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MARIA È GRANDE PERCHÈ È RIPIENA DI GRAZIA

MI16 [11-05-1965]

11 maggio 1965

Questa caratteristica espressione era abbastanza abituale per don Ottorino quando voleva accennare ad un problema reale in forma evasiva ed indiretta.

Don Ottorino si riferisce ai temi trattati nelle meditazioni precedenti che, forse, erano sembrate un po’ troppo teoriche.

Il “mese ignaziano” è un periodo di ritiro spirituale che si protrae per quattro settimane, sotto la guida di un direttore spirituale, ritmato secondo il metodo fissato da Sant’Ignazio di Loyola nel libretto "Gli esercizi spirituali", in vista di un sano discernimento spirituale.

Padre Giuseppe Piantoni, sacerdote comboniano di origini vicentine, era molto legato a don Ottorino e visitava spesso la Casa dell’Immacolata.

Don Ottorino attribuisce a se stesso l’incapacità di rendere facili e accessibili a tutti i temi delle meditazioni.

MI16,1 [11-05-1965]

1.Forse le meditazioni che abbiamo fatto in questi giorni sono sembrate a qualcuno un po' difficiline e, quindi, non conformi a quello che io ho detto qualche volta di evitare che la meditazione diventi un lavoro intellettuale, uno studio.
Per questo vorrei permettermi un chiarimento. L'esperienza sacerdotale che ho acquisito mi insegna che qualcuno - certamente non qui a Vicenza, ma a Copenaghen - può cadere nel pericolo di trasformare la meditazione in studio. Per esempio, uno può prendere in mano una lettera di San Paolo e leggerla convinto di fare meditazione su San Paolo. Invece la legge per diletto personale: la trova un po' difficile, ma tanto bella, e continua dilettandosi leggendo di qua e di là. Vi ripeto che quell’esercizio diventa uno studio, un gusto intellettuale. Certamente non potete dire che quanto abbiamo meditato in questi giorni è un diletto intellettuale; è stato un rosicchiare pane duro È come quando si va a fare un corso di esercizi spirituali, per esempio il “mese ignaziano” : è qualcosa che al principio non si riesce a mandare giù facilmente. Se anche voi provaste a fare un corso di esercizi con i Gesuiti, ne fareste l’esperienza, anche se trovate un padre bene preparato. Ricordate come lo stesso p. Piantoni , quando ha cominciato il corso di esercizi per noi, faceva delle meditazioni abbastanza impegnative. Non dovete pensare che la meditazione sia un dilettarsi con una storiella, un dilettarsi con un fatterello. Dobbiamo dare alla meditazione un fondamento dogmatico; perciò qualche idea un po' forte deve necessariamente essere alla base della meditazione stessa. Le meditazioni che abbiamo fatto nei giorni precedenti non sono state certamente facili, anche perché non era il tempo più favorevole: anzitutto perché colui che parlava non era forse in atteggiamento giusto, e poi per il cambiamento del tempo e l'inizio dei primi caldi. Ma un po' di sacrificio bisogna farlo, e se vogliamo fare un mese di meditazioni sulla Madonna bisogna porre alla base un solido piedistallo. Dobbiamo fare come voi avete fatto per la vostra formazione mettendo una solida formazione umana, cioè il piedestallo dell’uomo. Così anche noi, nella meditazione sulla Madonna mettiamo un piedistallo: infatti possiamo intendere alcune verità sulla Madonna in quanto capiamo prima chi è la Madonna. E capiamo la Madonna se sappiamo chi è Dio, e se dopo capiamo che cos'è la grazia, e allora, quando la vediamo piena di grazia, abbiamo capito tutto.

PREGHIERA meditazione

DOTI UMANE studio

FORMAZIONE

MARIA

MI16,2 [11-05-1965]

2.Vorrei che da queste meditazioni più o meno pesanti, meditazioni che abbiamo fatto più o meno bene, nel senso che sono state dettate più o meno bene, ci restasse questa convinzione: io devo, ad ogni costo, meditare spesso sull'esistenza di Dio, e fermarmi con il pensiero di Dio, con la testa bassa, in atteggiamento di umiltà, e ripetere: "Mio Dio, io credo, io credo". Solo se partiamo da questa riflessione possiamo capire che cos'è il sacerdozio; altrimenti nel sacerdozio guardiamo soltanto gli aspetti esteriori: gli inviti e il pranzo sociale. Il sacerdozio è grande in quanto io capisco chi è Dio; la vita religiosa è grande in quanto capisco chi è Dio; la mia consacrazione al Signore è grande in quanto capisco a chi mi consacro.
Qualcuno potrebbe affermare che già conosce Dio. Invece noi dobbiamo capire che siamo creati in ordine all'eternità. È giusto o no che noi siamo creati in ordine all'eternità? Ricordate bene il catechismo: per conoscerLo, amarLo e servirLo. Perciò tutte le mie azioni valgono tanto quanto sono dirette verso l'eternità. Queste verità dobbiamo tenerle sempre presenti, anche se poi ci sono i peccati, ci sono le miserie che le offuscano in noi. La Madonna, invece, non aveva queste miserie per cui Lei, proiettata verso la volontà di Dio, si è buttata totalmente verso l'eternità.

DIO presenza di...

VIRTÙ

umiltà

VIRTÙ

fede

SACERDOZIO

CONSACRAZIONE vita religiosa

NOVISSIMI eternità

Il richiamo è a Leonzio Apostoli, che all’epoca era studente del corso teologico.

MI16,3 [11-05-1965]

3.Di seguito c’è stata una meditazione sulla grazia: la grazia nella sua essenza, il valore della grazia come dono, il suo potere di inserirci in Dio e renderci “deiformes”. Abbiamo visto la grazia della Madonna, che è ben diversa della nostra grazia: in Lei c'è la grazia "maternitatis" che è di un grado superiore. Dicevamo: "Tu sei tutta bella, tutta immacolata"; ma questo non è niente a confronto del 'plena gratia', piena di grazia, perché indica soltanto un dono negativo, cioè l’assenza di peccati. Non basta, però, avere la dispensa vuota, bisogna anche averla piena; avere il portafoglio vuoto di porcherie è bene, ma averlo pieno di milioni è meglio. Che la botte sia buona è già qualcosa, ma poi è importante che sia piena di vino buono. Ora quando noi parliamo di Maria come piena di grazia diciamo anzitutto che è l'Immacolata, ed è una qualità meravigliosa, grandiosa, bellissima; ma quando diciamo 'piena di grazia' affermiamo che Maria è sovrabbondante di grazia in ordine alla missione che aveva di essere la corredentrice del genere umano insieme con Nostro Signore.
In seguito abbiamo meditato l'unione tra la Madonna e il Cristo: unione nella maternità, unione nella missione. La Madonna è veramente grande! Questa è la sostanza di tutte le meditazioni che abbiamo fatto. È sbagliato, Leonzio? Se avessimo detto tutto in due parole, come abbiamo fatto adesso, sarebbe stato più facile coglierne la bellezza. Ma sarebbe già qualcosa se vi ricordaste che ci siamo fermati su queste verità, e che esse esistono. Mi interessa che vi rendiate conto che queste verità ci sono e sono grandi, belle, bellissime, grandiose, e che di tanto in tanto bisogna fermarci, meditare e leggere qualche libro; dopo c'è anche lo studio che dobbiamo fare: perciò qualche bel libro sulla Madonna, qualche trattato sulla Madonna. Questo è un lavoro che dobbiamo fare individualmente. Ed ora, procedamus! I beni terreni sono spesso fallaci. “Il supremo valore della vita.

GRAZIA

MARIA Immacolata

MARIA corredentrice

GESÙ

redenzione

MARIA maternità

divina

Le citazioni del libro di F. FRANZI, Esercizi mariani per sacerdoti, Casale Monferrato 1960, vengono riportate sempre con carattere corsivo, senza nuovi richiami, e sono tratte dalle pagg. 31-33.

Don Ottorino, evidentemente, si diverte a scherzare su Zeno Daniele che era entrato da pochi mesi come vocazione adulta, aveva lavorato nella parte amministrativa con Grassetto di Padova e non era dotato di folta capigliatura.

Il riferimento è a don Matteo Pinton, che all’epoca era ancora diacono, ma sarebbe stato consacrato sacerdote entro quindici giorni.

Don Ottorino porta l’esempio del prof. Renato Cevese, una persona molto nota a Vicenza per la sua cultura e per il suo amore per l’arte, per sottolineare come l’interesse per un bene può assorbire totalmente una persona.

Il riferimento è a Vittorio Venturin, che frequentava all’epoca il corso teologico: dotato di una vivace intelligenza, cercava di impegnarsi nello studio. Don Ottorino lo prende come esempio, esagerando evidentemente nelle sue affermazioni.

MI16,4 [11-05-1965]

4.La nostra vita terrena si svolge tra il richiamo di molti beni”.
Ricordate il famoso episodio dell’asino che, messo giusto giusto in mezzo a due sacchi di fieno, è morto di fame perché non sapeva dove andare a mangiare. Vi ricordate? È naturale quando c’è il richiamo di molti beni. Anche la nostra vita è posta tra il richiamo di molti beni, per cui non si sa che cosa scegliere. "Vuoi questo o quello?". "Non saprei neppure io, non saprei!". Questo accade quando si possiede un bene e subito dopo se ne vede uno di maggiore. Il bambino che ha la palla, quando vede una bicicletta lascia perdere la palla e prende la bicicletta; se gli mostri una moto, lascia perdere la bicicletta e prende la moto; se gli mostri una macchina, lascia perdere la moto e prende la macchina. È il richiamo di molti beni. La nostra vita si svolge così. Per esempio, un bambino vive tranquillo al suo paese; un bel giorno gli viene voglia di andare a studiare, e allora va a studiare. Dopo va a lavorare in un ufficio; da questo passa in un ufficio più importante, da Grassetto, magari, e dopo un altro bene lo chiama, un bene spirituale. Un bel giorno infine verrà qui qualcuno e gli fa l'offerta di andare vescovo, e allora ci abbandonerà subito e andrà vescovo. Infatti ha già la grande tonsura episcopale! “La nostra vita terrena si svolge tra il richiamo di molti beni: ricchezze, onori, prestigio, cultura, arte, ecc...”. Se osserviamo un uomo del mondo, si può notare come si aggira in mezzo a queste cose. Così agisce anche un cristiano, caro don Matteo , in mezzo a molti beni, a molte ricchezze. Basta guardare i fratelli quando si tratta di spartire la terra o i beni che hanno in casa. Se noi guardiamo la gente di oggi, che vive nel mondo, e anche noi stessi, vediamo che la nostra vita, che la vita di ogni uomo si svolge tra il richiamo di questi beni: ricchezza, onori, prestigio, cultura ed arte. Ad esempio Cevese : è una persona totalmente dedicata alla cultura, per la quale ha rinunciato anche a sposarsi, anche se mi sembra che ora si sia sposato. Il professor Cevese è tutto per la cultura, per l'arte, per Vicenza e le sue antichità. Quando si andava a casa sua, la donna di servizio ti portava il caffè con il carrello e con i guanti bianchi. È capitato a me di trovarmi una volta a casa sua: lui suona il campanello e lei viene dentro; allora lui le chiede di portare il caffè e la domestica ritorna dopo un po' di tempo con il carrellino e con i guanti bianchi serve il caffè. Chi si dedica all'arte, si impegna così nelle cose... Un altro, invece, può lasciarsi prendere dalla cultura. Allora vedi Venturin , che dalla mattina alla sera è chino sui libri per essere il primo della classe, per essere domani un professore: alle cinque di mattina è ancora là con il suo libro in mano che studia, che mastica Orazio, Dante, Omero... Qualche altro ricerca il prestigio, e allora si possono notare meschinità per essere il primo. Quando sarete più grandi vedrete quali meschinità si compiono qualche volta per il prestigio.

ESEMPI discernimento

ESEMPI vari

MONDO

VIZI avarizia

DOTI UMANE

DIO idoli

VIZI superbia

Georgij K. Zukov (1896-1974) fu maresciallo dell’esercito russo e proclamato eroe dell'Unione Sovietica per aver sconfitto le armate tedesche nelle battaglie di Mosca (1941-42) e di Stalingrado (1942-43) e per aver occupato Berlino. Messo in ombra da Stalin, geloso della sua popolarità, venne nominato ministro della difesa (1955) da Kruscev; dopo due anni, però, fu dallo stesso accusato di delitti contro lo Stato e allontanato da ogni incarico. Dopo la caduta di Kruscev (1964) fece ritorno alla vita pubblica.

Don Ottorino fa notare come, a un solo anno dalla caduta di Kruscev, nell'Unione Sovietica si era tornati a vedere in Stalin un eroe e non un tiranno sanguinario così come lo aveva presentato nel XX Congresso del PCUS (1956) lo stesso Kruscev.

Il riferimento è al colonnello Rino Ciprian, ufficiale dell'aeronautica e benefattore dell'Istituto. Nel 1944-45, per la sua conoscenza del territorio vicentino, collaborò con l'aeronautica alleata.

La sigla A.I. indica l’organizzazione umanitaria internazionale per gli aiuti post bellici ai civili più bisognosi.

Evidentemente don Ottorino si riferisce ad una persona conosciuta nell’ambiente della Casa dell’Immacolata.

MI16,5 [11-05-1965]

5.Ho letto sul giornale di domenica l’articolo a proposito di Zukov . Ora hanno battuto le mani a Stalin : hanno fatto una riunione al Cremlino con 6000 persone presenti, hanno nominato Stalin e gli hanno battuto le mani. Quando poi è entrato Zukov, che per sei anni non era più apparso sulla scena pubblica, lo hanno messo nei primi posti e gli hanno battuto le mani; hanno rinnovato gli elogi e ricordato tutti i meriti di Stalin e di Zukov per il loro contributo alla vittoria nell'ultima guerra. Nell'articolo, che ho letto, i generali che vogliono farsi strada hanno cominciato a demitizzare un po' il valore di Zukov. Perché? Per essere loro in prima fila, per il prestigio: uccidono uno per essere loro i primi.
Quando il colonnello Ciprian è andato in pensione mi ha confidato: “Ho pensato che è meglio che mi ritiri dalla vita militare e che vada in congedo, che accetti la pensione. Adesso ho già diritto alla pensione perché ho fatto la campagna di... ho tante ore di volo...". Infatti ogni tante ore di volo ci sono cinque anni di condono, e allora lui a quarant'anni poteva arrivare a quarantacinque anni di servizio; a quarant’anni è andato in congedo col massimo della pensione. Perché? Perché ha fatto la guerra, ha fatto questo, ha fatto quello. Si è detto: "Adesso mi ritiro con il massimo della pensione di un colonnello. Io potrei aspettare ma, adesso, non ci sono posti liberi per il grado di generale perché in quel tal posto c'è n'è già uno, ma è troppo giovane, e in quell'altro posto c'è da attendere ancora quindici anni circa perché chi lo occupa vada in pensione. Insomma, se io devo aspettare, devo attendere troppo, a meno che uno non muoia improvvisamente. E allora è preferibile che mi ritiri: resto nell'A.I. e così percepisco lo stipendio dell'A.I. e la pensione di colonnello". Prestigio, prestigio! Come fanno perdere la testa le ricchezze! Lo stesso accade quando uno si mette in mezzo agli affari, si tuffa totalmente negli affari. Abbiamo visto il caso di quel meridionale preso dagli affari: perde la testa, e non va più neppure a Messa né bada a niente perché gli affari stanno al primo posto. È un’impressione penosa vedere questi uomini che vivono solo per gli affari! Mi diceva: "Bisogna che riesca a comprare 10.000 quintali di frumento. Io riesco a guadagnare mille lire per quintale - lavorando bene, si riesce - e così mi sono guadagnato l'annata facendo bene: guadagno dieci milioni. Devo riuscire in questo affare perché ci sono molte spese; devo arrivare, insomma, sugli otto milioni di utile. Adesso devo andare vicino a Modena perché ho un piccolo affare là: vado ad acquistare un pezzo di terreno. Loro sono là che dormono, e mentre loro dormono io non dormo. Questo terreno devo comprarlo, e io so che posso sfruttarlo". Queste persone vedono tutto in funzione dell'affare, dei soldi.

SOCIETÀ

avvenimenti

ESEMPI superbia

ESEMPI vari

1 Tim. 3,1.

Don Ottorino continua in maniera scherzosa a mettere in luce la pericolosità della ricerca degli onori anche nell’ambito ecclesiastico.

MI16,6 [11-05-1965]

6.Ad un dato momento si resta nauseati. Eppure, anche noi possiamo essere presi allo stesso modo: se non sono gli affari, sarà la carriera, ad esempio il desiderio di essere un domani il superiore generale o, per lo meno, l’economo generale.
“Taluni di essi ci seducono potentemente e costituiscono per molti uomini i grandi ideali della vita”. Alcune di queste cose, come ricchezza, onori, eccetera, possono sedurre anche gli uomini di Dio. Per esempio, uno può dire: "Io desidero diventare professore, non certo per ambizione, ma per poter un domani insegnare; vorrei laurearmi...". Lo zucchetto lo guardi soltanto per far del bene: "Qui episcopatum desiderat, bonum opus desiderat" . "Mi chiamerò Minchione I", disse quell'altro. "Ti chiamerai Minchione I"! State attenti che siamo uomini anche noi, e più o meno siamo impastati anche noi così.

VIZI

PECCATO

APOSTOLO uomo di Dio

CROCE tentazioni

DIO idoli

Don Venanzio Gasparoni sarebbe stato consacrato sacerdote il 26 maggio di quell’anno.

Don Ottorino scherza sulle doti oratorie di don Pietro Martinello, sacerdote da un anno, e cita due grandi oratori francesi, ambedue domenicani, Henri Dominique Lacordaire (1802-1862) e Jaques M. L. Monsabré (1827-1907): Lacordaire aveva un oratoria brillante e geniale, mentre Monsabré aveva il pregio della chiarezza nell’esposizione e la forza della persuasione.

MI16,7 [11-05-1965]

7.“Fallaci, purtroppo! Ma quando Iddio, nel suo infinito amore, volle beneficare la sua creatura prediletta, cioè la Madonna, non trovò altro dono degno del suo amore fuor che la Grazia.”
Il Signore volle fare un regalo alla Madonna. Che regalo portiamo a Don Venanzio adesso che canta Messa? Che gli portiamo? Gli regaliamo una bicicletta? Gli regaliamo una macchina da scrivere? Gli regaliamo...? Ricchezze, onori, prestigio? Lo facciamo diventare rettore, direttore di una casa? Oppure cultura, arte...? Che gli regaliamo? Niente? Il Signore vuole fare un regalo alla sua mamma, le fa un regalo: "Ti nomino...". No, no, no! La vera ricchezza è la grazia! “Alla Madre sua non diede gloria umana, trionfi umani, splendore di doti umane, ma la fece piena di grazia”. Attenti anche allo splendore delle doti umane perché qualche volta... "Signore, puoi darmi più intelligenza, puoi darmi più doti, in modo che... Tutto per la gloria tua, per carità". Anche nella Santa Messa, nella comunione si può domandare: "Signore, dammi la grazia di essere un oratore come don Pietro Martinello, dedicato un po' all'arte oratoria, più di Monsabré, di Lacordaire. Signore, dammi di essere come lui... per la gloria tua". Andando a scuola trovate un professore che fa bene, è chiaro e preciso: "Signore, dammi la grazia di essere come lui". No! Il Signore non ha riempito la Madonna di doti umane, non l'ha fatta diventare una delle sette sapienti del mondo. È rimasta, sotto l’aspetto umano, come tutte le altre creature; forse, nel modo di parlare, non si distingueva dalle altre donnette del paese. Non aveva niente di straordinario: non l'intelligenza di Pico della Mirandola, non era una bambina prodigio... No, no, non si distingueva per nulla dalle altre. “Alla Madre sua non diede gloria umana, trionfi, splendore di doti umane, ma la fece 'piena di Grazia'”. E abbiamo visto ieri che cosa vuole dire piena di Grazia.

MARIA Immacolata

GRAZIA

DOTI UMANE

DIO lode a...

PREGHIERA domanda

Girolamo Venco, che frequentava all’epoca il corso teologico, era amante della caccia e degli uccelli.

Durante le vacanze estive ad Asiago (VI) i giovani della Casa dell’Immacolata si divertivano a raccogliere le piastrine di polvere da sparo fra i residuati della guerra mondiale del 1914-1918 che si trovavano in molte località dell'Altopiano.

Colombara era una delle cime storiche, ove si era combattuta una prolungata e feroce battaglia fra i soldati italiani e quelli austriaci.

MI16,8 [11-05-1965]

8.“Per Dio dunque l'unico valore che conta è la Grazia.
Essa è infatti l'unica grandezza verace. La Grazia è vera grandezza, perché è grandezza divina. Dio l'apprezza: Dio stesso la costituisce tale grandezza: anzi radicalmente è Lui stesso la Grazia. "Donum Dei". Essa è dunque un valore affatto trascendente a confronto di qualsiasi altro dono creato”. Se andando ad Asiago quest'estate, cioè fra pochi giorni ormai, vi dicessero che chi porta una vipera nella sede del palazzo comunale di Asiago prende un milione, io penso che anche Venco, invece di andare a caccia di uccelli, andrebbe a vipere. Penso che anche chi ha passione delle fragole, delle polverine o di altro, andrebbe a vipere. Vedresti in pochi giorni tutta Asiago andare verso il Colombara , ove si riverserebbero migliaia e migliaia di persone. Perché? Per prendere un milione a vipera. Se venisse emanato un decreto prefettizio in questi termini, attraverso il Comune: "Un milione per ogni vipera!", vorrei vedere le montagne di Asiago dopo tre giorni perché ad ogni vipera è stato dato il valore di un milione. Ora il Signore dà più valore a qualcos'altro e non alle vipere: alla grazia! Che cosa direste se vedeste uno che va in cerca di legna e dicesse: "A me le vipere non interessano!"; c'è una vipera poco distante e potrebbe ucciderla, ma ripete: "A me non interessa!". Quello è uno sciocco, perché potrebbe prendere un milione e si comporta scioccamente.

ESEMPI grazia

Il riferimento è a Luciano Franceschi, che aveva emesso la professione religiosa nel 1956 e all’epoca era addetto ai servizi di manutenzione generale dell’Istituto San Gaetano di Vicenza. Don Ottorino lo porta come esempio per la sua semplicità nel comportamento e la generosa disponibilità in ogni servizio umile e faticoso.

“Il mio giudice è il Signore!” (1 Cor 4,4).

Il riferimento è a don Pietro Martinello, che all’epoca era addetto alla segreteria personale di don Ottorino.

Gabriele Grolla frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.

MI16,9 [11-05-1965]

9.“Davanti a Dio l'uomo tanto vale quanto è la Grazia che possiede.
L'uomo della vita più misera, più umile, più infelice vale più di un re, più di un Papa, se possiede più Grazia di essi”. Non ci sono dubbi a questo proposito. Immaginiamo che muoiano contemporaneamente Paolo VI e l'assistente Luciano e si presentino davanti a San Pietro. Parliamo con un linguaggio umano senza la pretesa di emettere giudizi: se l'assistente Luciano ha più grazia di Paolo VI, prima passa l'assistente Luciano e dopo Papa Paolo VI. Non si potrebbe dirgli: "Aspetta un pochino perché prima deve passare il Papa che è più degno di te". Parlando sempre con un linguaggio umano, quando dovessero prendere posto in paradiso, Paolo VI non potrebbe pretendere il primo posto perché era Papa. Vale chi ha più grazia, e allora cadono tiare, cade tutto e resta la grazia. La grazia è un dono di Dio, ma anche un bene personale che ognuno acquista per conto proprio, con l'aiuto di Dio. Queste verità fanno paura, ma poi danno anche consolazione. Non ci interessa che dicano: "Bene, bravo, sei buono"; che apprezzino quello che facciamo e ad un certo momento si dimentichino di noi; non ci interessa! "Quis iudicat me Dominus est" : io lavoro per il Signore e tutto il resto non mi interessa! "Ho scritto bene una lettera e non mi hanno neppure detto che sono stato bravo", dice don Pietro. E un altro: "Ho scritto quella cosa, ho fatto quell'altra...". "Ho fatto quel discorsetto e non mi hanno fatto gli elogi che meritavo...", dice Grolla. Che m'importa! Sarebbe bene che chi è a capo usasse la carità di dire una parola di elogio, ma se un domani ricevi un affronto ricordati che tu hai lavorato per il Signore, e questo non si perde mai.

CHIESA Papa

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI eternità

NOVISSIMI paradiso

ESEMPI eternità

CONGREGAZIONE assistente

DIO centralità

di...

P. Franzi a questo punto rimanda alla Summa Theologica di San Tommaso (1 2ae, q.113, n.9) per avvalorare la propria affermazione.

Don Ottorino nomina Luciano Bertelli, che all’epoca frequentava il corso teologico.

Luciano Bertelli, nel testo registrato, risponde: “La grazia”.

Mariano Bregolato, collaboratore e amico di famiglia, aveva sposato una cugina di don Ottorino e abitava a Quinto Vicentino. Coltivava per passione una piccola vigna accanto alla sua casa, che si trovava nella vicinanza della chiesa parrocchiale.

Don Ottorino cita Vinicio Picco, che all’epoca era consigliere generale e a contatto continuo con Mariano Bregolato per l’organizzazione dei lavori pratici e della manutenzione della Casa dell’Immacolata.

Il riferimento è al cav. Danilo Barban, amico di don Ottorino e benefattore delle opere della Congregazione.

MI16,10 [11-05-1965]

10.“Non devo dunque anch'io apprezzare la Grazia al di sopra di ogni altro bene? Il più piccolo grado di Grazia è bene incalcolabilmente maggiore dell'universo intero”.
Se facessi questa domanda: "Preferisci cento milioni o un granello di grazia?". Che cosa diresti, Bertelli : cento milioni o un po' di grazia? Sentiamo quanto sei intelligente e rispondimi. Ha risposto che preferisce la grazia, ma non ne sono del tutto convinto. Qualche volta, ad esempio, metto a prova Mariano , come ieri mattina quando mi ha parlato delle viti: "Ci sono le viti - ha detto - che crescono a vista d'occhio: alla mattina vado nell’orto e vedo che crescono." E allora io gli ho chiesto: "E vai in chiesa, un pochino, a salutare il Signore, tu che abiti lì vicino?". Lui mi ha risposto: “È adorazione anche quella, là, in mezzo alle viti! Fra qualche anno avrò il fabbisogno di vino per la casa. Quest'anno ne produrrò un ettolitro". Io gli ho ripetuto: "C'è la chiesa, proprio lì, a un passo e non ci vai. Se ti dessero diecimila lire al giorno per andare a Messa, ci andresti?". Mi ha risposto subito: "Ah, ci andrei in un attimo". Vedete come sono i nostri buoni cristiani, perché Mariano è un buonissimo papà di famiglia. Ieri sera l'assistente Vinicio , parlava di Valentino, il figlio di Mariano, che voi conoscete, e diceva che è un buon figliolo, che aveva la corona del rosario in tasca, e concludeva: "Questo è il frutto di una famiglia cristiana, di un papà che alleva bene i suoi figli". Ad ogni modo state attenti perché anche nelle nostre famiglie cristiane non valutiamo bene la grazia. Qualche buona vecchietta va a Messa... La mamma di Barban diceva al figlio anche quando stava poco bene: "Lasciami andare a Messa. Non capisci che cosa vuol dire una Messa in più? Eh, eh, una Messa, una Messa". E la vecchietta, anche con il brutto tempo, con il vento, gli scappava via: bisognava andare a Messa! Direte che ha preso l'abitudine. Tutto quello che volete, ma resta però certo che per le nostre buone mamme la Messa è la Messa. Se si fa l’osservazione che non cambia nulla con una Messa di meno, risponderebbero: "Se non fai un poco di bene finché sei qui sulla terra, come fai, come si fa? Dopo, quando sarò malata, non ci vado più. Il bene bisogna farlo finché si può". Questo significa sentire il valore della grazia.

ESEMPI grazia

APOSTOLO attivismo

PREGHIERA

FAMIGLIA

ESEMPI famiglia

EUCARISTIA S.Messa

Don Ottorino cita ad esempio Girolamo Venco, che aveva una corporatura slanciata e prestante.

Nel testo registrato don Ottorino usa un detto popolare veneto molto caratteristico, sinonimo di morire: “Terra da pipe”.

P. Galbiati è un sacerdote gesuita con forti esperienze nel mondo del lavoro, che predicò alcuni corsi di esercizi spirituali negli anni ‘50-’60 ai Religiosi della Congregazione.

MI16,11 [11-05-1965]

11.“La Grazia è grandezza totale: per l'anima e per il corpo. Anche il corpo, subordinato com'è all'anima, trova nella Grazia la sua massima grandezza, e ha il pieno sviluppo delle sue capacità nel servizio della Grazia: ogni attività che non diventi Grazia è illusoria, non vale per la vita eterna”.
La grazia si riflette anche nel corpo. Supponiamo, ad esempio, il corpo di Venco , che fra pochi anni farà la fine di tutti divenendo polvere. Ma dopo viene il momento della risurrezione e il tuo corpo sarà grande, sarà glorioso, sarà nell'eternità in tanto in quanto l'anima è piena di grazia. Il corpo è legato alla nostra anima e al suo destino. Qualche volta si dice: "Io preferisco accontentare il corpo...". Benedetto figliolo, è come se tu dessi da mangiare ad un lattante del pane: fa indigestione e muore anche il corpo. Figlioli, facciamo grande anche il corpo quando noi aumentiamo la grazia, anche se il corpo temporaneamente deve essere un po' crocefisso, perché il corpo segue l'anima. Diceva padre Galbiati : "Salviamo l'anima: dopo, il corpo ci segue"; ricordate che diceva sempre: "Salviamo l'anima che dopo il corpo ci segue". Il corpo si fermerà un pochino là, in mezzo al cimitero, ma dopo ci seguirà. Perciò la grazia è grandezza totale: grandezza dell'anima, ma anche del corpo. “Dalla Grazia il nostro corpo riceverà poi la risurrezione finale e lo stato di Gloria. La Grazia dunque interessa tutto il composto umano. Per tutto l'uomo la Grazia è l'unica vera grandezza”.

CREATO corpo

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI eternità

MI16,12 [11-05-1965]

12.Questo vale per il corpo di ogni persona: per tutto l'uomo la grazia è vera ricchezza. Anche se adesso, praticamente, potrebbe sembrare, accontentando il corpo - quantunque ci sia modo e modo -, di avere un beneficio, è un beneficio illusorio, come uno che avesse un pacco di banconote da mille lire, un pacco di banconote da diecimila lire, avesse freddo e le accendesse per riscaldarsi. Se, ad esempio, una sera facesse freddo, e ci trovassimo a Val Giardini di Asiago, e avessimo un pacco di banconote, dieci milioni, un pacco di banconote da mille lire, e non ci fosse altro per riscaldarsi e facesse un freddo da cani... Che cosa si fa? Piuttosto di morire congelati accendiamo le banconote e facciamo un po' di fuoco. È vero che si accontenta il corpo, perché un po' di calore lo produce il pacco di banconote perché ne escono tanti bei foglietti, tante banconote da mille lire, una dietro l'altra... Con un pacco di banconote ti riscaldi un pochino, però, alla fine, non hai più niente. Alla stessa maniera quando noi accontentiamo il corpo, lo accontentiamo facendo proprio la figura di colui che brucia i pacchi di banconote da mille lire per riscaldarsi un pochino i piedi e le mani. Qualcuno potrebbe dire: "Intanto mi riscaldo! Intanto me la godo". È vero, ma dopo vai all'Inferno, benedetto dal Signore! "Oh, tanto, in fondo dopo mi confesso: intanto me la godo, intanto me la godo! Eh, dopo, qualche altro me ne darà ancora di banconote da mille lire!". Non vi sembra che siamo poco furbi anche sul piano economico-spirituale?

ESEMPI peccato

ESEMPI grazia

ESEMPI tentazioni

PECCATO

NOVISSIMI inferno

Il richiamo è a Severino Stefani, che all’epoca frequentava i corsi del magistero: don Ottorino, però, scherza nell’esempio come era sua abitudine quando voleva rendere meno pesante l’esposizione.

MI16,13 [11-05-1965]

13.“Anche gli altri valori umani acquistano una vera grandezza solo se servono alla Grazia. Se la ricchezza si trasforma in Grazia, nella carità ha valore: se no, è fango.”
Per esempio: se una persona piena di milioni fa carità, anche la sua ricchezza acquista un valore; se no, è fango; la ricchezza è fango. Anche i valori, anche le altre realtà umane acquistano valore se sono trasformate nella grazia. “Se l'ingegno, se la posizione sociale, se gli onori servono alla Grazia e vengono usati dall'uomo per crescere nella Grazia; se si trasformano in Grazia, hanno un reale valore”. Pietro Martinello, tu hai ingegno, un bell'ingegno e buone capacità. Se tu agisci per amore del Signore tutto si trasforma in grazia ed è un vero valore; ma se questo ti serve soltanto per un atto di superbia, soltanto per apparire, allora non è un vero valore. È un valore in tanto in quanto è legato alla grazia, come il corpo tanto vale ed è santo in quanto è legato alla grazia; così anche tutti gli altri doni che il Signore ti ha dato. Tu, Severino , sei capace di saldare e saldi bene; sei un bravo figliolo e hai cominciato a specializzarti nel saldare le gambe alla gente, o meglio le gambe delle case prefabbricate: questa tua perizia tanto vale in quanto è integrata con la grazia. “... se no, nulla recano all'uomo, lo macchiano anzi e lo rovinano, e ben presto dileguano, come una bolla iridescente di sapone che in un attimo si tramuta in una goccia d'acqua sporca”.

CARITÀ

ESEMPI carità

DOTI UMANE

La contessa Giusti era, evidentemente, una donna con molte ricchezze, conosciuta nell’ambiente della Casa dell’Immacolata, o almeno da Pietro Simonetto, citato nel corso dell’esempio, che all’epoca frequentava i corsi di magistero e proveniva da Bassano del Grappa (VI).

Il riferimento è a un commerciante calabrese, che era stato ospite per qualche giorno nella Casa dell'Immacolata.

MI16,14 [11-05-1965]

14.Tutto il nostro corpo, tutte le nostre doti, tutte le nostre cose, se sono inserite nella grazia divengono grazia; in caso contrario sono una bolla d'acqua sporca.
“La Grazia è grandezza eterna. La morte non la spegne, non la disperde, come spegne e disperde tutte le altre grandezze terrene...”. È impressionante questa affermazione! Pensiamo, ad esempio, alla contessa Giusti che possiede undicimila campi, e che, se è ancora viva, ha più di novant’anni sulle spalle ; possiede inoltre palazzi da una parte e dall’altra, a Padova, a Venezia, a Bassano... vero Pietro? Supponiamo che nel palazzo ci sia la stanza con la cassaforte, i titoli di stato, le azioni della Montecatini e tutto il resto... A un bel momento anche lei muore. È la fine, come muoiono tanti vecchi, e l'anima esce dal corpo e parte. Nei tempi antichi mettevano vicino al cadavere tutto quanto gli poteva servire nell'aldilà, ma lei può prendere con sé solo la borsetta della grazia, mentre il blocchetto degli assegni lo deve lasciare da una parte, i titoli li deve lasciare da quell'altra, e così tutte le sue proprietà. Anzi, le cancellano già la sua proprietà e la passano a un altro. Quando è morta non può più essere neanche sul registro: "Proprietà passata per morte... passata ad un'altra persona". A lei non è intestato più niente; dopo pochi giorni a lei non è più intestato niente: parte soltanto con la valigetta della grazia. Il corpo? In tanto in quanto ha servito alla grazia! Le ricchezze? In tanto in quanto hanno servito alla grazia. Figlioli, vi rendete conto che cos'è questo mondo? Pensate a quel signore, Bruto Mariano , che è partito per l’Italia meridionale: capita un incidente, va addosso a qualcuno, fa una frenata, e una valigia che è sul tetto della macchina cade giù sulla sua testa e gliela rompe... In Paradiso si va solo con la valigetta della grazia. Se ci pensassimo un pochino! “La morte anzi la valorizza, come il fuoco che fa risplendere l'oro colandolo dal magma che resta inutile scoria. Ciò che non diventa Grazia non vale nulla...”. Leggo in fretta questa paginetta per finirla.

ESEMPI vari

ESEMPI eternità

NOVISSIMI morte

CREATO corpo

Nel testo registrato don Ottorino aggiunge, dopo aver nominato Raffaello: “Di tutte le poesie di Gabriele”, alludendo evidentemente alla vena poetica di Gabriele Grolla.

MI16,15 [11-05-1965]

15.“Di tutti i versi di Dante, delle pennellate di Raffaello non resterà che quel tanto di Grazia che essi si sono meritata scrivendo, lavorando”.
Dante, oh Dante! Centenario di Dante! Di Dante che cosa resta? Oh, l'opera immortale! Piano, di Dante resta quel tanto di grazia che lui si è guadagnato scrivendo o facendo altre opere e, forse, della Divina Commedia non resta nulla: magari, le preghiere che ha fatto, un atto di penitenza, questo gli resta. Se avanzasse qualche pretesa dicendo: "Signore, ho scritto la Divina Commedia!", potrebbe sentirsi rispondere: "No, l'hai scritta per amor proprio: quella non vale niente!". Se invece dicesse: "Ho scritto una volta una poesia per un ragazzino che aveva da fare gli auguri alla mamma", potrebbe avere questa risposta: "Beh, quella l'hai fatta per amore di Dio; sì, quella sì!". “Di tutte le opere dell'uomo, delle nostre prodigiose realizzazioni scientifiche, delle nostre colossali industrie, delle nostre incantevoli produzioni artistiche, alla fine del mondo, non resterà che quel tanto di Grazia che tali opere concorsero a far acquistare all'uomo”.

DIO amore a DIO

VIZI superbia