La sera precedente tutti i giovani della Casa dell’Immacolata avevano presentato gli auguri a don Ottorino, manifestandogli affetto e riconoscenza.
Don Ottorino allude all’uccello chiamato in dialetto veneto “scagagnaro”, in italiano “cria”, il più piccolo e l’ultimo della covata.
Don Ottorino presenta con vivacità la scelta di Davide come nuovo re e la sua unzione da parte del profeta Samuele, narrata in 1° Sam 16,1-13. Allo stesso tempo paragona i figli di Isai ad alcuni religiosi e novizi presenti: don Girolamo Venco per la sua alta statura, don Zeno per le sue doti organizzative e per essere ragioniere, Giovanni Battista Battilana per la sua corporatura robusta, e Vittorino Gonnella per il colore rossiccio dei capelli.
MI353,1 [26-05-1971]
1 Anzitutto vi rivolgo una parola di ringraziamento per le preghiere, l'affetto e la comprensione manifestata non solo nella giornata di ieri, ma anche in tutti gli anni che siamo vissuti insieme. Se c'è il detto: «Nessuno è grande dinanzi al suo cameriere», immaginate quando si potrà dire che un padre è grande dinanzi ai propri figli, specialmente al giorno d'oggi! Comunque la vostra bontà è talmente grande che ha saputo comprendere, compatire e, dopo aver buttato via e raschiato la cosiddetta corteccia, cogliere se qualche cosa di buono c'è stato.Ringraziamo insieme il Signore per tutto quello che ci ha dato in questi anni, in questo tempo, e cerchiamo dinanzi al Signore di ricavare un pensiero che possa servirci di nutrimento spirituale per la nostra vita apostolica e per l’unione con Dio.Prendiamo lo spunto da un passo della Sacra Scrittura.Quando il re Saul si è reso indegno della sua missione, il Signore ha invitato il profeta Samuele a recarsi a Betlem, in casa di Isai, per consacrare re un suo figlio. Arrivato Samuele in quella cittadina, alcuni abitanti si sono spaventati ed hanno domandato al profeta: «Qual è il motivo del tuo arrivo?». Lui li ha tranquillizzati dicendo: «Il mio arrivo è pacifico; non abbiate paura. Sono venuto per sacrificare, per adempiere un voto», e si è portato in casa di Isai.È bello osservare nella Sacra Scrittura il modo di pensare del profeta Samuele. Chiamato per consacrare re uno dei figli di Isai, egli vede dinanzi a sé il più vecchio di loro, il primogenito, un bel giovanotto, come il nostro caro don Girolamo Venco, alto, ben fatto, e pensa subito in cuor suo: «Certo, il Signore deve avere scelto questo. Eh, sì! È un bel ragazzo, si presenta bene. Certamente è lui, di sicuro!». Forse sarà stato quello che intonava i salmi. E invece il Signore gli dice: «No, non ho scelto questo». Subito dopo ne vede un altro, forse quello che era addetto all'organizzazione di tutto: un ragioniere o qualcosa del genere. «Eh, no! - lo rassicura il Signore - Non ho scelto quello». Insomma ne vede un altro, un altro ancora, uno ben piantato, grosso come Battista. «No, non ho scelto quello», gli dice il Signore. E così, dopo averne passati in rassegna diversi ed essersi sentito rispondere: «No, no!», Samuele si sarà rivolto al Signore dicendogli: «Signore, chi hai scelto?». C'era a pascolar le pecore un Vittorino, un rosso di capelli. Samuele, dopo aver chiesto ad Isai se aveva altri figlioli ed essersi sentito rispondere da lui: «Beh, ne ho uno nei campi, uno... - nel linguaggio corrente, parlando dei nidi, lo si chiamerebbe con un nome che in chiesa non osiamo pronunciare - ne ho ancora uno», disse: «Fallo venire!». E quello venne, e il Signore suggerì: «Eccolo: ho scelto proprio questo!». Infatti su di lui s'era posato lo sguardo di Dio, era caduta la sua scelta, e su di lui venne versato l'olio dell'unzione regale.DOTI UMANE gratitudine
DIO riconoscenza a...
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
Don Ottorino era nato ad Anconetta di Vicenza, ma si ritiene di Quinto Vicentino perché vi si trasferì con la famiglia quando aveva appena sei anni.
Don Ottorino ritorna all’esempio iniziale quando ha paragonato i figli di Isai a qualche giovane della Casa dell’Immacolata.
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2 Amici, è il Signore che sceglie: ecco la nostra prima riflessione. È Dio che sceglie un uomo per compiere le sue opere. Io vorrei che per prima cosa noi fissassimo questo pensiero: io sono stato scelto da Dio.Forse una delle cose che mi ha sempre impressionato di più durante le mie meditazioni in questi trentun anni di sacerdozio è il pensiero che sono stato scelto da Dio, e non per caso. Non è una lotteria questa della scelta: il Signore non ha scelto per caso i nomi di tutti gli uomini, li ha messi nel suo cappello, ha chiamato un angioletto per estrarre un nome e ne è balzato fuori quello di Ottorino Zanon di Quinto Vicentino. No, non è stata una scelta casuale. Essa fu voluta, prefissata dall’eternità: Dio mi ha scelto fin dall'eternità, anzi mi ha creato per essere prete.Amici, questo pensiero che veramente Dio mi ha chiamato, veramente Dio mi ha voluto, mi deve far riflettere e riempire di meraviglia, come se dicessi: «È stato proprio il Papa a dire che vorrebbe me?», e mi venisse risposto: «Sì, proprio il Papa». Ebbene, proprio Dio ha voluto che io fossi prete. Questo pensiero è certamente consolante, ma deve spingermi anche ad una certa responsabilità. Quando so che è proprio lui che mi ha scelto, io devo fare scattare tutto quello che c'è di meglio dentro di me, perché devo mettere a sua disposizione tutti quei doni che lui mi ha dato.E qui potrebbe sorgere il pericolo di pensare, per esempio, guardando Venco: «Sì, io sono stato scelto da Dio, ma quanto sarebbe bello se fossi alto due metri e mezzo come lui!», oppure vedendo don Zeno: «Che bello sarebbe essere ragioniere come lui!». Riferiamoci, ora, al caso di Samuele e dei figli di Isai. Sarebbe stato pericoloso se il piccolo Davide, appena scelto ed unto re, avesse deciso: «Ecco, io adesso mi faccio tingere i capelli perché voglio averli come il mio fratello maggiore... Io adesso mi metto a cantare come il secondogenito perché certamente, se sarò come lui, piacerò di più al Signore». È questo l'errore nel quale si può incorrere qualche volta.APOSTOLO chiamata
SACERDOZIO prete
DOTI UMANE responsabilità
Il riferimento è a Giorgio De Antoni, esperto in campo musicale e molto abile per suonare.
All’epoca don Matteo Pinton celebrava la Messa domenicale nella parrocchia dei Servi, al centro della città, riscotendo apprezzamento e stima per le sue qualità oratorie.
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3 E vi confesso che tante volte è stata una tentazione anche mia, specialmente nei primi anni di sacerdozio: quanti desideri! «Oh, - pensavo - se anch'io fossi capace di suonare, per esempio, come Giorgio ! Se anch’io fossi capace di cantare come quel mio compagno di scuola, quanto meglio potrei coltivare la “schola cantorum”! Se anch'io fossi capace di predicare, come predica don Matteo nella chiesa dei Servi! Se anch'io...», e via dicendo, quasi invidiando le doti e le capacità migliori degli altri, certamente per il servizio di Dio! Si vorrebbe averle un po' tutte le doti, specialmente quelle che piacciono di più. E invece no, invece no! Il Signore mi ha creato così. Sono stonato? E allora sarò contento di esserlo. Sono intonato? Ce la metterò tutta per cantare, per rendere gloria al Signore anche con la mia voce e il mio canto. Sono stonato? È inutile che io cerchi di intonare una vecchia carcassa con le corde rotte. Perciò offrirò al Signore gli altri doni che egli mi ha dato. Il Signore non può esigere che io sia alto due metri e ottanta, perché mi ha creato così.Il desiderio essere quello che non si è non piace al Signore, il quale vuole che siamo quello che siamo, ma che siamo come ci ha creati lui, togliendo via tutto quello che non è bene e sviluppando quello che egli ci ha dato. Se, per esempio, il Signore mi ha dato una bella voce, devo sviluppare questo dono; se ho la capacità di imparare a suonare per insegnare un domani agli altri a cantare le glorie di Dio, devo farlo. Se ho delle altre capacità, devo svilupparle, non per un capriccio mio, non per una soddisfazione personale, ma per la gloria di Dio, per fare il bene, per la salvezza delle anime e per mettermi a disposizione di Dio con tutto quello che ho.Se si trattasse, supponiamo, di organizzare insieme un determinato lavoro materiale, si chiederebbe ai partecipanti: «Scusate, avete delle zappe, dei badili? ». Uno potrebbe rispondere: «Sì, io ho una zappa, un badile...». «Beh! Porta con te quello che hai». Un altro: «Eh, io... ho una carriola». «Bene, - si direbbe - portiamo via tutto quello di cui disponiamo. Dobbiamo trasportare della terra, perciò portiamo con noi quanto abbiamo di utile».AUTOBIOGRAFIA
APOSTOLO chiamata
CONSACRAZIONE disponibilità
Padre Riccardo Lombardi, gesuita, fu un predicatore eccezionale in Italia, attivamente impegnato nel rinnovamento della società e della Chiesa, specialmente nel periodo di preparazione del Concilio Vaticano II e nella sua applicazione.
Evidentemente quel giorno erano presenti alla Santa Messa di don Ottorino alcune benefattrici ospiti di Casa San Giovanni, fra le quali la donante della casa stessa, signorina Clementina Valeri
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4 Ebbene, io sono chiamato da Dio per andare nel mondo a salvare le anime, perciò devo portare con me tutto quello che possiedo, tutti i doni che Dio mi ha dato, e devo svilupparli. Se ho una bicicletta con la gomma floscia devo gonfiarla, se il suo copertone è rotto devo sostituirlo con uno buono. Io devo sviluppare e pulire quei doni che Dio mi ha dato, senza desiderare i doni degli altri e credere che se io li possedessi la Congregazione sarebbe avviata meglio. No, no!Se io fossi un predicatore come padre Lombardi , una cima di scienziato come qualche professorone, un bravo organizzatore come qualcuno, e potessi far convergere in me, come superiore della Congregazione, tutte le doti migliori degli uomini di cui la Chiesa oggi dispone, non si potrebbe dire che la Congregazione sarebbe andata meglio. Ricordatevelo bene! Perché se fosse stato necessario uno con doti maggiori, e non dico uno di maggiore corrispondenza, per la conduzione della Congregazione, Dio avrebbe creato un uomo con doti maggiori, con lui avrebbe dato inizio alla Congregazione.Voi dovete capire che è la corrispondenza ai doni di Dio e il loro sviluppo quello che conta. Questo sì! Perciò in questi trentun anni di sacerdozio mi pento e mi batto il petto per non aver corrisposto ai doni di Dio. Per questo io dico che se ci fosse un altro al mio posto la Congregazione andrebbe meglio: non un altro con maggiori doti, ma uno che corrispondesse di più ai doni di Dio. Perché se Dio avesse voluto, avesse creduto necessario uno con doti maggiori, lo avrebbe creato.Ognuno di noi ha una missione da svolgere. Voi siete stati chiamati, siete stati scelti da Dio, ma così come siete, con i doni che avete, con le vostre doti. Però, ecco qui il vostro lavoro: fate presto perché i cinquantasei anni arrivano in fretta; non so, poi, i sessanta o i settanta. Ci sono qui presenti delle sorelle che hanno più anni di me, ma penso che anche i loro anni, dopo i cinquantasei, siano passati in fretta; la signorina Valeri potrebbe dire una parola al riguardo. Credo proprio che, anche dopo i cinquantasei, gli anni volino veloci: ad ogni modo vi assicuro che fino ai cinquantasei essi se ne vanno molto e molto in fretta.APOSTOLO chiamata
APOSTOLO salvezza delle anime
CONVERSIONE
CONGREGAZIONE fondatore
DOTI UMANE corrispondenza
CONVERSIONE pentimento
DOTI UMANE
APOSTOLO missione
APOSTOLO chiamata
Il richiamo è alla parabola evangelica dei talenti, narrata da Mt 25,14-30.
Il riferimento è alla parabola evangelica del figliol prodigo narrata da Lc 15,11-32.
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5 E allora vi dico: non perdete tempo, per carità, non perdete tempo; non invidiate i vostri fratelli, non cercate di essere diversi da quello che Dio vi ha creato e non vuole che siate. Cercate invece assolutamente di essere quello che Dio vi vuole e di sviluppare in voi le doti che egli vi ha dato. Perciò noi non dobbiamo andare in cerca da una parte e dall’altra per copiare, per essere in una certa maniera o nell’altra. No, no! Mettetevi dinanzi a Dio e crescete, crescete dinanzi a Dio per essere a sua disposizione.Ecco, dunque, l'ultimo pensiero: io, scelto da Dio, scelto da Dio così come sono, devo essere a sua disposizione. Sta qui il grande segreto della riuscita delle opere apostoliche. Anche se, a un dato momento, non siete proprio come Dio vi vuole perché avete perso tempo, perché avete peccato, siete stati cattivi, ma vi pentite, Dio compirà ugualmente le sue opere: il suo amore saprà supplire anche alla vostra deficienza, compatire e completare. Però vuole che ci sia in noi questa donazione.Se io mi accorgo che ho soltanto cinque talenti o solo tre, a me non deve interessare averne di più. Non dovrei dire: «Se ne avessi cinque e mezzo o tre e mezzo!». Dio me ne ha dati tre? Ebbene, sono contentissimo di essere così. Sono stonato? Sono contento di esserlo e godo perché la nota più bella che io potrò innalzare al Signore sarà una nota stonata perché mi ha creato stonato.Però, se ad un dato momento mi accorgo che, per esempio, invece di tre talenti ne ho soltanto uno perché gli altri due li ho sperperati con la mia cattiveria e incorrispondenza, ancora non devo scoraggiarmi, ma dire: «Sono contento d'avere ricevuto dal Signore tre talenti; mi pento d'essere stato un disgraziato per averne mangiati due in compagnia di amici e con... speriamo non si tratti di prostitute come per il figliol prodigo. Però io sono contento ugualmente perché, Signore, sono a tua disposizione. Mi pento, provo dispiacere, piango su questa mia cattiveria, su questa mia corrotta amministrazione che mi ha fatto perdere due talenti, però, Signore, eccomi qua: mi metto totalmente nelle tue mani, proprio totalmente, con quel talento che mi è rimasto».VOLONTÀ
di DIO
DIO creatore
CONSACRAZIONE disponibilità
APOSTOLO chiamata
CONVERSIONE pentimento
CONSACRAZIONE offerta totale
DIO creatore
Don Ottorino ricorda gli umili inizi nel sottopalco del teatro parrochiale di Araceli, la prima casetta costruita da suo padre, la primitiva Casa dell’Immacolata costruita nell’estremità dell’Istituto San Gaetano, e infine l’attuale Casa dell’Immacolata, sede centrale della Congregazione.
MI353,6 [26-05-1971]
6 E qui vorrei fare un'affermazione: il Signore compie opere più grandi e più meravigliose con colui che, avendo ricevuto cento talenti e conservandone soltanto la centesima parte di uno, si mette totalmente nelle mani di Dio, anziché con chi ha tutti i suoi talenti, perché non ne ha mangiata neanche una briciola, ma non si mette totalmente nelle mani di Dio. Non so se i fratelli sacerdoti sono d'accordo con me. Accontentiamoci dei talenti che Dio ci ha dato; piangiamo quei talenti che più o meno tutti abbiamo consumato o sciupato, ma, con quanto ci resta, mettiamoci totalmente nelle mani di Dio. È questo il segreto!Io preferisco un sacerdote o un diacono che abbia mangiato quasi tutti i talenti che ha ricevuto, ma si mette totalmente nelle mani di Dio, a quello che non ne ha mangiato alcuno, ma non si mette il cento per cento nelle mani di Dio, perché basta essere anche solo un centesimo fuori delle mani di Dio per rovinare tutta la sua opera.È come un po' d'aria che entri in una bottiglia d'aranciata. Prendete le bottiglie d'aranciata che sono nel frigo, apritele e chiudetele, lasciando prima entrare un po' d'aria: dopo qualche giorno voi vedrete una densa muffa coprirne il livello. Perché? È cominciata la corruzione del liquido.Se noi, specialmente in questi momenti in cui il demonio sta lavorando in modo terribile in mezzo ai sacerdoti nella Chiesa di Dio, non ci mettiamo totalmente nelle mani del Signore, guardate che non possiamo compiere le sue opere.E qui vorrei proprio concludere.Convinciamoci che l'Opera che è stata intrapresa sotto un palco trent'anni fa e che ha vissuto, per modo di dire, un po' la storia dei cavoli di don Bosco, - diceva don Bosco che i cavoli, per fare il cuore grosso, devono essere trapiantati - cioè ha vissuto la sua storia dal sottopalco dell'Araceli alla Casetta e di qui alla Casa dell'Immacolata, la quale poi è stata trapiantata dall'estremità di un lato dell'Istituto San Gaetano a questo pezzo di terra; quest'Opera che ha seguito tante vicende, è passata per tante difficoltà ed è stata sempre assistita dalla presenza di Dio e dalla sua grazia; quest'Opera che ha trascorso trent'anni di difficoltà e di storia dura, se volete anche, è un'Opera del Signore: vi si sente la presenza del Signore, ma è tutta un’Opera del Signore.Perciò, amici miei, non spaventiamoci perché siamo in pochi, perché i tempi sono difficili e duri. Al Signore tutto è possibile. Ricordatevi bene che i miracoli della provvidenza, che abbiamo costatato in questa Famiglia, i miracoli strepitosi descritti nel Vangelo, si ripeteranno nel campo spirituale quando voi, partiti di qui, vi troverete nel lavoro apostolico.DIO stile di...
CONSACRAZIONE disponibilità
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
CONSACRAZIONE disponibilità
ESEMPI collaborazione
CROCE Demonio
AUTOBIOGRAFIA Araceli
CONGREGAZIONE storia
CONGREGAZIONE Casetta
PROVVIDENZA
La Comunità dell’Isolotto di Firenze era composta all’epoca da don Pietro De Marchi, don Gabriele Grolla, don Luigi Smiderle e diacono Giovanni Orfano.
Il riferimento è alla discesa dello Spirito Santo nella festa di Pentecoste, narrata in Atti 2,1-4, e alle prime conversioni dopo la predica di San Pietro e alla prima comunità cristiana, sempre in Atti 2,37-48.
MI353,7 [26-05-1971]
7 Quando i nostri cari fratelli dell'Isolotto ci descrivono le meraviglie che il Signore sta compiendo nelle anime di quella parrocchia, mi pare proprio di vedere rinnovarsi la Pentecoste, allorché gli Apostoli, pieni di paura e di spavento, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, si sentirono diversi da quelli di prima, avvertirono la presenza di Dio e videro improvvisamente che la loro parola era accetta in modo meraviglioso dalle anime. Questo si sta verificando all'Isolotto, questo un po’ in tutte le nostre missioni; questo, fratelli, lo constaterete certamente anche voi, lo toccherete con mano in una forma ancora più tangibile.Permettete che anche don Ottorino, una volta tanto, si prenda il lusso di fare una profezia: lo constaterete in un modo ancor più visibile di quello che non l'abbiano constatato i nostri fratelli fino ad oggi. La condizione indispensabile, però, è questa: essere convinti e sempre convinti che siete gli eletti del Signore. Accontentatevi con gioia, ma proprio con gioia, dei doni che il Signore vi ha dato. Non scoraggiatevi se avete sciupato qualche cosa lungo la strada. Mettetevi totalmente nelle mani di Dio e, convinti che l'Opera è del Signore, lasciatevi guidare, giorno per giorno, solo da lui.In questo cammino difficile, pieno di rischi, eroico forse, ci sia maestra, madre e aiuto la nostra buona mamma, la Madonna.PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
DOTI UMANE
CONSACRAZIONE offerta totale
MARIA la nostra buona mamma