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INTERVISTA DI CLAUDIO MINA

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L'intervista è del 5 novembre 1966. Fu fatta nella Casa dell’Immacolata dal dr. Claudio Mina del Movimento dei Focolari, per un servizio sull’Opera e in particolare sul diaconato, da pubblicare sulla rivista “Città nuova”. Claudio Mina era accompagnato dal collaboratore Guglielmo Boselli, mentre don Ottorino era accompagnato da don Guido Massignan e dal chierico Girolamo Venco. L'articolo sulla citata rivista uscì circa un anno dopo, il 25 dicembre 1967. La prima parte dell'intervista non fu registrata, perché don Ottorino non volle. Egli aveva parlato del carisma e della finalità della Congregazione. Poi Claudio Mina ottenne il permesso di registrare, purché avesse restituito il nastro dopo avere scritto l'articolo. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 121’. Introduzione

Frequentemente don Ottorino chiamava “telefonata” una preghiera breve e rapida al Signore.

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1.Quello che più di tutto noi stiamo constatando nella nostra Casa è, a mio avviso, lo spirito dei giovani che abbiamo qui dentro. Noi spesso diciamo che se il Signore ci portasse via tutto, se buttasse all'aria tutti gli edifici, non ci toglierebbe che uno stuzzicadenti di tutto quello che Lui ha fatto. Questo lo diciamo perché non siamo noi a fare, lo possiamo dire chiaramente: sentiamo che non siamo noi.
In un momento come questo in cui ci sono tante deviazioni di spirito, di cui il Santo Padre è tanto preoccupato - basta vedere i suoi discorsi, particolarmente in relazione alla disciplina, all'obbedienza, all’Eucaristia -, noi stiamo constatando che il Signore ci ha mandato delle anime che in un certo senso dobbiamo un po' frenare. Ora se si trattasse di una sola persona diremmo: “Forse è stato un caso”; invece sono tante, sono parecchie vocazioni anche adulte, ragionieri, maestri, che desiderano di darsi interamente al Signore. Stiamo constatando chiaramente la mano di Dio. Mentre il comunismo lavora da una parte, mentre il demonio è organizzato in mille modi, il Signore dice: “No”, e noi con la sua buona mamma, la Madonna, lavoriamo dall'altra parte. Noi ci siamo messi non solo sotto la protezione della Madonna, ma in braccio alla Madonna. La nostra preoccupazione è una sola: fare la volontà di Dio. La nostra spiritualità si esprime così: prima di fare un'azione diamo una telefonata al Signore per vedere che cosa vuole, e dopo averla fatta diamo una nuova telefonata per vedere se abbiamo detto o fatto giusto. Meglio ancora, mentre facciamo qualunque cosa, anche prima di dire una frase, la sottoponiamo a Lui per vedere se dobbiamo dirla o non dirla. Formati così nelle mani di Dio, ad un dato momento abbiamo sentito il bisogno di uscire, di comunicare, e abbiamo detto: “Andiamo dove c'è bisogno e portiamo questo spirito”. 2. L’inizio con un’opera caritativa

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE spiritualità

CHIESA Papa

APOSTOLO vocazione

CONSACRAZIONE

MONDO comunismo

CROCE Demonio

MARIA la nostra buona mamma

PREGHIERA telefonate a Dio

Il testo in corsivo, per tutta l’intervista, indica una domanda o un intervento del dott. Claudio Mina.

Espressione tipica di don Ottorino, con la quale era solito definire i preti autentici, pieni di vita interiore, di zelo apostolico e di spirito di sacrificio.

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2.In un primo momento abbiamo iniziato con un istituto caritativo...
È nato come un istituto caritativo? Abbiamo messo davanti un istituto per orfani, scuole professionali (un istituto ad Asiago ed uno qui a Vicenza) e altre opere simili. Perché? Perché non potevamo noi dire: “Siamo venuti qui a portare una rivoluzione”; non potevamo dire: “Noi stiamo preparando dei preti perché siano preti-preti , perché siano un domani, di esempio”. Non lo potevamo fare, anche per non essere incompresi. Abbiamo pensato di metterci nelle mani di Dio e di lasciarci lavorare da Lui. Come opera esterna ci siamo dedicati agli orfani, ai ragazzi abbandonati, alle scuole professionali e, all'ombra di questo, è sorta la Casa dell’Immacolata, la casa di formazione ove ora ci troviamo: abbiamo cominciato subito, all’ombra delle prime attività. Quella delle dodici verghe di ferro... Quel fatto riguarda l'Istituto San Gaetano. L'istituto degli orfani è iniziato nel 1941. Dinanzi alla cittadinanza un istituto per orfani, per ragazzi abbandonati in tempo di guerra, ha subito acquistato simpatia e ammirazione. Il Signore ci ha mandato le sue croci, perché ci vogliono, sono necessarie, sono come i paracarri della strada: se non ci fossero quelli a segnare la strada noi ci fermeremmo; guai se non ci fossero! Ma all'ombra di quest'opera caritativa si è cominciato subito con un gruppetto di ragazzi con lo scopo di prepararli per essere, un domani, lievito. Appena il gruppetto ha incominciato ad aumentare, nel 1945 l'abbiamo separato dagli altri ragazzi, e nel 1952 l'abbiamo portato fuori, abbiamo cioè fatto un'altra casa per loro. Ci siamo detti: “Per dieci o dodici anni non parliamo; questa casa deve passare inosservata. È importante per noi solo il fatto che ci sia un centinaio di ragazzi che si preparano alla vita religiosa, ma sforzandosi di vivere il Vangelo integralmente, di viverlo secondo il nostro detto "di duemila anni fa e del duemila", nel senso di vivere il Vangelo integralmente, proprio come vuole nostro Signore, però usando i mezzi che oggi la tecnica ci offre, per essere pronti un domani”. 3. Assistenti in vista del diaconato

CONGREGAZIONE storia

FORMAZIONE

VIRTÙ

prudenza

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

PASTORALE

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CROCE

SOCIETÀ

servizi sociali

CARITÀ

amore al prossimo

CONSACRAZIONE vita religiosa

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO apostoli di 2000 anni fa

APOSTOLO apostoli del Duemila

MONDO progresso

DOTI UMANE aggiornamento

Il riferimento è a padre Anastasio Gutiérrez, dei Claretiani, insigne giurista, membro e consultore di varie congregazioni della curia romana. L’incontro con don Ottorino avvenne probabilmente nel gennaio 1958.

“Fratelli”: figura tipica presente ancora in molti ordini e congregazioni religiose. Di solito essi hanno funzioni di secondo piano rispetto ai religiosi sacerdoti.

Il discorso fu pronunciato da Pio XII il 5 ottobre 1957 ai partecipanti al 2° Congresso mondiale per l'apostolato dei laici. Cfr. “La Civiltà Cattolica”, 108 (1957), vol. IV, pp. 182-194. Le parole esatte di Pio XII, alle quali don Ottorino si riferisce, sono: “Noi sappiamo che si pensa attualmente di introdurre un ordine del diaconato concepito come funzione ecclesiastica indipendente dal sacerdozio. L'idea, almeno oggi, non è ancora matura. Se essa un giorno lo divenisse, nulla di ciò che stiamo dicendo cambierebbe all'infuori che questo diaconato prenderebbe posto col sacerdozio nelle distinzioni da noi indicate”.

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3.Naturalmente gli apostoli vengono preparati in due gruppi: sacerdoti e religiosi laici, che noi chiamiamo “assistenti”. Questi religiosi laici assistenti noi li abbiamo preparati in vista del diaconato, partendo ancora dal 1945. Però era una cosa conservata completamente nel cuore, perché pensavamo: verrà giorno in cui noi, una volta preparati, chiederemo al Santo Padre se ci concede per questi il diaconato.
Una diecina di anni fa circa abbiamo avuto l'occasione di incontrarci a Roma con padre Gutiérrez. Questo padre, dopo che ebbe visto il programma di studio e di preparazione dei nostri assistenti, in qualità di collaboratori in pieno del sacerdote, non soltanto come “fratelli” , ma come collaboratori nell'apostolato, disse: “Se continuate con questo spirito, questi giovani potranno avere un domani anche il diaconato, perché c'è una corrente nella Chiesa che tende a ripristinare il diaconato”. Che cosa è successo? È successo poi che il Papa Pio XII, parlando ai giovani di Azione cattolica, ha fatto un discorso in cui ha accennato al diaconato, e ha detto: “Se un domani, - è stato pubblicato in "La Civiltà Cattolica" questo discorso del Papa - se un domani si dovesse ripristinare il diaconato, come sembra...., quelli farebbero parte della gerarchia”. Il Papa, pur facendo una distinzione, ha accennato a questa possibilità. Così abbiamo avuto la conferma che quella corrente di cui parlava Gutiérrez era già conosciuta e aveva un certo appoggio dal Papa.

APOSTOLO

FORMAZIONE

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE assistente

DIACONATO

CHIESA Papa

CONGREGAZIONE storia

AUTOBIOGRAFIA

APOSTOLO apostolato

CHIESA

Pio XII morì il 9 ottobre 1958.

Veniva così chiamata la scuola di formazione culturale e teologica degli “assistenti”.

Giovanni XXIII indisse il Concilio il 25 gennaio 1959. Il primo incontro di don Ottorino con mons. Giuseppe Badini avvenne probabilmente nel 1959 o nel 1960. Si instaurò tra loro una fraterna amicizia, tanto che don Ottorino lo invitò nel 1962 (6-14 agosto) a predicare gli esercizi spirituali ai religiosi e ai futuri novizi della Congregazione

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4.In quale anno avvenne ciò?
Non ricordo l'anno preciso. Deve essere stato pochi anni prima della morte. Allora qui in casa abbiamo incominciato a prendere coraggio e abbiamo detto: “Qui non si tratta soltanto di un desiderio nostro... È il Signore che sta preparandoci”. Avevamo già un programma preciso per i nostri assistenti: V ginnasio, l’anno di noviziato e quattro anni di magistero . Nei quattro anni di magistero hanno ogni giorno mezza giornata di lavoro, per essere un domani maestri di lavoro se fosse necessario una scuola professionale nella parrocchia dove andranno, e poi mezza giornata di scuola e di studio, con due ore alla settimana di filosofia, due di Sacra Scrittura, due di dogmatica, una di diritto, di liturgia, eccetera. Noi li prepariamo così in vista del diaconato. Quando poi Papa Giovanni ha parlato del Concilio, ci siamo incontrati, per caso, con mons. Badini, in treno. Mons. Badini è originario di Treviso ed è insegnante di Sacra Scrittura a Roma. Questo monsignore faceva parte di una delle commissioni preconciliari e così, chiacchierando del più e del meno, è venuto fuori che proprio lui aveva l'incarico di studiare le possibilità o meno della questione del diaconato. E allora siamo entrati un po' in comunicazione fraterna. 4. L’erezione della Congregazione

CONGREGAZIONE storia

VOLONTÀ

di DIO

FORMAZIONE

CONGREGAZIONE assistente

FORMAZIONE lavoro

DOTI UMANE studio

SOCIETÀ

scuola

CHIESA Papa

CHIESA Concilio

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE amici

DIACONATO

L’approvazione dell’Associazione Religiosa Maschile Istituto San Gaetano venne fatta dal vescovo di Vicenza, S.E. mons. Carlo Zinato, in data 27 gennaio 1948.

Del 1961.

P. Ladislao Ravasi, passionista, membro e consultore della Sacra Congregazione per i Religiosi.

Approvate a Roma le Costituzioni, l’erezione della “Pia Società S. Gaetano” in congregazione di diritto diocesano fu fatta dal vescovo di Vicenza, S.E. mons. Carlo Zinato, con la data di Natale, 25 dicembre 1961.

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5.Poco tempo prima che iniziasse il Concilio noi abbiamo presentato le Costituzioni per essere approvati. Noi desideravamo di essere approvati prima del Concilio; prima, nel 1948, eravamo stati approvati come Associazione religiosa, con i voti religiosi, però “ad triennium”, come esperimento Ci siamo detti: “Prima del Concilio è meglio che ci presentiamo alla ribalta”, perché avevamo ormai passato i famosi dieci anni di preparazione degli elementi ed era tempo di presentarci con il nostro colore.
E mi sono presentato, un po' ingenuamente, alla Congregazione dei Religiosi, con tutti i documenti del vescovo e tutto l'occorrente per essere riconosciuti come Congregazione. Si era verso la fine di marzo . Ingenuamente ho chiesto: “Sarà possibile entro la fine dell'anno...? ”. Si sono messi a ridere dicendo: “Per approvare una Congregazione ci vogliono anni!”. Sono andato a Roma alla fine di giugno per vedere a che punto fossero le pratiche, e le pratiche erano ancora ferme. P. Ravasi mi disse: “Adesso le muovo, cercherò di muoverle, ma sappia che in luglio e agosto a Roma non si fa niente; si muoveranno poi in settembre, ma non si illuda: ci vorrà qualche anno per una cosa di questo genere... Una Congregazione religiosa, deve essere vagliata attentamente”. La sera dell'otto settembre, festa della Madonna, mi trovavo fuori dell'edificio della Congregazione dei Religiosi, con la corona in mano; avevo un altro confratello con me e abbiamo cercato di minare un po' le basi a forza di corone. Il giorno dopo mi sono presentato a p. Ravasi, che mi disse: “Senta, mi dica un po': avete la Madonna dalla vostra parte?”. Lui è uscito con queste parole, alle quali ho risposto: “Almeno spero!”. E continuò: “È successa una cosa inaudita? Io ho mosso le carte, sono andato in ferie e sono tornato... ed erano già approvate. Cosa strana! Nei mesi in cui a Roma non si lavora è stato fatto quello che di solito viene fatto in anni”. In conclusione abbiamo avuto l'erezione a Congregazione con la data del giorno di Natale del '61. 5. Il cammino verso l’approvazione del diaconato

CONGREGAZIONE storia

CHIESA Concilio

CONGREGAZIONE Costituzioni

CONSACRAZIONE voti

AUTOBIOGRAFIA

CHIESA Vescovo

CHIESA autorità

CONGREGAZIONE

AUTOBIOGRAFIA viaggi

PREGHIERA rosario

MARIA mediatrice

Mons Vincenzo Fagiolo faceva parte della commissione preconciliare incaricata di trattare anche il problema del diaconato. Don Ottorino s'incontrò con lui la prima volta il 15 febbraio 1962. S. E. mons. Pericle Felici era una delle personalità più in vista nel lavoro preparatorio al Concilio Vaticano II, di cui divenne poi segretario generale.

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6.Approvati come Congregazione, ci siamo presentati a mons. Vincenzo Fagiolo, uno collaboratore di S. E. mons. Felici , e gli abbiamo detto: “Nella nostra Congregazione abbiamo due classi di membri: sacerdoti e assistenti...”. È da tener presente che, nelle nostre costituzioni, avevamo messo tutte le mansioni degli assistenti specificando che dovevano avere un po' gli uffici che avevano i “diaconi” nei primi tempi della Chiesa. Il Santo Ufficio ci ha fatto togliere la parola “diaconi”. Noi invece aspettavamo il momento per dire: “La Congregazione è fatta di sacerdoti e di diaconi”, completamente, e basta. Noi miriamo a questo, quando saremo di diritto pontificio.
Allora abbiamo fatto un passo avanti. A monsignor. Fagiolo abbiamo detto: “Noi abbiamo questa categoria di persone, questi giovani assistenti, che non sentono come loro vocazione il sacerdozio, ma sentono come loro vocazione il lavoro nelle parrocchie a fianco del sacerdote, per poter penetrare in mezzo alla popolazione e lasciar libero il sacerdote di dedicarsi interamente alla santa Messa e alle confessioni. In modo particolare l'assistente dovrebbe penetrare in mezzo ai laici per suscitare in essi quel senso di responsabilità che un laico deve avere, senza sostituirsi a lui, ma per dire: “Tu, caro laico, tu meccanico, devi portare Cristo nell'officina; tu professore, devi portare Cristo nella scuola...”. Corrisponde all’assistente avvicinare i laici nel posto dove vivono e operano, laddove il sacerdote non può arrivare per ragioni di tempo o di convenienza. Questo assistente lo pensiamo a fianco dei laici, ma con una mano all'altare, come diacono”. Quando mons. Fagiolo, ha sentito questo, disse: “È stato lo Spirito Santo a mandarlo qui. Nell'ultima riunione della commissione avevamo scartata completamente la questione dei diaconi, per il motivo che se un domani venissero ammessi i diaconi sposati, sarebbe facile che anche i sacerdoti desiderino altrettanto. Ma non pensavamo che ci fossero delle vocazioni, cioè dei giovani che desiderano andare diaconi senza la prospettiva del sacerdozio, facendo voto di castità. Che cosa succede? Voi ci presentate già della gente con questi requisiti, ergo...”. Noi abbiamo portato il nostro statuto, abbiamo comunicato il numero degli assistenti che avevamo e loro hanno ripreso in mano la questione. Ho avvicinato ripetutamente mons. Fagiolo prima e durante il Concilio, e ricordo che mi disse: “Guardi: se anche non dovesse passare il diaconato, resterà aperta la porta per voi per ottenerlo”. E invece è passato! 6. Il campo di lavoro

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE assistente

CONGREGAZIONE Costituzioni

DIACONATO

CHIESA

SACERDOZIO

PASTORALE

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE collaboratori

APOSTOLO apostolato

SOCIETÀ

DIO Spirito Santo

CONSACRAZIONE castità

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7.Ora, dopo aver visto queste due categorie di persone, sacerdoti e assistenti, che vivono la stessa vita e la stessa spiritualità, che hanno la stessa meta, salvare le anime, portare le anime a nostro Signore, possiamo passare a trattare del campo di lavoro.
In un primo tempo pensavamo, parlo del '42-43, di andare nelle parrocchie, prendere in mano gli oratori parrocchiali, metterci a servizio dei parroci, come vanno a fare per esempio le suore. Don Ricaldone, allora superiore generale dei Salesiani, ci ha detto: “No! Non fate così. Guardate che è un po' pericoloso. Il parroco che vi chiamerà, vi accetterà bene e andrete in un primo tempo d'accordo... dopo cominceranno le invidiuzze per i più svariati motivi: perché confessate di più, per questo, per quello...”. Allora noi, per un po' di tempo, non ci siamo preoccupati del come. Abbiamo badato a preparare gli uomini; poi, una volta preparati i soldati, si sarebbe visto come impiegarli. Lo scopo era chiaro: portare gli uomini ad amare il Signore e a vivere il Vangelo integralmente... poi, per il come, bisognava lasciar fare a Dio. Infatti, ancora prima delle Costituzioni, abbiamo avuto un’idea: “Perché non prendere in mano addirittura le parrocchie? Perché non ci presentiamo come sacerdoti e diaconi, a disposizione dei vescovi che hanno bisogno di clero? Saremmo accolti molto bene, cercando di comportarci con il clero in modo fraterno”. È stato messo in evidenza nelle nostre Costituzioni che i rapporti con il clero diocesano devono essere cordiali e fraterni, che dobbiamo rispettare l'autorità del vescovo e vedere in lui l'anello che ci congiunge al Signore. Però, nessun vescovo e nessun sacerdote vicino potranno impedirci di predicare il Vangelo, di predicarlo con la vita e di predicarlo anche con la semplicità, come conviene secondo il nostro stile, e come lo predicate voi, Focolarini. Nessuno potrà accusarci un domani se dal pulpito o dal confessionale o nelle conferenze ad un dato momento diciamo: “Amici, guardate che siamo fuori di strada!”, perché è il nostro compito sacerdotale. In questo modo pensiamo che il Signore possa servirsi anche di poveri strumenti come siamo noi, per portare un po' di infezione in mezzo agli altri sacerdoti: senza arie, senza niente... Questo lo abbiamo già visto in qualche parrocchia dove siamo.

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE spiritualità

CONGREGAZIONE assistente

SACERDOZIO prete

APOSTOLO salvezza delle anime

PASTORALE parrocchia

APOSTOLO apostolato

PASTORALE parroco

FORMAZIONE

CONGREGAZIONE missione

DIO amore a Dio

PAROLA DI DIO Vangelo

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

CONGREGAZIONE Costituzioni

DIACONATO

CARITÀ

CHIESA Vescovo

APOSTOLO predicazione

VIRTÙ

semplicità

La possibilità di prendere in mano anche qualche seminario era dettata, per don Ottorino, dalla stessa finalità della Congregazione, quella cioè di essere di testimonianza e di aiuto nelle diocesi scarse di clero.

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8.In che data hanno fatto questa decisione di prendere le parrocchie?
Abbiamo deciso di assumere la responsabilità diretta delle parrocchie verso il ’57-’58. Inizialmente, quando siamo partiti, c'era il dubbio se prendere in mano una parrocchia o una istituzione. Il Signore si è fatto vivo e ha detto: “No! Prendete una istituzione”. Il Signore che sapeva che cosa sarebbe successo con la guerra, ha fatto molto bene a orientarci verso una istituzione caritativa per i ragazzi orfani, che è stata come una copertina meravigliosa dinanzi al mondo per essere accolti bene, e che ci ha preparato una strada di simpatia, di amore presso la gente e i sacerdoti, che era necessaria per poter poi, con la buona fama, penetrare. All'ombra di questa istituzione caritativa, scuola professionale, eccetera, siamo andati avanti come Associazione con i voti religiosi, con spirito missionario, sempre aperti al mondo intero. Spirito missionario! Ad un dato momento, però, abbiamo detto: “Adesso come facciamo a lanciarci? Ormai comincia ad avvicinarsi l'ora in cui bisogna partire da qui. Cominciamo a fare istituti professionali? Questo poi no! Perché se facciamo solo degli istituti professionali non ci realizziamo in pieno; si farà qualcosa, ma non quanto si è detto”. Ecco che allora è venuta l'idea... naturalmente è venuta nella preghiera: “Perché non prendiamo in mano la parrocchia?”. Prendendo in mano una parrocchia si potrebbero avvicinare tutte le categorie di persone; avremmo mano libera di lavorare senza che nessuno possa dir niente, inserendoci proprio in una forma giuridica nella Chiesa. Questo era solo il canale... Naturalmente nelle Costituzioni abbiamo messo che per poter meglio realizzare questo spirito, si prenderanno in mano le parrocchie dagli Ordinari del luogo, con la possibilità anche di aprire o di gestire case di formazione. Se infatti un domani ci venissero offerti dei seminari che hanno bisogno di aiuto, come ci sono già stati offerti, allora prendiamo in mano il seminario. 7. Le prime esperienze di lavoro pastorale in Italia

PASTORALE parrocchia

PROVVIDENZA

MONDO

SOCIETÀ

servizi sociali

CONSACRAZIONE voti

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

PREGHIERA

PASTORALE

CHIESA

CONGREGAZIONE Costituzioni

FORMAZIONE case di formazione

L'attività della prima Comunità a Crotone iniziò nel luglio 1963. La Comunità era composta di due preti, don Marcello Rossetto e don Bruno Tibaldo, e tre assistenti, Giuseppe Beccaro, Antonio Zordan, Giuseppe Creazza.

Don Ottorino usa questo linguaggio per parlare dell'attrazione che esercita una vita cristiana autentica, per cui chi ne viene a contatto è invogliato a vivere il Vangelo pure lui. Si ha così una diffusione, una specie di contagio nel bene.

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9.Allora hanno incominciato a prendere in mano un gruppo di parrocchie?
Sì! Abbiamo incominciato dapprima, per farci le ossa, nell'Italia meridionale, a Crotone, vicino a Catanzaro, zona rossa quanto mai. Lì, per esempio, si sono mostrati preziosissimi questi nostri assistenti, futuri diaconi; sono stati quelli che hanno rotto il ghiaccio. Mi dice qualcosa di quelli? A Crotone, per esempio, la zona dove si sono presentati i nostri Religiosi era particolarmente difficile, tanto che dopo neanche due mesi che erano sul posto, il capo cellula comunista, che aveva tanto di stemma sulla porta, si è presentato dai nostri dicendo: “Fate un piacere: ritornate in Italia del Nord perché qui non c'è posto per voi!”. Allora abbiamo cominciato a sfondare con la carità. Perché, e questo è anche lo spirito vostro, è lo spirito del Vangelo, e noi siamo dell’idea che quando il Signore ha detto: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete...” ha voluto darci un po' le credenziali. Lui si è presentato in mezzo agli uomini e diceva: “Affinché crediate, alzati e cammina!”. Noi non facciamo questo; non andiamo al cimitero a risuscitare un morto per dire “Alzati! E adesso credimi perché ho fatto un miracolo...”. In un mondo dove ci si odia, dove c'è l'egoismo, è un miracolo mostrare l'amore, far vedere che ci vogliamo bene tra di noi, pur con caratteri diversi, con nature un po' diverse, mostrare che ci vogliamo bene, suscitare l'incanto di questa carità che regna fra di noi, al punto da far dire alla gente: “Come fanno quelli a volersi bene così?”. Questo lo devono scoprire: lo diciamo sempre che gli altri devono scoprire che noi ci vogliamo bene perché siamo cristiani... Allora, quando si va in un ambiente, noi diciamo sempre che la prima cellula è il gruppo dei Religiosi. Poi vicino ci sarà uno che si domanderà come fanno questi Religiosi a volersi così bene e allora finirà per cascar dentro anche lui... e piano piano creiamo l'infezione.

CONGREGAZIONE storia

PASTORALE parrocchia

MISSIONI

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE assistente

MONDO comunismo

CARITÀ

PAROLA DI DIO Vangelo

GESÙ

incarnazione

MONDO

PECCATO

VIZI

COMUNITÀ

uniti nella diversità

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10.Per esempio, se si tratta di prendere in mano una parrocchia di diecimila anime, non si tratta di agire usando la stampa, ma cominciando dal lievito di una cellula che poi si dilata... caso mai portiamo un'altra cellula da un'altra parte, poi...
Questo dev'essere il metodo! Infatti anche nella nostra Famiglia religiosa non abbiamo cercato il numero, abbiamo cercato la qualità, e abbiamo detto: “Noi nel giro di dieci o di venti anni avremo un numero maggiore, curando la carità”. E ringraziando il Signore abbiamo notato questo. A Crotone, per esempio, i comunisti in un primo tempo ci hanno trattati così. Dopo un po' è successo che una ragazzina si ammalò di dissenteria; a Crotone non avevano mezzi sufficienti per curarla. Uno dei nostri l'ha presa e l'ha portata a Cosenza: 120 Km. di macchina. Fu curata a nostre spese, fu portata a casa e riportata un'altra volta dopo otto giorni all'ospedale. Questo l'ha fatto un nostro sacerdote; altre cose poi le hanno fatte i laici, gli assistenti... Queste cose hanno colpito, per cui ad un dato momento la gente ha cominciato a dire: “Ma questi non sono come gli altri; non sono come gli altri!”. È stato il momento opportuno per gli assistenti di iniziare il loro assalto. Lo hanno incominciato dalle scuole elementari. Si sono detti: “Qui ci sono tante scuole elementari (pensi che a Crotone, 50.000 abitanti, c'era allora una sola parrocchia). Beh, qui noi abbiamo il diritto di fare la lezione di catechismo”. E gli assistenti sono entrati a fare la lezione di catechismo. Si sono incontrati con maestri comunisti e protestanti. In un primo momento ci fu una posizione rigida da una parte. I nostri hanno incominciato con bontà, e così stabilirono un rapporto umanoimprontato a sempliceità. Ad un dato momento l'amicizia diventò così profonda e vera che persino ad un pastore protestante, che era lì nella scuola, arrivarono al punto di dire: “Senta, rispettiamoci a vicenda: io faccio la mia lezione di catechismo, lei mi faccia la cortesia di non turbare le anime di questi ragazzi”. Il pastore ha promesso; quando si è ammalato per quindici giorni, il nostro assistente è andato a trovarlo a casa, proprio con senso di amicizia.

PASTORALE parrocchia

MISSIONI

CONGREGAZIONE

CARITÀ

CONGREGAZIONE spiritualità

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

MONDO comunismo

ESEMPI carità

APOSTOLO testimonianza

CONGREGAZIONE assistente

PASTORALE

SOCIETÀ

scuola

APOSTOLO uomo

VIRTÙ

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11.Scusi, per avere un'idea, quanti assistenti c'erano e quanti sacerdoti?
Tre assistenti e tre sacerdoti. Una delle prime parrocchie? Proprio Crotone è stato il primo esperimento fuori di Vicenza. Allora lì abbiamo detto: “Bene! Perché non si può fare un po' di doposcuola per questi ragazzi?”. Sempre gli assistenti - i sacerdoti non erano ancora entrati in scena, ma erano rimasti solo in chiesa - hanno convinto gli insegnanti e ottenuto il permesso dal provveditore agli studi per usare le scuole, e cominciarono il doposcuola dalle 17 alle 19 per i ragazzini di quarta e quinta elementare. Ogni sera erano due ore: un'ora e mezza di doposcuola e mezz'ora di catechismo. Allora hanno incominciato ad entrare anche i sacerdoti nel doposcuola, in mezzo ai ragazzi. Siccome non c'era più il maestro in quell'ora, i ragazzi erano affidati agli assistenti, e il sacerdote entrava come amico e, siccome di doposcuola ce n'era tanto, se non c'era nessun altro che potesse farlo, si occupava del doposcuola anche lui... Così col doposcuola si incominciarono ad avvicinare le famiglie. “Come fa il ragazzino?”. “Ne siamo veramente contenti”. “Signora, questo è suo figlio?”. “Veramente questo ragazzino fa bene”. “Vorrei sentire tua mamma... posso trovare tua mamma?”. Allora l’assistente ha cominciato ad avvicinare la famiglia perché è naturale che quando si fa del bene al figlio la famiglia si avvicina e viene a ringraziare. Il luogo e il motivo dell'avvicinamento era la scuola; finché, ad un dato momento, si è rotto il ghiaccio in una forma straordinaria. Ad esempio un capo comunista ha detto: “Io ho visto quello che non avrei mai pensato”, e prese la tessera e la stracciò, e aggiunse: “Ho tre bambini ancora da battezzare; fate il piacere, battezzatemeli”. Siamo arrivati proprio a scene evangeliche. Io mi trovavo, per esempio, una mattina in sacrestia e stavo preparandomi per la Messa. Entra una signora che si rivolge al nostro sacerdote, che era lì come parroco, anche se non era ancora stato nominato: “Padre, sono trentasette anni che non mi confesso; mi può confessare, per piacere?”. Alla sera ritorna la stessa signora e dice: “Sono stata felice della confessione che ho fatto questa mattina, ne ho parlato a mio marito e desidererebbe confessarsi pure lui; può venire domani mattina?”. Fatti di questo genere lì sono all'ordine del giorno. Pensi, secondo il nostro sacerdote che è lì come parroco, - questo non può essere detto fuori - prima non veniva assistito nessun ammalato moribondo. Ora, ringraziando il Signore, in una zona di ventimila anime non è mai morto uno senza i sacramenti, finora. Dunque è una grazia!

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

SOCIETÀ

scuola

CONGREGAZIONE assistente

SACERDOZIO prete

MISSIONI

FAMIGLIA

MONDO comunismo

CONVERSIONE

AUTOBIOGRAFIA

PASTORALE parroco

GRAZIA confessione

Era allora vescovo di Crotone S.E. mons. Pietro Raimondi.

La zona era denominata “Fondo Gesù” ed era un complesso di case popolari.

Dal 1964 al 1967 nella Casa dell'Immacolata i giovani aspiranti al sacerdozio e al diaconato, come esperienza di lavoro manuale, costruivano case prefabbricate.

La zona era denominata “San Francesco” a motivo di una cappellina fuori dell'abitato dedicata a San Francesco di Paola.

Propedeutica veniva chiamato, all’epoca, l’anno di preparazione al corso teologico. Lo scopo di quell'anno era, prevalentemente, quello di dare una solida base filosofica.

MI101,12[05-11-1966]

12.Nel primo anno - queste cose sono un po' riservate - abbiamo cercato di fare venire su il vescovo del luogo, che è tanto buono... In Italia settentrionale c'è un movimento parrocchiale molto forte. Allora l’ho invitato qui a vedere come sono organizzate le parrocchie. Quindi l’abbiamo spinto e gli abbiamo detto: “Perché non si potrebbe erigere una parrocchia nella zona in cui i nostri Religiosi lavorano per non lasciare il lavoro così disperso?”. Il vescovo, contentissimo, ha eretto la parrocchia, ha tracciato i confini e ha nominato ufficialmente un nostro Religioso come parroco.
L'anno seguente si fece una convenzione regolare e la parrocchia fu affidata alla Congregazione. C'era una sola chiesa, e due centri di cinquemila anime abbastanza lontani da questa chiesa. Perché non fare qualcosa anche per questi? Allora nella prima zona abbiamo costruito un asilo e una chiesa prefabbricati, quasi tutto a nostre spese. Così è sorto un asilo per centocinquanta bambini e una chiesa contenente circa quattrocento persone, ove la domenica vi si celebrano tre o quattro Messe. L'asilo è in mano a personale locale femminile ed è proprietà della parrocchia, sia per l’amministrazione e le spese. Nell'altra zona , L'INA-Case aveva ottocentocinquanta milioni da spendere per fare delle altre case, degli altri fabbricati. Allora abbiamo manifestato al Comune la nostra intenzione di costruire una chiesa e un centro giovanile per quel quartiere e abbiamo chiesto all’ingegnere capo del Comune di fare il progetto. La nostra proposta fu accolta favorevolmente, tanto che in quella zona di grande sviluppo - c'erano già 5000 anime e adesso ce ne saranno altre 3000 circa - , la chiesa e il centro giovanile sono stati previsti in posizione centrale rispetto alle case. Con il vescovo poi abbiamo detto: “Eccellenza, ci sarebbe un pezzo di terreno che sarebbe ideale per la chiesa. Le facciamo questa proposta: noi come Istituto comperiamo 4.000 metri per il centro giovanile, e 2.000 potrebbe prenderli lei per la chiesa”. Così abbiamo speso sedici milioni noi da Vicenza e otto li ha spesi il vescovo, chiedendo subito il contributo dello Stato per le opere parrocchiali. Ora ha già il contributo di ventiquattro milioni per la canonica e di cinquanta per la chiesa, che è già in via di costruzione. E così abbiamo messo a posto una cosa e l'altra, con la bontà, senza tante storie, senza tante arie, senza niente... Lo scopo è uno solo: non interessa che l'onore sia mio o tuo; l'onore è di Cristo, interessa questo e basta! Noi abbiamo visto preziosissima l'opera dell'assistente. Gli assistenti sono quelli che spezzano le muraglie, quelli che penetrano dove il sacerdote non potrebbe certamente penetrare. Un assistente può andare in un bar a prendere un caffè, può mettersi a parlare e a discutere; può, piano piano, intavolare quella conversazione, quel dialogo che forse il sacerdote non riuscirebbe a fare, e questo perché ci sono, dei preconcetti... Ecco perché i nostri assistenti devono vivere lo stesso identico ideale dei sacerdoti, la stessa sete di anime. Noi abbiamo avuto questa esperienza meravigliosa: qualche giovane che è arrivato in propedeutica dopo il corso liceale dice: “Io preferisco diventare assistente, perché c’è da soffrire di più!”.

CONGREGAZIONE storia

CHIESA Vescovo

PASTORALE

PASTORALE parrocchia

APOSTOLO apostolato

PASTORALE parroco

CONGREGAZIONE

MISSIONI

SOCIETÀ

servizi sociali

VIRTÙ

semplicità

CONGREGAZIONE assistente

APOSTOLO vocazione

APOSTOLO salvezza delle anime

SACERDOZIO prete

APOSTOLO ideale

Questi tre Religiosi, Livio Adessa, Giovanni Orfano e Natalino Peserico, frequentarono il corso regolare di teologia nel seminario diocesano tra il 1966 e il 1970. Soltanto Giovanni Orfano lo interruppe nel 1969 per andare nella Comunità all'Isolotto di Firenze.

Allora i chierici, considerati tali fin dall'inizio degli studi telogici, portavano abitualmente la veste talare.

Il 6 dicembre 1965. Il sacerdote inviato a Monterotondo fu don Flavio Campi.

Il 28 agosto 1966, quindi due mesi circa prima della presente intervista.

Il card. Giuseppe Ferretto aveva il titolo della diocesi suburbicaria di Sabina e Poggio Mirteto, ma il vescovo residenziale, dal 1962, era S.E.mons. Marco Caliaro.

MI101,13[05-11-1966]

13.Una vocazione?
Una vocazione! Le dico di più: noi abbiamo tre Religiosi in seminario che fanno la teologia regolare e intendono restare assistenti. Piace questa situazione? Sì, perbacco! Laici, per modo di dire... Sono dei giovanotti; erano già assistenti, avevano fatto i loro studi, e come assistenti hanno incominciato la loro teologia regolare. In mezzo agli altri, vestiti da preti, loro sono vestiti in borghese. In seminario, scherzando, li definiscono “i laici al Concilio”. È una vocazione particolare. Ecco, allora noi abbiamo tentato prima di tutto nell'Italia meridionale e poi anche vicino a Roma, per avere un punto d'appoggio per i nostri giovani che studiano nelle università romane e anche per il nostro procuratore presso la Santa Sede. Così abbiamo una parrocchia a Monterotondo. Questa cittadina non è in diocesi di Roma, è solo in provincia di Roma: la diocesi è quella di Sabina e Poggio Mirteto. Ma è a due passi da Roma e fra non molto tempo, forse, sarà anche diocesi di Roma. Lì, per esempio, si è cominciato da poco e si è iniziato così. Abbiamo mandato un sacerdote, il futuro parroco, nel dicembre scorso, presso la parrocchia del duomo per aiutare il monsignore che è lì e intanto prendere visione della situazione. La nuova parrocchia l'abbiamo presa in mano in agosto. Nel frattempo sono state fabbricate la chiesa e la canonica, e si è predisposto l'ambiente. Il sacerdote, infatti, è andato a benedire le case, a Pasqua, in tutta la zona che sarebbe stata la sua parrocchia, ha avvicinato persone... Quando poi è entrato in sede come parroco era già conosciuto; andare in una zona nuova e dire immediatamente: “Faccio il parroco”, e magari sbagliare tattica, è uno sbaglio con gravi conseguenze. Il cardinal Ferretto ha consacrato la chiesa alla fine di agosto, e anche qui è successo qualcosa di meraviglioso. Il capocellula comunista, abitante vicino alla chiesa, ha cominciato ad offrirsi per fare alcuni servizi. La sera prima della consacrazione della chiesa - io ero presente - c'era una trentina di donne che facevano pulizia alla chiesa con in testa la moglie del capocellula, il quale scherzava dicendo: “Se mi vedesse il monsignore lassù e se sapesse che qui ci sono più di venti comunisti che stanno lavorando...”.

CONGREGAZIONE storia

APOSTOLO vocazione

CONGREGAZIONE assistente

CHIESA Concilio

DOTI UMANE studio

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

SACERDOZIO prete

PASTORALE parroco

MONDO comunismo

L'assistente era Mario Zorzi, il chierico che studiava a Roma era Giorgio Girolimetto. Don Ottorino usa qui il termine “assistente” pensando all'assistente ecclesiastico, cioè all'animatore religioso di vari gruppi cristiani. Don Ottorino lo spiega più avanti.

Nel testo registrato si ascoltano durante questa precisazione di don Ottorino varie voci sovrapposte.

L'Istituto San Gaetano di Asiago, presso il Tiro a segno, prolungamento dell’Istituto di Vicenza per i ragazzi della scuola media, fu inaugurato il 4 ottobre 1958.

MI101,14[05-11-1966]

14.Quanti assistenti c'erano?
Lì c'è un solo assistente, però si è appena incominciato. Adesso sono due sacerdoti e un assistente. C'è anche un chierico che studia a Roma, e così praticamente è come se ci fossero due assistenti. Il giorno della consacrazione della chiesa, per interessamento del capocellula, già alle sei della mattina c'era un'autobotte per bagnare il piazzale perché non ci fosse polvere. In chiesa lui non veniva; però, dopo otto giorni, andato nel palazzo comunale, che una volta era il palazzo del cardinale, e trovata in cantina una pila dell'acqua santa dell'antica cappella, l'ha portata per metterla nella nostra chiesa. La sera della consacrazione della chiesa, siccome lui si era prestato per tutte queste cose, il nostro parroco lo prese a braccetto, invitandolo alla cena offerta per quelli della banda musicale dal presidente del comitato organizzatore dei festeggiamenti, dicendo: “Viene anche lei alla cena?”, e lui ha risposto: “Come faccio a venire io?”. “Per tutto quello che ha fatto per la parrocchia - disse il parroco - che cosa posso fare io per lei?”. “Mi aiuti a salvarmi l'anima!”, fu la risposta, e andò a cena pure lui. Ecco, è possibile prenderli così in una forma fraterna, piano piano, sapendo dove si deve arrivare, senza discussioni di politica, senza tante cose complicate. Pensi che con questa tattica lo stesso sindaco comunista di Monterotondo ha stabilito un certo rapporto, fino ad arrivare al punto di lasciarsi sfuggire qualche frase un po' religiosa... Ed è rimasto anche lui tre ore in chiesa, il giorno della consacrazione. La tattica è quella che usate voi, Focolarini; non c’è nulla di straordinario. Ma loro hanno la sfumatura di essere l'équipe sacerdote e laico, fusi, con il ponte già collegato. Ecco, noi abbiamo questo: sacerdote e diacono, che è tutt'uno. Questo è interessante. Il diacono è il “trait d’union” tra sacerdote e laici... Sì. Oltre a quella, hanno altre parrocchie? Finora no. Adesso apriamo una missione. Siamo partiti dall'idea di non cedere alla tentazione di lanciarci in fretta, di allargarci troppo, prima di aver formato gli uomini. E allora abbiamo cominciato con un Istituto ad Asiago per i ragazzi , facendo in modo che contemporaneamente i sacerdoti andassero ad aiutare nelle parrocchie. A me interessava che i sacerdoti si facessero un po' le ossa nelle parrocchie...

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE assistente

SACERDOZIO prete

ESEMPI apostolo

PASTORALE parroco

PASTORALE parrocchia

CONVERSIONE

CARITÀ

MONDO comunismo

MISSIONI

ll fatto cui don Ottorino accenna avvenne nel 1966.

Don Ottorino aveva già avuto molte offerte per prendere in mano Istituti e richieste per varie opere, ma aveva preferito rinunciare anche ai possibili vantaggi, per dedicarsi prima alla formazione dei Religiosi, in un progetto di diffusione più umile ma più incisivo. Se avesse lanciato i Religiosi non ancora ben formati, si sarebbero facilmente rotte le ossa.

MI101,15[05-11-1966]

15.Hanno mantenuto gli istituti precedenti ?
Sì: abbiamo qui a Vicenza un istituto professionale con centotrenta ragazzi interni, e ne abbiamo uno ad Asiago con centodieci ragazzi orfani, con le scuole medie. Poi, dopo le medie, vengono a Vicenza, nell'istituto professionale, con scuole di tipografia, meccanica, ecc... Stampiamo il settimanale della diocesi, libri... I laboratori insomma sono organizzati molto bene... Poi abbiamo l'Istituto “F. Rodolfi” con duecentosessanta ragazzi: scuole medie e professionali per esterni, in regime di semiconvitto. In questo modo abbiamo potuto mettere i nostri sacerdoti in mezzo ai giovani, perché si facessero un po' le ossa, ma nello stesso tempo, pur lavorando tra i giovani, aiutassero nelle parrocchie per abituarsi alla vita pastorale. E i nostri assistenti, dovevano abituarsi alle scuole professionali e al lavoro in mezzo ai giovani. Poi abbiamo fatto un secondo passo: abbiamo cominciato a mandar fuori i sacerdoti di più, sempre mantenendo vivi questi tre istituti, l’Istituto San Gaetano di Vicenza, l’Istituto San Gaetano di Asiago e la scuola professionale Rodolfi, oltre la casa di formazione. Abbiamo cominciato a mandar fuori questi sacerdoti, sempre qui a Vicenza, ad aiutare nelle parrocchie e per sciogliere qualche caso particolare. C'era, per esempio, un certo dissidio tra il vescovo e un parroco: allora ci siamo sentiti in obbligo di rispondere alla richiesta di aiuto con un sacerdote che si mettesse in mezzo per facilitare i rapporti, perché il vescovo non voleva dare a quella parrocchia un cappellano Ci interessa sistemare qualche caso particolare, disposti anche a lasciar fuori qualche sacerdote per cinque o sei mesi per sanare situazioni particolari. Così questi, che già da qualche anno andavano al sabato e alla domenica a far pratica pastorale, venivano richiesti. Il vescovo mi pregava quando c’era una situazione da mettere a posto: “Vedi un po’ se c’è...”. In questo modo abbiamo maturato gli uomini. Fatti questi uomini, abbiamo detto: “Adesso siamo pronti per lanciarci”. Allora, tre anni fa siamo andati a Crotone. Vede, noi potevamo lanciarci molti anni prima, ma poi avremmo dovuto girare per mettere a posto le ossa a chi se le sarebbe rotte. Abbiamo preferito, in un primo tempo, lavorare qui, nella zona. Poi abbiamo cominciato a Crotone, l'anno scorso a Roma, e adesso stiamo incominciando con tre missioni in America Latina.. 8. Le missioni in America Latina e il compito del diacono

CONGREGAZIONE storia

FORMAZIONE case di formazione

PASTORALE giovani

PASTORALE

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

PASTORALE parrocchia

CHIESA Vescovo

PASTORALE parroco

APOSTOLO uomo

VIRTÙ

sapienza

MISSIONI

CONGREGAZIONE missione

S.E. mons Costantino Luna, francescano, vescovo dal 1955 della diocesi di Zacapa, in Guatemala. Nel 1960 conobbe la Congregazione e venne più volte a Vicenza nella Casa dell'Immacolata.

La prima Comunità in effetti partì da Roma il 24 novembre 1966, ed era composta dai sacerdoti don Gianni Rizzi, don Ugo Caldini, e dagli assistenti Lino Ceolato e Severino Stefani.

MI101,16[05-11-1966]

16.Sono già partiti?
Prima siamo andati noi, don Aldo e io, a fare un giro, quest'anno in febbraio e marzo. Siamo stati in Guatemala, a Zacapa, perché lì c'è un vescovo vicentino, mons. Costantino Luna. È qui di Recoaro, francescano, e già dal 1960 viene a trovarci nella nostra casa: siamo legatissimi nello spirito, fratelli nel vero senso della parola. Ha una diocesi di 500.000 anime. Vicino a Zacapa, i nostri prenderanno in mano una parrocchia, adesso in novembre. Sono due sacerdoti e due assistenti, che partono con un piano ben stabilito. Sul piano religioso abbiamo là delle anime veramente sitibonde di Dio, però mancano gli apostoli. Sul piano economico poi c'è una terra che potrebbe dare oro, ma non è coltivata. Manca un po' l'iniziativa! Allora abbiamo detto: cominciamo con una scuola professionale agraria, per la quale abbiamo già comperato il terreno e prestabilito un certo piano, e con un po' di falegnameria, anche se rudimentale. Sarebbe infatti inutile ora preparare dei meccanici, che poi, non essendoci officine, non troverebbero nessuna possibilità di occupazione. Convinciamo questa povera gente che la terra potrebbe dar loro da mangiare, ma prima ha bisogno di una buona irrigazione con cui si potrebbero fare fino a tre o quattro stagioni di raccolto all'anno... Bisogna quindi cominciare con i pozzi. Abbiamo già stabilito di farli. Ecco questo è il lavoro che faremo e che stiamo già avviando... Le cose più pratiche le fanno gli assistenti? Sì, gli assistenti. Essi naturalmente faranno anche catechismo in chiesa e faranno da diaconi. Mons. Luna vorrebbe ordinarli diaconi già prima di Pasqua. Scusi, può essere sicuro? Questi, al novanta per cento, per Pasqua saranno diaconi... Sarà fra un anno, ma certo saranno diaconi.

CONGREGAZIONE storia

AUTOBIOGRAFIA viaggi

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE amici

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE assistente

SACERDOZIO prete

APOSTOLO

SOCIETÀ

servizi sociali

DIACONATO

Allusione a Atti 6,4: i Dodici pensano di dedicarsi completamente al servizio della parola e alla preghiera.

MI101,17[05-11-1966]

17.Però diaconi che scavano i pozzi! Cosa che non può fare il sacerdote...
Potrebbe farlo, ma non è il caso che lo faccia. Ci sono delle cose, per conto mio, che forse spieghiamo meglio con carta e matita: facciamo uno schiribizzo, così... Ecco, il sacerdote: quali sono le mansioni sacerdotali? Io direi, mettendo un po' alla buona: predicare e amministrare i sacramenti, poi pregare - la preghiera la mettiamo qui in mezzo perché deve illuminare tutto - e poi la direzione e animazione di opere caritative, sociali, e penetrazione nei vari ambienti... La presentazione non è ben studiata, ma si può studiarla. Ora il sacerdote in genere va fino in fondo, mentre gli Apostoli si sono fermati dicendo: “Noi fermiamoci qui...”, e si sono fermati ad un certo punto Da parte sua il laico potrà arrivare fino ad un certo punto, mettiamo fino a qui; ma rimane in mezzo lo spazio per chi deve essere l'animatore della carità: non solo per amministrare i sacramenti e neppure per sostituirsi ai laici. In pratica corrisponde al sacerdote celebrare l'Eucaristia e il sacramento della Penitenza; può essere comune del sacerdote e del diacono predicare e amministrare gli altri sacramenti; ma per l'animazione delle opere caritative e sociali è preferibile che sia il diacono, il quale dev'essere proprio lo spiritualizzatore, colui che suscita nei laici... vorrei dire lo spirito sacro della realtà. Poi, la penetrazione è propria del laico... Quindi la parte propria del diacono è quella dell'animazione, mentre quella propria del laico è la penetrazione: a ognuno il suo compito. Che cosa le pare? Noi abbiamo un nostro compagno, sposato, che diventerà direttore a Buenos Aires di una scuola per diaconi sposati... Allora la prima missione è in Guatemala, a...? A Zacapa. Possiamo darle l'ultimo numero del giornale diocesano “La voce dei Berici”: lì c'è tutto, ci sono scritti tutti i particolari... Poi c'è la seconda missione in Argentina, nel Chaco. La differenza tra le due missioni è questa: a Zacapa abbiamo la povertà, proprio una zona di poveri. Dove noi andremo, molti abitanti sono discendenti di pirati, pirati del mare che ad un dato momento si sono insediati nella zona. Però anche lì ci deve essere qualcosa, perché ho sentito i ragazzi sitibondi di Dio: “Padre, si fermi, mi parli del Signore, mi insegni il catechismo...”; sono ragazzi nei quali si sente quasi la presenza di Dio, sono anime che desiderano Dio. Ci sono anche persone di razza bianca, figli chissà forse di tedeschi o di italiani. Insomma si tratta di una zona tutta particolare in cui bisogna aiutare la gente a sollevarsi anche dalla miseria e dalla povertà.

DIACONATO

SACERDOZIO prete

GRAZIA Sacramenti

APOSTOLO predicazione

PASTORALE

PREGHIERA

SOCIETÀ

servizi sociali

CARITÀ

CONGREGAZIONE collaboratori

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

PASTORALE poveri

S. E. mons Italo Di Stefano è stato eletto primo vescovo della nuova diocesi di Presidencia Roque Sáenz Peña nel Chaco argentino nel 1963 e venne consacrato l’anno seguente.

Più che “lussuose” le auto di cui parla don Ottorino erano di grossa cilindrata e robuste, a motivo delle enormi distanze da percorrere.

Nel testo registrato don Ottorino dice erroneamente 1962.

MI101,18[05-11-1966]

18.Invece nel Chaco, in Argentina, ci troviamo in una situazione diversa. Da qualche anno il Chaco è congiunto con Buenos Aires da una grande strada: c'è movimento! Presidencia Roque Sáenz Peña, dove andremo noi, è una cittadina fiorente, dove fa capo il 70% della produzione del cotone argentino È fiorente non tanto per l'industria perché ci sono soltanto alcuni stabilimenti per la prima lavorazione del cotone, ma soprattutto per il commercio. È una città che sta sviluppandosi adesso. Il clima è caldo e tanto umido.
I Protestanti sono già arrivati e stanno lavorando: in una parrocchia di ventimila anime ho trovato undici chiese protestanti... hanno anche comperato il terreno per fare una clinica o qualcosa del genere. Con il vescovo abbiamo studiato un piano e abbiamo detto: “Proprio in questa zona, contro la clinica protestante, piazzeremo una scuola professionale con una parrocchia”. E ieri sera il vescovo mi ha mandato il disegno di tutto il complesso della scuola professionale e della parrocchia: è già progettato. I laici sono attivi. Il vescovo ne ha radunati più di venti, una sera, dicendo: “Qui bisogna che noi ci mettiamo a fare questo e questo!”. Pensi che il sindaco locale, che fa parte anche del governo, va tre ore al giorno dal vescovo per tenergli gratuitamente l'amministrazione diocesana. Che cosa ha fatto il sindaco un giorno? Ha regalato a settantacinque ragazzini una cassetta per pulire le scarpe, tanto perché facessero qualcosa e prendessero qualche soldino pulendo le scarpe dei contadini che vengono dall'interno, con lussuose macchine ma con le scarpe sporche. Ritornando a noi, allora si è fatto il progetto e per giugno del 1967 manderemo là tre sacerdoti e tre assistenti e prenderemo in mano una parrocchia di trentamila anime. C'è un bisogno estremo. Pensi che adesso due sacerdoti hanno in mano centomila anime. Avremo dunque sotto la nostra cura trentamila anime e in più una scuola professionale per meccanici, falegnami ed elettricisti per ora, e in seguito vedremo di fare qualcos'altro.

MISSIONI

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

PASTORALE parrocchia

SOCIETÀ

scuola

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE collaboratori

SOCIETÀ

servizi sociali

APOSTOLO apostolato

SACERDOZIO prete

MI101,19[05-11-1966]

19.La scuola è governata tutta dagli assistenti...
Sì, diretta tutta dagli assistenti... ... che diventeranno, anche questi, diaconi.. . Sì. Per noi, assistente e diacono è la stessa cosa. Per noi infatti la Congregazione è fatta di sacerdoti e di diaconi fin da principio. Abbiamo messo per ora il nome assistente pensando all'assistente dell'oratorio, cioè pensando al sacerdote che assisteva negli oratori parrocchiali. Quello di stare nell'oratorio non era a mio avviso il posto del prete, mentre forse doveva essere in chiesa per le confessioni. Nelle Costituzioni non si poteva mettere sacerdoti e diaconi, perché altrimenti il Santo Ufficio avrebbe fatto delle difficoltà. Allora abbiamo detto: “Mettiamo il nome di sacerdoti e assistenti: in oratorio non c'è forse l'assistente dei giovani?”. Io sono stato cappellano in una parrocchia con un oratorio ben avviato: mentre stavo in oratorio pensavo alle persone che erano in chiesa ad aspettare per confessarsi e mentre stavo confessando pensavo ai giovani che erano in oratorio senza assistenza. E allora mi son detto: “Dividiamo in due l’ufficio: uno pensi alla sua missione in chiesa e l'altro alla sua missione in mezzo ai giovani”. Ecco allora il nome "assistente”, ma con la speranza di poter cambiare un giorno questo nome con quello definitivo di "diacono". Sennonché noi pensavamo di poterlo cambiare facendo una petizione al Santo Padre quando fossimo arrivati a una certa consistenza; invece il Signore è intervenuto con lo Spirito Santo e ci ha pensato Lui, con il Concilio.

SOCIETÀ

scuola

CONGREGAZIONE assistente

DIACONATO

CONGREGAZIONE appartenenza

CONGREGAZIONE

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE Costituzioni

CHIESA autorità

PASTORALE giovani

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE storia

PASTORALE

APOSTOLO missione

CHIESA Papa

DIO Spirito Santo

Mons. Alberto Bovone aveva conosciuto ed era diventato amico di don Ottorino mentre era assistente ecclesiastico nazionale dell'ENAOLI, un ente che assisteva i ragazzi orfani e col quale l'Istituto San Gaetano aveva buoni rapporti. La Congregazione del Concilio, dove lavorava nel 1962 mons. Bovone, si chiama oggi Congregazione per il Clero.

Frase un po' oscura, anche nella registrazione; probabilmente si riferisce ai due assistenti in partenza per il Guatemala.

MI101,20[05-11-1966]

20.Ma non c'è stato quel colloquio in treno con...? Ha influito?
Quel colloquio in treno con mons. Badini è avvenuto quando c'era già stato prima l'incontro con padre Gutiérrez, e prima ancora ne aveva parlato “La civiltà cattolica”, riferendo un discorso del Santo Padre. Penso però che, tra tutti, quello che ha influito di più sia stato mons. Fagiolo, alla vigilia proprio dell'inizio del Concilio... Era stato mons. Vallainc, del centro stampa del Concilio, a consigliarmi: “Senta, la persona che lei dovrebbe avvicinare è mons. Vincenzo Fagiolo. Io non posso parlare perché sono tenuto al segreto; penso però che sia troppo tardi per il diaconato...”. Ecco, vede, questo mi è rimasto impresso... “Penso sia troppo tardi per il diaconato. Comunque lei non deve dire che ha parlato con me; vada a chiedere consiglio a mons. Fagiolo”. È stato attraverso una persona amica, mons. Bovone della Congregazione del Concilio, amico anche di mons. Fagiolo, che ho potuto avvicinarlo subito. Io avevo preparato due cartelle con uno schema di quello che volevamo fare, il programma scolastico dei nostri, il numero dei Religiosi, eccetera... e gliele ho lasciate. Egli mi disse: “Queste andranno nelle mani del cardinale... Comunque lasciamo fare a Dio”. Allora gli assistenti saranno presto diaconi...? Per i primi due abbiamo già una certa sicurezza, ma anche per gli altri. Infatti, i nostri sono già preparati culturalmente, hanno già una missione voluta dalle Costituzioni, cioè codicizzata dalle Costituzioni, che li porta a lavorare negli oratori in mezzo ai giovani... Non penso che ci saranno difficoltà.

CONGREGAZIONE amici

CHIESA Papa

CHIESA Concilio

DIACONATO

CONGREGAZIONE assistente

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE Costituzioni

PASTORALE giovani

S. E. mons Sebastiano Baggio, vicentino, era allora nunzio apostolico in Brasile. Avendo letto sul giornale diocesano di Vicenza, un articolo sul riconoscimento dato il 27 gennaio 1966 a don Ottorino per la sua opera educativa, pensò di invitarlo in Brasile. Il dott. Arnaldo Marzotto, pure lui vicentino di origine, aveva costruito, in un suo podere a Resende, un istituto chiamato patronato “Lar dos meninos” per fanciulli abbandonati e poveri.

MI101,21[05-11-1966]

21.E la terza missione?
Dunque, la seconda missione inizierà in Argentina, e dicevamo che lì abbiamo un altro genere di lavoro. Abbiamo lo stesso i poveri, ma i laici sono un po' più evoluti; inoltre sono figli in gran parte di italiani, perché in Argentina quasi il cinquanta per cento sono figli di italiani, e anche questo facilita il nostro compito; quindi è un altro modo di lavorare. Riguardo poi alla terza missione, penso che il Signore ci abbia voluto un po' giocare. Di ritorno dall'America, con il vicario generale don Aldo, ci siamo fermati circa quattro giorni a San Paolo in Brasile, presso i padri Paolini. Avevamo più di dieci richieste di vescovi del Brasile che volevano sacerdoti nostri, e siamo scappati dal Brasile per non cadere in tentazione, cioè per evitare il pericolo di fare il passo più lungo della gamba. Arrivati a casa, dopo circa dieci giorni, il nunzio apostolico del Brasile, mons. Baggio, che è nativo della nostra diocesi, scrisse una lettera dicendo: “Ho sentito che lei deve venire di passaggio in Brasile. Ho una occasione che penso sia provvidenziale. Faccia un piacere, venga qui”. E mi univa una lettera di un certo dottor Arnaldo Marzotto, nella quale questi mi offriva a Resende, sulla strada tra Rio e San Paolo, un istituto professionale, già incominciato, relativamente avviato, comunque già costruito Allora a mons. Baggio ho risposto: “È nostra intenzione venire in Brasile, ma fra tre o quattro anni. Però la nostra intenzione è di avere prima di tutto una parrocchia, perché noi vogliamo lavorare con la parrocchia e non con istituti isolati, per non metterci in urta poi con i parroci, ecc.”. Desideravamo infatti avere in mano una parrocchia che servisse ai nostri che vengono dall'Italia per fare una esperienza prima di lanciarli nell'interno, e che servisse nello stesso tempo per quelli dell'interno come punto di appoggio in casi di malattia o anche per gli esercizi spirituali o per qualche altro motivo. Insomma al nunzio scrissi che per prima cosa noi pensavamo alla parrocchia e che in secondo luogo non sapevamo se era volontà di Dio incominciare in questo momento. Abbiamo così cominciato a scriverci e a riscriverci. Poi dicevamo anche che nostra seconda intenzione era di fare una casa di formazione per le vocazioni locali. Egli ci diede assicurazioni sia riguardo alla parrocchia, come riguardo alla casa di formazione. Abbiamo finito per cedere alla tentazione e abbiamo detto di sì.

MISSIONI

CONGREGAZIONE collaboratori

PASTORALE poveri

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

AUTOBIOGRAFIA viaggi

CHIESA Vescovo

PASTORALE parrocchia

PASTORALE parroco

CONGREGAZIONE storia

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

FORMAZIONE case di formazione

All’epoca era arcivescovo di San Paolo il card. Angelo Rossi, brasiliano, che precedentemente era stato vescovo di Barra do Piraì, la diocesi cui appartiene Resende.

In realtà la piccola Comunità, formata da don Luigi Mecenero, don Lino Dal Moro e l'assistente Gianni Sgarbossa, partì per il Brasile il 31 gennaio 1967: don Luigi per la cappella di Paraiso, don Lino e Gianni per il patronato e la scuola professionale.

MI101,22[05-11-1966]

22.Ai primi di ottobre siamo andati in Brasile. Siamo stati ospiti del nunzio, che è venuto a prenderci all'aeroporto e con una gentilezza più che fraterna ci ha ospitato in nunziatura. Siamo andati poi con lui a Resende che si trova a 150 Km. da Rio per vedere il posto e studiare insieme un piano di lavoro.
Per suggerimento del nunzio poi siamo andati dal cardinale di San Paolo , perché potessimo scambiare qualche parere anche con lui che era stato precedentemente vescovo della zona. Naturalmente abbiamo deciso di accettare, ed entro l'anno manderemo due sacerdoti e un assistente, per il momento, perché prima prendiamo in mano la parrocchia e poi facciamo subito il resto. Intanto i laici continuano a completare la scuola; costruiscono e ci attrezzano duemila mq. di laboratori. Lo stesso cardinale di San Paolo ci disse che facevamo benissimo a portarci in quella zona sia per il clima buono, così che poteva diventare un punto di riferimento per quelli che eventualmente sarebbero andati all'interno, come anche se un domani si ammalasse uno nel Chaco possiamo portarlo lì, e così non avrà lo smacco di tornare in Italia quasi come un fallito, e sia anche per la casa di formazione in quanto si trova tra Rio e San Paolo con comunicazioni facilissime. Poi il cardinale aggiunse: “Però, abbiate pietà anche di me! Quando vi sarete impiantati lì, sappiate che io ho sei milioni e mezzo di anime, e ho soltanto mille preti; ho delle parrocchie di centomila anime con un prete solo”. Ecco quello che siamo chiamati a fare! Abbiamo tante buone creature in giro per il mondo, anche nella nostra Italia, che sarebbero veramente disponibili. Bisognerebbe che ad un dato momento potessimo trovare il modo, e con noi anche voi Focolarini, di avvicinare queste persone. In coscienza, non possiamo lasciare tante anime senza un aiuto spirituale. Verso queste anime noi manchiamo...

AUTOBIOGRAFIA viaggi

MISSIONI

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE assistente

PASTORALE parrocchia

FORMAZIONE case di formazione

APOSTOLO salvezza delle anime

Sono così chiamati i sobborghi alla periferia delle grandi città brasiliane, costituiti da miserabili capanne e baracche, ammucchiate per lo più alle falde delle colline.

MI101,23[05-11-1966]

23.Il giorno prima di partire da Resende ho celebrato lì la Messa. Un uomo sui quarant’ anni, molto deperito, mi si è avvicinato e mi ha detto piano piano: “Padre, mandami qualcuno che mi insegni il catechismo”, e ha fatto le lacrime. Quelle lacrime non sono lacrime di uno solo, ma sono anche quelle di tutti gli altri che non hanno parlato, che sono all'interno, di questi milioni di fratelli nostri che sono là con le mani alzate e domandano aiuto. Dobbiamo in qualche modo fare una crociata.
Sentite, uno dirà: “Io vado sacerdote, perché il Signore mi chiama al sacerdozio!”; oppure: “Io mi faccio diacono, perché il sacerdozio non è per me”; un altro dirà: “Io andrò come laico, andrò in qualche modo!”, ma insomma il problema deve essere agitato, perché entro pochi anni non faremo più in tempo, altrimenti ci andrà il comunismo, che in quelle zone fino ad oggi non è ancora penetrato. Ho visto Buenos Aires e tutte quelle zone; il comunismo lì non è ancora penetrato. Vi dico un particolare: per esempio a Rio de Janeiro voi sapete che ci sono quelle famose “favelas” : migliaia e migliaia di creature messe in quel modo... Voi sapete anche quante sono. Beh, ditemi voi, come ha fatto a non entrare ancora il comunismo in quei posti?

AUTOBIOGRAFIA viaggi

APOSTOLO salvezza delle anime

MISSIONI

APOSTOLO chiamata

MONDO comunismo

Nel testo registrato a questo punto c’è un’interruzione, forse perché era finito il nastro. La registrazione ricomincia con gli inizi della storia dell’Istituto.

MI101,24[05-11-1966]

24.Sarebbe il terreno adatto!
Ma fino a quando saremo sicuri che il comunismo non passerà? Pensate a Rio de Janeiro: non si trovano operai per aggiustare un rubinetto o per mettere a posto una porta: non si trovano proprio operai. Però c'è quella gente che muore di fame, senza acqua, su per le colline... Ho visto i ragazzi che vanno a prendere l'acqua con un bidone e con un palo in mezzo per portarlo, e così fanno due o tre chilometri, per quindici o venti litri di acqua... Questa è la condizione di diecine di migliaia di creature! Per conto mio, noi Chiesa, dovremmo andare a finire in mezzo a questa gente e prendere in mano la cura di queste anime; vivere in mezzo a loro, condividere la loro povertà. Però, a mio parere, non basta andare solo a predicare il Vangelo. Ci vuole anche la scuola professionale. Sono importanti tutte e due le cose... Ecco, sacerdoti e diaconi, e poi uniti insieme, affratellati, dare una autentica testimonianza cristiana. Credo che anche voi, Focolarini, se qualcuno vuol fare qualcosa, pur non sentendosi di farsi Religioso, gli date la possibilità di venire e di lavorare insieme con voi... Qui non è questione dell'onore dell'uno o dell'altro: qui si tratta di anime! Là si può cominciare con qualcosa di nuovo... Qui in Italia, i cattolici, direi, dei diaconi non sanno che farne, in un certo senso; o diranno: “Beh, una roba in più”. E invece là nasce proprio la Chiesa, veramente la Chiesa primitiva... Lì si può, per esempio far fare ai laici le cose che loro competono e alle quali sono loro che devono pensare. Riguardo a ciò ho voluto fare un'esperienza a Resende. Ho detto a un gruppo di laici interessati: “Sentite; all’ambiente pensateci voi: è impegno vostro! Noi siamo qui, diamo la vita, ci buttiamo dentro, ma il resto tocca a voi!”. Chiarissimo, interessantissimo... Cioè loro hanno proprio una struttura che forma i sacerdoti a contatto con gli assistenti e una struttura che prepara gli assistenti a contatto con i sacerdoti e con il loro lavoro. Sì, gli stessi giovani che studiano per divenire sacerdoti lavorano: così crescono sensibili al bisogno del prossimo e cercano di fare qualche cosa.. 9. Gli inizi dell’Istituto San Gaetano

MONDO comunismo

MISSIONI

PASTORALE poveri

CHIESA

PASTORALE

APOSTOLO apostolato

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO predicazione

COMUNITÀ

fraternità

SOCIETÀ

scuola

DIACONATO

APOSTOLO testimonianza

CONGREGAZIONE assistente

CONGREGAZIONE storia

APOSTOLO salvezza delle anime

CONGREGAZIONE collaboratori

SACERDOZIO prete

FORMAZIONE

L'incontro con il vescovo S. E. mons. Ferdinando Rodolfi avvenne il 23 febbraio 1941.

MI101,25[05-11-1966]

25.Dove avete cominciato?
Sotto il palco di un teatro. Sì, ma... lei, era solo? E poi quel primo allargarsi... Non solo, ci furono altri sacerdoti che sono venuti con lei? Ho cominciato nel 1941; nel 1944 si è unito il primo sacerdote, don Aldo, che avete visto a pranzo, e che è il direttore dell'Istituto San Gaetano... Quando è arrivato don Aldo, io avevo già qualche assistente. Cioè, lei aveva un gruppo di ragazzi che istruiva professionalmente... Avevo un gruppo di ragazzi orfani o abbandonati, che non solo istruivo, ma a cui davo da mangiare: vivevano in comunità con noi, vivendo con ciò che la Provvidenza mandava. Dove, nel palco? Vediamo un po' se possiamo ricostruirne la storia con ordine. Torniamo indietro. Quando ho ottenuto il permesso di mons. Rodolfi per cominciare, le circostanze non si sono fatte attendere troppo. Dopo solo qualche giorno un ragazzo è venuto a rubare dalla piccola cassa degli aspiranti: portò via quarantasette lire. Lo presero subito e lo portarono da me. Questo ragazzo si è messo a piangere dicendo: “Avevo fame...”. Era senza mamma e il padre era sempre ubriaco. Che fare? Lo misi a dormire ai dormitori pubblici e per mangiare lo inviavo alle cucine economiche. Però bisognava tenerlo occupato durante il giorno. Come fare? Sotto il palco del teatro parrocchiale di Araceli, dov'ero cappellano, abbiamo allestito una finestra e abbiamo fatto un banco di lavoro con due porte vecchie e per sostegno alcune pietre inutilizzate delle tombe del cimitero. Ci siamo improvvisati manovali e ci siamo arrangiati. Si aveva la sola attrezzatura di una cassetta di ferri vecchi, regalataci da un vigile del fuoco, e si è cominciato. Abbiamo preso dei vasi di latta, che noi chiamiamo bussolotti, e che andavamo a prendere all'ospedale e dai pizzicagnoli, e si è cominciato a romperli, tagliarli, lisciarli, e dopo li abbiamo venduti come ferro vecchio... Questo per far fare qualcosa si ragazzi. Intanto al primo ragazzo si è aggiunto un altro, poi un altro e un altro ancora.

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE sottopalco

CONGREGAZIONE assistente

SOCIETÀ

servizi sociali

FORMAZIONE

CONGREGAZIONE storia

PROVVIDENZA

AUTOBIOGRAFIA Araceli

FORMAZIONE lavoro

MI101,26[05-11-1966]

26.Tutti orfani e abbandonati?
Andavano a dormire presso i dormitori pubblici, e io alla sera andavo a vedere come si comportavano. Poi si è resa necessaria una casetta... la prima casa fuori dall’ambiente dell’oratorio. Mons. vescovo mi disse: “Senti, quando tu vuoi staccarti dalla parrocchia, lo puoi fare quando vuoi e come vuoi!”. Allora mi sono messo a cercar di comperare un pezzetto di terra con una casetta. Ricordo che trattavo con una certa franchezza. Il proprietario domandò centomila lire. Un signore che era presente, vedendo che trattavo con franchezza (nel 1941 centomila lire erano qualcosa!), mi domandò: “Scusi; quanti soldi ha lei che tratta con tanta sicurezza?”. “Oh, tanto!...”, io risposi. “Ma, mi dica con franchezza”. “Trecento lire di debito”, confessai. Quel signore si mise a ridere e dopo un pochino aggiunse: “Beh, guardi; le centomila lire gliele do io”. Una persona presente occasionalmente? No. Era un amico che avevo invitato per trattare della faccenda. Bene, mi disse: “Questa terra gliela pago io”. Invece poi non abbiamo combinato la cosa. Allora ci siamo detti: “Con questi soldi compriamo il terreno necessario e fabbrichiamo”. Volevamo comperare soltanto 3.000 mq. di terreno, in modo che le centomila lire ci bastassero sia per il terreno che per la casetta. Sennonché era quasi stabilito e combinato tutto, il geometra stava già misurando il terreno, quando il proprietario cambiò idea e disse: “O comperate tutto il terreno o niente”. Erano in tutto 24.000 mq.! Io l'ho scongiurato e supplicato che ci facesse un piacere, ma ci disse: “Io esigo poco; mi accontento anche di novantamila lire, ma dovete prendere tutto”. Non volle cedere e io lo scongiuravo. Allora il signore che mi doveva dare le centomila lire per il terreno e per la casa, disse: “Lo prenda tutto; io le darò gli altri soldi”. È stata una fortuna! Novantamila lire per 24.000 mq. di terreno! Il padrone del terreno me lo ricordò più volte in seguito, perché aveva depositato in banca i soldi, i quali con la svalutazione durante il tempo di guerra perdettero ben presto il valore effettivo, mentre a noi i 24.000 mq. di terreno si sono mostrati più che necessari per quello che abbiamo fatto.

AUTOBIOGRAFIA Araceli

CHIESA Vescovo

PASTORALE parrocchia

PROVVIDENZA episodi di...

CONGREGAZIONE Casetta

CONGREGAZIONE storia

MI101,27[05-11-1966]

27.Preparato il disegno della prima casa, sono andato a trovare mons. Rodolfi, che si trovava a Fongara, e gli ho detto: ”Eccellenza, sono venuto a mostrarle il disegno della prima casa”. Il vescovo mi disse: “Tu ti fermi qui e pranzi con me. Ti ho già detto che io sono l'ordinario amministratore della diocesi. Questa è un’opera di straordinaria amministrazione, perciò, mi dispiace, ma io non posso metterci la mano”. E non mi ha lasciato neppure svolgere la carta. “Perché, - aggiunse - se io ci metto la mano, tu sai che finisco per cambiare qualcosa, mentre io non voglio assolutamente cambiare nulla”.
Qualche giorno prima di morire, mi chiamò e mi disse: “Apri il cassetto”. Lo aprii: c'erano tremila lire. “Ormai non ho più niente continuò. Prendile per i tuoi ragazzi. Cerca solo la volontà di Dio. Vedrai che il Signore non ti abbandonerà mai”. Questo è stato il primo passo. Nella prima casetta i ragazzi da tre sono presto diventati sette. Abbiamo riempito tutti i buchi. Abitava lì anche lei? Sì, e abitavano con me anche mia mamma e mio papà. Mia mamma ha cominciato a fare da mamma a questi ragazzi. Eravamo durante la guerra, per cui dovevamo accontentarci anche di legna verde: scavavamo le radici delle piante già tagliate, le rompevamo e le mettevamo poi vicino al fuoco perché si asciugassero, e le usavamo come legna da bruciare. Ci sono state delle ore tragiche, ma mai il Signore ci ha lasciato mancare il necessario, mai, mai, mai. Una sera, verso le nove, arrivò un ragazzo a scongiurarmi: “Mia mamma vuole più bene al cane che non a me. Non ho nessuno, non ho nessuno!”. Condussi questo ragazzino dentro, da mia mamma, che subito mi disse: “Non ci sono più lenzuola per il letto”. Le risposi: “Intanto dagli un po' da mangiare, poi vedremo”. Quando uscii dalla porta incontrai un signore della città, che aveva a Cavazzale uno stabilimento per la tessitura del lino, con un pacco di dieci lenzuola nuove. Questi fatti ci hanno accompagnato ogni giorno, dall'inizio fino a questa settimana, quando eravamo come presi per il collo, ci occorrevano dei milioni e sono arrivati i dieci milioni che ci occorrevano... Siamo andati sempre avanti in questo modo.

CHIESA Vescovo

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

PROVVIDENZA episodi di...

CONGREGAZIONE Casetta

CONGREGAZIONE storia

VOLONTÀ

di DIO

AUTOBIOGRAFIA famiglia

PROVVIDENZA

Durante gli anni del seminario e nei primi anni di sacerdozio padre spirituale di don Ottorino fu mons. Luigi Volpato (1891-1943).

Si tratta della chiesa di Santa Lucia, davanti al seminario diocesano, lontana circa un chilometro dalla prima casetta da cui si sviluppò l'Istituto San Gaetano.

MI101,28[05-11-1966]

28.La prima casetta, 12 metri per 12, fu il primo nido, con la prima cappellina e un po' di tipografia e di meccanica in un paio di stanze. All'inizio ho fatto io da maestro di meccanica; durante gli anni del ginnasio mi ero proposto di imparare un mestiere ogni anno, senza saperne il perché, e il padre spirituale mi aveva detto: “Imparalo, e ti servirà”.
Mentre era ancora in seminario? Sì, durante l'estate, da seminarista. Andavo a casa: erano tre mesi di vacanze perché non avevamo villeggiatura. Certamente il padre spirituale, molto intelligentemente, mi avrà consigliato questo perché fossi occupato, ma senza saperlo fu uno strumento del Signore. Infatti, all'inizio dovevo fare io da maestro di tipografia e di meccanica. I primi cinque o sei mesi non avevo la cappella con il Ss.mo, ma potevo celebrare solo la Messa; per fare la visita al Ss.mo dovevo andare fuori della porta della chiesa dei Francescani alle 10,30 o alle 11 di sera, quando i ragazzi erano addormentati, perché dovevo fare anche da assistente. Questa è stata la vita del primo gruppetto: un gruppo di dieci o dodici interni, messi in tutti gli angoli. Le scale erano il refettorio, dove ci si sedeva con la scodella in mano, perché tutte le stanze erano occupate. Poi c’era una quindicina di esterni. Tra tutti questi, c’era un gruppetto di tre o quattro, che noi chiamavamo “il gruppo dell'Immacolata”, per preparare il futuro. Quelli poi si sono persi tutti, nel senso che non sono andati sacerdoti o religiosi, ma fin d’allora c'erano già due giovanotti che si erano dedicati all'Opera. Con questi noi volevamo cominciare il seme della Congregazione. Si trattava di un piccolo gruppo, che viveva con gli altri, ma al quale io dettavo la meditazione ogni mattina: si cercava, insomma, di coltivarli in modo particolare con la speranza di ricavar qualche germe di vocazione o sacerdotale o diaconale, diciamo meglio vocazione ad essere assistente, con la speranza intima, un domani, di farne un diacono.

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE Casetta

FORMAZIONE direzione spirituale

FORMAZIONE lavoro

AUTOBIOGRAFIA seminario

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE assistente

FORMAZIONE

CONGREGAZIONE missione

DIACONATO

Era un noto avvocato di Vicenza, che ricoprì anche cariche a livello nazionale in campo cattolico.

L'episodio avvenne così. Si stava costruendo la prima parte dell'Istituto San Gaetano e si era giunti alla soletta del primo piano. Siccome i materiali usati non erano di buona qualità perché si era in tempo di guerra, l'ingegnere esigeva che fossero poste delle verghe di ferro che tenessero legati i muri perimetrali. Don Ottorino cercò dappertutto, ma era impossibile trovarne. Un pomeriggio verso le 15, don Carlo Fanton, allora cancelliere vescovile e molto amico di don Ottorino, venne come al solito all'Istituto. Don Ottorino gli disse che non era riuscito a trovare le verghe di ferro e pertanto il giorno seguente sarebbero stati sospesi i lavori. Don Carlo allora chiamò un ragazzo e gli disse: “Va’ in chiesa a pregare; chiedi al Signore che mandi ferro!”. Il ragazzo corse in chiesa: poi don Carlo partì. Dopo circa due ore don Ottorino entrò nella cappellina per recitare l'ufficio divino e vide il ragazzo inginocchiato sulla predella dell'altare. Gli chiese: “Da quanto tempo sei qui?”. “Da quando mi ha mandato don Carlo”. “E che cosa hai detto al Signore?”. “Signore, manda ferro! Signore, manda ferro...!”. “Bene, ora va’ pure a giocare; resto io qui a pregare”. E rivolto al Signore don Ottorino disse: “Gesù, a me puoi dire di no, ma a questo ragazzo innocente non puoi rifiutare quello che ti ha chiesto per ore!”. Il giorno dopo verso le 7.30 arrivarono i muratori, ma per l'impossibilità di proseguire il lavoro furono inviati in altri cantieri. Sennonché, giunti alla fine della stradella Mora, incontrarono un furgone che portava delle verghe di ferro e subito tornarono indietro.Quelle verghe erano state mandate a don Ottorino da un signore della città perché “non gli servivano e forse avrebbero potuto essere utili a quel prete a Saviabona...”. Si trattava esattamente delle verghe necessarie, sia come numero che come lunghezza e diametro.

MI101,29[05-11-1966]

29.E poi, altri passaggi, se permette?
Nel 1943 si è aggiunta una prima ala alla casetta iniziale, non più lunga dodici metri, ma quarantasette metri. Prima di fare quell'ala, ho fatto uno schizzo generale dell'Istituto. Fatto lo schizzo, scrissi sopra la cartella: “Documenti per il manicomio”. Naturalmente quella prima ala non era che la decima parte dell'intero Istituto. Trovandomi una sera con il presidente dell'E.C.A. di Vicenza, gli mostrai una parte di questo schizzo; mi chiese subito se ero matto. Se avessi mostrato tutta la cartella completa, certo mi avrebbe condotto direttamente in manicomio! Si trattava ora di trovare il finanziamento. Ogni sera ci trovavamo nello studio dell'avv. Vittorino Veronese, che certamente voi conoscete. Insieme con lui c'erano altri due o tre amici: il notaio sen. Zampieri e altri; c'era anche quel primo benefattore che aveva pagato il terreno e la prima casetta e che è amico intimo di Vittorino Veronese. Come la prima volta, ad un certo momento mi disse che anche questa costruzione voleva pagarla lui. Così ci pagò tutta la seconda ala, quella del 1943. Non vi dico le difficoltà che incontrammo: difficoltà per i permessi, come dicevamo prima, difficoltà per il ferro... Il fatto del ragazzino che pregava in chiesa: “Signore manda ferro!”, è proprio di questo tempo, nel '43. Siamo andati avanti, sempre con i soliti interventi della Provvidenza.

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE Casetta

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE amici

PROVVIDENZA episodi di...

CROCE difficoltà

Don Ottorino intende dire che lo stile di vita che voleva imprimere alla futura Congregazione era un po' nuovo e rivoluzionario rispetto alla vita e alla formazione abituale. Di qui la necessità dell'accordo tra lui, che dava le direttive, e il padre spirituale che avrebbe guidato i futuri membri della Congregazione.

S. E. mons Carlo Zinato fu vescovo di Vicenza dal 1943 al 1971, quando si ritirò per motivi di età e di salute. Morì il 23 giugno 1974.

“Un solo cuore e una sola anima” (Atti 4,32).

Don Bruno Tibaldo fu il primo ragazzo del “gruppo dell’Immacolata” che arrivò ad essere ordinato prete. In realtà ciò avvenne non otto, ma nove anni prima della presente intervista, il 23 giugno 1957. .

MI101,30[05-11-1966]

30.Di sacerdoti, c'era lei solo?
Solo, con un paio di assistenti soltanto... Nel 1944 non ce la facevo più da solo, ormai. E soprattutto pensavo: “Se voglio fare una Congregazione devo avere almeno un altro che lavori in “foro interno”, che cioè sia direttore spirituale, in modo che un domani questi giovani che si avviano al sacerdozio sentano che esternamente e internamente suona la medesima campana. Siccome si doveva suonare una campana diversa da quella che si suonava fuori, una campana che sapeva un po' di rivoluzionario , bisognava per forza essere d'accordo...”. Noi, per esempio, abbiamo puntato specialmente sulla carità. Ci mancherebbe altro che ritenessimo come mancanza più grave il fatto che si parli in dialetto o che ad uno sfugga una paroletta in tempo di silenzio, e poi regolarmente passassimo sopra al fatto che uno mormori e critichi. Abbiamo insistito sulla carità come la mancanza più grave: non c’è niente da fare, il Signore non vuole...! Ma ognuno doveva sentire che “in foro interno” e “in foro esterno” era la stessa campana... Allora mi son detto: “Qui ci vuole un altro sacerdote”. Mi sono presentato a mons. Zinato , succeduto a mons. Rodolfi dopo la sua morte, e gli ho detto: “Senta, Eccellenza. Io chiederei il favore che mi conceda un altro sacerdote perché mi aiuti. Sentirei il bisogno di un altro; poi gli altri ce li faremo noi, ma per ora ho bisogno di un altro, che sia questo spirito”. Il vescovo mi rispose: “Io non posso darti un sacerdote così su due piedi. Ci vuole qualcuno che desideri venire”. Io ho risposto: “Eccellenza, ce ne sarebbero cinque o sei che desiderano venire”. “Beh, allora scegli quello che vuoi”. Ho scelto don Aldo De Antoni, che è l'attuale vicario generale, quello che avete visto, e con lui ci siamo fusi. Mi ero detto infatti: “Bisogna che ci fondiamo, in modo da diventare "cor unum et anima una” e cercare insieme la volontà di Dio”. Abbiamo fissato alcuni punti basilari per la formazione, che piano piano abbiamo cercato di scoprire, e, messi questi, allora ci siamo tuffati. Intanto eravamo nel 1944; la guerra è venuta avanti. Abbiamo dovuto dedicare parecchio alla parte caritativa verso tutti questi poveri orfani e quelli rimasti i sinistrati. In certe zone ci sono state case bruciate dai tedeschi, genitori uccisi. Chi non ricorda, per esempio, le tragiche vicende della vallata del Chiampo: in qualche contrada i tedeschi bruciarono tutte le case e uccisero tutti gli uomini. Hanno ucciso anche il papà e un fratello, e bruciata la casa di un bambino che mi sono portato a casa, sul manubrio della bicicletta: ora è sacerdote da otto anni e lavora a Crotone. Abbiamo quindi cominciato così, sempre però con lo sguardo rivolto dove dovevamo arrivare. 10. L’inizio della Congregazione

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE assistente

CONGREGAZIONE

FORMAZIONE direzione spirituale

PASTORALE giovani

SACERDOZIO

APOSTOLO ideale

CARITÀ

CONGREGAZIONE spiritualità

CONGREGAZIONE storia

COMUNITÀ

critica

PECCATO mormorazione

SACERDOZIO prete

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE carisma

COMUNITÀ

comunione

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

FORMAZIONE

SOCIETÀ

servizi sociali

Nel 1936, mentre il chierico Ottorino era prefetto assistente di alcuni ragazzi nel seminarietto della cattedrale di Vicenza, ebbe una crisi di vocazione di fronte ai difetti dell’ambiente clericale e intuì allora un nuovo modello di prete e un nuovo modo di fare l’apostolato.

In realtà ciò avvenne un po' più tardi, nel '57-'58, come don Ottorino stesso ha affermato poco prima in questa stessa intervista. Don Ottorino pone attenzione ai fatti più che alle date precise.

MI101,31[05-11-1966]

31.Lei aveva già chiara la Congregazione?
La Congregazione è cominciata nel 1936, come dicevamo prima, privatamente; la realizzazione è cominciata più tardi, nel 1941. E l'idea relativa: sacerdoti e diaconi? Sacerdoti e assistenti. Era un’idea chiarissima fin dal primo momento. Sacerdoti e diaconi, diciamola pure chiara la parola, adesso che si può dire. Però, le dico, il campo apostolico è venuto rivelandosi piano piano. Il disegno, vorrei dire, Dio ce l'ha manifestato dopo. Prima ha mandato la travatura, poi sarebbe venuto anche il momento in cui ci avrebbe dato il disegno definitivo. L'idea delle parrocchie sarà venuta nel 1955-56, ma l'idea missionaria di andare nel mondo a portare questo spirito, avere pronti sacerdoti e diaconi, questa è presente fin dall'inizio: si trattava solo di trovare la forma giuridica per entrare e per presentarsi. In un primo momento, ancora nel 1942-43, pensavamo di entrare nelle parrocchie prendendo in mano gli oratori, a servizio dei parroci. A noi non interessava di essere direttori o non direttori: c'interessava di fare il bene. È stato don Ricaldone, come dicevamo prima, ad aprirci gli occhi e a sconsigliarci di entrare nelle parrocchie in quel modo.

CONGREGAZIONE

CONGREGAZIONE assistente

DIACONATO

APOSTOLO apostolato

PASTORALE parrocchia

MONDO

CONGREGAZIONE spiritualità

SACERDOZIO prete

Il primo incontro di don Ottorino con il card. Larraona avvenne il 12 gennaio 1961.

MI101,32[05-11-1966]

32.Quando poi è stato il momento del riconoscimento delle Costituzioni, prima di presentarle definitivamente, le ho portate al card. Larraona, prefetto della Congregazione dei Religiosi, accennandogli del problema delle parrocchie. Egli mi disse: “È la Congregazione che è attesa oggi dalla Chiesa di Dio”. Quando poi ha visto le Costituzioni, esaminando specialmente la figura dei nostri assistenti, ha detto: “Questi sono gli uomini che ci vogliono oggi”. E allora gli riferii il consiglio di don Ricaldone, come cioè sarebbe stato uno sbaglio entrare nelle parrocchie prendendo in mano solo gli oratori. Egli approvò: “Avreste sbagliato in pieno mettere i vostri Religiosi in quelle condizioni, perché non avreste avuto altro che critiche per niente”. D'altronde bisogna pensare che il Signore si rivela un po' alla volta in queste cose, attraverso le circostanze.
Noi qui, a Vicenza, per esempio, non abbiamo parrocchie che sono in mano a Religiosi, eccetto il caso dei Filippini. È stato poi andando a Roma, girando un po' di qua e di là, che abbiamo visto molte parrocchie affidate ai Religiosi e ci siamo detti: “E allora, perché non possiamo prendere in mano addirittura la parrocchia?”. Prima eravamo tanto preoccupati, perché pensavamo di prendere in mano le scuole professionali interparrocchiali, con l'unica idea di andare a salvare anime, qualsiasi difficoltà avessimo incontrato: “Andiamo e salviamo: non c’interessa niente anche se ci pestino...”. Invece, incanalandoci in questa forma, cioè prendendo in mano le parrocchie, il Signore ci ha veramente guidato.

CONGREGAZIONE Costituzioni

AUTOBIOGRAFIA viaggi

CHIESA

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE assistente

CONGREGAZIONE storia

SOCIETÀ

scuola

APOSTOLO salvezza delle anime

CROCE difficoltà

Il riferimento è a don Marcello Rossetto.

La Casa dell'Immacolata.

A questo punto don Ottorino fa uno schizzo su un foglio di carta per indicare lo sviluppo delle varie costruzioni, e lo illustra mentre va parlando.

MI101,33[05-11-1966]

33.E gli altri sacerdoti poi?
Subito dopo la guerra è entrato un seminarista del seminario diocesano che faceva prima liceo. Si è staccato dal seminario ed è venuto qui da noi. Rimanendo qui da noi continuò a frequentare la scuola del seminario. È stato ordinato nel l951. Gli altri ce li siamo tirati su noi. Gli altri sacerdoti e assistenti sono venuti dagli orfani? Non dagli orfani dell'Istituto. Solo qualcuno. Gli altri sacerdoti sono venuti dalla casa di formazione , dove raccoglievamo vocazioni per quest’opera. In che anno si è distinta la casa di formazione? Nel 1952 l'abbiamo portata in una sede separata. Inizialmente avevamo l'Istituto San Gaetano. Praticamente è fatto così: questa era la prima casetta, poi c'è la prima ala e qui la chiesa centrale. In questa prima ala, quella costruita nel 1943, c'era tutto: orfani, laboratori, tipografia, falegnameria, meccanica: tutto lì. Già in quel tempo c'era un gruppetto dell'Immacolata: mentre in quest'ala erano insieme, da quest'altra parte avevamo un piccolo spazio riservato esclusivamente alle future vocazioni, con scuola separata e tutto separato... Nel 1945 abbiamo costruito quest'ultimo pezzo di casa, che faceva parte del disegno generale, e il gruppetto dell'Immacolata l'abbiamo messo qui, perciò completamente separato da tutto il resto. Nel 1945 abbiamo fatto, oltre quest’ala, anche questi laboratori, lasciando vuoti ancora degli spazi che sarebbero stati riempiti da altre costruzioni secondo il piano generale. Quando nel 1951 abbiamo fatto l'ala che congiungeva la prima casetta con la parte separata estrema dove vivevano i ragazzi della Casa dell'Immacolata, ci siamo trovati con un numero di orfani fortemente aumentato e con troppa comunicazione tra questi e quelli; quest'ala praticamente ha congiunto tutto. Allora, siccome questa faceva parte dell'Istituto e non della Casa dell'Immacolata, e i giovani dell'Immacolata erano già un bel numeretto, ho sentito il bisogno di portarmeli fuori. Questo avvenne nel 1952. 11. Le vocazioni

APOSTOLO vocazione

FORMAZIONE

FORMAZIONE case di formazione

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE Casetta

FORMAZIONE lavoro

CONGREGAZIONE storia

PASTORALE giovani

Nel testo registrato si ascoltano durante questa ultima frase altre voci che si sovrappongono.

L’incaricato vocazionale era allora don Venanzio Gasparoni, ordinato prete nel 1965.

All’epoca era vicario generale mons Carlo Fanton, amico di don Ottorino fin dagli inizi dell’Istituto.

MI101,34[05-11-1966]

34.Però, volevo dire, la fonte sono sempre gli orfani?
No, la fonte delle nostre vocazioni non sono gli orfani, anche se alcuni di loro sono entrati nella Casa dell'Immacolata, quattro o cinque al massimo. Tutti gli altri sono ragazzi della diocesi, che sono venuti attraverso sacerdoti e amici che conoscevano l'opera e conoscevano me che sono uscito dal seminario. Tuttora quasi nessuno viene dagli orfani, e le dico anche il motivo. I ragazzi che noi raccogliamo come interni sono veramente casi pietosi, e pietosi per due motivi: primo perché talvolta sono tarati alla base e perciò non c'è niente da fare, altre volte sono figli unici di madre vedova, e quindi non sono ragazzi che si possono mandare missionari. Pensi che, nonostante ciò, ce n'è qualcuno che, ringraziando Iddio, viene anche da lì, ma non si può far conto su di loro. Ora abbiamo le vocazioni perché abbiamo uno che vi si dedica a tempo pieno. In un primo tempo, non glielo nascondo, abbiamo incontrato difficoltà per le vocazioni. Infatti molti obiettavano: “Ma, sa, in mezzo agli altri ragazzi, agli orfani... poi si corrompono!”. Tante mamme dicevano: “Per le vocazioni c’è il seminario!” e non l’Istituto San Gaetano: che cosa avrebbero fatto i loro figli in mezzo agli orfani? Poi è venuta fuori anche quest’altra difficoltà; si è cominciato a dire, anche da parte di seminaristi e sacerdoti: “Ma voi... Non è una vocazione completa la vostra; la vocazione completa per un sacerdote è la cura d’anime, nelle parrocchie... mentre voi avete solo istituti: domani saranno...!”. Noi non volevamo esporci e dire: “Guardate che noi abbiamo intenzione missionaria”. Non potevamo fare questo per non esporci a critiche. Sicché quando nel 1961 è apparsa la Congregazione nella sua veste giuridica, questa nostra casa, che era qui a 300 metri dal seminario diocesano, è stata una rivelazione anche per la diocesi; è stata per tutti una sorpresa. Infatti, il vicario generale, nostro grande amico, non meno di dieci anni fa, ancora nel 1952-1953, andava dicendo: “Quando scopriranno quello che c'è qui dentro, sarà una bomba atomica”. A noi non interessava il numero. Ci interessava specialmente il gruppetto dei forgiatori: il maestro dei novizi, il padre spirituale... un gruppetto che fosse di questo spirito; poi il numero sarebbe venuto.

APOSTOLO vocazione

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

FORMAZIONE

MISSIONI

CONGREGAZIONE storia

SACERDOZIO

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE missione

CONGREGAZIONE amici

FORMAZIONE noviziato

FORMAZIONE direzione spirituale

I genitori di don Ottorino, provenienti da Quinto Vicentino a 8 Km. da Vicenza, abitavano in Borgo Scroffa a Vicenza, in un appartamento affittato, per essere vicini al figlio sacerdote cappellano ad Araceli.

L'annuario della Congregazione del 1966 riporta i seguenti dati: i Religiosi erano 88, di cui 22 sacerdoti, 35 assistenti, in lavoro apostolico o in periodo di formazione, e 31 tra chierici e studenti liceali. Inoltre 18 erano i novizi, una vocazione adulta in attesa del noviziato e 47 ragazzi delle medie e del ginnasio. Come si vede don Ottorino tende ad arrotondare le cifre e ad assimilare i Religiosi che frequentavano il magistero agli assistenti e quelli che frequentavano il liceo ai chierici. Allora il noviziato e la prima professione religiosa si facevano normalmente dopo il ginnasio, prima del liceo o del magistero.

MI101,35[05-11-1966]

35.E nella casa di formazione c'erano sacerdoti e assistenti?
È sempre stato così... E il primo che ha avuto la netta vocazione di assistente? Il primo assistente è venuto prima del primo sacerdote. È venuto con me da Araceli, era un giovane dell'Azione Cattolica. Ha sentito la vocazione di farsi assistente... Allora non parlavo di diaconato, parlavo delle mansioni che sarebbero state quelle dell'apostolato missionario, del catechismo da fare: tutto quello che dice lei, escluse le mansioni diaconali, perché non volevo espormi ad una cosa che poteva attirarmi il ridicolo un domani in mezzo ai confratelli sacerdoti, in mezzo a tutti... Le dico che ancora prima di costruire la prima casetta, io ho preso un giovanotto del mio gruppo di Azione Cattolica, e gli ho detto: “Ti dispiacerebbe venire con me, per questo servizio?”. E lui è venuto. Facevamo delle lunghe conversazioni insieme, e quando mi sono staccato dalla parrocchia è venuto subito con me. Prima lui abitava a casa sua, io abitavo in canonica e gli altri dormivano ai dormitori pubblici. Poi ci siamo uniti, qui, nella prima casetta. È stato allora che invitai anche mia mamma e mio papà, che abitavano in città, provenienti da un paese fuori... Alla mamma ho chiesto: “Ti dispiacerebbe fare il sacrificio di venire...?”. E mia mamma si è messa a togliere i pidocchi ai ragazzi, a lavarli, a fare da mamma, insomma. Interessantissimo! Quasi come il piccolo seme... Come Nostro Signore è stato a Nazaret, nel nascondimento, e al momento opportuno è uscito per la sua missione, così è accaduto a noi. Il Signore fa sempre così, mi pare. Perciò anche qui. Per me la vocazione era chiara fin dal 1936, ma il dubbio riguardava il come cominciare, il come fare. Ci siamo lasciati portare dal Signore. Abbiamo cominciato a formare questi giovani, pensando: “Quando al momento giusto il Signore dirà "Andate qua, andate là", noi lo faremo”. Ma non potevamo esporci se prima non avessimo avuto gli uomini. Ho aspettato. Anche per avere il riconoscimento della Congregazione, io ho aspettato di avere sacerdoti ogni anno. Adesso, quanti sono? Adesso abbiamo complessivamente 89 Religiosi di cui 22 sacerdoti, 40 assistenti con voti, il resto chierici. Poi abbiamo 17 novizi e 45 ragazzi nelle medie e nel ginnasio. Noi facciamo molto conto anche sulle vocazioni adulte.

CONGREGAZIONE assistente

AUTOBIOGRAFIA Araceli

APOSTOLO vocazione

DIACONATO

APOSTOLO apostolato

CONGREGAZIONE Casetta

PASTORALE parrocchia

AUTOBIOGRAFIA famiglia

FAMIGLIA mamma

CONGREGAZIONE storia

GESÙ

imitazione

VIRTÙ

umiltà

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

PASTORALE giovani

CONGREGAZIONE

SACERDOZIO prete

Il riferimento è a don Zeno Daniele che conobbe la Congregazione tramite don Giuseppe Rodighiero.

Il riferimento è al diacono Ugo Gandelli, che era appena entrato in noviziato.

MI101,36[05-11-1966]

36.Ha qualche episodio in questo senso, qualche caso?
Per esempio, quel giovane che lei ha visto entrare, che è tornato dal seminario ed è andato a Brescia, quello era da Grassetto, l'impresa edile Grassetto, una delle imprese edili più grosse d'Italia... Pensi che questa ditta ha 7-8000 operai; solo a Padova ha 150 impiegati, ecc.. È la ditta che ha costruito i Jolly Hotel in giro per l'Italia e ora sta costruendo l’edificio del ministero della difesa o della marina mercantile, mi pare... Lui aveva in mano l'amministrazione familiare. Ad un dato momento ha deciso di farsi sacerdote con il consiglio del suo padre spirituale, un benedettino. Però cercava una Congregazione religiosa che avesse la cura d'anime: voleva la cura d'anime, ma essere anche Religioso. Un suo cappellano, che per caso ha avuto relazione con noi, gli ha indicato la nostra Famiglia, ed è venuto qui! Questo è venuto per diventare sacerdote. Ma abbiamo anche casi di vocazioni come assistente, che sono meravigliosi. Per esempio, in questi giorni è arrivato uno da Lodi, un giovane di 19 anni, che era impiegato, con il desiderio di farsi diacono. Parlano già ormai di diaconi? Di scuola per diaconi? Qui ormai parliamo chiaramente di scuola per diaconi.

ESEMPI vocazione

SOCIETÀ

FORMAZIONE direzione spirituale

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE religioso

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE assistente

Il riferimento è al diacono Umberto Manzardo che era stato nella Casa dell'Immacolata per alcuni anni e poi ne era uscito. Dopo tre anni, chiese di rientrare e di farsi Religioso con una decisione più matura e consapevole. Al tempo di questa intervista anch'egli aveva da poco iniziato l'anno di noviziato.

Il riferimento è al diacono Antonio Pernigotto, anch'egli novizio nel 1966.

L'assistente Giuseppe Filippi stava studiando per diventare geometra.

L’assistente Vinicio Picco era entrato a 27 anni nella Casa dell'Immacolata nell'ottobre del 1955. Dopo l'approvazione della Congregazione fece la professione perpetua e fu membro del Consiglio generalizio.

Don Ottorino chiama “anziani” le vocazioni adulte, cioè i giovani entrati dopo un’esperienza di lavoro o con un diploma di scuola superiore.

MI101,37[05-11-1966]

37.Quindi di questi 40 diaconi, quanti erano adulti, quando hanno deciso? Sono già tutti adulti praticamente?
Dei 40 diaconi una trentina sono venuti da adulti. Per esempio, ultimamente è venuto un sergente degli alpini, un ardito... uno di quelli che vengono gettati con il paracadute e devono arrangiarsi a sopravvivere. Questi è entrato per farsi Religioso, assistente, diacono; lui è specializzato in meccanica. Ne abbiamo poi un altro, un agricoltore, un bravissimo figliolo, che ora sta studiando: a trent'anni sta studiando pure lui la filosofia e la teologia, perché sogna anche lui di andare un domani in missione a collaborare con i sacerdoti. Abbiamo anche un perito tecnico, Filippi, che pure sta studiando. C'è poi l'assistente Vinicio, che fa parte del Consiglio generalizio. Il nostro Consiglio è composto di cinque persone: il superiore, due sacerdoti e due assistenti consiglieri... Il superiore ha il voto determinante? No, no, insieme, da buoni fratelli. Dunque questo Vinicio era tecnico a Valdagno, lavorava da Marzotto e sono già undici anni che è qui. Si è donato completamente ed è felicissimo di questa vocazione. Di anziani ne abbiamo parecchi. Essi hanno capito, ad un dato momento, che la loro strada non è quella di essere sacerdoti, ma di donarsi completamente al Signore, di lavorare per salvare anime, collaborando nella parrocchia in una istituzione così; questo essi lo sentono come la loro vocazione. E sentono anche l'esigenza della castità? Sì, sì. Quindi saranno modelli di diaconi, che tengono alta questa fiamma. Altri saranno sposati normalmente; questi invece formeranno un lievito di diaconi consacrati! Anche perché questi, nel campo nostro, li pensiamo oltre che per spiritualizzare le scuole professionali, per fare opera di penetrazione... A Crotone, per esempio, non è necessario formare una scuola professionale perché c'è già, fatta dalla Cassa del Mezzogiorno: hanno speso tre miliardi per farla; è dunque inutile che noi facciamo concorrenza allo Stato. Però a Crotone i nostri sono entrati, da buoni amici, per l'assistenza: per il catechismo i sacerdoti e per l'assistenza i diaconi. 12. Linee di formazione e di spiritualità

DIACONATO

CONGREGAZIONE appartenenza

CONGREGAZIONE assistente

FORMAZIONE

APOSTOLO vocazione

DOTI UMANE studio

MISSIONI

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE Consiglio

COMUNITÀ

superiore

CONSACRAZIONE

SACERDOZIO prete

APOSTOLO salvezza delle anime

PASTORALE parrocchia

CONSACRAZIONE castità

SOCIETÀ

servizi sociali

René Voillaume era il superiore dei Piccoli Fratelli di Gesù, fondati da Charles De Foucauld. L’espressione “contemplativi sulla strada” esprime un concetto contenuto nel suo libro: “Sulle strade del mondo”, Brescia 1964.

MI101,38[05-11-1966]

38.E le casette prefabbricate? Ci toglie questa curiosità?
Per le casette prefabbricate è andata così. Noi pensiamo questo dei nostri Religiosi: prima devono essere “uomini”. Sia i sacerdoti come i diaconi è necessario che siano “uomini”, perché devono trattare con gli uomini; quindi devono curare in modo particolare la formazione umana. Noi curiamo la parte umana perché dobbiamo portare un messaggio e il messaggio è di Nostro Signore, e non si può portare un messaggio di Dio su un vassoio poco pulito. Il primo incontro che i nostri devono fare è un incontro umano. Perciò noi ci teniamo molto perché abbiano sempre un perenne sorriso sulle labbra. un aspetto di serenità, di gioia. che dovrebbe attirare... vorrei dire, la simpatia umana, non per attirare solo umanamente, ma perché dobbiamo portare Cristo, per dare il divino... Ecco, fatto questo primo passo, insistiamo che siano “uomini di Dio”. Noi, con una parola detta alla buona, diciamo che devono essere dei “carmeli ambulanti”. Voillaume dice che dovrebbero essere dei “contemplativi sulla strada”; ma, diciamolo con le parole che vogliamo, quello che conta è che dobbiamo essere degli uomini di Dio, in continua unione con Dio, e questo non soltanto durante la meditazione, durante la S. Messa, durante la preghiera... Per noi tutta la vita deve essere una preghiera: sforzandoci di fare la volontà di Dio in tutte le cose, ad un dato momento queste si fanno in comunione con il Signore; perché gli uomini di oggi vogliono Dio, inconsciamente cercano Dio, e se noi siamo delle creature piene di Dio, se ci presentiamo bene, ad un dato momento gli altri ricevono Dio.

CONSACRAZIONE religioso

CONGREGAZIONE spiritualità

APOSTOLO uomo

SACERDOZIO prete

DIACONATO

FORMAZIONE

APOSTOLO ambasciatore di Dio

APOSTOLO uomo di Dio

PREGHIERA carmeli ambulanti

PREGHIERA contemplazione

PREGHIERA unione personale con Dio

VOLONTÀ

di DIO

DIO

PREGHIERA

EUCARISTIA S.Messa

Cfr. Mt 5,15.

Cfr Atti 8,26-40.

Cioè cadono le contrapposizioni, le rivendicazioni, le recriminazioni, tanti atteggiamenti meschini che rovinano la vita comunitaria.

MI101,39[05-11-1966]

39.Poi diciamo che il Religioso, oltre che essere "uomo" e "uomo di Dio", deve essere anche il "testimone di Dio". Non si può prendere una candela e nasconderla” Al giorno d'oggi bisogna mostrarla; deve essere accesa, e deve essere presentata si deve dare una testimonianza del Signore. Noi con una frase diciamo che “l'apostolo deve dare”. Quando ci siamo incontrati con una persona dobbiamo fare l'esame di coscienza e dire: “Io che cosa ho dato a questa persona? È Dio che mi ha messo in contatto con questa persona. Il diacono Filippo si è messo a contatto con l’eunuco e gli ha dato il Battesimo, la grazia. Forse Dio ha fatto sì che io rompessi la macchina perché andassi a finire in questa officina per portare Dio”. Perciò vediamo la volontà di Dio anche in queste cose; ne viene di conseguenza il desiderio di dare Dio: non noi stessi, ma Dio, soltanto Dio.
Noi quindi dobbiamo essere uomini, uomini di Dio e testimoni di Dio, ma tutto questo in comunità. Siamo chiamati a vivere in comunità, sacerdoti e assistenti, diaconi insomma. Dobbiamo dare una testimonianza non solo come individui, ma come comunità, perché lo vuole il Signore. Dobbiamo dare una testimonianza vera in mezzo agli uomini. La comunità, perciò, deve essere un piccolo paradiso; deve essere una famiglia nel vero senso della parola dove, tutti insieme, si deve cercare la volontà di Dio. Non c'è più allora questione di obbedienza o di non obbedienza... tante piccole cose cascano da sole. Quando c'è l'amore, la carità, ad un dato momento casca tutto. Ad un dato momento tutto è superato, se insieme siamo preoccupati di cercare la volontà del Signore. Siamo in una parrocchia: bene, che cosa vuole il Signore? Parroco e non parroco, assistente e sacerdote, siamo fratelli: Dio, Lui e basta, e salvare anime! La comunità deve, dunque, essere così.

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO

PECCATO esame di coscienza

CONSACRAZIONE religioso

APOSTOLO uomo di Dio

APOSTOLO testimonianza

CONSACRAZIONE obbedienza

VOLONTÀ

di DIO

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

ESEMPI testimonianza

DIO

COMUNITÀ

SACERDOZIO prete

DIACONATO

CONGREGAZIONE assistente

APOSTOLO ambasciatore di Dio

PASTORALE parrocchia

PASTORALE parroco

Sempre per lo scopo di una esperienza di lavoro da far fare ai giovani e di un loro contributo al proprio mantenimento don Ottorino aveva tentato vari tipi di lavoro: dapprima (1956-60), la produzione di morse e torni per officina meccanica, poi (1961) la costruzione di organi elettronici, ma queste attività furono presto lasciate perché richiedevano una particolare preparazione tecnica. Allora, nel 1964, si pensò alla costruzione di case prefabbricate, con l'intelaiatura di ferro e con speciali pannelli per formare le pareti. Dopo vari tentativi si era riusciti a preparare un tipo di pannello solido e bello, con particolari proprietà di isolamento termico. Nel 1966 si era al momento culminante di questa attività.

MI101,40[05-11-1966]

40.Come campo di conquista, la nostra preoccupazione è quella di creare la grande famiglia di Dio, come dovremo essere in cielo, tutti insieme. Il desiderio del Padre è che tutti gli uomini formino un'unica famiglia. Allora noi, povere creature, abbiamo il dovere, sia per il Battesimo e per la Cresima, sia per la nostra vocazione particolare, di collaborare con Dio per cominciare fin dalla terra a formare questa grande famiglia.
Questo lavoro di costruzione della famiglia di Dio devono farlo sacerdoti e diaconi, dobbiamo farlo gli uni e gli altri. Il sacerdote, però, deve avvicinarsi un pochino a questa benedetta umanità, non deve restare sul suo piedistallo. Pur essendo un domani chiamato a celebrare la Messa, a confessare, eccetera... deve sapere un po' che cosa passa anche nell'animo del povero operaio, deve conoscere il linguaggio dell'operaio. Non si può oggi, per esempio, mettere un sacerdote sul pulpito a predicare se non sa dove vive quell'uomo sette, otto, dieci ore al giorno. Ed ecco allora, che durante la loro formazione, noi mandiamo i nostri sacerdoti a lavorare alcune ore alla settimana. Abbiamo detto: “Voi dovete lavorare durante alcune ore prima di tutto per sapere, per conoscere il linguaggio degli operai - durante l'estate avrete un mese di ferie e poi tutti al lavoro - ; poi, in secondo luogo dovete farlo per aiutarvi anche a mantenervi, perché non è giusto che viviate alle spalle del prossimo”. Questa è stata un'idea un po' azzardata. Qualcuno prima del Concilio ci ha criticato fortemente, ma dopo il Concilio ci hanno dato ragione, e perciò siamo andati avanti tranquilli. È stato parecchio tempo prima del Concilio che noi ci siamo impegnati su questa strada. Ci siamo domandati che cosa far fare a questi giovani. L'idea delle case prefabbricate ci è venuta dopo aver tentato altri tipi di lavoro, ma alla fine ci siamo orientati a fare queste casette prefabbricate. E allora lei può vedere i giovani di liceo o di teologia, e può vedere l'assistente, il diacono, che lavorano con la tuta, insieme, da buoni fratelli...

DIO Padre

APOSTOLO vocazione

CONSACRAZIONE collaborazione

SACERDOZIO prete

DIACONATO

GRAZIA Sacramenti

PASTORALE

APOSTOLO predicazione

FORMAZIONE

FORMAZIONE lavoro

CHIESA Concilio

PASTORALE giovani

I due giovani ai quali don Ottorino accenna, Leonzio Apostoli e Girolamo Venco, avevano iniziato allora il terzo anno del corso teologico.

MI101,41[05-11-1966]

41.Alcune ore?
Ognuno deve lavorare alcune ore alla settimana, che possibilmente cerchiamo di riunire in una sola giornata a seconda dei lavori o della maggiore disponibilità di tempo di ciascuno. Abbiamo cercato che questi benedetti figlioli si educassero ad un senso di responsabilità. Per esempio, uno studente di teologia ha la responsabilità, supponga, di fare i pannelli di poliestere e lana-vetro; allora va a Milano, va di qua, va di là... avvicina tecnici, avvicina persone. Questo giovanotto, che lei ha vicino, è incaricato, per esempio, del riempimento: allora si interessa di cloruro di magnesio, magnesite, amianto, eccetera... allora, via a Mestre, via da un'altra parte, eccetera; è incaricato pure dello studio fotografico: e allora, macchine, cineprese, sempre in vista dell'apostolato o delle vocazioni. Noi abbiamo un fine: dobbiamo arrivare là; tutto quello che non serve lo buttiamo via. Perciò questi giovani si specializzano e ci mettono l'anima in ogni cosa. Devono organizzarsi: attendere alla parte spirituale, alla pietà, allo studio, per arrivare preparati al sacerdozio, e in più devono adempiere alle altre responsabilità di lavoro. Allora può vedere che qualcuno lavora o studia anche oltre gli orari tradizionali, perché c'è questo o quello da finire... Anche con una certa libertà e iniziativa personale? Si, c'è iniziativa personale. Non è questione di orari: se uno deve dare un'ora, non dà un'ora “brontolata”; no, siamo in casa, in famiglia. Anche i sacerdoti, oppure solo quelli che si preparano, finché si preparano...? Quando sono già sacerdoti, siccome qui da noi hanno tanto da fare... Ma anche loro, se possono, danno una mano qualche volta: se arrivano alla sera e vedono che gli altri lavorano, prendono in mano il pennello anche loro, perché qui siamo fratelli; non è che da noi, perché uno è prete, non debba fare certe cose, neanche per sogno.

FORMAZIONE educazione

APOSTOLO apostolato

APOSTOLO vocazione

PASTORALE giovani

DOTI UMANE studio

SACERDOZIO

COMUNITÀ

fraternità

Il semiconvitto o esternato con scuola media, dedicato a mons. Ferdinando Rodolfi, cominciò a funzionare nell'ottobre 1959. Dopo parecchi anni di attività, nel 1973 quest'opera fu lasciata, perché non appariva più un mezzo utile e adeguato di apostolato.

MI101,42[05-11-1966]

42.Questa attività delle casette è completamente distinta dai laboratori degli orfani?
Quella è un'altra casa, completamente distinta. Per i giovani che studiano per diventare diaconi abbiamo dei laboratori separati qui, nella casa di formazione, indipendenti dall'Istituto: questa, come abbiamo detto, è un'altra casa. Attualmente l'Istituto San Gaetano, con il quale abbiamo incominciato, è divenuto una delle opere della Congregazione: Istituto San Gaetano di Vicenza, Istituto San Gaetano di Asiago: sempre gli stessi ragazzi, tutti orfani, che fanno le tre medie ad Asiago e poi vengono qui. In principio abbiamo tenuto tutto a Vicenza; poi, siccome il numero è aumentato, abbiamo portato le medie ad Asiago, mentre le professionali le abbiamo tenute qui a Vicenza. Poi, sempre qui a Vicenza, c'è un semiconvitto per esterni. Perché le medie ad Asiago? Perché per i ragazzi si sentiva la necessità di avere una casa in montagna per l'estate. Allora abbiamo costruito la casa in modo tale che potesse servire anche durante l'inverno, per i più piccoli delle medie - una volta erano le tre classi di avviamento professionale - , con insegnanti che vengono da fuori, perché la scuola è collegata con quella statale. Finite le medie vengono a Vicenza. Queste loro attività, penso, non sono estranee perché aiutano i loro sacerdoti a vivere a contatto con gli studenti, con i lavoratori: impareranno... Prima abbiamo dato un po' uno sguardo alla preparazione dei sacerdoti. Per quanto riguarda, invece, gli assistenti, facciamo così: l'assistente giovane che viene da fuori, fatti i voti, è giusto che non faccia solo esperienza di laboratorio allora, alla domenica, lo mandiamo fuori nelle parrocchie, ad insegnare catechismo, a guidare l'assistenza alla Messa... Ormai sono parecchi che fanno così. E gli assistenti e i sacerdoti che studiano, i seminaristi, sono impegnati contemporaneamente anche all'Istituto San Gaetano? L'Istituto San Gaetano propriamente detto ha un direttore sacerdote. C'è poi un altro sacerdote che fa da vicedirettore; c'è un assistente, futuro diacono, che fa da prefetto di disciplina, e poi dodici assistenti che animano i vari gruppi di ragazzi e che dirigono i laboratori di tipografia, meccanica, falegnameria, sempre assistenti, futuri diaconi.

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

FORMAZIONE case di formazione

DIACONATO

CONGREGAZIONE storia

FORMAZIONE

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE assistente

CONSACRAZIONE voti

PASTORALE parrocchia

PASTORALE giovani

All'Istituto San Gaetano era allora direttore don Aldo De Antoni, vicedirettore don Giovanni Galvan, prefetto di disciplina l'ass Valentino Pavan. Per Monterotondo era partito l'ass. Mario Zorzi, sostituito dall'ass. Girolamo Schiavo. Per il Chaco, in Argentina, sarebbero partiti entro alcuni mesi gli assistenti Antonio Ferrari e Mirko Pasin.

Il riferimento è all’Istituto San Gaetano di Vicenza.

MI101,43[05-11-1966]

43.Questi sono già in attività, non più in formazione. Però sempre disponibili anche per altre mansioni, specialmente nelle missioni e nelle parrocchie...
Per esempio, uno dell'Istituto adesso è partito per Monterotondo e abbiamo mandato uno della Casa dell'Immacolata, più giovane, a sostituirlo. Inoltre, altri due dell'Istituto partiranno per il Chaco, e manderemo altri due giovani a sostituirli. Ad Asiago ne abbiamo mandato quattro molto giovani per assistere i più piccoli lassù: durante la mattinata, mentre i ragazzi sono a scuola, studiano filosofia e teologia, e nel pomeriggio fanno assistenza. I più giovani, dopo che hanno fatto un paio d'anni ad Asiago, li metto all'Istituto San Gaetano in mezzo ai ragazzi più grandi, cominciando contemporaneamente un po' di esperienza pastorale nelle parrocchie, alla domenica, dato che i ragazzi più grandi ogni domenica li mandiamo a casa perché si abituino al mondo e alla famiglia. Così gli assistenti cominciano a fare un po' di pratica pastorale nelle parrocchie, e da lì li possiamo in seguito lanciare nelle nostre parrocchie. Attualmente, nella casa di formazione, quanti futuri assistenti hanno? Adesso è difficile dirlo, perché sono in noviziato... Faccia conto che noi siamo grosso modo per metà preti e per metà assistenti. Mi sembra di avere capito... Non immaginavo! ... questo manicomio!

FORMAZIONE

MISSIONI

PASTORALE parrocchia

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE storia

PASTORALE giovani

DOTI UMANE studio

MONDO

FAMIGLIA

CONGREGAZIONE assistente

FORMAZIONE case di formazione

FORMAZIONE noviziato

Nel testo registrato c’è, a questo punto, un intervento di don Guido per spiegare come la formazione dei giovani, sia diretti al sacerdozio come al diaconato, sia parallelo negli studi ma identico nella spiritualità.

Il discorso fatto insieme precedentemente e non inciso aveva per tema il carisma della Congregazione, un nuovo modello di essere prete e di fare apostolato, reagendo a certi difetti dell'ambiente clericale.

Cioè ogni mese si sceglieva una frase del Vangelo da vivere, e ci si incontrava ogni settimana per verificare 1'“impegno di vita”. L'“impegno di vita” iniziò nella Congregazione nel gennaio 1965.

MI101,44[05-11-1966]

44.Allora riassumendo, qui a Vicenza ci sono due case distinte: l'Istituto San Gaetano e la Casa dell'Immacolata, casa di formazione. L'Istituto San Gaetano va avanti per conto suo, con la sua direzione e con gli orfani, completamente autonomi. La casa di Asiago ha il suo direttore, va avanti per conto suo, anche se legata con l'Istituto di Vicenza per il fatto che i ragazzi di lassù saranno quelli che verranno a Vicenza; perciò è ovvio un certo legame tra queste due case. C'è poi l'Istituto F. Rodolfi per esterni; pure esso ha il suo direttore e va avanti per conto suo; lì ci sono una scuola media statale e una scuola professionale non statale.
La casa di formazione va avanti anch'essa per conto suo. In questa casa ci sono anche la direzione generale della Congregazione e il noviziato. Per la scuola facciamo così: quelli delle medie li mandiamo nella scuola F. Rodolfi: risparmiando così gli insegnanti, e i ragazzi seguono una scuola statale. Per il ginnasio, liceo e propedeutica facciamo la scuola qui in casa, mentre per la teologia li mandiamo in seminario... solo per la scuola... sono pochi minuti di strada. Volevo dire che mi sembra di avere capito il piano di Dio, che ha creato i sacerdoti e i laici insieme... Le chiedo una cosa: di quello che m'ha detto prima, non inciso...? No, quello... Scusi, lei ha capito. Ho capito. Riferirò quello che si può dire con semplicità, non come una cosa carismatica o che... Però credo di poter dire che lei aveva già questa idea fin d'allora, perché questo è connesso con la storia, è la storia proprio che parla... Le dico: lei prescinda da me. Faccia conto di essere lei al mio posto. Mi sono permesso di dire tutto questo, perché abbiamo lo stesso spirito, lavoriamo nello stesso campo e lei sa che il pericolo enorme è sempre quello di togliere a Dio quello che è suo. Ecco, lei deve capire questo: lasciamo a Dio quello che è suo. Guardi, ho dovuto presentare molte opere della Chiesa sul nostro giornale e ho sempre ricevuto lettere in cui le persone intervistate ci dicevano: avete colto proprio quello che noi pensiamo di noi stessi. Speriamo, se lei ci dice una preghiera, di fare altrettanto. Mi sembra di avere capito. Abbiamo anche noi l'“impegno di vita” mensile , come voi avete la “parola di vita”, una frase del Vangelo da vivere. Abbiamo degli “Amici”: gliene ho già parlato? No. 13. Gli Amici della Pia Società

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

FORMAZIONE case di formazione

FORMAZIONE noviziato

SOCIETÀ

scuola

CONGREGAZIONE carisma

DIO

COMUNITÀ

Impegno di Vita

CONGREGAZIONE amici

CONGREGAZIONE storia

È un esempio che don Ottorino portava frequentemente: per abbattere una pianta non basta che ci sia chi tira con la corda (=l’apostolo), ma è necessario ci sia anche chi taglia il tronco alla radice, cioè collabora efficacemente con la preghiera e il sacrificio (=gli “Amici”). Con altra immagine don Ottorino chiamava queste persone i “parafulmini” della Congregazione.

L'11 del mese è stato scelto in ricordo della data di questo patto di aiuto spirituale fra la Casa dell’Immacolata e il Carmelo S. Maria Maddalena de’ Pazzi di Firenze, che avvenne 1'11 ottobre 1952, festa della Maternità di Maria.

L'iniziativa di raccogliere gli “Amici della Pia Società S. Gaetano” cominciò nel 1964.

MI101,45[05-11-1966]

45.Abbiamo gli “Amici”. Una delle prime cose di cui ci siamo preoccupati è stata questa: di avere, mentre noi lavoriamo a tirare, qualcuno che, sotto, tagli la pianta. E allora abbiamo messo lì dei parafulmini all'Opera. Abbiamo cominciato i collegamenti con i carmeli. Il primo è stato il Carmelo di Firenze, per esempio, dove offrono ogni giorno l'ora di terza per noi, e dove l'11 del mese offrono tutte le preghiere per noi. Abbiamo quattro carmeli che, mi pare, lavorano in questa forma. Poi, non accontentandoci dei carmeli, abbiamo cominciato ad avvicinare ammalati e, visto che la cosa andava abbastanza bene, poiché quando si vedevano delle difficoltà mettevamo in movimento tutte queste anime e si vedevano gli effetti, allora abbiamo cominciato, abbiamo fatto gli “Amici”.
Quella degli “Amici” non è una associazione. Oggi, mi pare, sono circa settecento o ottocento; sono un collegamento. Ad essi noi domandiamo questo: loro devono cercare di dare una testimonianza dinanzi al mondo moderno, quasi del tutto concentrato nel godimento della vita terrena, che si è fratelli tra noi e con il fratello Gesù, protesi verso l'eternità. Ecco, devono sforzarsi di fare questo.

CONGREGAZIONE amici

PREGHIERA ponte della preghiera

CROCE difficoltà

APOSTOLO testimonianza

MONDO

GESÙ

fratello

Il bollettino periodico inviato a tutti gli Amici ha un titolo significativo: “Unità nella carità”. Il primo numero è uscito nel 1964, e poi dal 1965 ha avuto una scadenza bimestrale inizialmente e trimestrale in seguito.

Lc 11,1.

Espressione frequente di don Ottorino, con la quale manifestava l’umile convinzione di avere bisogno dell'aiuto e della custodia di Dio per camminare sulla giusta strada.

Nel testo registrato interviene a questo punto don Guido mostrando la cartolina con il ponte della preghiera.

MI101,46[05-11-1966]

46.Gli impegni sono semplici: gli Amici devono considerarsi un po' di famiglia, seguire gli avvenimenti della Congregazione come se fosse la loro famiglia, sforzarsi di vivere lo spirito della Congregazione - dico “lo spirito” - e ogni venerdì offrire le loro sofferenze, il loro lavoro per i membri della Congregazione. Questo perché una delle cose su cui noi puntiamo forte è la santificazione del lavoro, accettato come mezzo di santificazione e di espiazione. Allora noi spingiamo questi Amici ad offrire il venerdì per noi, impegnandoci anche noi ad offrire per loro tutte le sofferenze, tutto il nostro lavoro del venerdì. Se possono, chiediamo anche di recitare una corona del rosario, così sono spinti a pregare; e da parte nostra, nella nostra casa, ogni giorno viene celebrata una Santa Messa per loro.
Ora, siccome abbiamo un “impegno di vita” in famiglia, e ogni settimana tutte le nostre Comunità si radunano insieme per vedere come poterlo vivere meglio, alcuni Amici ci hanno chiesto di partecipare a questo impegno. Così, nel nostro bollettino , ogni mese mettiamo 1'“impegno di vita”, con un po' di spiegazione. Per esempio, l'“impegno di vita” di novembre è: “Signore, insegnaci a pregare” . Così... si cerca di tenerlo presente e di fare un lavoro comune. Inoltre nel bollettino diretto agli Amici mettiamo un po' di cronaca di quello che sta succedendo in casa in modo da considerarli di famiglia e affinché possano pregare per noi. Per l'impegno di vita, siccome il bollettino è bimestrale, presentiamo il tema dei due mesi successivi, in modo che possano viverlo. E poi cerchiamo di presentare la parola del Papa e la figura di un personaggio che ha vissuto la carità. Una cosa senza pretese, una cosa di famiglia. Il motivo è un po' egoistico, perché preghino per noi, che il Signore ci tenga una mano sulla testa. Ecco, questa è la sostanza. Son tutti particolari, dopo, il resto... Ecco, quello che mi dispiace è che tutti i lettori vogliono articoli corti. E noi praticamente li facciamo al massimo di otto cartelle. Ora, concentrare in otto cartelle tutto questo è un'impresa. Ci vorrebbe un libro. Comunque ce la metteremo tutta. E poi, l'idea fondamentale è così chiara, così limpida, tale che ti prende... per cui siamo facilitati... Non so quanto chiaro sono stato. Comunque spero che ci siamo capiti. 6 novembre 1966

CONGREGAZIONE amici

CONGREGAZIONE spiritualità

CROCE sofferenza

CONGREGAZIONE appartenenza

SOCIETÀ

lavoro

PREGHIERA rosario

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

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