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MARIA È MODELLO DI OBBEDIENZA E DI DONAZIONE TOTALE A DIO

MO142 [2-02-1967]

2 Febbraio 1967

MO142,1 [2-02-1967]

1 È giusto che questa mattina ci soffermiamo un pochino a considerare la "purificazione di Maria. Ci figuriamo la scena veramente intima che abbiamo... La nostra buona mamma, la Madonna, va a portare Gesù Bambino, va a portare Gesù Bambino e va per la purificazione sua.
Due cose importanti per noi. Primo: la purificazione della Madonna. Avete visto tante volte nei nostri paesi, quando una mamma ha un bambino, poi, prima di andare in chiesa, si porta alla chiesa e c'è una benedizione particolare per l'entrata dentro in chiesa. Da chierichetti chissà quante volte l'avrete fatta anche voi, avrete accompagnato il sacerdote lì, vicino alla porta della chiesa, e quella buona mamma era lì che aspettava, e il sacerdote poi ha dato la benedizione, poi ha presentato il lato della stola, e l'altra, prendendo la stola, è entrata in chiesa. Poi sono andati davanti all'altare della Madonna e data la benedizione anche all'altare della Madonna. Ora, state attenti, una creatura che diviene mamma non fa mica peccato perché diviene mamma, no, anzi il Signore ha messo il sacramento, e sono cose sante, ma il Signore, fin dall'Antico Testamento, ha voluto che ci facesse scontare una certa quale, vero, non peccato, ma meno... purezza, meno... e allora una purificazione per poter rientrare nel tempio: hai compiuto quell'atto, hai accettato quella cosa, hai fatto quella cosa, giusta, giustissima, e anche adesso si continua con la benedizione. State attenti, la Madonna è certo... Se le altre mamme sono diventate mamme per opera della carne e hanno accettato la soddisfazione prima e il sacrificio dopo, la purificazione sarebbe fatta per purificarsi della gioia avuta. Bene, questo non era affatto necessario per la Madonna. Supponiamo che fosse necessario per le altre; non era necessario per la Madonna, perché la Madonna diventa mamma ma resta vergine, la Madonna continua ad essere l’immacolata. Ma attenti, ecco l'insegnamento che abbiamo: la Madonna, non tenuta per ciò, non tenuta, la piena di grazia, che non ha bisogno di essere lavata, va, va... e adempie la legge! Figlioli miei, dovremmo imparare da questo particolare l'obbedienza, proprio la obbedienza a quelle che sono le disposizioni della Chiesa, a quelle che sono le disposizioni della Famiglia religiosa, cioè questo sapere che serviamo Dio nel compimento del nostro dovere quotidiano. Cosa andiamo tanto a discutere, ma perché la Chiesa, ma perché qua, ma perché là... Facciamo, facciamo, perché sappiamo che diamo grande gloria a Dio. Poi c'è una cosa che piano piano vediamo che sarebbe meglio cambiare, allora piano piano cercheremo al momento giusto...

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2 "Exempli gratia", quando che in terza media ci chiudevano in camerino, sentivo che non andava, ma offriamo al Signore. Non devo andar dire ai miei compagni... e ringraziando il Signore, da terza media fino al quarto anno di teologia non l'ho mai detto a nessuno che non mi andava, perché era anche inutile adesso dirlo: a chi? A un mio amico che poi si arrabbiava? Ma quando al quarto anno di teologia ho avuto la confidenza con mons. rettore, mons. Scalco, ho cominciato a dirglielo, perché allora era l'ora di dirlo, no?
Domani uno di voi si trova nelle condizioni di insegnamento o che so io, in certe condizioni che può... o che un giorno domani viene fatto Papa, e allora fa come Pio X: c'era il Breviario lunghissimo nella Settimana Santa, e ha detto: "Se mi devento Papa, la prima roba ca fasso a scurso el Breviario della Settimana santa!". Co l'è sta Papa el lo ga scursà. Parchè el ga dito che el gera el tempo che i preti ga da fare a confessare, no? El lo ga scursà; l'è restà uno dei più lunghi ancora, ma te poli immaginarte allora come che el gera prima, no? Ecco, mi pare, mi pare questo, che bisogna vedere, sentire più che vedere, sentire che stiamo rendendo gloria a Dio, che stiamo proprio facendo una cosa che piace al Signore quando facciamo, vero, l'obbedienza, quando compiamo quella data azione, cominciando da quel segno di croce fatto bene, nel prendere l'acqua santa... sì, piccole cose così... io sto facendo, sto facendo una cosa che piace al Signore, sto giocando in cortile, sto facendo una cosa che piace al Signore; cioè questo senso del soprannaturale, quando si sta facendo quello che Dio vuole. Sforzarsi in ogni momento della giornata di fare quello che Dio vuole, istante per istante, ma farlo per amore di Dio, farlo con la gioia che Dio è contento, proprio, Dio è contento.

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3 Quante volte ho sentito, per esempio... Supponiamo, ecco là, Luciano Rizzi, vai in giardino davanti e ti metti là a mettere a posto il giardino, e te lavori nda settimana o due mettere a posto il giardino e sei là con sette-otto ragazzi e metti a posto bene e finalmente el xe quasi a posto, io apro la finestra e guardo fuori... e tu con tutta gioia dici: "Don Ottorino, el sarà contento dei so tosi, no, el sarà contento dei so tosi!", con gioia... Guardè che più di una volta ho sentito da voi questa frase qua: "El sarà contento, no, dei so tusi!". Quando facevate una cosa bella, fatta bene, una cosa bella fatta bene, me la son sentita dire sta roba, ma quando la facevate male non l'avete mica detta, no?
Ora, state attenti... che vi troviate in queste condizioni da poter dire: "Signore, te sarè contento, no, de sto toso, te sarè contento de to fradelo, no? Varda: te me ghe dito ca zuga e son nda a zugare”. Alla fine dello studio: “Te sarè contento Signore de to fradelo? Varda qua, te me ghe dito de studiare e go studià”. Alla fine de un... so io... del pranzo: “Te sarè contento, no? Te vedi che go magnà de gusto!". Vedere le mamme... Eh, el ride là el nostro amico de Maran... sicuro, caro! La mamma, la mamma prepara da mangiare: "A son così contenta de vedarte magnare che no so; xe un gusto vedarte magnare!". Mai dito le mamme così? "Me godo vedarte magnare, parchè vedo che te magni de gusto!". Ecco vedete, alla fine del pranzo... nostro Signore dirà: "Son contento perché vedo che no te ghe mia magnà come un mas-cieto, te ghe magnà da cristian! Te ghe gustà e te ghe ringrazià el Signore... te ghe alzà el to pensiero a Dio!". Gère la nda robetta bona? "Grazie Signore!". Un tochetèlo de mas-cio, te magni de gusto: "Deo gratias, Signore! Te ghe creà anche questo "ufficio ricuperi", vero. - el mascieto l'è "l'ufficio ricuperi", no, degli avanzi! - Grazie Signore, grazie Signore!".

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4 Ecco, mi pare, primo pensiero eccolo qua: la Madonna, andando al tempio per la purificazione, pur non essendo tenuta, ma ossequiente alla legge, insegna che nell'obbedienza prima dobbiamo vedere la cosa che piace al Signore; poi se c'è qualche cosa da modificare, si parla, si dice, si fa... Ma prima cosa, io so che faccio piacere al Signore. Che cosa mi interessa a me se l'obbedienza mi dice, per esempio, di andare a cavare i cavoli e portar a casa i cavoli per portarli in cucina facendo dieci giri intorno alla casa? È chiaro che la prima la capisco e la seconda non la capisco, no? Ma cosa interessa a me? Io so che il Signore Dio che mi parla attraverso un povero stupido magari di superiore, o attraverso il regolamento; so che il Signore Dio è contento e mi assegna tanto l'una come l'altra. Poi io, se posso, se capisco che quella è una regola che non va, posso dire a chi è interessato: "Senta, mi no so cosa serva i giri intorno alla casa; comunque mi li fasso, per carità, xe anni e anni ca li fasso, ma me pare, i giri intorno alla casa!". Magari lu el vignarà fora: "Sì, caro, vidito che intorno alla casa ghe xe un bel toco, vero, un bel corridoio, eccetera, pestà... se no ghe fusse quello... l'è sta fatto per pestare el corridoio, per tegner su la casa, per tegner i fondamenti al sicuro, vero?”. Sicuro! Domani vegnarà fora una roba così...

MO142,5 [2-02-1967]

5 Vardè quante volte, savìo, dopo vien fora che gnanca chi che comanda non sa parcossa che i comanda, e vien fora che proprio i fa camminare intorno e xe per tigner su la casa! Pesta, pesta, pesta, e il fondamento se rinforza! Ve accorzarì quante delle nostre azioni che sembravano insulse, fatte per amore di Dio e fatte solo per obbedienza... "Ah! Nunc scio vere!". Quante volte gli Apostoli: "Adesso capisso, adesso capisso!". Quante volte anche voialtri, no, Toni Zordan, vardandove indrìo, dovì dire: "Ah! Adesso capisso parchè el Signore ga permesso questo! Parchè don Ottorino, macaco, ga fatto così, no? Adesso capisso!". E tante altre cose le capirete quando sarete più vecchi, e la maggioranza delle cose le capiremo in Paradiso.
Guardate, figlioli, impariamo questo: che la coscienza dell'obbedienza non sta nel risultato immediato, ma sta intrinsecamente proprio nell'atto stesso; quell'atto di umiltà, di accettare i giri intorno alla casa. È chiaro che il maestro dei novizi non ritornerà ai tempi passati de mandar a tore l'acqua con la sporta o con la sesta, però state attenti, guardate che c'era una sapienza anche là, eh? Far fare una cosa, no andar tore l'acqua con la sesta, ma una cosa illogica, perché quel tale dovesse dire: "Io la faccio, ma a me non interessa la logicità o la illogicità della cosa, a me interessa fare quello che Dio vuole! Mi domanda questo? Sfiaccando la mia superbia e la mia logica, io la faccio! Perché so che in questo modo rendo gloria a Dio, so che in questo modo faccio piacere al Signore!". Guardate che più di una volta il Signore vi domanderà nella vita qualche cosa che non sembrerà logico, no, figlioli, non sembrerà logico. Guardate, per esempio, adesso una cosa che il Signore domanda a me da tanto tempo: pagare i debiti! Ma ve pare che la sia una roba logica a voialtri? Scuséme tanto... Me mamma, per esempio, fin che la gera in terra, la gavea nda preoccupazion, nda preoccupazion: "Ma, poro fiolo, ma chissà, ma come fèto, chissà quanti debiti, chissà quanti!". Co' i xe in terra, tutti così! Monsignor Franchetto... tutta la gente che xe morta, che me voleva ben, i gera preoccupà per i soldi; co' i va delà, cambia testa, cambia testa! Ninte da fare! Anca Giorgio stesso, poareto, ve lo go dito tante volte: ma ninte, messi dall'altra parte no i capisse più ninte! 'N'altro modo de rajonare: i rajona tutto differente. Co' i xe qua: "Povero don Ottorino, varda séto come che el soffre!". Co' i xe de là: ninte, ciò... e se va ben, magari i xe quei magari che i te 'iuta de più... Cosa volìo fare, cari? Bisogna ca se adattemo a sto modo de pensare qua.

MO142,6 [2-02-1967]

6 Un secondo... perché se no el tempo... Presentazione di Gesù Bambino al tempio. Questa benedetta presentazione e riscatto, guardate che, questa, forse non so se l'abbiate considerata poco qualche altra volta, ma, pensate un momentino. Il Signore aveva dato ordine: "Tutti i primogeniti maschi sono miei!". Perciò, un buon contadino compra una vacchetta, riva el momento che nasce un vedelèto, nasce un vedelèto: “Me dispiase; l'è suo del Signore”. La gera nda stomegada... Ve pare, no? Compra nda cavareta, nasce un cavareto... primo! Nasca nda vedelèta, nda vedelèta, nda vedelèta: ... primo! Dopo tre anni nasce un vedèlo, quelo el xe del Signore!
State buoni, ma guardate che è interessante, eh? Il Signore si riserva le primizie, una primizia solida. Dice: "Guardate che il Signore sono io: ego Dominus! Riconoscete che io sono il Signore, perciò immolate, sacrificate il primogenito!". Nasce un bambino, la mamma ha una bambina: no, un bambino, il primo uomo, quello è mio, me lo portate, me lo date, me lo mettete sopra l'altare, è mio! Poi lo si riscatta, cioè la mamma va, lo presenta al tempio, il sacerdote lo riceve: la mamma non è più padrona, l'ha offerto a Dio! Lo mette sopra l'altare, lo offre al Signore, poi lo riscatta; compera un paio di colombini, un agnello, un paio di tortorelle e va a mostrarle, va a riscattarlo. E allora quell'agnellino, quelle tortorelle prendono il posto del bambino; il coltello dell'immolazione non va sopra il bambino ma sopra le due tortorelle, però la mamma ha fatto l'atto della immolazione al Signore, l'atto ufficiale del riconoscimento di proprietà: "Signore, questo bambino non è mio. Tu me l'hai dato e io te lo offro, te lo do, ecco è tuo!". Poi il Signore dice: "Ben, mi accontento di questo: prendi l'agnello e mettilo al posto...". Non è successo qualcosa di simile anche con Abramo e Isacco? Vi ricordate? Il Signore dice: "Portalo sul Moria e immolalo". E Abramo lo porta su, lo mette sopra la legna, alza il braccio e fa per ammazzarlo: "Basta! Son contento di questo!". Via il fiolo, là c'è un... cosa là? Un capròn... el lo ciapa lì... e lo mette sopra, al posto di Isacco, no? E avviene l'immolazione, la sostituzione; però c'è l'offerta.

MO142,7 [2-02-1967]

7 Ora, figlioli miei, state attenti: non vi pare, non vi pare che anche noi siamo offerti? Non vi pare che un bel giorno, non perché siamo primogeniti, ma perché siamo stati eletti, eletti, scelti da Dio? E non vi pare mica che è successo per noi un'altra cosa diversa: che non c'è stato nessun riscatto; siamo rubati, noi siamo rubati! Avrebbe potuto il Signore non fermare la mano di Abramo e lasciare, no, cadere il braccio; avrebbe potuto il Signore dire agli uomini: "Va ben, quel bambino è mio, niente sostituzione: questo lo ammazzi e lo bruciamo dinanzi al Signore!".
Ebbene, adesso ecco, non c'è più il primogenito che viene offerto all'altare così; sì le nostre mamme ci hanno offerti, ma ufficialmente no; ma ci sono degli eletti, alcuni chiamati da Dio, e questi non portati dalla mamma, ma spontanei devono dire di sì al Signore! Non vengono presi di peso, Raffaele, così, e portati là; non è il Signore che abbia detto alla tua mamma: "Signora, prenda quel bambino e lo porti sopra l'altare: quello è mio!". No, no, il Signore rispettando la volontà di ciascuno, ha detto a Raffaele il Signore: "Vieni, perché ti voglio mettere sopra all'altare!". Perciò, mentre al tempo di Gesù venivano portati, adesso, caro Ugo, tu prendi il tuo biglietto del treno o monti sulla macchina e vieni da solo, per essere immolato, per farti immolare! E se io ti avessi domandato, Ugo, cosa sei venuto a fare a Vicenza, tu avresti dovuto rispondermi: "Ho sentita la voce del Signore che mi chiamava e son venuto qui per farmi immolare, o meglio, per immolarmi, per immolarmi!". È chiaro? Son venuto qui volontariamente, spontaneamente, per immolarmi sopra l'altare, proprio per offrirmi vittima sopra l'altare. Perché? Perché il Signore mi ha chiamato, e mi ha chiamato ad offrirmi per la salvezza di tutti gli uomini! Questa è la vocazione vostra e nostra: spontaneamente siamo venuti chiamati da Dio per l'immolazione.

MO142,8 [2-02-1967]

8 Ora attenti, se capiamo questo, che siamo stati chiamati per essere immolati, dobbiamo domandarci: "E noi, siamo saliti sopra l'altare interi o siamo saliti a pezzi? Cioè, abbiamo messo tutti noi stessi sopra l'altare o ne abbiamo lasciato fuori qualche cosa dall'altare? Sarebbe bambinesco, per esempio, scusa Ugo se insisto con te, che tu fosti partito dal tuo paese e avessi detto: "Beh, beh, aspetta, vado ad immolarmi... Capisci? Ora, il Signore quando ha chiamato Ugo, ha detto: "Si vis, se vuoi!", ma ha chiamato tutto Ugo, non ne ha escluso neanche un'unghia dei ditini, neanche quella del dito mignolo del piede; ha chiamato Ugo intero, totaliter, non vi pare, e ha detto: "Io ti voglio tutto, se vuoi, ma tutto, se no niente!".
Ora, cosa sta succedendo nel mondo di oggi? Che tanti hanno detto di sì: "Vengo, Signore!", ma non hanno dato tutto interamente l'Ugo completo: questa è una bambinata, è una bambinata vera e propria. Scusa, se il Signore ti ha chiamato, se ti avesse portato tua mamma sopra l'altare, capisco, avresti potuto continuare a tirare le gambe: "Ma mi qua, mi no!", e buttar fora nda gambetta, no? Ma se ti ha chiamato il Signore, e tu hai sentito la voce del Signore, e sei venuto, perché vuoi fare come Anania e Zaffira e scordare un gruzzoletto da una parte? Buttati completamente sopra l'altare, buttati là, perché la tua offerta sia gradita al Signore! Se no minacci che la tua offerta non sia gradita al Signore e hai fatto una fatica inutile a partire da casa tua e venir qua, e ti sei immolato inutilmente, no? Avete mica capito? Ora voi direte: "Ma questi discorsi sono fatti per i preti, i frati...!". La meditazione la facciamo... io la faccio per me, voi la fate per voi, e perciò questa meditazione è fatta per me, ma per voi se credete che ci sia bisogno di un pochina anche per voi. Vedete, ho detto prima: voi avete abbandonato famiglia... e vi siete portati 'spontanee', spontaneamente verso l'altare e vi siete gettati sopra l'altare. Forse non avete lasciato fuori una gamba dall'altare; forse non avete lasciato un braccio fuori dall'altare; ma io vorrei che facessimo tutti un bell'esame di coscienza per vedere se proprio sopra l'altare abbiamo messo tutto, perché, se non abbiamo messo tutto, tutto, ricordatevi bene, siamo ancora in una offerta umana. E questo mi pare un po' anche da poco furbi, pensando di aver dato tutto e non far scattare la bilancia di Dio, far scattare la grazia di Dio, perché manca un'unghia di un piede! Uno che sacrifichi tutto, tutto, tutto, tutto, e sul più bello che aspetta...

MO142,9 [2-02-1967]

9 Sarebbe come uno che... state attenti un momento, che fa fare fotografie, fate conto... Vengono in cattedrale, fanno le fotografie, cioè, con la cinepresa, no, fanno le fotografie, vengono da Milano, fanno questo e fanno quello... e poi, per non mettere dentro un pizzico di sviluppo, per non spendere i soldi per un pizzico di sviluppo... "Mah, el costa massa!", e fanno lo stesso, e rovinano tutto, per non spendere, supponiamo, un cento lire, un duecento lire, un sale, uno dei sali che è necessario! Va ben così? Metti ti, quale... quello a colori... Avete capito? Si parte da Milano, si vien qua con gli operatori, si fa, e... Cepparo, supponiamo Cepparo, che el sia lu che sviluppa, che gira, tutto el lavoro e tutto, quando si tratta di sviluppare la pellicola, nega, nega agli operatori cento lire di sale! "Ma no! Se spende massa!". Ma se te ghe spese migliaia di lire per gli operatori, per andar là, per le pellicole... ma vuto non spendere quei lì? "Ma no, basta, basta, go speso anca massa: basta!". E allora... per cento lire rovinano il lavoro di cento-duecentomila lire! Sarà sempre un centocinquanta-ducentomila lire... Per cento o duecento lire si rovina il lavoro di duecentomila lire! Questo, vero, è pazzesco... Pensate voi che Cepparo faccia una roba di questo genere qua? Può essere lo sciocco che sul campo umano non spende le ultime cento lire per avere il frutto di tutte le altre centinaia di migliaia di lire?
Ebbene: nel campo spirituale la maggioranza, vi dico e vi asserisco, la maggioranza delle anime consacrate al Signore, per non dire molte di più della maggioranza, non raccolgono il frutto del loro lavoro, né personalmente né nell'apostolato, per le ultime cento lire che non vogliono mettere dentro. Hanno speso milioni, hanno rinunciato a una famiglia, hanno rinunciato a una patria, hanno rinunciato a... che so io, per le ultime cento lire non succede quello che dovrebbe succedere, cioè non si sviluppa la pellicola, si rovina tutto. Mi guardi, Luciano? Quali sono queste... quali sono queste cento lire? Sono quei piccoli idoli, ma piccoli piccoli così, che uno potrebbe conservare dentro di sé. Non intendo dire le mancanze, perché le mancanze... rovinare un toco de pellicola: pazienza! Una mancanza rovina un pezzo di pellicola: un colpo de rabbia, anche un peccato, rovina un pezzo di pellicola. Ma, attenti, quei piccoli idoletti che ci possono essere, quelli rovinano tutta la pellicola!

MO142,10 [2-02-1967]

10 Porto un esempio pratico. Uno... uno fa una fadiga matta a mantegnerse puro, insomma, el lotta... el tribola eccetera eccetera eccetera. El sbrissia... Va ben; quelo el ga magnà un toco de pellicola, 'sassinà un toco de pellicola, no? Dopo... el sbrissia: 'naltro toco de pellicola; chissà che su cento metri gh'in sia almanco quaranta de boni, no? Far de tutto, lottare... però nol ga rovinà tutta la pellicola. Un altro, supponiamo... Come femo a non toccare nessuno qua? Bisogna ca trova fora qualcosa che non gabbia nessuno, un difetto che no gabbia nessuno. Beh, supponemo, un difetto che no ga nessuno qua dentro... Supponemo che uno l'è attaccato allo sport. Cossa ghe xe da ridere? Sente, vero, sente il desiderio di domandare al lunedì mattina o al sabato... alla domenica sera, chi ga vinto... mettemo, al coso, mettemo al calcio, dato che la xe nda roba che non ve interessa, el calcio... sente il bisogno di domandare. Ora, attenti un momentino, e, perciò, se trova uno che sa, che ha sentito, domanda, ma sente proprio il bisogno di domandare; sente, si sentirebbe capace di fare qualunque altro sacrificio, ma quello lì non si sente capace di farlo. Quel tale ha un idoletto. Quel tale ha dato tutto al Signore, ma non sarebbe capace di vincere quel punto lì. Domani, quando che quello lì ha... e non ghe interessa niente, può interessarsi de calcio fin ch'el vole, interessa niente, capito? Ma se lui, nel suo intimo dice: “Sì, sento però che quella lì non sarìa mia bon darghela al Signore: in fondo che peccato xe, che male ghe xe?”. Ecco, quello ha un idoletto, ha un idoletto dentro di sé, che provoca lo stesso effetto de... la pellicola: go negà quel dato sale, per cui se rovina tutta la pellicola. Perché tu al Signore dici sì, però guarda, ti dico di sì ma non ti do quell'unghia là, quella non mi sento di dartela; sopra l'altare mi metto, però attento, eh, quell'unghia no, quella me la riservo.
Ora, se volete che la società S.U.M., santità-uomini-mezzi, guardate che solo uno della nostra Casa abbia uno di questi idoletti, blocca tutto! Ve lo ripeto: la società S.U.M. porterà il suo frutto e si svilupperà in modo, vero, proprio grandioso, soltanto quando, quando tutti dentro, qui dentro... - guardate che Giona è stato uno solo, ma mandava per aria tutta la barca, eh, ricordate bene, no? - quando, vero, anche uno solo... cioè, quando tutti si saranno liberati da questo! Ora, esaminando noi stessi, nell'intimo nostro, ma non dinanzi agli uomini ma dinanzi a Dio, sappiamo vedere se c'è qualcuno di questi idoletti, qualcuno di questi piccoli fili. Non sono cose gravi di solito, non son cose gravi; se fossero cose gravi già sareste allontanati, il padre spirituale vi avrebbe fatto andar via! Guardate che son piccole cose, piccole cose, dove tu dici al Signore: "Tutto ti do ma no questo, ah, xe una stupidaggine, questa: cosa serve?". Ricordatevi bene che l'uomo di Dio deve domandarsi spesso quello che vi ho detto tante volte: "Signore, sarei disposto in questo momento spogliarmi delle mie vesti e con un sacco sopra le spalle andare lontano dove nessuno mi conosce, star là da solo a predicare il tuo nome?". Qualcuno risponderà: "Sì, Signore, purché mi dessi una radio per poter sentire chi ha vinto la partita... Sì, Signore, purché...".

MO142,11 [2-02-1967]

11 Ecco, allora, state attenti... state attenti! Allora io farei una proposta; ecco, appena toccato il tema, farei una proposta. E perché non potremmo nella prossima Quaresima prendere come punto proprio di lavoro la penitenza? Vedete, siamo nell'anno della Madonna, la Madonna è mamma nostra... le nostre buone mamme ci hanno insegnato, insegnato ad amare la Madonna con i piccoli fioretti e con i piccoli sacrifici.
Adesso ci prepareremo in modo particolare all'undici febbraio, ci saranno i nostri cari amici del segretariato mariano che faranno gli ultimi sei giorni; invece che novene facciamo sei giorni, perché sono in sei solo loro, una predichetta ogni sera, siccome si sono offerti loro e don Mariano Apostoli qua si è fatto promotore di questo movimento e, dunque, ogni sera, ogni sera ci sarà una predichetta fatta da loro, in chiesa, sulla Madonna di Lourdes, un po' accennando alla Madonna di Lourdes... Ad ogni modo, questi sono particolari che verranno caso mai trattati in altra sede. Ma una bella preparazione... È stata fatta anche la proposta, per esempio, di fare la 'peregrinatio' alla Madonna per quei sei giorni lì: quattro giorni per i piccoli, la Madonna, quattro giorni per i piccoli, quattro classi, e due per i grandi: una in noviziato e una per i grandi qui, in modo da muovere l'ambiente verso la Madonna, fino all'undici di febbraio, muovere un pochino, a cominciare a sentire insomma che è nostra mamma, a voler bene alla Madonna: è Lei che ci aiuterà ad arrivare. Ma alla Madonna bisogna dare anche qualche cosa; non basta mica dire: "Mamma, te vojo ben, fàme santo! Mamma, te dào tutto, aiuteme a farme santo!". E allora, io direi: nella Quaresima, perché non potremmo cominciare a sacrificare gli idoli? Perché non potremmo lanciare uno slogan, un po', vero: "Morte agli idoli!", o ne studiamo... insomma prima di buttarlo fuori... metter fuori un po' nella Casa, in una forma anche un po' folkloristica esterna, come che fanno certe volte nelle piazze, che portano lì tutti i giornali proibiti, tutta la stampa proibita e poi fanno un bel falò? Perché non potremmo, ognuno di noi, tirare fuori quei piccoli idoletti che abbiamo in casa, esaminare un pochino attentamente? Qualcuno potrebbe dirmi: "Ma, sa, chissà quanti che ne ho io e non me ne accorgo!”. E allora, domanda, domanda al direttore spirituale se lo sa, domanda al tuo superiore immediato che ti vive vicino, domanda al tuo amico, e vedrai che forse ti accogerai di averne più di quello che pensavi. Qualcuno credeva di non averne neanche uno e magari si accorge che el ga le scarséle piene. Penso di non avervi offesi se ho detto questo: può darsi che in mezzo a voi non ci sia nessuno che ha di questi idoletti qua. Però, ricordatevi, e ripeto, basta uno solo che ne abbia uno per fermare l'azione di tutta la Pia Società!