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L’UOMO DI DIO RICONOSCE CHE TUTTO È DONO DEL SIGNORE

MO73[07-06-1966]

MO73,1[07-06-1966]

1.Qualche informazione circa la provvidenza.
Mi avete chiesto tante cose, ed io io vi ho detto che tra le cose urgenti c'era una richiesta di quattro milioni. Ricordate? Una persona chiedeva la restituzione di quattro milioni che avanzava: vi ricordate questo? Tanto perché qualcuno potrebbe dire: "'Sta benedetta provvidenza, sta benedetta madre, è ancora viva o è morta?”. Sappiate che è viva. Vi ho detto tante e tante volte: "Quaerite primum regnum Dei et iustitiam eius, et haec omnia adicientur vobis". Il che non vuol dire: cercate il regno di Dio e la sua giustizia e disinteressatevi delle cose non essenziali, perché il Signore provvederà al resto”; ma vuol dire: “Cercate in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia, e poi fate quello che potete da parte vostra nelle cose materiali, perché è un dovere anche questo, e il Signore, non state a preoccuparvi, provvederà! Ora, in certe circostanze, uno avrebbe da pagare, supponiamo, quattro milioni, e dovrebbe arabattare un pochino intorno, come dicevamo domenica scorsa, no? Dicevamo che c'era in previsione una casa a Malcesine, c'è questo, c'è quello, se combiniamo quella casa per nove milioni, tre milioni di anticipo in principio, un milione di qua, e dicevamo, guardando le cose umanamente, cerchiamo di arabattarci in modo da far saltar fuori questi quattro milioni che bisogna versare entro il quindici alla banca. Uno ce li ha prestati senza interesse, ancora l'anno scorso, ma è giusto restituirli, anche se lui ce li richiede qualche mese prima del tempo; chiede così: forse si sarà dimenticato che ci aveva detto di... per luglio e agosto; aveva messo nella lettera, aveva messo... bisogno, nonostante avesse messo luglio e agosto. Cioè si sarà dimenticato: pazienza! Ci ha già fatto un atto di carità nel darceli. Ora noi avevamo guardato, così, di fare una restituzione attraverso le vie normali, vedendo un po'. È certo che, tirando via quei tre milioni della Malces... Varese, della casa di Varese, tirando via quei tre milioni lì, poi ti trovavi con tre milioni di meno in fondo, e la manodopera e tutto il resto; cioè, dico manodopera, materie prime da pagare, eccetera. Perché voi vedete arrivare un camion di ferro, un camion col ferro in cima, ma non pensate che è sul milione, di ferro... Questo per dire: sappiate che la roba costa! Ora il Signore che vuole, che vuole che noi facciamo tutto quello che dipende da parte nostra; poi Lui vuole mostrarci che è Lui che fa. Lui vuole che noi lavoriamo per mantenerci, ma lo sa già che tutto il nostro lavoro non è sufficiente per mantenerci. Lui vuole che ci sacrifichiamo a cercare, poi viene Lui, dove vuole Lui, come vuole Lui. Ed effettivamente, in tasca io ho un assegno che è sufficiente per pagare i quattro milioni! È stato regalato, senza che io vada a ricercarlo, senza che io vada a dire se per piacere mi può aiutare con quattro milioni, cinque milioni: ho ricevuto un assegno di cinque milioni; cosicché possiamo pagare i quattro milioni e anche... salta fora anche el caffè!

MO73,2[07-06-1966]

2.Ecco, salta fora el caffè o, se mi arriverà la lettera quest'oggi di mons. Baggio, viaggio per l'America Latina, New York, cioè Rio, se mi chiama... In ogni caso... e, sì, sono venuto a sapere ieri sera che la moglie del dottor Marzotto è addirittura la figlia del re del caffè del Brasile. Ha avuto delle grandi eredità alla morte, cioè prima ancora che morisse il padre e, adesso, alla morte del padre, ha avuto eredità immense, ed aveva un figlio e una figlia. La figlia si è sposata a Vicenza, qua, ma non ne hanno bisogno, e neanche non corre sangue proprio... e il figlio è morto e i genitori desiderano solo la morte. Ora, prima che muoiano, sarà bene andarli a trovare per darghe uno scopo nella vita e perpetuare... la caffettiera! Scusate tanto, siccome che sono stati loro a scrivere per primi, hanno scritto una seconda volta... varrebbe la pena...
Vorrei, vorrei proprio, fratelli miei, che sottolineassimo bene che... Guardate che stiamo camminando su un piano spirituale, altamente spirituale. Stiamo lavorando con Dio; ora, mettetevi a disposizione di Dio. Vedete, quest'Opera qui non è un'Opera che va avanti secondo principi umani. Sì, dovete però metterli tutti i principi umani, ma dobbiamo essere a disposizione della provvidenza di Dio, la quale ti può far cambiare il tuo atteggiamento. San Giuseppe e la Madonna sono andati avanti con principi umani, ma a un dato momento interveniva il Signore e rabaltava su tutto, vero? E rabaltava in una forma che umanamente sembrava illogica. Ora noi dobbiamo lavorare con principi umani in quest'Opera qui, ma essere a disposizione di Dio, solo di Dio, e lasciarsi condurre passo passo: voi vedrete cose meravigliose! Mi si diceva ieri sera, proprio dalla persona che dopo mi ha dato questi soldi: "Vero, dice, scriverete qualche cosa, perché questa è Opera della provvidenza!". “No, ho detto, perché le cose più belle le xe ancora là! Spetèmo le più belle, go dito, che le ga ancora da arivare!”.

MO73,3[07-06-1966]

3.Ricordatevi che le cose più belle le vedrete voi; sarete testimoni voi delle cose più belle, delle cose più grandi. Però, ricordate, guai se renderete, pure restando uomini voi, se renderete umana questa Istituzione, se la porterete su livello umano; guardate che allora... vi ricordate, non c'è proporzione... La forza dell'Opera è in tanto in quanto è opera di Dio; quel giorno che disgraziatamente voi vi accorgete di essere qualcosa e vi dimenticate che questo qualche cosa l'avete da Dio, ricordatevi che allora, sì, sì anche potrà andare avanti ancora un po' di tempo, o anche apparire qualche cosa; ma ricordatevi è fumo, è fumo. E qui ci sarebbero tante cose da dire, ma facciamo la meditazione!
Vi ricordate bene quelle parole ultime che abbiamo lette ieri mattina. "Benedetto il prete e l'assistente che non ha talenti, benedetto l'uomo che è tanto evidentemente inetto da non poter esimersi dal riconoscere i propri difetti". Quando si dice benedetto l'uomo che non ha talenti, non si dice benedetto lo stupido che non traffica i talenti, perché questo allora sarebbe benedire l'ignoranza. Perché non c'è santo, non c'è santo che non abbia trafficato i talenti, lo ripeto! Benedetto colui che sa di averne pochi; che già, averne tre e averne cinque, in confronto di quello che abbiamo da pagare col Signore, sarebbe come che io avessi da pagare quattro milioni e che avessi soltanto cento lire; un altro, invece, ha da pagare quattro milioni e ha cinquecento lire. Cosa volete che sia, averne cento o averne cinquecento: deve pagare quattro milioni, la distanza è ben grande, no? Ora, ad essere detti anche il più bravo uomo sopra la terra, il più intelligente, il più gran matematico, quel che volete, e mettetelo dinanzi ad un'anima, a un'anima di un fanciullo, a un'anima di un uomo, di un vecchio... Cosa volete: cento lire o cinquecento lire... si tratta di milioni, eh! Si tratta di un'Opera, di un'Opera divina. Ora bisogna che ci rendiamo conto che il resto lo mette il Signore. Io devo mettere le cento lire, le cinquecento, tutto quello che ho, perché se ho cinquecento lire e ne metto quattrocentocinquanta, non scatta il resto, non vengono gli altri soldi.

MO73,4[07-06-1966]

4."Ecco il piccolo esercizio che sarebbe utile praticare di quando in quando: in un momento tranquillo, proviamo a spogliarci idealmente di tutto ciò che è dovuto a Dio, e poi vediamo ciò che rimane".
Ecco qui: metterci dinanzi al Signore e provare a spogliarsi di tutto quello che è del Signore, e vediamo un po' cosa rimane. San Francesco, al cinema l'avete visto, no?, ha cominciato a spogliarsi e dare a suo padre tutto quello che jera suo. Ricordate bene: cosa ghe xe restà? La veste del vescovo che lo ga coerto su, se no guai! L'avete visto il cinema? Ora se noi cominciamo a spogliarci di tutto quello che abbiamo, che non è nostro, che non è nostro, cos'è che ci resterebbe? "Ho disposizione e talento per parlare, scrivere o amministrare?". O amministrare... bene, ho questo talento: proviamo a tirarlo via. "Ma mi me piase sonare el piano novo, belo, no?”. Beh, tira via el talento de sonare el piano novo. Ma mi go el talento de italian e latin: tira via quel talento là che te ga dà el Signore, tira via. Cosa resta? Resta un bachetèlo de pretin, là, che no l'è gnanca bon de stare in piè... tira via quelle energie là... 'na brancà de terra da pipe da mettere 'torno a un vaso de fiori, speremo che i sia pisacan! "Sono ingegnoso nel contatto con i giovani - come Smiderle, per esempio, che è ingegnoso, eccetera - e mi è facile convincere i convertiti? Sono abile nel raccogliere denaro - don Luigi, no?, no, io non sono abile nel raccogliere ma nel ricevere: la xe diversa la storia! -, ho una bella voce (Conocarpo...), ho un occhio attento alla palla nel gioco del golf? Se ripenso al tempo in cui non possedevo quel talento, non al tempo in cui incominciai ad esercitalo per la prima volta, ma al tempo in cui per la prima volta coscientemente mi procurai da solo quel talento, devo constatare che non vi fu mai un tale tempo". Ma, don Luigi Smiderle se sente abile, fa, fa... Pensate quello che te jeri trent'anni fa: un altro boceta. Me par da vederlo 'sto montagnareto, che el fasèa tre passi e quattro capitomboli. Beh, un altro, Ruggero, eccolo là, che andava 'torno, andava 'torno, 'sta baleta là, in mezzo alla corte, el se 'tacava alla coa de la vaca mora. Se pensassimo bene cosa eravamo e cosa saremo, cosa saremo da qui a un pochi de anni o da qui a un pochi de giorni. Mario, xe morto un tuo cugino, no? Prova a vardare el corpo de quella creatura. Lo abbiamo ricevuto da Dio, figlioli!

MO73,5[07-06-1966]

5."Può darsi che con lo studio e con la pratica abbia acquistato prontezza nell'uso di quei talenti, certo, ma la vera occasione offertami per trafficarli quale fu? Fui io ad escogitare le circostanze che resero l'occasione possibile?".
Sono stato io a cercare le circostanze, per esempio, per esempio, don Luigi, adesso, tanto che abbia... Beh, prendiamo don Luigi: è stato don Luigi a cercare le circostanze che lo hanno fatto diventare maestro dei novizi? Che lo hanno fatto diventare così... scaltro, così aperto, così... È stato lui a cercare queste circostanze? O è stato forse il caldo estivo, le pelli di pecora, di capra, eccetera? Chi ha orecchi da intendere, intenda! Faceva troppo caldo, perciò non ritenè il misero, per la salute, di rimanere dov'era. Mia capìo? Bene, bene! I Frati portano la camisa fatta de pelle de piegora o de càvara, sonti mi, che la bèca e la fa caldo. Ecco... e allora, essendo caldo e essendo beccà, el se ga malà, e ammalato el xe vegnù a finire qua; ghio capìo 'desso? Ecco le circostanze. Se in quell'istà fasea fresco, lu restava là e sarìa Fra Teodosio. Xe vero el detto, xe vero el detto che se el naso de Cleopatra fosse sta lungo du sentimetri de più, el mondo saria sta tutt'altra cosa! La gavìo mai sentìa 'sta roba qua? Ecco... Se la pelle de càvara fosse sta più fissa, el mondo della Casa dell'Immacolata, e il noviziato, sarìa tutta un'altra cosa. Le circostanze, cari! Se don Giuseppe Rodighiero fosse vignù qua invesse che andare a finire là, Zeno scorlarìa la testa... l'è là che scorla la testa... “Magari”, el dise...

MO73,6[07-06-1966]

6."Fui io a scegliermi i genitori che ebbi, saldi nella fede che ereditai così facilmente?".
Ve l'ho detto che la cosa che pensavo, mentre passavo a Estanzuela da una parte e l'altra, era questa: ma, varda, se fusse nato qua... E anca in Bassa Italia; se fusse nato qua, in quel posto, la famiglia... Anche qua 'torno: fossi nato qua... Casa tua... Te me vardi co la bocca verta, ti ciò, ghe xe gnanca 'na fameja che xe roversa, a Grossa, ecco! Se invesse de nascere lì te nassivi, per esempio, no ghe xe quella Casa Roversa a Grossa: se te nassivi nella Casa Roversa? "Fui io (ehi, là in fondo) fui io che scelsi prima di tutto di uscire dal nulla che mi precedeva?". “Mi 'desso intanto, dise Raffaele, vojo uscire dal nulla e nascere e andare a finire a Breganze, dopo in seminario e dopo vegner qua!”. "Ebbi io visione della gloria di Dio che un giorno poteva essere mia, e dissi: Penso che sarebbe meglio che incominciassi ad esistere per poter conquistare la felicità!". No, Giancarlo, con quella boccheta verta da bauco, no, no, no... niente da fare! In principio erat Verbum, ma in principio non erat Giancarlo! Capissito? "Oppure, per usare il metodo opposto, chiediamoci cosa saremmo oggi se nella vita avessimo avuto l'origine che milioni di altre persone hanno avuto. Penso specialmente ai casi e al problema di molti bambini con cui ho trattato, ai bambini che con i genitori entrambi divorziati e risposati, talvolta due o tre volte, vivono ora con un genitore ora con l'altro. Il genitore e la matrigna o il padrigno entrambi lavorano e nessuno li sorveglia; essi marinano la scuola, sono bocciati agli esami e vanno per le strade di notte (come noi). Non hanno nessuna conoscenza di Dio fuorché come oggetto di esclamazione, nessuna conoscenza di Gesù Cristo fuorché come bestemmia. Passano le giornate sulla strada, imparano presto tutte le malizie, non sanno completamente cosa siano modestia e responsabilità, non sanno cosa sia religione. Onestamente: cosa saremmo stati se avessimo avuto una tale origine? Oseremmo affermare che fu la nostra abilità che ci salvò da essa?". Bertelli, la tua abilità ti ha salvato? No, caro, no, caro zuzzurellone! Sapete che lo chiamavano zuzzurellone, no? Adesso semo in alto...

MO73,7[07-06-1966]

7."No, vogliamo essere umili... e cerchiamo di esserlo: è il vizio dell'orgoglio (là in fondo, Alberto, che sorridi), il vizio dell'orgoglio e la mancanza di umiltà è un nemico così invisibile che può penetrare nella nostra vita come i parassiti che affliggono molti popoli dei tropici. Come i parassiti che minano l'energia senza che un dolore localizzato indichi la presenza del male, così troppo orgoglio può penetrare nei nostri centri spirituali, funzionando da anestetico mentre vi penetra. Abbiamo spesso sentito di persone, e forse le abbiamo anche incontrate, la cui virtù esteriore è proprio costruita sull'orgoglio".
Ghìo mai pensà, voialtri, che la nostra virtù, sa ghi nemo, la podaria essere costruita sull'orgoglio? Per esempio, voialtri vedì un omo grande, come Venco, là così: e se invesse che gambe el gavesse l'orgoglio lungo così, te tiri via l'orgoglio e el diventa piccolo come il pì piccolo che xe qua dentro. Pol capitare 'sta roba qua, savìo! "Uomini che sono casti e sobri perché sarebbe offensivo al loro orgoglio cedere a un desiderio volgare, uomini che sono sinceri per potersi vantare col dire che "la loro parola è buona come le loro obbligazioni"; uomini che sono generosi nell'offrire e perché ciò aumenta la stima che hanno di se stessi. Non è necessario prolungare l'elenco (cari figlioli miei e fratelli carissimi). E poi non ci interessiamo degli altri; è a noi che dobbiamo pensare; e sappiamo bene di non essere impenetrabili ai tiri dell'orgoglio". Chi di voi è ladro? Boh! Tutti quanti no vorrìa mia alzar la mano, no? Chi di voi è orgoglioso? Bisogna alzarle tutte do! Tarcisio, ti no? State attenti, fratelli miei. Ghe xe Giancarlo che el se consola parché el ga fatto un sorriso: a me consolo allora. Guardate che possiamo forse dire: “Coll'aiuto di Dio, con la grazia di Dio, sono puro; con l'aiuto di Dio, con la grazia di Dio sono paziente, eccetera, però con l'aiuto di Dio e la grazia di Dio, sì, son pien de orgoglio!”. Lo ghemo tutti! Lo ghemo tutti! Ve lo ricordè che lo go dito tante volte: el more tre giorni dopo la morte, disèa mons. Volpato. Col nasce el toseto: “Oh, che bel putèlo! Oh, che bel putèlo! Oh, che bel funerale! Oh, che spettacolo de funerale! Oh, che funerale!”. Marcisce i fiori, passa l'orgoglio; i bai va dentro dalla bocca de Cattelan, che intanto el se sveja: vedo che te si sconto da drìo.

MO73,8[07-06-1966]

8."Non è mai accaduto a voi, come accade a me, di essere divenuti per un attimo, in un momento di pietà, forse durante la meditazione o al momento della Messa, acutamente consci della vostra nullità e di aver sentito un accesso di sincera umiliazione davanti a Dio?".
È mai capitato a voialtri? Una volta tanto, ah, Giorgio, poco prima o durante la comunione o la Messa: proprio un momento, vero Ruggero, un tipo de umiltà, vera e propria umiltà. "E poi, mentre nel cuore nutrivate questo senso di indegnità, tanto raro in noi, aver sentito una voce debole bisbigliare: 'Vedi come sei umile, che santo che stai diventando!'?". Un momento: “Oh, finalmente capìsso chi ca son”; subito dopo: “Come che te sì umile... te ghe el portamento de umiltà”. Il Signore ci perdoni, figlioli! "Sembra che non possiamo neppure essere umili senza sentirci orgogliosi della nostra umiltà. Ebbene, faremo probabilmente più progressi nell'umiltà, se non continueremo a scavare in noi per vedere se siamo umili". Perciò, non stè a vardare se sì umili, perché finemo per peccar de superbia perché ve accorzì de essere umili. "Quando infatti fossimo diventati veramente umili, saremmo le ultime persone del mondo a riconoscerlo. L'esame di se stessi, in questo caso, non è tanto utile quanto può esserlo un'azione positiva. Anzitutto ci sarà la preghiera costante per domandare a Dio di aiutarci a vedere in noi stessi come Egli ci vede, poiché l'umiltà è un suo dono insieme a tutti gli altri, e non è qualcosa che ci creiamo da soli". Qualche volta, qualche 'buon figliolo del Cottolengo’ mi domandava: “Cosa devo fare per essere umile?”. Figliolo, alla sera, prima di andare a letto, buttati per terra, là, bacia la terra: “Signore, ecco quello ca son; te sè quello ca son, fìdete poco de mi, perché gh'incombino una par colore, tieme 'na man su la testa, ecco là...”. E dopo, sonti umile? No, dopo te scominsi a capire che te sì superbo: basta questo! Non sta a pensare: sonti proprio umile, sonti proprio umile? No, non sta a pensare a questo, parché el giorno che te te accorzi che te sì umile, te sì più superbo ancora. Basta el padre maestro che el se accorza de essere umile, vero maestro? E allora, se mi no me ne accorzo mia de essere umile, me pare che son superbo, allora vol dire che son umile, perché... "Poi, come una base di preghiera, ci sarà lo sforzo di ricordarci sempre della nostra estrema povertà, della nostra fondamentale debolezza, della nostra credulità all'adulazione del mondo...". A sèmo così macachi: la credulità all'adulazione del mondo! Sèmo così contenti quando che i te dise che te sì un bravo putèlo! Te stè così male quando che i te dise che te sì un macaco! "... e della tortuosità dell'amore di sè, che cerca di ottenere il riconoscimento in cose nelle quali si ha solo una piccola parte. Un operaio che premendo un bottone fa scendere una pressa gigante su un pezzo d'acciaio e lo foggia magnificamente, non osserva il suo lavoro dicendo: 'Guarda cosa ho fatto con le mie mani!'". Struca un botòn, vien zo la pressa: brrrrooommmm. Vien fora un mestiero, vien fora... 'Varda cosa ca go fatto mi!'. Te ghe strucà un boton... e noi siamo così. Nella vita premiamo un bottone, premiamo un bottone, vien fora... qualche volta se sbaglia botòn, e te vedi che razza de mestiero, per esempio, la macchina là, de la calcolatrice... bruuuuummmm, e alla fine vien fora te vedissi che mestiero! "E adesso cossa ca fassa mi?". Te ghe strucà un botòn! Te me vardi, caro! “Così anche noi ricordiamoci: sono di Dio, tutto di Dio, tutto di Dio. La mia libera volontà deve solo premere un piccolo bottone...”. 8 giugno 1966