1 Intanto presentiamo le nostre congratulazioni al nostro carissimo fratello don Piero, no, che quest'oggi entra giuridicamente nel noviziato, però per noi ha già fatto i voti perpetui... Eh, quando che uno passa de qua, ha già fatto i voti perpetui! Adesso, tutta la trafila, ma... tutta roba giuridica: conclusione è che siamo donati alla stessa causa, siamo qua nella stessa barca per farci santi insieme, dividere insieme gioie e dolori, e per seguire insieme il Signore e salvare anime. Questa è la sostanza. Vero? Questa mattina ho celebrato Messa per lui; penso che anche voi quest'oggi direte qualche preghiera per lui, perché quando che arriva in casa un seme, il seme deve moltiplicarsi dopo, no, affinché lui possa farsi santo, ma possa essere fonte di altri santi ancora.Ed ora un pensierino di meditazione. Guarda, don Piero, di non scandalizzarti, perché la meditazione la facciamo così, proprio in famiglia, proprio, parlando così...Una delle cose che, andando in giro per il mondo, ho cercato di fare è stata questa: vi ricordate, non so se l'ho accennato a voi, comunque a un gruppo di voi l'ho accennato, mi ero ripromesso durante questo periodo, questo mese e mezzo, nelle meditazioni, nei tempi liberi, di studiare un po' una scala, la scala un po' per la direzione spirituale.Cioè a dire, io mi incontro, per esempio, supponiamo che io sia un insegnante di matematica, ipotesi, no, e vien da me uno che dice: "Avrei bisogno di un po' di ripetizioni di matematica". Eh, prima cosa che fa, sì, vediamo un po': non è mica lo stesso che venga uno di III media o uno di II liceo, e anche se uno è di II liceo non è mica lo stesso se devo cominciare da I media per fargli la matematica. Bisogna vedere un po' in che classe è, e vedere un po' a che punto è arrivato. Cioè, prima un pochino fare un po' di esame così, studiandolo un pochino, e capisco che bisogna incominciare a insegnargli la scacchiera, due più due fan quattro, ovvero devo cominciare con l'algebra. Bisogna vedere a che punto è arrivato, no? E poi devo io sapere dove arrivare. La matematica è sempre quella, ma nel metodo di insegnamento, ognuno ha un metodo di insegnamento, no? E allora nel metodo di insegnamento uno sa fare meglio, uno sa fare peggio, ma comunque dobbiamo arrivare là.La santità, l'unione con Dio è una sola, come la matematica. Due più due fan quattro, non c'è niente da fare! Ma ci può essere un metodo per arrivare. Attenti. Allora abbiamo detto così, prima che andassi via: vediamo di trovare un metodo, poi ognuno se lo adatterà per poter prendere in mano l'anima propria prima e poi le altre anime e portarle da nostro Signore. A questo scopo io, e anche Zeno, abbiamo cercato un po' di studiare “La Filotea” di San Francesco di Sales, e a tempo opportuno vedremo di fare un piccolo schema e tirar fuori qualcosa in altra sede, che non sia di meditazione, tratteremo la faccenda.
MO203,2 [16-10-1967]
2 Ma una delle cose sulle quali mi sono fermato, dico non è il caso che tiriamo fuori adesso, tiro fuori quello che riguarda la meditazione, una delle cose sulle quali mi sono soffermato è questo: la meditazione.Voi vi ricordate come per il passato io ho sempre insistito su questo punto: prima della meditazione mettersi in contatto con il Signore. Vi ricordate bene. E ho visto come San Francesco di Sales insiste proprio su questo. Mi pare proprio che sia fatta per noi un pochino “La Filotea”, perché San Francesco di Sales dice: “Io parlo a quelle anime che vivono nel mondo; non a quelle di clausura, ma a quelle che vivono nel mondo, ma che vogliono farsi sante”. Cioè in altre parole vuol dire 'carmeli ambulanti', cerca di fare delle anime contemplative in mezzo all'azione. Siamo proprio in casa nostra! Vedrete che in altra sede tratteremo questo problema; sembrerà proprio che questo santo abbia parlato proprio per noi.Ma attenti, vi dicevo che per il passato ho insistito su questo: la necessità di mettersi in contatto col Signore prima di fare la meditazione. Perché la meditazione per noi è proprio questo incontro con Dio, è il soldato che parla col suo ufficiale o l'ufficiale che parla con l'ufficiale maggiore, no? Io mi incontro col Signore, sto insieme con lui, tratto con lui le questioni mie e sue, sue e mie, gli interessi nostri.Ora San Francesco di Sales, parlando di questo punto della meditazione, che per conto mio è il più importante perché senno altrimenti minacciamo di fare uno studio, di leggere, di leggicchiare, di fare una cosa intellettuale e basta, è importantissimo. Dice lui: “Io consiglio - ha detto - vari modi, per esempio... per mettersi in contatto col Signore”. Uno, per esempio, può mettersi in contatto con Dio pensando all'immensità di Dio o alla potenza di Dio. Un altro può mettersi in contatto con Dio presente dentro di noi, e noi siamo templi dello Spirito santo, perché Dio è dentro di noi; un altro si può mettere in contatto con Dio pensando all'umanità di Dio, cioè Gesù; pensando a Gesù che si trova in cielo e che un giorno sarà il nostro giudice. E un altro invece può rappresentarsi Gesù presente; cioè meglio ancora, se siamo in chiesa, l'abbiamo nel tabernacolo, l'abbiamo presente nell'Eucarestia.Per il passato io, sempre seguendo San Francesco di Sales, vi dicevo anche questo: cerchiamo di avere quasi, quando io dico Gesù, avere un'immagine davanti. Per esempio quando io penso alla mia mamma, vi dicevo, adesso non penso a quando aveva quindici o venti anni, perché non mi ricordo miga di quando aveva vent’anni mia mamma, neanche quindici anni, no? Io non c'ero. Penso a mia mamma quand'era a Grumolo, negli ultimi anni della vita. Non vi pare?
MO203,3 [16-10-1967]
3 Se, per esempio, noi pensiamo adesso a mons. Scalco, non pensate voi a mons. Scalco, neanche tu don Piero, quando aveva quindici vent’anni; pensi a mons. Scalco in seminario, nell'ultimo tempo, quando l'hai visto lì.Pensiamo, supponiamo, a mons. Rodolfi, a una persona amica, che ci è stata vicina: la pensiamo nelle circostanze in cui l'abbiamo conosciuta, siamo vissuti insieme.Specialmente, per esempio, io mia mamma la penso specialmente negli ultimi tempi della vita. Non vi pare?Ora, attenti. Gesù, quando dico Gesù, per me Gesù dovrebbe dirmi qualche cosa. Perciò io dovrei sforzarmi, anche quando lo contemplo nel tabernacolo, quando vado in chiesa, parlo con lui, cioè sforzarmi di vederlo anche un po'... Adesso mica fare del sentimento, no... bisogna vederlo il Signore. E allora ognuno di noi pensa a sua mamma: la vede la sua mamma in casa, la vede in quella data circostanza, no? Ora... pensate, per esempio, ai nostri fratelli che sono in America o Crotone, eccetera: voi li pensate un pochino, li pensate anche fisicamente. E allora non fate mica male pensare Gesù, pensarlo proprio, pensarlo vivo. E allora ognuno di noi, non dobbiamo mica essere tutti inquadrati nello stesso punto. Qualcuno, per esempio, può pensarlo nell'orto degli olivi, qualcuno può pensarlo crocifisso. San Paolo: "Conosco uno, uno solo, Cristo, e questo crocifisso". Un altro più giovane, come voi, potrebbe dire: io preferisco pensarlo nella casa di Nazaret, che lavora, che si sacrifica, che obbedisce alla Madonna, che è preoccupato di fare la volontà del Padre. Un altro può pensarlo là che risuscita i morti o che predica. Uno può pensarlo anche in Paradiso, risuscitato e glorioso che è là che ci attende e che desidera che arriviamo a lui. Comunque, bisogna fermarci qualche volta e rappresentarcelo un pochino facendo qualche meditazione.Per esempio, volete rappresentarvelo crocifisso? Ecco allora che la meditazione settimanale che fate della Via Crucis, perché la Via Crucis è meditazione, no? Voi continuate a ricalcare questo pensiero di Gesù crocifisso. Lo vedete lì proprio che si offre vittima per noi, che si lascia crocifiggere per noi. E allora ecco, se voi nella meditazione che fate nella Via Crucis, negli incontri che avete con Gesù nell'Eucarestia, vi raffigurate il Cristo presente, allora ecco che nella meditazione...Mia mamma. Ecco, mia mamma io la vedo, no? Mio fratello? Zordan? E voi vedete Zordan qui presente. Diciamo per esempio don Piero Martinello, e don Piero Martinello voi lo vedete in segreteria, lo vedete di qua e di là.
MO203,4 [16-10-1967]
4 Gesù, io devo vedere Gesù. "In principio erat Verbum et...". In principio c'era il Verbo, e il Verbo si è fatto carne e abitò in mezzo a noi, ed eccolo crocifisso per noi, per esempio. E io lo vedo là che si distende "factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis". No?Perciò io direi, e insisterei questa mattina, sulla necessità proprio, quando incominciamo la meditazione, di metterci alla presenza del Signore e metterci in contatto col Signore, vederlo il Signore. E questo Gesù che vediamo, io dico Gesù, e dico Gesù in un certo momento della sua vita pubblica o privata, ma se uno dice: "No, io preferisco invece vedere l'immensità di Dio, io preferisco vederlo...", ognuno è libero, qua non vi costringe nessuno.Quello che è necessario è: prima della meditazione mi fermo, perché non divenga la meditazione uno studio, e mi metto in contatto col Signore e parlo col Signore. Che cosa dirò al Signore? Prima di tutto lo saluterò. Per esempio, io personalmente preferisco seguire quella traccia lì: "Mio Dio, io credo, adoro, spero e amo". Un altro può dire: "Io preferisco invece di dire un atto di adorazione". Comunque bisogna passare par de lì, no? Adorare, cioè atto di fede, di adorazione, di ringraziamento..."Signore, ti ringrazio. Guarda quanto bene che mi hai voluto; guarda se io fossi nato...". In America Latina ho detto con Zeno: "Se fossimo nati qui, in mezzo a questa gente, in quella capanna, fossi nato in mezzo a quella povera gente là, messo là, sa...”. Se fossimo nati là! Che cosa abbiamo meritato noi? Che cosa abbiamo dato al Signore perché abbiamo avuto una mamma come l'abbiamo avuto noi? Abbiamo avuto dei sacerdoti vicino? Abbiamo avuto... Un dono di Dio! E come abbiamo corrisposto noi?Ecco, se noi mettiamo questi due punti: un atto di presenza di Dio, di adorazione di Dio e mettiamo subito il contrasto fra quello che ha fatto Dio per noi e le nostre miserie, siamo preparati per la meditazione, no, siamo in atteggiamento proprio per poter trattare con Dio. E allora cominciamo con la verità, a fare la verità.
MO203,5 [16-10-1967]
5 Se non vi dispiace, scusate se ho mangiato fuori dieci minuti adesso, un paio di minuti proviamo a metterci in contatto col Signore. Poi partiamo. Alla mattina quando che vi dico: "Prima di tutto mettiamoci in contatto con Dio", voi avete già capito, partite per conto vostro; stiamo fermi un momentino e poi partiamo.Può darsi che qualche mattino, facendo la meditazione, vi fermiate su questo primo, questo inizio, quando siete da soli, della meditazione, e cominciando a ringraziare il Signore, e a domandare perdono, vi svegliate dopo mezz'ora di meditazione. Dico "svegliate" nel senso spirituale, può darsi qualche altra volta anche nel senso materiale. Pazienza! Dice santa Teresina del Bambin Gesù che i bambini piacciono ai genitori anche quando sono addormentati, no? Può darsi che qualche mattina il Signore voglia vedervi addormentati. Che cosa volete fare? Pazienza! Domandate perdono al Signore e cercate di svegliarvi durante il giorno, con santa semplicità. Ma io vi dico questo: può darsi che qualche mattina stiate facendo la meditazione da soli, e vi perdete un pochino in questo. Cominciate a mettervi alla presenza di Dio, cominciate a ringraziare il Signore, e a un dato momento a domandare perdono per quella volta che avete disgustato il Signore; cominciate a conversare col Signore così delle grazie e dei dispiaceri... e va bene! Più bella meditazione di questa! Vi siete incontrati con Dio, vi siete rianimati spiritualmente, e avanti adesso! Offritela al Signore, non state preoccuparvi. Qualche volta lo Spirito santo può prendervi così.
MO203,6 [16-10-1967]
6 Adesso un pensiero un pochino; vediamo di entrare.Ieri un confratello mi ha dato una consolazione grande. Parlavamo un po' delle missioni, un pochino, così. E mi ha detto una frase che a prima vista sembrerebbe, sa... Dice: "Per me non m'interessa missioni qua o là". In un primo momento sembrerebbe: "Oh...!". "Quello che a me interessa, - dice - ma proprio dico la verità, è di fare la volontà del Signore. Perciò un posto, l'altro, st'altro, per me è lo stesso. Quello che interessa a me è in ogni istante fare la volontà del Signore".Ecco, vedete, fratelli miei, mi pare che la volontà del Signore sia proprio questa: che tutti noi arriviamo a questa disposizione nelle mani di Dio, essere proprio nelle mani di Dio, vorrei dire, morti: “Signore, io voglio fare solo la tua volontà, ma proprio farla completamente la tua volontà!”. A prima vista sembrerebbe quasi di avere in mano quattro pandoli, no? Eccoli là, senza volontà. Mica vero.Ma quale è la volontà di Dio adesso?Una volta dicevamo con Zeno, in terre lontane, guardando tutta questa povera gente, questa gente senza pastore, questa gente senza sacerdoti, questa gente disponibile, e dicevamo: "Guarda, volontà di Dio è che questa gente abbia da credere, che questa gente sia istruita, che questa gente possa avere la fede, no? La volontà del Signore è che tutti gli uomini abbiano a credere, che si faccia una bella famiglia, una grande famiglia di credenti, che queste donne che vediamo qui siano come le nostre buone mamme, questi papà che vediamo siano come i nostri buoni papà, questi ragazzini siano come quelli dell'Immacolata. Come vuole il Signore".Un momentino: il Signore poi, guardando me e voi guardando voi stessi, ha scelto me sacerdote perché io faccia questo. Sicché volontà di Dio è che tutti gli uomini credano, che tutti gli uomini diventino una grande famiglia, la famiglia di Dio, no? Volontà di Dio è che io faccia questo, cioè che io mi consumi interamente, ma consumi tutte le mie proprie doti che lui mi ha dato, no, per fare questo. Sicché la evangelizzazione del mondo si può dire che è tutta opera mia. Allora io desidero solo una cosa: fare la volontà di Dio. Ma Dio vuole che io salvi il mondo.Non so se dico eresie. Don Piero, dico eresie? Speremo di no.Allora attenti: da una parte io riconosco che sono niente, sono un servo inutile, sono una povera creatura; ma dall'altra, io sento che è tutta cosa mia, e perciò devo mettercela tutta.
MO203,7 [16-10-1967]
7 E per venire al pratico, io pensavo così: allora guarda, ci sono adesso da reclutare vocazioni. Bisogna... Oh, qui ci vogliono uomini! E allora io devo, no soltanto pregare, pregare: "Pregate il padrone della messe perché mandi uomini"; questo è indiscusso. Fermo restando tutto quello: cercare anime che soffrono, ammalati che offrono le loro sofferenze... siamo d'accordo: più che è possibile, no?Ma dopo aver fatto questo, resta chiaro che io come uomo devo essere come un industriale, uno che impianta una fabbrica, supponiamo una falegnameria o un'industria qualunque, no? Un uomo cosa fa? Ce la mette tutta, no, per organizzare, per vedere, per fare. Per realizzare il suo sogno umano ce la mette tutta. Ebbene, io per realizzare la ricerca delle vocazioni devo mettercela tutta, come un industriale ce la mette per impiantare la sua fabbrica. Supponiamo uno che vuol fare una fabbrica di automobili, studia tutti i particolari, lui non dice: "Beh, aspetto che vengano giù i disegni dal cielo". No, cerca gli ingegneri, cerca i tecnici, i mezzi, i fondi, il terreno, la fabbrica, cerca... cioè lui organizza la cosa in forma umana.Ora, vedete, anche noi nel caso, per esempio, della ricerca delle vocazioni dobbiamo - e questa è la volontà del Signore, mica scherzi - mettercela tutta, come se dipendesse tutto esclusivamente da noi. Perciò noi dobbiamo ricercare le vocazioni, cioè metterci tutti i mezzi umani per la ricerca delle vocazioni, come fosse tutta opera esclusivamente nostra. Dico eresie, don Vittorio, dico eresie? Siete d'accordo? Tu, maestro dei novizi? Livio? Ecco questo mi pare sia volontà del Signore. Perciò è vero che io devo arrivare... Guardate, devo arrivare a quello che ha detto il confratello ieri sera: "Per me non c'è più niente, io non desidero niente, desidero solo la volontà del Signore". Adesso il Signore mi ha messo in questo posto, e qual'è la volontà del Signore? Ah caro, la volontà del Signore è che salviamo tutto il mondo!
MO203,8 [16-10-1967]
8 E allora incominciamo.Prima parte: preghiera, bisogna mettere al sicuro le spalle, no, preghiera, sacrifici; pregare io, far pregare la gente. Mettiamo le spalle al sicuro.E adesso: ricerca delle vocazioni. E allora qui ce la devo mettere tutta, tutta la organizzazione umana. E cosa fa quell'industriale che vuole impiantare una fabbrica? Va in cerca anche di consiglio, va... che sia mejo quel terreno là? No, quel terreno... che ci sia l'energia elettrica, eccetera, cioè cerca anche consigli umani, no? Anche di persone esperte. E allora qui, magari andare a cercare qualche sacerdote, qualche buon sacerdote, tipo, supponiamo, don Marcello Toniolo, tipo don Antonio Costa... gli amici che abbiamo fuori, no? Non fanno così gli industriali? Cercare consiglio qua e là, in modo da fare un'organizzazione di ricerca più grande che sia possibile.Secondo passo: dobbiamo formare questi uomini, come fossimo noi soli a formarli, sapendo poi che è il Signore che li forma, sapendo che è il Signore che li trasforma, è il Signore che li porta a quel dato punto di santità. Ma noi dobbiamo, vuoi nella formazione spirituale di questi individui come nella formazione tecnica, nella formazione intellettuale, eccetera, mettercela tutta come fosse opera nostra. Noi dobbiamo dire: "Beh, abbiamo raccolto questo elemento che il Signore aveva prescelto, no, lo abbiamo raccolto col nostro lavorio umano”, naturalmente aiutati dalla grazia di Dio. Adesso si tratta di formarlo, naturalmente con la grazia del Signore, formarlo santo e formarlo allora uomo, uomo di Dio, eccetera, come abbiamo detto: formare un uomo di criterio...Una delle cose, per esempio, che abbiamo visto in missione: è necessario che siano uomini di criterio, uomini di buon senso. Guardate che è necessario, sapete, il buon senso, cioè savere un pochino scegliere dall'A alla Z, un buon senso, criterio. E allora il nostro sforzo per farli uomini di criterio, per farli uomini colti, per prepararli, in modo che siano preparati anche sotto la forma umana, intellettuale, eccetera, e sotto la forma della cultura religiosa; prepararli! E qui allora, anche qui quello che abbiamo detto prima: farsi aiutare da elementi esterni, caso mai, se è necessario, no, se non abbiamo sufficienti forze interne... insegnanti, laici, eccetera... trovare ambienti moderni.
MO203,9 [16-10-1967]
9 Vedere anche, per esempio, questi movimenti che ci sono attualmente nella Chiesa, eccetera. Va bene. Scegliamo fior da fiore, quello che c'è di buono, scegliamolo dappertutto. È sbagliato? Quello che c'è di buono scegliamolo. Scusa, sapete chiaramente che non tutto il male è male, e non tutto il bene è bene, no? E va bene, scusatemi: passa l'ape in un fiore, prende quello che c'è di buono. Anche voi quando che andate a raiotare là, tirar via i raioti alla ua, non tirè mia via i pampani, non magnè mia i pampani, ma se ghe xe un raiotelo, lo tirè via, no, quello che c'è di buono si porta via. Perciò anche quando leggete qualche rivista, qualche libro... non leggere là tanto per... No! Leggete per raccogliere: "Questo xe bon! Cosa mi interessa il resto?". Noialtri abbiamo un'idea, abbiamo un programma, perciò quello che c'è di buono mettiamolo via. Potiamolo da quelle che possono essere stupidaggini umane. Qualcuno può dire delle stupidaggini umane: "Libertà... bagoli, eccetera", ma può darsi che ci sia due o tre siarese buone. E quelle tiriamole, mettiamole via, no? Può essere partito da un'idea buona, avere... ed essere andato fuori di strada. Prendiamola quell'idea buona.Non so se esagero nel dire questo. Sonti fuori di strada nel dire questo? Spero di no. Zeno, ti che te si sta... Ghemo qua voci della Gregoriana. State attenti, mi par questo; perciò mettercela tutta nella formazione di questi uomini come tutta fosse opera nostra. Ma proprio mettercela tutta.Terza cosa. Lanciarsi alla conquista delle anime, cioè alla realizzazione della grande famiglia di Dio, no, lanciarsi anche lì come fosse tutta una organizzazione umana. Perché, guardate, si mandano là altri uomini. Eccoli là, a predicare il Vangelo. Non basta mica. Una organizzazione umana non fa mica così.
MO203,10 [16-10-1967]
10 Se, per esempio, domani partissero da Vicenza quattro o cinque uomini e venissero mandati in Brasile, per poter, che so io, sfruttare una montagna di ferro. C'è una montagna che ha il 70% di ferro e una organizzazione vicentina manda là quattro o cinque uomini a sfruttare la montagna. "Andate là e impiantatevi!". Pensate voi, supponiamo Marzotto e Gresele fossero uniti insieme in società per lo sfruttamento di quella montagna. Mandano là un gruppo di tecnici, eccetera, e li lasciano là. Eh, no! Dopo un pochino vanno a vedere, scrivono. Anche lì, se ci sono delle difficoltà... “Beh, vediamo, mandiamo un'altra macchina; abbiamo sbagliato sistema? Vediamo un po' se è il caso di cambiare”. Cioè, in altre parole, danno un'assistenza tecnica, no, a questi uomini che sono là e tengono il collegamento, in modo che si lavora insieme. Poi se c'è un altro gruppo che sfrutta la montagna, invece che in Brasile, in Guatemala e là hanno trovato un altro sistema; allora si cerca di scambiare le esperienze degli uni e degli altri. Se poi è il caso di fare gli altiforni, farli a metà strada in modo che servano a tutti quanti... cioè si cerca di fare una organizzazione umana.Nel campo umano voi capite che le cose sono organizzate. Perché? Anche se andate a vedere per esempio la Fiat, voi vedete che non si fa un'automobile, si parte, si disegna un'automobile e si fa un'automobile. No! Si fa tutto un insieme di disegni e poi si finisce per fare le automobili a catena, no? C'è un'organizzazione per rendere di più.Ora, anche nel campo apostolico noi dobbiamo portare tutti gli elementi che, insomma, è un dono di Dio l'intelligenza che ci ha dato il Signore; e anche qui vedere di organizzarci in modo tale da rendere il massimo possibile, col minimo sforzo. Salvare più anime che è possibile.
MO203,11 [16-10-1967]
11 Ora vedete, questa ricerca delle vocazioni, questa formazione degli uomini e questo lavoro apostolico, ricordatevi, è tutta opera di Dio alla fine, anche se riuscissimo a realizzare che tutti gli uomini fossero una famiglia, la famiglia di Dio, e che tutti fossero in grazia di Dio, e tutti fossero santi. Riuscissimo noi qui a far questo, in fine dovremmo essere capaci di fare quell'atto di verità che è umiltà, che è verità e dire: siamo servi inutili! Riconoscendo che è stata tutta opera di Dio. Dobbiamo proprio essere talmente convinti che è opera di Dio, che Dio si è servito di noi, della nostra pochezza, che se abbiamo fatto qualcosa, lo abbiamo fatto con i doni di Dio, dobbiamo arrivare proprio alla fine e dire: siamo servi inutili! Allora siamo veramente come ha detto il confratello ieri: “Per me, sono nelle mani di Dio, voglio solo fare la volontà di Dio”. Con questi uomini Dio realizza queste cose.Non so se sono fuori di strada. E allora ecco, io direi proprio, anche perché il tempo è passato, diciamo proprio al Signore, adesso concludendo la meditazione con un paio di minuti in silenzio... Diciamolo, ma diciamolo chiamando la Madonna perché ci dia una mano: “Signore, guarda che io voglio fare solo la tua volontà. Tu mi hai dato la vocazione, e vuoi che io lavori con te per salvare il mondo. Ebbene, Signore, sono a tua disposizione, però come uomo ti assicuro che ce la metterò tutta, ce la metterò tutta per... corrompere i miei vicini per portare dentro vocazioni, per cercare le perle preziose dove tu le hai messe; ce la metterò tutta per formare me stesso e per aiutare i miei fratelli a formarsi”.Perciò, ecco la correzione fraterna: quando tu vedi un compagno, un fratello, che ha un difetto, che magari non va bene nella vita apostolica, ecco la necessità, proprio necessità amorosa della correzione fraterna, perché tu senti il bisogno che il tuo fratello sia santo, che si presenti bene.“Signore, te lo prometto. E anche nel campo apostolico, se lo Spirito santo mi suggerirà qualche cosa, Signore, non la terrò dentro di me, la dirò fuori”.Questa è la disposizione che il Signore vuole da ciascuno di noi.