porto dove voglio io. Lui, stamattina, era sopra il comodino: l'ho preso e l'ho messo su; e se avesse incominciato a dire: "Io non voglio venire sul braccio di don Ottorino!". “Oh, bravo”, dico io. "Ma io non voglio, non voglio!". Magari.... lo sbatto fuori dalla finestra. Chiaro? Se è mio, lo metto dove voglio. Tu sei del Padre, e allora vai dove vuole Lui. E sai cosa vuole il Padre? Vuole crocifiggerti! Che cattivo, no?, che cattivo! Figlioli, ricordatevi: il Signore ci ha chiamati a seguirlo nella sofferenza. Capitela questa parola, capitela! Quando voi andate all'ospedale, nel centro del sangue, andate a dare il sangue, no? Cosa fate? Ecco là... Perché? Perché sono venuto a dare sangue, no? Vi meravigliate forse se andando all'ospedale vi impiantano là... un stechetòn par cavare el sangue? Vi meravigliate? No. Siete andati apposta per cavarvi il sangue. Bene, il Signore vi ha chiamati al suo seguito perché non diate una goccia del sangue vostro, ma perché diate tutto il sangue. Ci ha chiamato qui per dare il sangue, capite?, per dare il sangue. La vocazione nostra è, prima vocazione, a collaborare con Cristo per salvare gli uomini con il nostro sacrificio. Mettetevi in testa 'sta parola: con il nostro sacrificio.

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4.Quale sacrificio, direte voi, il Signore esige da noi? E se non amiamo questo sacrificio e questa croce non siamo discepoli di Gesù?
Primo: saper precedere, ecco la meditazione "brevis". Primo sacrificio: il compimento del nostro dovere: quello che il Signore ci domanda. Quello di alzarci al mattino quando abbiamo sonno, de lavarse pulìto le reciete, el coleto, el naso... quello di venire in chiesa, stare composti in chiesa, di portarsi bene... E a proposito di chiesa, permettì che racconti 'na storiella. Una volta sono andato in Istituto e ho visto questo: che, per esempio, c'è, supponiamo ipotesi, mons. Luna che sta predicando, e vien dentro uno in chiesa, e magari, entrando in chiesa... adorando il Signore con tanta fede, vien dentro, fa la genuflessione e si siede. Non si può far così! Perché abbiamo da predicare alla gente! Anche se c'è mons. Luna che sta predicando, fai la genuflessione, ti inginocchi un istante, saluti Gesù e ti dimentichi della "luna" e saluti il "sole", poi ti siedi e ascolti la "luna". Chiaro? Ho osservato in un altro Istituto un'altra cosa del genere, per esempio. Ieri ho sentito che don Guido parlava, alla visita al Santissimo, vi ricordate?, e vi siete seduti perché ha parlato un momentino, no?, poi in piedi, genuflessione e fuori. No! No non si passa dall'essere seduti a fuori. Ci si alza, ci si inginocchia un istante, si saluta il "sole", e poi si esce. Capito? Guardate che non lo dico mica per i grandi... i giovani perché imparino: e cioè, entrando in chiesa, genuflessione, un istante almeno di adorazione, e poi ci si siede; uscendo di chiesa, ci si inginocchia, un momento si saluta il "sole", e poi si esce. Comunque, queste sono cose che non c'entrano: ho detto di altri Istituti, no? Beh, andiamo avanti! Primo sacrificio: il compimento del tuo dovere, del tuo dovere fatto bene. È ora di giocare? "Ma noi non abbiamo voglia di giocare!". E allora fai il sacrificio e giochi. "Ma noi vorremmo giocare il pallone, vorremmo giocare, so io, col ciuccio". Gioca col ciuccio. Figlioli, figlioli, ricordatevi, il lavoro, che dovete predicare, è il... Dovete dirlo, in giro pel mondo: la Congregazione ve lo impone. Santificazione del lavoro, sacrificio, lavoro, sacrificio, sacrificio, corsa, sacrificio, croce, lavorare... è la crocifissione, è la redenzione del mondo, figlioli. Riposeremo in Paradiso, in Paradiso! Oggi bisogna soffrire, bisogna soffrire! Perciò, quando costa il lavoro, lo studio, il lavoro, la ricreazione... quando costa, guardate in alto. È stato Lui che ha messo questo segno di sangue: è necessario! Secondo: e naturalmente... far contento il Signore, no? Ma su queste cose ci sarebbe tanto da dire, ma i vostri assistenti, i vostri padri spirituali ve lo spiegheranno molto bene.

MO100,5[02-11-1966]

5.Secondo, figlioli, secondo sacrificio: le contrarietà, attenti alle parole che dico, che necessariamente devono accompagnare il nostro cammino apostolico. Fanno parte integrale del nostro lavoro. Non state a dire: "Tutto andrebbe bene se non ci fosse stata la difficoltà". No, tutto sarebbe andato a catafascio se non ci fosse stata la difficoltà.
Ricordatevelo bene voi assistenti dei ragazzi: "Andrebbe bene se non avessi quel collega, andrebbe bene se non avessi quel vicerettore, andrebbe bene se non avessi quel tale, andrebbe bene se...!". No, signore mio! Ricordati: quelle difficoltà che tu incontri con i tuoi fratelli vicino a te, che incontri proprio con i tuoi, le ha incontrate Cristo... quelle difficoltà che trovi sul tuo cammino sono necessarie. Ricordatevelo, figlioli, fanno parte integrale proprio del vostro lavoro, sono condizioni indispensabili perché possa essere proficuo il vostro lavoro. Sono il sale che danno il senso alla vostra vita. Perciò, non dovete guardare alle difficoltà maledendole, mai, imprecando. Non come ho sentito dei preti, poco preti, che dicono: "Sa'! Mah!", vedono solo la parte nera. Ma ringrazia Dio, ringrazia Dio. È quella parte che fa fruttare il tuo lavoro. Guardatele le difficoltà, anche se vorrei dire croci; guardatele con uno sguardo proprio sereno, vedendo la mano di Dio.

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6.Ci sarebbero tante cosette belle da dire in questo punto, ma il tempo è già passato, vero? Guardate, ve ne dico una solo, una solo.
Quando don Giuseppe Rodighiero... Ve lo ricordate, vero? O meglio, torniamo più indietro ancora, quando i nostri bravi figlioli, che fanno il terzo anno di teologia, sono andati a fare gli esami a Vicenza di quinta ginnasio, sono stati macellati, poveretti, e maciullati; e sono stati trattati, diciamolo chiaramente, male. Umanamente parlando, sarebbe stato da tirare "ochette", no?, da dire le parole che dicono qualche volta quelli di quarta ginnasio in cortile; ma guardando le cose dall'alto: “Se il Signore ha permesso così, vuol dire che va bene così”. E allora, siamo andati in giro per vedere, domandar di far gli esami, in giro di qua e di là, a destra e sinistra. Gira da una parte, Cavanis, da una parte mons. Carpenedo, due volte a Bassano, niente; al Barbarigo a Padova, niente. Finalmente mi dicono di andare a Thiene. Non sapevo neanche che esistesse, io, la quarta e quinta ginnasio! Mons. Sebben non lo conoscevo neanche per prossimo. Vado lì, e finisce che sono stati accettati i ragazzi lì. Guarda, nella... è stata un'apertura di porta per tutti gli altri, no? E hanno trovato possibilità di far l'esame, si sono trovati in casa propria. Non solo! È cominciata un'amicizia con mons. Sebben, per cui è venuto qui lui stesso. Assieme con chi? Col suo vicerettore, don Giuseppe Rodighiero. Guardate gli scherzi della Provvidenza! Quello che doveva essere una disgrazia è diventata una grazia, perché... il sangue dei primi ha fecondato i secondi, no? Chiaro! Don Giuseppe Rodighiero viene qui, viene qui, viene qui e finisce per lasciarci le penne.... Cosa succede? Che il vescovo lo manda a chiamare e gli dice: "Guarda che ho pensato di farti studiare a Padova”, e lui dice che vorrebbe andare là, alla Pia Società San Gaetano. Dunque vedete: la disgrazia di qua ha portato una vocazione. Ma.... il vescovo di Padova! Questi vescovi che non capiscono niente! Che cosa fanno questi benedetti vescovi? Eeeehhh! Non sono cattolici, non capiscono le missioni! Eeeehhh! Entra! Pochi giorni fa il vescovo di Padova mi dice: "Sa', dice, ci sono alcuni che vogliono venire qui da Lei, oramai hanno aperto le porte: intanto... don Giuseppe Rodighiero che quest'anno, adesso, finisce e si laurea, e allora quello lo lascio venire senz'altro. Per i seminaristi che lo hanno annunciato pubblicamente... Sacerdozio: speriamo che non sia il solo...". Bene, un momentino: "Spero, ha detto, che non se la sia presa con me se l'ho fatto aspettare un pochino per provarlo!". "No, anzi! Perché Lei lo ha mandato a Villatora a fare il cappellano alla domenica e là ha trovato un certo Zeno, e... l'ha condotto qua!". Capito? Al primo momento: "Accidenti ai vescovi, capiscono niente!". Ecco là: va a finire a Villatora e...

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7.Figlioli, le contrarietà bisogna guardarle così, con spirito di fede. E anche se per tutta la vita non capiremo... perché Gesù è scappato in Egitto o è andato in Paradiso, capito?, lo capiremo in Paradiso. Sono necessarie queste cose! Lo grido forte, perché voi in questa Casa siete arrivati pieni di entusiasmo. Domani dovreste trovare anche il vescovo che è un papà e una mamma, dovreste trovarlo che non capisce niente. Ringraziate il Signore. È Dio che vuole questo!
"Perché eri gradito a Dio, perché facevi opere buone, dice l'Angelo a Tobia, San Raffaele no? Io, quando tu pregavi... raccoglievi i cadaveri di notte e li seppellivi, io portavo le tue preghiere in Paradiso. E, siccome eri gradito a Dio, era necessario... bisogna... siccome... eri gradito a Dio, era necessario...". Eh, cari miei, questa è la strada! Figlioli miei, la prima penitenza per imitare Gesù è il compimento del nostro dovere, fatto bene, specialmente quando costa, specialmente quando non è secondo i nostri desideri. Secondo: è accettare le inevitabili contraddizioni che troveremo sul nostro cammino, baciando la mano, baciando la mano che ci bastona, anche se, umanamente parlando, questo è una cosa illogica. O capite questo o non avete capito il cristianesimo! Perché, ricordatevi che il cristianesimo, umanamente preso, sembra una cosa illogica: soffrire, patire, penare. Proprio, umanamente parlando, è una cosa illogica.

MO100,8[02-11-1966]

8.Terzo, e ho finito, eh? Se volete e aver la fede e imitare Gesù, ci vuole anche qualche penitenza volontaria; perché questa penitenza serve per pagare i nostri peccati, serve per... serve anche per aiutare le povere anime del Purgatorio, come diceva quel povero predicatore ieri sera, no?, che le xe tanto contente, poarete, ma le xe là che le 'speta, che le 'speta qualche cosa. E allora voialtri, che siete più innocenti, no?, che capite 'ste cose, ve lo dico nella vostra bella lingua veneta, serchè de far qualche fioretto, benedeti dalla Madonna, savìo! Savìo cosa che vol dire? No portarghe via i fioretti al sacrestan, portargheli via, no. Fe qualche fioretto! Ormai i vecioti no i capisse mia 'ste parole qua! Fe qualche fioretto, fèghene tanti fioretti, perché i xe quei che salva le anime. A voialtri ve digo: fe' qualche piccola mortificazione; a voialtri ve digo: fe qualche atto de penitenza.
Mons. Luna, ogni sera, inginocchiato in chiesa per terra, poi si prostra e bacia la terra. Là, dinanzi a Dio, ecco un bell'atto di penitenza: prostrarsi davanti al Signore: "Gesù, mio Dio, ti adoro, mio Dio, riconosco le mie miserie". Figlioli, fate qualche atto di penitenza, mettetevi d'accordo col vostro padre spirituale, mettetevi d'accordo col vostro superiore, ma ricordatevi: ogni giorno, ogni giorno dovete fare qualche cosa di volontario! "Ma io ho tanto da lavorare! Ho tante contraddizioni. Ci sono tante difficoltà!". È già una penitenza, sì, ma non basta! Anche se nel giorno sei pieno di croci, ancora ci sono anime da salvare, ancora ci sono moribondi che son lì in bilico tra la vita e la morte eterna: aiutale, aiutale quelle anime o non hai capito niente. Come faccio, per esempio, essere a letto la sera, e mi viene in mente che in quel momento qualcuno sta per morire e rifiuta la grazia di Dio, e non saltar giù dal letto e non prostrarmi a terra e: "Dio, Dio! Salva quell'anima, pestami, se vuoi; mettimi a letto per trent'anni, se vuoi; mandami un tumore, un cancro, mandami quello che vuoi, mandami umiliazioni: ma salvala, salvala!". Come si fa? Se non capite queste cose, cambiate mestiere! Perché... non sarà altro che un mestiere! Fede, figlioli, fede, diceva il Cottolengo, ma "di quella"! Se no... invesse che avere una bella zucca, gavèmo i "spantassi"; e andare in America per portar "spantassi" non vale la pena: i ghe n'ha anche in America. Sia lodato Gesù Cristo! 5 novembre 1966