1.Sia lodato Gesù Cristo!È stato detto che nella vita comune tutto è comune. Se uno va e riesce anche con... non so... o con la misericordia degli altri o con la sua attività a guadagnare 10.000 lire, queste sono della Comunità; e se andando via in macchina reca un danno alla macchina o alle persone, tocca alla Comunità rimettere a posto se la macchina non è assicurata. Ora, penso che quello che avviene, avviene un po' per tutta la Famiglia, e penso con questo di non mancare se vi racconto questa mattina un'esperienza di ieri sera, così, con santa semplicità, pensando che invece di essere stato don Ottorino ci fosse stato il nostro caro Natalino ieri sera al posto mio; perciò con semplicità, come è capitata, proprio così...Ieri sera non ho potuto cavarmi d'andare a cena. Perché? Perché è stato Soprana Adolfo che mi ha invitato a nome del dottor Bari; poi è venuto il dottor Bari, che è il direttore dell'Ufficio Commercianti qua a Vicenza e della provincia; e non potevo cavarmela perché Soprana sapete che è amico, ci aiuta, ci vuol bene, eccetera. Fatto si è che sono andato lì, assieme con l'assistente Francesco, che conosce bene il dottor Bari per affari d'ufficio. Siamo andati in casa del dottor Bari e lì c'erano Soprana con la sua signora, il dottor Bari con la sua signora, con la suocera, e numerosa prole: c'erano tutti i figlioli lì, giovanotti: uno fa il 4° liceo scientifico, uno fa III liceo, eccetera, una sfilza di figlioli, una sfilza... difficile numerarli. E poi c'era un altro, forse qualcuno di voi lo conoscete, il famoso Sergio, quello che è socio là di Tosato, insieme con la sua signora. Naturalmente questo Sergio, dicono Soprana e l'altro, che non ha fede, in chiesa non va mai; è buono, naturalmente buono, che fa anche carità, ma lui in chiesa non ci va, non ha fede.Con questo cominciamo la cena. Naturalmente io vado a cena perché? Perché devo andare per convenienza. Ma, chiaro, io devo andare da prete. Vi dico: compatitemi se dico... don Giuseppe mi perdoni, vero, se diciamo così, con santa semplicità, quello che è capitato. Devo andare da prete. Io non posso andare a cena, andare a cena come uno fuori: "Vado a cena". Se io vado a cena e non faccio il prete, non posso poi andare in chiesa a fare i 'cinque minuti'; il Signore mi prende a calci e dice: "Va' dove che sei stato fino adesso". E allora, andare per fare il prete non vuol dire neanche: “Allora si va là ossessionati...”. No, deve essere una cosa così... naturale. Se uno si sforza di vivere in unione con Dio è una cosa naturale. È naturale così, non può essere che così! Se invece uno non si sforza di essere in unione con Dio, è una cosa che deve fare come studio far questa cosa qui, e allora è una cosa pesantissima, una cosa intollerabile.
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2.Ecco, vorrei proprio sottolineare questo particolare. Io non potevo, andando a cena ieri sera, non fare il prete. Ma nello stesso tempo non potevo fare quello che ho fatto ieri sera se, se io non mi fossi sforzato in tutta la vita di fare la volontà del Signore, vivere solo per il Signore, perché allora così, pure in mezzo a miserie, in mezzo a tutto quel che volete, però, se io ho questa preoccupazione mi viene quasi naturale quella cosa lì. Come per Gesù, quando andava a pranzo, era più che naturale parlare del Padre, parlare delle cose sue, perché lui è venuto nel mondo per questo, è al mondo per quello; non aveva altre cose.Supponi, parliamo di Grassetto... Grassetto trovarsi a tavola e parlar dei cavai è cosa naturale, che un momento o l'altro salta fora la question dei cavai, no, specialmente se in quel periodo ne ha comprato uno o se in quel periodo ha fatto qualcosa di nuovo in un ippodromo o qualcosa... Ma è naturale parlare di cavalli!Ora, sentite, per noi deve esser naturale parlare del nostro amore del Cristo, del regno di Dio, parlare delle cose di Dio. Naturalmente, qui "cum grano salis" si direbbe, no, con criterio.La cosa si è snodata pressappoco così. Andati là, saluti signore, signori, signorini, eccetera; la signorina prenderci il cappotto, metterlo giù, i figlioli sono discesi dalle scale a destra e a sinistra per salutare: "Buonasera", dai piccoli ai grandi, i saluti; e poi mostrarmi un po' la casa. Sotto ci hanno fatto la cucinina, quelle cucinine là un pochino, con lo spiedo, con tutte le sedie di legno, con le bottiglie di qua e di là, rustica... Ma ghissi visto che affare! Il dottor Bari sa far bene. Poi mostrarmi le stanze di sopra, la terrazza... tutte robe che si fa. Andiamo a tavola... e naturalmente comincia la cena.Incominciata la cena, incominciano a dire, una signora, la signora de Sergio, dice: "Don Ottorino, ho sentito che presto parte, fa viaggio un'altra volta. Non ha paura di andare in aereo?". E allora ho detto: "Beh, insomma, forse ormai son tanto abituato che non penso d'aver paura", ho detto. "Ma, sa...". "Lei avrebbe paura? È andata?". "No, per carità! Neanche per sogno io andrei!". E incominciamo a parlar dell'aereo, cominciamo a parlare delle difficoltà... Allora el dottor Bari: "Cossa volìo voaltre fèmene", el ga comincià... el ga comincià a buttarla in un tono così, allegro e sereno, parlando di aereo, parlando di questo, parlando di quello. Passato lì, io ho visto che era conveniente tagliare un pochino... E ho girato un pochino, e ho cominciato, ho detto: "Ma...". Intanto eravamo arrivati, mangiata la minestra, avevano portato il primo piatto, e ho detto: "Qua...". "È il capretto...". "Cos'è? Capretto?", ho detto. "Sì! Eh, el vien dalla Jugoslavia, fatto venire dalla Jugoslavia". Dico, era una cena da dottor Bari e compagni, no? "Capretto arrivato dall'Iugoslavia", dice...
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3.E allora comincio a fare un po' l'elogio del capretto, l'elogio... "Eh, questo, è la suocera che è specializzata in queste robe!". Han portato là delle patatine lunghe là... fate conto come quelle frittole de patata, ma un po' fatte "ad hoc", vero, e sa, naturalmente bisogna parlare di questo, e abbiamo tirato l'argomento lì; e ci siamo portati a destra e sinistra: e della Jugoslavia e de dove e de cosa... e... questo, insomma, argomento... sull'umano.A un dato momento ho detto: adesso piano, adesso facciamo un passo avanti, no? Primo passo: l'aereo, viaggi, eccetera. Adesso un passetto avanti... Allora, un colpetto d'ala e ho detto a un dato momento: "E pensare, - ho detto - signora, - go dito verso quella - che fra qualche settimana me trovarò in giro par l'America e ripenserò a 'sta cenetta di stassera", ho detto, no? "E perché là?", la ga dito. "Eh, là bisogna adattarsi a mangiare de tutto, - go dito - mangiare come che i lo fa specialmente... La roba ghe xe... Mangiare come che i lo fa", eccetera, eccetera. E allora: paf! Di nuovo comincia a parlare sulla provvidenza, sulle difficoltà... 'ste cose, 'sta provvidenza. E allora lì giù sulla provvidenza... Sa, si aveva mangiata la minestra, mangiata la pietanza, gera un momento anche buono... E parlando della provvidenza... "Ma come féo voialtri, vero, come falo don Ottorino? Come falo?". Mi: "Come falo? Se l'opera xe del Signore... naturalmente bisogna fare anche la nostra parte". E ho parlato di voi, del lavoro, del sacrificio del lavoro e della provvidenza. Noi non possiamo disgiungere lavoro, lavoro e provvidenza. “Dove l'opera è di Dio... - go dito - Mi penso che San Piero e queli là i xe andà a pescare... - go dito - Il Signore: peschè là. È avvenuto il miracolo, ma loro hanno messo tutta la loro opera di pescatori: non son stati seduti sulla barca, non son stati seduti sulla riva; sono andati e hanno pescato, e pescato bene come uno sapeva pescare, no, come San Pietro, buttando le reti bene, ma però c'è stato, insieme, vero...". E ho cominciato a parlare, sa, di provvidenza, e di questo lavoro che deve fare ognuno; e lì, caro mio, ci ho messo il cuore del discorso. Sa, come quando si fa i viaggi in aereo, che puntano su Lima o puntano su qua o puntano su là... E lì ci ho buttato dentro quel pezzo di Sacra Scrittura, quella degli Ebrei che abbiamo meditato insieme con i vari gruppi: sulla riva del Giordano, che bisogna amare Dio con tutto il cuore, che quando che arriviamo alle città che non bisogna pensare che siano nostre, e che quando le abbiamo prese, non credere essere stati noi a prenderle...
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4.Caspita! Ghe gera silenzio de tomba... specialmente quando go comincià a parlar de questo. Salta fora proprio Sergio, el dixe: "Proprio così! - el ga dito - Ma anche adesso la xe così, vero!”. "Appunto no", go dito. "Ma me par che tutti semo cussì. Non ghe pare, don Ottorino, che semo proprio cascà - el ga dito - che adesso ghemo perso la testa perché ghemo de tutto". "Eh, perché i ga magazzini de stoffe, - go dito - perché i ga le botteghe, perché... Non se pol mia... Dio ga da essere el centro dell'interesse, - go dito - e ghemo da parlarghene a tola, - go dito - co semo drio magnare, ghemo da parlarghine co cominemo par strada, - go dito - ghemo da parlare qua, parlare là...". E, insomma, i comincia a essere un pochetin preoccupati perché go comincià a parlare così, no? E dopo go dito: basta adesso, bisogna che lassemo un pochetin andare un pochino, no? E allora li ho tirati, tanto perché la meditasion veniva troppo lunga, e li ho tirati ancora di parlar un po' de debiti, de bagoli, de mestieri, ee...eee...E a un dato momento el dixe: "Ma, el senta, el me diga un po', - el ga dito - ma riescelo a dormire de notte - el ga dito - lu con i pensieri dei debiti che el ga, eccetera...", Sergio el dixe. "Ben - digo - finché...". Intanto go messo in mezzo ancora el discorso, no? Go dito: "Beh, veramente, - go dito - sa, una volta o l'altra vorrà dire che 'ndarò a finire a San Biasio e allora el vegnarà a trovarme". "Eh no! Non i lo mette mia a san Biasio lu, - el ga dito - non i lo mette mia a San Biasio - el ga dito - gnanca par sogno", el ga dito. "Eppure, son 'nda dentro che xe poco anca", go dito. "Eh, eh! El xe 'nda dentro a San Biasio? El me diga un po', come xela, come xela?". "Son 'nda confessare, - go dito - son 'nda confessare, durante la settimana santa son 'nda a confessare. E xe vegnù dentro - go dito - uno... E vegnù parsin da mi quello de Rosà là, che ga copà uno", eccetera, eccetera, eccetera. El dixe: "Non lo garà mia, non lo garà mia assolto, no?”, el ga dito Sergio. "Varda che rassa de omo che l'è! - go dito - Se vede che non l'è un papà lu", parchè non i ga mia fioli, no? "Se vede che non l'è mia papà. El me diga un po'. - go dito - Lu non l'è mia né papà né prete. Ma el staga tento, - go dito - el staga tento. Supponemo...".
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5.E allora go comincià a contare quelo che gera settant’anni che non se confessava... La gioia che prova un prete quando ch'el vede uno ch'el vien confessarse, e non solo la gioia che prova un prete, ma dire: “Varda, quando vien uno che xe... Supponemo, vien uno che xe cinquant’anni che nol se confessa, e el vien lì...”. E allora go tirà fora quella volta della cena qua, che el xe vegnù qua, che dopo el ga dito: "Bisogna che se trovemo! Bisogna che se trovemo, no, bisogna ca se trovemo!". E mi go visto che 'ndaseva xo come una piova, proprio ch'el beveva, no? El dixe: “Bisogna che se trovemo, eccetera. E dopo l'è vegnù quella sera a raccomandarme quell'altro che gaveva un tumore, eccetera. E: "Anca mi, bisogna che me confessa anca mi", eccetera, eccetera. Go tirà fora tutte queste cose, no, e dopo go fatto vedere la gioia che prova el sacerdote quando vede uno che va lì per confessarse. Supponemo, venisse uno che xe cinquant’anni che nol se confessa, e el ghi n'ha fatte tante, el ghi n'ha fatte tante... E lu el gera là cussì, lo gavea proprio a fronte, i me lo ga messo proprio di fronte, no: “El ghi n'ha fatte tante, e el vien lì a confessarse. In quel momento che questo qua el vien a confessarse, che è pentito dei suoi peccati, mi sento di essere inferiore a lu. - go dito - Perché? Perché lui è pentito, lu l'è pentìo, lu ga condannà se stesso, perciò sente il bisogno di aprire la braccia”. “Aaah, el ga fatto cussì, el ga fatto... - el ga dito - Ghe credo salo - el ga dito - che sia proprio cussì, - el ga dito - che sia proprio cussì, - el ga dito - che sia proprio cussì. Ma mi e lu bisogna ca se trovemo, - el ga dito - mi e lu bisogna ca se trovemo. El vegna... el varda: adesso lu va in America. El vegna a casa mia - el ga dito - una sera. El varda, el me prometta che el vegna a casa mia". "Ma vuto adesso confessarte? - i ga scumissià quei altri - Speta...", i ga dito. "Lu bisogna ch'el vegna casa mia 'na sera, ca se trovemo casa 'na sera insieme lì. El me fassa un piassere. - el ga dito - E po', adesso, prima de andare in America, bisogna ch'el vegna là da mi ca vui vestirlo interamente. -el ga dito - El vien là. Ma no lu solo, - el ga dito - anca Momi, anca Momi, - el ga dito -, don Girolamo; anca lu, Francesco! Vui vestirve mi, parchè vui vestirve mi. - el ga dito - Ma proprio vui mandarve via messi pulito, - el ga dito - messi pulito". Mentre che el dott. Bari el vole darme la veste: “Na veste el vaga torsela: el me diga dove che la ga fatta fare, che la pago mi”. “Vui mandarlo via vestìo pulito”, el ga dito. Beh, intanto comincia, vero, lì, e se ghemo lassà con questo desiderio di un incontro... Ma lo garà dito venti volte dopo: "Bisogna ca se trovemo!
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6.Ma varda che bisogna ca se trovemo!". Strucarme de oceto: "El varda che bisogna ca se trovemo mi e lu! Bisogna ca se trovemo!".E dopo go lassà parlar 'oves et boves', un po' go lassà girare. Dopo el ga comincià... sa, el gera un pochettin... el ga comincià dire che Pio XII gera un fascista... che xe inutile, un fascista Pio XII, sa... E che... Papa Giovanni: “Quello ghe volèa, che fusse vegnù diexe anni prima! El mondo sarìa andà mejo! Invesse l'è stà... sì, l'è così perché non xe vegnù diexe anni prima Papa Giovanni”. E xo, xo... E mi lassa che i diga e che i fassa...A un dato momento, allora, ancora go ciapà in man la partita... te sè... dopo averli lassà navigare cussì, va ben, go risposto con argomenti umani, prima... E dopo go dà el colpo d'ala... e go dito: "Sentì, cari. - go dito - Lu la ga con Papa Giovanni, con una storia, con l'altra. - go dito - Me ricordo che monsignor Fanton me dixeva che monsignor Rodolfi, quando i ghe contava qualche piccola miseriola de uno de l'altro de sti preti, el ghe dixeva prima: "Senti, don Carlo, quando che se va comprare la carne - el ga dito - se compra carne con l'osso. Ora, non sta' meravigliarte se qualche volta te la trovi con l'osso così...". "Orco! El ga sempre ragion lu! Vedìo quanta teologia ch'el ga studià! - el ga dito - Non ghi n'ho mia mai trovà uno che sa la teologia cussì. - el ga dito - El ga sempre ragion lu!". A go dito: "Sta' tento, - go dito - vedelo, - go dito - caro Sergio: ogni omo ga el so osso; gavemo tutti carne con l'osso... Salo cossa? - go dito - salo cossa? - go dito - Che noialtri guardemo l'osso degli altri e non vardemo quanto osso che ghemo noialtri indosso", go dito, no? "Gheto ciapà? - el ga dito el dott. Bari - Vidito - el ga dito - s'el te porta sempre per aria... La storia xe che noialtri la vardemo massa cussì cussì. - el ga dito - Bisogna che a un dato momento... El ga ragion lu, - el ga dito - bisogna che a un dato momento se alzemo 'na s-cianta e ca vardemo dall'alto. Vedelo, mi me son accorto stassera - el ga dito el dottor Bari - che tutte le robe ca gavemo vardà qua insieme, le ghemo vardà dall'alto e non dal basso. E noialtri semo fatti così, ca le vardemo tutte dal basso, da qua, da là, da destra, sinistra... Invesse, bisogna avere el corajo, insomma, alsarse su e vardarle dall'alto", el ga dito. "Ma par forza! Ma el Signore, cosa ne galo dito?", go dito.... perché allora ghèa sempre el riferimento al brano della Sacra Scrittura, no? “Cosa ne galo dito?”, go dito... quell'altro... E allora lì semo partii, semo partii ma in pieno e allora semo sta lì più de mezz'ora a ragionare deste robe qua.
MO275,7 [18-04-69]
7.Vardè che gavemo fatto le undese e mezza, vero... a mezzanotte insomma son vegnù a casa, e i volèa ca stassimo là ancora, eh! Beh, in conclusione, a un dato momento salta fora lu e el dixe: "Ma, insomma, - el ga dito - el scusa, don Ottorino, el lassa ca ghe diga una roba. - el ga dito - Par cosa xe che gli altri preti no i parla cussì?", el ga dito. "Parchè non li invita a cena?", go dito. “Eeh, eeh!”. "El li invita a cena, - go dito - el li invita a cena". "Eh, ma no i parla mia...". "Eh, ma li invita a cena! Xe dopo cena che se parla così. El Signore nol ga dito che dovemo parlare a cena, co semo a tavola? O anca forse parchè nol va insieme - go dito - lu coi preti, - go dito- nol va insieme lu coi preti, nol va gnanca per la strada in compagnia". E allora go scherzà un pochino. E allora la signora dixe, un'altra signora la dixe: "Però - la ga dito - una cosa: noialtri cristiani manchemo, manchemo forte - la ga dito - perché dovarissimo essere anche noialtri capaci de far 'sti ragionamenti qua, e dovarissimo anche noialtri, - la ga dito - invesse che perdarse in tante stupidaggini tante volte nelle nostre conversazioni, nei nostri incontri, dovarissimo essere capaci di ragionare in questo modo. Dovarissimo sentire el bisogno, - la dixe - sentir il bisogno proprio anche noialtri un pochino di conversare delle cose così". "E d'altra parte, - go dito - vardè... E allora, xa che xe la signora che tira fora 'sto argomento, vedìo, quando che el Signore ga parlà agli Ebrei nol ga miga parlà ai sacerdoti solo, nol ga mia dito: 'I preti ga da parlare de 'ste robe!'. El ga parlà al popolo ebreo: ‘Racconteghelo ai vostri fioi!’. Pensè adesso, - go dito... i fioi intanto i li gavéa mandà in letto, perché... alle 11 i li gavéa mandà in letto - pensè, adesso gavemo parlà insieme de 'ste robe qua, ghe gera anche i fioi insieme; pensè se qualche volta in famiglia se entrasse a parlar di questo, se se discutesse questi problemi... ma non discutere i problemi per criticare a destra, criticare a sinistra, ma per alzare 'na s-ciantina, per parlare un pochino dall'alto, come dixeva anca el dottor Bari - go dito - un pochino; guardare le cose con semplicità, cercare di vedere un pochino la presenza di Dio nella famiglia, sentire la presenza di Dio negli avvenimenti, vedere un pochino anche in certe cose... No parchè el Signore ga da permettere questo, perché el Signore ga da permette quello? Vardemo un pochino par cosa... ghemo fatto noialtri forse capitare due guerre anca coi nostri peccati - go dito - un pochettin. Beh, - go dito - senta, mi penso che se sarìa tanto più boni, tanto più boni".
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8.In conclusione, adesso non voio tirar fora tutti i particolari, adesso così... però alla fine, alla fine, se se ga separà proprio da amici, convintissimo che se ga fatto un ritiro mensile con 'sta gente qua.Ora sentì, tosi, un'altra prova ancora: guardate che il sistema è valido; e vardè che par el fatto che se xe andà a fare una cena così dalle otto a mezzanotte e... una cena che la xe stà cena di colazione, cioè una colazione... una colazione di lavoro, una colazione di lavoro, non vuol mica dire che se gabia meno, disemo sul piano umano, meno divertiti anche sul piano umano: ghemo magnà de gusto, i ga tirà fora due tre tipi de bottiglie, e ghemo bevù un goto de gusto, va bene, ghemo ciacolà anca de gusto... Perciò, anche sul piano umano non se ga rinuncià anche a una soddisfazione umana, non xe che se gabia rinuncià, dire: "Varda, dunque la xe diventà una roba monotona". La xe diventà una roba più... proprio il cuore, il cuore... vero... xe stà più contento... Ma tutti, anche... non ghe xe stà nessuna di quelle persone che abbia subìto questo. Perché parlando delle cose nostre così con semplicità, con un certo criterio, cercare di non stiracchiarle... proprio a ciapar la battuta e da lì trascinarla, rendersi conto un pochettin se l'ambiente l'accetta o non l'accetta così. Ricordeve, i xe stà contenti loro, contenti noialtri; umanamente parlando se podarìa andar anca stassera, nel senso che non ghe xe stà... non digo: "Me toca andar fare una predica, me toca andar adesso...". No, semo andà così, fra fratelli insieme con Cristo.
MO275,9 [18-04-69]
9.Soltanto, ecco, questo: che noialtri preti, noialtri diaconi, non podemo andare a cena senza invitar el Cristo. Questo... xe tutto qua! Non podemo andare a un incontro con persone esterne da soli; da soli non podemo andare. Perché se no xe come uno che parte, vero, e va via senza portafoglio. Supponemo che noialtri partissimo per l'America senza portafoglio e senza documenti... Sa..."homo sine pecunia imago mortis", i dixeva 'sti anni, no, "homo sine pecunia imago mortis". Dunque, pensè: partire in aereo e trovarse improvvisamente senza portafoglio e senza documenti, e magari trovarse in America che i te gabia portà via tutto. Ecco, il sacerdote e il diacono che non va con Cristo è come un pellegrino, un viaggiatore, che improvvisamente si trovi senza documenti e senza soldi. Anzi peggio, anzi peggio! Perché, se mi trovassi io improvvisamente a New York senza soldi e senza documenti, faccio telefonare da qualcuno a monsignor Rettagliata e in qualche modo me la cavo, no? Mi trovassi a Rio: o al nunzio apostolico o a Marzotto, una roba o l'altra, me la caverei. A Buenos Aires: o al nunzio apostolico, così... me la caverei. Ma trovarsi in terra straniera, dove non conosci nessuno, la cosa sarebbe molto grave. Non ve par giusto o no? Ora, guardate che noi, se non ci mettiamo proprio in testa che dobbiamo sempre accompagnare Cristo con noi, guardate che siamo peggio di uno che va senza documenti e senza soldi.Ora, vorrei insistere su questo: qui non si tratta di fare cose straordinarie, non si tratta di fare una cosa studiata, una cosa... "Beh, adesso vado là... dunque...". No! Deve essere una cosa che proprio scaturisce da un cuore che ama. Se volete riuscire a questo, bisogna che prendiate di punta il vostro egoismo, il vostro io, e che mettiate Dio al posto dell'io. Tutto qua! Bisogna che a un dato momento nella nostra vita ci sia un interesse unico, al quale devono rispondere tutti gli altri interessi. Io gioco perché voglio far piacere al Signore, io mangio perché voglio far piacere al Signore: sia che mangiate, sia che giochiate, eccetera.". Sono dottrine vecchie, e mi pare che anche un certo Paolo di Tarso ha parlato di qualcosa del genere. E cioè, la nostra vita deve essere centralizzata in Cristo, la nostra giornata centralizzata nella Messa, che noi viviamo in ventiquattro ore. Allora ci diventa quasi naturale, naturalissimo, come per Grassetto parlare dei cavalli, per noi parlare delle cose che ci interessano.
MO275,10 [18-04-69]
10."Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Se tu vai con Cristo ti dirò che sei un suo seguace, un suo cristiano, sei un suo apostolo. Se tu vivi di Cristo, ti sarà naturalissimo il portare Cristo, il seminare Cristo anche senza pensarci. Se tu non sei preoccupato di questo, allora finirai che la tua giornata è suddivisa in tanti settori, e allora finirai che fin che pensi questo non pensi l'altro... E invece per noi, fratelli miei, c'è una cosa sola: sia che trattiamo del pensionato dell'ECA, là, no, sia che trattiamo dei disegni del pensionato o che trattiamo del biglietto della lotteria di Merano o che trattiamo, so io, delle altre cose che ci capitano in casa... per noi la cosa è sempre quella, è sempre lo stesso Gesù che ci dice: "Adesso fai questo, adesso fai quello, e adesso fai quell'altro!". È sempre un atto d'amore verso di lui che noi dobbiamo compiere. Se io faccio questo, lo devo fare perché voglio bene a lui!Ecco, questo è il punto nel quale dobbiamo lavorare, vuoi con gli incontri personali e vuoi nella direzione spirituale. Bisogna che noi nella direzione spirituale e negli incontri personali con il Cristo cerchiamo di stabilire questa, questa meta, questo punto; altrimenti, guardate, fratelli, è meglio cambiare mestiero. A un dato momento, a un dato momento, quando io ho detto scherzando a Sergio: "Xe perché non invitè i preti a cena", mi ha detto una frase che ti fa paura pensarci: "Go paura, - el ga dito - che anche se li invitassimo a cena, tanti preti non i saria mia boni fare così. Penso - el ga dito - che i faria meio qualchedun cambiare mestiero!". È grave, ma... state attenti che non vogliamo giudicare gli altri, che domani non possano dire di noi questo, che domani i laici, che ci vedono, non abbiano a dire di noi: "Go paura che quello lì nol sarìa bon parlare de Cristo; penso che sarìa meio che el cambiasse mestiero...". È grave, non è vero, don Giuseppe, è grave! Ma guardate che mi ha risposto così scherzando: "Don Ottorino, go paura che tanti preti, se li invitassimo a cena, non i sarìa boni parlare così! E credo che più de uno saria meio che el cambiasse mestiero!".Amici, state attenti, la gente, anche quella gente che non va in chiesa come quello lì, esigono però che il prete sappia il suo mestiere. Scusate la brutta parola "mestiere"... sappia il suo mestiere! E quando la gente parla del mestiero del prete non intende le grandi disquisizioni. Quando tu parli di Dio, dicono che sai tanta teologia... E infatti me l'hanno detto sei, sette volte ieri sera: "Càvetela ti! Varda teologia che el ga studià!". Ma parecchie volte... E a mi me vegneva da ridere perché la teologia, sa... Bisognaria essere sconti per ridere un pochino. Per loro, teologia, scienza, eccetera, insomma dal prete vogliono uno che sappia alzarli un pochino, passar sora tutto e parlare de Dio, insomma, tante storie... farli volare un pochino. Vogliono questo da noi. E guardate, io vi faccio proprio l'augurio che possiate incontravi con il Cristo, che possiate vivere questa vita e che nella vostra vita apostolica domani, per carità, non possano dire di voi: "Quello lì? Xe meglio che el cambia mestiere! Perché? Perché nol l'è bon parlare di Dio!".
MO275,11 [18-04-69]
11.Abbiamo ancora cinque minuti. Io pensavo di fare "preambula fidei", qua, per fare meditazione, ma ormai ghemo magnà fora venticinque minuti, e se fermemo qua. Se avete qualche cosa da dire, qualcuno di voi, ben volentieri... Zeno, me pare che te ghessi qualcosa da dire... Te sì d'accordo anca ti?A un dato momento, a un dato momento, vero, ghe xe una grazia che non passa... E sì se ghéa tentà qualcuno, non so se te te sì accorto... perché, non stemo dire dove, cosa e come. Quando che il Signore ha dato grazie a uno, grazia a uno, è più difficile poi, vero, che entri la grazia in quell'uno. Supponiamo che io andassi a cena a casa sua de Fabris; Fabris lui, no Fabris so papà e so mamma, va bene e a un dato momento tu, Fabris... insomma sì, ti sei accontentato di essere un prete così... adesso dico prete... A un dato momento, con te è più difficile; è più facile attaccare... Qualche volta si dice: "Ma con la gente de ancò così lontana da Dio!"... È più facile attaccare con quelli che non con quelli che non sono "nec calidi nec frigidi", cioè quelli che hanno tanta grazia di Dio e non l'hanno trafficata. Ecco non so... L'esperienza è questa. Qualche volta si dice continuamente: "Ma, con la gente de ancò... col mondo de ancò, che non l'è interessà de Dio, che non se interessa de Dio...". Beh, invece, per conto mio, per quel po' di esperienza che ho, è più facile che questa gente s'interessi di Dio, ma proprio nel vero senso della parola, perché glielo presenti, insomma, come è Dio; e allora lo accettano com'è, ma proprio, guardate, fino alle estreme conseguenze. Mentre se tu vai in qualche ambiente... per esempio, si è sempre detto che il pubblico più difficile, cioè è parlare ai seminaristi, parlare ai preti, far meditazione ai preti e ai seminaristi. Perché? Perché è facile, vero, che ascoltino per vedere se fai qualche sbaglio di grammatica, se dici qualche eresia, e non con l'atteggiamento semplice, semplice, de uno che ascolta la parola di Dio, che vada a ricevere Dio. Guardate che è tremendo, ma è così!L'osservazione di Zeno è giustissima, vero? Poi? Altre cose? Ruggero, cosa avevi da dire? Tu, don Giuseppe? Ho fatto male a tirar fuori questa esperienza? No... penso... sentite, voi capite... prendetela con semplicità. Quello che ho fatto io poteva farlo benissimo qualsiasi di voialtri. Ma vi dico sinceramente: qualche volta se tiro fora queste esperienze perché penso che sia utile che ci rendiamo conto che abbiamo una missione. Non si può dire: "Vado là far questo o far quello". Abbiamo una missione da compiere. La nostra missione è questa.
MO275,12 [18-04-69]
12.Pensate una cosa. Supponiamo che ieri sera abbiamo aperto, vero, una strada per portare questo uomo a Dio... E guardate che più di una volta ha detto: "Bisogna proprio che el Signore... Insomma, xe inutile ca neghemo la presenza del Signore, xe inutile ca neghemo la so presenza, xe inutile ca neghemo Dio! Dio el se sente, el se vede...". A un dato momento gera lu che faseva la predica, no? Va ben! Supponiamo che io ieri sera avessi accettato, sa, fare un po' l'uomo più che el prete e supponiamo che l'incontro di ieri sera sia il punto di partenza per una assoluzione o per la salvezza di un'anima. Amici miei, non è mica lo stesso un'anima in più o un'anima in meno! Non bisogna mica scherzare! E forse, magari, quanti preti vanno a cena, e il Signore aveva fatto arrivare lì un'anima perché il prete potesse avvicinare quell'anima e l'altro è andato a cena così, a cena si parla, eccetera, la parola, eccetera, ci si fa anche da persone civili, compite, tutto quel che volete, ma non si fa i preti. Non possiamo mica...Ogni incontro nostro, "l'apostolo deve dare", non è mica per caso. Il Signore, il Signore ci ha creato noi, noi, ci ha creati preti... fin dall'eternità ci ha pensati perché siamo i dispensatori della parola di Dio. Gesù Cristo venendo in terra è stato sempre il Verbo del Padre, non vi pare, e ha continuato ad esserlo fino al "consummatum est", e continua ancora per tutta l'eternità... Ora noi siamo qui in terra, dal momento che abbiamo detto le prime parole: "Mamma, mamma", quella lingua lì è stata consacrata da Dio per parlare di Dio. Queste gambe la prima volta che hanno cominciato a barcollarme e a far le capriole per camminare, queste gambe mi sono state date da Dio perché io abbia da camminare e portare la parola di Dio. Queste mani Dio me le ha date perché io abbia a prendere in mano il pane per la consacrazione, per benedire il mondo e per aiutare i fratelli, vero. Ora io non ho niente che è mio: io sono consacrato a Dio e la mia missione è proprio di portare, come Gesù Cristo, di portare la parola del Padre... "Io sono il Verbo, io sono il Verbo eterno, che continua, che continua...". L'eresia lassèla stare, va ben? Bisogna sentire questa missione!Perciò come Gesù, come Gesù alla fine della sua vita: "Consummatum est!", che potremmo dire: "Io, Padre, ho sempre fatto quello che volevi tu, ho sempre pensato quello che volevi tu, amato quello che volevi tu, detto quello che volevi tu. Né una parola di più né una parola di meno, né una parola di più né una parola di meno!". Figlioli miei, questa è la nostra missione! Non possiamo andare a compromessi, non possiamo andare a compromessi! Supponiamo... anche se la natura umana qualche volta... dobbiamo fare un giretto, fare una gita, divertirci... ma deve rientrare sempre in questa linea. Non so se sbaglio, Vinicio, tu che sei diacono e lo Spirito Santo ti assiste, va bene?
MO275,13 [18-04-69]
13.Ecco, perciò concludendo, ecco la conclusione è questa: le cose bisogna farle con serietà. Vedete che se è serio andar a fare il medico, andar fare il chirurgo, andare domani a fare operazioni al cervello, capite che è una cosa molto più seria la nostra. Una volta che ci dicevano: "Ars artium regimen animarum", è l'arte delle arti, ora, non c'è proporzione, vero, tra l'operare il cervello e il salvare un'anima. Quando tu, diacono, ti avvicini a un giovane e cominci a parlare, guarda che stai facendo un'operazione più grande di quella che fa l'altro quando cambia il cuore... mica scherzi! È la leggerezza con cui si prendono le cose qualche volta. Se Dio ti mette vicino un giovane e tu ti metti a chiaccherare un pochino insieme, non ti mette lì perché tu faccia il bellimbusto, a metterti là "gneo, gneo, gneo, gneo"; ti mette lì... è Dio che ti mette un'anima vicina perché tu, uomo di Dio, entri nell'alta chirurgia e possa aiutare a portare Dio là dentro. È Dio che vuol trasformare quell'anima, è Dio che vuol prendere quel pampano e taccarlo nella vite perché porti frutto, no? È un pampano selvaggio, scusate la parola, un pampano selvaggio che Dio vuol mettere là per trasformarlo, e lo mette in mano tua e te lo manda nelle tue mani.Quante volte noi ripetiamo quello che è successo là in Bassa Italia con... quella bambina che è morta andando da un ospedale all'altro, no... è stata una bambina, no? Un ospedale: "No, non go posto! No qua, no là, no...”. Tan, tan, sbattemo de qua e de là... Quante anime, quante creature, che sono lontane da Dio, che non amano Dio, che non vivono un cristianesimo proprio autentico, perché noi, gli specializzati, noi, i chirurghi, noi... rifiutiamo, rifiutiamo questi ammalati, per incapacità o per pigrizia! Nel caso e anche nell'altro, siamo responsabili perché, se siamo incapaci è perché non ci siamo specializzati al momento giusto... o perché siamo preoccupati di leggicchiare di qua e di là invece di andare alla scuola del chirurgo, e se è per pigrizia un altro peccato lo stesso, perché siamo responsabili lo stesso. Perciò, con santa semplicità, ma nello stesso tempo con fermezza e con responsabilità di quello che dobbiamo fare, fratelli, prepariamoci a fare quello che Dio vuole da noi, cioè le operazioni di alta chirurgia.Sia lodato Gesù Cristo!