1."L'amore cresce in noi attraverso la preghiera e il risoluto abbandono di noi stessi a Dio, e lo spirito di distacco procede di pari passo".Quando noi parliamo qualche volta di penitenza, vedete, la penitenza non dovrebbe essere la penitenza in se stessa, perché può diventare anche quella una manìa. Deve essere, come dice bene in queste parole che seguono adesso sulla penitenza, dev'essere quasi un distacco naturale da cose che non ci interessano più.Supponiamo, ad un dato momento ci siamo accorti che, in tipografia, Nilo no l'è più lu. Cossa galo quel toso? maestro di tipografia, non l'è più lu. Pare un po' astratto. Te sito accorto, ti Piero che te ve in tipografia qualche volta? Te sito accorto, sì o no? Ah? Te sito accorto che i lavori non vien fatti più proprio con impegno? Tutta quella passione ch'el gaveva prima per il lavoro, per certi... Sì, va ben, lì in fretta el li butta xo... fa perché bisogna farli, ma, ma un po' in fretta. Non te vedi più quella passione. Andate in fondo della cosa, cos'è? Ha la fidanzata, el ga la morosa; ghe xe poco da fare. E allora, senza tante storie, l'amore di là el ga portà via un po' di qua, vero. Chiaro. Prima si era talmente tuffato, aveva sposato solo che i bozzetti e il lavoro, si era talmente tuffato dentro che lavorava anche di notte; e adesso ha messo un po' di equilibrio: si è voltato di là.Vedete, qualcosa di simile dovrebbe accadere anche in noi. Se io amo il Signore non è più un sacrificio, per esempio, rinunciare al divertimento per andare con alcuni amici a parlare del Signore. Il sacrificio che faccio, anche se mi costa, lo faccio per un altro amore. Per esempio, per il giovane che ha lavorato tutta una giornata, prendere la bicicletta e fare venti chilometri per andare trovare la fidanzata, non è un sacrificio. Cioè, c'è il sacrificio fisico, no?, c'è il sacrificio vero e proprio, ma lo fa per amore.Ora, se io ad un dato momento comincio ad amare veramente il Cristo, mi capita questo: che il mio amore verso Gesù Cristo mi porterà certamente a fare volentieri quello che mi costa. Perché? Perché so che piace a Cristo. So che con questa sofferenza posso salvare anime. So che con questa mortificazione posso salvare anime, so che mandando giù questa cosa, che questo piace al mio Gesù; e allora lo faccio perché piace al mio Gesù.
MO78,2[14-06-1966]
2.Se, per esempio, quel giovane che deve andare a trovare la fidanzata alla sera, deve fare venti chilometri, ma sa che alla fidanzata piacerebbe avere un mazzo di garofani, farà altri dieci chilometri in là, poi torna qua, e poi va; giusto, no?, quindi fa venti chilometri di più, anche. Perché? Perché va prendere quello che piace a lei.Ora, se io amo veramente il Signore, durante la giornata prendo volentieri quello che piace a Lui, per darglielo e consegnarglielo quando mi incontro con Lui. E siccome io devo incontrarmi con Lui sempre, perché cammino con Lui, raccolgo per Lui.Per esempio. Portiamo un esempio molto semplice. Ecco là il nostro caro Zeno va a passeggio in montagna con la signora Scarpa. Lui, la signora e la signorina Rosetta; guardate che è una signorina anziana, non abbiate paura, è anti-tentazione; perciò non state a pensare male. Qualcuno l'avrà vista e perciò sa di chi si tratta. Va a passeggio insieme. Andando su, dice la signora Scarpa: "Oh, quanto volentieri troverei un ciclamino. Oh, quanto... Perché quest'anno non ne ho trovato neanche uno. Come mi piacciono i ciclamini. Come sarei felice se potessi avere due-tre ciclamini.". Tu sei sicuro che Zeno, camminando in montagna, continua a guardare, e se c'è con lui anche Fernando continua a guardare de qua e de là; el manda Fernando come che se manda el cagnetto in giro de qua e de là: "Dai; dai; prova qua; prova là". E tu vedi Fernando che corre de qua e de là in cerca di ciclamini. E finché Fernando cerca i ciclamini, te vedi la signora Scarpa tutta contenta: "Oh, non occorre no, rag. Zeno, no padre Zeno, non si disturbi, non occorre", ma però è tutta contenta. E Zeno, più la dise de no, più va in cerca di ciclamini. Finché a un dato momento i trova là uno di quei carciofi là e i ghe lo porta alla signora: "Non ghe xe i ciclamini, ma go tolto su questo", dice Fernando. "Oh, che bello, che bello", scominsia ela, anche se non è un ciclamino, perché ha visto la buona volontà de sto fiolo, che anche questo xe bello. Però ad un dato momento, però, Zeno vede un ciclamino, lo vede lassu distante 500 metri perché ci vede molto bene, e allora manda il suo cagnetto a prenderlo: "Va' a prendere il ciclamino.". "Oh che bello, che bello. Che qua, che là!". Ma anche se non l'è bello, la dise che el xe bello parché la ga visto l'interesse.Questo lo facciamo con la signora Scarpa, questo lo facciamo con le persone. Guai se qualcuno di voi fosse un domani fidanzato... chissà cosa che el faria per la fidanzata. El andaria a Cima Dodici per tore una stella alpina e portarghela, de notte magari!
MO78,3[14-06-1966]
3.Ora questo, noi siamo tanto intelligenti che non lo facciamo con Nostro Signore Gesù Cristo, il quale Gesù è sempre a passeggio con noi tutto il giorno. E sappiamo che a Lui piacciono specialmente le cose che pesano, che pesano, e Lui le domanda, le desidera e ci domanda se per piacere gliene diamo qualcuna per salvare il mondo e noi diciamo di no. E noi andiamo cercando quello che piace a noi.Al ciglio della strada ci sono dei ciclamini che piacciono alla signora Scarpa; a noi interessano invece che i ciclamini, che lei non può prendere su perché non può piegarsi, noi invece andiamo cercando le fragole che sono al di là. "Come avrei volentieri alcuni ciclamini in mano." e "Che bone che xe le fragole!". Eh?, buone? È inconcepibile che, nel galateo umano, noi facessimo così con una persona; eppure lo facciamo, lo faccio io e lo fate voi, con Nostro Signor Gesù Cristo.Figlioli, permettetemi, oggi in questo momento gli uomini stanno subendo una crisi tremenda. Non lo sappiamo come andrà a finire. Dico "gli uomini", non dico i giovani, sapete, dico "gli uomini". Tanto che non crediate che offendo i giovani. Adesso dico i giovani perché ho giovani davanti, se avessi dei vecchi lo direi ai vecchi.Guardate figlioli che questa è la strada, questa è la strada.In ogni modo, siccome c'è la crisi nei giovani fuori, i quali sono preoccupati di conoscere i loro diritti (e vi dico questo perché guardate che non sarete neanche voi immuni da tale pericolo; perché guardate che sta venendo avanti un pericolo enorme), gioventù che ha l'impressione di essere stata abbandonata, di non essere stata valutata convenientemente.Ebbene, guardate, lasciamo stare la gioventù fuori, no?, la gioventù fuori lasciamola stare; a noi la gioventù fuori per il momento non ci interessa. Per il momento. Dico a noi quelli che sono giovani; quelli invece che sono già nel campo apostolico o che hanno da fare con gli stessi, si interesseranno... Ma prima di tutto è meglio che cominciamo a mettere a posto la nostra testa e il nostro cuore. Nella nostra Congregazione, ricordatevi bene nella nostra Congregazione, ve lo dico perché l'ho scritto e non voglio falsificare quello che ho scritto, il rapporto, cioè la posizione dei giovani io penso che debba essere questa, e se per caso non xe giusto, prego i fratelli , giovani e anziani, di dirmelo perché, scusate, è giusto che la mettiamo in posizione giusta."I giovani nella nostra Congregazione hanno il diritto, il diritto e il dovere, diritto e il dovere, di partecipare attivamente in tutta la vita della nostra Congregazione, sentendosi quasi gli unici responsabili dinanzi a Dio e agli uomini. Perciò i loro suggerimenti e la loro opera attiva sono ardentemente desiderati".
MO78,4[14-06-1966]
4.Dico male? Attenti, fioli, perché, vardè, che più di così non se pole mia darghe, no? Se pole darghe più de così ai giovani? Qui nella nostra Casa, voi, ricordatevi, che siete considerati così: "Hanno il diritto e il dovere di partecipare attivamente in tutta la vita della nostra Congregazione".Questo ve lo dico perché voi sentirete gridare a destra e a sinistra: "I giovani non sono considerati. Ma i giovani insomma cosa xeli? E i la ga contro i giovani". Vi dico: non lasciatevi ubriacare da queste cose, perché in coscienza, ve lo dico dopo la Santa Messa, se io sento robe de sto genere, mando via "hic et nunc" quei tali.Qui da noi non è così. E perciò quando dite così, voi insultate chi vi vuol bene. Perché qui da noi, qui da noi, ricordate: i giovani li abbiamo sempre considerati così. E cioè, e ve l'ho detto più di una volta: consideratevi tutti superiori generali. È la frase che ho detto, questa. Perciò non state a dire che non avete... dite che non fate, non che non avete.Perché qui c'è un diritto e un dovere di partecipare attivamente. Avete il diritto di dire una parola, ma anche il dovere di partecipare. Non di: "Mi me ne infischio.".Ghe xe là la tempesta, il temporale che sta venendo su, ghe xe il fieno là sul prato che bisogna pararlo a muci, se no el se bagna tuto: "Ah, no me toca miga a mi.". No signori. Hai il diritto di dire contro il tuo fratello se lascia là il fieno. Se tuo fratello va all'osteria invece de andare a voltare el fen, hai diritto di dire: "No xe mia giusto. El fen xe là, semo tutti de fameja e ghemo da andare a tirar su el fen.". Ma hai anche il dovere: non de imboscarte ti.Invece ecco quello che può capitare, quello che può capitare è questo: che tutti vogliamo avere il diritto di criticare, e non sentiamo il dovere di dire e di partecipare. Ora, figlioli miei, state attenti: avete il diritto sì...Quando la domenica sera vi faccio scrivere là, cos'è questo? Non è mica saltata fuori adesso questa roba qui; perché l'abbiamo sempre fatto questo. Dite chiaro e netto quello che volete sapere, quello che si può fare, le proposte da fare... Signori, qui si è agito sempre così. Guardate che la gioventù, qui dentro, è stata rispettata, perché anche i più giovani che hanno fatto delle proposte concrete... sono state osservate.
MO78,5[14-06-1966]
5.Perché anche l'anno scorso, quando tu, Daniele, hai detto riguardo al campeggio che hai tirato fuori dei sacchi a pelo, che non son stati messi... lavati male, eccetera... lavati, puliti, e messi sotto chiave. Quest'anno un paio di lenzuola per metterle dentro... È vero?Quando sono state fatte delle proposte assennate, anzi... le ho rispettate, non solo, ma ho anzi lodato quelli che le hanno fatte, e ho lodato e fuori dalla porta ho detto: "Guarda che bravo ragazzo che è, che bravo giovane.". E quando ho visto un giovane che si è messo con questo impegno e ci ha messo l'anima, ho cercato di dargli un impegno maggiore ancora. È sbagliato questo? Perché abbiamo dato ai giovani degli impegni che in altre Congregazioni, in altri posti, non darebbero neanche agli anziani qualche volta.Don Guido ne ha l'esperienza, vero don Guido? Abbiamo cercato di dare in mano... Don Piero Martinello lo sa, perché, scusa, era ancora chierico e andava a Roma di qua e di là a trattare... e si vedeva a Roma, non erano mica dei chierici che andava in quei posti là fare quello che faceva lui, pure... Ho sempre mandato gente. Mandiamo perfino i novizi all'estero, vero don Zeno?, a vender case! Non state aver paura che... la personalità...Vi dico soltanto, ricordatevi, che avete dei diritti - ed è giusto - quello di partecipare, perché è una famiglia, e partecipare, non di imporre. Guardate che è diversa la storia, eh? Non di imporre. Però, ho aggiunto: quello che non hanno il diritto di fare è il criticare alla spalle e commettere delle stupidaggini madornali. Eh, questo no, questo non lo concediamo. Concediamo il diritto e il dovere. Attenti alla parola "dovere", eh. Perché se tu hai il diritto di dire una parola, hai il dovere, se vedi una cosa che non va bene, di parlare.Perché dico questo? Ieri sera mi è arrivata una lettera. Alcuni, siccome abbiamo preso una disposizione, una certa disposizione, alcuni hanno scritto una lettera: "Sa, riconosciamo che, forse, la colpa è anche nostra perché avremmo dovuto fare qualcosa di più, perché non succedesse questo, eccetera eccetera". Io vi domando: "Avevate il dovere di farlo? Avevate il diritto e il dovere di farlo?". Io penso di sì. Cosa ne dici, Gabriele? Avevano il diritto di farlo? "Sì". Il dovere? "Come?". Adesso loro dicono: forse la colpa è anche nostra perché non abbiamo fatto. Dunque: fare un'osservazione avevano il diritto di farla? Sì.
MO78,6[14-06-1966]
6.Siccome si discute tanto di diritti e doveri, mettiamoli in chiaro. Adesso tu, per esempio, sei di casa qua e bestemmi in mezzo al cortile. Un tuo compagno ti fa un'osservazione. Tu puoi rispondergli, tu puoi rispondergli: "Pensa par ti.". Lui cosa deve dire? "Signore mio, te sì de casa qua e ho diritto di fare un'osservazione". Intendemose ben... Perciò ha il diritto sì o no di fare osservazione a suo fratello? Va ben... ha anche il dovere. Ecco, se non va a confessarsi, non va a confessarsi allora che ha mancato a un dovere... Io mi domando: quanti di voi si sono confessati, per esempio, di non aver fatto quello di cui mi avete scritto ieri sera? Avete detto giustamente: "La colpa è anche nostra". E va bene. Adesso vi siete accorti che la colpa è anche nostra. Qualcuno privatamente mi ha detto: "Io ho firmato, però ho firmato per convenienza". Perché? "Perché, per il passato ho detto una parola, e tacchete... Cioè in altre parole: avevo il diritto di fare un'osservazione, ho cercato di dire una parola e sono stato schiacciato. Per carità. Ho rinunciato al diritto". Qualcuno è venuto immediatamente a dirmelo. Perché, non l'ho fatto perché è stata fatta sconvenientemente nella forma...Ora, figlioli, state attenti, state attenti, perché vi lasciate ubriacare. Sissignori. Diritti fin che volete, su questo campo qui. Però guardate che se voi riconoscete di avere un diritto, e noi siamo felicissimi che finalmente la gioventù si svegli e capisca di avere sti diritti qua, noi diremo: saremo felicissimi che finalmente la gioventù si svegli e capisca di avere questi doveri qua, capito? Dico male? Finalmente che i giovani capiscano che i xe omini anca lori e non figli di famiglia. Quante volte ci hanno fatto l'accusa che nelle Famiglie religiose i xe fioi de fameja. Ai preti: "I xe fioi de fameja. I consuma i soldi che i no xe sui. Eh, se vede, i dà perché i soldi... i ga i soldi e i fa questo e i fa quello senza interpellare la gente: i fa, i decide e dopo i manda la busta per le case".
MO78,7[14-06-1966]
7.Figlioli, guardate che abbiamo doveri, eh! A ogni diritto corrisponde un dovere, e perciò io non sono a dire: tirate via i diritti per non avere i doveri. No, no... tirateli fuori i diritti. Fuori, fuori, fuori... Però ricordatevi che, tirandoli fuori, la Congregazione andrà avanti se ai diritti corrisponderà il dovere. Non so se ci siamo capiti abbastanza. Abbastanza chiaro, don Guido?(Don Guido: "Forse io cerco di capire la mentalità. Faccio la parte del diavolo... Qualcuno dirà: va bene abbiamo il diritto, ma allora se ogni volta che parliamo ci dicono che quello non è giusto, che quell'altro è sbagliato, che quell'altra è una stupidaggine, eccetera... Mi pare che un altro dovere dei giovani, che appunto è legato pure a un diritto, è anche di credere umilmente che non possono avere tutta l'esperienza che può avere uno che è più anziano, e che quindi bisogna essere, pure in questa democraticità, ci deve essere chi dirige in nome di Dio e che ha la maggiore responsabilità, il quale, in nome di Dio, può dire: 'Beh! Voi avete fatto una proposta, avete fatto un'osservazione, nel pieno vostro diritto; sappiate avere anche la fiducia in chi il Signore ha messo a capo e credere che se quella cosa è stata scartata non è tanto perché l'hai fatta tu invece che l'abbia fatta l'altro; è stato perché realmente non va'. Cioè, ci vuole anche la fiducia, la reciproca fiducia, per dire che il superiore può avere maggiore esperienza e rendersi conto e vedere più lontano".)Cioè, vedi, oltre a questo io direi: partiamo ancora più indietro.Per esempio, siamo in dieci compagni e questi dieci compagni stabilisce un po', beh vediamo un po'. Supponiamo che non ci sia il superiore; dieci compagni: incominciamo con una base proprio umana. E questi dieci compagni stabiliscono insieme di andare a passeggio o per esempio alcuni dicono: 'Andiamo a Cima Dodici', e altri dicono: 'Andiamo al ponte de Roana'. E insomma la maggioranza, si discute fraternamente, in 6 o 7 stabiliscono di andare a Cima Dodici, gli altri si accodano. Però tutto il tempo: "Uffa, varda che roba. Ma se andavimo al Ponte de Roana, ma varda, ma questo, ma quello". E dopo capita un incidente, qualcuno se fa male a Cima Dodici. E queli altri: "Ecco, se andavimo al Ponte de Roana non succedeva mia sto mestiero qua". Questo non è, figlioli miei, virilità. Per il semplice motivo: siamo in dieci, sette sono del parere di andare a Cima Dodici, tre no: basta. Quando si è stabilito di andare a Cima Dodici, tutti dieci devono essere per Cima Dodici. Capiti qualunque incidente, capiti qualunque cosa: basta. Abbiamo stabilito Cima Dodici. Invece non è così; questo anche proprio nel campo umano. È vero o no? Quando in nove stabiliscono una cosa, il decimo non è d'accordo, sta' sicuro che... (siamo ancora in campo civile, siamo ancora nel campo civile!) quel decimo là è facile - e questo lo senti in giro a destra e a sinistra - continuerà sempre a ruminare: "Ecco là... Ma varda...". Sarà sempre un caprone trascinato. Questo nel campo umano.
MO78,8[14-06-1966]
8.Nel campo un pochino più in su, spirituale, bisogna che a un dato momento, siccome siamo per fare la volontà del Signore, abbiamo ceduto a Dio la nostra volontà.Visto da parte del superiore, dico: tu superiore guarda che devi sentire, devi vedere un po', cercare insieme la volontà di Dio, tu superiore. Però, tu ricordati che ti sei offerto al Signore; e perciò se il Signore attraverso il superiore ti conducesse, no nel fosso, ma anche per una strada che secondo te non è quella giusta, basta che non sia peccato, tu hai fatto la volontà di Dio, ti sei immolato. Bisogna che vediamo il soprannaturale in questo punto qui. Chi si trova ancora in campo naturale può dire: "Sentì, vardè che voialtri vantate la vostra virilità e se non fate così cascate invece in una bambinata vera e propria".Ora quello che noi vi diciamo: figlioli, questo qua, ma benissimo, ma avanti, collaboriamo insieme; però, ricordatevi, facciamo da uomini prima. E se siamo in sette, e tre non sono d'accordo, quei tre devono fino in fondo morire con gli altri sette. Nel campo umano. Nel campo spirituale: tu superiore, se non vuoi domani rendere conto a Dio, ma fortemente, senti un pochino, ma ricordatevi che il superiore non è tenuto poi a stare ai sette o a stare ai tre. È tenuto a rispondere... "Ma allora cossa vale che noi diciamo, se lui poi non segue?". Ma, figlioli miei, ma allora neghiamo completamente il soprannaturale. "Ma quello è una testa dura e nol capisse gnente.". E va bene, tu dovevi fare a meno di farti religioso. Nessuno ti ha obbligato. Ma se ti sei immolato, hai detto: "Signore, io metto me stesso in mano a una testa sbusa, perché in questo modo penso di rendere gloria a te". Cavando via il campo soprannaturale, vi dico: “Farsi religiosi è una pazzia". Ma mi son libero... farmi comandare da un altro. Sbaglio?(Don Guido: "Cioè in sostanza, non è che si debba cercare quello che vuole il superiore o quello che vuole la maggioranza, ma quello che vuole il Signore".)È tutto lì. Noi, la parte umana cercheremo di renderla più umana che sia possibile, e perciò voi giovani dovete sentirvi proprio partecipi di tutta la vita, collaborare; e state sicuri che i superiori in tutti modi, in tutte le forme, si sforzeranno e, caso mai, privatamente andate e dite... Bisogna... tutti da buoni fratelli. Ma ricordatevi che, dopo, le risoluzioni bisogna prenderle con le mani giunte, savìo fioli. E quante volte bisognerà prenderle con le mani giunte, quante volte, contro tutti e senza poter dire perché. Contro tutti e senza poter dire perché!
MO78,9[14-06-1966]
9.Per esempio, ieri parlavo con monsignor vescovo di alcune cose. E mi diceva monsignor vescovo, in particolare, che un sacerdote è andato là e gli ha detto: "Eccellenza, ringrazi il Signore che mi ha trattato con bontà così, se no ghe saria arrivà un pacchetto". "Un pacchetto?", el dise. El dise, don Marino Stocchetti, mio compagno di scuola, che el ga abbandonà la parrocchia e l'è andà via; perché il vescovo lo aveva mandato ancora anni fa parroco a Terrossa, e lu no; vole essere parroco, ma a Terrossa no. Ora, farlo neanche apposta, lui ha fatto gli esami ed è stato promosso, ma gli esaminatori dovevano dare al vescovo il parere, no? Anche il vescovo ha le mani legate, perché ghe xe gli esaminatori che devono dare il voto di parere, se quello xe adatto per quel dato posto. E hanno dato voto negativo. Nonostante questo, i ghe ga offerto il posto a Terrossa. "No, voglio una parrocchia in città". Scusa, sito andà prete per scegliere la parrocchia che te vui? Allora te dovevi sposarte, allora te sceglievi la tosa che te vui, ma... Comunque, lasciamo stare.Un bel giorno, visto che il vescovo non ghe dà la parrocchia, parte e va via. Abbandona la diocesi, va a casa sua. Stando al Codice di diritto canonico, il vescovo dovrebbe, “hic et nunc”, sospenderlo "a divinis". Ma ghe vole un decreto, no? Ma dovrebbe sospenderlo “a divinis”. Entro due mesi, se non torna, ammonito: deve sospenderlo “a divinis”, entro due mesi. Passa el tempo, e dise el vescovo: "Mi go sercà de tuto, per vedere un po', se posso trovare una scusa, anche per mettere a posto la mia coscienza (perché ormai i due mesi stava per scoccare) e lu ha risposto picche, no?, che nol vole tornare... E allora forse go trovà el motivo che el stava poco ben, considerarlo un po', cercare... Invece no, mi stando al Codice gaveva el dovere de farlo. E allora go provà a farghe scrivere in forma amorevole, eccetera eccetera, che el ritorna. Lu gaveva domandà de andare a finire con gli emigranti. Bellissima cosa! Mi non go niente in contrario, ma non posso dire: "Scappa via! Mi fasso un po' el... e ghe lasso el permesso"; perché mi non posso, vao contro... anche mi; go anca mi dei doveri. Perciò ghe go mandà a dire che el torna in diocesi; che el vaga dove ch'el vole, Casa del clero, ai Servi, in qualunque parte della diocesi; el staga là un paio di giorni. In qualunque casa, dove ch'el vole, dentro la diocesi, che el vaga un paio de giorni, in modo che ghe sia l'atto di ritorno. Mi alora fasso el decreto e lo autorizzo ad andare dove che el vole.Podeva fare più de così? L'andà sto prete dal vescovo: "Eccellenza, mi ha trattato bene; guardi che se no sarebbe arrivato un pacchetto se nol gavesse fatto così". "Un pacchetto?", ha detto. "La mia veste! Le sarebbe arrivata la mia veste". E comunque el vescovo ga cercà de trattarlo paternamente. Dopo qualche giorno arriva una lettera al vicario generale di insolenze, una pezo dell'altra, contro el vescovo.
MO78,10[14-06-1966]
10.Ora, figlioli miei, me dise el vescovo un'altra roba ancora. Un altro, e mi ha detto il nome e tutto. "Un bel giorno me arriva un pacco; pacchetti de qua e pacchetti de là; me riva un pacco". E apre con delicatezza per vedere che pacco che ghe xe e dentro ghe gera na pistola; e ga scritto: "Gliela mando perché si spari!". Un altro prete, un altro prete! "Ghe la mando perché si spari!".Ora, stè boni, stè boni. Ora supponemo che el vescovo, dinanzi a fatti di questo genere, diga a un tizio: "Senti, fa' il piacere, basta qua; va' a finire in un'altra parte", no? E lo cambia di posto, per esempio, no? Quel tale: "Ecco là el vescovo, ma qua, ma là, eccetera eccetera.". Dunque, per giustificarsi il vescovo dovrebbe tirar fuori tutto.So, per esempio, di un altro sacerdote, che era in un posto qui... Un altro vescovo, un altro vescovo - vardè che ci son nomi, cognomi e tutto, eh - avvisa il vescovo di Vicenza che in una certa casa malfamata della sua diocesi c'è un prete di Vicenza che la frequenta regolarmente. Allora, dai, via... finché se trova chi che l'è questo prete. Il vescovo lo avvicina: "Ma benedetto figliolo". "Ma sì, go sbaglià, qua e là, eccetera.". "Tu capisci che io non posso, dovrei denunciarti al Santo Ufficio, dovrei sospenderti. Non lo faccio. Tu resta qua, però, in coscienza in quel posto non ti posso lasciare". L'altro capisce, ringrazia, eccetera. "Guarda, non lo faccio subito, aspettiamo un momentino, che nessuno sappia niente, in modo che nessuno possa pensar male". In un primo momento questo tizio, scoperto in questo modo, gli sembrava che il vescovo fosse un papà, il quale non ha contestato niente, non ha pubblicato niente... soltanto: aspetta un pochino di tempo, per trovare un pretesto: "Ti do un altro incarico, eccetera, così, perché là non ti posso lasciare". Accetta lui. Quando poi a un dato momento, te sè, passati alcuni mesi, eccetera, allora incomincia a scagliarsi contro il vescovo, ma tremendamente contro il vescovo "che non xe giusto, che questo, che quello!". Il vescovo potrebbe... Basterebbe che lui pubblicasse quello che è successo, no? Ma per carità non lo fa, per amore del figlio non lo fa. Bene, in questi giorni l'ha detto il vescovo a me. Io lo sapevo già, per un'altra strada. Perché a un dato momento un po' di polso della diocesi l'ho in mano. E questo tale adesso continua a dire, e glielo ha detto in faccia, non al vescovo, ma a qualche altro pezzo grosso perché lo riferisca al vescovo e lo ha anche scritto, perciò non può mica... che o il vescovo lo rimette al posto dov'era o se nò lui fa un pacchetto e rimanda la veste al vescovo.
MO78,11[14-06-1966]
11.Ora, figlioli miei, ad un dato momento, un superiore si troverà in molti casi anche di agire, senza rendere conto, un pochino... Lo so anch'io che, vista così alla superficie, può esserci un motivo... Scusate, vista alla superficie: "Ma che testa! Ma perché ha fatto quel cambiamento? Ma perché è successo quel mestiero lì? Ma perché...”.Scusate, se voi negate un po' di fiducia a un superiore, che possa agire salvando la carità... Quando negate, voi mettete in condizioni che il superiore debba dire spifferatamente a tutti: "Faccio questo perché è successo questo". Questo, se capitasse a voi, non avreste piacere che fosse fatto; e perciò la carità proibisce che si faccia anche con gli altri, no? "Alora xe sempre cose immorali.". No, ma pole esserghe delle altre cose che xe anca pezo dell'immoralità, qualche volta. È chiaro?Supponiamo a un dato momento: ghe xe la professoressa Mannino di là, no, che l'è innamorata morta, mettemo de don Guido, toh...Se voi togliete questa parte, cioè l'amore a Cristo e il desiderio di soffrire con Cristo per salvare le anime, figlioli, è meglio che chiudiamo baracca e burattini e torniamo tutti al nostro paesello. Guardate..."L'amore cresce in noi attraverso la preghiera e il risoluto abbandono di noi stessi a Dio, e lo spirito di distacco procede a pari passo. Le rinunce non saranno affatto delle penitenze: saranno il logico distacco dalle cose che non ci interessano più nel nuovo amore trovato".Finché non troverete il nuovo amore è chiaro che vi troverete là a rimpiangere le cipolle d'Egitto: "Ma qua, ma là...". Il malcontento, ricordatevi, rivela il non trovato amore. E quando vedi in una comunità il malcontento, dici subito: “È chiaro segno di una comunità tiepida”.Quando due creature si amano, ma anche in mezzo alle croci, alle difficoltà, al lavoro, le malattie... Quando manca l'amore, anche in mezzo alle ricchezze, anche se c'è il benessere, non è possibile, non è possibile...Non è possibile la vita religiosa, comunitaria nel vero senso della parola. Il Concilio parla di comunità, ed è necessaria la comunità: vivere in fraternità, in comunità, ma ricordatevi, alla base di questa comunità c'è un amore comune, che deve legare. Un desiderio ardente di amare Cristo, e di portare più che si può a Cristo, e dare un contributo di sangue a Cristo, per la salvezza del mondo.E questo, figlioli, torno a quello che ho detto le scorse mattine, si impara solo meditando, meditando, meditando. Se non riuscite a fare un lavoro, se soltanto Cristo lo conoscete scientificamente, questo è impossibile. Si può conoscere Cristo scientificamente e avere il peccato nell'anima, fare sacrilegi e non salvare il mondo. Bisogna Cristo conoscerlo personalmente, ma ricordatevi: Cristo crocifisso!15 giugno 1966