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Era così chiamata, perché la maggior parte delle case erano molto precarie e provvisorie, la zona nord della parrocchia di Araceli, alla periferia della città dove ora è la parrocchia di S. M. Ausiliatrice.
Il parroco era don MARIO MILAN, nato il 25.5.1908 a Mirano (VE) e consacrato sacerdote il 12.7.1931. Dopo aver lavorato come cappellano a Valli del Pasubio (VI), a Noventa (VI) e nella parrocchia cittadina di Santo Stefano, era entrato come parroco ad Araceli il 17.12.1939 e vi rimase fino al 1955 quando venne promosso canonico residenziale della Cattedrale. Morì a Vicenza il 6.12.1960.
Era allora vescovo di Vicenza S. E. mons. Ferdinando Rodolfi.
FRANCESCO GIULIARI nacque il 3.8.1927 dall’avv. Giovanni Giuliari e da Margherita Ortolani, in una famiglia profondamente cristiana e allietata da sette figli. Il padre era una persona stimata nella città di Vicenza ed attivamente impegnata, non solo in campo ecclesiale, ma anche in attività sociali e politiche, giungendo a ricoprire cariche pubbliche a livello cittadino e provinciale. La casa Giuliari, ubicata accanto al Seminario vescovile di Borgo Santa Lucia, era sempre aperta per don Ottorino, che spesso faceva ricorso all’esperienza del papà di Francesco e alla vasta rete delle sue relazioni per avere consigli e aiuto. Quando morì la mamma di Francesco, il papà sposò in seconde nozze Luisa Poli, la quale non solo si assunse l’impegno di accudire come vera mamma alla famiglia già numerosa, ma la arricchì di due nuovi figli, Margherita che rinnovò il nome della prima moglie e Francesco che rinnovò quello del fratello precocemente scomparso il 9.1.1941, a soli tredici anni.
È logico che don Ottorino intende dire “insperata”.
Don GIOVANNI CALABRIA nacque l’8.10.1873 a Verona da un ciabattino e da una casalinga, e fin da bambino sperimentò la povertà e la fame. Entrato in seminario, incontrò numerose difficoltà per diventare sacerdote a causa della sua scarsa attitudine per gli studi. Consacrato sacerdote l’11.8.1901, venne destinato alla parrocchia cittadina di Santo Stefano come curato e ivi rivelò subito la sua particolare attitudine per i giovani bisognosi. Animato da una totale fiducia nella Divina Provvidenza e da un grande amore per Dio, iniziò nel 1907 la Casa Buoni Fanciulli per educare e formare i ragazzi più abbandonati. Per sviluppare la sua Opera fondò la Congregazione dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza, e diede avvio a numerose attività caritative, assistenziali, sanitarie, pastorali. Morì a Verona il 4.12.1954, dopo un prolungato periodo di malattia. Estremamente rapido fu il suo cammino verso gli altari. Il processo ordinario di Beatificazione si svolse a Verona dal 1957 al 1964, completato dal successivo processo apostolico del 1981-1982. La Congregazione per le Cause dei Santi riconobbe l’esercizio eroico delle virtù nel 1986, approvando nello stesso anno un miracolo attribuito alla sua intercessione, per cui il Santo Padre Giovanni Paolo II lo dichiarò Beato il 17.4.1988 nella maestosa e solenne cornice dello stadio Bentegodi di Verona. Nel 1997 venne riconosciuto un secondo miracolo, e lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II lo iscrisse nell’albo dei santi il 18.4.1999 in Piazza San Pietro a Roma.
DT 1942,1
1.Venuto ad Araceli il 7 agosto 1940, mi sono gettato con ardore a lavorare tra i giovani. Ho constatato lo stato miserando della gioventù delle Baracche : moralità, cose oscene, ecc. Questo anche in altri quartieri. Rimasi sospeso se dovevo tentare di lavorare tra le famiglie o i giovani.Decisi col P. Spirituale di curare i giovani, istituendo presso l'Oratorio Parrocchiale delle scuole di lavoro. Parlai col parroco , il quale accolse con gioia l'idea; parlai con il presidente dell'A.C., Massimo Lovato, e lui si dichiarò pronto a seguirmi, poiché disse che questa cosa l'aspettava già da qualche anno. Questo nell'ottobre 1940.
Si preparò un piccolo statuto e lo si presentò per l'approvazione a S. E. il Vescovo , il quale non diede il suo assenso, perché un'opera di tal genere l'avrebbe voluta cittadina e non parrocchiale ed anche per l'impossibilità fisica di aumentare il lavoro dei sacerdoti di Araceli.
L'idea morì. Però in cuore sentivo continuo l'impulso. D'altra parte Dio aveva parlato per la bocca del Vescovo, e a me non restava che aspettare e pregare. Il P. Spirituale mi disse di pregare.
Verso la fine di novembre si ammalava un mio aspirante, Francesco Giuliari Vedendo la gravità del male lo preparai al Paradiso e lo supplicai di ottenermi luce dal Signore sulla mia missione futura.
Morì il 9.1.1941. Fu sepolto il 10. Il 13.1.1941 ebbi la risposta chiesta: una conversione disperata , improvvisa, entro cinque ore dal momento in cui l'avevo chiesta.
Il Padre Spirituale allora mi consiglia di andare da don Giovanni Calabria , esporgli il caso ed avere consiglio.
Mi porto a Verona e non trovo don Giovanni. Allora gli scrivo una lettera chiedendogli una udienza, senza accennare
al motivo. Due giorni dopo viene lui stesso in cerca di me il 18.02.1941. Colloquio in auto. Mi parla come se mi conoscesse da lungo tempo.
Narro a lui un po' la situazione della gioventù e l'idea di una scuola di lavoro; taccio della prova avuta per parte mia e tento di convincerlo a voler mandare alcuni dei suoi religiosi.
Mi risponde: " Già mi pare di vedere il futuro: il Signore vuole fare con te grandi cose. Bisogna che tu incominci subito, altrimenti non facciamo più in tempo... La cosa deve sorgere completamente nostra. Va dal Vescovo a nome mio, chiedigli solo la sua benedizione ed incomincia. Lascia Araceli, ritirati con uno o due giovani che abbiano i tuoi stessi sentimenti, possibilmente presso una Chiesa vecchia che si possa riaprire al culto. Il Vescovo ti potrà consigliare su questo. Preparati a soffrire molto, tienti unito al Signore con la meditazione e non temere. Ricordatelo che dovrai soffrire molto, e non temere". Io allora: "Ma Padre, pensi che sono giovane, lontano dalla perfezione, e come posso osare tanto?". Ed egli: "Ho detto che sarà il Signore che farà grandi cose, ed è per questo che ha scelto te per far vedere che tutto è opera sua". Vedendo allora chiaramente quale fosse la volontà del Signore, gli chiesi alcuni consigli, tra cui: "Ho sentito che a lei era stato offerto ultimamente l'Orfanotrofio di San Domenico a questo scopo...". Ed egli: "Sì, ma non riuscirebbe una cosa nostra, col nostro spirito". Ed io: "Ultimamente il Podestà si è interessato tanto delle Baracche; non sarebbe il caso di interessarlo anche di quest'opera, per avere il suo appoggio ed il suo aiuto?". Ed egli: "Le opere del Signore non incominciano in tal modo. Lasciamo stare tutto questo. Tu obbediscimi: va dal Vescovo, digli che ti ho mandato io, chiedigli solo la sua benedizione e nient'altro. Da questo momento io mi ricorderò in modo particolare di te nelle preghiere. Ricordati che dovrai soffrire tanto, non temere. Sta unito al Signore".
AUTOBIOGRAFIA Araceli
CONGREGAZIONE storia
NOVISSIMI morte
NOVISSIMI paradiso
AUTOBIOGRAFIA viaggi
CHIESA Vescovo
CONGREGAZIONE missione
CROCE sofferenza
DIO creatore
APOSTOLO chiamata
VOLONTÀ
di DIO
L’E.C.A. era l’Ente Comunale di Assistenza, e la G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) era ’organizzazione giovanile fascista.
DT 1942,2
2.Il 23.2.1941 mi portai da Mons. Vescovo. Pensava anche lui ad un'opera del genere, ma pensava ad una cosa grande e non ad una cosa umile che si fosse svolta come un seme. Però, avendo una grande venerazione per don Giovanni Calabria, mi disse: "Se don Giovanni Calabria ha detto così, sia così". Mi inginocchiai e ricevetti la santa Benedizione. Mi alzai che ero commosso. Il Signore ormai aveva parlato, e non c'era più dubbio. Il Vescovo mi raccomandò di pregare e di pensare al posto. Intanto il Vescovo si ammalò e inutilmente cercai di avvicinarlo. Sembrava anche un po' seccato delle mie insistenze. Girai tutta la città in cerca di una vecchia chiesa e non la trovai. Don Giovanni mi scrisse che non importava, che trovassi un posto qualunque. Tutte le ore libere ero in cerca di case. Il parroco prese una posizione ostile. Il 1 marzo 1941 mi disse: "Sentiamo l'odore delle tue mani... sanno ancora profumo dell'Ordinazione...; vedrai che certe fantasie passeranno. Ci troveremo di qui a tre anni". Cercò di intralciarmi la via in tutti i modi. Convinse Massimo Lovato a non seguirmi. Un po' alla volta si calmò, e si decise di incominciare nel sottopalco di Araceli. Il parroco acconsentì, perché cercava di farmi toccare con mano che era una pazzia. Finalmente, dopo ripetute istanze, a metà maggio Mons. Vescovo mi diede il permesso di iniziare. Massimo non voleva venire. Incominciai il 24.5.1941 col fare il muratore. Pochi giorni dopo venne anche Massimo. Non si aveva niente. Si incominciò a rompere i bussolotti, poi a limare i telai di biciclette, poi oreficeria, poi tipografia. Le ore libere le passavo in cerca di materiale e di una casa. Col 1.7.1941 si incominciò anche un po' di scuola. Il Parroco intanto incominciava a prendere posizione per paura che mi staccassi da Araceli, vedendo che la Provvidenza ci aveva aiutati. Il 4 giugno vado con il parroco dal Podestà per affari parrocchiali. Accenniamo all'opera. Mi invita ad accettare la direzione dell'Istituto S. Domenico, dove aveva intenzione di iniziare un'opera simile. Ci dovevamo trovare dopo 5 giorni per discutere insieme. Nel frattempo mi informai anche dei più minuti segreti riguardanti S. Domenico. Si radunò, il giorno dopo, la commissione dell'E.C.A. (da cui dipende S. Domenico) a cui partecipa anche un commissario dalla G.I.L. Il Federale pone il veto che S. Domenico sia diretto da un prete: "Se c'è bisogno di curare i giovani, siamo capaci anche noi", egli dice. Sono informato, per via segreta, dell'accaduto. Mi affretto ad ottenere il riconoscimento della scuola che si faceva ai ragazzi, a fine di avere domani la possibilità di dimostrare a chiunque che l'opera nostra è anteriore e non può essere soppressa. Il Provveditore agli studi fu gentilissimo e la riconobbe come scuola libera. Ricevetti una telefonata dal Podestà con la quale sospendeva il colloquio per motivi privati frappostisi. Il Federale mandava una segretissima (che mi venne subito in mano in un modo quasi comico) ai suoi capi per avvisarli che presso la G.I.L. entro otto giorni si sarebbe aperta una scuola di lavoro per i ragazzi abbandonati alla strada. Si dovevano notificare i nomi. Disastro: trecentoventuno. Si incominciò il 23.7.1941 presso la G.I.L. con 70 ragazzi. Dopo tre giorni erano ridotti a 49.AUTOBIOGRAFIA
CHIESA Vescovo
CONGREGAZIONE storia
PASTORALE parroco
CONGREGAZIONE sottopalco
PROVVIDENZA
SOCIETÀ
scuola