L10 [10-02-1936]
L10,1 [10-02-1936]
1. Caro Luca. Tu hai preso il mio scritto d’ieri come uno scritto scherzoso o finto. Invece era un po’ satirico, ma leale. Ora, parlando a mente calma, vedi anche tu che noi tendiamo per due diverse vie. Tu sei, o almeno eri, entusiasta per santa Teresina ed io pure lo sono. Tu vedi in questa Santa la tua via ed io pure, ma ciò nonostante non ci troviamo uniti nei pensieri e nelle azioni. Tu deridi in me ciò che ieri avresti fatto o facevi con entusiasmo. Tu, come fa il mondo, cerchi di allearti continuamente col demonio per fomentare in me la superbia. In una parola non ci comprendiamo più. Il cambiamento sarà avvenuto in me, ma ecco intanto i risultati di esso. Noi avevamo proposto di lavorare insieme, di aiutarci, di correggerci, di ubbidirci e di comandarci.Invece?! Chi comanda? Nessuno! Chi obbedisce?... con prontezza?!... in tutto?Speravo, è vero, un’altra cosa, ma ora purtroppo temo di essermi illuso. Quando ti vedevo più amante della preghiera e più paziente, allora..!Non voglio con ciò dire che tu sia fuori di strada, per carità! Tu sei, sono certo, molto più innanzi di me che sono tutto circondato di fango, ma non ci comprendiamo interamente. Forse ti ho tenuto qualche segreto, io, a meno che qualche cosa non mi sia sfuggita? Non ti ho tenuto sempre come un Fratello? Non ho sempre pregato per te e di giorno e di notte?Alla sera, prima di coricarmi, non ho sempre tracciato su di te un ampio segno di croce affinché Gesù avesse da benedirti? Stamane non ho pregato forse Gesù a farmi prendere a scuola un quattro per ogni ora piuttosto di far prendere un solo cinque a te?
AUTOBIOGRAFIA seminario
CROCE Demonio
DOTI UMANE amicizia
SERGIO TOVO, nato a Valdagno (VI) il 7.1.1917, era un seminarista del corso successivo, dotato di una intelligenza vivace e di spiccata capacità comunicativa. Condiscepolo di don Aldo De Antoni, fu ordinato sacerdote il 9.6.1941. Mandato dal vescovo all’Università cattolica di Milano per lo studio delle Lettere concluse con la laurea all’Università di Padova, e nel 1945 venne chiamato in seminario per insegnare materie letterarie. Con l’insegnamento svolse anche attività più strettamente pastorali, svolgendo impegni di responsabilità nell’ambito dell’Azione Cattolica diocesana. Nel 1961 fu costretto dolorosamente a lasciare il seminario, continuando però nella sua attività con l’Azione Cattolica. Il 17.9.1969 venne nominato cappellano di Sua Santità. Nel 1972 rientrò in seminario, insegnando dapprima nelle scuole superiori e, negli ultimi anni, nonostante la sua malferma salute, prestando la sua opera come vice-bibliotecario. Un male incurabile lo portò a rapida fine il 9.9.1980. Mons. Tovo restò sempre molto legato a don Ottorino e a don Aldo, e seguì l’Opera con amicizia e stima. Anzi, dal 1960 al 1970 diresse l’attività scolastica dell’Istituto San Gaetano dando un assetto qualificato al curricolo scolastico del Centro di addestramento professionale con la collaborazione di altri insegnanti del vicino seminario (don Felice Cocco, don Silvio Bernarello, don Giovanni Battista Faresin, don Agostino Peruzzi, don Giovanni Battista Zilio...) e di validi e generosi ‘maestri’ di lavoro pratico.
Don GIOVANNI ROSSI, dopo essere stato segretario del card. Ferrari a Milano, aveva fondato ad Assisi la Cittadella, istituzione composta da sacerdoti e da laici che si impegnano, con appositi corsi e pubblicazioni, a permeare di spirito evangelico il mondo della cultura e dell’arte.
L10,2 [10-02-1936]
2. Forse che ogni mattina nella S. Comunione non mi son ricordato di te? Che cosa avrei dovuto fare per te? Qualche altro sacrificio? Quante notti offerte a Gesù per te! Quante privazioni offerte per te! Ma ciò nonostante non ci intendiamo. Io sono una beata, come dici tu. Io sono un abitante di Chione, ecc. Io sono intrattabile. Io sono falso: l’hai detto tu oggi, affermando che il mio scritto di ieri non era sincero. Io sono un bambino perché faccio presto ad intenerirmi (pensare che ho un cuore di pietra!).Amico mio, mi dispiace tanto constatarlo, ma non ci intendiamo più! Va pure, se vuoi, per la tua via poiché io non mi muoverò d’un passo dalla mia. Sono troppo superbo e troppo caldo per non temere qualche mia caduta in avvenire. Se tu credi trovare o in Tovo o in qualche altro un compagno che ti faccia da fratello meglio di quello ch’abbia saputo farlo io, povera creatura miserabile, staccati pure da me, poiché di un falso non ci si deve fidare mai. Non credere ch’io per questo dimentichi il bene che mi hai fatto. Di tutto io ti ringrazio e ti prometto di ricompensarti con la mia povera preghiera. Come già ti ho detto ieri sera, sono stato sei anni in cerca di un cuore che mi intendesse ed ora, per amore di Gesù, coll’animo straziato, sono disposto a fare anche questo grandissimo sacrificio. Lo so che tu credi sempre che io scherzi, ma ora sappi che io affermo ciò che dico sotto pena di peccato veniale se mentisco. Dico solo ciò che sento nell’animo e ciò che mi dice Gesù. So che tu non vuoi sentir parlare di Gesù e di ispirazione, ma allora perché Gesù è sempre vicino a noi se non deve dirci qualche cosa? È possibile che noi siamo immersi in Dio senza sentirne l’influsso? Un angelo al nostro fianco l’abbiamo per solo ornamento?Ti ricordi dell’ultimo giorno dell’anno e della visita al presepio di S. Lorenzo e del ritorno e della notte? Ricordi gli scrupoli? L’amore vivo per Gesù? I colloqui sublimi corsi tra noi? Le impressioni dopo il discorso di D. Giovanni Rossi? Tutte belle cose, ma cose passate!AUTOBIOGRAFIA seminario
GESÙ
Il riferimento è, evidentemente, al padre spirituale, mons. Luigi Volpato, con il quale Ottorino aveva un rapporto straordinario. Mons. LUIGI VOLPATO nacque a Marostica (VI) nel 1891 e venne ordinato sacerdote a Vicenza nel 1914. Svolse la sua missione sempre nel seminario vescovile, dapprima come vicerettore ed insegnante fino al 1930, e poi come apprezzato padre spirituale, succedendo a mons. Angelo Celadon, dal 1930 al 1943, anno della sua morte. Don Ottorino lo ebbe sia come vicerettore sia come padre spirituale, e si lasciò guidare dalla sua mano esperta e saggia fino al sacerdozio e anche nei primi anni di ministero, ispirandosi a lui come modello di vita sacerdotale.
Nell’originale la parola è sottolineata con doppia linea.
Il riferimento è alla riunione di tutta la comunità del seminario in sala accademica, quando il rettore comunicava i risultati scolastici di fine d’anno.
Nell’originale la sottolineatura è fatta con tre linee.
Nell’originale la parola è sottolineata due volte.
L10,3 [10-02-1936]
3. Ho qui innanzi il tuo scritto d’ieri sera e lì mi sembra di sentire il cuore che mi assomiglia. Il cuore che palpita per Gesù e per le anime. Il cuore che sente la fratellanza. In fine di quello scritto ti lagni perché io non t’abbia nel mio precedente chiamato fratello. E tu quante volte hai sentito questo vincolo di fratellanza? Quante volte ti sei degnato di chiamarmi fratello? Ho qui innanzi tutti i tuoi scritti ed ora guardo. Ieri sera una volta m’hai chiamato fratello e poi due volte ti sei firmato: Frate Luca. Neanche ti sei degnato di porre la parola bella, intera, amabile! Forse che non fa bene anche a me sentire che c’è un fratello che prega per me e m’aiuta a salire? Forse che non mi sostiene il sapere che c’è un cuore che mi comprende? Tu, perché hai parecchi fratelli ed altri cuori che ti intendono, forse rimarrai indifferente a questa parola, ma io!!!... io!!!... I fratelli miei?!!... Il padre?... La madre?... (non ci comprendiamo tanto, perché ella teme sempre che mi ammali, mentre io amo il lavoro ed il sacrificio e per questo...). Speravo finalmente d’aver trovato questo cuore da me cercato da tanto tempo, questo cuore che porta il dolce nome di fratello. Sono stato incompreso, dagli uomini, per tanti anni, e lo sarò sempre?! Il Padre mi comprende, ma da lui non posso andare che cinque minuti alla settimana.Gesù è il mio Amico, ma spesso mi lascia solo, solo!... solo!... solo!... solo!...Ho parlato così ieri sera, e sono apparso come falso. Piango e sono un bambino. Che cosa devo fare?Mio unico conforto, negli anni scorsi, era di poter, in camerino, piangere alla presenza di Gesù e di Maria, sulle Croci che mi sembravano insopportabili. Ma dopo il pianto, talvolta molto prolungato (anche qualche ora), ho trovato sempre la forza di dire un sì solenne. Dopo quinta ginnasio fui corretto perché mostravo troppa allegrezza per la bocciatura. Chi avrebbe detto che quella allegrezza m’era costata una notte di pianto? Sì, poiché sapevo tutto il giorno prima dell’accademia finale.
Ti chiedo perdono se spesso t’ho intrattenuto coi miei scritti o discorsi prolissi. Ti chiedo perdono se in ogni tempo t’ho recato qualche cattivo esempio e qualche dispiacere. So di essere una zucca ed una creatura indegna, ed è per questo ch’io continuo a dire a Gesù di stare in guardia su ciò che fa, se non vuole poi pentirsene. Va pure in pace che un fratello migliore di me lo troverai ovunque e forse anche meno ipocrita e meno superbo di me. Io t’auguro che tu possa volare e non solo correre verso la perfezione, e che Gesù rimuova dal tuo passo ogni inciampo.Questo sacrificio, che mi vedo forzato a fare, mi costa sangue , ma pure per evitare risse e contrasti sono disposto a fare.
Abbiamo incominciato a divergere, pure tendendo alla medesima meta, e come possiamo sperare di incontrarci se non ritorniamo sui nostri passi?
Saluti dal tuo caro Ottorino
AUTOBIOGRAFIA seminario
GESÙ
amico
CROCE sofferenze morali
L10,4 [10-02-1936]
4. N.B. Ora rileggendo il mio scritto sento il bisogno di dire ancora qualche cosa. Il mio animo ora è troppo pieno per poter tacere. Tu puoi stare lieto ugualmente, anche se non hai un compagno intimo, tu perché, tornato in famiglia hai chi ti comprende, hai con chi aprirti, con chi godere e piangere. Io, se dico una cosa, sono certo che la sa mezzo paese e perciò mi conviene sempre tacere. Ti spieghi ora perché io in prima liceo abbia detto: “Da questa terra d’esilio”? Forse ho mancato di cercare questo cuore? Questo fratello che mi sostenesse, mi correggesse, mi aiutasse? Forse per causa di ciò ho aperto a troppi parte del mio animo?Prevedo che in questa notte, per questo sacrificio, dormirò certo poco, ma almeno spero che anche Gesù non si parta da me. Ora, se offendo Gesù, mi troverò interamente solo! Solo!Mi costi qualunque sacrificio, io voglio salire sempre. Sono disposto a tutto. Non temo la morte, qualunque essa sia. Amo la lotta. Preferisco la croce. Voglio il sacrificio e la povertà.Ora mi trovo in terza liceo e prevedo ormai che non troverò più questo cuore, se perdo il tuo.Il mio cuore è tutto di Gesù. ma è così misero da sentire il bisogno di qualche spinta. D’altra parte lo Spirito Santo dice che chi ha trovato un amico ha trovato un tesoro. Dovrò io morire senza questo tesoro? Sarà ciò che Gesù vorrà!DOTI UMANE amicizia
PENITENZA sacrificio
CROCE
GESÙ