MI105[15-11-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, richiamandosi alla tragica morte del religioso Giorgio Pieropan sepolto il giorno precedente, sottolinea come il sangue e la croce siano sempre strettamente collegati con grazie speciali del Signore e siano necessari per la salvezza delle anime. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 34’. 1. La celebrazione della consegna dei crocifissi ai missionari è una pubblica manifestazione della maturità della CongregazioneDon Ottorino si riferisce probabilmente al pubblico riconoscimento dato alla Congregazione il 4 novembre in cattedrale con la consegna del crocifisso ai missionari in partenza per l'America Latina e ai doni spirituali che aveva ricevuto con la partenza dei primi quattro missionari per il Guatemala avvenuta l'11 novembre.
Don Ottorino presenta la domanda retorica a don Guido Massignan, che sempre era vissuto accanto a lui dal 1950 e quindi conosceva molto bene la storia della Congregazione.
Il 25.12.1961 ci fu l'erezione in Congregazione di diritto diocesano con approvazione delle Costituzioni, e il 31.12.1961 la professione perpetua di don Ottorino assieme ad altri 24 Religiosi.
Il 14.7.1963 ebbe inizio l'attività apostolica della Congregazione a Crotone in Calabria.
Il 7.8.1966 venne affidata alla Congregazione la parrocchia di Gesù Operaio nella cittadina di Monterotondo (Roma) della diocesi di Sabina-Poggio Mirteto.
L’inizio delle missioni in America Latina con la partenza dei primi missionari per il Guatemala risaliva a pochi giorni prima di questa meditazione.
Si tratta di don Giuseppe Rodighiero che aveva chiesto di entrare in Congregazione quando era vicerettore nel collegio vescovile di Thiene; il vescovo gli darà il permesso dopo alcuni anni passati a Padova come assistente degli studenti universitari.
MI105,1[15-11-1966]
1.Proprio qualche giorno fa vi dicevo: "Il Signore ci vuole tanto bene; in questi ultimi tempi ci ha dato qualche "caramella". Però, stiamo preparati, perché la croce viene!". Guai se non venisse la croce! Ricordate quante volte vi ho detto che se nel mio cammino non trovassi le croci, mi fermerei perché avrei paura di avere perso la strada? Sarebbe come non trovare più paracarri né strada asfaltata in una strada provinciale: sto correndo in macchina e improvvisamente non vedo più paracarri, improvvisamente non vedo più la strada asfaltata. Mi verrebbe naturale dire: "Ho deviato, ho perso la strada!", perché si esige che la strada, per esempio, che conduce da Vicenza a Roma, sia asfaltata. Se nel vostro cammino apostolico non trovate questi segni di amore di Dio, questi segni di predilezione, fermatevi, esaminate voi stessi e dite: "Forse ho sbagliato la strada", perché la strada di Dio è sempre segnata da queste croci. Queste croci non sono croci: sono baci di amore di Dio. Questi segni sono proprio quelli che caratterizzano il cammino del cristiano, e dell'apostolo in modo particolare. In Famiglia abbiamo avuto, purtroppo, più gioie che croci mandate come battistrada. Ora c'è stata la presa di posizione della Congregazione: eravamo bambini, cresciuti all'ombra dell'Istituto San Gaetano, un'opera caritativa, considerati fino al 1961 come: "Beh, insomma, preti a mezz'asta... - non è vero, don Guido? - Sì... ma i preti; sì, quest'Opera, i ragazzi, va bene! Ma, ma... il prete è un prete quando ha in mano una parrocchia". Nel 1961 è venuta la prima rivelazione. "Voi in parrocchia? Voi nelle missioni? Boh, boh!". Subito dopo ebbe inizio l’esperienza a Crotone. "Avete cominciato? È proprio vero, allora!"; poi a Roma e, adesso, anche le missioni. "Ma, allora, è proprio da credervi!". Prendiamo come esempio il vescovo di Padova, al quale due sacerdoti hanno chiesto di entrare in una Congregazione, che ha opere, oltre che a Crotone, soltanto a Vicenza e ad Asiago: un Istituto a Vicenza e un Istituto ad Asiago, senza aver mai visto poi se fosse consistente. Era naturale che il vescovo di Padova dicesse a don Giuseppe : "Caro don Giuseppe, se vuoi lavorare in mezzo ai giovani abbiamo bisogno proprio a Padova, per cui puoi dedicarti a loro, qui a Padova, senza andare a Vicenza!". Ma ecco che il Signore piano piano ci ha messo a Crotone, ci ha messo a Monterotondo, e a Padova cominciano a girare un po’ la testa: "È proprio vero: l'Istituto andrà fuori!".CONGREGAZIONE
CROCE
ESEMPI croce
APOSTOLO apostolato
DIO amore a Dio
DIO stile di...
PECCATO esame di coscienza
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
Il riferimento è alla ripresa televisiva della solenne celebrazione del 4 novembre in cattedrale con la consegna del crocifisso ai primi dodici missionari destinati all’America Latina, trasmessa poi in brevissima sintesi nel telegiornale nazionale.
Il riferimento è ad Antonio Zordan, proveniente dalla Comunità di Crotone e presente fra i dodici missionari scelti per l’America Latina.
MI105,2[15-11-1966]
2.Ed ecco le missioni, in una forma, vorrei dire, esplosiva: Zacapa. Quando sono andato da sua eccellenza il vescovo, per dire: "Eccellenza, desideriamo andare...", mi ha risposto: "Mi fate un piacere, molto piacere! Sì, andate a vedere. Non solo in un posto, ma anche in due o tre se è possibile". Fino a prova contraria, per me il vescovo è il rappresentante della Chiesa, il rappresentante di Dio, e in questa sua espressione: "Andate anche in due o tre posti..." ho visto la volontà di Dio. La prima espressione del vescovo ci ha consolati; non ha detto: "Ma, siete preparati... non siete preparati...". No, no! Ha detto: "Ho piacere che andiate a vedere, e anche in due o tre posti, se necessario". Figlioli miei, poi questa azione, voluta da monsignor Luna, provocata da lui: "Se verrete a Zacapa, desidero, proprio desidero, che si faccia una funzione pubblica, non per me, ma per la Congregazione. Ricordatevi che è ora, è arrivata l'ora che la Congregazione deve apparire esternamente". Abbiamo lavorato per anni all'ombra dell'Istituto San Gaetano, con la preoccupazione di stare nascosti, di fare: prepariamoci, non preoccupiamoci, cerchiamo di vivere secondo il Vangelo, cerchiamo di vivere la volontà di Dio istante per istante, cerchiamo di avere sempre il telefono che funzioni con il Cielo, cerchiamo di essere come vuole Lui, come vuole Lui! È arrivato il momento in cui ti buttano, proprio ti buttano in situazioni un po’ reclamistiche perché sono state circostanze strane: certamente io non avrei mai chiamato la televisione. Ma quei pochi minuti hanno portato lo scompiglio perfino a Crotone perché è apparsa la bella faccia di Antonio : la gente è uscita dalle case gridando e gli altri si sono impressionati pensando che fosse successa una disgrazia. Invece era il volto di Antonio... e questo fonde, fonde Crotone con Vicenza, fonde fra noi, e la gente dice: "La Pia Società, la Pia Società...!". A me interessa una cosa sola: che qualche bravo giovane cominci ad avere un po' di fifa, perché i primi che sono venuti hanno avuto un buon coraggio a fidarsi di un povero prete per dire: "Andiamo in questa Casa..."; hanno avuto un bel coraggio! Credo che il Signore a volte tolga la mente. Ora questo riconoscimento della Congregazione dà un senso di fiducia, umana se volete, a chi si accosta alla Casa per venire a donarsi al Signore. Fin che si tratta di un bambino piccolo, i genitori possono dire: "Lo mandiamo là perché studi"; ma se si tratta di un giovanotto di una certa età questi può domandarsi: "Ma, questa Congregazione che cosa è, che cosa non è?". Questa manifestazione esterna, in fondo, ha dato un senso di maturità alla Congregazione nel concetto della gente, per cui qualcuno ha osservato: "Ah, la televisione, ah...!"; praticamente ci ha messo allineati con le altre Famiglie religiose. 2. La prossima meta è l’approvazione del diaconatoMISSIONI
CHIESA Vescovo
VOLONTÀ
di DIO
CONGREGAZIONE
PAROLA DI DIO Vangelo
PREGHIERA unione personale con Dio
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
CONGREGAZIONE spiritualità
Don Ottorino nell'autunno del 1936 ebbe la prima intuizione, causata dallo scandalo ricevuto dal comportamento di alcuni preti, di voler essere prete in modo diverso e nuovo. Il 24 maggio 1941 questo sogno si materializza con l'inizio dell'Istituto San Gaetano sotto il palco del teatro parrocchiale di Araceli.
Mariano Bazzan era un giovane dell’Azione Cattolica della parrocchia di Araceli quando don Ottorino vi giunse come cappellano nel 1940. Subito collaborò con lui nell’opera di attenzione e promozione dei giovani bisognosi, e fu il primo a seguirlo nella Casetta di Stradella Mora e nell’Istituto San Gaetano come assistente, istruttore e insegnante, fino al 1947. Si formò quindi una famiglia, ma continuò a seguire gli sviluppi dell’Opera, ricoprendo cariche direttive nell’Associazione ex allievi dell’Istituto e partecipando ad ogni manifestazione significativa della Congregazione.
Le Baracche erano delle costruzioni in legno montate dal Comune di Vicenza nella zona di Saviabona (era così chiamata una zona alla periferia nord di Vicenza oltre il cimitero) che ospitavano famiglie sfrattate o con gravi difficoltà economiche; era considerato un quartiere malfamato.
Padre Anastasio Gutiérrez, claretiano, decano della facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Lateranense e consultore della Congregazione dei Religiosi e di altre Congregazioni della curia romana, fu consultato da don Ottorino per la stesura delle prime costituzioni e per il programma di studio e di preparazione degli assistenti: l'incontro avvenne nei primi mesi del 1958.
Il riferimento è a mons. Vincenzo Fagiolo, che faceva parte della commissione preconciliare incaricata di trattare anche il problema del diaconato. Il primo incontro con mons. Fagiolo avvenne nel febbraio del 1962.
MI105,3[15-11-1966]
3.Ora, arrivati a questo punto, che noi non abbiamo cercato o almeno mi pare di non aver cercato, ma che ci è stato dato così da Dio, ecco che rimane l'altra meta: il diaconato. Il diaconato è stato presente in forma chiarissima nelle nostre intenzioni fin dai primi momenti dell'Istituto. Ve l'ho detto tante volte: l'Istituto, come "rivoluzione" è nato nel 1936, anche se esternamente nel 1941. Vuol dire che il diaconato è nato nel 1941, quando, per primo, ho preso come assistente con me Mariano Bazzan che poi è uscito: vi posso dire che fin d'allora parlavo dell’idealecon lui; non ho mai fatto la parola "diaconato", ma parlavo delle mansioni che intendevo che gli assistenti avessero un domani. Ho nutrito qui dentro il sogno del diaconato fin d'allora, e non mi sono mai arrischiato di dirlo fuori per paura di essere scomunicato da tutti. Voglio ricordare, però, che intendevamo formare un gruppo perché l'idea nostra era quella di andare nel mondo e salvare le anime, tutte le anime. Istituto o non Istituto, intanto cercavo. Il dilemma era: domando al vescovo di gettarmi in mezzo alle Baracche e comincio lì a fare un piccolo nucleo di cristiani come vuole il Signore e una Famiglia religiosa e poi ripeto l'esperimento in giro pel mondo, o una istituzione di ragazzi interni e all'ombra di questa far crescere la Famiglia religiosa? Ecco il punto interrogativo! Il Signore mi ha fatto capire che è stato meglio così, e infatti senza l'Istituto non avremmo avuto, certamente, alcun aiuto per il problema finanziario. Invece, all'ombra dell'opera caritativa, con la guerra, le miserie, gli orfani, abbiamo trovato la situazione ideale: all'ombra dell'Istituto è stata preparata la Famiglia religiosa. E intanto, piano piano, il Signore ci ha rivelato, attraverso padre Gutiérrez dapprima, e un membro della commissione poi, la strada giusta per il diaconato: e nel Concilio lo hanno approvato.DIO stile di...
DIACONATO
CONGREGAZIONE storia
APOSTOLO salvezza delle anime
CHIESA Concilio
Nel testo registrato don Ottorino si esprime latinizzando una espressione dialettale veneta: “Non me cuccaberis”.
Il riferimento è a don Luigi Furlato, padre maestro dei novizi.
Suor Pasqualina fu per molti anni la governante di Pio XII, famosa per il suo piglio autoritario e severo.
MI105,4[15-11-1966]
4.Adesso arriverà l'ora del diaconato. Vi sono due strade: o lo chiediamo noi adesso o lo chiedono gli altri. Anche monsignor Luna, le prime volte che gli ho parlato del diaconato, non lo ha visto bene; poi ne abbiamo discusso e mi disse: "Ah, il diaconato? Neanche per sogno, macché!". Quando è venuto a domandare Religiosi per la sua diocesi, dentro di me ho detto: "O cambia idea riguardo i nostri assistenti, o in caso contrario non mi imbroglierà” Vi assicuro che nei miei primi incontri che ho avuto con monsignor Luna avevo deciso fermamente dentro di me che non avremmo mandato i nostri Religiosi nella sua diocesi se non avesse cambiato mentalità. Qualcuno di voi si ricorda - tu, don Luigi , ti ricordi? - che non capiva assolutamente il diaconato: per lui l'assistente era il fratello laico; per noi, invece, il prete e l’assistente sono sullo stesso piano, lasciando stare chi è primo o secondo. Nella nostra Casa dovremmo litigare per essere secondi, non per essere primi; siamo qui per servire il Signore, per voler bene al Signore... ma il ruolo del nostro caro assistente è quello del diaconato, come voleva la Chiesa di duemila anni fa. Ed ecco che monsignor Luna, proprio lui che in principio ha detto: "Il Concilio mi ha trasformato; lo Spirito Santo mi ha fatto cambiare testa", effettivamente ha cambiato testa quanto al diaconato. È stato proprio lui a scrivermi: "Il diaconato è una cosa meravigliosa, una cosa bella! Il diacono, il diacono è una cosa bella!", e adesso viene qui e mi dice: "I diaconi... bisogna ottenere il diaconato... Bisogna... per forza!". Credo che sia andato in giro per Roma, sia andato per ogni angolo del Vaticano... se ci fosse stata suor Pasqualina sarebbe andato anche da quella: è andato dappertutto, e adesso mi telefona: "Don Ottorino, sono andato in giro di qua e di là; ho trovato che tutti conoscono ormai la Pia Società, e dove non la conoscevano l'ho fatta conoscere io...!". Il Signore si serve di queste circostanze per mettere la Congregazione nel suo ruolo giusto, nella sua posizione giusta. E mi scrive, e mi telefona; in una lettera mi dice: "Il diaconato, don Ottorino, ormai è una cosa certa. La pratica è alla Congregazione dei Riti; si tratta soltanto di alcune formalità riguardo al Rituale. Mi hanno detto di aspettare per convenienza, però che posso ordinarli quando voglio. Adesso vado a casa, li preparo liturgicamente in modo che conoscono le cerimonie... Direi che sarebbe necessaria la veste in chiesa, uguale per tutti, durante le cerimonie in chiesa, e poi ci metteremo d'accordo e li ordiniamo". 3. L’ora della croce: il sangue è fonte di salvezza e di graziaDIACONATO
CHIESA Vescovo
CONGREGAZIONE storia
SACERDOZIO prete
DIO amore a Dio
DIO Spirito Santo
VIRTÙ
umiltà
Don Pietro De Marchi era, all’epoca, vicerettore del seminario vescovile di Vicenza, ma stava per entrare nella Casa dell’Immacolata ove avrebbe fatto l’anno di noviziato nel periodo 1967-68.
Don Ottorino legge una lettera di condoglianze per la morte del religioso Giorgio Pieropan da parte della superiora della Comunità delle Suore Poverelle di Santa Lucia.
MI105,5[15-11-1966]
5.Figlioli, ditemi voi se non era l'ora della croce ? Per quanto riguarda poi l’aspetto economico in questi giorni una persona mi ha avvicinato e mi ha detto: "Ho pensato di darle dieci milioni per la Pia Società”; per cui consegnerà dieci milioni. Poi un'altra persona mi ha avvicinato per una faccenda, e in questa circostanza mi ha dato tre milioni; un'altra persona forse mi darà qualcos'altro, forse più abbondante ancora. Figlioli, perfino la provvidenza si è svegliata... perfino la Provvidenza! È il trionfo della Congregazione, non di noi: arrivo del diaconato, arrivo della provvidenza! Mia mamma avrebbe detto: "Non può durare così: le cose vanno troppo bene; non può durare! Eh, don Ottorino, se continua così significa che il Signore non ci vuole più bene!". Era il discorso della mia povera mamma, che non aveva studiato teologia: "Va troppo bene, caro! Eh, no, no, no: deve accadere qualche cosa!". E infatti qualche cosa è arrivata, ma in un collegamento così stretto con quello che Dio ci aveva dato di dolce che sarebbe da stolti non riconoscere la presenza di Dio, non riconoscere la sua presenza in quanto è successo. Un'umile suora si è sfogata con don Pietro De Marchi : "Non sono capace di disgiungere la morte e la vita... È tutto uno...", e non sapeva che la circostanza della morte di Giorgio era avvenuta dopo aver portato a Roma i missionari. Il Signore dimostra che la Congregazione è sua, che l'Opera è sua, e che è impossibile distruggerla! La superiora delle Suore Poverelle di Santa Lucia, mi scrive: "Fiat voluntas tua”. Poverina; forse sono le uniche parole di latino che conosce! “Carissimi sacerdoti di Cristo, don Ottorino e don Aldo. Partecipo al loro lutto e a quello della loro Congregazione. Presento le condoglianze e prometto preghiere di suffragio per il caro estinto e impetrazione di grazie per il ferito, e di rassegnazione e conforto per loro. Cosa chiede il Signore in certi momenti della vita di ogni Istituto! Coraggio! La fede ci aiuta a sopportare, ma non ci toglie il dolore. Questa prova è un segno tangibile che la futura missione sarà benedetta e fecondata dal Signore. Avanti, sempre avanti, con fiducia e costanza! Il Pastore Eterno invierà loro altre vocazioni e potranno estendere la loro Opera tanto cara in molte regioni del mondo. Unite alle mie suore e care bambine, rinnovo le nostre cristiane e religiose condoglianze. Mi sentano tanto vicina e... Aff.ma in Cristo. Suor...".CROCE
PROVVIDENZA
CONGREGAZIONE
AUTOBIOGRAFIA famiglia
DIO presenza di...
CONGREGAZIONE storia
VIRTÙ
fede
CROCE prove
Don Ottorino cita una nota frase di Tertulliano in relazione alle persecuzioni dei primi secoli della Chiesa.
Severino Stefani e don Gianni Rizzi facevano parte del gruppetto partito per il Guatemala in quei giorni.
MI105,6[15-11-1966]
6.Figlioli, ecco come io vedo gli avvenimenti: è proprio il caso di dire che "il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani!”. Nel caso nostro, che cosa deve portare il sangue di Giorgio? Domenica scorsa, come ormai era l'abitudine di ogni domenica, mi sono incontrato con il caro Giorgio il quale mi ha detto: "Offro la vita al Signore per la Congregazione; l'offro per i confratelli perché si possa vivere lo spirito, perché se c'è qualcuno che non lo vive bene, non capisce bene lo spirito, tutti abbiano da "suonare" come vuole il Signore!". Ora, proprio nel momento che tornava per avere condotto i nostri fratelli partenti per le missioni, il Signore ha accettato la sua offerta: "Tu offri la vita perché lo Spirito di Dio regni nella Congregazione? Ebbene, io l'accetto!". Figlioli, quante volte dico con trepidazione: saranno tutti fedeli i nostri fratelli; saremo tutti fedeli? La barca è di Dio, ma tutti arriveremo? Non ci sarà in mezzo a noi qualche Giuda, qualcuno che tradirà? Non siamo sicuri, però possiamo confidare che il sacrificio di Giorgio abbia salvato più di qualcuno. Il sacrificio di un fratello può avere salvato il tradimento di qualche Giuda. Forse la forza delle tentazioni, forse le circostanze avrebbero potuto rovinare qualcuno a Crotone, a Roma, in America. Forse il Signore davanti all’offerta di uno che paga con il proprio sangue, avrà detto: "Accetto il tuo sangue e salvo le anime; salvo... salvo Severino, salvo don Gianni!". Dobbiamo credere, figlioli, a questa comunione, a questa comunione! Questo sangue è il sigillo dell'opera di Dio, è il sigillo! È un richiamo per me e per voi. In questi giorni io ho la sensazione forte della presenza di Dio, di Dio che è presente, di Dio che mi guarda nell'intimo, sotto la scorza, che guarda nell'intimo del cuore, che guarda in fondo, tutti gli affetti del cuore, che mi osserva e che vuole purificarmi anche con il sangue: al sangue di Gesù ha voluto unire il sangue di un fratello. Sento di essere debitore a Cristo e a Giorgio se riesco a vincere me stesso: ma questo lo dovete sentire anche voi. Dobbiamo sentire che un fratello ha messo il suo sangue nel calice di Cristo per pagare per noi, per purificarci, per farci volare. Perciò il sangue di Giorgio e il sangue di Gesù, oggi, sono uniti insieme; ma guai, fratelli, guai se non sappiamo sfruttare questo dono che Dio ci ha dato. Prima di tutto dobbiamo usarlo noi questo dono: sentire il bisogno di un richiamo a vivere integralmente la vita religiosa.APOSTOLO F.A.
COMUNITÀ
corresponsabilità
CONSACRAZIONE offerta totale
DOTI UMANE
CROCE tentazioni
SOCIETÀ
COMUNITÀ
comunione
DIO stile di...
DIO presenza di...
CROCE sangue
COMUNITÀ
confratelli
COMUNITÀ
fraternità
GESÙ
redenzione
Don Sergio Tovo insegnava lettere nelle medie e nel ginnasio del seminario vescovile e aiutava don Ottorino all'Istituto San Gaetano insegnando materie letterarie; Riccardo Vicari era insegnante di lettere in scuole della città e insegnava anche ai ragazzi e ai giovani dell'Immacolata; Renato Carraro era insegnante di lettere, soprattutto di latino e greco, ai ragazzi e ai giovani dell'Immacolata.
MI105,7[15-11-1966]
7.Giorni fa vi dicevo in questo luogo con tutto il cuore: viviamo la vita di consacrati, cerchiamo di sentire che siamo offerti a Dio, che siamo consacrati a Dio; che Dio ci tratti come vuole, che ci pesti, che ci metta in alto, in basso... Ci siamo offerti a Dio, abbiamo offerto a Dio le ricchezze, abbiamo offerto a Dio il corpo, abbiamo offerto a Dio la volontà: siamo consacrati! Non siamo più nostri, siamo suoi; che faccia di noi quello che vuole: se vuole buttarci giù, sulla strada, come ha buttato Giorgio, ci butti pure; se vuole metterci sul piedistallo, ci metta; quello che a me interessa è vivere istante per istante nelle sue mani. Questo lo abbiamo detto e ripetutamente detto! Ebbene, il nostro caro Giorgio è in Paradiso: ci guarda, è vicino alla nostra buona mamma la Madonna, è vicino ai nostri santi protettori, ci osserva uno per uno e ci richiama; sì, se è necessario, venga anche di notte e ci butti per aria il letto! Mi direte: "Per carità...!". Piuttosto che perdiamo la strada e perdiamo la testa è meglio che moriamo di paura, figlioli; è meglio morire di paura di notte che andare a finire all'Inferno! Che venga Giorgio, che venga con l'ispirazione di Dio, che venga attraverso le circostanze: può essere una buona parola di un predicatore, può essere un libro... Specialmente quando viene la tentazione e vogliamo vedere qualche libretto o perdere la testa, cercate di sentire la voce di Giorgio che vi dice: "Senti, figliolo, fratello mio. Io sono già nel Paradiso: non mi è servito a niente, sai, leggere quelle cose...". In modo particolare il morto ci dica quanto vale scoprire il Vangelo: "Forse, invece di quel libro o di quell'altro vale la pena di leggere il Vangelo affinché tu possa veramente scoprirlo!". Il professor Tovo, l'altra sera, parlando con il professor Vicari e il professor Carraro, diceva: "Io sto scoprendo adesso il Vangelo. Giorni fa mi ha impressionato molto una frase; la sapevo a memoria, ma l'ho scoperta giorni fa: quando abbiamo compiuto il nostro dovere dobbiamo dire che siamo servi inutili! È una cosa tremenda il pensare che quando abbiamo compiuto tutto il nostro dovere, quando ci siamo sacrificati, quando abbiamo offerto anche la vita, dobbiamo concludere: siamo servi inutili!".CONSACRAZIONE radicalità
DIO
CONSACRAZIONE offerta totale
NOVISSIMI paradiso
MARIA la nostra buona mamma
NOVISSIMI inferno
CONSACRAZIONE religioso
PAROLA DI DIO Vangelo
VIRTÙ
Don Ottorino si richiama ad una espressione di Alessandro Manzoni al cap. 34 di I promessi sposi quando ironicamente un monatto saluta Renzo che scende dalla carretta di appestati sulla quale era salito per sfuggire a chi lo aveva preso per uno che spargeva la peste (=gli untori).
Don Fabiano Dalle Carbonare era un insegnante presso il collegio vescovile di Thiene, del quale monsignor Vincenzo Sebben era rettore.
MI105,8[15-11-1966]
8.Poveri untorelli coloro che perdono la testa per la loro personalità e dicono: "Bisogna sviluppare la propria personalità!". Bisogna morire per Cristo, consumarsi per Cristo, e concludere: "Siamo servi inutili!". Questo è cristianesimo! Voi direte: "Chissà che a cinquant'anni lo scopriamo anche noi!". Bisogna averlo scoperto prima del diaconato; scopritelo presto, per piacere! Il mondo ha bisogno di santi: non possiamo aspettare fra trenta o quarant'anni perché lo scopriate sui cinquant'anni! Scopritelo presto il Vangelo; innamoratevi del Vangelo; cercate di vivere il Vangelo! Quando scoprite una frase del Vangelo, rivelatela ai vostri fratelli: è questo che Giorgio vi dice in questo momento. Rivolgetevi a lui quando avete difficoltà, quando soprattutto la tentazione è forte. Imploratelo: è un fratello che è là; è, si può dire, il nostro ambasciatore presso il trono di Dio. Ma non solo. Il sacrificio di Giorgio ci porterà un rinnovamento di spirito, una spinta in avanti, una maggiore fusione; ci porterà anche vocazioni. Questa umile suora ce lo dice subito, con semplicità: "Il Pastore Eterno invierà loro altre vocazioni...". Ieri, con un atto gentile, monsignor Sebben ha mandato don Fabiano per la cerimonia insieme con i due seminaristi che avete visto: erano due seminaristi di quinta ginnasio che hanno intenzione di venire in mezzo a noi. Appena li ho visti ho guardato Giorgio e ho detto: "Sei partito tu e ne mandi due!". Quei due, poi, parlando con don Luigi Furlato, hanno detto: "Ce ne sarebbero altri tre o quattro che potrebbero essere avvicinati". Che non valga la pena di spedirne un altro di questi, se le cose vanno così? Che cosa vi pare? Se con uno che ne mandi ne arrivano quattro o cinque... se l'unico modo per moltiplicarsi fosse questo? Sono convinto, sono convinto che questo sacrificio accettato con fede ci porterà certamente altre vocazioni. La Congregazione non perde, perché avendo perso Giorgio ha acquistato Giorgio; deve acquistare in santità e spiritualità, e anche in numero: "Nolite timere!". 4. ConclusioneCONSACRAZIONE
GESÙ
CONSACRAZIONE santità
COMUNITÀ
fraternità
PAROLA DI DIO Vangelo
GRAZIA Corpo Mistico
APOSTOLO vocazione
CONGREGAZIONE storia
Nel testo registrato si ascolta una voce che dice: “Condron... è un giovanotto svizzero, era ateo, si è ammalato e ha conosciuto...”.
Monsignor Giovanni Novarese è stato il fondatore del Centro Volontari della Sofferenza, ed era legato da profonda amicizia con S. E. mons. Costantino Luna.
MI105,9[15-11-1966]
9.Vi leggo un pensiero di questo romanzetto giallo, e concludo. Chi è l'autore? Lo leggo perché dovevamo fare la meditazione su questo, invece il Signore mi ha detto che commentassimo la partenza di Giorgio. “Vorrei spiegare a quelli che soffrono, anche a quelli che soffrono più di me, che non si deve temere il dolore: è una prova del nostro carattere, un'occasione per far scaturire ciò che esiste in noi e che non conosciamo. Forse ci è stato mandato perché ne siamo stati giudicati degni! È come un segno di fiducia, e sarebbe un vero peccato disprezzare la possibilità che ci offre, non rispondere a questa chiamata. Forse alcuni sono destinati a soffrire al posto di altri”. Forse Giorgio ha sofferto ed è partito al posto di qualche altro, per salvare qualcuno; forse qualche vocazione vostra sarà salva per Giorgio. “Vi sono innocenti che pagano per i colpevoli, perché questi non sempre hanno di che pagare”. L'innocente paga per il colpevole, perché gli altri non hanno di che pagare: così ha fatto Gesù. I colpevoli eravamo noi, innocente era lui: non avevamo da pagare, è morto lui. Ma questo, ricordatevelo, questo capiterà a voi in campo apostolico. Quando assistenti e sacerdoti sarete nel campo di lavoro, ricordatevi che necessariamente dovrete soffrire perché nella vostra parrocchia vi saranno alcuni che hanno da pagare, e allora dovete pagare voi. Monsignor Novarese , quando Giampaolo gli ha detto: "Monsignore, mi pare che monsignor Luna faccia troppa penitenza", ha risposto: "Il nostro capo ha pagato! Bisogna che il capo paghi, che uno paghi. Non è capo di una diocesi anche lui? Bisogna che paghi: qualcuno deve pagare!". Adesso, pensando ai nostri missionari a Estanzuela, con ventimila anime, ricordiamo che qualcuno deve pagare: non c'è niente da fare! Chi è che paga? Se non paga uno paga l'altro! All'osteria bisogna pagare! “... alcuni sono destinati a soffrire al posto di altri... Vi sono innocenti che pagano per i colpevoli!”. Guardate, per esempio, la famiglia di Giorgio, quelle creature che piangono e che offrono: "Sia fatta la volontà di Dio". È gente che paga. Voi stessi avete pianto, avete sofferto: avete pagato! Non è soltanto Giorgio che ha offerto la vita: tutti abbiamo pagato, tutti abbiamo sofferto! “Non protestate contro questa apparente ingiustizia, non chiamatevi condannati, ma prescelti. Ognuno ha la sua vocazione: soltanto non la conosciamo subito”. Ci resti questo insegnamento: anche ognuno di noi dovrà nella vita pagare per gli altri. 17 novembre 1966CROCE
APOSTOLO salvezza delle anime
GRAZIA Corpo Mistico
GESÙ
redenzione
APOSTOLO missione
SACERDOZIO
PASTORALE parrocchia
GESÙ
sequela
GESÙ
imitazione
MISSIONI vita missionaria
VOLONTÀ
di DIO
COMUNITÀ
condivisione