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643 Lettera al marchese Giuseppe Roi

Il marchese Giuseppe Roi apparteneva a una nobile famiglia vicentina, che possedeva un canapificio a Cavazzale di Monticello Co.Otto (VI) e che fin dai primi anni dell’Istituto era sempre stato vicino con aiuti e collaborazioni.

L643 [10-06-1952]

Don Ottorino chiede un aiuto economico per affrontare le spese dovute alla costruzione della Casa dell’Immacolata di Vicenza.
Si conserva la copia carbone della lettera originale: è un foglio grande di carta verdognola, dattiloscritto sulla facciata anteriore. La firma autografa è abbreviata. Non è indicato il nome del destinatario, ma il contenuto, lo stile e l’indirizzo iniziale non lasciano dubbi che si tratti del marchese Giuseppe Roi. La lettera è quasi identica a quella scritta al sig. Guido Trieste in data 7 giugno 1952 (cfr. n. 621).

Vicenza, 10 giugno 1952

L643,1 [10-06-1952]

1 Pregiatissimo e carissimo Signor Marchese,
quando avremo la gioia di passare un’ora qui a San Gaetano in fraterna compagnia? Speriamo presto! Qui la vita procede con un ritmo piuttosto accelerato. Sembra quasi che ci sia una specie di malattia contagiosa tra noi che ci impedisce di restare fermi. Lei ha visto dalla illustrazione inviataLe i nuovi fabbricati e la sistemazione e l’aumento dei nostri birichini. Però una nuova esigenza ci ha scossi e messi in moto anche quest’anno. Lei sa quanto io abbisogni di collaboratori e continuatori di quest’Opera. A questo scopo ho coltivato a parte un piccolo gruppo di studenti. Nello scorso anno ho avuto anche la gioia di avere il primo sacerdote. Però si rende necessario staccare detto gruppo da tutta l’attività dell’Istituto. Una buona persona ci ha pagato la terra (quasi sei milioni), qui poco lontano, ed in nome della Madonna, senza fondi, con la solita audacia siamo partiti, e per ottobre i nostri cari studenti potranno entrare nella nuova casa. Se con la presente mi permetto esporLe la nostra quanto mai verde situazione, è perché sono certo di trovare in Lei un cuore paterno e comprensivo, che sa perdonare la libertà di chi cerca solo la gloria di Dio ed il bene dei fratelli redenti dal medesimo Sangue. Inoltre in mezzo alle delusioni della vita ed alla naturale tristezza, causata dalla fugacità del tempo, che ci porta inesorabilmente verso l’abbandono totale delle cose e al rendiconto supremo, Le sarà certo di somma consolazione il sapere che giovani vite, ospitate in una casa innalzata anche con il Suo sacrificio, si stanno temprando nello studio per essere apportatrici di luce e di amore in questo povero mondo barcollante nelle tenebre più fitte e nell’odio più atroce. Nella certezza di trovare in Lei il più paterno compatimento, porgo i più sentiti auguri di ogni Celeste Benedizione ed il più cordiale saluto.

Obbl.mo

Don Ottorino

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MARIA