1. «Dio non guarda tanto le opere altisonanti che l'uomo fa di sua iniziativa, quanto l'umile obbedienza, pronta, fedele, alle opere che Egli propone».Ci fermiamo un po' a meditare questo punto. "Dio non guarda tanto le opere altisonanti che l'uomo fa di sua iniziativa", non vuol dire che il Signore non si possa servire dell'uomo, di suo... per compiere opere grandi, altisonanti. È chiaro che il Signore può servirsi di uno, può servirsi domani del nostro caro don Alberto per compiere cose umili e cose grandi, può compiere delle cose strepitose, come può compiere delle cose umilissime. Può con una predica convertire cinquemila persone come può sentirsi tirare i sassi addosso, come è capitato a San Paolo ad Atene.Ora il nostro testo ci dice questo: che quando noi compiamo delle cose altisonanti e non hanno il sigillo di Dio, quelle cose non valgono niente. Perché se io pregassi adesso uno di voi di andare in giardino a prendere un grappolo d'uva per offrirlo a don Zeno perché so che a don Zeno piace l'uva anche se fa un po' male... Ero andato a prenderne prima un pezzettino, e non sono stato capace di trovarlo e allora l'ho data a qualche altro. Va ben, beh, se io prego uno di andare a prendere un grappolo d'uva per offrirla a don Zeno e questo tale, credendo di farmi un piacere, invece che portarmi un grappolo d'uva vuol portarmi un ettolitro di vino, dico: "Mi dispiace tanto, io non so cosa farne di quel vino, perché io volevo offrire un grappolo d'uva a un amico". Ora, vedete, il pericolo enorme è che siamo noi a giudicare un pochino: ci portiamo in cantina e invece che portar via il grappolo d'uva portiamo via, per esempio, l'ettolitro di vino pensando... perché a noi piace di più forse un bicchiere di vino che un grappolo d'uva.Ora, è proprio il momento in cui dobbiamo fermarci: dobbiamo, attenti, mettere a disposizione di Dio tutte le nostre qualità, ma non scegliere le azioni secondo i nostri gusti. È una cosa diversa. Perché una macchina veloce, secondo i propri gusti, cosa fa? Si metterebbe in autostrada e correrebbe. Ma può darsi che questa macchina veloce sia chiamata andar dietro a un funerale, e allora non può correre a 150 chilometri orari. Ora noi siamo a servizio del nostro padrone, che è nostro padre, che è nostro signore, e tutte le nostre energie, sia che uno sia un trattore o sia una macchina da corsa, tutte le nostre energie devono essere a servizio.Guardate che qui c'è il pericolo di morte, guardate proprio qui c'è il pericolo di morte. Qui c'è il segreto della riuscita apostolica e qui c'è il pericolo di morte. E proprio c'è un punto, proprio qui, dove tutti possiamo cascarci, proprio possiamo cascarci così, con la più buona intenzione del mondo, credendo di fare la volontà di Dio. Quante volte forse nella vita crediamo di essere sulla strada di Dio e siamo sulla nostra strada, crediamo perché una macchina che corre a 150 chilometri in autostrada...! "Scusa, se uno l'ha costruita, l'ha costruita perché corra; dunque sta correndo; penso che quello che l'ha costruita sarà contento perché sta correndo", vero? Mica vero, mica vero! Perché se il Signore quella mattina, invece che mandarci a Milano, ci ha mandato al funerale di Carlo a Montecchio, dobbiamo andare al funerale di Carlo, non possiamo andare per le strade di Montecchio a 150 all'ora dietro a un funerale...
MO320,2 [28-08-1970]
2.Ricordiamoci bene: dobbiamo trovarci in ogni istante dove Dio ci vuole. E guardate, quando scegliamo le azioni non mettiamo in esposizione le nostre qualità, proprio quasi scegliere secondo le qualità. No! Direi: lasciatele fuori dalla porta, lasciate tutte le vostre qualità fuori dalla porta come l'Innominato ha lasciato la carabina fuori dalla porta quando che è andato là a visitare il cardinal Federigo Borromeo. Poi la riprenderete quella carabina a servizio di Dio, come lui ha ripreso la carabina a servizio della verità, della bontà, eccetera, nonostante la paura, vero, di don Abbondio per la strada.Ma, ricordatevi bene: quando ci presentiamo dinanzi a Dio, bisogna aver la forza di lasciare fuori tutto e dire: "Signore, se quando io ritornerò, invece di una carabina tu non mi darai più, non mi darai più la 1100, e mi darai invece una bicicletta simile a quella di Battista il ciclista, vero, e va bene. "Dominus dedit, Dominus abstulit". Vuol dire: "Sit nomen Domini benedictum". Vuol dire che va bene così, vuol dire...". "Ma... per istrada tutti continueranno a ridermi dietro...". A me non importa niente. Ride bene chi ride in fondo, no, Battista? Ride bene chi ride in fondo. Ecco, bisogna che ci mettiamo in testa che se anche per tutta la vita il Signore volesse farci andare con una bicicletta come quella del nostro caro Battista qua, no, e tutta la vita fossimo oggetto di scherno da parte di quelli che corrono in autostrada... Perché, pensate che ci fosse lui, vestito come l'abbiamo visto vestito a Bosco, in alta tenuta vero così, con una bicicletta così, con un coso da una parte e supponiamo che ci fosse il permesso di andare in autostrada... perché se invece che per l'autostrada va per le altre strade, gli corrono drio tutti quanti i bocia, i moneli della strada. Beh, io penso che più di una macchina rallenterebbe per vedere questo uomo calato dalle nevi... Bene! Guardate se anche il Signore dovesse chiederci questo per tutta la vita, noi ciclisti, noi automobilisti... ricordatevi che lì, lì noi realizzeremo al massimo la nostra personalità. Infatti lui... quella sera ha realizzato la sua personalità di comico proprio in quella forma, è diventato celebre a Bosco appunto per questo, perché si è presentato così. Se si fosse presentato con una veste da prete, con, eccetera, là, anche con la stola per traverso... "Beh, insomma, uno dei tanti preti...". Si è presentato così e per la strada i dixe: "Oh, Battista, ciò, Battista!". È una persona celebre, vero, Battista?
MO320,3 [28-08-1970]
3 Ora, attenti. "Dio non guarda tanto le opere altisonanti che l'uomo fa di sua iniziativa...". Ecco qui l'anacoluto col peccato: "... che fa di sua iniziativa". Bisogna proprio avere il coraggio di fermarsi spesso e dire: "Questa opera qui la faccio volentieri? Sento gusto nel farla?". E allora fèrmete un minuto, attento che per caso tu non l'abbia fatta di tua iniziativa.Perché sa... può capitarte questo: che una bella mattina tu sei lì che aspetti, supponiamo... poniamo un caso che non è, che è ipotetico... Supponiamo una mattina io, ci ho il mio venerabile signor segretario, e son lì che lo aspetto magari, no, lo spetto perché devo sentire lui cosa ne pensa per esempio di... mettiamo se ho da dare o no una caramella a Piero... E aspetto, e cerco, e qua e là... e lui magari è andato a comperarmi una barca: sa che a me piace la barca, e el me riva a casa a mezzogiorno con una barca. Bellissima cosa, bel regalo! Ma io quella mattina aspettavo quella robetta da lui.E guardate che con Dio può capitare questo, può capitare questo. Possiamo presentargli delle cose meravigliose, grandiose, a mezzogiorno o a sera, ma se lui la mattina si aspetta da noi un caffè, per portare un esempio banale, si aspetta da noi una piccola cosa, ma non stiamo... "Sa... ti ho portato a casa...". "Ti ho portato a casa finché vuoi... Questa mattina io avevo da fare una cosa con te. Io volevo una cosa piccola da te; ma la volevo da te quella cosa lì...".Ora, ecco, guardate, fratelli miei, che io direi che il pericolo in cui corriamo noi è questo: che più del 50% delle azioni che noi facciamo siano nostre più che di Dio. Noi religiosi, eh! Tu mi guardi... Don Zeno mi guarda con occhio severo... Io ho paura di me stesso, perché son convinto che... guardate che se non raggiungo il 50% è facile che mi avvicini... Senza volerlo... sante, buone fin che vuoi... ma tu non ti fermi a vedere se stai facendo quello che vuole Dio o quello che secondo te, insomma, in via ordinaria è da fare. È facile, scusa, essere una cameriera o una cuoca che prepara da mangiare alla padrona, senza domandare alla padrona quello che mangia lei. "Eh, so press'a poco cosa che la mangia, so cosa che ghe piaxe". Ma può darsi che quel giorno la padrona voglia qualcos'altro de differente... Cosa ghe xe da ridare? Xe sbaglià? Si prepara da mangiare... Ecco il pericolo nostro è questo: siamo cuochi, prepariamo a Dio ogni giorno quello che secondo noi a Dio piace. Ma se Dio ga mal de stomego quel giorno e el vole magari qualcossa di differente..."Eh, ma ghe fa ben!"."Ma stai attento... Se..."."Sta sera - dixe el Signore - mi voio el caffèlatte, vero..."."Ma un risottino el ghe faria mejo"."Ma el te farà ben a ti perché te si el me cameriere e te vui magnarlo anca ti, vero!".Ecco, tante volte prepariamo a Dio quello che piace a noi, perché così magnemo anche noialtri. Ecco, state attenti fratelli perché è cosa pericolosa..."... quanto invece l'umile obbedienza".
MO320,4 [28-08-1970]
4. Obbedienza fatta con umiltà, con umiltà. Amare l'obbedienza umile per amore di Dio... Miga facile, savìo..."Pronta". Oggi, oggi che si condanna questa benedetta obbedienza, che l'obbedienza, eccetera... E quelle cose... Sapete meglio di me quello che si dice oggi riguardo all'obbedienza: "L'obbedienza non è virtù, l'obbedienza...". Non possiamo distruggere certe cose.Guardate, io penso questo: quando è venuto al mondo Adamo ed Eva, sono venuti al mondo, i magnava - lo digo in dialeto perché l’è più belo - i magnava. Cosa magnavili? Non so, ma i magnava. Certo non i magnava mia strope e gnanca sassi, no? I magnava una data cosa, che sarà sta carne, sarà sta radici cotti, ma i magnava qualche cosa che gera dentro una cerchia di alimenti... Nerone, anche lu magnava, e stava anche lu dentro a quella cerchia de alimenti; Nerone non l’è miga andà a finire che el magnava, vero, tocchi de ferro o tocchi d'argento o tocchi d'oro, el stava dentro quella data cerchia di alimenti. Noialtri, se volemo vivere, bisogna che stemo dentro a quella certa cerchia di alimenti; andaremo una s-ciantina più in là o una s-ciantina più in qua... Uno el garà magnà i pollastri de corte, e adesso noialtri magnemo quei de caponara, vero. Tutto quel che te vui... però siamo... se comincemo da Adamo a qua vedemo che ghe xe una certa linea di alimenti che se i voleva vivere allora i magnava, e noialtri, se volemo vivere bisogna che magnemo. Xe sbaglià?Spiritualmente è la stessa cosa. Ci sono delle cose che erano giuste per Adamo, per Gesù Cristo, per noi, e fra cento milioni de anni, se el mondo xe ancora in piè, le xe ancora giuste. Perché se l'uomo è ancora vivo fra cento milioni di anni, non credo che l'uomo viva de carbon o de benzina come l'automobile, vero, giusto? L'uomo fin che l’è omo così, magnarà tochi de pan, tochi de carne, magari in pillola, ma nol magna mia paja, no? Ora, spiritualmente ci sono delle cose che non possono cambiare, ci sono delle leggi che non possono cambiare; e quella dell'obbedienza, quella di cercare la volontà di Dio quale il figlio col papà, un po' di ordine, un po' di organizzazione nella vita comune, metterci d'accordo... "Beh, vediamo un po'...". Carità, insomma, è carità. Perché ci sono dei doveri da parte dei superiori, ma anche dall'altra parte. Ci vuole un certo accordo. Bisogna che qualcuno con umiltà sappia cedere per la carità. Non si può mai... Quante volte abbiamo detto per il passato, non si può mai andare avanti sul cadavere della carità! Quando domani sarete in una Comunità in quattro, cinque, eccetera, ma scusatemi tanto, lo so, è difficile: magari il superiore non capisce niente o... Va bene, si deve dire, si deve fare, ma la carità deve essere salvata, ma l'ordine, l'ordine deve essere salvato, no?Perciò io penso che è impossibile essere graditi al Signore se non c'è questa obbedienza semplice, pronta, fedele e direi anche operosa, cioè quell'obbedienza che collabora col superiore. Ma attenti, anche qua, sempre alle opere che lui propone.
MO320,5 [28-08-1970]
5. «Vi ricordo due episodi della storia d'Israele. Due dimostrazioni che Dio non è dove l'uomo vuole fare da sè, calpestando l'ordine ricevuto.Vediamo i Maccabei. È detto in essi che mentre Giuda Maccabeo con Gionata andava a combattere in Galaad mentre Simone andava a liberare gli altri di Galilea, era stato ordinato a Giuseppe di Zaccaria e ad Azaria, capi del popolo, di rimanere in Giudea per difenderla. E Giuda disse loro: “Abbiate cura di questo popolo e non attaccate battaglia con le nazioni fino al nostro ritorno”. Ma Giuseppe e Azaria, sentendo le grandi vittorie dei Maccabei, vollero fare anche loro, dicendo: “Facciamoci anche noi un nome e andiamo a combattere contro le nazioni che ci stanno intorno».Avete mai pensato che qualche volta è facile agire per farsi un nome? Non è che tu, Zeno, dica: "Adesso io mi voglio fare un nome e perciò...", ma guardate che possiamo agire, senza accorgerci un pochino, per farci un nome. Cossa gh’in dito, Toni? Sbaglio? Così, e sotto, sotto, sotto sotto, ghe xe l'io che vuol farsi un nome.«E furono vinti e percossi e "grande fu la fuga del popolo perché essi non avevano dato retta a Giuda e ai suoi fratelli credendo di agire da eroi”. La superbia e la disobbedienza.E che si legge nel libro dei Re? Si legge che Saul fu riprovato per una volta, e la seconda fu tanto riprovato per avere disobbedito da eleggere in suo luogo Davide. Per aver disubbidito! Ricordate! "Vuol forse il Signore degli olocausti o delle vittime o non piuttosto che si obbedisca alla voce del Signore?"».Vuole olocausti, vittime o che si obbedisca alla voce del Signore? È difficile capire, è difficile capire che vale più l'obbedienza che non quello che si crede che sia un atto di carità. Il Signore ti manda, ti manda a prendere una cosa, e tu: "Eh, ben, portemo casa qualche altra roba...". "Perché?". "Perché pare che vada ben!”. Eh, state attenti che qui adesso si potrebbe andare a una casistica, ma allora me toca tirar fora nomi e cognomi e io non voglio tirarli fuori. Guardate che è tanto facile a un dato momento partire così e poi metterci la volontà nostra, e tante volte è il nostro capriccio.
MO320,6 [28-08-1970]
6 «L'obbedienza vale più dei sacrifici, il dar retta più che l'offrire il grasso dei montoni; perché la ribellione è come un reato di magia, il non voler assoggettarsi è come un delitto di idolatria. Ora, siccome tu hai rigettato la Parola del Signore, il Signore ti ha rigettato per non farti essere più re».Che brutta cosa sarebbe che venissimo squalificati dal Signore durante il nostro campo apostolico perché abbiamo cercato troppo noi stessi, che a un dato momento tu non riconosci più il vescovo come rappresentante, il superiore come rappresentante, hai voluto fare quello che hai voluto... e va bene, arrangiati! Fossimo abbandonati dalla grazia di Dio! Quanto... che brutto mestiere diventerebbe il nostro, no? Proprio cascheremmo nel fondo... È il peggiore dei mestieri!«Ricordate! Ricordate! Quando Samuele, obbediente, riempì il suo corno d'olio e andò da Isai Betlemita perché là il Signore si era provveduto un altro re, entrato Isai con i figli al convito, dopo il sacrificio, vennero presentati a Samuele questi figli. Per primo Eliab, bello di volto, età e statura. Ma il Signore disse a Samuele: "Non badare al suo volto nè all'altezza della sua statura perché Io l'ho scartato».Caro don Girolamo che te si el più grande: lo go scartà! Superiore generale? No... l’è el più grande... No, lo go scartà!«Io non giudico secondo le vedute umane».Guardate che qui parla un po' della statura, eccetera, ma parla anche di qualità... che il Signore tante volte... Quando che hanno eletto Papa Papa Giovanni, quanti è che hanno crollato la testa? Mi ricordo quella sera semo stà tutti disgustà... Don Aldo l’è vegnù e el ga dito se lo Spirito Santo l’è andà in ferie... Papa Giovanni? E se c'è stato uno che ha rotto le dighe, no?«“Io non giudico secondo le vostre vedute umane. Perché l'uomo mira le cose che vedono i suoi occhi, ma il Signore vede il cuore". E Samuele non volle prendere per re Eliab. Gli fu presentato Abinadab. Ma Samuele disse: "Il Signore non ha eletto neppure questo". E Isai gli presentò Samma. Ma Samuele disse: "Neppure questo è l'eletto dal Signore". E così per tutti i sette figli di Isai, presenti al convito. Ma Samuele disse: "Son tutti qui i tuoi figli?". "No", rispose Isai. "Resta uno, fanciullo ancora, che pasce le pecore". "Fallo venire perché non ci metteremo a tavola altro che quando quello è arrivato". E venne Davide, biondo e bello, un fanciullo. E il Signore disse: "Ungilo. È lui il re".Perché, sappiatelo sempre, Dio sceglie chi vuole, e leva a chi demerita avendo corrotta la sua volontà con superbia e disobbedienza».
MO320,7 [28-08-1970]
7. Questa è la conclusione della nostra meditazione. Dio sceglie chi vuole. E quando uno non è preoccupato di fare la volontà del Signore, si tuffa un pochino dentro, sa, con una certa gioia come fosse ecco là: "Adesso ho raggiunto una sistemazione!". Quante volte se sente dire: "Sa, se arriva a una certa età, occorre una sistemazione". Beh, quando uno ha raggiunto la sua sistemazione e lascia posto un po' alla sua superbia, al suo modo di vedere e di fare, allora Dio leva, leva. E allora capita, poaretto, che, senza accorgerse, xe come uno che ga le braghe rotte de drio... Tutti i ghe ride drio, e lu non se ne accorge.Ed è lo stato di uno che crede di essere l'uomo di Dio e che sì, proprio si bea un pochino in questo stato: guardate che è uno stato che fa compassione. E in questo possiamo cadere tutti, tutti, tutti, vescovi, cardinali... Domani sarete vescovi, cardinali... Mariano, te me vardi, caro? Possiamo cadere tutti. Credere di essere gli uomini di Dio, servirci di Dio per arrivare, e quando che semo arrivà dismentegarse, vero, de chi me ga mandà su e dire: "Adesso sono qua mi, sono qua mi! Adesso, sa, go in man el pastorale, go in man, che so mi... presidente della repubblica o qualcos'altro... Adesso son qua mi!".E guardate che questo male non viene tutto su un colpo, questo male è come un polipo che degenera in tumore. Cos'è un polipo in principio? Un bronfoleto, una stupidaggine. Boh, insomma... par quella roba lì! Ma fin che è un polipo si può cavare, levare; quando è tumore, non c'è più niente da fare. E guardate che questo polipo lo abbiamo tutti, cominciando da me. Non illudetevi! Non illudiamoci! Questo polipo, che può degenerare in tumore, lo abbiamo tutti.Perché se si trattasse di parlare dell'impurità, direi: "Beh, insomma, non possiamo mica dare questo giudizio". Ma siccome qui si tratta di superbia... e, senza far torto a nessuno, cominciando dai più vecchi, dovremmo scappare via come quella volta i vecioni là che i gavea condanà l’adultera, no, perché tutti abbiamo questo polipo. State attenti che quando ci accorgiamo che è degenerato, è troppo tardi. E tutti sappiamo che cosa vuol dire, perché tutti siamo un po' edotti in questo caso in questi ultimi tempi, no, per causa del nostro caro Lorenzo. Quando ci accorgiamo che comincia a venir fuori sangue, è già un tumore maligno che non lascia più speranza di guarigione.Ora, se vogliamo veramente essere gli uomini di Dio, se vogliamo veramente camminare sulla strada di Dio, fratelli miei, cerchiamo di fermarci di tanto in tanto, e non sottovalutare questo polipo che tutti portiamo. Esaminiamo le nostre azioni, alla sera, specialmente quando ci mettiamo dinanzi all'altare; esaminiamo le nostre azioni, ma esaminiamole, vorrei dire, con una certa sincerità alla luce dello Spirito Santo, e vi accorgerete che tante azioni della nostra giornata dovremo metterle da una parte e dire: "Queste per la vita eterna non valgono, perché queste le ho fatte perché mi piacevano, le ho scelte perché mi piacevano". Vi accorgerete che noi stessi sinceramente dovremo prendere alcune delle nostre azioni e dire: "Queste no! Queste per la vita eterna non valgono, queste sono state per soddisfare la mia superbia, per soddisfare il mio capriccio".
MO320,8 [28-08-1970]
8. Fratelli, io ho finito. Termino soltanto rileggendo questa ultima riga.«Sceglie Dio chi vuole, e leva a chi demerita avendo corrotta la sua volontà con superbia e disobbedienza».Prendiamo un caso pratico. Dio ha scelto per l'Isolotto chi ha voluto lui. Un bel giorno quei tali che sono all'Isolotto cominciassero a credere di essere loro, Dio leverebbe a loro e darebbe a qualche altro.Questa è l'abitudine di Dio, e ricordatevi che Dio lo avremo sempre sul nostro cammino, e questa cosa può capitare a noi.Sia lodato Gesù Cristo.