Diari e testamenti > DIARIO del primo viaggio in America Latina

DIARIO del primo viaggio in America Latina

DT 1966

DIARIO DEL PRIMO VIAGGIO IN AMERICA LATINA

11 febbraio – 6 marzo 1966

INTRODUZIONE CRITICA

Don Ottorino, in risposta ai ripetuti ed insistenti inviti di vescovi dell’America Latina che, specialmente con l’occasione del Concilio Vaticano II avevano conosciuto la Congregazione e le sue finalità, realizzò dall’11 febbraio al 6 marzo 1966, insieme con don Aldo, il primo viaggio oltre oceano.Le tappe furono le seguenti: - New York, ospiti di mons. John Retagliata, sacerdote amico per essere vissuto per alcuni anni a Vicenza come cappellano militare delle forze armate USA in Italia;- Guatemala, ospiti di S.E. mons. Costantino Luna ofm, vescovo di Zacapa e originario della diocesi di Vicenza;- Argentina, ospiti di S.E. mons. Italo S. Di Stefano, vescovo di Presidencia Roque Sàenz Peña, Chaco;

- Brasile, ospiti di una Comunità paolina nella città di San Paolo, ove lavorava padre Elio Baron Toaldo, fratello di un sacerdote della Congregazione. Il diario è una raccolta di appunti frettolosi, stesi durante i pochi momenti di pausa del lungo viaggio. Riflettono lo stupore di don Ottorino davanti a una realtà nuova e diversa, riportando anche qualche impressione e giudizio affrettato, e rivelano la grandezza del suo cuore missionario, sensibile davanti alle necessità della gente semplice e aperta al vangelo, e allo stesso tempo la praticità e l’immediatezza del suo carattere portato a soluzioni e risposte concrete. Il testo originale è scritto a mano con penna biro, su un quadernetto a quadri di appunti con la copertina arancione, per un totale di 47 pagine, e con alcune annotazioni anche nell’ultima pagina.Il testo stampato riproduce fedelmente l’originale, nel rispetto del periodare spesso frettoloso e telegrafico, a volte linguisticamente anche meno esatto, e delle maiuscole, apportando solamente qualche lieve correzione di ordine ortografico e di punteggiatura e tralasciando buona parte delle sottolineature che accompagnano ogni parola o frase particolarmente significativa per don Ottorino.

Mons. JOHN RETAGLIATA aveva prestato servizio come cappellano militare delle forze armate USA a Vicenza per diversi anni, e durante quel periodo era entrato in relazione con l’Istituto San Gaetano e aveva stretto amicizia con don Ottorino e con don Aldo. Ritornato negli Stati Uniti aveva assunto la cura di una parrocchia a New York.

Don Ottorino inserisce a questo punto il disegno di un reticolato per indicare la disposizione delle strade in forma verticale e orizzontale, e la loro numerazione, e aggiunge: «più importante verso la 42ma strada. Il centro è dal 38 al 50, ma è tutto centro».

A questo punto c’è una grande cancellatura che non permette di leggere un appunto, messo fra parentesi, della lunghezza di una riga e mezza.

Fra parentesi, dopo questi dubbi espressi sotto forma interrogativa, c’è la seguente frase: «Si balla in apparecchio la corrente del golfo», scritta forse durante il viaggio in aereo verso il Guatemala, mentre poi gli appunti continuano a riferire di mons. Retagliata, appunti scritti evidentemente durante il viaggio in aereo.

DT 1966,1

1. 11-II-1966
America Arrivo in ritardo: ore 18.30 locali. Mons. Retagliata è ad accoglierci con gioia fraterna. In pochi minuti ci disbriga dalle pratiche doganali ecc.: conosce tutti.Ci porta in canonica. Ha quattro cooperatori. Prima impressione: sono con la veste, seri, attivi.

12-II-1966

Prima visita.Visita al Seminario: 300 alunni.Tutti con la veste, professori e alunni. In seminario e nel campo di lavoro sono vestiti con la veste senza alcuna americanata.In seminario: massima fiducia; si considerano tutti galantuomini finché non si prova il contrario, nel qual caso non sono fatti per il seminario.Non grandi campi da gioco, ma piccoli, tra le piante, quasi come in una villa.Importantissima la biblioteca, con tavoli di studio, accessibile a tutti. Alcuni scaffali sono riservati; occorre un permesso per accostarli.Salette annesse per i gruppi di studio. Ogni studente deve iscriversi ad un gruppo di studio: teologico, filosofico, ecc. Ogni gruppo è presieduto da un professore. Si studia insieme, si discute, ed ogni allievo deve fare una piccola tesi annuale sull’argomento.Sala di lettura, riviste, ecc.

Giochi: lì si mettono all’americana . Si stanno preparando dei grandi campi da gioco accessibili anche ai sacerdoti nella loro giornata settimanale libera. N.B. Da vedere e studiare per i nostri sacerdoti o assistenti la possibilità di almeno mezza giornata alla settimana libera ed organizzata (muoversi fuori, ecc.).Vita parrocchiale: attivissima, organizzata.Le confessioni: tutte le mattine, durante le Sante Messe. Poi al sabato pomeriggio, in tre turni di orari, fino alle 9.30 di sera. In quelle ore tutti i sacerdoti devono restare in chiesa a disposizione, sempre.Alla domenica mattina una S. Messa ogni ora; confessione solo degli uomini che per orario di servizio non avevano libero il sabato. I sacerdoti sono impegnatissimi durante il giorno nelle scuole cattoliche (Monsignore ha 1200 allievi). Poi vanno a prendere settimanalmente gli allievi in pullman nelle scuole pubbliche e li portano a scuola di catechismo.Città. Mons. Retagliata propone che si mandi un sacerdote da lui per uno o due anni come curato: impara bene la lingua, diviene universale (chiesa) e prende ciò che c’è di buono e di organizzato e lo porta nella Congregazione. Vita spirituale?? Organizzazione ottima; troppo sul naturale? Monsignore ha 100 chierichetti: tutti grandi. In sacrestia massimo silenzio. Due hanno detto piano alcune parole e Monsignore piano a loro: “Se avete ancora qualche cosa da dirvi uscite un momento e poi venite".

*** Monsignore va tra gli indiani. Si mette a confessare. Uno si siede ai suoi piedi:“Vuoi confessarti?".“No". “Ti sei mai confessato?"“Mai". “Credi nella esistenza di Dio?".“Al mio paese li conosco tutti, e Dio non l’ho mai visto".“E la Madonna?". E lui si segna e dice: “Quella sì che la conosco: è mia madre".

AUTOBIOGRAFIA viaggi

CONGREGAZIONE storia

CHIESA Vescovo

PASTORALE

SOCIETÀ

scuola

GRAZIA Confessione

MARIA la nostra buona mamma

Don Ottorino si riferisce evidentemente agli impiegati della Compagnia di aviazione Pan American dell’aereo-porto di Miami.

S. E. mons. COSTANTINO CRISTIANO LUNA PIANEGONDA, nato a Recoaro (VI) il 19.12.1910, entrato nell’Ordine dei Frati Minori Francescani, venne consacrato sacerdote il 1.7.1934 ed inviato come missionario in Cina, da dove fu espulso con tutti i Religiosi del suo Ordine durante il periodo della repressione religiosa. Trasferito allora in Guatemala, dopo un periodo di servizio zelante e generoso, venne fatto vescovo della nuova diocesi di Zacapa il 30.11.1955, ove operò con spirito veramente missionario per 25 anni, finché si ritirò a vita privata nel 1980, pur restando sempre a vivere in Guatemala, ove morì il 2.9.1997. Strinse una profonda amicizia con don Ottorino, con il quale si trovò in perfetta sintonia per il comune spirito missionario e la profonda devozione mariana, tanto che rimangono 40 lettere a lui indirizzate da don Ottorino.

Don Ottorino già scrive «nostra parrocchia» anche se la Congregazione non aveva ancora alcuna parrocchia in Guatemala; evidentemente mons. Luna l’aveva già convinto ad accettare una parrocchia nella sua diocesi.

Nell’originale il nome della località è scritto in forma italiana e approssimativa.

L’espressione vuole indicare «una volta al mese».

L’espressione “Hanno fame e sete” è sottolineata nell’originale, e questo sta ad indicare l’impressione molto forte che don Ottorino ricevette durante la visita.

DT 1966,2

2. Guatemala
14-II-1966 Si parte alle ore 9 del mattino per Miami.Con grande sorpresa a Miami ci dicono che non c’è l’aereo per Guatemala. Il Panamerica si interessa e ci devia per altra linea con un quadrimotore guatemalteco. Ritardo di partenza, ore 15, e più di arrivo, ore 18 (quattro ore di volo. Tra l’Italia ed il Guatemala sono 7 ore di differenza).Mons. Luna è ad attenderci: incontro fraterno e signorile.Siamo ospitati in una pensione della capitale, alla altezza di 1800 m. sul livello del mare.

15-II-1966

Al mattino celebriamo in una chiesa di Suore ove Mons. Luna ha una stanzetta con la chiave: è il suo romitaggio.Visitiamo il giardino: un incanto, fiori, rose, caffè, aranci, ecc., frutta, frutta, frutta gustosissima ed indescrivibile.

Incontro con due sacerdoti americani (erano il parroco ed il vecchio cappellano della parrocchia ove negli USA Mons. Luna ha i suoi parenti). Uno di questi si impegna a dare ogni mese 100 dollari per la nostra parrocchia. Ci regalano i loro cappelli di paglia.

Alle 16 partenza per Zacapa.La descrizione della zona la lascio alla cinepresa, sperando che almeno una parte possa riuscire.

16-II-1966

Levata prestissimo. 28 gradi alla notte, però il caldo si sopporta benissimo.Alle 4,30 Don Aldo è in Chiesa. Si parte alle 5. Mons. Luna ha già celebrato; noi celebreremo a Puerto Barrios (196 km).La strada è incantevole. La cinepresa spero possa avere documentato almeno una parte della bellezza. Ai fianchi sorgono i villaggi, che poi si internano tra la foresta e su per le montagne. Ogni tanto Mons. Luna: “Qui c’è un villaggio di 7-8 mila anime. Vedono il sacerdote ogni mese... Qualche altro villaggio un po’ fuori vede il sacerdote forse una volta all’anno".A Puerto Barrios si celebra la S. Messa. È un grosso centro: 28.000 anime con solo due sacerdoti. Visita all’ospedale dei bambini. Spero sia riuscita con la cinepresa la foto di una sala. Sono in due per letto. La cinepresa non può portare a Vicenza la paura e la compassione che fa piangere nel vedere questi bambini tremendamente deperiti per denutrizione.Varie visite.Impressionante la visita ad una scuola di 300 bambini, 90 per classe. Hanno fame e sete di Dio.

Hanno una venerazione per il prete.

***

Nel ritorno ci siamo fermati al Comune che dovrebbe essere la sede dei nostri missionari. Stanno costruendo la sala da musica e ballo vicino alla chiesa. Qui ci tengono che il popolo si diverta.È un centro non tanto fervoroso. Stanno benino economicamente. I villaggi però del Comune (e della parrocchia) sono buonissimi.

La cinepresa spero parlerà al posto mio. Si ha l’impressione dell’abbandono. Tanti bambini sembrano invocare pietà.

CHIESA Vescovo

SOCIETÀ

scuola

SACERDOZIO prete

Don Ottorino chiama familiarmente «nostro vescovo» mons. Luna perché già dal 1960 aveva iniziato a frequentare la Casa dell’Immacolata e vi era rimasto ospite molte volte. Aveva inoltre accolto con entusiasmo l’ideale e lo spirito della Congregazione, specialmente per l’aspetto missionario e diaconale.

A questo punto del quadernetto si trova un foglietto con l’intestazione di mons. Luna con la seguente scritta a macchina: «Giorno 17 febbraio 1966. Visita al comune di Estanzuela... a 7 km. da Zacapa... La polenta fatta da loro qui si chiama ‘tortilla’ e si legge ‘tortiiia’. Il popolo discende da pirati... antichi. Rio Hondo, paese dove si costruisce la sala per divertirsi vicino alla chiesa. I ragazzi non hanno divertimenti; solo il calcio quando possono avere la palla, e ci fissano con interesse e ci domandano: ‘Padre, ci racconti qualche storia di Gesù’. Uno fra i tanti insiste che vuole sapere qualche cosa della Madonna di Lourdes: ‘Come si chiama la piccola a cui apparve la Vergine?’. Mi faccio avanti e domando: ‘Ma tu vuoi bene alla Madonna?’. Mi dice: ‘Sì’. ‘Non vorresti essere ‘padrecito?’ (leggi: padressito)’. Mi risponde: ‘Sì’».

DT 1966,3

3. 17-II-1966
Giornata storica .
Visita al primo centro vicino a Zacapa; dista dal secondo circa 5 minuti di auto.Poveri, poveri, poveri. Due scuole: 300 quella dei bambini, 264 bambine.I ragazzi sembrano tutti della Casa dell’Immacolata. Non ci lasciano più. Gli stessi professori si fanno bambini. Ci seguono mentre si fotografa. Desiderano sapere, vedere. Sono spiacenti della nostra partenza.Mons. Luna stesso è impressionato della disponibilità di queste anime. Credo che è un vero regalo alla Congregazione che ci farà il nostro Vescovo di Zacapa se lo Spirito Santo e la Madonna lo ispireranno ad affidarci queste anime. Credo che lì in futuro ci sarà un’altra Casa dell’Immacolata, la prima figlia della Casa Madre.Nella scuola Mons. Luna trova un piccolo paralitico, Michele di 7 anni e mezzo: lo prende in braccio e lo porta in vettura; lo porta poi a casa; aiuta la famiglia.I bambini sono seduti a terra con un piatto di acqua e dentro mettono alcune croste di polenta. È tutto il loro pranzo.Ci stringe il cuore. Sono fratelli nostri, sono anime da salvare, sono corpi da aiutare.

Occorre soccorrere questa povera gente, aiutandola a sollevarsi dalla miseria: piantagioni, lavoro, verdura, uva, tutto si deve provare, in silenzio, piano piano. La Madonna è con noi. Siamo responsabili di queste creature. 18-19-II-1966

Visite a varie parrocchie. Tenute molto bene quelle affidate ai sacerdoti canadesi. Sono diocesani; loro restano cinque anni e poi possono rinnovare per altri cinque anni o venire sostituiti da altri sacerdoti. Sono parrocchie adottate da una diocesi canadese, che provvede al clero e al necessario per la vita.Costruzioni semplicissime, pulite; corrispondenza massima da parte della popolazione. Le croci non mancano. Ci vuole ottimismo, fede e spirito di sacrificio. Se lo fanno i canadesi che vengono da zone più fredde ed hanno più difficoltà di noi per la lingua, perché non lo possono fare i nostri?

Ci vuole però un parlare semplice: le verità fondamentali, e tanto calore.La Legione di Maria .Bellissima. Riunione settimanale al sabato: recita del rosario inginocchiati a terra, preghiere e poi resoconto di ognuno di ciò che ha fatto durante la settimana di apostolico, visita agli ammalati, istruzione, ecc.C’è un presidente, un segretario, ed il Sacerdote fa da assistente.È una cosa molto seria.A Zacapa ogni Sabato dalle 17-18 e poi dalle 19-20. In un anno sono in 100.

SOCIETÀ

scuola

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

MISSIONI

DIO Spirito Santo

APOSTOLO F.A.

PASTORALE poveri

PASTORALE parrocchia

CROCE

P. FILIBERTO DAL BOSCO era un padre francescano, confratello del vescovo Luna e suo vicario per la diocesi di Zacapa.

Accanto a questa frase don Ottorino ha apposto tre lineette e un punto interrogativo per evidenziarla.

DT 1966,4

4. Impressioni
I Padri Francescani hanno un grandissimo merito di essere stati i pionieri nel predicare la fede in quelle terre dove da cento anni non si vedevano sacerdoti. Con la guerra per l’indipendenza sono stati cacciati tutti i preti con gli spagnoli.Preti indigeni? C’era stata la discussione teologica (Gesuiti) se gli indigeni avessero o no l’anima. Non è da meravigliarsi. Ancor oggi si vedono alcuni volti talmente sfigurati che rassomigliano molto alla scimmia.I francescani 15 anni fa circa sono entrati ed hanno sostenuto le vecchie tradizioni: grandi processioni e lunghe ore di adorazione. Con questo hanno accontentato i vecchi, ma non essendo usciti di chiesa hanno avuto sempre gli stessi. È mancata una profonda opera di penetrazione, un’opera caritativa, popolare, apostolica, sociale. Il 90 % dei matrimoni non sono regolari. Le donne vogliono almeno un figlio per sostegno della vecchiaia (previdenze sociali).Bisogna cominciare con i bambini, radunare i maestri, radunare altri gruppi e con pazienza insistere e prepararsi dei collaboratori nel laicato.Terra di missione, di sacrificio, ma anche di grandi spirituali consolazioni.Ieri, domenica, sentii un gridare indiavolato. Corsi in chiesa. Alla porta il parroco stava battezzando 19 bambini in un colpo solo. Qualche domenica ne ha anche 40-50. Quante creature battezzate e poi abbandonate.C’è un villaggio vicino alla cattedrale con la cappella: ha 1500 anime, tutte unite; vede il prete una volta all’anno. NB. Mandare a Padre Filiberto Dal Bosco , Cattedrale, Zacapa: foglio ‘Tocca a te’, con cliché stampati in carta patinata; copia di Jean Guitton come vuole il prete.

PASTORALE

MISSIONI

PENITENZA sacrificio

S. E. mons. CARLO ZINATO era il vescovo di Vicenza, dal quale dipendeva la Congregazione essendo ancora di diritto diocesano. Nato a Venezia il 18.12.1890 e consacrato vescovo il 25.7.1943, fece il suo ingresso a Vicenza il 7.9.1943. Guidò la Chiesa vicentina per quasi trent’anni, dai giorni tristi e dolorosi della guerra agli anni del rinnovamento conciliare. Durante il suo episcopato l’Opera di don Ottorino, iniziata da soli due anni, prese sviluppo e consistenza, e venne eretta come Associazione Religiosa nel 1948 e come Congregazione nel 1961. Rinunciò alla diocesi l’11.9.1971, e morì il 23.6.1974. In cattedrale, anziano ed infermo, assistette ai solenni funerali di don Ottorino.

Maltauro, Valeri e Volpi sono insigni benefattori della Congregazione, e il dott. Campesato, Faccioli e don Benetti amici di famiglia: don Ottorino pensa subito a loro, con la sua caratteristica immediatezza e praticità, come possibili sostenitori della missione in Guatemala.

DT 1966,5

5. Conclusione
Mons. Luna scrive a Mons. Zinato dicendo che siamo partiti e che Lui proporrebbe un centro vicino a Zacapa di circa 20.000. Noi riferiremo e spera che S.E. aderisca (nel caso positivo potrebbe venirli a prendere?). Maltauro Adone: scritto impegnandolo per la casa. Estanzuela, teatro, ecc. Rio Hondo. 8-10 milioni.Valeri: Chiesa Estanzuela-10.000 dollari.Volpi: 15-20 milioni italiani-Centro giovanile, parecchia terra, nostra proprietà intestata all’Istituto.Dott. Campesato (idem)Faccioli (si può fare)Don Benetti (si può fare qualche cosa)

impegnati con altri per fare dei gruppi che si impegnino per il mantenimento di un missionario: £. 60.000 al mese, compresa la benzina.

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

PROVVIDENZA benefattori

Il vescovo è S.E. mons. Italo S. Di Stefano, vescovo di Presidencia Roque Sàenz Peña della provincia del Chaco; il vicario è mons. Dante Sandrelli. Padre José LUNA è un sacerdote di Buenos Aires, parroco di una parrocchia che offriva sempre ospitalità e prestava aiuto al vescovo del Chaco quando doveva recarsi a Buenos Aires.

DT 1966,6

6. 24-II-1966
Partenza da Zacapa con il cuore ferito per non poter mandare immediatamente apostoli e denaro. I protestanti lavorano. Il comunismo non c’è, ma il terreno è pronto: bisogna far presto. A Zacapa Mons. Luna ci conduce all’aereoporto: è commosso.

Partiamo alle 16,15.A Panama sorpresa: siamo abituati; si partirà verso le 23.Abbiamo provato il caldo dell’Equatore: è tremendo. Si parte. Sosta ½ ora a Quito verso le ore 1; alle ore 2,45 sosta ½ ora a Lima; alle 7 1/4 a Santiago; alle 12 1/4 a Buenos Aires.Qui c’è il Vescovo, il suo Vicario e Padre Luna ad accoglierci con la macchina del primo ministro del Chaco. Sono partiti la sera prima ed hanno viaggiato tutta la notte per venirci ad accogliere. Hanno fatto 1200 km.Abbiamo fatto solo la S. Comunione: eravamo morti. Fatto un giro per Buenos Aires; ospiti di P. Luna.

MONDO comunismo

CHIESA Vescovo

L’auto era del governo del Chaco, con targa ufficiale, e quindi riconoscibile come tale.

Il riferimento è al laboratorio delle resine della Casa dell’Immacolata, uno dei settori per la costruzione delle pareti delle casette prefabbricate.

Località sconosciuta; forse don Ottorino si riferisce a qualche paesino con tale nome.

Arcivescovo di Santa Fe (Argentina) nel 1966 era S. E. mons. NICOLAS FASOLINO, nato a Buenos Aires il 3.1.1887, ordinato sacerdote il 28.10.1909 e consacrato vescovo il 21.12.1932. Venne destinato all’arcidio-cesi di Santa Fe il 20.4.1934 ed elevato al cardinalato da Paolo VI nel concistoro del 26.6.1967. Morì il 13.8.1968.

S. E. mons. Fasolino accenna al Card. GIUSEPPE FIETTA, nato ad Ivrea il 6.11.1883, nunzio apostolico in Italia dal 1953, dopo una lunga carriera diplomatica a servizio della Santa Sede. Promosso cardinale nel concistoro del 15.12.1958, morì dopo soli due anni, il 1.10.1960, nella città natale di Ivrea.

DT 1966,7

7. 25-II-1966

Partenza alle 8 per S. Fe, ove passeremo la notte.Pianura immensa, coltivata. Qui siamo in piena estate: troviamo uva e frutta e caldo (come da noi in estate). Le scuole in vacanza.

L’Argentina conta 22.000.000 di abitanti con 3 milioni di km2. Il comunismo non ha ancora attaccato gli operai, neppure nelle grandi fabbriche che vi sono. È divisa in piccoli Stati, che hanno una certa indipendenza.Ai confini delle Province, data la macchina, ci fanno il saluto militare. La gente ha una deferenza particolare per i sacerdoti. Al posteggio dai sacerdoti non vogliono soldi.Ci siamo fermati a pranzare a metà strada tra Buenos Aires e Santa Fe, da un parroco amico del Vescovo. Accoglienza più che fraterna (qui sono tutti figli di italiani; metà della popolazione è di italoargentini). Questi ha una parrocchia con un centro più grande di Valdagno di 35.000 anime. Ha un solo coadiutore.Ha aperto una scuola professionale ove tiene 350 allievi. L’officina sarà grande come il laboratorio delle resine. Poi aule, e turni. Egli dice che bisogna salvare la gioventù operaia per premunirla dal pericolo comunista.

***

Abbiamo proseguito per Rosario, S. Tommaso e S. Fe.Si sente profumo di cristianesimo in ogni luogo; non si bestemmia. Il popolo ha fede; manca l’istruzione, la desidera; mancano preti, speriamo che non arrivino in ritardo. Molti matrimoni non regolari: il 70 % (a Zacapa il 90 %). Dice il Vescovo che un 30 % sono onestissimi, e secondo lui si salvano; è mancato l’uomo di Dio. Mentre a Zacapa nei villaggi tu hai l’impressione della miseria, qui tu vedi il benessere. Città e paesi come i nostri, puliti, con belle abitazioni. La gente è d’aspetto come gli italiani.Alla sera ospiti del Seminario di S. Fe.Siamo prima andati a salutare l’Arcivescovo : “Vicenza... Mi diceva un tempo il cardinale Fietta che è la migliore diocesi del mondo, e che ha un vescovo, Mons. Rodolfi, che è il migliore di tutti. Venite anche da me... Aiutatemi... Ho bisogno di chi dirige e di chi insegna il Pater Noster... - ha diviso la diocesi e ne ha fatte 7 - Non dimenticatevi di me".Abbiamo visitato un altro parroco a S. Fe. Ha fatto anche lui un laboratorio per meccanici: 170 allievi. Dice che lo Stato in questo campo non fa niente, ed è giunta l’ora che noi dobbiamo fare qualche cosa.I seminaristi, una decina di ragazzi, si stringono a noi e don Aldo saluta battendo la mano sulla spalla e dicendo: “Adios... Me gusta mucho...". Si sforzano di chiedere informazioni e di circondarci di affetto.Don Aldo è commosso. Ha deciso di imparare lo spagnolo; io lo seguirò a ruota. Anche perché ho promesso a Mons. Luna che Don Aldo (ha viscere materne secondo Mons. Luna) in febbraio del 67 andrà a visitare i nostri a Zacapa. Ore 20,30.Ed ora a cena. Qui ad ogni posto, date le trasvolate, si gioca a sorpresa. Vedremo questa sera se cominceranno dal frutto o dagli stuzzicadenti, che di solito non ci sono.

MONDO comunismo

SOCIETÀ

scuola

CHIESA Vescovo

APOSTOLO uomo di Dio

Appunti scritti evidentemente a San Paolo, in Brasile, ma che si riferiscono alla visita fatta precedentemente al Chaco Argentino.

Vescovo di Resistencia all’epoca era S. E. mons. JOSÈ AUGUSTIN MAROZZI, nato a Gessler (Argentina) il 29.1.1908, ordinato sacerdote il 6.1.1933 e consacrato vescovo il 18.8.1957.

L’annotazione di don Ottorino non è esatta perché originario da Cortona (Arezzo) era mons. Dante Sandrelli, vicario generale di S.E. mons. Italo S. Di Stefano, vescovo di Presidencia Roque Sàenz Peña.

Si riferisce evidentemente alla grande estensione della zona pastorale affidata ai Religiosi di Don Orione, che all’epoca, oltre alla responsabilità della parrocchia della Cattedrale, avevano anche un grande collegio e un Cottolengo per anziani.

Le due parole spagnole sono scritte da don Ottorino senza virgolette e in maniera poco esatta.

DT 1966,8

8. S. Paolo
6-III-1966 In Argentina non ho trovato un minuto per scrivere. Credo sia impossibile esprimere quello che abbiamo provato. Arrivati a Resistencia il Vescovo ci ha accolti più che fraternamente. Così il suo Vicario (da Cortona). Pranzato (ore 15), siamo partiti per Presidencia Roque Sàenz Peña. È una cittadina di circa 50.000 abitanti: grandi piazze piene di verde, grandi strade, un movimento impressionante di macchine, più che a Vicenza.La situazione religiosa: i Padri di Don Orione in quattro devono curare 100.000 anime con un diametro di oltre 300 km. La popolazione: a) Europea b) indios incrociati con gli spagnoli.Gli europei (in città sono la gran parte) sono lavoratori, intraprendenti, mentre gli altri sono abulici, senza iniziativa, sfruttati ed incapaci di risparmiare e di amministrare quello che guadagnano. Si accontentano di mangiare bene, e non hanno alcuna cura per l’abitazione: a loro basta una specie di capanna, già che non occorrono finestre.Situazione religiosa: sono disponibili. Gli europei sono deferenti e si prestano per qualunque piacere: offrono la macchina, il tempo... desiderano collaborare. Gli altri hanno una venerazione per il padre: quando vedono una veste sacerdotale si stringono attorno quasi con venerazione. “Panem petierunt et non erat qui frangeret eis".

I Religiosi di Don Orione per aiutare i ragazzi regalarono loro una cassetta da lustrascarpe. Così in città ci sono 74 lustrascarpe: li vedi per tutti i cantoni. È vero che dalla campagna tutti vengono con le scarpe sporche, ma è altrettanto vero che questi 74 ragazzi resteranno degli eterni mendicanti.

Dicono gli europei che manca qualsiasi tipo di operaio. Non si trova un elettricista, un riparatore di un gabinetto, ecc.

La famiglia è un disastro. Però ci tengono ad avere figli. La ragazza a 13 o 14 anni desidera avere figli. Per lei è come un onore averne tanti. Adottano gli orfani e patiscono insieme con santo stoicismo. Vestiti o ignudi, non importa. Per grazia di Dio il cibo non manca.I sacerdoti. Sono poco più di venti. Di varie famiglie religiose. Sono in pieno accordo tra loro. Alcuni sono preparati, altri meno. Qualcuno fa soffrire il Vescovo, qualche religioso chiede di essere secolarizzato.

Il Vescovo è un padre, un fratello, un amico, un organizzatore, un apostolo. Il Vicario generale, di Cortona, era parroco a Resistencia ed il Vescovo se l’è portato (il vescovo era vicario generale a Resistencia): è a ruota con il Vescovo.

I Padri di Don Orione, che sono in Cattedrale ed hanno poi un collegio (a pagamento) per 120 ragazzi delle prime sei classi, ci incoraggiano a venire. Il Vice Console, un veneziano che da 41 anni si trova lì ed ha una grande fabbrica di pasta (ha promesso di aiutarci), ci incoraggia ed ha promesso il suo pieno e fraterno aiuto. Il Vescovo ha la piena collaborazione dei laici. Ne ha radunati una ventina: tutte persone qualificate, compreso il Sindaco. Con questi si è presa la decisione, riservandoci noi la risposta, che ci verrebbe affidata una parrocchia (una parte della città ed una parte della campagna) con annessa scuola professionale. Si inizia con laboratori di meccanica, falegnameria ed elettricisti.Il Vescovo ha preso l’impegno per l’ambiente, l’attrezzatura della casa, dei laboratori e per una macchina che porti 10 quintali e serva a doppio uso.Se accettiamo, abbiamo promesso di mandare tre sacerdoti e tre assistenti. Due sacerdoti per la parrocchia e un sacerdote come direttore della scuola professionale, economo e vice superiore. Gli Assistenti maestri, e diaconi.Al sacerdote direttore della scuola spettano tutti i rapporti con le autorità e sfondare le varie strade giuridiche, in unione con il Vescovo, per aiuti dal Governo e dai privati, e per le autorizzazioni necessarie.Si è parlato di una commissione di laici, affinché assistano la scuola e la appoggino moralmente ed economicamente. Difficoltà. Molte: il caldo, la lingua, il modo di pensare, la poca volontà della gente, la difficoltà di procurare qualsiasi cosa (Buenos Aires è a 1300 km. che di solito vengono fatti con due autisti, tutto in una tirata), le zanzare, la mancanza di acqua. Concludendo . Campo apostolico meraviglioso, purché ci sia in testa almeno uno con una grande ‘cabeza’ ed un grande ‘corazòn’. Fede, preghiera, spirito di sacrificio, entusiasmo e grande carità verso la povera gente che sta aspettando qualcuno che la ami.Da procurare. Tutto quello che si può: vesti bianche (o cannella), scatole per impianti elettrici Philips od altre, magnetofono con nastri, macchina da proiezioni con lampade e con tante filmine, macchina da scrivere, ecc., materiale per chiesa, per gioco, ecc.

CHIESA Vescovo

FAMIGLIA

PASTORALE parrocchia

SOCIETÀ

scuola

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI

APOSTOLO F.A.

APOSTOLO

APOSTOLO entusiasmo

VIRTÙ

fede

PREGHIERA

S. E. mons. ITALO SEVERINO DI STEFANO, nato a Llambi Campbell – Santa Fe (Argentina) il 17.1.1923 e ordinato sacerdote il 21.9.1946, dopo essere stato per anni vicario generale del vescovo di Resistencia (Chaco), fu eletto come primo vescovo della nuova diocesi di P. R. Sáenz Peña (Chaco) del nordest argentino il 12.8.1963. Ivi rimase per diciassette anni impegnativi e fecondi, e l’8.11.1980 venne promosso all’ archidiocesi di San Juan de Cuyo. Mons. Di Stefano era giunto casualmente alla Casa dell’Immacolata nel dicembre 1965 e, impressionato dalla scuola professionale dell’Istituto San Gaetano, invitò con insistenza Don Ottorino a visitare la sua diocesi per avviare in essa un’opera simile.

Si tratta di don ELIO BARON TOALDO, sacerdote paolino, fratello del religioso Alberto, allievo del corso teologico nella Casa Immacolata. Don Ottorino aveva avuto molti rapporti con la famiglia Baron Toaldo, perché altri due fratelli, Gian Mario e Pietro, avevano studiato come allievi della Casa dell’Immacolata, mentre due sorelle erano Religiose fra le Figlie di San Paolo.

Annotazione apposta sull’ultima pagina del libretto.

DT 1966,9

9.Il giorno 4-III-1966
Partenza per Resistencia. L’aereo doveva partire alle 10,50 per Buenos Aires, ma non c’è. Ospiti del Vescovo. C’è un ‘caravelle’ alle 14: i due Vescovi e i due Vicari vengono a condurci all’aeroporto. Che confusione! Restiamo lì fino alle 15 e l’aereo non dà segno di vita. Si viene a sapere che allora era partito da Rio. Torniamo in episcopio. Ritorniamo lì verso le 17. Partiamo alle 17,45. Siamo commossi. Mons. Di Stefano ci abbraccia e quasi piange; così è di noi.Partiamo... bufera: a Buenos Aires temiamo per la discesa; scendiamo tra una pioggia torrenziale. Ospiti di P. Luna: il suo parroco è all’aeroporto ad accoglierci. S. Paolo. L’aeroporto principale è lontano 100 km. Arriviamo alle 17,45. Qui c’è il carissimo Don Elio ad accoglierci con un suo confratello. Attraversiamo S. Paolo. Siamo accolti fraternamente.L’altezza di S. Paolo è di 800 m. sul livello del mare e si sta abbastanza bene. S. Paolo conta circa 6 milioni di abitanti di tutte le razze. Grandi edifici; enormi difficoltà apostoliche.Non vogliamo cedere alla tentazione di esplorare le difficoltà apostoliche del Brasile, perché ci sembra più opportuno incominciare con Zacapa e poi col Chaco. Infatti c’è per tutti due i luoghi la lingua spagnola (il che non è poco per noi che siamo agli inizi) e poi ci sono due vescovi che ispirano confidenza e fiducia. Inoltre la popolazione è disponibile e le proposte concrete fatteci sono accettabili.Resteremo qui forse fino a mercoledì 9 corr. e poi, a Dio piacendo, torneremo a casa per portare tra i nostri figli un po’ di quel fuoco missionario che sta incendiando i nostri cuori e che difficilmente si può esprimere a parole.C I M E
Via Po 32Roma ComitatoIntergovernamentaleMigrazione Europea(dovrebbero venire con £. 25.000).

* * *

C C A I, Commissione Cattolica Argentina Immigrazione.

CHIESA Vescovo

CROCE difficoltà