Il 31 gennaio viene celebrata la memoria di San Giovanni Bosco.
Don Venanzio Gasparoni era all’epoca il vicedirettore della Casa dell’Immacolata per le sezioni delle medie e del ginnasio.
Si tratta di don Luigi Mecenero, don Lino Dal Moro e dell’assistente Giovanni Sgarbossa che si recavano a Genova per salpare alla volta di Rio de Janeiro, destinati ad aprire la prima comunità della Congregazione a Resende in Brasile.
Girolamo Venco, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico, accompagnò i tre partenti al porto di Genova.
Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di HEINZ SCHÜRMANN, Prima lettera ai Tessalonicesi, Città Nuova editrice Roma 1965. Le citazioni, che vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami, sono prese della pagine 47-48.
MI140,1 [31-01-1967]
1 Era giusto ricordare l’onomastico dei nostri cari Giovanni che sono stati ricordati in chiesa da don Venanzio , ma era giusto anche unirci dolcemente ai nostri cari partenti che stamattina, con don Luigi Mecenero, hanno detto Messa. Avranno dormito stanotte? Punti interrogativi ai quali ci risponderà domani sera il nostro caro Venco il quale ci dirà: “Questa notte? Neanche chiuso occhio!”. Fratelli, partiamo! Voi continuate la vostra operazione e noi continuiamo la nostra. Voi vi aspettate la meditazione su San Giovanni Bosco, e può darsi che a un certo punto egli venga fuori, in sbaglio, da qualche parte. Continuiamo con la nostra meditazione su San Paolo: versicolo quarto, capo secondo della 1ª lettera ai Tessalonicesi.CONGREGAZIONE storia
S.E. monsignor Carlo Fanton era il vescovo ausiliare di Vicenza e molto amico di famiglia.
Don Ottorino aveva girato un film vocazionale: “Lettera dal Guatemala” che raccontava, in modo avvincente per i ragazzi delle medie inferiori, la storia di un giovane, Severino (l’assistente Severino Stefani, uno dei primi quattro missionari della Congregazione in Guatemala), che da ragazzo amava molto correre in bicicletta e che, catturato da Cristo, era stato da lui chiamato a seguirlo nella consacrazione religiosa e poi inviato ad evangelizzare i popoli che ancora non lo conoscono. Con questo filmato i chierici, i sacerdoti e gli assistenti passavano per le parrocchie della diocesi per presentare la Congregazione e per l’animazione vocazionale.
MI140,2 [31-01-1967]
2 “Come ci è stato affidato da Dio che ce ne ha giudicati degni, predichiamo il vangelo non per piacere agli uomini, ma a Dio che scruta i nostri cuori”. Colui al quale Dio affida la predicazione del vangelo ha una dignità eccelsa, come un sacerdote nelle cui mani Dio ripone il sacro. Nessuno può arrogarsi quella dignità; la predicazione presuppone l’incarico da parte di Dio”. Considerando la bella e meravigliosa figura di San Giovanni Bosco, io penso che forse questa mattina o in un altro momento sarebbe da fermarci un po’ a considerare il piccolo Giovannino quando, in sogno, all’età di nove anni, ha visto tutti quei caproni, e ha insistito con il Signore che gli ha detto: “A te l’incarico di trasformarli in agnelli!”, e questo piccolo, scoraggiato e spaventato, ha chiesto: “Come faccio?”, e il Signore: “Con l’aiuto di colei che tua mamma ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno: con quell’aiuto ci riuscirai!”. Qualche cosa di simile è capitato per ciascuno di noi. Immaginiamo Giovannino Bosco, povero contadinello, intelligente, buono, tutto quello che volete, un po’ anche birichino e monelluccio, però, però... che proporzione c’è tra l’intelligenza e la volontà di San Giovanni Bosco e la predicazione e la salvezza delle anime? Monsignor Fanton risponderebbe: “Non c’è proporzione”; è come tra il bere un bicchiere d’acqua e la salvezza di un’anima, cioè l’innesto di un’anima nel Cristo: non c’è proporzione. Eppure il Signore nella sua bontà, nella sua infinita bontà, sceglie uomini, sceglie il sacrificio dell’uomo, il sangue e il verbo dell’uomo, la parola dell’uomo, per salvare gli altri uomini. È lui che dice: “Vieni con me, seguimi e va’!”. È una cosa meravigliosa: questo Dio che ha a disposizione milioni e miliardi di angeli, vuole servirsi degli uomini e vuole servirsi anche di tutta la parte umana degli uomini. Questo mi fa pensare ai nostri cari predicatori serali che vanno in giro per le parrocchie a pescare le vocazioni ed è Dio che lo vuole, perché le ha preparate Dio queste vocazioni: questi giovanotti che sono pronti e che aspettano, ma ci vuole tutta l’azione umana di un sacerdote o di un assistente, di un cinematografaro ... e piano, piano, piano perché quella piccola semente possa svilupparsi. Dio, creatore e signore, che con la sua parola potrebbe muovere il mondo, vuole servirsi dell’uomo e di tutta la parte umana dell’uomo per sviluppare quella semente.APOSTOLO vocazione
APOSTOLO salvezza delle anime
GESÙ
sequela
CROCE sangue
DOTI UMANE
PASTORALE giovani
APOSTOLO animazione vocazionale
DIO creatore
Don Guido Massignan, all’epoca direttore della Casa dell’Immacolata, si prestava per giornate missionarie e incontri vocazionali, ed era stato sia nella parrocchia di San Vito di Leguzzano (VI) che in quella di San Vito di Bassano del Grappa (VI).
Cfr. Giovanni 4,42.
Cfr. Luca 10,2.
MI140,3 [31-01-1967]
3 E tu, caro don Guido, quando sarai arrivato al tuo San Vito e sarai riuscito dopo lavoro, lavoro e lavoro, a prendere un ragazzo e farlo venire dentro, gli altri diranno: “Che bravo don Guido!”. No, servo inutile! È stato bravo il Signore perché quella vocazione l’aveva preparata lui. Ti risponderanno come hanno risposto quelli di Samaria alla Samaritana : “Pensi che crediamo perché l’hai detto tu? Crediamo perché ci siamo incontrati noi con il Signore, l’abbiamo incontrato noi, e non per le tue belle parole, per il bel cinema. Io la vocazione l’ho sempre avuta; ho sempre sentito la voce del Signore”. “Ma... se non ci fossimo stati noi!”. Il Signore l’avrebbe condotto per un’altra parte. Servo inutile, servo inutile! Figlioli, il mondo ha bisogno di essere salvato. Miliardi di uomini attendono la salvezza e la salvezza viene attraverso l’uomo: viene da Dio, ma attraverso gli uomini, attraverso alcuni uomini prescelti da Dio, uomini ricercati, scovati e strappati dal mondo e dagli altri uomini. Il Signore ha detto: “La messe è molta e gli operai sono pochi. Pregate, pregate...” ; dunque il Signore vuole che noi preghiamo e ci sacrifichiamo per scoprire quegli uomini che lui ha destinato per salvare il mondo. Quando noi, per esempio, leggiamo negli Atti degli Apostoli le vicende di San Paolo, in un primo momento troviamo miracoli e miracoli; poi, se ci mettiamo a leggerli attentamente, a leggere e a rileggere gli Atti degli Apostoli sotto questo profilo, scopriamo la presenza della parte umana. Dio parla una volta sola a San Paolo e poi seguono anni e anni di silenzio, durante i quali Paolo deve arrangiarsi. E allora troviamo preghiere e azione e discussioni e baruffe... tutta la parte umana, tutta la parte umana!APOSTOLO animazione vocazionale
PASTORALE giovani
MONDO
APOSTOLO vocazione
APOSTOLO missione
APOSTOLO salvezza delle anime
Cfr. Atti 1,15-26.
Don Ottorino si rivolge, in forma un po’ scherzosa, a Primo Burato, all’epoca ancora postulante.
Forse l’allusione è ad Antonio Pernigotto, entrato in Congregazione come vocazione adulta e all’epoca in noviziato.
Grandioso film americano di Cecil B. De Mille (1956) che attraverso scene di massa spettacolari racconta la storia di Mosè, la sua vocazione e l’uscita del popolo ebraico dall’Egitto fino al Sinai dove Dio dona i dieci comandamenti. Molto suggestiva è la scena del roveto ardente a cui accenna don Ottorino, che racconta la vocazione di Mosè.
Dal novembre del 1966 era iniziato per la Congregazione il lancio missionario in America Latina con l’apertura della Comunità in Guatemala.
MI140,4 [31-01-1967]
4 Fratelli miei: noi siamo stati chiamati. Dio si è fidato di noi, ha scelto noi e ci ha detto: “In mezzo a tanti uomini io ho scelto te!”. “Perché?”. “Perché tu mi devi aiutare a salvare l’umanità!”. Vi rendete conto, figlioli miei, che cosa vuol dire questo? Nessuno potrebbe arrogarsi questo onore, questa dignità. Chissà quanti al tempo di Gesù avrebbero desiderato essere Apostoli! Avete mai pensato a quella volta che hanno tirato la sorte fra i due per eleggere il sostituto di Giuda? Che delusione per quell’altro che non è stato fatto vescovo! Eppure, eppure, fratelli miei, non c’è niente da fare: Dio sceglie! Tu, Primo , sei il primo, ma hai altri fratelli. Che cosa volete fare? Non c’è niente da fare: Dio sceglie chi vuole, magari il più insulso, com’è per il mio caso, o il più buono, il più santo come è il caso di qualche altro, come nel caso di Antonio. “Colui al quale Dio affida la predicazione del vangelo, ha una dignità eccelsa...”. E allora, figlioli miei, dobbiamo fermarci a meditare queste verità, che si capiscono dinanzi al tabernacolo, si capiscono in stanza, da soli, inginocchiati da soli. Alcune di queste verità si possono capire parlando insieme, in compagnia, ma si capiscono specialmente quando si prende in mano la Sacra Scrittura dove si scopre che il Signore chiama uno per una missione e ha chiamato anche me! Che differenza c’è fra Davide, fra l’uno, l’altro... e me? Che differenza c’è? Colui che ha chiamato è lo stesso, lo stesso Dio. Quando vedo il cinema, per esempio “I dieci comandamenti” , e si sente Dio che parla... Lo stesso Dio che ha chiamato Mosè, che ha scritto le tavole di pietra, è lo stesso Dio che ha chiamato anche me! Non mi ha chiamato in massa, mi ha chiamato singolarmente: “Ottorino, vieni! Lascia la tua terra, il tuo fiume Tesina, vieni; ti farò pescatore di uomini”, e ho abbandonato la rete, ho abbandonato la barca e l’ho seguito. Figlioli, proprio ieri sera mi trovavo in un certo posto e ho ricordato la mia vocazione missionaria. Il ricordo è venuto fuori perché è stato detto: “Don Ottorino voleva andare missionario... non è andato lui e adesso sta vendicandosi mandando gli altri!”. Si stava ricordavano i tre che stanno partendo e gli altri che sono partiti e quelli che partiranno.APOSTOLO chiamata
EUCARISTIA tabernacolo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
APOSTOLO vocazione
MISSIONI vocazione missionaria
Cfr. 1 Samuele 3,4.
I Comboniani avevano a Thiene (VI) uno studentato per ragazzi che erano orientati alla vita missionaria
MI140,5 [31-01-1967]
5 Quando facevo la seconda media, o meglio avevo già fatto la seconda media, ero già convertito allora, la mia conversione era avvenuta, e ricordo che mi è capitato in mano quel famoso libretto: “Messis quidem multa, operarii autem pauci. Rogate ergo...”. Avevo deciso di andare missionario: sono cose che se si esperimentano si capiscono, se no, scusate, non si possono capire. Perché avevo deciso di andare missionario? Perché ho pensato che qui ci sono già tanti preti, mentre ci sono tante anime che non conoscono il Signore: bisogna far conoscere il Signore! Avevo deciso perché avevo sentito qualcosa dentro: la voce di quell’Uomo, quell’Uomo che ha chiamato Samuele di notte: “Samuele, Samuele...”. Sentivo quella voce impellente che diceva: “Via, via, via!”. E allora ho cominciato così... Ricordo che ero andato a casa in vacanza. Mi perdonate queste confidenze... fraterne? Ricordo che sono andato da don Bortolo Gasparotto; ho detto: “Mamma, vado a trovare don Bortolo”. Don Bortolo era allora cappellano a Sandrigo, dove poi è diventato arciprete; era stato cappellano a Quinto ed era quello che mi ha mandato in seminario e che ha mandato mia mamma a Lourdes. “Vado a trovare don Bortolo”. “Sì, sì”, ha detto mia mamma. Io andavo da don Bortolo perché lui aveva un fratello missionario fra i Comboniani, che era il superiore a Thiene e aveva lavorato in Africa: aveva lo spirito missionario e mi capiva. Ho detto: “Senta, don Bortolo; io avrei intenzione di andare missionario!”. E lui: “Hai parlato con il padre spirituale? Il padre spirituale ha niente in contrario?”. Poi mi fa alcune domande: “E tua mamma?”. “Sa, non ho altri fratelli... Ecco, vorrei che lo dicesse lei a mia mamma, che la convincesse a fare questo sacrificio”. Capite che cosa vuol dire? Rendetevi conto: da un anno era stata guarita a Lourdes, da solo un anno, e io chiedevo a mia mamma il sacrificio di abbandonarla, che mi permettesse di abbandonarla, di lasciarla a casa per andarmene missionario. Ho detto: “Senta, don Bortolo. Io non ho il coraggio di dirglielo, non ho la forza di dirglielo... Faccia un piacere; glielo dica lei!” “Sì, mandala qui, da me”. Vado a casa alla sera. Mia madre mi chiede: “E allora?”. “Mamma, ha detto don Bortolo che ti saluta tanto...”. “Come sta?”. Don Bortolo era il cappellano che l’aveva mandata a Lourdes! “Bene!”. “Senti. - ho detto - Don Bortolo mi ha detto di dirti una cosa”. “Che cosa?”. “Avrebbe piacere di parlarti, se tu potessi andare da lui”. Capite che cosa voleva dire andare da Quinto a Sandrigo: bisognava fare la strada in bicicletta, non c’erano le corriere. “Che cosa vuole? Che cos’ha?”. “Ha detto che ha qualcosa da comunicarti e che vuole dirtela personalmente”.AUTOBIOGRAFIA seminario
MISSIONI vocazione missionaria
AUTOBIOGRAFIA famiglia
Cfr. A. MANZONI, I promessi sposi, cap. XXI.
Don Ottorino, in effetti, ad un certo momento abbandonò l’idea di farsi missionario continuando il cammino verso il sacerdozio, e venne ordinato presbitero, insieme con suoi compagni del seminario di Vicenza, dal vescovo monsignor Ferdinando Rodolfi il 26 maggio del 1940. Perché non ha dato seguito all’intuizione missionaria della Pentecoste del 1929? Perché obbedì al suo padre spirituale, monsignor Luigi Volpato: “La tua missione sarà a Vicenza” (giugno del 1932), e accettò di restare a Vicenza. Monsignor Volpato, a cui don Ottorino molti anni più tardi chiese della cosa, affermò di non ricordarsi di avere detto quella frase e che, anzi, si era meravigliato che ad un certo punto il giovane seminarista non gli avesse più chiesto il permesso di farsi missionario, cosa che prima faceva ad ogni incontro che avevano.
MI140,6 [31-01-1967]
6 Immaginate se un ragazzo che ha fatto la seconda media poteva star bene alla notte pensando che il giorno dopo la mamma sarebbe andata là e avrebbe preso una stilettata nel cuore. Provate a pensare a una notte di quel genere. Penso che sia stata come la notte dell’Innominato. Il giorno seguente lei andò e io restai padrone di casa, e mi misi a camminare su e giù per l’argine del Tesina con... la lotta fra l’amore alle missioni e alle anime e l’amore alla mamma, perché volevo bene a mia mamma! E piangevo da solo mentre avevo il crocifisso in mano; rimasi due, tre, quattro ore sotto il sole a camminare lungo il Tesina e ripetevo: “Signore, faccio tutto per te!”. Sentivo come un dolore fortissimo per l’amore della mamma... e ripetevo: “Signore, sono disposto ad andare in qualunque parte e a non vedere più la mia mamma... Non importa niente! Signore, per te! Signore, per te! La messe è molta e gli operai sono pochi: là ci vogliono operai, là ci vogliono operai!”. E continuavo a baciare il crocifisso... Quando la mamma è venuta a casa io stavo facendo il cuoco perché dovevo preparare la minestra. Sentii che mise giù la bicicletta, aprì la porta, si sedette e si mise a singhiozzare. Provate voi a sentire una mamma così! Poi disse: “Figliolo, perché non potevi andare prete lo stesso e restare qui? È proprio necessario abbandonare tua mamma? Non vedi che tuo papà, poverino, è sempre in giro - era all’estero a lavorare, in Francia - e tu vuoi abbandonare la tua mamma, lasciarla sola! È proprio il Signore che vuole questo sacrificio?”. E io, singhiozzando: “Mamma, non sono io: è il Signore che vuole così, che cosa posso farci io? Soffro anch’io”. Avevo trentanove e mezzo di febbre. Il mattino seguente, dopo un’altra notte dell’Innominato, ero a letto con trentotto e mezzo, trentanove di febbre. Mia mamma era andata alla Messa ed era tornata insieme con una buona donna del paese e stavano discorrendo tra loro. Io dormivo di sopra: sotto c’era la botteguccia e sentivo la loro conversazione. “Senta, Clorinda, è una grazia di Dio avere un figlio missionario!”. Mia mamma piangeva e diceva: “Sì, lo capisco anch’io. Io glielo do al Signore, gli ho detto di sì anche ieri, l’ho detto anche a don Bortolo, ma il dolore di una mamma non posso non sentirlo, il dolore non posso non sentirlo”. E la mia povera mamma venne di sopra accompagnata anche dall’altra donna e mi disse: “Senti, Ottorino. Questa croce mi costa. Sono andata stamattina a fare la comunione, ho pregato, ho detto di sì al Signore. Va’ pure se devi andare, va’ pure! Mi costa tanto, sai, mi costa...”, e singhiozzava. “Mamma, mi dispiace farti soffrire. Mamma, mi dispiace, ma se è la volontà del Signore...”. E piangevamo tutti e due perché dispiaceva a tutti e due, ma tutti e due avevamo detto di sì al Signore. Il Signore si è accontentato di questo e la storia successiva la sapete, non è vero? Il Signore si è accontentato di questo.AUTOBIOGRAFIA famiglia
FAMIGLIA mamma
APOSTOLO vocazione
Città del Brasile nello stato di Rio dove i Religiosi della Congregazione stavano per assumere la direzione di un Istituto per l’educazione di ragazzi poveri e abbandonati.
La Congregazione gestiva a Grumolo delle Abbadesse, piccolo comune del vicentino, una colonia agricola che provvedeva alla coltivazione di alcuni ettari di terreno.
La Congregazione da circa tre anni era presente in campo apostolico in alcune parrocchie di Crotone in Calabria.
Cfr. Galati 2,20.
Don Ottorino scherza facendo un gioco di parole. Alla fine di gennaio o ai primi di febbraio si svolgeva a San Remo in Liguria il “Festival della canzone italiana” che veniva trasmesso per televisione. Probabilmente qualche giovane desiderava vedere lo spettacolo che forse don Ottorino riteneva superficiale e dispersivo.
Don Ottorino nomina di seguito don Luigi Furlato che era il maestro dei novizi, don Guido Massignan che era il direttore della Casa dell’Immacolata, Zeno Daniele che frequentava il 1° anno del corso teologico e Mariano Apostoli che si trovava ancora nell’anno propedeutico alla teologia.
MI140,7 [31-01-1967]
7 Figlioli miei, ricordatevi che è tremendo sentire che sei chiamato da Dio, che non ti appartieni più, perché da quel giorno che Dio ci ha chiamati non siamo più nostri, non siamo più nostri. Dio ti ha chiamato dalla tua terra, ti ha strappato fuori: “Tu mettiti nelle mie mani: la tua bocca è la mia bocca, le tue mani sono le mie mani, il tuo cuore è il mio cuore, la tua testa è mia!”. Perciò io devo pensare con Gesù, io devo parlare in nome di Gesù, io devo agire in nome di Gesù. Questo è quello che dobbiamo fare, figlioli; ecco che cosa vuol dire essere chiamati, ecco la dignità della nostra vocazione: essere nelle mani di Gesù, essere suoi. Il Signore ti manderà a Resende ? E tu vai a Resende. Il Signore ti manderà a Grumolo ? E tu vai a Grumolo! Ti manderà nell’Italia meridionale , ti manderà sulla luna? Non importa, non importa, purché sia nelle mani del Signore, purché sia frumento nelle sue mani. Il Signore vuole uomini così, figlioli, uomini che si sono gettati nelle mani di Dio, che possono dire veramente il “vivo ego, jam non ego”. “A me non importa più niente del mondo, delle cose del mondo; i piaceri del mondo, gli onori del mondo, a me non interessano. Mi dici di andare nel mondo e di vestirmi come gli uomini del mondo per donare te a loro? Signore, ricordati che a me interessa te! Le cose del mondo non mi interessano, non mi interessano più. San Remo o San Girolamo importa niente... Le canzonette e non le canzonette, il cinema e non il cinema, non importa, non importa: a me queste cose non interessano niente, Signore! A me interessa solo te, crocifisso, e a me interessa portare te in mezzo agli uomini, farti conoscere, Signore, farti amare da tutti. Questo interessa a me: parlare in nome tuo! Questa lingua è tua, questo mio corpo è tuo; io voglio parlare in nome tuo, Signore! Se poi, per parlare in mezzo agli uomini, è necessario che io studi come sono fatte le monete antiche per poter cominciare il dialogo, le studierò. Se è necessario che io conosca tutte le storie dello sport per parlare di te, le studierò. Ma non studierò un minuto le monete, non studierò un minuto lo sport, per me, perché mi piace oggi pensando a domani: no, Signore!”. Se un domani è necessario perdere un anno per studiare come sono fatte le code delle vacche per poter entrare in mezzo ai pastori, si studia un anno, ma per parlare di Cristo, figlioli, come uno che studia una lingua per poter andare in mezzo a un popolo a parlare del Signore. Quello che è necessario è che siate uomini del Signore, solo del Signore, e che sentiate di essere uomini del Signore. Scusate questa esplosione, ma la colpa è di San Giovanni Bosco. Quando entriamo in questi argomenti perdo la testa. Andiamo avanti, figlioli. Don Luigi, come si fa a far entrare queste idee? Don Guido, Don Zeno, ditemi voi... Mariano, come si fa? Mi guardano e tacciono. Dicono che sono matto... quindi leggo soltanto.APOSTOLO chiamata
GESÙ
sequela
CONSACRAZIONE disponibilità
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
CONSACRAZIONE distacco
CONSACRAZIONE offerta totale
PREGHIERE di donazione
Marco Pinton frequentava all’epoca il 1° anno del corso liceale.
Don Vittorio Venturin frequentava l’ultimo anno del corso teologico insieme con don Luigi Smiderle.
Verso la fine del terzo anno di teologia veniva conferito il suddiaconato, il primo grado dell’Ordine sacro.
MI140,8 [31-01-1967]
8 “Nessuno può arrogarsi quella dignità; la predicazione presuppone l’incarico da parte di Dio”. Io vi ho parlato poco fa e ho perso la testa; adesso mi pento di tutte le chiacchiere che ho detto, ma, ricordatevi, che la predicazione “presuppone l’incarico di Dio”, e io avevo l’incarico di Dio di dirvi quelle cose. Ve le ho dette perché lui mi ha detto: “Parla!”. La predicazione presuppone l’incarico di Dio. “Haec dicit Dominus”; queste cose il Signore domanda a me e a voi, cioè che prendiate coscienza della vostra elezione, della potenza della vostra missione se vi siete donati interamente a quel Dio che vi ha chiamato. Via la parte umana, via, via tutta la parte umana, pur restando del duemila! Entrate in Dio, entrate in Cristo; diventate gli amici di Dio, gli amici di Cristo, e poi servitevi di tutte le cose umane, servitevi di tutto, ma ‘servitevi’ e non ‘servite’! “Dio dà il sacro a un uomo, con fiducia veramente divina, nella speranza che questi lo trasmetta fedelmente”. È un bel rischio da parte del Signore! Sarebbe come se adesso prendessimo una macchina da corsa e la dessimo in mano a don Ottorino dicendo: “Senti, caro: prendi questa macchina da corsa e va’ a Genova”, e io me ne vado con una macchina di quelle da centosettanta chilometri all’ora! “... con fiducia veramente divina...”. Marco , se Nostro Signore ha chiamato te e dà a te l’incarico fra qualche anno di predicare, di andare in giro per il mondo, pensi alla fiducia che ha in te? Vi rendete conto, voi del quarto anno, tu, don Vittorio , che fra pochi mesi Dio ti manderà? Vi rendete conto, voi del terzo anno, che fra pochi mesi Dio vi lancerà, e voi assistenti che aspettate il diaconato, vi rendete conto che fra poco il Signore ve lo darà e che il mandato sarà: “Andate e predicate con l’esempio, con la croce e con la parola”? “Dio dà il sacro a un uomo, con fiducia veramente divina, nella speranza che questi lo trasmetta fedelmente. Egli cerca, provando e soppesando, chi sia degno di tanto”.APOSTOLO predicazione
APOSTOLO missione
APOSTOLO chiamata
APOSTOLO apostoli del Duemila
Il riferimento è al rito della sacra ordinazione e alla domanda che il vescovo pone al responsabile dell’educazione dei candidati all’Ordine sacro che rappresenta il popolo di Dio.
Don Ottorino scherza attorno al nome di George Bernanos (1888-1948), scrittore francese di ispirazione cattolica, i cui capolavori sono “Sotto il sole di Satana” (1926) e “Diario di un curato di campagna” (1936).
MI140,9 [31-01-1967]
9 La Chiesa domanda: “Sai che siano degni?”, e il superiore risponde: “Per quanto l’umana fragilità permette so che sono degni”. Che bugia ha detto quella volta monsignor Scalco quando hanno ordinato prete me; può darsi che sia ancora in Purgatorio! Ma ho paura che ce ne sia qualche altro in Purgatorio. Ti pare, don Guido? Quando don Luigi Smiderle e tu, don Vittorio, tra poco ascolterete la domanda: “Sai se sia degno? Quanto è degno?”, puoi dire di essere degno? Dio cerca quelli degni di parlare in suo nome. E tu parlerai sempre in nome di Dio o parlerai a nome tuo? Cercherai le parole di Dio o quelle di qualche autore solo per copiarle? Eh, caro, puoi fare a meno di tirare fuori Bernanos, Bernasu, Bernasotto e Bernasopra ; no, no, no! Devi andare da Dio: “Signore, che cosa devo dire adesso?”, e il Signore ti dirà: “Devi dire questo!”. Non puoi andare a prendere un libro e poi dire alla gente: “Sono venuto a dirvi quello che dice il Signore”. Bugiardo; il Signore quelle cose non le ha mai dette! Portiamo un esempio. Prendiamo San Giovanni Battista o uno dei profeti. Il Signore lo chiama e gli dice: “Adesso vai in mezzo al mio popolo a parlare in nome mio e dici...”. Mentre il Signore mette i due punti e sta per dire a quel profeta che cosa deve dire in nome suo, il profeta corre via e va a prendere la Sacra Scrittura, prende in mano le parole di Noè e dice: “Il Signore dice che bisogna fare un’arca!”. “No! - dice il Signore - Quello l’ho detto a Noè, non a te!”. Non so se ho spiegato il pensiero. Quella che usi può essere parola di Dio, benissimo, ma il Signore a queste anime non ha detto di fare un’arca, ha detto qualcos’altro, e tu devi dire quello che il Signore vuole dire adesso alle anime. Figlioli, mettetevi in contatto con Dio per dire alle anime quello che Dio vuol dire loro e non quello che a voi piace dire perché fate bella figura dicendo quelle cose. Dico eresie? Ecco perché grido contro i libri! Studiare e conoscere è importante, ma quando si tratta di parlare in nome di Dio bisogna pregare, pregare, pregare! Si deve usare ogni conoscenza, però dire quello che si ha da dire. San Paolo diceva quello che doveva dire, citando la Sacra Scrittura, citando e convalidando quello che diceva con tutta la cornice, e per questo aveva studiato la Sacra Scrittura, conosceva la Scrittura, però in quel momento parlava dicendo quello che Dio voleva dire in quel momento. Tutta questa cornice ci vuole, è necessaria, però dovete essere preoccupati di dire quello che Dio vuole dire in quel momento. Il resto? Tutta cornice: anche le cose sacre sono cornice! Ma per fare questo bisogna che entriate in questo ingranaggio. Dio ha scelto voi, e quando Dio sceglie uno si diceva prima che si pone la domanda: “Sai se sia degno?”. Don Luigi, sai che cosa vuol dire? Vuol dire questo: “Sai se quest’uomo abbia messo la sua testa dentro la mia testa, il suo cuore nel mio cuore, le sue mani nelle mie mani, in modo che veramente quest’uomo parli e agisca in nome mio? Sai se quest’uomo sia morto in me? Sai se quest’uomo è morto in Cristo?”. Non importa se si chiama Tommaso d’Aquino o Vianney: non importa niente; essenziale è che l’uno e l’altro si siano immessi in Cristo, e allora agisce Cristo stesso. Ragazzi, il tempo è passato... Leggo ancora poche righe, senza commento. “Paolo predica spinto dal profondo senso di responsabilità che ha davanti a Dio, il quale giudica i cuori”.APOSTOLO predicazione
ESEMPI predicazione
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
DOTI UMANE studio
PREGHIERA
APOSTOLO chiamata
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
Cfr. 2 Re 5,10.
Gal. 1,10.
MI140,10 [31-01-1967]
10 Questa frase “... il quale giudica i cuori” meriterebbe alcuni commenti. Don Vittorio, se viene da te uno per confessarsi e Dio ti domanda: “Hai detto quello che volevo dire io?”, e tu rispondi: “Ho detto belle parole, Signore”, il Signore insiste: “Gli hai detto quello che volevo dirgli io?”. Tu lo potresti mandare a lavarsi il viso e invece il Signore voleva che si lavasse i piedi; tu lo mandi a mangiare e invece il Signore voleva che andasse a lavarsi sette volte nel fiume, come ha fatto Eliseo quella volta con Nàaman il Siro. “Assume la predicazione, conscio del suo dovere; è pronto a presentarsi al cospetto dell’eterno giudice”. “Signore, ho fatto peccati, sono qui pieno di miserie, ma mi sono sforzato; qualche volta ho sbagliato, ma mi sono sforzato di dire quello che tu volevi, di pensare quello che tu volevi, di amare quello che tu amavi. Signore, mi sono sforzato”. Ecco l’apostolo che domani non ha paura davanti al Signore! “Ecco cosa sa: “Se cercassi di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo”. No, l’uomo non può essere autonomo. Se non si fa servo di Dio, diventa eteronomo: cade sotto ben altra servitù! Dunque, in modo particolare il predicatore deve essere ‘servo di Dio’, se vuol portare il messaggio divino, e non predicare se stesso”. Qui ci sarebbe da fare un’altra oretta di meditazione! “... il predicatore deve essere ‘servo di Dio’, se vuol portare il messaggio divino, e non predicare se stesso”.PASTORALE
APOSTOLO ambasciatore di Dio
APOSTOLO predicazione
DOTI UMANE buona volontà
VIRTÙ