L683 [12-12-1966]
12 dicembre 1966
L683,1 [12-12-1966]
1 Carissimi Signori, in questo momento ho appena terminato di leggere, o meglio di meditare, quello che il cuore di un padre e di una madre hanno scritto del loro adorato figlio. Anch’io ho terminato rivolgendomi con lo sguardo al Cielo e con le parole del babbo: “Ma perché Dio ha voluto schiantare quel fiore così caro, così buono?”. Mi sono poi inchinato ripetendo le parole della mamma: “...a Te, Signore e Salvatore, mi affido, in Te confido e spero”. Nelle mie lettere non ho mai accennato a queste mie meditazioni, perché volevo terminare la lettura. Qui, nel silenzio della mia stanza ho contemplato la figura meravigliosa del nonno, e dalla grande anima del figlio posso apprezzare i doni non comuni che Dio ha profusi nelle anime dei genitori dell’indimenticabile Giuseppe. Avete ben ragione di piangere Giuseppe. Leggendo tra le righe dei suoi ricordi e condividendo le frasi raccolte si ha l’idea esatta del fanciullo dall’anima delicata che osserva con commozione le suore che vanno a pregare, che ha cura di mettere in ordine ogni cosa, che prepara l’altarino alla Madonna, che ama la natura e quelle meraviglie che innalzano il cuore a Dio. Si vede il giovane amante delle vette, che cammina con i piedi a terra e sogna i suoi nipoti astuti, forti, costanti e persistenti fino al successo. Si vede l’uomo che sogna di realizzare in America un’industria edilizia, la lavorazione del legno ecc...; l’uomo che vuole mettere i suoi talenti al servizio dei fratelli e che freme del desiderio di poter realizzare i suoi sogni di lavoro e di amore. Che cosa avrebbe fatto in America alla vista di tanta miseria, quell’uomo che da piccolo a Villaverla trovava la sua gioia nel raccogliere offerte per i poveri e nel temperare la loro miseria? Quante opere di bene avrebbe realizzato quel Giuseppe che da piccolo era chiamato S. Giovanni Bosco? Avete ragione di piangere, ma siate santamente fieri ed orgogliosi di essere stati i genitori e gli educatori di tale figlio. Dio lo ha creduto maturo per il Cielo; per noi ciò resta un mistero. Però noi sappiamo che egli ci attende lassù e quei nipoti che egli sognava forgiare ‘astuti, forti...’ ci sforzeremo di farglieli vedere dal Cielo a Resende. A Giuseppe affido la protezione dell’opera che stiamo per compiere a Resende, e sarei felice se di Giuseppe potesse anche portare il nome a perenne ricordo di un tale fiore che deve essere additato ad esempio e sprone a quanti stanno affrontando la vita.. Vi ringrazio di avermelo fatto conoscere ed amare. Un fraterno saluto. VostroSac. Ottorino Zanon
PREGHIERE al Signore