Il riferimento è al 1° viaggio missionario del 1966, con tappe in USA, Guatemala, Argentina e Brasile.
Il ‘piccolo fosso’ al quale allude don Ottorino è l’Oceano Atlantico.
L’allusione è al 3° viaggio in America Latina, che don Ottorino avrebbe compiuto alla fine dei mesi estivi insieme con il confratello Zeno Daniele.
Don Ottorino aveva piacere che si riprendessero gli avvenimenti importanti della vita della Congregazione come è il caso qui descritto del primo viaggio apostolico in America Latina.
Don Ottorino aveva conosciuto monsignor John Rettagliata, un sacerdote italoamericano, quando esercitava il ministero di cappellano militare delle truppe americane della SETAF di stanza nella Caserma Ederle di Vicenza. Congedatosi dall’esercito esercitò il suo ministero sacerdotale in una parrocchia di New York. Ospitò don Ottorino e don Aldo durante il loro primo viaggio quando si fermarono a New York.
S. E. monsignor Costantino Luna, francescano di origine vicentina, era il vescovo di Zacapa in Guatemala.
Nel 1967 non si era certo abituati a vedere i vescovi vestiti semplicemente, quasi in borghese. La catena era quella della croce pettorale, uno dei segni distintivi della dignità episcopale.
La lingua per don Ottorino era il dialetto veneto parlato a Vicenza.
Don Ottorino, appena finito di nominare i confratelli della Comunità del Guatemala: Don Gianni Rizzi, don Ugo Caldini, gli assistenti Lino Ceolato e Severino Stefani, ricorda i confratelli della Comunità di Resende in Brasile partiti da circa un mese: don Lino Dal Moro, don Luigi Mecenero e l’assistente Giovanni Sgarbossa.
Don Ottorino scherza alludendo a don Pietro Martinello che aveva solamente 26 anni e stava partecipando alla Messa dal matroneo con la testa fasciata per una operazione all’udito. Questi, assieme a don Graziano Celadon e agli assistenti Antonio Ferrari, Mirco Pasin e Antonio Zordan, si stava preparando a partire per il Chaco (Argentina) per aprire una comunità nella diocesi di Presidencia Roque Sáenz Peña.
MI151,1 [2-03-1967]
1 Sia lodato Gesù Cristo!Quando lo scorso anno con don Aldo sono salito a Milano sul DC 8 per partire per l’America , non vi nascondo che c’era un pochino di fifa, non tanta, ma un pochino di fifa c’era: c’era perché si trattava di saltare un ‘piccolo fosso’ che misurava qualche metro; c’era inoltre perché prima di partire si erano dati da fare un’ora e mezza per cambiare una gomma, e si pensava che se si fosse rotta una gomma un’altra volta quando saremmo stati sopra il ‘fosso’ forse non sarebbe stato facile provvedere per una gomma di ricambio. Poi c’era un altro inconveniente ancora: pioveva che Dio la mandava e non si vedeva neanche la fine del campo di aviazione per cui sorgeva il dubbio che l’aereo, in mezzo a tanta pioggia, potesse sbagliare strada, e invece di elevarsi in alto andasse in basso. Piccole cose che esternamente non si devono dimostrare, per carità, e non le dimostreremo neanche prossimamente, vero Zeno, quando partiremo: faremo un sorriso anche tra la tempesta. Siamo saliti sull’apparecchio mentre i nostri cinematografari filmavano tutto, e intanto noi eravamo sopra e guardando dall’oblò non vedevamo altro che acqua, nubi e oscurità. A un dato momento ci siamo sentiti per aria, sopra le nuvole. Ed ecco ci avvertono: “Siamo sopra Parigi: sotto di noi c’è Parigi”; noi non vedevamo Parigi, di sicuro, ma vedevamo nuvole, nuvole, nuvole. “Siamo sopra l’oceano Atlantico!”, ma noi vedevamo nuvole, nuvole. A un dato momento, si rompono veramente le nuvole e vediamo l’oceano. Ma, cari miei, cielo e acqua, senza alcun paracadute, qualche piccola nave che sembrava un puntino lontano lontano. Allora mi è venuto un pensiero: “Se per caso... E se venisse a mancare il cherosene? Se l’apparecchio si rompesse? Che cosa succederebbe?”. Che cosa volete fare? Succederebbe che andremmo a pescare! Figlioli, siamo rimasti per sette ore in quelle condizioni. Arriveremo? Certo! E poi? Hanno detto che c’è l’America. E se dopo non ci fosse neanche l’America, se per caso non ci fosse? Scusate, io non ho mai visto l’America: voi l’avete vista? Hanno detto che c’è, ma se ci avessero imbrogliato? E se invece dell’America trovassimo acqua, acqua... il DC 8 ha un’autonomia di otto ore e non potrebbe certamente tornare indietro. Se arrivati nel posto in cui dicono che c’è l’America avessero comunicato: “L’America non c’è, torniamo indietro!”, dove avrebbe atterrato l’apparecchio per fare rifornimento? Sono tutti pensieri che mi venivano viaggiando: “Se non ci fosse neanche l’America?”. Ma a un dato momento abbiamo fatto come Cristoforo Colombo: “Terra, terra!”. Abbiamo visto una terra che assomiglia alla nostra terra; mi hanno detto che quella è la terra dell’America. E quando l’apparecchio è atterrato, improvvisamente abbiamo visto una persona amica: monsignor Rettagliata . È difficile spiegare la gioia che si prova, quando dopo aver fatto un tragitto di questo genere, dopo aver fatto un salto così grande, ci si trova improvvisamente come a casa propria: una persona che ti apre le braccia, che ti abbraccia, che ti prende in mano la valigia, che sale in macchina e che ti mette a posto la valigia... ti senti a casa tua! Quando poi siamo arrivati in Guatemala, abbiamo trovato monsignor Luna , con il vestito mezzo da prete, mezzo da vescovo e mezzo da uomo, con la catena messa di traverso che finiva in un taschino, che esclamò: “Oh, benedetto dalla Madonna!”. È stata un’altra novità ancora: non solo una persona amica, ma uno che parlava la stessa nostra lingua. Con monsignor Rettagliata abbiamo parlato in italiano, invece monsignor Luna parlava la stessa nostra lingua : “Benedetti dalla Madonna, avete fatto un buon viaggio? Benedetti, finalmente siete arrivati!”. Sentendo il nostro dialetto ci siamo sentiti a casa nostra. E, tra qualche mese, quando arriveremo in Guatemala troveremo non solo monsignor Luna, ma troveremo don Gianni, troveremo don Ugo, troveremo Lino, Severino, e poi, con un salto ancora più in là troveremo don Luigi, don Lino, Giovanni... un salto ancora più in là e troveremo quel povero vecchio che è lassù con la testa fasciata, insieme con tutti i suoi amici che sono in fondo: Antonio Zordan e compagni, Ferrari...AUTOBIOGRAFIA viaggi
CONGREGAZIONE storia
MISSIONI
Luciano Rizzi frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.
Il riferimento è all’assistente Giorgio Pieropan, morto in un incidente stradale il 12.11.66.
Cfr. Giovanni 20,29.
Per le povere popolazioni italiane degli inizi del secolo ventesimo il continente americano rappresentava l’opportunità di farsi una vita nuova, l’Eldorado da cui ricavare ricchezze e benessere, un luogo in cui era possibile ogni avventura e ogni arricchimento.
MI151,2 [2-03-1967]
2 Figlioli, questa è una realtà, ma c’è un’altra realtà che non è meno realtà di questa: la realtà di cui oggi ci parlano l’Apostolo nell’epistola e l’evangelista descrivendoci la scena dell’apparizione di Gesù. È la realtà che siamo attesi in un’altra America che si chiama Paradiso. Siamo attesi da uno con le braccia aperte, che è più di monsignor Rettagliata, che ci conosce e ci ama più di monsignor Luna, e lì non c’è soltanto lui. Poco fa il nostro caro Luciano Rizzi mi ricordava che oggi è l’anniversario della morte di mia mamma. Ebbene là siamo attesi dai nostri parenti morti; il nostro caro Giorgio che qualche mese fa si trovava qui dinanzi a noi è là anche lui con le braccia aperte nell’attesa. Don Gianni Rizzi ci attende in Guatemala, ma Giorgio, mia mamma, mio padre, Dio, la Madonna, sono là con le braccia aperte in attesa, in un’altra patria, in un altro luogo. Io sono già in apparecchio, voi siete già in apparecchio, siamo già partiti e l’atterraggio, ricordatevi, è possibile solo là, nell’eternità. Figlioli, ce lo dice Gesù mentre parla a Tommaso: “Tu, Tommaso, hai creduto perché hai visto, ma beati coloro che crederanno senza vedere!”. Questa è la moneta che Dio vuole, figlioli, per darci l’America, per darci il Paradiso. Lui, Dio, è morto per noi; lui, Dio, ci ama, ma vuole che ce lo guadagniamo il Paradiso, vuole che ce la guadagniamo quella patria. In che modo? Credendo a quello che lui ci ha rivelato e che la Chiesa ci insegna, e lui ci dà i mezzi necessari per arrivare in America , però nella vera America! Lui ci dà i mezzi, ma noi dobbiamo aderire.NOVISSIMI paradiso
NOVISSIMI eternità
DIO amore a Dio
Don Ottorino evidentemente scherza per alleggerire un po’ la tensione del discorso.
MI151,3 [2-03-1967]
3 Figlioli, ecco la malattia di oggi, la tremenda malattia che noi uomini di Dio dobbiamo combattere: nel mondo sta mancando la fede, nel mondo va spegnendosi la fede, in mezzo a tante anime va spegnendosi la fede. Non dappertutto perché ci sono nel mondo anime che hanno tanta fede, ma tanta fede; ci sono delle anime, nel mondo, che battono preti e vescovi con la loro fede; ci sono delle lampade nascoste che veramente sono piene di fede, ma la massa, la massa sta perdendo la fede. Figlioli, siete appena tornati dalle vacanze e sui vostri volti io vedo tanta nostalgia, tanta tristezza, vedo qualche cuore sanguinante, qualche occhietto lacrimante. Perché? Vuol dire che c’è poca fede, figlioli, poca fede. Se io vi avessi detto: “Tornate dalle vacanze e andiamo tutti in viaggio in America”, un viaggietto in America vi farebbe passare la nostalgia: il desiderio di salire in aeroplano, di fare un viaggio, di andare a trovare i nostri missionari non vi farebbe più pensare a casa. Figlioli, si pensa troppo poco a quello che ci attende dopo la morte perché siamo troppo attaccati alle cose del mondo! Vi dicevo che passando in mezzo ai ruderi di Pompei si ha l’idea della vanità delle cose del mondo: vedendo gli uomini pietrificati, vedendo le case distrutte, figlioli, ricordatevi quello che la Chiesa ci ha ricordato al principio della Quaresima: “Memento homo quia pulvis es, et in pulverem reverteris!”. Noi ridiamo a volte pensando a certi monaci che portano nella loro cella la cassa da morto, magari piena di noci e di mele, e la mettono sotto il letto, o di qualche altro che sopra il comodino tiene il teschio da morto. Però la realtà è questa: “Memento homo quia pulvis es, et in pulverem reverteris”. Il pensiero della vanità delle cose del mondo, il pensiero della nostra morte ha formato tanti santi, ricordatevelo bene! Non è possibile farsi santi, cioè vincere le tentazioni della carne, vincere le tentazioni della superbia, vincere le insinuazioni del mondo se non abbiamo dinanzi al nostro sguardo la vanità delle cose del mondo. Rinunciare, vincere, non è facile; oggi il mondo presenta delle cose belle, delle cose comode; si va a casa e in casa ci sono comodità, ci sono cose che piacciono. Ebbene, ricordatevi: non è possibile vincere queste tentazioni, queste distrazioni, se non abbiamo dinanzi al nostro sguardo la vanità delle cose del mondo, se non pensiamo che un giorno saremo polvere, diventeremo polvere, e che tutte quelle cose cesseranno.APOSTOLO uomo di Dio
VIRTÙ
fede
NOVISSIMI
MONDO
NOVISSIMI morte
PENITENZA
CROCE tentazioni
Giorgio Pieropan, avendo un incarico nell’ambito dei servizi di economato, era spesso in giro per la città per fare delle spese o per altri servizi amministrativi.
MI151,4 [2-03-1967]
4 Pensate in questo momento al nostro caro Giorgio; provate ad andare al cimitero di Arzignano; aprite un pochino quella cassa e domandate a lui, ormai decomposto, domandate a lui: “Caro Giorgio, che cosa serve?”, e lui vi risponderà: “Quod aeternum non est, nihil est! Quello che non è eterno non vale niente, non vale niente! L’unica cosa che io ho potuto presentare a quel Dio che dice: ‘Redde rationem villicationis tuae’, rendimi conto, rendimi conto della tua vita, sono stati i sacrifici che ho fatto per voi, quello che ho fatto per la Comunità quando andavo in cucina a tagliare la carne per amore di Dio, quando andavo in laboratorio, quando andavo in città, quando andavo in chiesa a pregare... Quello che mi è valso è stato solo quello che ho fatto per l’eternità!”. Figlioli miei, nel mondo sta morendo la fede: guai a voi, guai a voi consacrati e consacrandi, guai a noi se non cercheremo di alimentare la fede! Dobbiamo portare nel mondo la fede, nel Guatemala, in Brasile, nel Chaco: siamo chiamati a portare la fede, a portare Dio, non a portare chiacchiere, a portare Dio! Bisogna credere! Beato Tommaso, ma beati coloro che crederanno senza vedere! Tu, Tommaso, hai creduto perché hai visto... Figlioli, non dobbiamo pretendere di vedere il nostro Dio, presente nel suo corpo, in opera, vederlo che fa molti miracoli. Lui ce l’ha detto: “Sono presente nell’Eucaristia”, e allora: “Signore, credo, credo, Signore!”; “Sono presente nel tuo cuore!”, e allora: “Signore, credo che sei presente dentro di me!”. Sappiamo che un bel giorno moriremo, che saremo giudicati, che un Paradiso eterno ci attende... E allora, figlioli, lavoriamo per il Paradiso, lavoriamo per il Paradiso, aspettiamo il Paradiso, aspettiamo la nostra risurrezione eterna!NOVISSIMI
ESEMPI novissimi
VIRTÙ
fede
CONSACRAZIONE religioso
APOSTOLO missione
ESEMPI Eucaristia
NOVISSIMI paradiso
MI151,5 [2-03-1967]
5 Figlioli, in nome di Dio, in nome della nostra buona mamma, la Madonna, domandiamoci: abbiamo fede? Se in questo momento Dio ci chiamasse alla vita eterna, la candela che abbiamo ricevuto accesa nel giorno del nostro Battesimo è ancora accesa? Quante candele, qui, in chiesa, sono ancora accese, e quante sono spente o semispente? Voi direte: “È possibile che nella Casa dell’Immacolata ci sia qualcuno senza fede?”. Sì, figlioli, è possibile dire Messa senza fede. È possibile andare a predicare il Vangelo anche in America e in terre lontane senza fede! Ricordatevelo bene: è possibile, possibilissimo, altrimenti non si spiegherebbero certe cose. Figlioli, sia che il Signore vi chiami ad essere Religiosi, sia che vi chiami ad essere padri di famiglia, ricordatevelo: siete cristiani e, alla porta della chiesa, o voi o attraverso il vostro padrino avete detto: “Credo in un solo Dio, credo nella risurrezione dei morti, credo nella vita eterna”. Sia lodato Gesù Cristo!MARIA la nostra buona mamma
NOVISSIMI
ESEMPI novissimi
VIRTÙ
fede
GRAZIA Battesimo