Meditazioni Originale > 1966 > L’UOMO DI DIO TESTIMONIA LA CARITÀ FRATERNA

L’UOMO DI DIO TESTIMONIA LA CARITÀ FRATERNA

MO70[01-06-1966]

MO70,1[01-06-1966]

1.... e quando i nostri cari amici andarono in America, quando che gli indiani non volevano convertirsi, i li copava, perché i rifiutava la verità e i xera degni de morte, perché rifiutando la verità i meritava la morte. E allora ghe xe sta uno che ha fatto una dimostrazione: non meritavano la morte, perché loro non respingevano la verità. E allora ghe xe sta la discussione el ga tirà fora nomi e cognomi mons. Sartori, e non respingevano la verità per il motivo che i cristiani che li condannavano a morte non erano cristiani e non presentavano il Cristianesimo giusto. Loro respingevano non il Cristianesimo per un peccato, ma il Cristianesimo ingiusto; e non accettavano non il Cristo, ma i cristiani.
E allora... il Cristo male rappresentato. Dico male? E ritornando a quello che si diceva ieri mattina, che noi dobbiamo testimoniare il Cristo, essere dei testimoni, nella nostra vita devono vedere il Cristo. Se noi non manifestiamo il Cristo guardate che noi falsifichiamo il Cristianesimo, perché loro vedono il Cristo in noi. Infatti, quante volte, ingiustamente se volete: "I preti xe pèso degli altri; quelli che va in ciesa xe peso degli altri". Hanno torto, ma hanno anche ragione. Hanno torto perché, in fondo sa, se tutti bestiema, tu non hai mica il diritto di bestemmiare; ma a un certo momento io sono fuori di chiesa e vedo il popolo di Dio, che qualche volta l'è un popolo non di Dio, ma mezzo di Dio e mezzo del diavolo, dico: "Ben, scusate, se quello xe il popolo di Dio, mi no, caro”. Vuoi farti soldato... Se vedo che un soldato è disertore e un altro è disertore: "Ben, ben, per carità, mi in mezzo a quella naja non ghe vado”. Capissito, fiolo, ti che te vui farte comunista. No caro! E andiamo avanti...

MO70,2[01-06-1966]

2."La prima volta che tenteremo di comportarci così (cioè così, come che abbiamo detto ieri mattina, mandando xo... Quando che uno dise 'na roba, tasendo... Marco, steto poco ben, caro? Dunque...) passeremo certi momenti penosi e scoraggianti, specialmente se avevamo deciso di fare dello spirito sulle mancanze e debolezze degli altri".
Xe certo, caro Smiderle, vidito... essere un po' spiritosi, far piacere agli altri, buttare... Uno che, in mezzo a un gruppo di 10-15, è lui che domina, è lui che fa. Tu capisci che viene allettata la propria superbia, no? Semo là in 10-12. Ecco Smiderle... buum... la frasetta. Sa, è logico, tutti ride... Quello che sa far ridere, quello che sa dominare... eh, cosa vuoi... bellissima cosa, ma se te lo fe a spese degli altri? Sarìa come, vero, che Smiderle fasesse el splendido... "Andèmo in città... dei, pago le paste! Eh, ve pago el Vermut! Eh, ve pago questo, eh, ve pago quello...", e dopo sì vegnù savere ch'el toleva i soldi dalla cassetta delle elemosine. Scusa, Smiderle, ... xe fassile fare lo splendido portando via i soldi degli altri. El bello xe con la roba propria, no? Quando uno vuol fare dello spirito a spese degli altri, xe proprio la stessa roba: el paga le paste e il Vermut, ma con i soldi degli altri. Ma, benedetto dal Signore, xe bon qualunque macaco in quel modo lì. Lo spirito, vero spirito, xe quando uno sa farlo senza offendere, senza portar via gnente agli altri. La via più semplice de far dello spirito xe quella de portar via agli altri, senza far fadiga, no? Raffaele? Difatti, te porti via... Xe più facile andare a robare in una cassaforte dieci milioni che guadagnarseli fasendo pannelli e fasendo tochi de case prefabbricate e andar vendare in giro. Zeno, cosa ghin dito? Xe più facile... Andar da Grassetto, là dirghe a Grassetto... darghe un par de pillole a Grassetto ch'el dorma un poco de tempo, robarghe un pochi de schei, e dopo vegner qua. In un pochi di giorni combinemo tutto quanto... E ogni tanto se fa un pochi di giorni così. Fassile. Però, non te me dirè mia che la sia la via quella de far schei, la più onesta, no? Attenti. Ghexe una paginetta che forse forse fa pensare stamattina. "Mentre...". Dunque:"Specialmente se avevamo deciso di far dello spirito sulle mancanze e debolezze degli altri". Per esempio, ecco là ghe xe Renzo che dorme, e ghe dise... "Ecco Renzo..." e torlo in giro, e torlo in giro. A proposito de Renzo: ieri te geri in sima la meccanica, no? Chi xe che xe andà? Vardè che non voio mia che ve in sima là. Per due motivi: 1) perché non voio! 2) perché xe pericoloso. Xe pericoloso perché... Supponi che se rompesse per esempio quella roba là in sima, sotto ghe xe eternit e basta, eh! Se se rompe, te ve xo... Va ben che ghe xe el polisterolo che el te fa da cuscinetto e te vedi là volare el polisterolo per aria e te vien xo adasio sentà in sima al toco de polisterolo. Ma xe pericoloso. Bisogna camminare con i pìe sora i ferri, no sora le lastre. Gli operai cammina sora i ferri, i sa dove che i xe. E gnanca sora i coppi, perché el Signore nol ga mia caro che andemo a rovinare la roba. Digo male? Perciò, par terra, sotto le finestre, ma in quei posti lì, che xe un po' pericoloso, credo che... Non so se voi siate d'accordo? Grazie!

MO70,3[01-06-1966]

3.Dunque. "Mentre siederemo silenziosi e confusi, gli amici saranno pronti a chiederci cosa ci turba, se stiamo poco bene".
Sa, abituati a... Supponiamo uno che fa sempre spirito... Ecco là... "Eh...". Improvvisamente el dise: "Vui dominare me stesso. Basta. Qua mi fasso el pajasso, sì, sì mi fasso lo spiritoso, ma togo in giro tutti, insomma. Son qua in Congregazione, e togo in giro quello perché l'è gobbo, quell'altro perché el xe storto. Trovo da dire su de tutti. E sa, fasso ridere, fasso ridere, tolendo in giro tutti. Qua bisogna che cambia sistema... Nol xe mia el modo questo qua!". Xe logico che per il primo momento, questo qua pare che el sia malà, ch'el staga poco ben... Perché prima el gera quelo che teneva su la baracca, tolendo in giro tutti. Adesso sa el comincia un po' a moderarse: fin che nol trova la strada nova, no?, una maniera nova par far ridere. Il suo umore, par voltarlo da un'altra parte, ghe vole del tempo. E allora i compagni cominciano a pensare. Guardate che i xe i compagni, preti eh! "Mentre siederemo silenziosi e confusi, gli amici saranno pronti a chiederci cosa ci turba, se stiamo poco bene, o in ogni caso cosa passa nella nostra mente, ma anche quella situazione sarà superata e, a poco a poco, i colleghi cominceranno a credere al nostro valore, tento maggiore in quel momento, perché la nostra è proprio la personalità di Cristo. Non c'è dubbio su questo (e qui comincia): il prete più popolare in qualsiasi pubblico, in qualsiasi pubblico, il più amato e più rispettato, è l'uomo che non costituisce mai una minaccia alla riputazione di qualcuno". Se capissimo ste robe qua! "Il prete più popolare, in qualsiasi pubblico..." anche in mezzo ai cattivi, anche in mezzo ai cattivi, "il più popolare, il più amato e rispettato, è l'uomo che non costituisce mai una minaccia alla riputazione di qualcuno. Se gli accade di urtarsi con un curato ostinato (supponi che sia un parroco), o col parroco (se è lui cappellano) nessuno viene a saperlo da lui".

MO70,4[01-06-1966]

4.Ecco là un parroco che baruffa col cappelàn, i baruffa un pochettin... però nessuno viene a saperlo da lui. In una parrocchia, a un dato momento, due tusiti, el parroco e el capelàn i dise parole più grandi di loro, vola qualche piatto, i spacca un piatto sulla testa dell'uno e dell'altro, eccetera, un colpetto de nervi. Ah, pole capitare anche ai santi cari! Non xe mia da: "Ecco, non semo santi!". Cossa volìo? Quel giorno ghe xe andà xo un osso de polastro, vero, e el se ga scontrà con un osso de faraona del giorno prima, e xe successo l'imprevisto.
E allora ecco là che ghe xe, supponemo... vegnemo in casa nostra qua... Don Luigi che baruffa con Zeno, toh, dato che i xe in due... Però, dei novizi nessuno viene a saverlo. Perché? Perché don Luigi non parla. Un'altra volta viceversa. Nessuno sa gnente, perché Zeno non parla. Invece no, capita... "Eeee...". Semo tutti compagni, fioli, semo tutti compagni. Non savemo sopportare, non savemo tasere. Perché si può, seto Daniele, eccolo qua. Un parroco dice quattro parole un giorno col capelan, capita un incidente. Pazienza. Nessuno deve saperlo, neanche la perpetua. Xe successo... "Ehee...". Capita la perpetua: "Cossa xe capità? Qualcossa?". "Ah, no, la gera la radio tacà". "Me pareva de sentire la so voce". "La sarà sta una voce che someiava a quella del capelan". "E il piatto?". "Oh, xe sta parché go ciapà un pochettin de paura e el xe cascà xo par terra". E la bugia? Misterium!

MO70,5[01-06-1966]

5."Se viene promosso e il suo successore cerca di sminuirlo col criticare la sua amministrazione, egli non offre rabbiosa difesa e neppure recriminazione, e quando la conversazione verte su un atto recente dell'autorità ritenuto insensato, egli rimane scioccamente silenzioso".
Capita, supponiamo, che a un dato momento, va supponiamo, Toni al posto di don Piero Martinello, succede lui là, e comincia a parlare: "Varda che disordinato xe don Piero, guarda ste carte qua, gnanca messe a posto...Varda, varda...". Va Bertelli al posto di don Luigi, incomincia a guardare: "Insomma, 'sto don Luigi cosa fasevelo? Varda ti! E gaveva da ricevere i novizi ogni mese... se gaveva stabilìo ogni mese... Ma perché 'ste robe qua? E dopo... Sì, me pare che... massa qua, massa là!”. Dopo: critica, critica, critica. E poi? Andemo al concreto. Va el direttore, supponiamo, ad Asiago. Ghe xe don Luciano là: "Adesso va bene... ma con don Luigi Mecenero. Ma mi no... quando che va via don Luigi cambio tutto. Qua xe un disastro. Don Luigi...". E comincia a criticare dall'aministrazione ai gabinetti, vero, medici e quegli altri anche... Comincia a: "Sa, bisogna...". Va bèn, ghe sarà delle cose che non va bèn. Ma invece de metter olio, incomincia a criticare. Specialmente... Supponiamo che ad Asiago ci sia Luciano, e Luciano, dopo due anni che è là, viene promosso vescovo. Succede a Luciano un altro, don Luigi Furlato direttore ad Asiago. Mettiamo per ipotesi assurda. Ditemi un po': sapere che uno più giovane di lui è andato vescovo e lui deve succedere; invece di far carriera l'è andà a finir là lu. Uno che secondo lu, sa: "Modestia a parte, ma... insomma, insomma, me pararia de valere un po' de più mi de don Luciano, ho un po' di esperienza di più, mi qua, mi là...". Lu vescovo... E sentirà la gente parlare: "Oh, quello, eh! Quello... Oh, un vescovo!", e lu con questo mestiereto qua, dire: lu più vecchio, lu più bravo, lu più santo, lu più tutto, e va a succedere proprio a lu. E come fai a non veder nero? La superbia vuol provare: "Sì, sì, vescovo, ma varda come che gera messo l'Istituto". Logico, qualcosa che non va ben la troverà, no? E anca i santi ga lassà indrio qualcossa. E allora: "Sì, sì, però... sì, sì, però... sì, sì, però...".

MO70,6[01-06-1966]

6.Stè attenti tusi, perché queste robe qua le capiterà. Specialmente quando te vedarè qualcuno che fa carriera, Zeno, qualcuno che fa carriera, che diventa parroco... Stè attenti tusi, parché vardè che anche noialtri abbiamo a che fare con la parte umana, e ogni uomo ha la sua superbia, e allora che portemo anche noialtri sta miseria qua.
"Se viene promosso e il suo successore cerca di sminuirlo... (Se viene promosso... disminuirlo... Il successore deve avere più intelligenza, più vecchio, più preparato) col criticare la sua amministrazione, egli non offre rabbiosa difesa e neppure recriminazione". Oh... "... e quando la conversazione verte su un atto recente dell'autorità ritenuto insensato, egli rimane scioccamente silenzioso... Scioccamente, almeno per coloro di noi che considerano le azioni dei superiori diocesani sempre oggetto di critica". Ieri sera mi sono fermato a parlare con mons. Fanton su questa faccenda qua. Insomma, ghe xe... - e lu me tirava fora fatti concreti che adesso non xe da tirar fora qua - ma mi conferma sempre più l'idea che ho, e che a voi ho detto tante volte: guardate che c'è una corrente tremenda, ed è la corrente di coloro che credono che la Chiesa si salvi senza la grazia di Dio o per lo meno non si nega la grazia di Dio, ma non la si tiene presente. Guardate che è stata la passione del Signore che ha salvato il mondo. Guardate che non si può negare l'azione della grazia: noi siamo gli amministratori della grazia, gli strumenti della grazia, e se togli sta roba qua casca il palco, se vuoi ridurre l'azione della Chiesa ad una azione umana, pure ammettendo che ghe vole la parte umana, perché Dio si serve di noi, ma se tu la riduci a una pura azione dell'intelligenza e dell'opera umana... casca el palco, casca el palco. E guardate che in questi 10-15 anni potremmo vedere dei palchi cascare. Guardate che ridurre ad azione umana... Vedete, purtroppo ho conosciuti alcuni casi ma che sono molto riservati, ma, con il quadro che ho in testa, del quale vi ho mostrato appena qualche goccia qualche volta, vi assicuro che è straziante, e non un quadro che sia solo qua, un quadro piuttosto vasto. Vi dico soltanto questo: noi, ringraziando il Signore, come idee siamo sulla strada giusta, ma non lasciamoci travolgere da quello che sta venendo avanti, che è negazione implicita, implicita di quella che è proprio l'azione vera dello Spirito Santo e si vuole ridurre tutto sul piano umano; naturalmente, sul piano umano sono tutte stupidaggini, no?, quello che sto dicendo io sono stupidaggini sul piano umano. Perché è chiaro, no? Sul piano umano uno cerca di tutto per farse el so postesolo e soppiantare l'altro, vero, e se lo fa screditando l'altro, no? Sul piano umano. Ma sul piano soprannaturale? Eccolo là.

MO70,7[01-06-1966]

7."Scioccamente, almeno, per coloro di noi che considerano le azioni dei superiori diocesani sempre oggetto di critica. Questo prete potrà possedere un magnifico senso di humor, ma non lo userà mai per colpire la riputazione di un altro".
Puoi avere un humor meraviglioso (sai cos'è l'humor?), meraviglioso, ma mai per colpire un altro, la riputazione di un altro, mai! "Il suo sarà un tipo di spirito tranquillo, e se gli uscirà detto qualcosa di un po' piccante, il riso che ne seguirà sarà esplosivo, ma mai lesivo della personalità di qualcuno. È piuttosto strano...". Ma varda che roba. varda che roba. Attenti che roba strana. È piuttosto strano, - seto, Giampietro - ma costui è proprio la persona di cui tutti sentono maggiormente la mancanza". Ma varda che roba. Questo uomo, che prima jera quello che dominava tutto, scherzava, tolèva in giro, qua e là... che tutti ridevano... che aveva l'impressione lui di essere... e invece era compatito. Anche un buffone; quando entra nella sala da pranzo un buffone: "Eh... eh...". Insomma i lo considera un buffone, no? È vero? Un buffone va dentro nella sala, comincia a fare il pagliaccio, tutti se mette a ridere, ma dopo, lui ha l'impressione di essere la persona importante, ma dopo i ghe dà anche un calcio, no? Non è la persona più importante un buffone. È la persona che interessa in quel momento lì per far bagolo, in quel momento lì. Ora quel tale che si illude, si illude di essere la persona più importante perché sa colpire qua e là, e che domina sòra, è un pagliaccio. Non è stimato dagli altri, non è stimato; ha l'impressione lui di essere stimato. Ma se tu parli privatamente con un altro: "Cosa ne pensi di quello là?". "Bo!.". No te sì mia convinto don Erasmo? Ah? Però quando quel tale comincia a dire: "Adesso basta fare l'humor a spese degli altri, criticando qua e là, niente. L'humor sì, ma sano", allora il primo passo sarà che el passa da sciocco perché non è capace di... "Ma cossa gheto? Te sì serio... Cosa sito? Qui... là...". Passa da sciocco. Quando però comincia a riprenderse un pochino, ma per un'altra strada, vestito da frate, no?, mette su la divisa da frate - ci capiamo - sembra strano. "... ma costui è proprio la persona di cui tutti sentono maggiormente la mancanza e che tutti rimpiangono quando è assente, e questa è la prova migliore che un prete non ha bisogno di una lingua acuta e tagliente per essere popolare. Vi sono preti come quello che ho descritto; quanto a me, devo pregare che possa crescerne di uno il numero”.

MO70,8[01-06-1966]

8.“Se noi preti non siamo uniti l'uno all'altro in Cristo, allora Dio ci usi davvero misericordia. Ci saranno sempre, è naturale, preti che ci infastidiscono, preti i cui errori evidenti ci irritano...”.
E qua metti 'confratelli', no?, metti 'confratelli', ghe sarà sempre confratelli che ci infastidiscono, qua, in America. Capissito ti, là? Anche in America per carità! “... preti che non vedono con i nostri stessi occhi e che sembrano di continuo opporci difficoltà. Vi saranno sempre, al nostro occhio penetrante, politicanti clericali e parassiti vestiti da preti, vescovi esigenti e superiori poco ragionevoli". Sempre, sempre ste robe qua, capito? Ma ci sarò sempre anch'io. Ghe sarà sempre preti politicanti, preti parassiti... superiori... Tutto quello che volete... Ma ci sarò sempre anch'io. Quelo xe el male. “E magari potessi sentirmi analizzato e criticato da coloro che non condividono l'opinione soddisfatta che io ho di me stesso". Xe tutto qui, cari figlioli. Xe vero, ghe sarà sempre... "Ma, el vescovo... ma, el superiore... ma, i miei confratelli... ma...". Ma ci sei anche tu. E purtroppo ci sei anche tu "con un’opinione soddisfatta di te stesso". State attenti, fratelli miei, se avete un’opinione soddisfatta di voi stessi, abbiate tanta paura. E andate in cerca di qualcuno che non abbia un'opinione soddisfatta di voi. Xe così bello, no? Qualche volta qualcuno... Tu fai un'osservazione a uno e lui: "Ah, vegno...". E mezz'ora di discussione per dimostrare che no xe mia vero che lui... el ga l'intenzion de l'intenzion... Dentro de ti te disi: "Per carità, caro, tienti pure la tua opinione soddisfatta di te stesso, e sta' con le to braghe rote, caro!". Ve dirghe a uno che el ga le braghe sbregà... "Mica vero, non le xe mia sbregà; xe un ricamo che ga fato me mama, vero, perché... adesso costuma così". Va ben caro, va' via con i to ricami, va' via con i to ricami. Fratelli miei, guardate che dirla così xe facile, ma a farla xe fadiga co ghe xe queste robe qua. Farla xe fadiga. E per quanto che lavoremo per salire questa montagna, credo che supiaremo fora parecchio ancora, e in sima sarà fadiga arrivarghe. Però, tanto noi individui e la Congregazione ci imporremo nel senso del bene, quanto saremo arrivati a questo punto, perché qui c'è la parte umana e c'è la parte soprannaturale messe insieme. Guardate che qui ci caschiamo tutti, incominciando da me e finendo da voi, ci caschiamo tutti. Però onestamente dobbiamo dire che così non la va. Onestamente dobbiamo dire che se vogliamo essere gli uomini di Dio, dobbiamo testimoniare Dio, testimoniare Cristo e testimoniando queste cose qua. E guardate che qui bisogna che facciamo una vera battaglia intima per poter dire: "Io d'ora innanzi voglio vincere me stesso; non voglio giocare con le miserie del prossimo".

MO70,9[01-06-1966]

9.Cosa faremo durante l'estate?
Ho invitato anche mons. Fanton che venga a parlare qualche volta lassù in campeggio. Mi ha detto di sì, ben volentieri. El vegnarà su un pochi de giorni: "Eh, mi dormire in tenda no, - el ga dito - dormire in tenda no!” L'ho invitato: "El comincia a mettere via materiale. - go dito - Durante l'estate volemo trattare sulla parte umana... Lu, el ghe pensa sora se ghe vien in mente qualche libro, qualche cosa - go dito - el metta zo; caso mai el possa avere libretti che pole essere interessanti, per l'esperienza che el pole avere anche lu, per la parte umana". "Sì, sì, volentieri, - el ga dito - vegno su volentiera". Sentì, cari fioi, se savì qualche cosa anche voialtri come go xa dito, se savì qualche cosa... Mi dirìa, preparemo se fin da adesso in modo che, manco lavoro che gavemo da fare durante l'estate, più podemo andare a stelle alpine, no? Più podemo andare a ciapare gli sci, podemo andare a copare qualche mas-cetto. Se invece semo tanto occupà per questo, ne resta poco tempo per fare il resto. Perciò, fratelli miei, guardate che è arrivata l'ora del numero, ma stiamo attenti che il numero non assassini la qualità. Guardate che non bisogna dormire, perché guardate... non c'è tempo, ma i bisogni stanno crescendo tremendamente. E non è giusto che noi ci sediamo, stiamo qua ad aspettare che la manna venga dal cielo. La parte umana la dobbiamo fare anche noi. Ve l'ho detto tante volte: una congregazione di questo secolo qui, alla fine di questo secolo non può correre con la velocità di una congregazione di 100 anni fa o 50 anni fa. Non si fanno confronti. Allora una cosa si faceva in tanto tempo; adesso si può anche qui: una casa la femo in una stagione-due stagioni, no? Quando abbiamo fatto la Casa dell'Immacolata partiti in inverno e siamo andati a finirla in ottobre...ben, insomma, in primavera. Una volta, cinquant'anni fa, ottan'anni fa, sarebbe stato pazzesco pensare di fare in un anno una roba così. Avete lì, in pochi mesi, una casa. Adesso bisogna cambiar velocità. Ora, al male che sta venendo avanti a una velocità missilistica, bisogna rispondere col bene che va avanti con una velocità missilistica.

MO70,10[01-06-1966]

10.“Conditio sine qua non” perché il bene vada avanti così, è che bisogna che tutti ci mettiamo un pochino sincronizzati con questo spirito qui. Perciò è inutile, guardate: se non ci sincronizziamo, qui a un dato momento è come far girare, come dicevamo ieri sera con Venco (parlava di una pialla elettronica per mettere a posto i pannelli) è come far girare un'asse di pialla (dov'è un falegname qua? Dov'è Piero? Cosa ghe ciamèo? Il rullo) Ecco, il rullo della pialla che non sia equilibrato. Cosa succede? Spacca fuori tutto se non è equilibrato, no? Può girare forte, ma deve essere equilibrato. Equilibrato vuol dire che, se per caso el ga un po' de peso de più, cioè quando lo fai girare, non deve mai fermarsi sempre allo stesso posto, perché il peso va in giù; ma qualche volta basta una scianta... Infatti anche i motori hanno l'equilibratrice dinamica, che costa milioni, per equilibrare i rotori dei motori: devono cavare e metterghene, cavarghene e metterghene. Finché è equilibrato, senno un motore el va da solo da qua all'Astichello, vero. Sì, perché el se move tutto, balla tutto, salta tutto, quando va a una certa velocità. Ci vuole equilibrio per così, e l'equilibrio anche da qua in fondo, perché senno è un disastro.
Ora vedete, la nostra Congregazione sta partendo. Non parte con una velocità... Perché se il rullo della pialla andasse a 150 giri al minuto, ben insomma, anche se non è equilibrato, ma quando comincia ad andare a migliaia di giri, più forte è la velocità, più ci vuole equilibrio, perché altrimenti porta un disastro. Ora attenti, che anche la Congregazione, sia individui che la Congregazione, deve essere equilibrata, perché se non abbiamo l'equilibrio, guardate che a un dato momento la Congregazione comincia a sballare e succede un disastro. Fra alcuni anni comincemo che un gruppetto se distacca e fa un'altra Congregazione, dei Fatebenefratelli; dopo vien fora un altro gruppetto, i "Fratelli della loro divina volontà", e xo... xo... xo... Insomma viene el disastro, viene el disastro, certamente viene un disastro. E dopo i va in America, e dopo un po' di tempo te vedi che il Rosso comincia.... 2 giugno 1966