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LA CONGREGAZIONE E IL SUO SPIRITO

MI169 [26-04-1967]

26 Aprile 1967

Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di HEINZ SCHÜRMANN, Prima lettera ai Tessalonicesi, Città Nuova editrice Roma 1965. Le citazioni, che vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami, sono prese dalle pagine 71-72.

1ª Tess 4,1-2.

Nel cimitero monumentale di Vicenza c’è una zona destinata per la sepoltura dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose.

MI169,1 [26-04-1967]

1 Siamo alla seconda parte della lettera di San Paolo, e siamo giunti al saluto finale, e nel saluto finale cominciano le esortazioni per la vita cristiana. È come quei predicatori che finiscono la predica e sul più bello, verso la fine, ne incominciano un’altra.
In questa pagina l’autore esprime proprio il mio pensiero: “L’apostolo tenta qui una formulazione di principio di ciò che piace a Dio, cioè di quella che è la sua “volontà”, come egli avverte espressamente al principio e alla fine. Con ciò, pone nella Chiesa il fondamento per ogni tipo di vita cristiana”. In questa seconda parte della lettera noi troviamo il fondamento per ogni tipo di vita cristiana: per la famiglia, per la comunità religiosa, eccetera. E cominciamo senz’altro. “Pertanto, non ci resta, o fratelli, che pregarvi e supplicarvi nel Signore Gesù affinché camminiate e progrediate sempre più in quella via che avete appreso da noi e che vi indica quale deve essere la vostra condotta per piacere a Dio. Così voi vi comportate già, del resto. Sapete infatti quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù”. Immagino di essere sul punto di morire, e quando sarò morto penso che mi porterete in chiesa. Fate conto che le ultime parole che vi dirò prima di uscire dalla chiesa, quando mi porterete al cimitero, nella terra dei preti, dei frati, delle suore, siano queste: “Pertanto non mi resta, o fratelli, che pregarvi e supplicarvi nel Signore affinché camminiate e progrediate sempre più in quella via che avete appreso dalle mie parole, e non dalla mia condotta, e che vi indica quale deve essere la vostra condotta per piacere a Dio. Così vi comportate già, del resto, voi siete già così; sapete infatti quali istruzioni vi abbiamo dato nel nome del Signore Gesù.”.

CHIESA cristianesimo

FAMIGLIA

CONGREGAZIONE fondatore

NOVISSIMI morte

Nell’esempio don Ottorino nomina don Luigi Smiderle, che era sacerdote novello da poco più di un mese, e don Venanzio Gasparoni, che era vicedirettore della Casa dell’Immacolata, mentre il direttore era don Guido Massignan.

Abitualmente don Ottorino dettava la meditazione in una sala della casa e non nella cappella.

Il sig. Adone Maltauro era un generoso benefattore, specialmente a beneficio del centro apostolico di Estanzuela in Guatemala, anche per il suo legame con il vescovo mons. Luna, originario come lui da Recoaro (VI).

Il blocchetto degli assegni bancari ha una parte dove è possibile fare dei semplici conteggi di carico e scarico del denaro in modo da conoscere immediatamente la liquidità bancaria di cui si dispone.

L’assistente Francesco Attorni era il responsabile della contabilità dell’Istituto San Gaetano.

MI169,2 [26-04-1967]

2 “Quando un apostolo esorta, ha dietro di sé il Signore: è il Signore che esorta attraverso di lui”.
Guai se dietro alle spalle non ci fosse il Signore! Quando tu, Smiderle, tu che stai chiacchierando con don Venanzio, parlerai come missionario domani o posdomani, ovvero parlerai predicando, se non hai dietro di te il Signore sarebbe come se io facessi un assegno di cinquanta milioni e non avessi il capitale per coprirlo: è la stessa cosa. Cioè farei un assegno a vuoto, e mi mandano in galera. Con un assegno a vuoto ti denunciano e ti fanno andare in galera; non si può emettere un assegno se tu non hai il capitale in banca, perché gli altri ti possono denunciare. Il fare un assegno a vuoto è una cosa gravissima perché è un imbrogliare il prossimo, è una truffa. Un apostolo che non ha dietro di sé il Signore commette una truffa simile. Se io in questo momento non avessi dietro di me il Signore sarei un truffatore, emetterei assegni a vuoto. Ecco perché faccio più volentieri la meditazione dopo la Messa, perché ho appena fatto la comunione, mi sono appena incontrato con il Signore. Voi direte: “E’ lo stesso anche prima!”. “Sì, ma la farei ancor meglio se qui avessimo il tabernacolo!”. Così, in una sala, ci si parla meglio, siamo più in confidenza; ma se fossimo in una cappellina come quando avevamo la prima cappellina piccola e avevamo il tabernacolo, sarei più tranquillo, perché non è la stessa cosa avere alle spalle il Signore e non averlo. Perciò, ricordatevelo, è necessario averlo sempre con noi. Per esempio, quante volte viene qualche benefattore e dice: “Aspetti un momento, aspetti che guardo un pochino”! Tira fuori una noticina e poi: “Sì, posso farle l’assegno”. Altre volte dice: “Io le faccio l’assegno, ma se potesse aspettare fino... se potesse aspettare dieci o quindici giorni a incassarlo, mi farebbe un piacere perché sono scoperto in banca”. Sapete che cosa vuol dire ‘sono scoperto’: vuol dire che non ha il denaro corrispondente nel conto in banca. Maltauro , il giorno che mi ha dato cinque milioni, mi ha detto: “Faccia il piacere di aspettare una settimana per ritirarlo perché sono scoperto in banca”. L’altro giorno mi hanno dato un assegno di centomila lire e mi hanno detto: “Attenda almeno tre giorni, per piacere, prima di ritirarlo, perché sono scoperto in banca”. Cioè prima di emettere un assegno guardano di solito le annotazioni sulla situazione del conto. Anche con il nostro assistente Francesco facciamo così: prima di emettere un assegno si dà una telefonata: “Francesco, posso fare un assegno di mezzo milione, di un milione? Come siamo messi?”. Se so qual’è la situazione contabile faccio l’assegno lo stesso, ma se sono in dubbio do una telefonata: “Come siamo messi con il conto in banca?”. “Il conto è così...”, e allora emetto tranquillamente l’assegno.

DIO

MISSIONI vita missionaria

APOSTOLO predicazione

ESEMPI apostolo

AUTOBIOGRAFIA

EUCARISTIA S.Messa

EUCARISTIA comunione

PREGHIERA unione personale con Dio

EUCARISTIA tabernacolo

PROVVIDENZA episodi di...

PROVVIDENZA benefattori

Don Ottorino ritorna all’esempio che, prima di staccare un assegno per un pagamento, c’è sempre un piccolo controllo contabile da parte di chi deve emetterlo.

Il riferimento è a don Luigi Smiderle, già nominato all’inizio della meditazione come poi anche in seguito.

Zeno Daniele, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico, aveva lavorato nell’amministrazione di Grassetto di Padova prima di entrare in Congregazione.

In termine tecnico significa l’autorizzazione a poter firmare in certi atti a nome del proprietario, come ad esempio emettere assegni sul suo conto corrente.

Raffaele Testolin era neo professo da poco più di un mese.

Cfr. Mt 25,40.

MI169,3 [26-04-1967]

3 Prima di parlare l’apostolo dovrebbe controllare come è messo con il conto corrente, cioè con il suo contatto con il Signore: “Com’è il contatto con il Signore?”. La gente del mondo lo fa per dare dei soldi ad altri: fanno quel momento di sosta per mettersi in contatto con il loro conto. Noi che dobbiamo parlare di Dio e che dobbiamo parlare a Dio, che è qualcosa di più di dare qualche milione, come possiamo non metterci un momentino in contatto con Dio? Prima mi metto in contatto con il capitale e dopo lo dono. Hai capito anche tu, don Luigi caro? Se hai capito tu, allora hanno capito tutti.
“Quando un apostolo esorta...”. Qui si dovrebbe dire: “Quando un apostolo esorta dovrebbe avere il Signore dentro di sé”. No, no, no, no! Non è un apostolo, non si può chiamare apostolo uno che non ha il Signore dentro di sé; è un impostore. Uno che non ha il Signore dentro di sé è un impostore, è un imbroglione, è uno che fa l’assegno a vuoto. “Quando un apostolo esorta, ha dietro di sé il Signore: è il Signore che esorta attraverso di lui”. Supponiamo che Zeno fosse ancora da Grassetto, e lui avesse la firma : quando lui firma ha dietro di sé il conto corrente di Grassetto, quando lui paga lo fa con i soldi di Grassetto, ma è lui che mette la firma perché è autorizzato a firmare, e tanto vale la sua firma in quanto dietro alle spalle c’è il conto corrente di Grassetto, e la sua firma vale per questo. Vi rendete conto che il Signore autorizza noi apostoli a firmare per lui? Ci dà il blocchetto degli assegni e ci autorizza a firmare per lui. Supponiamo, per esempio, che io avessi il blocchetto degli assegni di Marzotto e fossi autorizzato a firmare. Viene Raffaele da me: “Don Ottorino, mi dia cinque milioni!”, e io firmo “don Ottorino sacerdote”. Viene un altro: “Cinque milioni!”, e firmo. Ma io prelevo dalla cassa di Marzotto. Ora l’apostolo paga in nome di Dio, parla in nome di Dio. È tutto Vangelo: “Quello che avranno fatto a voi l’hanno fatto a me!”. Avviene quasi un cambio di persona. Rendetevi conto della vostra grandezza, figlioli, della grande missione che il Signore ha affidato a noi!

APOSTOLO predicazione

PAROLA DI DIO

DIO rapporto personale

MONDO

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO uomo di Dio

APOSTOLO

APOSTOLO ambasciatore di Dio

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO missione

DIO

FAMIGLIA papà

Cfr. Atti 3,6.

Il riferimento è all’appezzamento di terra acquistato nella zona dei Tretti presso il Summano per costruire il villaggio alpino.

La frase è usata più di trecentocinquanta volte nell’Antico Testamento, soprattutto in Esodo, Re e Profeti.

Il riferimento è a Marco Pinton, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso liceale.

MI169,4 [26-04-1967]

4 “L’apostolo insegna come uno che ‘ha lo Spirito di Dio’. Per questo egli può ‘sapere ed essere convinto’ nel Signore quale sia la volontà di Dio, e nel Signore sperare. I suoi ordini diventano, così, promulgazione di un diritto santo, istruzioni spirituali nel nome del Signore Gesù Cristo...”.
“Non ho né oro né argento, ma nel nome del Signore Gesù: alzati e cammina. Io vi parlo nel nome del Signore Gesù: haec dicit Dominus... queste cose vuole il Signore!”. Vi rendete conto della grandezza dell’apostolo, ma anche della responsabilità dell’apostolo? Io non posso dirvi: “Il Papa mi ha detto: andate tutti quanti a passeggio”. Oggi l’uomo delle giornata è don Luigi Smiderle. Supponiamo che andasse nelle medie e nel ginnasio e dicesse: “Mi ha detto don Ottorino che stamattina, invece di andare a scuola, prendiamo una corriera e andiamo via tutti”. Don Guido chiede: “Te l’ha detto don Ottorino?”. “Sì, sì... Telefonate a De Mori, fate arrivare una corriera e andiamo al monte Summano tutti per vedere la nostra nuova terra. Passiamo una giornata là e a mezzogiorno pranziamo tutti con pane e soppressa: ordine di don Ottorino!”. Se questo è veramente l’ordine di don Ottorino, don Smiderle è messo bene, e don Guido non discute neppure: è stato un ordine di don Ottorino, si mandano a casa i professori, si provvede per la corriera, si fa festa e baldoria. Ma, se per caso, invece di essere un ordine di don Ottorino, fosse un ordine di don Luigi Smiderle? “Che cosa hai fatto don Guido? Con che ordine? Chi te l’ha detto?”. “Don Luigi!”. Don Luigi? Questa è la responsabilità di un superiore! Voi che avete tanta voglia di diventare superiori generali! Il Signore ti domanderà conto: “Chi ti ha detto di dare quest’ordine a Umberto? Chi ti ha detto di dare questo ordine ad Antonio? Chi ti ha detto...?”. Dobbiamo essere preoccupati di domandare prima a lui e di fare quello che lui vuole, solo quello che lui vuole. Allora siamo veramente i suoi uomini, allora parliamo in nome suo: “Haec dicit Dominus! Queste cose dice il Signore!”. “Marco, tagliati un pezzo di naso”. E va bene, è un ordine del Signore! “Marco, allungati il naso”. E allora Marco si allunga il naso: ordine del Signore! Con santa semplicità: questa è la realtà.

DIO

GESÙ

APOSTOLO

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI Volontà

di Dio

CONSACRAZIONE obbedienza

CONGREGAZIONE superiore generale

COMUNITÀ

superiore

VIRTÙ

Noto criminale romano che aveva ucciso due fratelli, rappresentanti orafi, di una famiglia di origine vicentina.

MI169,5 [26-04-1967]

5 Più che essere preoccupati che gli altri ci stimino gli uomini del Signore, che gli altri ci considerino gli uomini del Signore, dobbiamo noi essere preoccupati di essere gli uomini del Signore. Allora anche gli altri ci considereranno gli uomini del Signore.
Più che essere preoccupato che voi siate convinti che quando io dico una cosa: “Guardate che è il Signore che ve lo dice...”, più che essere preoccupato di questo, che potrebbe essere superbia, io devo essere preoccupato di dirvi solo quello che il Signore vuole. Cioè, io devo dire tra me: “Piano, piano... che non dica qualche stupidaggine; devo dire quello che vuole il Signore”. Devo sentirmi nelle mani del Signore, altrimenti sono guai! “Signore, dove sei? Suvvia, suggeriscimi, dimmi che cosa devo dire a quella creatura...”. Guardate che cosa ha fatto il Signore: siamo i fattori di Dio, gli amministratori di Dio. Ha avuto un bel coraggio il Signore! Supponiamo che io dovessi dare la firma a Cimino , dargli in mano il blocchetto degli assegni: quello mi farebbe andare in galera dopo tre giorni. Ebbene, il Signore ha avuto il coraggio di dare a noi la firma, si è fidato di noi. E quante volte noi abbiamo tradito la sua firma, abbiamo abusato della sua firma, e invece di fare assegni per lui, abbiamo fatto assegni per noi, e invece che fare i suoi interessi, abbiamo fatto i nostri interessi! Luigi, che mi guardi con quegli occhi angelici, parlo di me, parlo di me!

DOTI UMANE stima

APOSTOLO uomo di Dio

VIZI superbia

VOLONTÀ

di DIO

CONGREGAZIONE fondatore

APOSTOLO ambasciatore di Dio

ESEMPI fiducia di Dio

PECCATO tradimento

Don Pietro Martinello si stava preparando all’epoca per partire per l’Argentina.

Don Ottorino, per meglio mettere in risalto che chi guida la Congregazione è Dio, ipotizza uno scambio tra lui e don Pietro Martinello come superiore generale.

Cioè come un semplice religioso che ascolta gli ordini di Dio attraverso il superiore.

La divisa da cerimonia del bersagliere è caratterizzata da un cappello nero portato di sghembo sulla testa, con sulla falda una coda di penne multicolori.

Padre Pierluigi Torresin era un sacerdote passionista, che aveva iniziato i suoi studi nel seminario di Vicenza, e che don Ottorino spesso invitava per ritiri o esercizi spirituali.

MI169,6 [26-04-1967]

6 “I suoi ordini diventano, così, promulgazione di un diritto santo, istruzioni spirituali ‘nel nome del Signore Gesù Cristo’, che obbligano in coscienza ed esigono obbedienza. Non è uno qualsiasi, dunque, che qui ci esorta”.
Noi siamo nella nostra Famiglia religiosa, e lasciate che per un momentino io mi metta dalla vostra parte invece di restare dalla parte di qua. Dalla parte di qua mettiamo don Pietro Martinello come incaricato dal Signore , e immaginiamo che dica: “Ragazzi, il Signore vuole questo da noi, non da voi, ma da noi”. Lasciamo stare i particolari, che il muro sia bianco o rosso o nero, e guardiamo l’essenza, per esempio la carità e la volontà di Dio. Messo di là , io devo dire: “Ho abbandonato il mondo per farmi religioso e ho scelto per Famiglia religiosa questa famiglia. Perciò se io ho scelto di fare il bersagliere devo fare il bersagliere e devo portare le piume sul cappello, se ho scelto di fare il paracadutista devo fare il paracadutista. Ho scelto questa Congregazione, e poiché quello che è incaricato da Dio ha detto che questo deve essere lo spirito della Congregazione, allora io devo conformare la mia vita a questo spirito, non al colore bianco o rosso”. Adesso non fermiamoci ai particolari, ma andiamo all’essenza, perché i particolari qui non li abbiamo tracciati. L’altra sera, mentre ci trovavamo a Monteviale, padre Pierluigi diceva che loro ogni settimana o ogni mese domandano al superiore i soliti permessi. Ogni settimana il religioso si deve presentare al superiore, anche se il religioso può avere sessant’anni e il superiore averne trenta, e chiedere: “Padre, mi concede, per favore, i soliti permessi?”. I ‘soliti permessi’ sono pulirsi e tagliarsi le unghie, pulirsi le mani, eccetera. Si sono talmente sottomessi alla volontà di Dio, cioè hanno abbandonato sé stessi alla volontà di Dio in tal modo che sottopongono alla sua volontà anche quelle piccole cose naturali e necessarie: “Io sono di Dio! Se il Signore me lo permette mi taglio le unghie, altrimenti niente”, e fanno questo atto di umiltà: “Padre, mi concede, per favore, i soliti permessi?”. “Sì, te li concedo!”, e i permessi sono i soliti quattro o cinque: pulirsi le scarpe o qualcosa del genere. A noi verrebbe da ridere adesso a pensarci un pochino, verrebbe da ridere, ma se voi considerate bene queste cose in profondità, non è mica da ridere. Io mi sono donato completamente a Dio, io sono di Dio: “Signore, quello che tu vuoi io lo faccio. Vuoi che io vada con le unghie lunghe un metro? A me non interessa niente!”. Io sono di Dio, sono di Dio, e perciò tu che rappresenti Dio mi concedi questo?

CONGREGAZIONE carisma

CONGREGAZIONE superiore generale

CARITÀ

VOLONTÀ

di DIO

MONDO

CONSACRAZIONE religioso

FAMIGLIA

CONGREGAZIONE fondatore

CONGREGAZIONE spiritualità

ESEMPI umiltà

COMUNITÀ

superiore

PENITENZA

Girolamo Venco frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.

Padre Sergio Moroni era un confratello passionista di p. Pierluigi, che don Ottorino invitò più volte alla Casa dell’Immacolata per predicare ritiri ed esercizi spirituali.

MI169,7 [26-04-1967]

7 In questa nostra Famiglia io non vado a discutere riforme o non riforme... Noi i ‘soliti permessi’ li domandiamo al Signore invece che al superiore, gli parliamo direttamente, abbiamo libero accesso al Signore. Però ci sono delle cose, delle linee fondamentali in ogni Famiglia religiosa, e queste devono diventare parte integrante di ogni Famiglia religiosa.
Ad esempio, quelle due o tre cose che abbiamo detto ripetutamente: la questione della carità, la questione dell’impegno di vita fatto in una certa forma, con il Vangelo e sul Vangelo, in modo da divenire impregnati di Vangelo. Se questa è la linea voluta da Dio per questa Famiglia, io, messo là o messo qua, perché sono anch’io nelle stesse vostre condizioni, perché quando una linea viene tracciata tanto avete il dovere voi di osservarla come ne ho il dovere io, devo essere fedele. Abbiamo stabilito che in tutte le nostre azioni dobbiamo domandare la volontà di Dio? Avete il dovere di farlo voi, ma anch’io. Dobbiamo dare l’impronta della carità? Dovete farlo voi, ma anch’io, tanto come voi, alla stessa maniera, senza alcuna differenza. Le Costituzioni sono per voi e per me, tanto per gli uni che per gli altri. Bisogna che ci sforziamo di capire una cosa: non è questo povero uomo, che può essere don Ottorino o don Aldo o chi volete voi, che le comanda, ma quando si tratta di queste cose è il Signore che ce le domanda. È il Signore che ce le domanda ed è al Signore che dobbiamo darle. Dimentichiamo pure il povero strumento che è quello che ce le domanda, cioè colui attraverso il quale il Signore ce le domanda, ma è lui che ce le domanda. E allora dobbiamo fermarci un momentino e chiederci: “Vediamo che cosa il Signore domanda alla nostra Famiglia religiosa. È questo?”. Va bene: questo è quello che dobbiamo fare. Noi non arriveremo nelle nostre Regole ai particolari delle Famiglie religiose del secolo scorso o dei secoli scorsi. Se voi prendete in mano i Direttori delle Famiglie religiose notate che tante volte scendono proprio alle minuzie. Ricordo che le Suore Dorotee dovevano andare a letto alla sera alle nove e alzarsi alle quattro del mattino. Ricordo i primi tempi dell’Istituto e c’era la guerra di mezzo, ma alle nove dovevano andare a letto. Cenavano... e i piatti da lavare? A letto perché alle nove di sera bisognava essere a letto. E allora alle quattro della mattina lavavano i piatti della sera perché la regola diceva così. Voi direte: “C’è da ridere!”. Quello che volete, ma considerate una vita messa in questa morsa e offerta al Signore: ditemi un po’ se non è un martirio? Diventa un martirio tremendo. I padri Passionisti quando sono in casa al mattino non parlano mai. Venco , è vero che non parlano al mattino? Padre Pierluigi e anche padre Sergio hanno confidato che loro hanno il silenzio alla mattina, fuorché una mezz’ora di ricreazione; se sono insieme con un ospite parlano per necessità e allora è un’altra storia, però loro hanno mezza giornata di silenzio ogni mattina. Comunque in ogni convento c’è una disposizione o delle disposizioni particolari; mi pare che anche mentre mangiano facciano silenzio perché in refettorio c’è sempre silenzio. Questo l’hanno offerto al Signore.

COMUNITÀ

superiore

FAMIGLIA

CONGREGAZIONE Regola di Vita

CONGREGAZIONE spiritualità

CARITÀ

COMUNITÀ

Impegno di Vita

PAROLA DI DIO Vangelo

CONGREGAZIONE fondatore

CONSACRAZIONE fedeltà

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

CONGREGAZIONE Costituzioni

CONGREGAZIONE superiore generale

ESEMPI umiltà

Il ragionier Antonio Berto era stato per anni impiegato nell’aministrazione dell’Istituto San Gaetano di Vicenza e poi della ISGEV di Quinto Vicentino, passando infine con la ditta Dalli Cani quando questa acquistò la ISGEV.

MI169,8 [26-04-1967]

8 La nostra vita è un pochino più libera perché siamo in campo apostolico, però resta che anche noi abbiamo il dovere di fare qualche cosa. Loro si sono imposti dei doveri per fare penitenza, per offrire sé stessi al Signore, ma anche noi dobbiamo rendergli qualche cosa che, forse, sotto un certo punto di vista costa anche di più, ma qualche cosa che costi ci vuole per forza. Lo hanno i nostri papà, lo hanno le nostre mamme, tutti quelli che sono fuori nel mondo hanno delle difficoltà.
Per esempio, ieri è venuto da me il ragionier Berto , che ora lavora con la Dalli Cani: deve essere in ditta alle sette e mezza ogni mattina, fino a mezzogiorno; al pomeriggio fino alle sei e mezza, e poi alla sera di nuovo; so che ha nove ore di ufficio; gli hanno aumentata la paga, ma intanto deve fare nove ore di lavoro al giorno. E dopo deve fare anche un paio di ore alla sera per mettere a posto i conti vecchi... Mi ha detto: “È la volta buona che dimagrisco!”. La vita ha dei doveri. Noi invece non abbiamo un capoufficio con lo schioppo, ma abbiamo Dio. E avendo Dio non è che dobbiamo fare meno, dobbiamo fare di più, e invece è facile che avendo Dio che non parla, almeno per adesso, che mandiamo in fallimento un pochino le sue opere e che prendiamo le cose di Dio un po’ alla buona come si prendono alla buona le cose fatte in casa. Mentre nei conventi antichi avevano la vita organizzata come l’ha organizzata la Dalli Cani, con l’obbligo di arrivare puntuali alle sette e mezza, qui da noi non ci sono le sette e mezza, però resta che c’è lo stesso il dovere: se tu dalle otto a mezzogiorno hai studio devi studiare, se hai lavoro devi lavorare. Hai dei doveri, e questi doveri li devi compiere anche se non c’è una Dalli Cani che ti prende per il cravattino. C’è stato, per esempio, un ingegnere che avevano assunto ultimamente e che doveva essere anche lui al posto di lavoro alle sette e mezza ed era ancora in prova. Era da quindici giorni che era lì, e una mattina è arrivato alle sette e quaranta invece che alle sette e mezza. Allora Giovanni Dalli Cani gli ha detto: “Stia attento perché così non cominciamo bene, così non va bene!”. “Sa, - ha risposto l’altro - ho trovato le sbarre del treno chiuse...”. “Beh, si informi di quando passano i treni e venga prima in modo da non trovare le sbarre del passaggio a livello chiuse”. “Beh, non siamo... per dieci minuti!”, ha risposto l’altro. “Bene; pensi come vuole, ma qui è così”, ha detto il sig. Dalli Cani. Hanno cominciato a litigare, e l’altro si è arrabbiato e se ne è andato via; ha girato la macchina ed è andato via. Niente da fare! Noi non abbiamo padroni così severi, anche se nei secoli scorsi nei conventi si erano imposti una disciplina molto dura. Adesso non abbiamo un superiore che ce la impone dicendo: “Scusami, fratello, è suonata la campana e adesso bisogna compiere”. Non vogliamo qui una vita pesante, però guardate che i nostri amici negli stabilimenti hanno una vita così; anzi, ogni anno che passa, è sempre peggiore perché bisogna che rendano di più. Se noi non abbiamo lo stesso obbligo degli uomini, cioè se il superiore si ritira da questo controllo umano, da questo far funzionare la fabbrica, non si ritira Dio: a Dio bisogna consegnare il materiale.

CONGREGAZIONE Regola di Vita

APOSTOLO

PENITENZA sacrificio

PENITENZA

MONDO

CROCE difficoltà

AUTOBIOGRAFIA

ESEMPI puntualità

SOCIETÀ

lavoro

DIO

CONSACRAZIONE generosità

PECCATO

FAMIGLIA

VOLONTÀ

di DIO

COMUNITÀ

superiore

CREATO

MI169,9 [26-04-1967]

9 Allora potrebbe capitare questo. In una famiglia, quando c’è un’azienda familiare, - vediamo se sono capace di farvi afferrare il concetto - una piccola azienda familiare, e sono in tre o quattro fratelli nell’officina, per produrre è necessario che in quella famiglia dove ci sono quattro fratelli si dica: “Guardate che per le sette e mezza bisogna essere al lavoro”? È necessario, Smiderle? No, non è necessario perché in quella famiglia vogliono guadagnare, e allora bisogna che la mamma ad un certo punto dica: “Figlioli, finitela di lavorare, venite a mangiare perché è l’ora!”. È giusto? Bisogna che il papà e la mamma facciano da freno, perché sotto c’è l’interesse. In quella azienda familiare, dove ci sono fratelli che lavorano, non c’è il controllo della Dalli Cani: “Sette e mezza; uno che arriva alle sette e quaranta, va via!”. No, non c’è questo; c’è invece l’interesse da parte di tutti perché è roba propria, e questi lavorano più ancora di quelli perché lavorano con l’anima.
Ecco, questo è il caso nostro. Ma se c’è un fratello che invece di venire alle sette e mezza viene alle nove e mezza e dopo durante il lavoro scherza e fa confusione, gli altri fratelli che cosa fanno? Gli dicono: “Senti, caro, è meglio che tu vada a fare il commerciante di pecore...”. Se c’è uno tra i fratelli che non ha passione per l’azienda, gli altri fratelli lo liquidano, gli danno la sua parte perché si impianti a fare qualcosa d’altro. È così, Zeno? Se uno non ha passione per l’industria fanno di tutto per liquidarlo a mandarlo fuori dell’azienda perché dicono: “Noi ce la mettiamo tutta e tu non ci metti niente?”. Ecco, sarebbe proprio il caso nostro: se uno non ha passione, lo liquidiamo. Qui bisogna che tutti, tutti, ci sentiamo di famiglia: qui non c’è la Dalli Cani; ci deve essere l’amore, l’amore per le anime, l’amore per la Congregazione, l’amore per la volontà di Dio. È l’amore che ci deve portare non a dare il minimo, ma a dare il massimo. Il superiore di oggi non deve essere come il superiore di vent’anni o di cinquant’anni fa che era là per dire: “Fratello, vieni nel mio ufficio! Pan, pan, pan...!”. No, il superiore ci dovrebbe essere per frenare, non per spingere, ma per frenare. Come in un’azienda familiare la mamma è per frenare, perché i figli hanno talmente amore e interesse per il lavoro che la mamma dice: “Sì, l’interesse, figlioli, ma avete anche una vita da vivere, avete anche una salute da salvaguardare!”. Chiaro? Ecco l’ufficio del superiore della casa: dovrebbe frenare, ma questo avviene solo se voi siete padroni dello spirito dell’industria, cioè dello spirito della Congregazione, se siete nell’anima della Congregazione. È abbastanza chiaro? Andiamo avanti!

FAMIGLIA

FAMIGLIA figli

FAMIGLIA mamma

ESEMPI unità

ESEMPI comunità

APOSTOLO

COMUNITÀ

fraternità

CARITÀ

CONGREGAZIONE

VOLONTÀ

di DIO

Evidentemente l’assistente in questione era della Comunità dell’Istituto San Gaetano, e sentiva quasi come una imposizione l’impegno di vita che invece era un momento privilegiato nella Comunità della Casa dell’Immacolata.

1 Samuele 3,9.

MI169,10 [26-04-1967]

10 “I suoi ordini... obbligano in coscienza ed esigono obbedienza. Non è uno qualsiasi, dunque, che ci esorta”.
Non si tratta di una predichetta. Per esempio, ultimamente ho sentito una frase che mi ha fatto soffire molto. Vi prego di non fare pettegolezzi, ma voglio dire il fatto, sento il dovere di dirlo per mettere in chiaro i principi. Parlando dell’impegno di vita, un assistente ha detto: “Mah, bisogna sempre imparare dall’Immacolata; dobbiamo imparare dall’Immacolata noialtri!”. Figlioli, io sono l’ultimo, io mi butto giù per l’Astichello, anzi buttatemi giù pure, ma se c’è una linea bisogna che sia data qui nella Casa dell’Immacolata, se c’è una spiritualità deve essere data qui. Questa è la linea, e basta! Non scendo a particolari, ma per quello che riguarda la linea essenziale dobbiamo essere in atteggiamento di dire: “Loquere, Domine! Parla, Signore! Qual’è la linea, qual’è? Che cosa dobbiamo fare?”. Non siamo una società di mutuo soccorso, non siamo una società con finalità umana dove molteplici possono essere le organizzazioni esterne, le strutture. Per quello che è l’anima, mi dispiace, ma la linea è una sola, e non è la mia, ma è quella voluta da Dio. Non so se avete capito abbastanza. Perciò, un domani quando sarete lontani da qui, in America, in Australia o nella luna, non dovrete dire: “Beh, insomma! A Vicenza hanno sempre qualcosa da dire!”. Non siete un gruppo di amici organizzati insieme per cui: “Oh, ce ne andremo via anche, e dopo facciamo quello che vogliamo!”; se fate così siete destinati alla rovina, siete destinati alla morte se dite: “Ah, vedrai che andremo via! Bene, la si finirà con le solite prediche... con le solite stupidaggini!”.

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

COMUNITÀ

Impegno di Vita

CONGREGAZIONE assistente

FAMIGLIA papà

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE spiritualità

CONGREGAZIONE fondatore

CONGREGAZIONE appartenenza

VOLONTÀ

di DIO

MISSIONI

CROCE fallimento

Don Ottorino fa una battuta scherzosa su una improbabile, fondazione di una Congregazione femminile da parte di don Venanzio Gasparoni, mentre poco prima aveva nominato l’assistente Giuseppe Filippi

Si tratta del seminario CEIAL di Verona, dove si preparano sacerdoti, religiosi e laici per l’America Latina, e anche giovani seminaristi.

“Mi spezzerò, ma non mi piegherò”: motto di varie casate nobiliari nel medioevo.

MI169,11 [26-04-1967]

11 O conservate lo spirito della Congregazione e allora la linfa di Dio scorre; se invece vi staccate naturalmente morirete, inaridirete inesorabilmente. Perché? Perché non partecipate a quello che è il lavoro che Dio sta compiendo attraverso la Congregazione. Non potete fare una Congregazione per ognuno di voi... Se il Signore vi ispira, fatela, fatela. Se domani tu, Filippi, per esempio, ti senti portato a fare una congregazione, falla. Se tu, don Venanzio, ti senti portato a fare la congregazione delle Colombine , falla, falla, falla...
Ma, se volete partecipare a questa Congregazione e avete delle linee, dovete parlare e le mettiamo dinanzi a Dio e vediamo se sono le idee di Dio e allora le realizziamo... ma non è permesso che ognuno continui a criticare: “Bisognerebbe fare così, bisognerebbe fare colà...!”. Se ti senti di fare così, pianta una congregazione e fa’ così, e nessuno te lo impedisce. “Bisognerebbe, bisognerebbe...”. Va bene, figliolo, staccati, pianta una congregazione e fa’ così, per carità! “Bisognerebbe andare in pigiama!”. Va bene, caro, fatti una congregazione nella quale tutti vanno in pigiama. Ci sono delle proposte da fare? Si possono presentare privatamente e con umiltà, e allora vediamo, discutiamo... e se è bene, si fa. Tutti con il codino come i Cinesi? Va bene, tutti con il codino come i Cinesi. Ma deve essere un lavoro comunitario, ispirato da Dio, non frutto di un capriccio personale. Dovete mettervi in testa che una congregazione non è per sette o otto o dieci amici: ”Ragazzi, ci mettiamo insieme e facciamo una congregazione religiosa e con queste finalità... Ci mettiamo insieme e facciamo”. No! Il seminario per l’America Latina è un caso particolare: si sono radunati insieme per andare ad aiutare l’America Latina, ma oggi non è una congregazione; può darsi un domani, ma oggi non lo è. Perciò sta sulla linea generale della Chiesa, si cercherà un’organizzazione fatta secondo i principi della Chiesa, ma non è una congregazione, è un’altra cosa. Una congregazione è un intervento straordinario di Dio, il seminario per l’America Latina è una organizzazione straordinaria della Chiesa. Dico male, don Pietro? Il Concilio ha riconosciuto questa peculiarietà delle congregazioni religiose. Scusate se dico queste bestialità, che non dovrei dire, ma quante volte il Concilio ha parlato di “ritornare allo spirito del fondatori”. Ricordate bene? Anche le Famiglie vecchie devono riformarsi ispirandosi ai fondatori e adeguandosi ai tempi moderni. Voi noterete che io non mi preoccupo per i particolari dell’organizzazione, mentre sono inflessibile sull’essenza dello spirito... “Frangar, non flectar” , a rischio di cominciare di nuovo con uno!

CONGREGAZIONE spiritualità

DIO

CONGREGAZIONE appartenenza

COMUNITÀ

critica

COMUNITÀ

dialogo

VIRTÙ

umiltà

COMUNITÀ

condivisione

COMUNITÀ

fraternità

FORMAZIONE case di formazione

CHIESA

Erano state cedutaealla ditta Dalli Cani le quote di proprietà della fabbrica di motori elettrici I.S.G.E.V.

MI169,12 [26-04-1967]

12 Voi direte: “Ma, c’è qualcosa sotto?”. No, non c’è nulla; vi assicuro, fratelli, che non c’è niente eccetto quella piccola allusione fatta in mezzo alla meditazione; non c’è niente, e anche questa è stata una stupidaggine, ma voglio affermare i principi perché i giovani possono morire, ma i vecchi di solito muoiono. E ormai io ho cinquantadue anni! State buoni, fratelli! Ho visto che le cose vanno mettendosi abbastanza chiare, e di solito dicono: “Guarda quello là: sul più bello che si è avviato, adesso è morto!”. L’avete mai sentito dire? Avete mai sentito dire: “Fatto il nido e la gazza è morta!”. Avete mai sentito dire queste cose? “Guarda: sul più bello che tutto era avviato, sul più bello quello è morto...”.
Ora le missioni stanno avviandosi, Quinto lo abbiamo messo a posto, adesso mettiamo a posto le due colonie di Asiago... insomma le cose stanno orientandosi abbastanza bene. Io ero preoccupato dei debiti... Beh, insomma, il Capitolo si fa l’anno venturo: un anno, che cosa vuoi che sia un anno! A un dato momento venite a svegliarmi e mi trovate morto. Allora ci si raduna, si fa finta di piangere un pochino, e dopo aver pianto si fa festa, come quando muore il Papa. Prima si fanno nove giorni di lutto... e dopo... fumetto nero... fumetto bianco. E allora mettete su un caminetto e lo fate fumare e ne esce il ‘Papa’ nuovo... e adesso festa, un po’ di paste, quattro bottiglie: “Viva il superiore generale”, evviva qua, evviva là e si comincia un’altra strada... e si va avanti. Però, ricordatevi: certe cose io ve le ho dette. Amen.

FORMAZIONE

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE fondatore

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CHIESA Papa

CONGREGAZIONE superiore generale