Don Ottorino sta parlando a giovani che, per la maggior parte, sono ancora studenti del corso ginnasiale, liceale e teologico, e ad essi cerca di applicare l’esempio.
Abitualmente era un chierico, responsabile dell’animazione e della disciplina del corso.
L’esempio vuole indicare la necessità della gradualità nell’affidare la responsabilità della propria vita ad un giovane formando.
MI10,1 [04-05-1965]
1. Qualche volta lo Spirito Santo può parlare anche per mezzo del più giovane...Noi abbiamo parlato tante volte in questa chiesa dell'apostolato futuro, del sacrificio, della vita di immolazione, della necessità di essere in orbita, di fare sempre e solo e bene la volontà di Dio, di essere strumenti totalmente abbandonati nelle mani di Dio. Ora, vorrei, prima di tutto, domandarvi: siete proprio preoccupati, come era preoccupata la nostra buona mamma la Madonna, di fare sempre, in tutto e solo la volontà di Dio? Ecco quello che domando a voi e che non so spiegare in fatto di obbedienza, cioè l’importanza di essere al proprio posto istante per istante: fate sempre quello che vuole il Signore? Negli altri Istituti i giovani come voi non sono lasciati liberi come voi, neppure gli studenti degli ultimi anni. So, per esempio, che nel seminario di Padova, gli alunni del corso propedeutico alla teologia hanno il loro prefetto , che ultimamente si sono fatti la correzione fraterna fra loro: una piccola commissione giudicava, radunava tutte le osservazioni e le dava all'interessato. Insomma, sono ancora sotto tutela, ma molto sotto tutela. Nelle case di formazione, prima di lasciare ad un giovane un certo senso di libertà, cioè prima che prenda lui in mano il volante della propria vita, viene messo in treno dove ci sono le rotaie per un tempo prolungato; poi gli danno in mano la bicicletta e lo mettono in stradaDIO Spirito Santo
VOLONTÀ
di DIO
MARIA obbedienza di ...
CONSACRAZIONE obbedienza
MARIA la nostra buona mamma
COMUNITÀ
correzione fraterna
FORMAZIONE case di formazione
DOTI UMANE
Don Ottorino usava all’epoca un’auto FIAT 1100, e per questo ricorre a tale esempio.
MI10,2 [04-05-1965]
2.Voi, non solo avete in mano la bicicletta e siete messi in strada, ma avete in mano anche una 1100 , in quanto avete un senso di libertà nell'agire che nessuna Famiglia religiosa ha mai sognato di concedere ai giovani formandi. Se avete un senso di libertà di agire perché non c'è uno che dica: "Adesso puoi andare al gabinetto", e quando ritorni dica: "Dove sei stato? Perché sei stato via sei minuti invece che tre minuti?", resta però che non siete liberi di fare quello che volete perché vi siete consacrati al Signore. Se siete in uno stabilimento e andate al gabinetto, dove mettono i muri bassi perché si veda se fumate o no, controllano quanto tempo siete stati via. Se andate in un ufficio pubblico e foste impiegati, anche se avete cinquant’anni, controllano quanti minuti uscite dall'ufficio, quanti minuti siete stati assenti. Rimanendo all’esempio di una Famiglia religiosa, oggi nella Casa dell'Immacolata e domani nella vita apostolica, avete senza dubbio l'impressione di essere liberi, perché il parroco è il più libero del paese.FORMAZIONE educazione
COMUNITÀ
corresponsabilità
DOTI UMANE
CONGREGAZIONE Case della CONGREGAZIONE
Don Marcello Rossetto era, all’epoca, il superiore della Comunità di Crotone.
MI10,3 [04-05-1965]
3.Infatti il postino deve correre a portare la posta ed è controllato, e l'ufficio postale deve essere aperto dall'ora tale all'ora tale altrimenti i cittadini protestano all'ufficio centrale delle poste. Il maestro è legato a determinate ore di scuola perché c'è l'ispettore scolastico o il direttore che lo controlla, e deve fare questo e quello, ed è sottoposto a relazioni. Ognuno è legato! Il parroco, invece, può fare ciò che vuole; celebrata la Messa, nessuno gli dice: "Perché questa mattina non hai fatto questo? Perché non sei andato a visitare gli ammalati?". È l'unico che, umanamente parlando, è libero di fare quello che vuole. Anche una mamma deve fare da mangiare e deve provvedere a tante necessità, altrimenti le prende dal marito, il quale a sua volta deve andare a lavorare. Il parroco, invece, terminata la Messa, se vuole va a letto e dorme fino a mezzogiorno, e nessuno gli dice nulla. Dicono soltanto: "Il parroco non c'è". Lui mette fuori un bigliettino: "Il parroco è assente", e prende la macchina e va a fare una gita per tutta la giornata, una volta alla settimana, e nessuno gli dice qualcosa, ad eccezione di quello che deve insegnare religione a scuola perché allora è legato ad un orario e deve levarsi il cappello dinanzi al preside per dire: "Guardi che oggi non posso venire". Figlioli, voi siete stati creati per essere un domani, forse, gli uomini più liberi, umanamente parlando. Perché? Perché nessuno verrà a prendervi per lo stomaco. Nessuno va a prendere per lo stomaco don Marcello per vedere se adesso, in quest'ora, in questo minuto sta lavorando, mentre tutti gli impiegati statali sono legati a un orario.SOCIETÀ
lavoro
ESEMPI volontà
di Dio
SACERDOZIO prete
FAMIGLIA
APOSTOLO uomo di Dio
Don Ottorino cita una frase del discorso di San Paolo all’Areòpago di Atene: “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (Atti 17,28).
Per comprendere l’esempio è bene ricordare che Luciano Bertelli, anche se era ancora alunno del primo anno del corso teologico, già collaborava nella formazione dei novizi, mentre don Matteo Pinton era già alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale. Il cinema di cui si tratta è, forse, “Lo spretato”, al quale si accenna anche nella meditazione precedente.
MI10,4 [04-05-1965]
4.Però, vorrei farvi toccare con mano che, anche se non siete legati da legami umani, non siete affatto liberi: né io, né voi siamo liberi di fare quello che vogliamo, e in ogni minuto della giornata dobbiamo rispondere a Lui, "in quo vivimus, movemus et sumus" , cioè dobbiamo rispondere a Lui di quello che stiamo facendo. Porto, tanto per capirci, qualche esempio un po' più concreto. Prendiamo come esempio il caso di Bertelli. "Ti arrabbi se tiro fuori il tuo caso? Ti offri, sì o no? Proprio generosamente? Sì o no, sì o no?". "Sì!". Ha detto di sì generosamente. Ieri sera viene don Matteo a chiedere in refettorio: "I novizi possono andare a vedere il cinema?".CONSACRAZIONE obbedienza
VOLONTÀ
di DIO
ESEMPI volontà
di Dio
COMUNITÀ
superiore
Don Luigi Furlato era all’epoca il maestro dei novizi.
MI10,5 [04-05-1965]
5.Io ho detto: "No, non lo credo conveniente", e ho aggiunto: "Che resti a casa anche Bertelli!". "Te l'ha detto don Matteo di restare a casa anche tu insieme con loro?". Ad ogni modo, l'ho detto per soprappiù perché è inconcepibile che un domani la mamma vada al cinema e i figli vadano a letto a dormire; una cosa di questo genere è inconcepibile! Ora, lui è stato qui, da bravo figliolo, insieme con i novizi. Quando questi sono andati a letto, un po' più tardi, terminate le pratiche di pietà, anche lui è andato al cinema. Per me, una cosa di questo genere, è inconcepibile! O lui è legato alla vita dei novizi, ma legato in modo tale che sente rimorso se li abbandona, perché non sei addetto a loro per fare il custode dei novizi, per fare il carabiniere dei novizi, ma sei legato per vivere con loro, per dare te stesso a loro, per partecipare alla loro vita. Se ti dicono: "I novizi non partecipano alla gita, ma tu puoi andare...", tu stesso dovresti dire: "Don Ottorino, per carità, mi parrebbe quasi di essere come uno che mangia la torta e gli altri no, perché non hanno niente da mangiare; piuttosto, non la mangio neppure io!". La mamma, non mangia se non mangiano i figli: o tutti o niente! Questa sensibilità deve essere di tutti, e chiedo scusa se ho tirato fuori questo esempio specifico. A mio modo di vedere – ma in questo vi chiedo un parere - se Bertelli che è con i novizi e fa parte del noviziato, li abbandona per andare al cinema, per me è una disobbedienza, è un essere fuori posto! Don Luigi , ti chiedo: "Tu sei d'accordo con me? Ditemelo liberamente se non siete d'accordo, ditemelo! Sei d'accordo, sì o no? Non sei d'accordo?". Don Luigi Furlato: "Adesso... giudicare gli altri è difficile...". “Non dire che è difficile giudicare. Secondo te ha fatto una disobbedienza o no?". Don Luigi Furlato: "Io non sarei andato, sinceramente, don Ottorino". Non dire questo. Ricordiamoci che dobbiamo trattarci da buoni fratelli, perché qui si tratta di chiarire un principio importante.FORMAZIONE noviziato
ESEMPI famiglia
COMUNITÀ
servizio reciproco
COMUNITÀ
condivisione
CONSACRAZIONE obbedienza
PECCATO
COMUNITÀ
dialogo
Giampietro Fabris stava frequentando, all’epoca, l’anno canonico del noviziato.
Gabriele Grolla frequentava all’epoca il terzo anno del corso teologico ed era responsabile del gruppo delo quale faceva parte anche Giampietro Fabris.
Anconetta è un rione appena fuori della città di Vicenza sulla strada Postumia che porta a Treviso.
Pieraldo Ferracin, entrato nella Casa dell’Immacolata il 1.10.1955, aveva emesso la professione religiosa l’8.12.1960, e all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico nel seminario diocesano, e nella Casa dell’Immacolata era assistente di un gruppo dei ragazzi delle scuole medie.
Ogni sabato i responsabili dei vari gruppi si riunivano con don Ottorino per dare le classificazioni sul modo di comportarsi di ogni ragazzo, e per questo analizzavano alcuni aspetti della vita quotidiana: pietà, studio, disciplina, buona lingua...
MI10,6 [04-05-1965]
6.Tiro fuori un altro esempio. Ieri sera sono andato in studio un quarto d'ora prima di dire i vespri. Quando entro vedo Fabris appoggiato alla finestra, pacifico e tranquillo. Lì c'erano due fuori di posto: l'assistente Grolla che doveva dirgli: "Fabris, per piacere, va’ al tuo posto perché adesso è tempo di studio". È vero o no? Tu, Gabriele, non glielo hai detto perché forse non ti eri neanche accorto che era fuori posto. E tu, Giampietro: ti era venuto male? Perché, se ti è venuto male, allora sei scusato! Se, per esempio, ti è venuto affanno, è un'altra storia, e allora ti domando perdono. Non ti è venuto male? E allora hai deciso tu, sei partito dal tuo posto e sei andato alla finestra. Il tuo dovere qual era? Tu dirai: "Ma, allora...". Questo significa che vi siete fatto voi una forma di libertà. Piuttosto domandate di andare in ricreazione e dite: "Non ne posso più! Mi lasci fare un giretto in cortile". Allora tu sei a posto e il Signore viene a passeggio con te in cortile, perché sei autorizzato ad andare a fare un quarto d'ora di ricreazione. Non siamo una Congregazione dove l’obbedienza è necessaria. Ma se tu, perché sei stanco di stare sui libri, ti metti alla finestra, tu sei fuori posto. Mi dispiace tanto, ma è come se prendessi la bicicletta e andassi a finire all'Anconetta facendo un giretto in bicicletta; è la stessissima cosa! "Beh, insomma, allora siamo schiavi!". No, ma un ragazzo che è nella sala di studio deve dedicarsi a studiare. Ferracin , se tu vedessi un ragazzo che nello studio e durante il tempo di studio si alza, va alla finestra e vi rimane, tu, al momento delle classificazioni , diresti: "Quello va fuori posto, insomma fa quello che vuole...". Io però vi dico che quello sarebbe dieci, venti, cento volte più scusato di questo, perché quello è un ragazzetto dal quale non si può pretendere la perfezione. Come questo potrei tirare fuori tanti altri esempi.COMUNITÀ
corresponsabilità
VIZI
PECCATO omissioni
CONGREGAZIONE assistente
DOTI UMANE coerenza
CONGREGAZIONE Regola di Vita
DOTI UMANE studio
MI10,7 [04-05-1965]
7.Per il ritorno dalle vacanze era stato stabilito che si rientrasse per mezzogiorno. Tutti coloro che non erano autorizzati a tornare dopo mezzogiorno, se non hanno avuto un motivo grave, grave, grave, sono stati fuori posto completamente, e hanno commesso una disobbedienza. È come se stamattina, invece di andare a scuola, uno di voi parta e vada a casa, rimanga a casa mezza giornata e torna a mezzogiorno. Questo non lo fate, ma invece di tornare a mezzogiorno dalle vacanze tornate nel pomeriggio: è una disobbedienza uguale e precisa. "Ma c'è stato un inconveniente!". C'è il telefono, dà una telefonata: "Scusi, don Ottorino, c'è questo problema. Mi permette, per piacere, di stare a casa fino a sera?". Se, ad esempio, la mamma si è fatta male, allora in quel caso non occorre neanche che telefoniate, perché è capitato un incidente; ma se è una cosa di convenienza, non di necessità, il problema è diverso. Se è una necessità, perché viene male alla mamma, e la portano all'ospedale, si fa male il fratello in un incidente stradale, allora, è logico che uno perde la testa... "Mi è capitato questo", si dice al ritorno. Ma se è una cosa di convenienza, non puoi tu disporre di te stesso e dire: "Ma allora perdo la mia libertà!". Figlioli miei, allora dovevate fare a meno di farvi Religiosi, dovevate formarvi una famiglia, prendervi una ragazza, sposarvi e facevate tutto quello che volevate, o quello che voleva lei, insomma!CONSACRAZIONE obbedienza
VIZI
ESEMPI volontà
di Dio
COMUNITÀ
dialogo
CONSACRAZIONE religioso
MI10,8 [04-05-1965]
8.Intendiamoci bene: o a Dio ci diamo interamente, o facciamo a meno di dare solo qualcosa. È preferibile un esercito di cento uomini donati interamente al Signore che un esercito di diecimila che si danno e non si danno, si danno sì ma in forma limitata. Quando, per esempio, non si ha voglia di studiare, si fa presto, poiché avete tutti delle mansioni da svolgere, a trovare il pretesto per giustificarsi e dire: "Vado a fare questo... Adesso vado a fare quello... Ho questo da fare...". "Non potevi farlo durante la ricreazione?". "Allora mi sono dimenticato!". Ma c'è anche un pezzo di carta: puoi annotarti e dopo portarti dietro la carta. Io ho sempre un pezzo di carta con me. Per esempio, ho sei cose da fare, e per non dimenticarmi ho messo l’annotazione dentro il breviario perché il breviario lo devo recitare e lo porto sempre con me. Scrivete un promemoria su un pezzo di carta, mettete la carta legata al fazzoletto: siccome si spera che con il fazzoletto vi puliate il naso, una volta o l'altra verrà fuori il pezzo di carta.CONSACRAZIONE offerta totale
DOTI UMANE coerenza
COMUNITÀ
corresponsabilità
Don Ottorino sempre insisteva di elevare a Dio il pensiero al momento di iniziare la giornata. Per questo insegnava a ripetere la preghiera che lui stesso aveva appreso durante gli anni del seminario: “Quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi per vedervi lassù in paradiso. A voi, Gesù, Giuseppe e Maria, dono il cuore e l’anima mia”.
Il riferimento è all’episodio della frode di Anania e Saffira, in Atti 5,1-11.
Il maestro Giovanni Dal Bosco, che per un periodo aveva avuto una esperienza con i Salesiani e poi si era formato una famiglia, era il responsabile del reparto falegnameria della Casa dell’Immacolata.
MI10,9 [04-05-1965]
9.Ho detto che prima della meditazione un pensierino dovevo dirlo. Ma su questo punto ci sarebbero tante e tante cose da dire, cominciando dalla puntualità nell'alzata, puntualità che vuol dire anche un sol minuto. Puoi fare a meno di dire: "Ma, io esco a ora giusta dalla stanza!". Puntualità vuol dire saltar giù dal letto al momento giusto, non star lì mezzo minuto di più, cominciando col rivolgere il pensiero al Signore: "Quando sarà, o mio Dio..." . Questa è la volontà di Dio: che mi rivolga subito a Lui, che stabilisca subito un contatto cosciente e personale con Lui appena mi sveglio, un contatto intimo con il Signore, cominciando da quelle laudi che io farò mentre mi sto lavando, mentre sto facendo pulizia. Prontezza poi nell'uscire dalla stanza; prontezza nell'essere al mio posto in ricreazione, al mio posto in studio. Figlioli, ci sono tante cose che non vanno bene. Per esempio, l'orario alla sera. Io vorrei domandare a qualcuno se durante quest'anno, su centocinquanta giorni scolastici, quante volte è stato proprio fedele all'orario, ma proprio fedele all'orario della sera. San Pietro ad Anania e Saffira ha detto: "Avete mentito allo Spirito Santo, non a me". Anche voi defraudate nostro Signore, non me. Voi avete promesso al Signore di lavorare dalle otto a mezzogiorno, dalle due alle quattro. Non potete andare alle otto e mezza, non potete partire dal lavoro alle undici e un quarto: il vostro lavoro è dalle otto a mezzogiorno, quel tempo è del Signore! Quanto tempo perdiamo a volte! "Eh, per un quartino d'ora! per venti minuti!". Quel tempo è del Signore, non è più vostro! "Abbiamo avuto lezione alla terza ora, e alla quarta ora abbiamo un'ora libera, per cui stiamo qui una mezz’oretta a chiacchierare". Quel tempo è del Signore! Voi, qualche volta, vi lamentate perché vedete che qualcuno non è fedele al proprio dovere. Ieri sera sentivo uno che diceva: "Il maestro Giovanni , quello della falegnameria, perde tanto tempo a chiacchierare". Voi lo notate negli altri che qualche volta qualcuno durante il lavoro perde tempo. E noi? Siamo forse liberi di perdere tempo, di non essere dove il Signore ci vuole? Per esempio, se uno ha un ufficio, non basta che lui la dia ad intendere, che esternamente tutto sia a posto. No! Lui deve accontentare il Signore in quell'ufficio, deve fare quello che piace al Signore, e non dire: "Faccio esternamente in modo che mi dicano che io faccio bene il mio dovere". No, perché il Signore che vede nel nascosto, vede anche nell’intimo.CONSACRAZIONE perfezione
CONGREGAZIONE Regola di Vita
COMUNITÀ
Impegno di Vita
VOLONTÀ
di DIO
PREGHIERA pratiche di pietà
DIO rapporto personale
PREGHIERA
GESÙ
incontro personale
FORMAZIONE lavoro
DOTI UMANE studio
COMUNITÀ
correzione fraterna
CONSACRAZIONE radicalità
PECCATO
VIRTÙ
trasparenza, sincerità
CONSACRAZIONE obbedienza
VIZI
COMUNITÀ
critica
Il richiamo è a Luciano Rizzi, studente del corso teologico, che aveva passione e amore per la cura del giardino e dei fiori.
MI10,10 [04-05-1965]
10.Se, ad esempio, uno è sacrestano, il Signore vede anche dentro l'armadio, dove ci sono i paramenti, vede se c'è della biancheria sporca anche là dentro. Un superiore può passare e non vedere quella biancheria, può non vedere che ci sono delle cose sporche buttate là, un superiore può anche non vedere le cose buttate in un cassetto. Ma se tu veramente fai il tuo servizio per amore del Signore, se tu sei conscio dell’ufficio che ti è stato affidato dal Signore, se tu lo fai per Lui e quando apri un cassetto domandi a Lui se è contento di quel cassetto, quando apri uno scaffale domandi a Lui se è contento di quello scaffale, allora compie l’obbedienza. Lo stesso si può dire anche per il lavoro nel giardino. Il nostro caro Luciano deve chiedere a Lui se è contento di quel fiore, e non coltivarlo per don Ottorino perché gli dica: "Bravo!", o perché gli altri compagni dicano: “Che bel giardino!”; a Lui deve domandare, a Lui deve chiedere se può fermarsi un minuto di più o se quando suona la campanella deve essere al suo posto. È facile, a un dato momento, fare quello che piace a noi: piantare i fiori che piacciono a noi, stare con i fiori quanto piace a noi... ma questo non è essere del Signore, questo è umanizzare una cosa grande, cioè la vocazione.ESEMPI trasparenza
COMUNITÀ
superiore
DIO amore a DIO
COMUNITÀ
servizio reciproco
PREGHIERA domanda
CONSACRAZIONE perfezione
CONSACRAZIONE obbedienza
FORMAZIONE lavoro
PECCATO mediocrità
ESEMPI volontà
di Dio
CREATO fiori
VIRTÙ
trasparenza, sincerità
VOLONTÀ
L’allusione è alla storia del film che i giovani avevano visto poche sere prima.
Le “cose nostre” è una espressione frequente in don Ottorino per indicare quanto si riferisce alla vita della Famiglia, a Dio, allo spirito, all’apostolato.
MI10,11 [04-05-1965]
11.Figlioli, vi scongiuro: non umanizzate la vostra vocazione! Perché le vocazioni umanizzate se non vanno finire come lo spretato, vanno a finire molto e molto vicino allo spretato. Ve lo dice chi ha un po' di esperienza. La questione dello spretato non è un caso raro, non è un caso raro. Sentivo ultimamente di un paese dove ci sono stati tre cappellani, e uno dietro l'altro sono scivolati: due con i ragazzi, a far porcherie con i ragazzi, e tutto il paese lo sa, e uno con donne. Adesso va via questo cappellano, va via anche dal paese e speriamo che il quarto che arriverà non si comporti allo stesso modo. Non è una cosa rara precipitare nel fango, ma piuttosto una cosa molto comune. Ma non è una cosa che capiti improvvisamente: è una cosa che si prevede, che si annuncia lentamente. Si comincia da giovane seminarista, da giovane studente, un po' leggerino, con il quale non attaccano i buoni discorsi, un po' all'acqua di rose, un po' superficiale. È senz’altro un buon fratello, un buon amico, un buon studente, un buon letterato, con tutte le qualità, ma in lui attacca solo quello che è superficiale, qualcosa un po' vuoto, le canzonette, le musiche varie: quelle attaccano immediatamente. Ma le cose nostre , le cose di casa nostra, non attaccano; senti che non incidono, non incidono. Attacca invece la barzelletta un po' sporca e buttata là con un po' di superficialità e di vanità; passa una macchina, e giù discussioni sulle macchine; passa un aereo, e giù discussioni sugli aerei. Ma si sente che le realtà importanti non incidono nella sua vita. Ed è chiaro che questo giovane cerca il suo comodo, cerca ciò che gli piace. Bisogna stare attenti perché può cercare quello che piace anche uno che si applica allo studio. Ieri sera sono andato nella sala di studio del noviziato, mi sono messo con il mio breviario, e ho pensato: "Se potessi passare anch’io un paio di orette al giorno seduto su questi banchi e dedicarmi a studiare!". Vi assicuro che per me sarebbe un diletto, un vero diletto. Datemi in mano il libro che volete: di filosofia, di teologia, di matematica, di fisica... sarebbe un diletto, una ricreazione, un sollievo! Figlioli, è molto più leggero fare una cosa che piace e che si capisce, e trovare anche una motivazione come scusa: "Sa, è per l'apostolato, è per l'apostolato".PECCATO mediocrità
PECCATO passioni
SACERDOZIO
CONSACRAZIONE castità
ESEMPI peccato
FORMAZIONE
PECCATO omissioni
DOTI UMANE
COMUNITÀ
VIZI
Don Ottorino scherza con l’espressione “fare un fiasco”, che significa fallire, avere un cattivo esito, e aumenta progressivamente la misura del recipiente (damigiana, autocisterna) per indicare che il fallimento sarà veramente grande.
MI10,12 [04-05-1965]
12.Vi accorgerete un domani che nell'apostolato ci vogliono senz’altro quelle cose, ma se non c'è qualcos'altro, figlioli, fate di quei fiaschi, di quelle damigiane, di quelle autocisterne che voi non ne avete neanche l'idea! Vi accorgerete che non saprete che cosa dire; vi troverete dinanzi a un giovane, a un uomo che viene a dirvi: "Mi capita così, così, così...", e resterete titubanti pensando: "Che cosa dirò?". Se non avete il telefono che funziona con il Signore, se non siete abituati a parlare con il Signore, se non avete confidenza con il Signore, non troverete assolutamente che cosa dire. Direte frasi dotte, parole belle, ma che non incidono, che non convertono, che non trasformano.APOSTOLO apostolato
CROCE fallimento
PASTORALE
APOSTOLO predicazione
PREGHIERA telefonate a Dio
DIO rapporto personale
APOSTOLO vita interiore
MI10,13 [04-05-1965]
13.Figlioli miei, ricordatevi che queste verità le imparerete soltanto donandovi interamente al Signore, vivendo esclusivamente per il Signore, facendo tutto, anche le piccole cose, per piacere al Signore. Non ci deve essere una riga che leggete per voi, non ci deve essere un passo che fate per voi, non ci deve essere un sorriso che fate per voi, non ci deve essere un'azione, anche minima, un pensiero che fate per voi. Tutto dovete fare in quanto il Signore lo vuole, per piacere al Signore. Voi direte: "Ma questa è una vita da cani!". No, è una vita da santi. Ricordatevi che quelle cose che dico questa mattina, anche quelle riguardanti la disciplina, possono sembrare pesanti, possono sembrare opprimenti alla personalità solo per chi ha capito molto e molto poco di spiritualità. Chi ha capito chi è Dio e ama Dio e desidera vivere per Dio, non si fa problemi di una limitazione della sua libertà, di una schiavitù, anzi le desidera.CONSACRAZIONE offerta totale
DOTI UMANE sorriso
DIO amore a DIO
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE santo
CONGREGAZIONE Regola di Vita
CONSACRAZIONE vita religiosa
DOTI UMANE personalità
Don Ottorino intende per “natura” la debolezza umana, le inclinazioni per le cose del mondo.
MI10,14 [04-05-1965]
14.Cercate di essere interamente nelle mani di Dio, di essere interamente a disposizione di Lui, di essere pestati da Lui, di essere prigionieri nelle sue mani o nelle mani di qualche altro per amore suo. Perché i santi desideravano il martirio? Perché i santi desideravano il carcere, desideravano essere torturati? Per amore di Cristo Signore! Per amore suo, per amore suo! Patire, patire, patire per salvare; tutto il resto non importa niente! Desideravano il martirio e il carcere, e nel campo di concentramento esclamavano: "Signore, patire, patire per salvare!". O capite queste cose o in caso contrario, in nome di Dio, fatemi un piacere: ritiratevi, ritiratevi! Siamo in troppi, ritiratevi! Bisogna che saliamo, figlioli, bisogna che saliamo! Bisogna che ci mettiamo in questa disponibilità, che ci mettiamo nelle mani di Dio. La natura è natura , e lo so perfettamente perché, forse, sono io il primo a mancare. Ma non mancate coscientemente, e non scoraggiatevi se mancate, non scoraggiatevi se avviene che la natura vi tradisce, ma abbiate questo desiderio e piangete dinanzi a Dio.SLOGANS consacrazione
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE generosità
CONSACRAZIONE disponibilità
CROCE martirio
GESÙ
imitazione
PENITENZA
APOSTOLO salvezza delle anime
COMUNITÀ
Impegno di Vita
CONSACRAZIONE perfezione
MI10,15 [04-05-1965]
15.Piangete come quella donna che ha chiesto il dono delle lacrime; piangete qualche volta, se non altro intimamente, piangete! Perché? Perché al Signore non avete dato quello che dovevate dare. Piangete perché avete parlato in tempo di silenzio, perché avete mancato alla Regola, perché siete andati fuori tre minuti dallo studio senza permesso, perché siete andati fuori di posto: piangete! Se non siete capaci di piangere per queste piccole cose, avete capito molto poco di Dio.CONVERSIONE pentimento
PECCATO omissioni
PECCATO
GRAZIA Confessione
S. E. mons. Costantino Luna o. f. m., vescovo vicentino di Zacapa in Guatemala, da alcuni anni insisteva con don Ottorino perché la Congregazione aprisse una missione nella sua diocesi.
Don Ottorino porta all’eccesso il suo esempio giocando sulla richiesta di missionari da parte del vescovo di Zacapa: i zacapatini infatti sarebbero i figli dei Religiosi che non sanno donarsi totalmente al Signore, come pure i moretti se questi venissero inviati in Africa.
MI10,16 [04-05-1965]
16.Se non sentite il dolore anche di queste piccole cose e non sentite il bisogno di confessarvi per il dispiacere fatto a Lui, a Lui al quale vi siete offerti, al quale vi siete dati, avete capito poco di vita religiosa. Vi ripeto che se nel vostro intimo le mie parole risuonano come: "Ma questa vita è impossibile, è una schiavitù!", questa è una tentazione del demonio. Se proprio non vi sentite di digerirle, piuttosto ritiratevi, perché un domani non mi fido di mandarvi in terre lontane se non siete interamente agganciati alla volontà di Dio. La poesia della vita missionaria è bella; è bello dire: "Un domani andremo nel Mato Grosso, andremo a Zacapa, andremo di qua, andremo di là!". Monsignor Luna mi scrive in questi giorni, e m'invita, mi scongiura perché vada in Guatemala per vedere. Io prendo alcuni di voi e dico loro: "Andate, andate là! Andate, predicate!". Figlioli miei, o siete interamente nelle mani di Dio o a un dato momento vengono fuori i zacapatini; i moretti dell'Africa vengono fuori. Attenti perché noi non abbiamo l'asilo infantile!CONSACRAZIONE offerta totale
CONSACRAZIONE vita religiosa
CROCE Demonio
CROCE tentazioni
DOTI UMANE coerenza
FORMAZIONE
MISSIONI vita missionaria
APOSTOLO missione
CONSACRAZIONE disponibilità
Don Ottorino riprende i due esempi posti all’inizio della meditazione, relativi a Luciano Bertelli e a Giampietro Fabris.
MI10,17 [04-05-1965]
17.È bene parlarci chiaro. Ricordate bene che un tempo avevo qui un prete che è vissuto per parecchio tempo all'Istituto vestito in borghese; nessuno sapeva, nessuno ha saputo finché era qui che era prete. Adesso è ritornato. Era missionario in Africa e ha seminato un po' di... missionarietti in giro per l'Africa, e alla fine la Chiesa lo ha ridotto allo stato laicale. Questa povera creatura, a un dato momento, ha capito di aver sbagliato, e allora i suoi superiori hanno pregato me di poterlo tenere qui come assistente. L'ho tenuto per parecchio tempo come assistente. Nessuno dei nostri assistenti sapeva che era un prete; si comportava come gli altri, faceva la sua comunione, e piano piano, dopo un lungo periodo di prova, è rientrato dove doveva rientrare, e adesso si comporta bene. Ma non sempre potete confidare in un ritorno. Anche nella vita missionaria ci sono dei pericoli. Oggi per voi c'è il pericolo che quando i novizi sono a letto si vada al cinema; è una piccola cosa, una stupidaggine. C'è il pericolo che mentre si è in studio si vada alla finestra; è una stupidaggine, certamente, e sono d’accordo.ESEMPI sacerdozio
ESEMPI peccato
MISSIONI
CONVERSIONE pentimento
CONGREGAZIONE assistente
MISSIONI vita missionaria
VIZI
Zeno Daniele, entrato nella Casa dell’Immacolata dopo una esperienza lavorativa in campo amministrativo, era in procinto di iniziare l’anno canonico di noviziato.
Giuseppe Biasio pure era entrato nella Casa dell’Immacolata dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, e si trovava in procinto di iniziare l’anno canonico di noviziato.
Don Venanzio Gasparoni stava completando il corso teologico e sarebbe stato consacrato sacerdote prima della fine del mese.
Espressione latina che significa “l’inizio dei dolori”.
MI10,18 [04-05-1965]
18.Se avesse domandato di scendere per fare una corsa, sarebbe stato autorizzato ad andare in cortile. Ma un domani? Un domani sei libero, non hai voglia di studiare, non hai voglia di fare il tuo dovere perché è troppo pesante. Vai in una parrocchia e trovi quella bella ragazza: è la presidente dell'Azione Cattolica. Cominci dicendo: "Vado soltanto a dirle che domani mattina c'è la conferenza e che si interessi di avvisare tutti!". Il giorno dopo: "Vado a dirle che c'è la San Vincenzo, e che faccia il piacere di avvisare tutti". Il terzo giorno c'è qualcos'altro della San Vincenzo che interessa... Questo riguarda la purezza; ma poi ci sono dei pericoli enormi anche su altre strade. Vi ripeto quello che ho detto prima: lo spretato non è un caso raro, ma non c'è uno spretato che vi sia arrivato improvvisamente. Si parte col rubare un ago e poi si arriva ad ammazzare per rubare; ma si parte col rubare un ago. Si parte col dire di sì al Signore, ma mettendo qualche piccola condizione: "Sì, Signore, io mi dono, ma a patto – dice Zeno - che non mi mettano in amministrazione. Io mi faccio prete, ma a patto che non mi mettano in amministrazione". Dice Giuseppe : "Io mi faccio prete, ma a patto che mi facciate superiore generale!". "Io mi faccio prete, dice don Venanzio , a patto che non mi tengano a Vicenza". Se voi ponete anche queste sole condizioni: "Sì... ma, sì... ma", potrebbe essere l'initium dolorum ! E adesso cominciamo la meditazione. La Madonna ci perdonerà se invece di fare meditazione abbiamo detto soltanto alcune cose.PECCATO mediocrità
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE castità
CROCE tentazioni
MONDO
PECCATO passioni
SACERDOZIO prete
CONSACRAZIONE distacco
CONSACRAZIONE disponibilità
MI10,19 [04-05-1965]
19.Penso, però, che tutti ne abbiamo bisogno, cominciando da me che non mi tiro fuori, perché se Bertelli ha peccato, io ho peccato mille volte più di lui. Confesso, dinanzi al Signore, che tutti siamo responsabili, tutti manchiamo, tutti cerchiamo il nostro porco comodo, scusate la brutta parola, invece che la volontà di Dio. Per questo tutti dobbiamo dire dinanzi al Signore: "Ho sbagliato". Diciamo questa mattina sinceramente: "In queste piccole cose io non sono obbediente".VOLONTÀ
di DIO
PECCATO
COMUNITÀ
corresponsabilità
CONVERSIONE pentimento