MI111[24-11-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo spunto dal libro di René Voillaume "Sulla traccia di Gesù", presenta Maria partecipe alla passione di Cristo e sottolinea che l’apostolo deve seguire la stessa strada, accettando solitudine e rinuncia, e diventando l’uomo preoccupato per la salvezza di tutti. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 31’. 1. IntroduzioneFrase usata da don Ottorino per indicare il Religioso che ha definitivamente fatta la sua scelta di donazione totalitaria a Dio e che pertanto vive soltanto per il Signore e per la diffusione del regno di Dio. Si era in pieno periodo della competizione fra USA e URSS per la conquista dello spazio e il predominio tecnologico per la costruzione dei missili balistici usati per il trasporto degli ordigni nucleari.
Don Ottorino inizia a leggere qualche passo del libro di RENÉ VOILLAUME, Sulla traccia di Gesù, Milano 1966. Le citazioni, che per questa meditazione vengono prese dalle pagg. 86-87, vengono sempre poste in corsivo senza ulteriori indicazioni.
MI111,1[24-11-1966]
1.Una volta un predicatore ha detto: "Oggi capirà la predica soltanto chi è in grazia di Dio; chi è in peccato mortale non capirà niente!", e ha incominciato a muovere solo la bocca. Ognuno che l'ascoltava, fingeva di niente, perché non aveva il coraggio di dire che non sentiva niente. Avete capito? Quel predicatore invece di parlare gesticolava soltanto, ma nessuno ha avuto il coraggio di dire: "Guardi che io non ho capito niente", perché altrimenti gli avrebbero detto: "Ah, allora sei in peccato mortale!”. La meditazione di questa mattina non la capirà chi è soltanto in grazia di Dio, ma chi è entrato in orbita ; chi non è entrato in orbita sentirà una meditazione qualunque o una ripetizione di meditazione, mentre invece chi è entrato in orbita avrà una visione nuova. 2. Maria partecipa alla passione del Figlio Leggo in fretta le prime righe e ci fermeremo sulle ultime. “Gesù incontra la sua Madre. Cosi si compie e si perfeziona il destino doloroso di Maria, la Madre del Salvatore” Gesù è condannato a morte, Gesù sta salendo al Calvario e vuole presente la Madre. Attenti alla parola "vuole presente la Madre", perché così vuole Dio Padre. È un mistero, un mistero! Vi assicuro che tutte le volte che mi metto a considerare questo punto non riesco a non commuovermi. Qui c'è il mistero del dolore, della sofferenza. Chi ama, stando alla logica umana, non fa soffrire. Abitualmente si dice: "Poveretto, chissà quanto ha patito! Eppure gli hanno praticato l'anestesia!". "Mi raccomando: gli venga praticata l'anestesia! Poverino, poverino...". Il Signore non anestetizza, anzi si può dire che si diverta a grattare per far sentire di più il dolore. La Madonna ha dato la sua carne al Cristo. Tutta la vita della Madonna, come vedremo qui, è stata un vero contrasto sotto questo punto di vista. Ed ecco che viene chiamata ad accompagnare suo figlio alla morte. La mamma di Girolamo Schiavo è venuta qui ieri, poveretta, e ha portato 50.000 lire perché celebrassi una Messa per suo figlio, per ringraziare il Signore; era stata a trovarlo ad Este, ma poi non ha avuto più il coraggio di andarlo a trovare in ospedale. Quando successe l'incidente, il papà di Giorgio venne a Este, ma lasciò la mamma a casa: la mamma soffre di cuore, una mamma soffre troppo. Dio, invece, che sapeva che sarebbe avvenuto un incidente a suo Figlio, ha voluto che la Madre fosse lì ad assistere all'incidente. Non l'ha portata al sepolcro direttamente, ma ha voluto che fosse presente a tutte le fasi dell' incidente. Figlioli, rendetevi conto che tutto ciò non è avvenuto casualmente: Dio ha voluto, ha voluto. Ma, allora, Dio ha voluto far patire un cuore di madre, un cuore innocente, un cuore di un'anima santa? Sì, ha voluto far patire! “Madre che non poté mai arrivare a possedere completamente il suo Figlio, perché essa era solo una donna ed egli era il Figlio di Dio”. Maria è sì la mamma di Gesù, è la mamma, ma Lui è Dio! “Malgrado tutta la sua fede e il suo amore essa non aveva mai potuto abbracciare del tutto il mistero del suo Figlio”.GRAZIA
PECCATO peccatore
VIRTÙ
umiltà
PREGHIERA meditazione
SLOGANS consacrazione
MARIA corredentrice
GESÙ
Via Crucis
DOTI UMANE
CROCE
MONDO
DIO stile di...
GESÙ
incarnazione
EUCARISTIA S.Messa
FAMIGLIA
GESÙ
VOLONTÀ
di DIO
È uno dei fatti prodigiosi, compiuti da Gesù giovinetto, raccontati nel vangelo apocrifo di Giacomo.
Don Ottorino si riferisce al pellegrinaggio in Terra Santa, insieme con don Aldo, in occasione del 25° anniversario di sacerdozio.
MI111,2[24-11-1966]
2.Poeticamente si dice: "La Madonna sapeva tutto, conosceva tutto, assisteva quando Gesù faceva gli uccellini di terra, vi soffiava sulla coda ed essi volavano per aria, aiutava, faceva i miracoletti nella casa di Nazaret...”. Ogni volta che dico: "Angelus Domini nuntiavit Mariae", io mi porto con il pensiero a Nazaret, in quella grotta; appare l'angelo e Lei risponde: "Ecce ancilla Domini...", e poi, cari: buio! Un piccolo colpo di luce e poi... buio! Si fa presto a dirlo! A un dato momento può anche venire l'illusione: "E se per caso... Che sia proprio vero? E se per caso... e se per caso...". Noi pensiamo: "Quante cose la Madonna avrà capito allora!". Gli Apostoli capirono in seguito i fatti e le parole di Gesù. Penso che non dobbiamo dimenticarci che la Madonna è grande perché il Signore l'ha fatta grande, ma poi Lei se l'è anche guadagnata la grandezza. Per lumeggiare tutto basta pensare quando a dodici anni Gesù Bambino, al tempio, ha fatto quella marachella che è un po' grossa. Io ci ho pensato durante tutto il tempo trascorso per fare la strada da Nazaret a Gerusalemme, sei ore di corriera con strade asfaltate; ero stanco di andare in corriera, con quel caldo da matti. E la Madonna ha fatto quel cammino a piedi con San Giuseppe per venire a Gerusalemme; poi sono tornati indietro e, dopo una giornata di cammino, si sono accorti che quel birichino non c'era più. Io non so, ma se ci fosse stato il collegio dei discoli, temo che, se fosse stato mio figlio, lo avrei messo dentro. Combinare una tale birichinata! Pensate un momentino che cosa voleva dire per la Madonna e per San Giuseppe tornare indietro, perché facendo così avevano perso la corriera, cioè la carovana, la squadra. E questo voleva dire passare in mezzo a quelle montagne, a quelle difficoltà da soli. Non è come adesso che si dice: "Ho perso un treno; prenderò quell'altro dopo...". Dopo una giornata di cammino, una sudata, stanchi, stracchi, a sera si accorgono che Gesù non c'è. Passano una notte in apprensione: "Dove sarà?". Tornano indietro per una giornata, non lo trovano che al terzo giorno. Ah, bisogna essere Dio per fare queste cose; bisogna essere Dio per avere il coraggio di fare soffrire la gente in questo modo! Dico parlando umanamente. Far capitare queste cose a una povera mamma e al papà! Quante botte non avrebbe dato una donna al suo figliolo; quanti scappellotti non gli avrebbe dato San Giuseppe? Se tu fossi stato suo padre, che cosa avresti fatto? Quattro cazzotti, ma di quelli! Ma era Dio e non si poteva.MARIA
MARIA fede di ...
GESÙ
AUTOBIOGRAFIA Terra Santa
CROCE prove
Cfr. Marco 3,31-35.
Ruggero Pinton, che frequentava all’epoca il 1° anno del corso teologico, proveniva da Povolaro di Dueville (VI).
Nel testo registrato don Ottorino dice, erroneamente, “Gerusalemme”, e poi si ascolta una voce che corregge dicendo “Galilea”.
MI111,3[24-11-1966]
3.Quand'ero ragazzo pensavo: la Madonna ha visto che era Dio, e perciò... Ma dopo, riflettendo sulle parole di Gesù: "Non sapevate che io devo occuparmi della cose del Padre mio?", la Madonna avrebbe dovuto dire: "Bene... è Dio, ossia non è uguale a noi. Per carità, è Lui il padrone di casa!"; e invece la Madonna "conservava tutto nel suo cuore" e non ha capito niente. Leggete bene il Vangelo e vedrete. Infatti Gesù era suo figlio, ma era anche Dio. Perciò la sofferenza era continua nella Madonna... Ma andiamo avanti con il capitolo. “Questa frattura in lei, questa solitudine si compie con la spaventosa tragedia di una morte da schiavo”. Per esempio, basterebbe meditare i punti del Vangelo in cui è nominata la Madonna. Anche quella volta in cui dicono a Gesù: "Qui c'è tua madre... tua madre e i tuoi fratelli..." e Gesù risponde con quelle parole che noi riteniamo un elogio: "... mio padre, mia madre, mio nonno, mio zio... è chi fa la volontà del Padre”, noi diciamo che ha esaltato la Madonna: siamo d'accordo, ma la Madonna è donna, e ha proprio capito questo? Era venuta da Nazaret per salutare il suo figliolo. Se, per esempio, la mamma di Ruggero venisse qui adesso, a piedi, da Povolaro e uno gli dicesse: "Ruggero, è qui tua madre!" e lui rispondesse: "Mia mamma, mia fratello... sono coloro che fanno la volontà del Padre", e continuasse a parlare senza salutarla, la mamma direbbe: "Insomma, va bene... tutto quello che vuoi, ma vieni qui un pochino con me". "Io sono stato mandato...", e giù, giù, Ruggero comincia a parlare in forma poetica. Penso che verrebbe qui suo padre con il manico della scopa o con il manico della forca. Bisogna essere un pochino umani. Pensate che cosa significava per la Madonna venire nel luogo dove si trovava Gesù; non ricordo più il luogo. Che luogo era? Era in Galilea il luogo in cui si è incontrata con Gesù? In Galilea. Certamente non era Nazaret. Per lo meno era verso Cafarnao, da Nazaret a Cafarnao: era verso il lago certamente, perché Gesù a Nazaret è rimasto così poco. La Madonna, per lo meno, avrà fatto quindici o venti chilometri, sull'asinello o a piedi, insieme con un paio di donne... "Sentite, vado a vedere un pochino se ha bisogno di qualcosa; vado a salutarlo". Va là, arriva e... noi avremmo detto: "Ragazzi, attendete un pochino perché c'è mia mamma". Se venisse qui mia mamma direi: "Attendete un pochino!", e "Ciao, mamma! Senti, adesso termino questa conferenza che sto facendo alle donne cattoliche e poi vengo con te". Scusate! Se noi guardiamo bene, Gesù effettivamente ha esaltato sua mamma, ma la gente non ha capito che così sia stata esaltata sua mamma in quel momento, e credo che neanche sua mamma ha capito questo. Come quando Gesù aveva dodici anni Lei si è presa un secchio di acqua fredda, così in quel momento si è presa un secchione di acqua fredda. 3. La partecipazione alla missione di Cristo porta solitudine e rinunciaMARIA fede di ...
PAROLA DI DIO Vangelo
MARIA addolorata
MARIA
ESEMPI Maria
DOTI UMANE
GESÙ
L’assistente Antonio Zordan, che stava preparandosi, all’epoca, per la prima missione nel Chaco Argentino, risponde alla domanda di don Ottorino: “Io... no!”.
Cfr. Matteo 27,46. La lezione giusta è: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Cfr. Giovanni 19,30.
MI111,4[24-11-1966]
4.“Tutta la fede dolorosa, sbalordita di Maria è qui, nella fedeltà di un amore forte come la morte”. Lei ha fede, Lei segue il suo Gesù nonostante ci sia quasi un segno di freddezza, umanamente parlando. “I loro sguardi si sono incrociati. Nell’immensa e infinita solitudine di un’opera redentrice, nella quale neppur uno degli Apostoli aveva potuto seguirlo o almeno comprenderlo, ecco la presenza della Madre. La più vicina a Lui, presente con tutta la sua tenerezza di Madre, essa dovrà al tempo stesso restare indietro: “Là dove io vado voi non mi potete seguire”. Ultima frattura e supremo dolore nel cuore del Figlio che ora, con la sua Passione, diviene proprietà di ogni uomo peccatore, di tutti come del primo venuto”. In sintesi ha detto: “Mamma, adesso non sono più tuo; adesso sono dei peccatori, sono degli altri...”, e la Madonna deve rinunciare a suo figlio per gli altri! Cari fratelli della Casa dell’Immacolata, sentite che cosa è scritto qui. “Dobbiamo anche noi comprendere che nell’esatta misura in cui la nostra vita parteciperà alla missione del Salvatore, nella stessa misura essa sarà solitudine...”. Dunque, nella stessa misura con la quale tu parteciperai alla missione del Salvatore, la tua vita sarà solitudine. Ricordati che più crescerai nella tua missione salvifica, più crescerai nella tua vita che si chiamerà solitudine. Fa paura sentire questa parola! Vi assicuro che quando mi sono incontrato con questa parola per la prima volta in liceo c’è voluto molto coraggio ad accettarla; costa più fatica dire di sì, la prima volta, a questa parola che dire di sì alla rinuncia di una ragazza a diciott’anni! Voi direte: “Insomma! Non è difficile rinunciare a una ragazza a diciott’anni”. Io penso di sì; io ho fatto fatica, non so voi. Non vi scandalizzo; Antonio Zordan, ti scandalizzo? Ecco, bravo! A diciott’anni rinunciare a una ragazza, rinunciare a quello che la natura ti porta istintivamente a desiderare, è fatica. È fatica accettare questo. Tu sai che crescendo, nella esatta misura in cui la tua vita parteciperà alla missione del Cristo, cioè nel desiderio di partecipare alla missione salvifica del Cristo - e questo io lo desidero fortemente e interamente - vai verso la solitudine. Avviene come con i piatti della bilancia: se premi uno si alza l’altro, così più tu premi qui più s’innalza di là. C’è un rapporto matematico, un rapporto matematico: quanto più desideri partecipare alla missione del Cristo e ti tuffi dentro, tanto più vai verso la solitudine, fino al punto di gridare come Cristo: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?”. “Consummatum est”. Quando il Cristo arriva al “Consummatum est”, arriva al “Padre, perché mi hai abbandonato”, alla solitudine totale. Bisogna avere paura! Questa è realtà! Antonio, coraggio!APOSTOLO missione
GESÙ
sequela
DOTI UMANE
MARIA fede di ...
MARIA corredentrice
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
APOSTOLO distacco
CROCE solitudine
AUTOBIOGRAFIA
CROCE
GESÙ
salvatore
ESEMPI apostolo
Il riferimento è a don Luigi Furlato.
Cfr. Atti 8, 26-40.
MI111,5[24-11-1966]
5.Vuoi darti al Signore? Vuoi salvare? Salvi donandoti! Vuoi salvare tanto? Donati tanto! Vuoi salvare tutto? Donati tutto! Cristo, vuoi salvare il mondo? Sì! E allora, forza, salva! Occorrono più botte? Picchia di più! Più ti doni, più salvi, fino che arrivi alla solitudine completa, fino all’abbandono. E Dio ti abbandona, ti butta in un angolo; sei diventato lo scherno di tutti: ecco là, sei salvatore! Maestro dei novizi , è giusta questa ascetica? È tremenda, caro! “... il tuo parlar m’è duro!”. Continuiamo. “... nella stessa misura essa sarà solitudine, distacco doloroso e rinuncia ad ogni affezione particolare, familiare o di amicizia...”. Allora, il Signore, dopo che tu hai capito questa parola solitudine, ti mette nella condizione di fare un esame continuo. Ve lo dico come un papà lo dice ai suoi figlioli. Questa realtà io l’ho capita in liceo, e l’ho accettata: l’ho capita e l’ho accettata! E allora ogni giorno mi domandavo nella comunione: sarei disposto in questo istante a lasciare tutto, tutto, e seguire Gesù dove mi vuole? È una domanda che mi faccio continuamente anche adesso. Se il Signore in questo momento mi dicesse o mi facesse capire: “Devi lasciare tutto e tutti. Prendi l’aereo, butta via la veste; ti metto un saio addosso e tu sali in aereo. C’è una missione speciale da compiere: ti butto giù in un posto dove non conosci né lingua né niente; non sai se sarà caldo o se sarà freddo; sarai senza niente, là, a predicare il Vangelo!”, risponderei: “Signore, buttami dove vuoi. Hai preso Filippo per i capelli e l’hai buttato vicino all’eunuco. Io so che sei tu che mi butti là, e là io sono sicuro; so che come mantieni la formichetta o il verme manterrai anche me, e se invece non mi manterrai vorrà dire che vuoi che muoia di fame, e allora salverò le anime morendo di fame. Se saranno gli insetti a mangiarmi, vuol dire che vuoi che salvi le anime lasciandomi mangiare dagli insetti. Se mi verrà vicino un indiano e mi mangerà un po’ alla volta, pazienza! Se non riuscirò che a tribolare perché non sono capace di imparare la lingua perché sono troppo vecchio, pazienza!”.CONSACRAZIONE offerta totale
GESÙ
Via Crucis
FORMAZIONE
PENITENZA
DIO stile di...
CONVERSIONE esame di coscienza
AUTOBIOGRAFIA Quinto
EUCARISTIA comunione
VOLONTÀ
di DIO
PAROLA DI DIO Vangelo
APOSTOLO salvezza delle anime
VIRTÙ
pazienza
Raffaele Testolin era, all’epoca, ancora novizio.
Il riferimento è ai novizi affidati alle cure di don Luigi Furlato.
Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco, stretto collaboratore di don Ottorino.
MI111,6[24-11-1966]
6.Se non siamo disponibili nelle mani di Dio in questo modo, bisogna fermarsi e cominciare di nuovo. Io me la domando ogni giorno: sarei disposto a rinunciare a tutti i fratelli che ho qui dentro? Certo, costerebbe! È costato a Gesù. Siamo uomini e costerebbe lasciare tutti quanti i confratelli, lasciare le amicizie: anche Gesù aveva le sue amicizie umane - non è vero, Raffaele? - e voleva loro bene! È difficile lasciare tutti, lasciare l’ambiente, lasciare tutto quello che ci circonda, l’affetto di don Luigi - poveretto! - e dei suoi santi figlioli. Eppure, se Gesù chiedesse anche questo, bisognerebbe essere pronti. A far che cosa? A continuare a fare il prete. Dove? Dove vuole Lui! In che modo? Non importa! Il risultato? E che conta! Guardate che la vita apostolica bisogna affrontarla in questo modo, altrimenti è un misto di spirituale e di umano. Poi, figlioli, il Signore sa che abbiamo bisogno anche di un po’ di parte umana. Il Signore mette alla prova, e se un domani prenderà uno di noi e lo butterà nel deserto, subito dopo manderà un moretto, un angelo per consolarlo. Ma non mi interessa: dovessimo anche morire, non interessa. Eccola qui la frase. “Dobbiamo anche noi comprendere che nell’esatta misura in cui la nostra vita parteciperà alla missione del Salvatore, nella stessa misura essa sarà solitudine, distacco doloroso e rinuncia ad ogni affezione particolare, familiare o di amicizia...”. Allora, d’ora innanzi non ci parleremo più? Non ci vorremo più bene? No, no, no, no: è sbagliato! Volerci bene, sì, però diciamo: “Signore, eccomi qui, pronto a tutto. Sono pronto anche ad ammazzare il mio più vicino, il mio caro amico se è necessario. Se è necessario ammazzare Vinicio prima di sera ... Non c’è... credevo che Vinicio ci fosse. 4. L’apostolo deve essere preoccupato per la salvezza di tuttiCONSACRAZIONE offerta totale
CROCE
GESÙ
uomo
APOSTOLO distacco
SACERDOZIO prete
APOSTOLO
DIO paternità
di...
DOTI UMANE
Don Mario Baron Toaldo era già sacerdote da tre anni, mentre don Pietro Martinello, nominato subito dopo, era stato consacrato sacerdote nel 1964.
Cfr. 2 Corinzi 11,29. La lezione giusta è: “... chi è debole che anch’io non lo sia?”.
Don Mario Milan era il parroco di Araceli, dove don Ottorino era stato inviato come cappellano all’inizio del suo ministero.
Il riferimento è, forse, a Luciano Bertelli o a Luciano Rizzi che frequentavano all’epoca il 3° anno del corso teologico.
Cfr. meditazione del 23 novembre 1966.
MI111,7[24-11-1966]
7.“... ad ogni affezione particolare, familiare o di amicizia, perché con Lui noi diventeremo gli uomini di tutti che non possono più rivendicare nulla per sé”. Io sono di tutti... Un domani, caro Mario , tu sei parroco, supponiamo, o professore, tutto quello che vuoi, quello che il Signore vorrà. Supponiamo che tu sia parroco, come don Pietro, poverino, nel Chaco e allora, sarai l’uomo di tutti. Tu non sarai più tuo, tu sarai, scusami, come una carogna. In Guatemala ho visto una carogna d’asino: c’erano migliaia di uccellacci neri che se la mangiavano. Ebbene, tu sei così - peccato che sei un po’ magrolino; porta pazienza! - e devi lasciarti mangiare, mangiare. Quante volte capiterà che andrai a distribuire la comunione e subito dopo, di ritorno in sacrestia, penserai: “Adesso faccio...”, e invece: “Padre, mi comunica?”. Tu sarai degli altri! Mi permetto di dire queste cose perché ci sono dei parroci che sono parroci, ma che non sono degli altri: sono degli impiegati, anche se buoni e profondi. Ci sono dei parroci che spiritualmente sono buoni, ci sono anche quelli che sono un po’ bassi di tono, ma sono degli egoisti: non sono degli altri, sono disponibili solo dall’ora tale all’ora tale, oltre la quale basta. Si chiudono nei loro ambienti e tutto è finito: sono degli impiegati di Cristo, s’intende, ma degli impiegati. La mamma non ha orari per i suoi figlioli. Gli uffici pubblici hanno degli orari perché il sabato è chiuso, la domenica è chiuso; si apre alle nove, si chiude alle... L’uomo di Dio non ha orari! Gesù non aveva orari: di notte... di giorno... Certamente deve esserci un criterio: devi limitare, devi regolare, ma la regola è data dalla carità, dall’amore: siamo degli altri! Soltanto quando tu sarai donato interamente a Cristo capirai che cosa vuol dire essere degli altri e farai tue le ansie degli altri; capirai la parola di San Paolo che dice: “Dove c’è uno che soffre, che patisce e che io non sia?”. Ma, come si fa? Ricordo che una delle prime cose, quando ero ad Araceli, che ho chiesto una sera a don Mario Milan è stata questa: “Mi dica, don Mario: lei dorme alla notte?”. “Be’, insomma...”. “Come fa a dormire? Io, se fossi parroco, non sarei capace di dormire!”. C’è d’aver paura: io avrei paura a essere il parroco anche di cinquecento anime; non mi sentirei tranquillo; avrei una paura di quelle tremende. Ringrazio il Signore che ci sono altri che lo fanno, ma... Pensa, caro Luciano , se tu fossi parroco e avessi anche solo mille anime e dicessi: “Queste mille anime non sono tutte in grazia di Dio: ho fatto tutto quello che potevo perché fossero in grazia di Dio? Non tutte sono alte fino a quel dato punto: io ho fatto di tutto per elevarle fino a quel punto?”. Vi rendete conto che cosa vuol dire? L’altro giorno , parlavamo di alcuni sacerdoti.APOSTOLO salvezza delle anime
PASTORALE parroco
APOSTOLO missione
EUCARISTIA comunione
APOSTOLO uomo di Dio
ESEMPI prete
CARITÀ
amore al prossimo
GRAZIA Corpo Mistico
AUTOBIOGRAFIA Araceli
SACERDOZIO prete
GRAZIA
CONVERSIONE esame di coscienza
Don Ottorino si riferisce alla mamma di San Giovanni Bosco.
MI111,8[24-11-1966]
8.Non è possibile che in quella parrocchia ci sia, per esempio, un’anima che potrebbe camminare come Teresina del Bambino Gesù? Che non ci sia? Sarà una mamma di famiglia, sarà una mamma Margherita. Figlioli miei, guardate che ci sono delle anime che potrebbero correre... Non si può far andare una Fiat 1100 a dieci km all’ora: vuol dire rovinare il motore, vuol dire rovinare tutto. E allora se tu nella parrocchia hai mille anime e di queste mille anime ce ne sono alcune che sono in peccato mortale, tu devi far di tutto per farle salire, tu devi consumarti per quelle anime, tu devi pregare, tu devi far pregare. Don Guido è andato in una parrocchia e ha trovato un peccatore che era da quarant’anni che non si confessava. Il parroco era un po’ scoraggiato perché non ne voleva sapere di ricevere i sacramenti. Don Guido è andato a Bassano, ha fatto pregare alcune suore, e dopo neanche una settimana quell’uomo si è confessato. Ricordate l’episodio: si è confessato ed è già morto. Figlioli, questo lavoro deve farlo il parroco. Quando dico parroco dico tutti coloro che sono a lavorare insieme con lui; perché, per me, parroco è uno e sono tutti quelli, cinque o sei, che prendono in mano la cura delle anime in una parrocchia. Questo lavoro di avvicinamento, questo lavoro di preghiera personale è necessario. È possibile, per esempio, che se si mettano in quattro-cinque davanti all’altare e facciano delle ore di adorazione sapendo che c’è uno che è in peccato mortale e che è ammalato, e che il Signore dica di no? Ma, tiriamo la barba al Signore perché bisogna che dica di sì: si tratta di salvare un’anima!SACERDOZIO prete
ESEMPI vari
PASTORALE parrocchia
PECCATO peccatore
PASTORALE parroco
GRAZIA confessione
PREGHIERA
NOVISSIMI morte
EUCARISTIA adorazione
PASTORALE malati
APOSTOLO salvezza delle anime
Cfr. Matteo 18,19.
Don Ottorino interpella Antonio Zordan che con altri confratelli era destinato ad aprire le missioni nel Chaco (Argentina), dove le parrocchie erano molto estese e con molte anime.
MI111,9[24-11-1966]
9.È possibile che tu, Antonio, se un domani ti metti davanti al Signore dicendogli: “Senti, fammi un piacere, non dirmi di no: se quel povero disgraziato muore va all’inferno. Signore, fammi una carità...”, non venga esaudito? Qui si tratta di fede! Il Signore ha detto: “Qualunque cosa chiederete vi sarà concessa”. Qui si tratta di un’anima; dite al Signore se ha il coraggio di accampare scuse. Si tratta di chiedere con fede. Quando poi sapete che ci sono delle anime che potrebbero salire, salire... Figlioli miei, rendetevi conto di che cosa vuol dire avere mille anime sulle spalle! E, se invece di mille sono trentamila, caro Antonio. Non bisogna scherzare: voi non siete vostri! Se una donna vi consegnasse un bambino di un anno in braccio e vi dicesse: “Prendi, arrangiati”, vi preoccupereste di fargli da balia, andreste in cerca di una bottiglietta di latte, vi chiedereste come fare perché non muoia. E se Dio vi consegna in mano venti o trentamila anime, voi le dovete salvare; questo è il problema: voi le dovete salvare! Alcune le dovete far camminare, altre resuscitarle, qualcuna farla volare, a seconda di come Dio le ha create: dovete captare il disegno di Dio su ogni anima e dare ad ogni anima quello che Dio vuole. Ma questo lo capite soltanto se a un dato momento vi siete tuffati in Dio e vedete le cose dalla parte di Dio. Se invece di vedere le cose dalla parte di Dio le vedete umanamente, farete gli impiegati e sarete contenti perché l’oratorio va bene: “Ci sono centocinquanta, duecento ragazzi...” ; perché la chiesa è piena... “Oh! - diceva don Mario - La chiesa è piena!”. “Sì, ma quante sono le anime che vengono in chiesa? Anche se su seimilacinquecento anime ne venissero in chiesa tremila, potrebbe bastare?”. “Oh, siamo contenti!”. “E le altre? Fossero anche seimila quelle che frequentano, e le altre cinquecento? E se stanotte dovesse morire una di quelle anime? Andrebbe a finire all’Inferno!”.NOVISSIMI inferno
VIRTÙ
fede
PREGHIERA domanda
APOSTOLO salvezza delle anime
ESEMPI apostolo
CONSACRAZIONE offerta totale
DIO piano di salvezza
APOSTOLO ambasciatore di Dio
APOSTOLO uomo di Dio
PASTORALE parrocchia
CONSACRAZIONE mediocrità
MI111,10[24-11-1966]
10.Figlioli, bisogna sentirle queste preoccupazioni e, a un dato momento, bisogna proprio sentire lo strazio dell’anima per queste realtà. E allora, ecco: “Il nostro cuore di figli, di fratelli, di amici sarà ormai prima di tutto un cuore di consacrati”. Quando sei arrivato a capire questo, ti sei votato alla missione salvifica del Cristo. Allora Cristo ti fa sentire la solitudine, e dalla solitudine nascerà una paternità universale: ti senti consacrato e senti di amare di un amore più grande il bianco e il nero, il rosso e il giallo, il vecchio e il giovane; senti di amare tutti, ma di un amore che è l’amore del consacrato, della vittima, per cui trovi un’anima per strada e sei disposto a dare la vita per quell’anima. Tu vedrai, allora, che non c’è più posto per certe piccole meschinità, piccole stupidaggini; quelle piccole conversazioni che si fanno: “Ehi, guarda: ha il ciuffo storto, il ciuffo in disordine... guarda, guarda”, tutte quelle piccole cose che tante volte sono oggetto di discussione. “Su, su! C’è qualcosa da fare”. “Ma, sa, soffro...”. “Deo gratias! Soffri e patisci, offri per le anime, suvvia!”. Non siate più bambini, non siate più bambocci. Qui si tratta di essere uomini e saper soffrire, sopportare, compatire, accettare le inevitabili piccole croci che capitano ogni giorno. 5. Conclusione Figlioli, ho terminato. La Madonna ci dà un esempio meraviglioso di questo. Lei ha accettato di essere la consacrata, l’immolata; ha accettato questa solitudine per amore delle anime; si è donata e ha partecipato alla missione salvifica del Cristo. Non fatevi illusioni: la missione che vi attende è meravigliosa, quando vi sarete alzati su su, un pochino. Ora il tempo è brutto, ma se voi prendete un apparecchio e vi alzate, in pochi minuti siete al di sopra delle nuvole e vedete il sole. È uno spettacolo meraviglioso, uno spettacolo meraviglioso! Fra qualche anno, quando partirete per una parte o per l’altra, vedrete questo spettacolo; sembrerebbe impossibile, specialmente dopo otto o nove giorni che piove, dopo giornate brutte e pesanti, alzarsi su, e in un attimo il sole, un cielo meraviglioso e sotto le nubi che sembrano tanti fiocchi di cotone. Lo avrete contemplato in fotografia o al cinema. Ebbene, spiritualmente è la stessa cosa. Provate ad alzarvi da questo povero mondo, a staccarvi interamente da tutte le cose, da tutte le creature; donatevi interamente a Cristo e, a un dato momento, in mezzo alle difficoltà, traballando qualche volta anche in mezzo ai venti, vedrete un cielo nuovo, una terra nuova, un orizzonte nuovo: vi incontrerete con Dio e vedrete che anche la sofferenza non si può più chiamare sofferenza perché, quando si patisce con Cristo, non si soffre più... si gioisce! 30 novembre 1966CROCE sofferenze morali
GESÙ
salvatore
GRAZIA Corpo Mistico
CONSACRAZIONE celibato
CONSACRAZIONE immolazione
APOSTOLO
CROCE sofferenza
APOSTOLO salvezza delle anime
MARIA obbedienza di ...
MARIA corredentrice
APOSTOLO missione
ESEMPI apostolo
APOSTOLO distacco
GESÙ
sequela