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MARIA È UMILE CREATURA DI DIO

MO12 [06-05-1965]

6 maggio 1965 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo sempre spunto dal libro di p. Fancesco Franzi: "Esercizi mariani per sacerdoti", illustra come Maria abbia capito e vissuto, nella gioia e nel dolore, la sua totale dipendenza da Dio come semplice creatura. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 25’. Ieri mattina abbiamo considerato la Madonna il capolavoro di Dio. Ci sarebbe adesso da vedere... abbiamo visto il "principium singularitatis". Ci sarebbe da vedere il "principium convenientiae", il "principium eminentiae" e il "principium analogiae cum Christo". Rimando a voi, scolasticamente, trattare questo, se no il mese di maggio dovrebbe essere lungo almeno tre mesi. Invece ci fermiamo. "Come Maria si sentiva creatura".

MO12,1 [06-05-1965]

1.Tanto per mettere un po' i fratelli al corrente della meditazione di ieri mattina. Ieri mattina abbiamo detto che ci sono i vari regni: minerale, vegetale, animale e poi: pum! un salto: l'uomo; poi, pum! un altro salto: gli Angeli e ogni angelo una specie, no? sembrerebbe finito, adesso non c’è più che Dio... e su e su, su, te corri, te corri, te corri, te corri... bum! un altro ancora: signum magnum apparuit in coelo! Nello splendore del cielo é apparso un segno grande, Maria! che per natura é inferiore agli Angeli, ma per grazia, per grazia é immensamente superiore agli Angeli...
Ora, come Maria si sentiva creatura?

MO12,2 [06-05-1965]

2."La creatura e Dio. Quando la creatura é consapevole del suo stato e non é ostacolata, nella conoscenza della Verità, dall'annubilamento dell'ignoranza, dell'errore e delle passioni, avverte che la propria esistenza e attività é tutta relativa a Dio".
Allora ecco che la più grande di queste creature - perché l'animale non ha coscienza di se stesso e di quello che ha ricevuto da Dio - ma quando una creatura ha coscienza di quello che é, di quello che ha ricevuto, e non é offuscata questa coscienza dalle passioni, dalla superbia, dall'impurità e che so io, questa creatura cos'è che fa? Logicamente capisce che tutto quello che ha é relativo a Dio, e qui nasce l'umiltà. L'umiltà nasce infatti - si dice che l'umiltà é verità, no? l'umiltà é verità – nasce dalla coscienza di quello che siamo, quello che siamo, ma come cosa ricevuta da Dio. Tenete presente questa cosa qui. Quando, dunque, la creatura é consapevole del suo stato, consapevole di quello che é, mica che la Madonna é inferiore agli uomini, mica la Madonna é consapevole di essere inferiore agli Angeli, per natura sì, ma per grazia... Quello che é: consapevole di quello che é, chiaro? Sapere quello che é. Ora, quando la creatura é consapevole del suo stato e non é ostacolata - qui c'è un po' dove che caschiamo noi, vero - nella conoscenza della verità, dall'annubilamento dell'ignoranza, dell'errore e delle passioni... Fioi, tante volte veniamo accecati dalle passioni e allora cosa succede? succede questo: avvertiamo la propria esistenza e attività non come relativa a Dio, come cosa nostra.

MO12,3 [06-05-1965]

3.E' l'uomo che crede, perché va a scuola e riesce bene, e allora crede di essere qualcosa più degli altri.
Leggevo ieri sera in San Francesco di Sales che lui a scuola riusciva bene, studiava in un collegio e riusciva bene, pensate, eravamo in altri tempi, no? in collegio a Parigi, in collegio , andava a scuola, ma era ospite e a pensione in una casa: un sacerdote, il precettore che lo seguiva sempre e un servo a sua disposizione. Era a dozzina, era in casa no? pensione... Andava a scuola dai Gesuiti, ma lui aveva sempre un sacerdote, che rappresen tava il padre. E lui a scuola riusciva benissimo, e facendo i suoi calcoli, avanzava tre ore al giorno, dopo aver studiato ecc, riusciva ad avanzare tre ore al giorno. E allora ha chiesto il permesso al sacerdote di far "pannelli", cioè di far qualcosa in quelle tre ore lì, e cioè studiare teologia, perché studiava filosofia... studiare anche teologia. Lui che prima aveva chiesto al papà la tonsura, il papà: "Oh, oh...", non in vista del sacerdozio, ma però la tonsura sa... E al momento di farsi tagliare i capelli biondi, sa... farsi tagliare i capelli, sentiva un certo ché, ma dopo insomma... perché é rimasto vestito da cavaliere, mica vestito da prete, insomma, ha fatto... Dopo si é pentito di questo, ma comunque... Ecco Francesco di Sales che avanza tre ore e allora studia teologia. Ma, ma, fi glioli miei, capisce una cosa, ancora giovane, ancora vestito da cavaliere: andava a scuola con la spada da una parte e andava anche - perché il papà voleva anche che crescesse nella nobiltà - e allora frequentava le famiglie nobili di Parigi e andava ai ricevimenti e al ballo, aveva scuola anche di ballo.

MO12,4 [06-05-1965]

4.Tonsura e ballo... andava a ballare con le signore, signorine, ma però faceva un'ora di meditazione ogni mattina; ma portava il cilicio; ma digiunava tre volte alla settimana. Ecco, capito? Ed era ancora studente, sui vent'anni, 19-20 anni. Viveva nel grande mondo, a scuola dai Gesuiti, ma in una pensione privata con un sacerdote a fianco - che era un po' bisbetico anche tra l'altro... una figuraccia! insomma, comunque era prete, ecc, precettore... - e andava un po' dappertutto, al quale doveva sottostare, domandare il permesso per questo e per quello, anche se aveva vent'anni. Feste da ballo, però un'ora di meditazione, però il cilicio, però diverse volte alla settimana digiunava di sua iniziativa. E allora le sue doti, naturalmente messe dinanzi a un'ora di meditazione, messe dinanzi al Signore, erano di Dio, e allora capiva di essere, ma di essere e sottolineava che in lui non c'era pericolo della superbia perché riusciva bene a scuola, perché capiva che quello che aveva lo aveva ricevuto da Dio.
Intendiamoci bene, non é umiltà quella di dire per esempio: disexxe che xé umiltà bisognasse dire che non gò un po' l'aria da fare il sensaro, il sensaro, il mercante de case... riesso abbastanza. Invesse altre robe, no! altre robe, no. Fare i commercianti de case, vero Vinicio? là riusemo abbastanza, magari barufando qualche volta. I xé doni de Dio, cosa vuto farghe, el Signore me gà fatto quei doni là. Per esempio se domani don Flavio disesse: "Mi gò el dono di essere un acrobata", vero, no! diria. L'esempio mostra che el se ga spacà xà na gamba, el gà tentà, nol gà l'equilibrio, el gà perso l'equilibrio...

MO12,5 [06-05-1965]

5.""Dio sta al principio dell'esistenza della creatura, come causa principale di essa. Ne é il Creatore".
Renderci conto che al principio della creatura dell'esistenza, vero, c'è Dio, c'è Dio e questo principio... Ecco là, in mezzo al cortile vien una visela, dal giardin vien fora una visela, ma sotto c'è la terra, é uscita da lì, é uscita da lì e continua... Se te ghe tiri via la terra sotto, la visela se secca. Il principio da cui siamo usciti é Dio e continuiamo ad aver le radici in Dio, perché se non abbiamo le radici in Dio, noi essichiamo. Radici in Dio e le foglie in Dio che é l'aria, l'ossigeno di cui abbiamo bisogno. Ah, quanto saremmo più grandi se fossimo più umili, se fossimo più nelle mani di Dio. "Dio sta ancora alla base della conservazione nell'essere della creatura". Dunque Dio é al principio, alla partenza, Dio é alla base della conservazione della creatura. "La creatura é sempre contingente". Voi, filosofi, capite cosa vuol dire no? Può essere, e da un momento all'altro non esserci più. "Non ha in sé mai la ragione della proprio esistenza, da Dio é conservata nell'esistenza con una continua creazione". Anche questo pensiero filosofico, teologico, l'avete fatto qualche volta oggetto della vostra meditazione? Noi, ai nostri tempi, quando eravamo ancora più bauchi de adesso, vero, ci diceva no: il peccatore é come un uomo sopra un'alta torre, e sotto ci sono serpenti e bestie feroci, ecc. ecc. Ed é sospeso fuori, e Dio lo tiene per i capelli, là, lo tiene là, e lui ha il coraggio di maledire Dio, di bestemmiare contro Dio. Per buttarlo giù non occorre che lo prenda in braccio e lo butti giù, basta che apra la mano, capite? Non ci vuole un atto positivo per copare uno, basta che cessi l'atto positivo che continuamente fa di sostenerlo. Ecco, ci rendiamo conto che noi siamo stati creati da Dio e che Dio continua ad alimentare la nostra vita, con un atto di volontà eterno, voi che siete filosofi, per carità... però, però siamo proprio nelle mani di Dio. E Dio, per farci cascare nel nulla non occorrerebbe che dicesse: "voglio", che aprisse la mano, che non continuasse ad alimentare la vita. Dico male don Venanzio? filosoficamente siamo a posto? anche teologicamente? Va bene, ma asceticamente bisogna conoscerle ste robe qua. Vedìo, per discuterle, per scriverle, per... xé abbastanza facile, ma bisogna viverle però, bisogna sentire.

MO12,6 [06-05-1965]

6.Quando, vedìo, mi nomino... paf!, una persona, me vien in mente i particolari no, della persona. Ora mi nomino Dio, Dio dovrebbe venirmi in mente quasi un qualche cosa... Per esempio nomino una persona che mi ha fatto dispiaceri, senza volerlo questa persona mi viene in mente un pochino i dispiaceri, anche in confuso, ma mi viene in mente il dispiacere. Una persona che mi ha fatto, sa, un benefattore che domani vien qua e ti fa delle beneficenze, nomini quella persona là e senza volerlo senti subito - senza ricordare i particolari - ma senti un "quid" vero che ti fa lieto.

MO12,7 [06-05-1965]

7.Ora nominando "Dio", la parola Dio, dovrebbe riempire l'animo. Ora il nome Dio... ma Dio dovrebbe essere... le meditazioni che ho fatto su Dio che mi ha creato, Dio che alimenta la mia esistenza... Cioè, tutte le meditazione su Dio dovrebbero portare in me una gioia, anche se non le ho presenti in quel momento che dico: Dio! queste meditazioni, ma dovrebbero alimentare la gioia: Dio é Dio! Ma capite, per capire che é Dio noi dobbiamo fermarci a medita re sui vari punti: ex nihilo, dal niente mi ha tratto, mi ha creato, mi ha creato con un'anima immortale; Dio continua ad alimentare la mia vita, Dio mi ha perdonato.
Queste cose qua non le possiamo fare insieme, ognuno di voi le deve fare per conto proprio. Allora capi rete Dio, allora sentirete la parola Dio, e vi dirà qualche cosa che é indescrivibile, che é indescrivibile. quando si dice a uno... "Bertelli, c'è tua mamma da basso", la parola "mamma" per lui suona qualche cosa. Se da tre anni non vede sua mamma: "C'è tua mamma che ti aspetta", tu vedi che, insomma, suona, quella parola: "mamma". La parola "Dio" deve suonare per noi, per noi deve quasi un po' sentire quasi l'infinito, il paradiso. Xé fadiga scriverle ste' robe qua, no Venco? le xé peso dela magnesite. "Dio sta ancora alla base di tutta l'attività della creatura".

MO12,8 [06-05-1965]

8.Dunque alla base dell'esistenza, alla base della vita, alla base non di una base, ma di tutta l'attività di una creatura, di tutta l'attività. Capite le parole? capisci tu? Di tutte le azioni tue, sia giorni di sole, sia giorni di nebbia, sia azioni buone, sia azioni così così, però resta che Dio non puoi escluderlo, non puoi escluderlo. Non si può escludere Dio neanche quando commetti il peccato, perché tu costringi il Signore un pochino a venirti dietro. Don Lino é verò o xé sbaglià? Lo costringi, lo costringi, siccome ti ha lasciato libero, Lui che ti alimenta la vita, che ti dà la vita, che continua a darti la vita, lo tiri vero, lì, a commettere quasi contro se stesso. Sei tu, non Lui che va contro se stesso, ma in fondo... Guardate che é tremendo sapete, eh, ma é meraviglioso anche.
Dio sta alla base di tutta l'attività... Il "vivo ego iam non ego", di san Paolo, eccolo qua, no? dove xé che el gà la sua fonte, eh? Sente di essere unito in Dio. Sta al principio, alla fine, in mezzo delle azioni. "La quale creatura, come non esiste senza Dio, così non può operare se non é intimamente sorretta dal "concursus naturalis Dei". "Tutto ciò é affermato luminosamente dalla Rivelazione e dalla stessa umana ragione. San Paolo infatti cita un poeta pagano quando scrive: "Dio non longe est ab unoquoque nostrum: in ipso enim vivimus, movemur et sumus... ipsius enim et genus sumus. In Ipso vivimus, movemur et sumus". Ah, se potessimo capire ste robe! Ah, Jacobetto... "In Ipso vivimus, movemur et sumus". Non si può affermare in maniera più totalitaria, più profonda, più categorica la nostra dipendenza da Dio.

MO12,9 [06-05-1965]

9.Aggiungiamo ancora che la creatura ha naturalmente in Dio il proprio fine: se é creatura ragionevole tende a conoscerlo, ad amarlo, a possederlo".
La vita della creatura: la creatura che vive in Dio non può che avere questo fine: conoscerlo, amarlo, possederlo. Conoscere Dio: "quod aeternum non est nihil est"; io voglio conoscere Dio, mi interessa conoscere Dio... Ricordate quella volta Perpetua e Agnese, mentre gli altri tentavano el matrimonio clandestino là... Come ha fatto Agnese a tenere ferma Perpetua? Ricordate bene, no? Ha cominciato a tirar fora el vecio moroso de Perpetua, qualcosa del genere, no?, interessava, interessava. E Perpetua: brruumm, la xé cascà dentro come un pero gnoco, la xé cascà dentro, aveva qualcosa che interessava, e intanto gli altri gà tentà.

MO12,10 [06-05-1965]

10.Figlioli, vedete, Dio dovrebbe interessarci, dovrebbe interessarci e tutto quello che riguarda Dio dovrebbe interessarci, e tutte le cose belle che vediamo sopra la terra dovrebbero interessarci in quanto portano un qualche cosa rispecchiato delle perfezioni di Dio. E tutte le cose non belle della terra ci dovrebbero interessare in quanto portano un qualche cosa che non piace al Signore. E allora dovremmo metterci lì, vedere se si può allontanare queste cose che non piacciono al Signore.
"Aggiungiamo ancora che la creatura ha naturalmente in Dio il proprio fine: se é creatura ragionevole tende a conoscerlo, ad amarlo, a possederlo (S. Tommaso). La creatura é dunque una "relatio ad Deum in ordine essendi" e deve diventare una "relatio ad Deum in ordine operandi". Capite sto' latino qua? sì no? Toni, gheto mia capìo? In ordine dell'essere... é in relazione a Dio e adesso deve la creatura, per sua volontà, deve mettersi anche nelle azioni. Ecco la libertà. "Ma mi non son mia libero!... te sì mia libero?... sì, de cantare, de cantare la gloria di Dio!". Dunque ecco qui, la Madonna e Dio Creatore, queste sono le premesse della meditazione.

MO12,11 [06-05-1965]

11."Tentiamo ora di entrare nell'anima della Madonna per scoprirvi la consapevolezza che Essa aveva del suo rapporto di creatura con Dio. Nell'Immacolata non vi era errore, non vi era annebbiamento di passioni".
In noi può esserci l'errore, può esserci le passioni che annebbiano, no? ma nell'Immacolata non c'è l'errore, non c'è annebbiamento di passioni. "La 'fascinatio fugacitatis' (i bagliori illusori delle bagatelle, delle seduzioni delle cose del mondo) che 'obscurat bona' - queste stupidaggini che oscurano le cose buone - non influiva affatto in Lei. In Lei non vi era ignoranza, che fosse difetto o colpa: solo poteva esservi la 'nescientia' circa le cose che non la riguardavano". Eh beh, chiaro! nescienza sì, ma ignoranza, in Maria, no. "Orbene, circa i rapporti fondamentali che abbiamo con Dio come creature, l'ignoranza non può che essere colpa o difetto. Non dobbiamo poi dimenticare...". Scuseme se é un po' filosofica la meditazione, ma la xé la base per capire tutto quello che vien dopo, no?, per capire certe cose nei riguardi della Madonna. "Non dobbiamo poi dimenticare che la singolare economia di grazia con cui Dio guidava Maria Santissima e le singolarissime grazie e i privilegi mirabili di cui l'aveva dotata. Dobbiamo dunque affermare che la Santissima Vergine aveva vivissimo e profondissimo il senso dei suoi rapporti di creatura con Dio. Ella sentiva l'assoluto dominio di Dio, la sua infinita Maestà e padronanza sulla propria esistenza. Da questa consapevolezza sgorgava un profondo spirito d'adorazione, una vivissima riconoscenza verso Dio, consapevole che tutto ciò che é bene viene da Lui, un'incondizionata sudditanza a Dio, un orientamento cosciente, voluto, lieto, goduto della vita intera, nel suo essere e nella sua attività, verso Dio". Un poema!, non xé mia vero? l'è un poema questo qua, se lo ghì capìo.

MO12,12 [06-05-1965]

12.Dunque, la Madonna sente di essere creatura, e sente che tutto quello che ha ricevuto l'ha ricevuto da Dio, perché in Lei non c'è l'ignoranza, ma capisce che tutto deve essere orientato verso Dio, no? Se mi gò 10.000 franchi in scarsela e so che i xé de Dio e devo consumarli per Iddio, e va bene. Ma se so che gò un milion in scarsela e che l'è de Dio e devo consumarlo per Iddio, se gò un miliardo in scarsela... e più che gò e più sento di essere nelle mani di Dio. Dio ha avuto fiducia di me, mi ha voluto bene, e sento che ho un tesoro di Dio in mano, no?
Ora la Madonna, alta com'è, sublime com’è, ha la scienza di essere una creatura, e tutto quello che ha... allora vien fuori naturale: "Fecit mihi magna qui potens est". Riconosce di aver ricevuto cose grandi, ma che tutto l'ha ricevuto là, e sente il bisogno... rileggo le parole: "Da questa consapevolezza sgorga un profondo spirito d'adorazione". "Signore, ti adoro, Tu mi hai dato queste cose: sei tu il mio Dio". Il senso di adorazione!

MO12,13 [06-05-1965]

13.Quando uno per esempio di voi si accorge di essere intelligente: più si accorge di essere intelligente, più dovrebbe sentire il bisogno di adorare Dio, di adorare Dio. "Signore, quanto sei buono!", e sente il bisogno di sentirsi indegno di questa intelligenza, per paura di usarla male... una vivissima riconoscenza verso Dio, consapevole. No, riconoscenza di dire: "Signore, ti ringrazio sai che mi hai fatto intelligente, perché non son come quel poro stupido a scuola che stamattina gà fatto una brutta figura, o come quel gnoco là che l'è un poro tanghero"... consapevole che tutto ciò che é bene vien da Lui.
E qui comincia. Non soltanto ringrazio e adoro e ringrazio perché so quello che ho ricevuto, ma attenti... una incondizionata sudditanza a Dio. Eh, é qui il punto dove l'uomo invece non vuol saperne, é chiaro? E' questo il punto dolens, il punto della rovina degli uomini, perché? Tante volte si é accecati, ma supponiamo: conoscendo quello che Dio mi ha dato, conoscendo i doni che Lui mi ha messo nelle mie mani, bisogna arrivare a questo: una incondizionata sudditanza a Dio, il quale agisce diretto o attraverso gli altri, o attraverso le circostanze, o attraverso gli uomini che sono magari ignoranti, anche la cattiveria degli uomini può essere strumento...

MO12,14 [06-05-1965]

14.Mi metto incondizionatamente nelle mani di Dio: nelle mani delle circostanze, nelle mani dei miei superiori, incondizionatamente nelle mani di Dio. Varda che é roba tremenda, no?, eppure quanto più una creatura é grande, tanto più si avvicina a Dio e tanto più capisce stè robe qui. E' una necessità filosofica e teologica, no? Non soltanto, ma un orientamento, perché siccome che te te metti in sudditanza de Dio, ma ghe xé anche delle azioni che te si libero de agire ti, no?, cioè te senti la tua libertà, te devi maneggiare la tua libertà, tu ti metti completamente nelle mani di Dio, ma il Signore non ti toglie mica la libertà, perciò tu devi liberamente agire.
Allora, in queste azioni, "un orientamento cosciente, voluto, lieto, goduto della vita intera, nel suo essere e nella sua attività verso Dio". Coscientemente, con gioia volendo, oriento tutta la mia vita, non parte della mia vita, tutta la mia vita verso Dio, tutta la mia vita. E allora ecco san Paolo: "Sia che mangiate, sia che beviate..." tutto verso là. Voialtri ve in ricreazion, ve mangiare, ve far pannelli, ve in gita alla domenica, ve fare un'ora de adorazione, ve mangiare in refettorio o ve in ricreazion o ve studiare, dixemo Messa, ma tutto tutto, dev'essere orientato, tutta la mia attività?

MO12,15 [06-05-1965]

15.La mia attività, coscientemente, volutamente, lietamente, senza scegliere quello gioioso o quello triste, scegliendo tutto: se i me dà una corona bianca e una rossa, tutte e due, tutte e due. Una de spine e una de rose, tutte e due, non importa niente. ecco, volutamente verso Dio, verso Dio.
Ecco, qui adesso ghe sarìa da vedere cosa che ga fatto la Madonna su sto punto qua... "I santi, i martiri in particolare, sentono la presenza e il dominio di Dio sulla propria vita in una maniera dominante. Essi si sentono 'conquistati' da questo 'Divino Presente'". Ecco, mi vorria ca rivassi a questo, tusi: ca ve sentissi conquistati da questo "Divino Presente". I santi, i martiri in particolare, va bene... ghemo da diventare santi. Io ti domando: "Mariano, vuto diventare santo?". Sì, te dixi. Ben varda, se te vui diventar santo devi sentirti conquistato da questo "Divino Presente", e Presente con la lettera maiuscola, eh!..., nell'intimo dell'anima.

MO12,16 [06-05-1965]

16."Nella maniera più perfetta, più profonda, assai più di quanto possiamo immaginare, tale consapevolezza era la luce del pensiero, della volontà, dell'amore, dell'attività, della vita intera di Maria Santissima".
Ecco, la Madonna più di tutte quante le altre creature, più di tutti i santi, sapeva quello che Dio aveva fatto per Lei, sapeva quanto una creatura può capire, no?, aveva capito che Dio aveva fatto cose grandi per Lei, non é stata offuscata per niente questa consapevolezza dal peccato o dall'errore, é chiaro? Quello che Dio ha voluto rivelare é arrivato tutto, non si é fermato a causa del peccato, va bene. E si é messa, e si é messa incondiziona tamente, volendo, lietamente e godendo con tutta la sua attività, con tutte le sue forze, a cercare Dio, a cercare Dio a conoscerlo, amarlo e servirlo. Questa é la strada regia seguita dalla nostra buona mamma. Questa é la strada che, nonostante le nostre deficienze, anche noi dobbiamo cercare di eliminare, di togliere ma appena se accorxemo che gavemo sbaglià strada cercheremo de ritornare sulla strada, dovemo anche noial tri, se volemo raggiungerla in paradiso, seguire. Amen!