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518 Lettera dell’8 marzo 1967 a don Lino Dal Moro.

Don LINO DAL MORO, nato il 20.9.1940 a Belvedere di Tezze sul Brenta (VI), entrò nella Casa dell’Immacolata il 20.10.1951, quando la sua sede era ancora presso l’Istituto San Gaetano. Emise la professione religiosa l’8.12.1957 e quella perpetua il 30.12.1962, e venne consacrato sacerdote il 26.5.1965 da S.E. mons. Zinato nella Casa dell’Immacolata, in occasione della festa del XXV anniversario di sacerdozio di don Ottorino. Per due anni rimase nella Casa dell’Immacolata, svolgendo servizio pastorale dapprima nella parrocchia di Grossa di Gazzo (PD) e poi in quella di Arsiero (VI). Nel 1967 partì con il primo gruppo di Religiosi destinati al Brasile e si dedicò principalmente al Patronato ‘Lar dos meninos’ di Resende fino al 1978. Rientrò quindi in Italia per un anno sabbatico, che trascorse presso la Comunità di Monterotondo (Roma). Nel 1979 ritornò in Brasile prestando il suo servizio per circa sei mesi presso la Comunità di Santa Maria – RS. Dal 1980 al 1986 visse un periodo di esclaustrazione prestando il suo aiuto pastorale presso la diocesi di Ponta de Pedras nel Marajò. Nel 1987 passò alla Comunità di Santa Maria di Nova Iguacù – RJ per il servizio parrocchiale, finché nel 1991 ritornò ancora per un anno nel Marajò. Nel 1992 diede inizio alla nuova Comunità di Igarapé Acù – PA, assumendo la responsabilità pastorale della parrocchia e dei villaggi.

L518 [08-03-1967]

Don Ottorino esorta alla fortezza nelle difficoltà e a tenere sempre presente la volontà di Dio.
Si conserva la lettera originale: è un foglio grande, con l’intestazione della Congregazione, scritto a mano con inchiostro sulla facciata anteriore. La firma autografa è con il solo nome. Nella facciata posteriore vi sono notizie e saluti di don Guido Massignan.

8.III.1967

Don Ottorino offre in forma molto sintetica alcune notizie di Vicenza: ‘l’officina di Quinto’ era la società costituita in un locale di Quinto Vicentino (VI) che aveva assunto l’attività della parte produttiva della scuola elettromeccanica dell’Istituto San Gaetano; ‘la signora Bocchi’ era la preside in pensione della scuola media statale Scamozzi, la quale aveva manifestato il desiderio di fare una esperienza in terra di missione.

Il ‘diacono Giovanni’ è l’assistente Gianni Sgarbossa, che don Ottorino chiama in questa maniera in forma scherzosa e anticipando i tempi di quanto stava nei suoi sogni per i Religiosi non sacerdoti.

L518,1 [08-03-1967]

1Carissimo Don Lino
Ho ricevuto con commozione la tua lettera. Le difficoltà che state incontrando non mi sorprendono. Temerei se fosse il contrario. Approvo in pieno il vostro operato. State uniti, pregate ed agite con semplicità e con fermezza. Quando si è preoccupati di fare solo la volontà di Dio, Lui è con voi e potete stare tranquilli. Comprendo le varie difficoltà che mi avete accennate e credo che sia impossibile suggerirvi soluzioni a distanza. Anche per il fabbricato decidete voi, tenendo presenti quei principi generali ai quali ci siamo sempre ispirati in tutte le nostre decisioni. Vi ringrazio per i sacrifici che state sostenendo e vi assicuro che se le varie comunità vanno bene, non è estraneo il vostro sacrificio. Abbiamo venduto l’officina di Quinto ed abbiamo trovato il modo di utilizzare i prefabbricati. C’è poi un bel movimento di vocazioni. La signora Bocchi è a Rovigo ed appena rientra invierò i dati richiesti. A te, al carissimo Don Luigi e al Diacono Giovanni un fraterno abbraccio.

Vostro Don Ottorino

CROCE difficoltà

VOLONTÀ

di DIO

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

PENITENZA sacrificio