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1 Lettera a Suor M. Berica dell’11 febbraio 1935

L1 [11-02-1935]

Questa prima lettera alla cugina Suor M. Berica venne spedita dal Seminario vescovile di Vicenza dove Ottorino frequentava il corso di II liceo. In essa racconta, con espressioni commosse, dapprima la malattia e poi la guarigione di mamma Clorinda avvenuta a Lourdes il 31 luglio 1928. È una lettera autografa, scritta con inchiostro e con grafia chiara e minuta - cosa insolita per don Ottorino, forse dovuta al fatto di essere giovane studente liceale e al desiderio di narrare molte cose in poco spazio -, su due fogli intestati “Seminario Vescovile - Vicenza”, piegati in due: in totale sono cinque facciate e mezza scritte, mentre le altre due e mezza sono in bianco. Ci sono la data e la firma in forma abbreviata. Il testo stampato riproduce fedelmente quello originale, senza la minima correzione, ad eccezione di evidenti errori ortografici e di lievi variazioni della punteggiatura. 11 - II - 1935 Anniversario delle apparizioni di Maria V. a Lourdes

Si tratta della zia Ernesta Bonato, sposata con Carlo Scortegagna, fratello di mamma Clorinda: un loro figlio, Gaetano, divenne religioso e sacerdote della Congregazione.

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1. In Gesù mia cara cugina. Credo non ti sarà sgradito in un sì bel giorno ritornare con la mente su avvenimenti passati, ma sempre vivi nel mio cuore di figlio. Incomincio oggi festa di Maria e spero trovare il tempo per terminare presto.Ero ancora fanciullo di non più di cinque anni quando, per la prima volta, mi vidi condur via la mamma, unico cuore che mi intendeva nella casa in cui mi trovavo. Alla sera di quel giorno funesto aspettavo, ma invano. Piansi allora, piansi tanto e mi credei solo. Per più di un mese non ebbi un cuore dove poter abbandonare i miei dispiaceri di bimbo. Passò finalmente quel lungo mese e la mamma mia tornò dall’ospedale. Da allora vidi che la mamma non era più robusta come prima e temeva d’essere di peso ai parenti. Intanto venimmo ad abitare a Quinto. Tu conosci le varie vicende della malattia di mia madre e le tristi note della mia famiglia e credo inutile ricordarle. Passerò senz’altro con il racconto all’ultima operazione, cioè a quella dei calcoli. Un mese prima che mia madre entrasse nell’ospedale, in una triste sera di maggio, mentre zii e zie erano attorno al letto della morente sorella, io, nell’altra stanza, piangevo disperatamente per voler entrare in Seminario. La zia Ernesta mi consigliava a studiare privatamente adducendo come ragione ch’ero solo al capezzale della mamma.

AUTOBIOGRAFIA famiglia

AUTOBIOGRAFIA Quinto

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2. La Vergine Signora dei Pirenei certo in quel momento sostenne questo povero figlio affinché non avesse da ritirarsi davanti al sacrificio. Ti confesso che ripensando a quei momenti mi sento tremare il cuore e penso che solo la grazia divina mi poté sostenere. Talvolta d’autunno mi vengon sott’occhio quei famosi sessantatrè sassolini che la mano degli uomini con fatica ed inutilmente estrasse dal fegato della madre mia. Solo la Regina del Cielo, più tardi, avrebbe potuto estirpare la radice di tanto male. Si era in una bella giornata di ottobre. Da poco l’ammalata era ritornata dall’ospedale e sperava in breve potersi felicemente stabilire. Già avevo acceso il fuoco per preparare il pranzo quand’ecco mi sento dire con flebile voce: “Presto... portami un bicchier d’acqua! Mi sento morire...”. Corro e giungo presso la sedia dov’era la mamma. La vedo impallidire, tremare, cadere. Era forse morta?Chiamo! Non risponde. Avevo undici anni e che cosa potevo fare da solo? Tremavo. Implorai aiuto. Vennero dei pietosi e portarono a letto colei ch’io tanto amavo e credevo morta. Che cosa era accaduto di nuovo? Ecco: nell’operazione dei calcoli non si erano potute estirpare le radici e perciò i sassi s’erano rifatti. Inoltre erano cresciute tra gli intestini delle cordicelle di carne pericolosissime ed impossibili ad estirparsi. Questi filamenti avevano cagionato l’appendicite. A ciò si aggiunga la dilatazione di stomaco e delle bolle d’aria rimaste dentro in luoghi pericolosi dall’ultima operazione. Basti dire che la digestione dei soli liquidi era ritardata di dodici ore. Quasi che questo dolore non fosse sufficiente ecco incarnarsi le unghie ed incominciare lo spurgo dell’ultima ferita. A giudizio unanime dei medici alla mamma mia non restava che disporsi alla morte. Ma quando l’uomo si dichiarò impotente a vincere, allora prese a cuore la cosa Colei che del Cielo è la dolce Regina.

MARIA Lourdes

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3. Nelle fredde sere di quell’inverno, dopo otto ore di studio, mi sprofondavo nel mio lettino di seminarista e mentre i compagni cadevano lieti in braccio al sonno, il più delle sere, io, sotto le coperte, piangevo tanto e chiedevo a Maria un dono, un pegno d’amore. Domandavo a Gesù che cosa avrebbe fatto se si fosse trovato nelle mie condizioni. Non avrebbe Egli forse guarita la mamma sua? Tentavo persino di voler vincere Maria in amore. Facevo dei piccoli sacrifici per poi aver diritto alla grazia. Nel pianto, solo unito a Maria ed a Gesù trovavo un po’ di conforto. Morì in quel tempo anche il povero nonno; ferita crudele per il cuore di figlia!

AUTOBIOGRAFIA seminario

Don BORTOLO GASPAROTTO (1895-1965) fu cappellano della parrocchia di Quinto Vicentino (VI) dal 1923 al 1928, e circondava di stima e di affetto la povera ammalata, conoscendone la bontà d’animo e la generosa disponibilità per ogni attività parrocchiale.

Così era chiamato il treno che portava gli ammalati a Lourdes nei continui pellegrinaggi organizzati a livello diocesano e nazionale.

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4. S’era di luglio. Da pochi giorni ero tornato in famiglia quando si decise un pellegrinaggio a Monte Berico per chiedere a Maria la tanto sospirata grazia. Eravamo in più di settanta persone, tra cui alcune donne venivano scalze. Alla cara basilica si fece celebrare una S. Messa e tutti ci accostammo al banchetto eucaristico; indi, a piedi si prese la via del ritorno. Si avvicinava il giorno in cui mia madre sarebbe partita per Lourdes e le voci degli increduli si alzarono sempre più pungenti e derisorie. Giunse l’alba desiderata. Alle tre del mattino Don Bortolo Gasparotto ci diede il Pane dei forti, indi si partì verso la stazione. Alle 4 1/4 vidi entrare sbuffando il treno violetto sotto l’ampia tettoia. Un quarto d’ora dopo ripartiva portando seco una parte del mio cuore. Il treno violetto non era ancora giunto a Verona quando mia madre fu assalita da una colica violenta. Non valsero a calmarla né due iniezioni di morfina né una forte dose di oppio. Poche ore prima che giungesse a Lourdes la colica cessò.

MARIA

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5. Toccò la città di Maria il 29 luglio dell’anno 1928, dopo due giorni di penoso viaggio. Quando il treno violetto giunse a Lourdes s’era al tramonto e perciò gli ammalati furono condotti all’ospizio, riservando loro al domani la consolazione di vedere la bianca Verginella. Chi avrebbe dormito in quella notte di aspettativa? Chi non avrebbe sognato un favore celeste ed un’istantanea guarigione? Ai lati della mamma mia giacevano due giovani tisiche polmonari al terzo stadio. Ma a Lourdes non vi è contagio ed invano i miscredenti tentarono di proibire i miracoli per il finto amore all’igiene, poiché l’esperienza di 78 anni dimostra chiaramente che a Lourdes si guarisce e non ci si ammala. Ho detto si guarisce, e lo affermo, poiché nessuno partì, parte, né partirà mai da quell’oasi di Paradiso senza una qualche grazia celeste. Le migliaia di ammalati che apparentemente tornano inesauditi hanno nel cuore un’altra grazia ben più grande della guarigione ed è la rassegnazione al volere divino. Non raramente a Lourdes avvengono dei prodigi di grazia, e gli ammalati ch’erano andati per chiedere la guarigione, vinti da uno sguardo divino, offrono volentieri la loro vita ad un qualche grandioso ideale. Nessuno da Lourdes ritorna indifferente, poiché troppo è il profumo paradisiaco che ivi spira per lasciare impassibile anche il cuore più indurito... Nel mattino seguente 30 luglio mia madre venne con gli altri ammalati condotta alla grotta ove ascoltò il S. Sacrificio e ricevette il Pane Angelico. Chi potrà ridire che cosa passò nel cuore di quei poveri ammalati in quei momenti solenni? Che cosa avranno detto i loro cuori trafitti quando videro per la prima volta la Madonnina (così la chiamano a Lourdes), ed osservarono le centinaia di persone inginocchiate in terra, con le mani sollevate, con gli occhi diretti tutti verso un punto, accesi di un’unica luce? A Lourdes si sente il soprannaturale e non è possibile essere schiavi di quel vile fantasma che è il rispetto umano. Mia madre in quella mattina, verso le dieci, venne calata per la prima volta in una delle prodigiose piscine, ma uscì solo fiduciosa nel bagno del giorno seguente. Nel dopo pranzo con difficoltà poté restare in piedi, sostenuta, per ricevere la benedizione del S. Sacramento nel gran piazzale della basilica del Rosario. Così terminò la prima giornata. Nel secondo giorno l’orario fu quello del giorno precedente, ma solo che questo fu il giorno dell’amore, giorno da noi tanto sospirato e di cui dovremo rispondere al giudizio di Dio. Verso le nove di quel mattino mia madre veniva accompagnata giù per i gradini della piscina. Ella si sente improvvisamente un cambiamento interno ed afferrando l’immagine di bronzo che si trova nella piscina lancia forte questo grido: “Maria Immacolata, sono guarita!!!...”.Uscì dalla piscina guarita, ma le restava però un forte dolore alla schiena, ed ella con santa semplicità disse a Gesù che il resto sarebbe toccato a Lui nel dopo pranzo.

Il parroco di Lourdes prese il Santissimo ed incominciò lentamente la benedizione di ciascun ammalato. Mia madre volle inginocchiarsi, ma a stento vi riuscì causa il forte male alla schiena. In breve, essendo essa tra le prime, giunse il Santissimo presso di lei. Quale momento solenne!...Un ampio segno di croce veniva tracciato sopra l’ammalata ed il male era completamente scomparso. Ella rimaneva per più di due ore inginocchiata senza difficoltà e si rialzava poi come se mai fosse stata ammalata. Tosto l’Ufficio di verificazione se ne occupò e solo parecchi mesi dopo dichiarò il miracolo, quando cioè poté avere la conferma della radioscopia.

MARIA Lourdes

Margherita Bortoli in Scortegagna, sposa di un fratello di mamma Clorinda, era la mamma di Suor M. Berica.

Papà Giuseppe si trovava in quel periodo, per motivi di lavoro, nei pressi di Roma, ove era stato colpito dalla malaria.

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6. A Quinto intanto che cosa avveniva? Tu, cara cugina, se ben ricordo, ti trovavi a Vicenza per un corso di santi spirituali esercizi ed io ero a casa da solo ed andavo a mangiare a casa vostra. Infatti fin che c’era a casa la mamma, zia Margherita veniva a preparare a casa mia, ora non valeva la pena. Però dovevo tener aperta la porta della botteguccia e perciò stare a casa. Mia madre a Lourdes e mio padre a Roma in un ospedale colpito dalle febbri malariche. A casa da solo in quei giorni incominciai a costruire corone imparando così un nuovo mestiere. Cosa vuoi, penso che sia bene saperli tutti fuorché il male. Chi sa che un giorno non ci siano utili nel ministero. Ora so fare l’elettricista, costruire apparecchi radio, cucire con discreta infamia, fare il fabbro, il meccanico, il motociclista, un po’ l’automobilista, l’orologiaio, il falegname, un po’ il tipografo, sono capace costruire macchine per proiezioni a diapositive ed a cartoline, persino in questi ultimi tempi, per ricreare i ragazzi ed attirarli al bene, ho imparato a costruire e maneggiare burattini. Spero non ti scandalizzerai di tutto questo quando saprai che ho per punto di appoggio S. Giovanni Bosco e S. Filippo Neri e tutto questo è per me un mezzo secondarissimo e non già un fine. Ma torniamo a noi. In una bella giornata, alle due e mezza, venni a sapere che girava per il paese una cartolina diretta a me da mia madre. Mi misi sulla ricerca promettendo di andare in chiesa a fare compagnia a Gesù fino alle sette e mezza se mi fosse apportatrice di qualche buona novella. Finalmente la trovai in bottega degli zii, ed allora con somma gioia conobbi che la mamma era guarita e subito corsi ad adempiere la promessa.

AUTOBIOGRAFIA Quinto

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7. Mia madre intanto, sana e abbastanza robusta, girava continuamente per la cittadella visitando le tre sontuose basiliche e gli altri luoghi memorandi. Giunse felice il giorno del ritorno. Alle ore ventiquattro e trenta il treno violetto entrava sbuffando sotto l’ampia tettoia della stazione. Rimasi sospeso. Vidi mia madre smontare da sola portando più di dieci litri d’acqua ed altre cose pesanti. Io che da tanti anni sapevo mia madre quasi incapace di muoversi ora la vedevo camminare spedita e portare dei pesi considerevoli mentre pochi giorni prima a stento sosteneva un bicchiere. A tale vista divenni pallido e non seppi articolar parola. Mia madre mi salutò, mi baciò e mi rassicurò della sua guarigione, ma ciò nonostante non seppi parlare. Una dama, la signora Vignato, discesa dal treno, mi si avvicinò e mi disse: “Non vedi che è propria tua mamma? Maria te l’ha guarita”. E cercava di farmi parlare. Tuo padre, cara Berica, piangeva e così tutti gli altri ch’erano con noi. Si tornò a casa verso le una e mezza e qui v’erano circa duecento persone che ci aspettavano recitando il santo Rosario. Quale momento memorando fu l’incontro con la nonna! Si andò a letto verso le tre.Nel mese di ottobre, nel dì del Santo Rosario, si ringraziò pubblicamente la Vergine santa, mentre prima con mia madre, s’era andato in più di trecento a Monte Berico a piedi.

Ora tu sai quale sia la salute di mia madre e come Maria Santissima sa fare bene le cose. Mia madre è instancabile. Lavora dalla mattina alla sera e poi talvolta va a vegliare qualche ammalato accontentandosi di dormire un’ora al dopo pranzo del giorno seguente. Mi sfida in resistenza nella corsa in bicicletta. Ti basti sapere che nello scorso autunno siamo andati e tornati da Padova in bicicletta, vale a dire sessanta chilometri. Io nel giorno seguente ero più morto che vivo, mentre mia madre lavorò come il solito e non diede alcun segno di stanchezza.

MARIA

MARIA Lourdes

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8. Mi sono dilungato così a raccontarti un fatto che già conoscevi, non per passatempo, ma per ricordare l’amore che mi porta la Madre mia celeste, amore ch’Ella dimostra a tutti i suoi figli, specie ai più indegni, che la supplicano con un filo di fede. La Mamma nostra ci assiste continuamente ed aspetta solo la nostra domanda per concederci le grazie più copiose. Se Maria è pronta a soddisfare i nostri desideri temporali, quanto più non sarà Ella sollecita a venirci in aiuto nelle nostre lotte spirituali ed a portare il nostro niente a contatto del Figlio suo Gesù.Se noi interamente comprendessimo l’amore della Mamma nostra certo ci sforzeremmo di più per mostrarci degni d’una tanta Madre.Scusami. Ti saluta e t’augura ogni bene spirituale il tuo, in Gesù caro,

Ottorino

MARIA la nostra buona mamma