MI245,1 [19-11-1968]
1. Sia lodato Gesù Cristo! Quando Gesù, parlando ai suoi Apostoli, si accorgeva che capivano poco o capivano niente, a un dato momento si rivolgeva loro dicendo: “Verrà lo Spirito Santo e allora lui vi farà intendere tutto, vi spiegherà tutto”. Infatti, dopo che lo Spirito Santo discese su di loro, essi cominciarono a dire: “Ah, adesso comprendiamo, adesso capiamo!”. Ecco, fratelli miei, abbiamo bisogno tanto e poi tanto dello Spirito Santo; tutti, sapete! Cioè abbiamo bisogno della luce che viene dall’alto. Noi possiamo studiare, possiamo parlare, ma se non si accende la luce non comprendiamo; se invece a un dato momento si accende la luce dentro di noi succede qualcosa di indescrivibile. Tante volte avevamo sentito narrare certi avvenimenti, tante volte avevamo letto un brano evangelico, forse l’avevamo anche imparato a memoria, ma solo quel giorno, in quell’ora, lo abbiamo capito. I discepoli di Emmaus camminarono per parecchio tempo in compagnia del divino maestro, ma solo a un certo momento lo riconobbero. E allora sentite: noi ci troviamo tante volte a parlare insieme, tante volte ci troviamo a fare insieme la meditazione, ma abbiamo bisogno che lui rischiari le nostre intelligenze, riscaldi il nostro cuore, si riveli a noi. Perciò per un istante, prima di iniziare la nostra meditazione, preghiamo il Signore che si manifesti a noi.PAROLA DI DIO Vangelo
DIO Spirito Santo
DOTI UMANE studio
GESÙ
maestro
PREGHIERA meditazione
DOTI UMANE intelligenza
MI245,2 [19-11-1968]
2. Quand’ero ragazzo, il medico del mio paese, per far risparmiare al Comune certe spese, credette conveniente istituire nella sua abitazione una specie di piccolo ospedale. Perciò una delle stanze a pian terreno fu adibita a sala di degenza: cinque o sei letti messi stretti stretti. Il Comune non comprendeva soltanto Quinto, ma anche Lanzè e Valproto. Quando si presentava in ambulatorio qualcuno che doveva essere operato di appendicite o di ernia, cioè piccole cose di questo genere, il medico lo teneva lì e lo operava lui stesso, assistito da sua moglie, la quale non aveva neppure il diploma di infermiera. Non ricordo bene se, come assistente, ci fosse anche il veterinario. Avevamo in paese un veterinario molto vecchio e tanto amante di Bacco; non so se c’era anche lui come assistente. Comunque, per far risparmiare al Comune, e forse anche alle pompe funebri, faceva tutto lui, s’arrangiava lui: era medico condotto, chirurgo e veterinario. E il Comune ne era contento, perché era molto più oneroso mandare uno all’ospedale, dove lo tenevano tanto tempo, mentre lì ogni poco bastava. Il dottore aveva in casa la donna di servizio, la quale faceva da mangiare per tutti; con la donna di servizio e la moglie mandava avanti la famiglia e anche l’ospedale. Nel nostro campo spirituale non si può, come il medico di Quinto, fare un po’ di tutto. È vero, era medico, ma era medico condotto di un paese, e il medico condotto di paese non è preparato per tutto. Noi vediamo che anche nell’ospedale, pur essendo divisi i due reparti di medicina e di chirurgia, si è sentito il bisogno di fare ulteriori suddivisioni. Quando all’ospedale si fa un’operazione, non è sufficiente la moglie del medico per l’assistenza: ci vuole l’anestesista, il medico assistente ed altri. Nella stessa chirurgia noi vediamo una suddivisione in rami di specializzazione: reparto ortopedico, reparto otorino, e giù giù... Amici, se questo è necessario nel campo della medicina, penso che la specializzazione sia certamente necessaria anche nel nostro campo, nel campo dell’apostolato. Ognuno di voi dev’essere un uomo di Dio. Io non sono capace di ripetere adesso quello che avete sentito ieri riguardo la santità; io procedo un po’ alla buona, non attraverso la “via universitaria”, ma attraverso la “via campagnola”. Ieri sera vi è stato parlato della santità. Con semplicità io vi dico che abbiamo bisogno di essere uomini di Dio. Quando qualcuno passa vicino a noi deve sentire il profumo di Dio. Per tradurre in termini un po’ più semplici quello che avete sentito ieri sera, cioè in soldoni, vi riferirò quello che ho detto a uno di voi che è venuto da me: “Vedi, io non sono capace di parlare della santità in quella forma; te ne parlerò in altro modo. Se prendi una cipolla e la tagli, cominci a lagrimare. Se a un dato momento la prendi in mano e passi vicino a un tuo amico, il tuo amico esclama: “Che puzza di cipolla!”. È così, non è vero? Se, però, quando andiamo a Bosco, prendo una cipolla, la taglio e la metto in un piccolo tegame con un po’ d’olio, dopo un pochino si sente per la casa un profumino: “Che profumo, eh! Che profumo!”. Eppure è la stessa cipolla, che prima faceva puzza e sporcava le mani, e adesso stuzzica l’appetito, fa già sentire odor di cucina, di qualcosa che si sta preparando: si sente l’odor della cipolla messa al calore del fuoco". Ecco, non voglio, per carità, offendervi e dire che noi siamo tutti cipolle, però, però, tutti noi portiamo addosso un po’ della puzza del mondo, un pochino di parte umana. Se ci accostiamo al calore di Dio, se ci immergiamo in Dio, acquistiamo una vita nuova: senza che ce ne accorgiamo noi manifestiamo Dio, e un profumo emana da noi senza necessità che ci pensiamo. Quando passeremo in mezzo agli uomini, essi sentiranno Dio attraverso noi, vedranno Dio passare.AUTOBIOGRAFIA famiglia
APOSTOLO uomo di Dio
CONSACRAZIONE santità
VIRTÙ
semplicità
DIO profumo di...
ESEMPI apostolo
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO ambasciatore di Dio
Le case di riposo per persone anziane, ai tempi di don Ottorino, venivano popolarmente chiamate ‘ricoveri’.
Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che all’epoca era ancora novizio, ma era entrato nella Casa dell’Immacolata dopo aver conseguito la laurea in lettere presso l’università di Padova.
MI245,3 [19-11-1968]
3. La santità io la penso così: incarnata in un uomo che vive in Dio, che si immerge in Dio, che diventa un canale attraverso il quale Dio passa per andare alle anime. Ora, ognuno di noi deve essere così: trasformato in Dio. Nel passato portavo altri paragoni come questo: un pezzo di ferro arrugginito messo nel fuoco ne esce fiammeggiante e illumina e brucia. Così dobbiamo essere anche noi: pezzi di ferro, più o meno arrugginiti, non importa niente, però immersi in Dio, e allora usciremo pieni di lui. Questo deve essere il denominatore comune di tutti noi, assolutamente di ognuno di noi. Vorrei dire che questo è una specie di permesso per poter esercitare la medicina dello spirito. Dobbiamo essere assolutamente uomini di Dio: questa è una condizione indispensabile; dobbiamo essere pezzi di ferro arroventati in Dio, fiammeggianti di Dio. Però, adesso, c’è un ulteriore passo da fare: ognuno di noi deve essere specializzato. Il medico di Quinto era medico; eh, s’intende, era medico, però era specializzato per fare il medico condotto, non per fare il chirurgo; in casi di emergenza poteva fare anche il chirurgo perché all’ospedale avrà fatto il suo tirocinio anche in chirurgia, ma la sua specializzazione era quella di medico condotto. Un domani voi sarete sacerdoti, voi sarete diaconi, però ognuno di voi dovrà avere una certa specializzazione, la specializzazione che il Signore vorrà da voi e che sarà richiesta dall’ufficio che eserciterete. Voi mi verrete a dire: “Allora vediamo un po’ come devo adesso prepararmi a questa specializzazione”. E fin da questo momento qualcuno potrà pensare: “Io mi sento portato ad essere domani l’apostolo dei ricoveri dei vecchi, e allora mi preparo fin d’ora... Io mi sento portato ad essere il fondatore di una Famiglia religiosa femminile, e perciò mi preparo fin d’ora”. Non preoccupatevi della vostra missione futura, ma di sviluppare in voi le doti che il Signore vi ha dato, e di svilupparle non in forma per così dire cervellotica, ma lasciandovi guidare da chi ne ha l’incarico, in modo particolare sviluppando quelle doti che un domani sono necessarie alla vita apostolica. Nel campo dello studio profano abbiamo incaricato don Giuseppe e sarà lui che vi aiuterà, quasi come un padre spirituale, a sviluppare l’intelligenza che è come il vassoio sul quale dobbiamo portare agli altri il Cristo e il suo messaggio. Nel campo teologico avete i vostri professori, e qui non agite da soli, ma consigliatevi.SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
FORMAZIONE
CONSACRAZIONE santità
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO uomo di Dio
DIO unione con...
APOSTOLO missione
DOTI UMANE
DOTI UMANE studio
DOTI UMANE intelligenza
Il riferimento è a S. E. mons. Camillo Faresin, vescovo salesiano che operava in una vasta diocesi del Mato Grosso in Brasile.
MI245,4 [19-11-1968]
4. Bisogna specializzarsi, e questo non vuol dire seguire i propri capricci: vuol dire approfondire la conoscenza in modo tale che, quando arriverà il momento, il Signore possa trovare lo strumento preparato e disposto. Però questo lavoro richiede fatica! A qualcuno ho raccontato una piccola scenetta che è capitata qualche giorno fa e che i più grandi, quelli che sono in refettorio con noi, hanno sentito narrare. Monsignor Faresin , che è venuto qui dopo la Messa a fare colazione, ci ha raccontato un piccolo aneddoto e ha detto: “Dalle nostre parti, nella nostra zona, abbiamo cominciato a far lavorare la gente: abbiamo cominciato a costruire le case, a lavorare la terra. Da un’altra zona sono venuti alcuni a visitare e a vedere e hanno osservato che i nostri orti, mettendoci acqua, lavoro e fatica, producono, perché è terra che promette bene perché non è mai stata sfruttata. E perciò c’erano fagioli bellissimi, granoturco meraviglioso: un giardino! Questi tali hanno cominciato a dire: “Ah, che meraviglia! Che bellezza di fagioli! Ma guarda qua, ma guarda là...!”. E allora noi abbiamo domandato: “Ma da voi, non ci sono fagioli? Non avete quello che vedete qui?”. “Eh, da noi no, da noi no! Noi non abbiamo questi prodotti”. “E se seminate i fagioli, verrebbero i fagioli così anche da voi?”. “Eh, certo: se li seminassimo verrebbero, ma... noi non li abbiamo!”. “E se si seminano?”. “Certo, se si seminano vengono anche da noi, ma il bello è seminarli, far fatica per seminarli!”. Quante volte dovremmo ripetere anche noi e dire: “Guarda che meraviglie è riuscito a fare nella sua vita apostolica quel sacerdote che si chiamava Francesco di Sales! Come ha saputo entrare in mezzo agli eretici, come ha saputo risplendere quell’uomo! Guarda quell’altro sacerdote, quell’altro apostolo di Dio, padre Lombardi e... come hanno saputo fare!”. “Ma loro avevano questi doni, avevano quegli altri doni...”. Forse si potrebbe rispondere: “Ma anche tu hai questi e altri doni, solo che essi hanno seminato i fagioli e tu no, essi si sono sforzati, e tu non ti sei sforzato”.PECCATO passioni
ESEMPI vari
SOCIETÀ
lavoro
DOTI UMANE
SACERDOZIO prete
Giovanni Papini (Firenze 1881-1956), scrittore dapprima scettico sul problema religioso, si convertì e da allora scrisse molte opere religiose, specialmente apologetiche. Nel 1921 uscì una sua ‘Storia di Cristo’, alla quale allude don Ottorino.
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che forse era stato chiamato a qualche sevizio pastorale specifico.
Il riferimento è ora a don Giuseppe Rodighiero, mentre subito dopo don Ottorino nomina Natalino Peserico, che frequentava il 3° anno del corso teologico, e Michele Sartore del 1° anno dello stesso corso.
MI245,5 [19-11-1968]
5. Prendiamo, per esempio, uno studente del corso di teologia che sia seriamente preoccupato di prepararsi bene alla vita sacerdotale, oppure un diacono che stia studiando teologia. Possono frequentare i corsi di teologia in vari modi: o studiando per una classificazione scolastica, cioè per una preparazione per gli esami e basta, o anche ragionando così: “Adesso sto studiando i Vangeli - supponiamo che si tratti di un teologo del 1° anno - e mi applico sul serio. Adesso che sto studiando il santo Vangelo voglio leggere una bella vita di Cristo. Durante il noviziato ne ho letto una molto semplice, ma adesso voglio prendere un’altra. Prendo in mano il Ricciotti, prendo in mano il Lagrange, - mi riferisco a quelle che avevamo noi, mentre adesso ce ne saranno anche altre - e voglio approfondire, voglio conoscere il Cristo sotto vari punti di vista, prendendo magari in mano la “Storia di Cristo” del Papini di cui ho sentito parlare. Cioè leggo due o tre vite di Cristo per conoscere come gli altri lo hanno visto. Poi procedo un pochino e mi leggo una bella vita di San Paolo. Poiché a scuola stiamo studiando i santi Padri, e in particolare uno di loro... aspetta, ho sentito dire che ha scritto quella data opera, voglio approfondirla e poi approfondire quest’altra opera, eccetera”. Questo vuol dire prepararsi ad una specializzazione. Voi direte: “Ma, io voglio...”. No! Intanto traffica i tuoi talenti. Non accontentarti del minimo perché devi specializzarti. Un domani sarai uno specializzato se adesso cercherai di apprendere il più possibile, in altre parole, se raccoglierai i ferri del mestiere. Poi, andando avanti nel tempo, sarà il Signore che ti porterà... Adesso, in questa età che è quella della preparazione, voi dovete approfondire il più possibile quelle materie scolastiche che danno la conoscenza del Cristo, degli Atti degli Apostoli, dei primi movimenti della Chiesa nascente. Dovete studiare, vedere come hanno fatto i primi Apostoli a predicare il Cristo, come hanno fatto i primi fratelli cristiani, le prime comunità cristiane. Insomma dovete innamorarvi profondamente del cristianesimo. Un domani, se tu avrai studiato il più possibile anche le materie profane per avere la possibilità di possedere quel ‘vassoio’ che porta il Cristo, se avrai studiato il Cristo con amore, con carità, un domani il Signore ti prenderà e così, quasi per caso, ti porterà dalla Pellizzari o dalle suore - non è vero, don Pietro ? - e tu ti specializzerai un pochino nella vita pastorale in mezzo a quelle anime. Un altro il Signore lo porterà - vero, don Giuseppe ? - nel campo universitario; un altro in un’altra parte. Insomma penserà il Signore poi. Perché un domani, attraverso anche le capacità esterne, la possibilità di influenza esterna, le doti esterne, il Signore ti porterà nei vari campi dell’apostolato. Uno avrà la possibilità di parlare bene l’italiano, e quello te lo metteranno alla radio o alla televisione, per esempio Natalino che parla come padre Mariano; qualche altro andrà a finire in mezzo agli zingari, supponiamo Michele, in Campo Marzio. Insomma uno da parte, uno dall’altra secondo le proprie doti. Un domani, scusate, un pellirossa andrà in mezzo ai pellirossa, uno zingaro in mezzo agli zingari, per forza! Se un domani il Signore ti metterà in quelle determinate circostanze, sarà per te quasi naturale andare a lavorare in mezzo a quelle anime. Però quello che è necessario è prepararsi adesso per essere pronti per queste missioni. Il giorno in cui il medico deve fare un’operazione, deve essere capace di maneggiare il bisturi; così il giorno in cui il Signore ti chiamerà all’apostolato, tu non potrai dire: “Adesso mi preparo...”. Bisogna che la preparazione sia precedente.FORMAZIONE
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
GESÙ
CHIESA cristianesimo
PASTORALE
MISSIONI
DOTI UMANE studio
FORMAZIONE noviziato
GESÙ
conoscenza
ESEMPI talenti
DOTI UMANE talenti
CHIESA
DOTI UMANE televisione
Don Ottorino prende spunto anche in questa meditazione dalle delibere del 1° Capitolo generale sulla formazione umana dell’apostolo. Legge in seguito la delibera n. 8, il cui testo viene riportato in corsivo.
Il riferimento è a don Paolo Crivellaro, che era stato consacrato sacerdote all’inizio di quell’anno 1968 e che stava per essere inviato a Roma per studiare presso il Pontificio Istituto Biblico.
MI245,6 [19-11-1968]
6. Perché ho parlato di questo? Perché volevo commentare l’ultima delibera sulla formazione umana. Adesso ne seguono delle altre che riguardano il Centro Studi, i corsi di aggiornamento periodici e la competenza specializzata. Questa delibera dice questo: «Poiché anche l’apostolato esige competenza specializzata, si avvii il Religioso ad acquistarla secondo le inclinazioni e le capacità personali e le necessità della Chiesa, a giudizio dei Superiori». Noi superiori non possiamo in questo momento, finché siete ancora studenti, dirvi: “Adesso... approfondisci questo aspetto”. In questi anni voi dovete formarvi una cultura di base. Se nella formazione di questa cultura di base qualcuno mostra una particolare tendenza, per esempio, sente la passione per gli studi sui santi Padri approfondisca quell’aspetto, se ha passione per la liturgia faccia bene il suo dovere nello studio di tutte le altre materie scolastiche e approfondisca anche la liturgia. Non so se sbaglio in questo. Vi pare giusto? Cioè fate bene il vostro dovere scolastico; parlo specialmente degli studi teologici. Contemporaneamente c’è un ramo verso il quale vi sentite portati? Approfonditelo! Vi occorrono libri? Ve li daremo! Vi occorrono dei mezzi? Ve li procureremo! Un domani sarà compito di chi è responsabile della Congregazione esaminare se uno ha delle doti particolari. Prendiamo Paolino che ha la possibilità di riuscire: bene, mandiamolo a Roma a studiare Sacra Scrittura. Però bisogna che prima la ‘cipolla’ sia cotta; esigiamo prima che questo ragazzo, questo giovane prete sia pieno di Dio, abbia capito insomma che bisogna essere di Dio, che si sforzi di essere di Dio: questa è la condizione ‘sine qua non’, altrimenti non c’è niente da fare! Finché sono vivo io, non manderò nessuno a studiare a Roma o in un’altra parte, neanche per sogno! Solo quando vedremo che questa creatura è veramente piena di Dio, preoccupata solo di essere di Dio, e ha delle doti particolari, allora sarà nostro dovere provvedere, per quanto è possibile, per quanto lo esigono le necessità della Congregazione e il bene della Chiesa. Ma per quanto è possibile, perché può darsi che a un dato momento quel prete ci occorre assolutamente per sostituirne un altro, almeno “ad tempus”. Ma, per è quanto possibile, sarà nostro dovere mandarlo a specializzarsi. Perché? Perché possa fare di più nella Chiesa, possa dare di più alle anime. Attenti, però, perché anche quei sacerdoti e diaconi, che non andranno a studiare a Roma o in altre parti, hanno il dovere di sviluppare le proprie doti. Perciò un sacerdote, che può essere un domani cappellano o parroco, anche se non andrà a Roma a studiare, supponiamo, liturgia, ma ha passione per la liturgia, approfondisca la liturgia, e durante l’estate frequenti qualche corso. Questo lo si deve fare! Perché? Perché se un domani avrà la possibilità di dare qualcosa di più in parrocchia nel campo liturgico, lo deve dare. Don Pietro, dico male, caro?DOTI UMANE studio
FORMAZIONE
DOTI UMANE cultura
CHIESA
CONGREGAZIONE
SACERDOZIO prete
CONGREGAZIONE Capitolo
FORMAZIONE case di formazione
CONSACRAZIONE vita religiosa
COMUNITÀ
superiore
EUCARISTIA liturgia
DOTI UMANE
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO salvezza delle anime
Meridiano 12 era una rivista per giovani, pubblicata dall'editrice L. D. C. di Torino.
MI245,7 [19-11-1968]
7. Per fare questo occorrono due qualità, anzi una che si suddivide in due: lo spirito di sacrificio. È questo il punto a cui volevo arrivare. Fratelli miei, senza spirito di sacrificio non si ottiene niente, E allora occorrono due cose: - primo: saper rinunciare. - secondo: saper fare. Fuori nel mondo c’è qualcuno che è appassionato, supponiamo, di radio, di televisione o di qualcos’altro: va a lavorare le sue otto ore, e qualche volta c’è un’ora per andare e un’ora per tornare per cui divengono dieci ore, e poi alla sera studia, alla sera rinuncia a qualche divertimento o a qualche partita di carte o a qualcos’altro, e si mette là e studia. Noi vediamo che, fuori nel mondo, quando qualcuno vuole specializzarsi o approfondire qualcosa, per esempio vuole imparare a suonare il piano o la fisarmonica, dopo il lavoro fa delle rinunce e si sacrifica. Così, se noi vogliamo specializzarci, cioè, in altre parole, se vogliamo approfondire certe conoscenze per l’apostolato di domani - e questo è un nostro dovere! - dobbiamo saper rinunciare e saper fare. Ed è su questo piano che io pongo certi sacrifici che vi ho domandato: rinuncia qualche volta alla televisione, a qualche spettacolo o divertimento, alla lettura di certi libri o romanzi o riviste, eccetera. Lo dico perché avete bisogno di specializzarvi: c’è qualcos’altro che vi attende. È chiaro che per fare questo bisogna rinunciare a una soddisfazione e compiere il sacrificio di qualche cosa che talvolta è pesante. Perché, vedete, la specializzazione non è qualcosa che tante volte piaccia. Però dovete farla; è un dovere! Anche per un medico che si mette lì e studia, studia: eh, può essere un sacrificio! Voi avete rinunciato al mondo, vi siete dati al Signore; la vostra missione è andare a salvare le anime. È chiaro che non sempre troverete le soddisfazioni nello studio di quella materia nella quale intendete specializzarvi. Sarebbe molto più comodo dire: “Beh, stasera mi metto lì e leggo Meridiano 12 o un’altra rivista, anziché, per esempio, approfondire lo studio della liturgia o dei santi Padri! Io ve lo dico: è un dovere che dovete compiere, e il dovere, di solito, lo si fa sempre con una certa fatica e impone sempre un certo sacrificio.PENITENZA sacrificio
DOTI UMANE televisione
SOCIETÀ
lavoro
FORMAZIONE lavoro
APOSTOLO missione
DOTI UMANE studio
CONSACRAZIONE
MONDO
APOSTOLO salvezza delle anime
MI245,8 [19-11-1968]
8. Amici, prendete un sacerdote o un diacono che abbia lo spirito di sacrificio: buttatelo in mezzo all’Africa o all’America, buttatelo giù con il paracadute... dopo quindici o vent’anni troverete impiantata una Congregazione. Prendetene un altro, laureato tre volte, che non abbia lo spirito di sacrificio, buttatelo là: dopo quindici anni troverete una famiglia poligama, perché non sarà accoppiato con una femmina sola ma con più di una. Intendiamoci bene! Amici miei, prendete una mamma che abbia spirito di sacrificio e vedrete una famiglia d’oro, dei figli che crescono bene, educati; in famiglia non mancherà niente; poveri, ma puliti. Prendete, invece, una famiglia nella quale la moglie, la signora, non abbia spirito di sacrificio: le sue mani sono bucate... e nella famiglia voi vedrete lo sperpero, ragazzi male educati, esigenti. Amici miei, senza lo spirito di sacrificio non si ottiene nulla, si perde tempo inutilmente! Lo spirito di sacrificio poi si manifesta in tante piccole cose. Nel caso specifico lo dovete manifestare nello studiare, nel sapersi sacrificare, nel saper approfondire le materie scolastiche e, se avete un po’ di tempo - si trova, sapete, un po’ qui, un po’ là - specializzandosi in qualche punto. Si può dire qualche volta: “Beh, oggi è domenica: rinuncio alla partita di calcio, voglio approfondire... Faccio di meno di questo, faccio di meno di quello: voglio approfondire!”. Quando uno ha veramente amore per le anime, amore per la sua missione, sa sacrificarsi per essa. Però, questo spirito di sacrificio è necessario che lo manifestiate durante tutta la giornata. Fra poco insisteremo con il lavoro e lì avrete modo di esplicarlo; ve ne daremo la possibilità di giorno e di notte. Avrete la possibilità di esplicare questo spirito di sacrificio nelle piccole cose, nel dare una mano al fratello, nel saper rinunciare alle vostre vedute. State facendo qualcosa e viene un fratello a chiedervi un piacere... dovete saper rinunciare a quello che state facendo rispondendo con un sorriso: “È proprio urgente?”, e se vi dice: “Beh, sai...”, saper rassicurarlo dicendo: “Allora, guarda; ho da fare ancora per un’ora. Ti pare che posso venire fra un’ora?”. “Sì!”. Ecco la carità! Lo spirito di sacrificio genera la carità, la fraternità, l’amoreSACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
PENITENZA sacrificio
MISSIONI
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FAMIGLIA mamma
FAMIGLIA figli
ESEMPI sacrificio
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APOSTOLO salvezza delle anime
APOSTOLO missione
FORMAZIONE lavoro
COMUNITÀ
confratelli
COMUNITÀ
fraternità
CARITÀ
MI245,9 [19-11-1968]
PENITENZA sacrificio
DOTI UMANE studio
DIACONATO diacono
SACERDOZIO prete
MARIA la nostra buona mamma
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
DIO amore a Dio