L’IMPORTANZA DELLO STUDIO NELLA FORMAZIONE UMANA E SPIRITUALE DELL’APOSTOLO.
MO243 [08-11-1968]
8 novembre 1968
MO243,1 [08-11-1968]
1. "... al rigore logico, al senso esatto della sperimentazione. Il nostro studio dev'essere coltivato in modo che non ci faccia sapienti, ma uomini; non teologi, ma testimoni. Ogni comunità abbia un luogo dove siano disponibili sussidi e renda possibili incontri periodici per lo studio e l'aggiornamento".Guardate, adesso voi capite che le delibere sono state fatte per tutta la Famiglia religiosa e guardano più alle case, domani le varie case della Famiglia, che alla casa di formazione. Infatti alla fine è stato messo: "Ogni comunità abbia...".Permettetemi che io adesso rivolga la parola non alle varie Comunità, ma a questa Comunità particolare, cioè a questa Comunità più grande di tutte le altre, dove ci si sta preparando alla vita apostolica, ma dove anche si dovrebbe vivere in modo, vorrei dire, eccezionale lo spirito della Congregazione, per caricarci in modo tale per poter continuare in questo spirito per tutta la vita.Come dicevamo l'ultima volta: "Seminarista buono, sacerdote mediocre". Ora, se noi arriviamo ad essere santi - e oggi il mondo ha bisogno di santi -, arrivati a quel punto io vi dico: "Seminarista santo, sacerdote - non si può dire santissimo - ma più santo ancora". Perché? Perché quando si è entrati in orbita con Dio, si continua ad andare avanti. Ma se non arrivate a quel punto di santità, non illudetevi: ci sarà una parabola discendente, questo è chiarissimo! O voi... e guardate che basta che voi diate al Signore soltanto 99 e 99 centesimi, voi farete la parabola discendente.Quando dico "si dà", non intendo dire "si riesce a dare", ma nel desiderio, nello sforzo, ci deve essere la donazione completa. Se voi vi date completamente al Signore, una donazione totale, in un centro d'interesse unico, Dio, e tutto il resto, vero, in tanto in quanto serve per quel vostro scopo, allora - io vi assicuro - domani voi continuerete nel vostro cammino; ma guardate, altrimenti voi piangerete e piangeremo insieme, vedremo sacerdoti che buttano la veste, vedremo diaconi che chiedono la dispensa, e cominceremo a piangere come abbiamo già cominciato a piangere.In tasca ho una lettera di Pasin Mirco, che si trova già in Italia. Ma guardate, questo è il primo; ma ricordatevi che non sarà l'ultimo, non sarà l'ultimo. Vedrete che queste scene si ripeteranno.I Gesuiti su 34.000 ne hanno persi 811 in un solo anno, in dodici mesi. I Salesiani, solo che di fratelli, 350-400 ogni anno ne perdono. E chi sono questi, che si perdono, Gesuiti e fratelli Salesiani? Sono uomini come voi, che hanno abbandonato il mondo, come il nostro caro Renzo, hanno rinunciato a un avvenire nel mondo, si sono offerti al Signore con entusiasmo e poi hanno cercato il mondo nella vita religiosa. Piano piano si sono ripresi il mondo e hanno cercato di fare un connubio fra vita religiosa e vita mondana, e a un dato momento sono ritornati così dei mezzi falliti: non hanno né ben concluso bene nella vita religiosa e difficilmente sapranno concludere bene in una vita familiare domani.
MO243,2 [08-11-1968]
2. Amici, adesso dico, affrontiamo questo tema: lo studio. E allora lo affrontiamo qui nella casa nostra.Primo: ogni uomo ha il dovere, ha il dovere di guadagnarsi il pane con il sudore della sua fronte. Vorrei considerare lo studio prima di tutto come un lavoro che il Signore ci ha dato da compiere. È giusto? Il Signore ha stabilito che mio padre e mia madre avessero da lavorare e ha stabilito che anche io abbia da lavorare. Perciò, io ho delle ore fissate per lo studio? Sono delle ore di lavoro, e se io non lavoro sono un disonesto. Perché? Perché, scusa, se io vado a lavorare in una fabbrica e approfitto che il padrone della fabbrica non mi vede e non lavoro e ho il coraggio poi di tirare la busta paga, io sono un disonesto. Dico male, voialtri? Manco al mio dovere, ho il coraggio di tirare una paga che non ho meritato.Ora, prima cosa io direi: consideriamo onestamente, vero, il nostro lavoro; e perciò è un dovere di giustizia, per conto mio, lavorare, lavorare. Per lo studente quelle quattro ore di scuola sono quattro ore di lavoro, quelle ore di studio sono ore di lavoro. E perciò non può lui, così, prendersi il lusso di dire: "Adesso qui leggo un giornale, leggo un romanzetto e leggo qualche cosa, perché basta che io sia in studio". No! Tu in quelle ore hai il dovere di studiare, hai il dovere di far bene il tuo dovere scolastico.Se tu a scuola puoi portare un sette, devi portare un sette, non devi accontentarti di un sei e mezzo; se hai i talenti per portare un otto, devi portare un otto e non un sette, perché tu devi sfruttare quelle ore di studio, devi allargare le tue cognizioni. Dico, guardate, insisto: primo per un dovere vero e proprio, e Dio ti giudicherà se non studi. "Ma io mi accontento così. Già domani il professore non m'interroga, perciò non m'importa". Nossignore! Tu devi prendere in mano la tua... Scusa, è stato stabilito che si debba passare attraverso il liceo, la filosofia, la teologia. Bene, devi passare lì... no! "Ma io la faccio franca, non m'interroga". Non m'importa niente! Questo è il mio dovere e lo devo fare! Questo senso del dovere lo dovete imparare: è una lezione, per conto mio, questo periodo di preparazione anche del compimento del proprio dovere.
MO243,3 [08-11-1968]
3. Ora, vedete, possiamo fare un passo più avanti. Questo studio, parlo specialmente degli studi che non sono teologici, che a prima vista sembrerebbe inutile, voi lo dovete fare, poi, per un altro motivo; perché se Dio attraverso i superiori vuole che compiate quegli studi vuol dire che c'è qualche motivo. Del resto, motivo che anche voi potete toccare con mano. Voi state preparandovi il vassoio sopra il quale porterete il messaggio di Dio, state preparando quelle armi che vi saranno necessarie domani per portare il Signore, per parlare del Signore.Quando, per esempio, il diacono Filippo ha ricevuto l'ordine da Dio di avvicinarsi al cocchio dell'eunuco, a un dato momento lui ha cominciato a parlare. Ora, anche voi domani dovrete cominciare a parlare, anche voi dovrete cominciare in una forma umana il vostro dialogo, e allora lo studio deve darvi tutte quelle armi, anche umane, che vi servono domani per agganciare il primo incontro, per attaccare il primo incontro. Domani voi, voi dovrete cercare tutte le occasioni, pretesti, un pochino, per attaccarvi un pochino. E allora voi dovete prendere, sapere un pochino: qui posso attaccarmi! Quando uno sta parlando con voi...Ieri, per esempio, è venuto uno di Milano, un signore, è venuto lì in tipografia e parlavano... Era venuto perché pensava che volessimo comprare una offset nuova invece che le macchine di legatoria... E, mentre loro stavano, erano in due, stavano parlando, e stavamo parlando insieme, e parlavamo della tecnica moderna, del modo in cui fanno i libri adesso, e lì... Per esempio, per fare quegli elenchi telefonici, quei volumi così, per la composizione ci stanno una settimana, li fanno tutti in forma elettronica, dalle centrali dove c'è la Telve o che so io, vero, mandano tutte le schede personali, e là con una macchina le prendono giù fotograficamente e vengono fuori già tutte le veline fatte e complete. In una settimana fanno tutta la compagina, composizione e impaginazione automaticamente di tutti gli elenchi telefonici; e ogni mese, invece che aggiungere quelli nuovi per gli uffici centrali loro, li ristampano di nuovo: alcune copie, perché per loro è molto più semplice ristampare tutto di nuovo che non fare le correzioni.Ora, stavano parlando di questa tecnica così così... Mentre loro stavano parlando, guardate che siamo stati mezz'ora lì a parlare, io avevo continuamente l'idea: “E adesso come è che... Questi qua sono venuti, uno da Milano e uno da un'altra parte, come è che posso dirci una parola? L'apostolo deve dare! Dove mi attacco io adesso qui?”. E continuavo, mentre loro stavano parlando, continuavo a rispondere, a fare domande e tirar fuori anch'io... Ma la mia preoccupazione era: dove mi attacco un pochino perché devono andar via con qualche cosa? Questa benedetta tecnica moderna, questa benedetta preoccupazione delle cose... Un momentino: dove mi attacco? E allora ha cominciato, ha cominciato dire: "E pensare... trentasei anni, ho cominciato... trentasei anni, sono trentasei anni - dice - che mi trovo in mezzo". Così, così, e intanto c'era la macchinetta piccola tipografica. "Certo non avrete mica cominciato con una macchina così?”, ho detto. “Cosa è questa? Una macchina tipografica?". E allora ho cominciato a parlare della tipografia, dell'inizio della tipografia, con una piccola macchinetta, un piccolo torchio... "Guarda, eppure abbiamo cominciato tutti così, - ha detto - abbiamo cominciato tutti così. E io ho cominciato col portare la carta sulle spalle - dice- quando si portava, senza artriti, senza niente", e giù, giù... E da lì siamo partiti. "Eh, - ho detto - ma eravamo più contenti allora o adesso? Adesso non c'è più tempo - ho detto - a fermarsi un pochino a pensare". "Sì, è vero. - ha detto - Ah, - dice - e io mi metto alla sera alla televisione, mi metto là, mi metto là, faccio il poltrone, - dice - il poltrone, e invece che mettermi a leggere qualche cosa, mettermi a pensare. Ecco, guardi, le confesso che c'è una tentazione tremenda; - dice - io sono cascato in questa tentazione. Sa, una volta mi mettevo a leggere qualche cosa, prima di andare a letto leggevo e...". "E, bisogna fare uno sforzo, - ho detto - fare uno sforzo". "Anche l'altra sera mi son messo lì e c'era il cinema, e bon, là. - dice - Vado a casa, giro di qua...", perché è presidente, cioè direttore commerciale di tutta Italia di queste macchine tedesche, no, perciò è uno che ha in mano un po' tutto il movimento d'Italia. Beh, diceva: "Però, ci casco dentro. – dice - Oggi non si pensa più!". "Eh, d'altra parte - ho detto- a un dato momento ci fermiamo e bisogna che ci pensiamo un pochettino alla famiglia, eccetera". "Ha ragione, sa, reverendo!".
MO243,4 [08-11-1968]
4. Ecco, così. Ma sono partito da... Sono stato mezz'ora a pensare, mentre stavo trattando, pensare: come ci si può attaccare, dove ci si può attaccare. Chi vi dà questa elasticità un pochino di pensare? Guardate, non è la teologia, è tutto l'insieme.Dico male, don Giuseppe? Non sei mica d'accordo? Ah! Don Giuseppe, non sei mica d'accordo su questo? No?Cioè lo studio, tutto l'altro studio ti sveglia fuori, ti sveglia lo studio d'italiano, matematica, filosofia, eccetera, eccetera, ti rende un pochino, un po' elastico, un po' un atleta, questo voglio dire io; dopo ci verrà tutto il resto, ma per arrivare un pochino a una certa elasticità di poter... di aver cognizioni, è necessario tutto l'altro studio, è necessario per conto mio, proprio per svegliarsi fuori un pochino.Ora io direi proprio, primo perché è un dovere, proprio dovere di giustizia, è un nostro lavoro; secondo, perché tutte le altre nozioni che abbiamo ci servono, ci servono, ci serviranno come strumento, ci serviranno come attacco, ma ci servono; guardate che sono necessarie anche le altre.Anche se noi a un certo momento crediamo, per esempio, che la matematica non serva, tanto per dirvi, può darsi che proprio la matematica sia quella, come vi ho raccontato per il passato, famoso, il famoso prof. Bruzzo, vi ricordate bene, che proprio con la matematica è riuscito a convertire uno. Non so se ve lo ricordiate voi?Era su in montagna e c'erano dei tecnici là che stavano facendo dei calcoli per le strade, le altezze. Hanno visto venir su 'sto prete, poi che era tagliato fuori un po' con il menarotto, vedono venir su 'sto prete là ..."Oh! oh!", e allora cominciano a prenderlo in giro. Era un tempo in cui si prendevano in giro volentieri i preti. "Oh, reverendo, come va?". Veniva un po' su per la montagna e quando che l'è arriva vicino là... e dice: "Uh..". "Reverendo, varda qua...", quasi per prenderlo in giro, come dire... lavori di trigonometria. "Varda qua reverendo; dài, dài, ghe piasela 'sta roba qua?". "Uhm! - fece lui – Uhm! - gera un tipo cussì - Uhm! Non vedì mia che xe sbaglià qua, - el ga dito - no?". Ha mostrato dov'era sbagliato: era un pezzo che stavano lì e non erano capaci di darne fuori, vero, perché avevano fatto uno sbaglio di segni, seno coseno e compagnia, avevano sbagliato. "Uhm, xe sbaglià - el ga dito - qua; non vedì mia? Varda qua, - el ga dito - qua ghe xe uno sbaglio!". "Ah...", i ga fatto così. "Varda, - i ga dito - el gaveva ragion..". Han cominciato a intavolare un'amicizia; con uno di quelli, son diventati amici: erano anni e anni che non si confessava, eccetera, eccetera.E guardate: tutto può servire quando, vero, noi lo facciamo per amore del Signore e lo facciamo in vista della nostra preparazione apostolica. Questo, dico. Perciò anche in quel campo lì, certamente non da soli, ma guidati, è giusto approfondire le cose. È giusto, per esempio, nel campo dell'italiano, nel campo della storia, eccetera, è giusto; non da soli, una certa guida, che siano quelli che sono aperti, avvicinando, domandando un consiglio, non volere anche qui guidarsi da soli, fare da soli.
MO243,5 [08-11-1968]
5. Ma poi c'è un'altra cosa, figlioli, ed è quella dello studio delle cose nostre, lo studio delle cose nostre. Anche qui sarebbe un errore immenso dire: "Facciamo solo quello che tocca per la scuola, o aspettiamo che si facciano a scuola certe cose".Non tanto... non tanto tempo addietro, proprio ieri, ieri, un impiegato comunale di un certo Comune è venuto lì da me per una certa faccenda e, parlando insieme, ha cominciato dirmi questo: "Sa, reverendo, - dice - ho un'impressione, ed è questa: che i cattolici leggano poco la Sacra Scrittura; ho questa impressione. Guardi, io fin da piccolo, - avrà cinquant’anni - fin da piccolo mi sono preoccupato di leggerla, non solo il Vangelo, perché quello ce l'ho, e non solo, ma continuo leggermelo, ma tutta la Bibbia: l'ho già letta due o tre volte, tutta la Bibbia. Ma me la leggo proprio per studiarmela, per gustarmela. – dice - E poi le opere dei Padri: a me piacciono tanto le opere dei Padri". Un laico, eh! "Mi piacciono le opere dei Padri e - dice - cosa vuole. I miei amici che sanno che io sono appassionato di queste cose, in osteria qualche volta: "Ciò, senti, ti che te ghe studià quelle robe là, dimme un poco, come xela qua, come xela là?". E si vede che c'è un'ignoranza, - dice - vengono fuori con delle stupidaggini! Un cattolico non dovrebbe mica far così, neanche per sogno! - el dixe - El varda che i protestanti leggono la Sacra Scrittura e la sanno. Ultimamente un mio amico di Malo, dove ci sono i protestanti, i figli di Geova, no, mi ha chiamato là: "Ciò, senti ti - el ga dito - che te sì dentro. Vien una volta co ghe xe una discussion, - el ga dito- te fe un piassere, vien!". E allora el me ga fatto andar là; ma io prima di andare, ho voluto avere in mano i libri dei figli di Geova, ho voluto studiarmeli, vedere un po' dove che c'era l'errore; e quando che go visto el posto dove che ghe gera l'errore, ho incominciato a far domande: e come xela qua, come xela? E i xe andà in sacco, senza accorzarse, i xe andà in sacco senza accorzarse".Ora, amici miei, amici miei, stiamo preparandoci noi, non per combattere, ma per avere un patrimonio?Io ho visto, per esempio, con gioia l'anno scorso quando il nostro carissimo don Piero stava studiando e stava scoprendo continuamente, vero, a trentacinque anni, stava scoprendo cose meravigliose nella Sacra Scrittura; e credo che anche a settanta anni scopriremo ancora cose meravigliose nella Sacra Scrittura. Io direi: siete voi appassionati dello studio della Sacra Scrittura? La leggete voi? Vi fate delle schede? Vi segnate qualche cosa, qualche punto che potrebbe servirvi domani per la vostra vita apostolica? Per l'incontro con i giovani, con le anime? Leggete voi le opere dei Padri? Siete appassionati per qualche cosa del genere? Ecco, vedete, quello è lo studio vostro.
MO243,6 [08-11-1968]
6. Un medico, uno che sta preparandosi ad essere medico, cosa fa? Legge qualc... comprerà l'enciclopedia di medicina, non un'enciclopedia di botanica. Non è concepibile che uno che sta preparandosi ad essere medico, che domani dovrà esercitare la sua professione medica, che si comperi una enciclopedia di botanica, un'altra di meccanica, un'altra di fisica. Certo che non andate voi a farvi operare da quello, perché forse comincia, vero, ad aprirvi per farvi l'appendicite, forse nella testa, vero, invece che dall'altra parte, o comincia a domandare come quell'altro: "Ciò, l'appendicite xela a destra o a sinistra?". Vero, Battaglia? "Xela a destra o a sinistra l'appendicite?". Ecco, sa, potrebbe capitare un medico che si trova in queste condizioni che non si ricorda più se è a destra o a sinistra l'appendicite. Uno che veramente studia per andar medico, tu vedi insomma che, se si tratta di scegliere un libro, sceglie un libro di medicina; se si tratta di scegliere un'enciclopedia, una enciclopedia di medicina; perché la sua passione è lì e cerca di specializzarsi lì. Tu entri nella biblioteca e vedi insomma che è lì; e se lo vedi con un libro in mano, è quel libro lì.Ora, premesso quello che ho detto prima, che ci vuole la cultura generale, che bisogna coltivarla perché deve essere il vassoio, dev'essere un'arma necessaria, utile per poter intavolare un dialogo con la gente, guardate però che la vostra specializzazione è nella cultura religiosa. E perciò non dovete dire: "Mi accontento di quello che farò in teologia, mi accontento della parte scolastica solo". Dovete voi, per conto vostro, cercare d'immagazzinare più che è possibile, perché, guardate, poi da preti e da diaconi troverete la scusa perché non avrete tempo.Nelle nostre Comunità, in giro... tu, don Piero, che hai girato un pochino anche a Crotone, eccetera, c'è tempo per mettersi ora a studiare? C'è tempo per mettersi...? "Ma sa... Sacra Scrittura, ma... i Padri, ma... le vite dei santi...". È adesso il momento, figlioli, di immagazzinare qualche cosa, schedare qualche cosa; mettere via qualche cosa, mettetela come volete, ma mettere via qualche cosa; perché se mettete via adesso, v'innamorate adesso di quei libri santi, domani troverete il tempo per fare qualche cosa, altrimenti non troverete il tempo per far niente. È inutile che mettiamo poi nelle delibere: ci deve essere il centro studi, ci dev'essere ogni anno un pochino di tempo di aggiornamento, se in voi non c'è l'appetito.È inutile che prepariamo il piatto, vero. Se uno non ha fame, è inutile preparare un pranzo. In voi deve, in questo momento, sorgere una fame di queste cose, delle cose sacre, per cui a un dato momento voi troverete il tempo, anche magari dieci minuti al giorno, prima di andare a letto la sera, di mettere la bocca un pochino su quel cibo, che è un pochino la Sacra Scrittura, la vita dei santi.
MO243,7 [08-11-1968]
7.Per esempio, la questione delle vite dei santi: lette non come si leggerebbe un romanzetto per vedere la storia, ma lette fra le righe per vedere come i santi si sono fatti santi.Ricordo un lavoro che avevo cercato di fare fra il liceo e la teologia era questo: vedere un pochino come si sono fatti santi, non la storia, il fatterello che è capitato a don Bosco, col cane o non cane, o con i protestanti o non protestanti, ma come si son fatti santi.Le Famiglie religiose quali difficoltà hanno trovato, internamente ed esternamente? Per esempio leggere gli Atti degli Apostoli, ma leggerli attentamente, studiandoli: come hanno fatto gli Apostoli a iniziare il loro apostolato? Come hanno fatto loro? Quali difficoltà hanno trovato? Perché gli uomini di ieri sono quelli di oggi, cosa volete, è cambiato un pochino... Ci sono cose che erano vere ieri, oggi e anche domani. Si cambierà lingua, si cambierà metodo, ma ci sono delle cose che saranno eternamente vere.
MO243,8 [08-11-1968]
8. Ora queste cose, questi sono i problemi che dovete sentire, queste sono cose, per conto mio, che professionalmente dovete, avete il dovere di approfondire.Ecco, adesso io non so se sono riuscito a farvi capire quello che desideravo farvi capire, ma mi pare: lo studio, - adesso abbiamo un anno scolastico davanti - lo studio deve essere preso con serietà. Ore di studio sono ore di studio, non ore di letture amene. E lì bisogna approfondire.Primo: le materie scolastiche e farle bene; secondo: le materie nostre e lì, per quanto è possibile, domandando consiglio ai superiori, domandando consiglio a chi è profondo in materia, ma anche lì prepararsi pensando che quello che non facciamo oggi, ricordatevelo bene fratelli, domani non lo farete più.