Don Guido Massignan era, all’epoca, il segretario generale della Congregazione e il direttore della Casa dell’Immacolata.
La signorina Teresa Todescato era la cuoca della Casa dell’Immacolata, e veniva chiamata familiarmente da tutti Teresina
Il riferimento è a Renzo Meneguzzo, che all’epoca era ancora novizio e che era entrato nella Casa dell’Immacolata dopo aver conseguito il diploma di perito agrario.
Oggi San Giovanni Calabria, beatificato e canonizzato da Giovanni Paolo II.
Padre Mario Venturini, servo di Dio, fondatore a Trento di due congregazioni, una maschile e una femminile, con lo scopo di venire in aiuto ai sacerdoti in difficoltà. Don Ottorino annota di aver incontrato padre Venturini presso il pensionato Mascheroni di Roma, dove spesso prendeva alloggio nelle sue visite alla città eterna.
Il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster o. s. b. era, all’epoca di cui parla don Ottorino, arcivescovo di Milano; venne beatificato il 12 maggio 1996.
MI244,1 [13-11-1968]
1. Ci sono gli uomini dell’anno, gli avvenimenti dell’anno e anche gli avvenimenti della settimana. Ebbene, mi pare che uno degli avvenimenti della settimana sia quello dei cachi. Domenica si è parlato dei cachi, della libertà di prenderne quanti se ne voleva: è avvenuto che i cachi sono scomparsi. Ve ne siete accorti? Sono scomparsi. Ora io faccio una piccola e breve riflessione. Voi avete osservato che cosa produce il nostro giardino: da una parte i cachi, dall’altra uva, da un’altra ancora rose, ma sempre dalla stessa terra. La terra - non è vero, don Guido ? - la conoscevamo: sassi, sassi, calce, pezzi di mattone. Quando abbiamo scavato per piantare le viti, non abbiamo trovato né uva, né cachi, né rose, ma terreno duro. Eppure dalla stessa terra escono prodotti così diversi e, diciamolo, così belli come le rose e così buoni come i frutti. Quando vi dico che dovete farvi santi, che dovete essere come il Santo Curato d’Ars, non intendo che dovete diventare tutti cachi o tutti uva, ma che dovete maturarvi secondo il doni che Dio vi ha dato. Se voi maturerete così, diverrete quei frutti che il Signore ha stabilito. Può darsi che qualcuno di voi diventi un frutto prezioso della benedetta terra americana, delle terre calde, un frutto che non si conosce, un frutto nuovo, qualcosa di nuovo. In ogni caso ciò che è necessario è la vostra maturazione secondo la vostra natura, come Dio vi ha creati. Non sarà possibile che i nostri bravi periti agrari si mettano in testa che il rosaio, la pianta da rose, debba produrre cachi e neppure che una pianta da cachi debba produrre rose. Una pianta da peperoni produrrà peperoni; passerà poi la Teresina e dirà: “Che bei peperoni!”, e ne coglierà qualcuno per metterlo nella minestra o in qualche altra parte. Fratelli miei, quello che è necessario è questo: che noi maturiamo secondo la nostra natura, secondo la nostra personalità, secondo i disegni di Dio. Se in giardino c’è una pianta di cachi maturi, chi vi entra può dire: “Che bei cachi!”, e gli viene la tentazione di allungare la mano per prenderne qualcuno; ma se la pianta presenta dei cachi ancora verdi, nessuno vi si ferma davanti. Infatti un mese o due mesi fa nessuno si fermava, neanche voi vi fermavate davanti ai nostri cachi per coglierne uno e mangiarlo; non eravate indotti in questa tentazione, né vi siete caduti. Non so, Renzo : tu ci sei caduto due o tre mesi fa? Ma in questi giorni era facile essere indotti in tentazione perché i frutti erano maturi. Di tanto in tanto sulla terra c’è qualcuno che si matura bene, veramente bene, secondo la sua natura. Il Santo Curato d’Ars è un frutto maturo secondo la sua natura, San Francesco di Sales è un altro frutto maturo secondo al sua natura. E quando questi uomini maturano secondo Dio, succede che sono appetibili, che inducono in tentazione, e c’è più di qualcuno che va da loro. Non importa che siano un frutto intelligente o meno intelligente, non importa niente: quando questi sono maturi, inducono in tentazione. È ancora vivo in me il ricordo di don Giovanni Calabria , un uomo che non aveva una spiccata intelligenza, ma era un uomo di Dio: avvicinando don Giovanni Calabria avevi l’impressione di avvicinare Dio. Ricordo che ultimamente ho avvicinato Pio XII: ho avuto la stessa impressione. Una sera al Mascheroni ho avvicinato padre Venturini e sono stato parecchio tempo a chiacchierare insieme; era stato ricevuto da Pio XII proprio lo stesso giorno e da lui abbracciato e ringraziato per l’opera che stava compiendo a favore dei sacerdoti traviati. Ebbene, ne ho ricavato la stessa identica impressione. Don Giovanni Calabria, padre Venturini e Pio XII: tutti sullo stesso piano divino. Eppure una diversità enorme esiste tra don Giovanni Calabria e Pio XII per missione, intelligenza e cultura; ma quanto a maturazione spirituale io li ho trovati sullo stesso piano: uomini di Dio. E allora tu vedi il cardinale Schuster che va umilmente a Verona da don Giovanni Calabria per chiedere consiglio: non va a proporgli questioni di diritto o, che so io, di teologia, ma a interrogare Dio, a interpellare Dio attraverso quest’uomo maturo che è in contatto con Dio.SOCIETÀ
avvenimenti
CONSACRAZIONE santo
AUTOBIOGRAFIA
DOTI UMANE talenti
ESEMPI santità
DOTI UMANE personalità
ESEMPI apostolo
ESEMPI i santi
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO vita interiore
DOTI UMANE cultura
Renzo Meneguzzo era diplomato in agraria e quindi esperto di potatura degli alberi da frutto.
Il riferimento è a Giuseppe Biasio, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico e che era appassionato di giardinaggio.
MI244,2 [13-11-1968]
2. Con questo lavoro che stiamo compiendo non vogliamo livellarvi: sarebbe un delitto contro Dio. Non vogliamo mettere la barba a tutti e tagliata allo stesso modo, o che tutti abbiate la testa piegata di un certo numero di gradi. No! No! Per carità! Non è questo che vuole fare il Signore; egli vuole soltanto che nel giardino ci siano i cachi, l’uva e le rose, e che ognuna di queste piante porti il suo frutto. Per esempio, se vado sotto la vite desidero cogliere non un caco, ma un grappolo d’uva; se vado sotto la pianta dei cachi desidero cogliere un caco; se vado vicino a un rosaio desidero una rosa. Il Signore vi ha creati diversi, però dovete arrivare alla maturazione. Allora come prima riflessione: non potete trovare l’esemplare o lo stampo accanto a voi. La pianta da cachi non può guardare la rosa o la vite e dire: “Il rosaio è alto così, dunque tagliatemi; a me piacciono le rose, voglio diventare come loro!”. No! Uno deve essere alto, uno deve essere basso; uno deve essere sorretto da un sostegno, la pianta di cachi si sostiene da sola. È tutta una cosa diversa; ognuno è diverso. Ecco la necessità del direttore spirituale. Non potete, figlioli, trovare nei libri la vostra fotografia: voi siete unici, ciascuno di voi è unico, è unico! Soltanto Dio può dirvi che cosa dovete essere. È, perciò, a Dio che dovete andare; è a lui che dovete ricorrere per avere luce, per essere plasmati. Perciò, se ci fosse qualcuno tra voi che non si mettesse sotto la direzione spirituale, che non si lasciasse guidare da qualche buono e santo sacerdote, costui sarebbe un illuso, perché da soli è impossibile progredire, da soli è impossibile giungere a maturazione. La terra dà il suo umore, la luce del sole dà il suo calore, ma c’è bisogno di uno che vi aiuti, c’è bisogno del tecnico, del potatore, di Renzo che passi e che tagli, oppure di Giuseppe . C’è bisogno dell’agricoltore, e l’agricoltore è il padre spirituale, l’uomo di Dio che oggettivamente ci indica la strada da seguire, perché ognuno di noi ha bisogno di essere guidato. Infatti non abbiamo mai percorso la strada che dobbiamo percorrere e ‘nemo iudex in causa propria’, e inoltre siamo un po’ accecati dalle passioni, per cui è facile che facciamo quello che piace a noi e non quello che Dio vuole da noi. Allora insisto, fratelli: non illudetevi! Chi non ha il direttore spirituale o non lo frequenta regolarmente, è meglio che si ritiri - ve lo dico con tutto il cuore - perché non maturerà mai, non maturerà mai! Che brutto vedere dei frutti che non maturano, un frutto che a un dato momento si ferma nella maturazione e rimane com’è! Avete mai visto qualche vite con l’uva che non matura, che a un dato momento, basta, resta lì, bella quanto volete, ma se l’assaggiate è acerba, non si può mangiare e ormai non si matura più. E io conosco tante anime nel mondo che si sono arrestate: erano partite anche bene, si sono sviluppate apparentemente anche bene, ma non sono maturate. Ecco quanto volevo dirvi prima di incominciare la meditazione. Dio vuole che in molte parti del mondo ci siano delle centrali dello spirito. Per esempio, molti andavano ad Ars per interpellare Dio attraverso il Santo Curato; a Ginevra per interpellare Dio attraverso San Francesco di Sales; a Verona attraverso don Giovanni Calabria. Dove c’è una nostra Comunità i cristiani hanno il diritto di interpellare Dio attraverso voi, maturati come Dio vi vuole; diversi, perché Dio ci vuole diversi, però maturi! E allora mettiamoci in contatto col Signore e diciamogli: “Signore, dammi la grazia di essere quello e solo quello che tu mi vuoi, maturo come mi vuoi tu, per essere un domani strumento di quelle grazie, in mezzo al mondo, che tu desideri che io porti alle anime”.ESEMPI santità
FORMAZIONE
VOLONTÀ
di DIO
MONDO
DOTI UMANE
FORMAZIONE direzione spirituale
APOSTOLO uomo di Dio
PECCATO passioni
Anche per questa meditazione don Ottorino prende lo spunto dalle delibere del 1° Capitolo generale sulla formazione umana dell’apostolo, e si richiama alla meditazione precedente. Commenta ora la quinta delibera, che porta come titolo “Serietà professionale” e il cui testo viene riportato in corsivo.
Tra don Ottorino (9.8.1915) e don Pietro De Marchi (31.10.1932) c’era una differenza di età di diciasette anni.
Cfr. Galati 2,20.
MI244,3 [13-11-1968]
3. Continuando il commento delle nostre delibere siamo arrivati alla quarta; praticamente l’abbiamo fatta. Ho detto anche l’ultima volta che non intendo sviscerare a fondo le delibere, ma illustrarne i punti fondamentali attraverso i quali possiamo, poi, sviluppare per conto nostro tutto il loro pensiero. L’ultima volta ho dato un’idea dell’assoluta necessità dello studio. Mi sembra che la quinta insista su quello che abbiamo già detto, però ci presenta uno spunto sul quale ci fermeremo per alcune riflessioni. «I due settori dove l’apostolo deve particolarmente coltivarsi sono la Divina Rivelazione e i Documenti del Magistero, per alimento della propria vita spirituale e per dovere di competenza nell’insegnamento del Catechismo». Questo praticamente l’abbiamo detto un po’ l’altra volta, ma la parola “Documenti del Magistero” mi hanno fatto cadere in tentazione, e ora sento il bisogno di fermarmi subito intorno ad essa. In seguito avremmo l’occasione di fermarci ancora. Viviamo in un momento che per noi, uomini di cinquant’anni fa, è inconcepibile. È un momento nel quale viene messo in discussione tutto, perfino l’autorità del Papa e tutto quello che egli dice, non soltanto dai cattivi e dagli avversari, ma anche dai nostri cristiani; dico di più: dai nostri sacerdoti; vorrei dire ancora di più: talvolta anche da qualche vescovo. Per noi che siamo di cinquant’anni fa, nati al tempo dell’asinello e della bicicletta, non dell’era atomica, è una cosa inconcepibile, perché siamo nati con l’idea che il Papa è il Papa: “Tu es Petrus”, il Papa è l’uomo di Dio. Non importa che si chiami Giulio II o Pio XI o Pio XII. Inoltre a noi non interessa che abbia i suoi difetti personali e anche, diciamo, sia come quei tali uomini che ci sono stati nel Medioevo e che qualche volta erano anche poco cristiani; a noi questo non interessa affatto. Egli è il Papa, e quando il Papa dice che si deve far la comunione digiuni si va alla comunione digiuni. Se il Papa avesse chiamato noi come teologi a dare un consiglio, avremmo detto: “Santità, è toppo pesante rimanere a digiuno fino a mezzogiorno; non sarebbe il caso di bere almeno un po’ d’acqua?”, oppure gli avremmo inviato una lettera: “Santità, non ce la facciamo. Non potrebbe concederci un permesso personale di bere un po’ d’acqua?”. Questo è sempre stato e sempre sarà una cosa lecita, lecitissima. Ma dire per spirito di critica: “Il Papa ha comandato questo, il Papa fa quello, il Papa non è giusto... il Papa qua e il Papa là...”, per noi era una cosa inconcepibile, ma penso che fosse anche per quelli del tempo di don Pietro; non è vero, don Pietro? Lui è certamente più giovane di me di molti anni , ma credo che fino a quindici o vent’anni fa questo era una cosa talmente inconcepibile come prendere il Santissimo e buttarlo in mezzo alla strada. Noi siamo nati con questa idea, siamo cresciuti con questa idea: il Papa, essere uniti con la Chiesa e con il Papa fino alla morte! Tant’è vero che nel santino del mio suddiaconato ho scritto: “Con Cristo, con il Papa, e con il vescovo”, e... basta, non si discute più. Con Cristo, con il Papa e con il vescovo: se mi stacco da uno di questi, mi stacco da Cristo e non si discute! E voi capite: - con Cristo, perché bisogna vivere con lui... “Vivo ego, iam non ego” , e non c’è niente da fare. - con il Papa, perché è l’anello che congiunge a Cristo. - e, poiché ero allora diocesano, con il vescovo.CONGREGAZIONE Capitolo
SACERDOZIO prete
EUCARISTIA
APOSTOLO vita interiore
GESÙ
CHIESA Papa
CHIESA Vescovo
CHIESA
CHIESA cristianesimo
EUCARISTIA comunione
GESÙ
Cfr. Efesini 3,1.
Cfr. Ebrei 10,5-7.
MI244,4 [13-11-1968]
4. Il giorno in cui il vescovo mi avesse comandato di andare a ballare, gli avrei detto: “No!”, ma finché mi comandava una cosa lecita, non potevo discuterla. Se mi avesse detto: “Va’ cappellano a Durlo!”, sarei andato cappellano a Durlo. Se mi avesse mandato parroco a Quinto, e dopo un mese mi avesse detto: “Ora vieni via da Quinto e va’ cappellano a Novoledo!”, sarei andato cappellano a Novoledo. Sono andato prete così! Non era concepibile andare preti per dire: “Vado a fare quello che voglio io”. Allora, in questo caso mi sarei sposato, avrei fatto quello che desideravo, mi sarei fatto una vita a mio piacimento. Ma, il giorno in cui siamo entrati in seminario per farci preti, l’abbiamo fatto per metterci sotto il comando di Cristo, il quale avrebbe manifestato la sua volontà attraverso il Papa e il vescovo, consapevoli che la volontà del Cristo molte volte, o quasi sempre, è volontà di crocifissione per la salvezza delle anime, perciò mettendo in preventivo che il Cristo, attraverso il Papa e attraverso il vescovo, avrebbe sempre chiesto qualcosa di costoso alla natura umana. Perché? Il Padre ha chiesto questa cosa al Cristo per la salvezza delle anime, e questa stessa cosa deve chiederla ai suoi uomini: il ‘vinctus Christi’ è una cosa naturale! Mi viene alla mente l’immagine di un santino a ricordo dell’ordinazione sacerdotale: il Cristo inginocchiato con la corona di spine, il sacerdote con la testa appoggiata a quella del Cristo, e la corona che circonda le due teste... una corona unica. È questa la vita del sacerdote, è questa la vita del consacrato: è l’uomo che si è offerto al Padre, che ha detto di sì al Padre, che ha detto “ecce venio” , come lo ha detto Gesù. “Ecco, accetto, vengo, o Padre! E vengo a fare che cosa? A dare il mio sangue per la salvezza delle anime”. Il canale ordinario attraverso il quale il Padre leva il sangue al suo apostolo è l’obbedienza al Papa e al vescovo. Bisogna già mettere in preventivo tutto questo, e che questo costa e costa molto alla natura umana! Un sacerdote che è cappellano in una parrocchia da sei o sette anni, dove ormai si è creato il suo piccolo mondo, riceve una cartolina dal vescovo: “Ti trasferirai in un’altra parrocchia...”, se il trasferimento precisa: “Andrai parroco in un’altra parrocchia”, quel cappellano canterà il ‘Te Deum’; ma se ordina: “Andrai cappellano in un’altra parrocchia dove troverai un prete bisbetico, un parroco un po’ arteriosclerotico, che ha bisogno di una persona che gli stia vicino...”, tu capisci che quello andrà cantando il ‘Miserere’. Ma ci deve andare! Andrà davanti al tabernacolo e dirà: “Signore, mi ero dimenticato che mi sono fatto prete per essere crocifisso. A un dato momento, sai, mi trovavo comodo, mi trovavo bene, ero contento di stare qui. Adesso tu mi chiedi questo trasferimento: sia fatta la tua volontà!”. Non possiamo pretendere che la Chiesa esista soltanto per soddisfare i nostri capricci, per crearci una previdenza sociale o un benessere sopra questa terra. Eh, no! Avremmo sbagliato a capire il Cristo e la Chiesa. Ora il Papa, il Santo Padre che cosa fa? Interpreta soltanto la volontà del Cristo. E chi siamo noi poveri, piccoli uomini, che senza cognizione di causa, senza avere in mano tutti i fili della situazione, pretendiamo tante volte di stendere la mano e dire: “Quel filo non è giusto... Il Papa ha sbagliato”? Chi siamo noi, poveri uomini che, anche umanamente parlando e tralasciando l’aspetto soprannaturale, siamo così piccini, piccini, così ignoranti della situazione, così lontani dal conoscere la realtà delle cose, che tante volte pretendiamo di collocarci sopra il tavolo e giudicare dall’alto verso il basso?CHIESA Vescovo
APOSTOLO vita interiore
SACERDOZIO prete
GESÙ
VOLONTÀ
di DIO
CROCE
PASTORALE parrocchia
PASTORALE parroco
VIZI
CONSACRAZIONE obbedienza
CHIESA Papa
APOSTOLO salvezza delle anime
GESÙ
redenzione
DIO Padre
CONSACRAZIONE religioso
CONSACRAZIONE offerta totale
CONSACRAZIONE immolazione
CROCE sangue
ESEMPI abbandono a Dio
ESEMPI croce
EUCARISTIA tabernacolo
CHIESA
Don Luigi Mecenero era, all’epoca, il superiore della Comunità di Resende, nella diocesi di Volta Redonda, in Brasile, della quale faceva parte anche don Lino dal Moro, nominato subito dopo
L’espressione è senza dubbio molto forte e poco veritiera nei riguardi di don Waldyr Calheiros de Novaes, vescovo di Volta Redonda. Forse don Ottorino riporta qualche giudizio poco benevolo manifestato da don Luigi Mecenero nella sua lettera.
MI244,5 [13-11-1968]
5. Se vogliamo raggiungere la maturità di cui parlavamo prima ed essere frutti maturi che attirino le anime dobbiamo essere uniti alla Chiesa e al Papa. Quando, per esempio, passando davanti a un fruttivendolo si vede della bella uva esposta, si è attratti. Se si avvicina una signora che viene a comprare il sedano o qualcos’altro e vede quell’uva all’inizio dell’estate o della primavera, la prima uva cioè, la signora la guarda subito con occhi pieni di desiderio mentre ordina le cipolle e altre verdure, e poi esclama: “Ah! Che bella quell’uva! Quanto costa? Beh, me ne dia mezzo chilo”. Avete mai notato questa scena? La signora vede, per esempio, una primizia, supponiamo le prime ciliegie che sembrano messe là proprio per tentare le anime, e allora chiede: “Quanto costano? Me ne dia un chilo!”. Ecco, voi avete questa missione: essere delle primizie, dovete essere delle primizie, dovete tentare gli uomini, e gli uomini hanno fame e sete di Dio. Voi dovete essere la tentazione, ma lo sarete soltanto se raggiungerete quello stato di maturità che Dio vuole da voi. E non lo raggiungerete assolutamente se sarete staccati dalla pianta. Perché se noi avessimo tagliata la pianta uno o due mesi fa, quando i cachi erano ancora verdi, e l’avessimo messa là così, i cachi non sarebbero certamente arrivati a maturazione, e altrettanto dicasi dell’uva: il frutto deve maturarsi sulla pianta e, allora, avrà il suo sapore. Se voi maturate fuori della pianta, non avrete il vostro sapore. E la pianta è Cristo, il quale però verrà a voi attraverso la Chiesa, attraverso il Santo Padre. Insisto su questo, fratelli miei, in questi momenti, perché proprio in questi momenti voi sarete tentati e ultratentati, qualche volta, di giudicare, di criticare, di mettere l’autorità del Papa sul tavolo anatomico come si farebbe con un cadavere per l’autopsia tagliandolo a pezzi. Ricordatevi bene: quando si tratta del Santo Padre scattate in piedi; non si discute, ma si obbedisce. Si dirà : “È un uomo anche lui; farà anche lui i suoi peccati; avrà anche lui i suoi limiti, però il Papa ha detto così e non si discute più: io obbedisco!”. Quando il Santo Padre dirà una cosa diversa, io farò quello che il Santo Padre mi dirà. Oggi il Papa riguardo alla pillola ha detto questo... ha detto nell’“Humanae vitae” questo... e non si discute! Riguardo al celibato ha detto così, e non si discute! Il giorno in cui il Papa dirà: “I preti potranno sposarsi”, noi diremo: “Va bene; che i preti si sposino. Noi andremo a benedire le nozze di tutti i preti di questo mondo; noi siamo religiosi e abbiamo scelto invece questa strada, e non si discute”. Fratelli miei, guardate che sarete tentati! Sentiamo dai nostri cari missionari quali difficoltà trovino per questo motivo. Abbiamo sentito, per esempio, da don Luigi Mecenero . che lì, non soltanto i sacerdoti, parliamoci chiaro, ma anche il vescovo è contro le disposizioni del Papa, il vescovo con i sacerdoti contro il Papa. Perciò i nostri devono comportarsi con carità, vedere nel vescovo il rappresentante di Dio e nello stesso tempo non accettare dal vescovo quello che è contro Dio. Ah, figlioli, è una ginnastica non indifferente, perché questi benedetti uomini che si chiamano don Luigi e don Lino e compagni devono dire: “Quando il vescovo ci ordinasse di dire la Messa in quel determinato modo, se è conforme a quanto ha stabilito il Papa, non si discute, si muore e si obbedisce, perché Dio vuole così... Ma se il vescovo ordinasse qualche cosa contro le disposizioni del Papa diremo: ‘Non licet’, non possiamo obbedire!”. Capite che è una cosa molto delicata, difficile. Però, ricordatevi, che dovete seguire l’autorità della Santa Sede, e senza discussioni.CHIESA Papa
SACERDOZIO prete
MONDO
CARITÀ
CHIESA Vescovo
ESEMPI apostolo
APOSTOLO missione
ESEMPI Gesù
unione con...
CHIESA autorità
CONSACRAZIONE obbedienza
CONSACRAZIONE religioso
Mons. Francesco Galloni, sacerdote legato da profonda amicizia con don Ottorino, era stato cappellano del paese dove viveva la famiglia Montini, per cui ebbe modo di conoscere il futuro PaoloVI ancora in giovane età.
Cfr. 2 Corinzi 11,22.
MI244,6 [13-11-1968]
6. Pensavo proprio al nostro famoso ‘fontanon’ che abbiamo a Bosco: che bella l’acqua che esce dalla roccia, che esce dalla terra! Ebbene, noi dobbiamo considerare l’autorità del Papa, le disposizioni della Santa Sede come quella fontana viva che esce dalla roccia. Fratelli miei, ricordo quello che padre Lombardi diceva in un discorso parlando dei nostri ultimi Papi: “Ditemi voi, ditemi: potremmo aver avuto in questi ultimi tempi Papi più grandi anche sul piano umano, sul piano della cultura, sul piano, non della diplomazia, ma del saper fare in mezzo agli uomini? Guardate che uomini!”. Mi diceva mons. Galloni, per esempio, che l’attuale Sommo Pontefice fin da giovane si è impregnato di spirito di fede, essendo vissuto in una famiglia cristiana che recitava il rosario ogni sera, in cui la nonna ogni sera leggeva qualche pagina di San Francesco di Sales a tutti i nipotini che le stavano attorno... e bisognava leggere ogni sera qualcosa insieme! E andare in chiesa tutti insieme! Per cui si può dire che in questa famiglia tutti hanno mangiato Dio e sono vissuti di Dio. E questo giovane, poi, brillante nel campo dello studio, a una certa età si dona al Signore e il Signore lo prepara e lo mette a capo della Chiesa, per cui potrebbe dire: “Hebraei sunt? Et ego!”. “In quanto alla cultura profana... ci sono stato in mezzo anch’io, la conosco e so di che cosa si nutre il mondo”. Fratelli miei, quest’uomo - guardiamolo pure sul piano umano, e alla stessa maniera parliamo di Papa Giovanni e di tutti gli altri che sono venuti prima - nelle decisioni da prendere ha una sola intenzione: fare la volontà di Dio e il bene delle anime. Potete escludere questo: volontà di Dio e bene delle anime? Supponiamo che commettesse anche qualche errore... Un generale in campo di battaglia non è infallibile ed è possibile che commetta qualche errore di tattica, però se ogni soldato vuole giudicare il generale, a un dato momento succede il caos. E se commette un piccolo errore, il generale poi penserà a mettere tutto a posto. Ma sarebbe un disastro se i soldati volessero correggere ogni errore del generale.CHIESA Papa
CHIESA autorità
FAMIGLIA
MONDO
VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE
DOTI UMANE cultura
VIRTÙ
fede
DOTI UMANE studio
CHIESA
Don Ottorino si riferisce al laboratorio di legatoria che stava per avviare nella Casa dell’Immacolata come fonte di lavoro e di sostegno economico, dopo aver tentato mille altre esperienze precedenti.
MI244,7 [13-11-1968]
7. A questo punto vorrei anche aggiungere un’altra considerazione. Oltre che ammirare questi uomini superiori, grandemente superiori, che sono al timone della Chiesa in questi momenti così difficili - se è stato giudicato Gesù, potete immaginare se questi uomini, che non sono Dio, non offrono il fianco ad essere giudicati - vorrei farvi notare anche un’altra cosa, e voi siete in grado di capirla. Non vedete voi la mano di Dio che sta guidando la Chiesa? Non vi accorgete, fratelli, che c’è proprio la mano di Dio che sta guidando la Chiesa? Queste cose non tutti le possono capire, ma voi vivete in una casa dove Dio sta lavorando, attraverso il lavoro di ciascuno, ma è Dio che sta lavorando. Se voi osservate anche nell’ultima operazione che adesso stiamo compiendo, quella della legatoria , c’è tutto un lavoro umano perché ognuno di voi sta collaborando, ma poi voi vedete dei fili, dei fili che sono intrecciati da Dio. In questi ventotto anni della nostra Istituzione, per esempio, ognuno di voi ha messo la sua parte e l’ha messa con tutta la buona volontà, nell’organizzazione esterna, nel compiere le varie azioni, nell’organizzare i vari reparti, però, però, ci siamo poi tutti inchinati e abbiamo detto: “Qui c’è la mano di Dio!”. Quante volte mi sono sentito ripetere queste parole: “Lei sarà intelligente, sarà capace di organizzare, però qui c’è il dito di Dio! Mi scusi, ma qui c’è il dito di Dio! Qui si vede che è entrato in azione il Signore, che a un dato momento ha preso in mano lui il volante!”. Noi abbiamo lavorato per ventotto anni, ce l’abbiamo messa tutta, ci siamo sforzati di mettercela tutta, per cui possiamo dire: “Sì, abbiamo messo la nostra parte”, ma, siamo sinceri, abbiamo sentito la presenza di Dio che interveniva e ci guidava.DOTI UMANE collaborazione
CHIESA autorità
CONGREGAZIONE storia
SOCIETÀ
lavoro
La città di Venezia è costruita sull’acqua, con molti canali che spesso sono d’intralcio a chi percorre le calli per spostarsi da un sestiere all’altro. Non essendoci sempre ponti che permettano l’attraversamento degli stessi, spesso si è costretti a lunghi giri viziosi per attraversali a meno che non si usi una gondola per spostarsi. Papa Giovanni XXIII proveniva da Venezia e scherzava sulla somiglianza del nome fra il card. Nicola Canali e i canali veneziani, ma anche sulla difficoltà che l’uno e gli altri causavano per un cammino spedito.
MI244,8 [13-11-1968]
8. Ora, se noi possiamo constatare questo nella nostra piccola esperienza, in una piccola cellula della Chiesa, allargando lo sguardo a tutta la Chiesa di questi ultimi quaranta o cinquant’anni ditemi: non vediamo forse la mano di Dio che ci guida? Osserviamo solo Papa Giovanni... la Chiesa aveva bisogno di lui. “Uh, quanto tempo ci voleva per arrivare a questo punto?”, si è sentito dire. Non era ancora arrivato il momento in cui Dio prende uno e lo butta sul trono di Pietro, e quest’uomo, con la semplicità degli uomini di Dio, senza tante storie, comincia a dire: “Eh, ci sono i canali, non è vero? Credevo che ci fossero solo a Venezia : c’è un Canali anche qui ogni tanto - parlava del cardinale Canali che si metteva sempre in mezzo -, anche qui ci sono i canali!”. Così, scherzando e ridendo, ha rotto tradizioni che gli uomini non sarebbero stati in grado di rompere. Guardate quante discussioni si sono fatte per togliere la burocrazia e ci voleva un uomo, un po’ grassoccio, che con semplicità vi si buttasse di proposito e la spezzasse in due parti. Quando, qualche tempo prima, ci sono state le famose rotture fra l’Italia e il Vaticano, e all’inizio del piazzale di San Pietro - io lo ricordo - è stata posta tutta una cintura di steccati e un corpo di guardia prima del piazzale perché erano i confini dello Stato del Vaticano, Pio XII un bel giorno vede e dice: “Ah, è ora di finirla!”, dà una telefonata: “Portate via tutto!”. In altri tempi, cioè vent’anni prima, avrebbero dovuto riunire il parlamento al di qua e al di là, consultarsi per togliere uno steccato. Invece Pio XII dà un ordine e rimuovano lo steccato e non se ne parla più. Così l’Italia è venuta avanti fin verso la gradinata di San Pietro. Amici miei, i tempi si maturano così! “Ma... perché non si è fatto prima? Perché...”. Scusate: perché non abbiamo cominciato prima la legatoria? Perché l’Istituto San Gaetano non è cominciato cent’anni prima? Lasciamo a Dio l’iniziativa; noi mettiamocela tutta!CHIESA
CONGREGAZIONE
CHIESA Papa
VIRTÙ
semplicità
APOSTOLO uomo di Dio
VIRTÙ
fortezza
SOCIETÀ
Il riferimento è, forse, a Francesco Lunardon che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
Nel testo registrato don Ottorino inserisce in questa espressione due parole in greco: “Kai de kai”.
Il gruppo degli idraulici era formato da Alberto Baron Toaldo, che era un po’ il responsabile, Antonio Bottegal, Lorenzo Centomo, Adriano Vigolo.
Don Ottorino si riferisce al viaggio che l’assistente Vinicio Picco, consigliere generale, aveva compiuto all’inizio di quell’anno accompagnando don Aldo nella visita alle Comunità dell’America Latina.
MI244,9 [13-11-1968]
9. Ora vorrei proprio dire che ciascuno di noi, con tanta fede, sappia vedere che, come nel caso del ‘fontanon’, nell’interno del monte c’è un serbatoio d’acqua, c’è un canale, cioè un lago che sta dando l’acqua istante per istante, così dietro la mano e dietro il cuore di Papa Paolo VI e un domani dietro chi volete voi come successore, magari Francesco o qualcun altro, c’è lo Spirito Santo, c’è Dio che sta guidando la Chiesa. Ed è dinanzi a questo Dio che noi dobbiamo inginocchiarci, è dinanzi a questo Spirito di Dio che noi dobbiamo inchinarci per lasciarci guidare. Anche se un domani sul trono di Pietro dovesse salire un altro Giulio II... Ma lasciate che faccia la guerra; noi non lo approviamo in questo, però il giorno in cui Giulio II dicesse: “Adesso la Messa la direte ancora in latino e non più in italiano”, va bene, la diremo in latino. Io preferisco dirla in italiano, ma la direi in latino, senza alcuna discussione: si ubbidirebbe perché Dio lo vuole. Se poi venisse un altro Papa e dicesse: “Adesso la Messa la direte in greco”, e noi, anime di Dio, la diremo in greco, misericordia! Mi pare che questo sia il comportamento da tenere; con questa semplicità, figlioli, noi conquisteremo le anime. Quando si va a Bosco - mi dispiace che il tempo, adesso sul più bello, sia passato: era proprio da qui che si doveva incominciare la meditazione - e si entra in una delle nostre case e si beve: “Uh, che acqua buona! Da dove viene?”, si esclama. “Dal fontanon!”. Sicuro! Ma ci sono tutti i tubi messi dai nostri idraulici. Non è vero, direttore? Dov’è? Ah, eccolo qui il nostro direttore degli impianti. E i lavoratori dove sono? Adriano e compagni... Sì, va bene, occorre il “fontanon”, ma c’è anche tutta una serie di tubature che congiunge. Se per strada si dovesse passare attraverso una pozzanghera, quella che uscirebbe dai rubinetti non sarebbe più acqua del ‘fontanon’! Ed è appunto questo il legame che noi dobbiamo avere con Pietro e con la Chiesa, e poi... fidarci! Quando si viaggia in aereo, per esempio, ci si fida del pilota che guida. Vinicio, tu quella volta che hai viaggiato ti sei forse avvicinato al pilota per dirgli: “No, voglio guidare io!”? Ti sei fidato, hai guardato con meraviglia la cabina di guida e hai detto: “Quanti congegni! Qui non ci capisco niente, però mi fido di chi guida”. L’essenziale era che da Rio ti portasse a Roma senza fare qualche ‘buco’ nell’acqua. Nella Chiesa c’è un pilota, il Santo Padre; ci sono poi altri che ci congiungono a questo pilota; fidiamoci! Se ci fidiamo dell’autista della corriera, del conducente dell’asino, del pilota dell’aereo... fidiamoci di questo pilota che è messo da Dio. Ricordandoci, però, che accanto a lui - ed è questo che vorrei rimanesse proprio scolpito nella mente e nel cuore - c’è lo Spirito Santo sempre pronto a fermare la mano del pilota se disgraziatamente dovesse guidare fuori rotta. Ricordatevelo bene: se ci saranno momenti di vuoti d’aria, come si possono avvertire in aereo... se l’apparecchio dovesse uscire di rotta, fidiamoci: c’è lui, solo lui, Dio, che guida la Chiesa, che guida la nostra Famiglia religiosa, che guida ciascuno di noi, affinché tutti, Chiesa, Famiglia religiosa e noi possiamo arrivare a maturazione.VIRTÙ
fede
VOLONTÀ
di DIO
CHIESA Papa
DIO Spirito Santo
CONSACRAZIONE obbedienza
VIRTÙ
semplicità
ESEMPI unità