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LA FEDELTÀ AL CARISMA DELLA CONGREGAZIONE

MI172 [02-05-1967]

2 Maggio 1967

Mons. Luigi Volpato era stato il padre spirituale di don Ottorino durante gli anni della formazione seminaristica e della prima esperienza pastorale, lasciando in lui un ricordo particolarmente profondo.

Parole d’inizio del coro del Nabucco, opera lirica di Giuseppe Verdi, che don Ottorino cita a questo punto per sottolinearne la lentezza.

Antonio Pernigotto aveva emesso la professione religiosa nel mese di gennaio di quell’anno, e proveniva da una famiglia di agricoltori.

Nel testo registrato si ascoltano a questo punto voci e commenti.

MI172,1 [02-05-1967]

1 In altre circostanze ho avuto occasione di citarvi mons. Volpato . Monsignor Volpato è stato un sacerdote che ha riempito il seminario per tanti anni con la sua personalità e attorno al quale giravano tutti: professori, superiori, ragazzi... tutti. Fra le tante cose meravigliose che ha detto, una mi ha fatto maggiore impressione, ed è stata questa. Quando si rivolgeva a noi ragazzi ci diceva: “Ognuno di voi, se guardate la vostra vita, ha certamente passato qualche giornata da santo, ma da grande santo, da santo da altare. Vi è mancata, forse, la costanza per continuare sempre così. La differenza fra voi e i veri santi, quelli che sono sugli altari, è che loro hanno continuato sempre a vivere santamente”.
La mia preoccupazione, per me e per voi, è sempre stata quella di trovare la strada della santità, partire per quella strada e continuare sempre a camminare su quella strada, continuare sempre. È chiaro che quando si parte si fa un po’ come gli asinelli. Voi siete abituati a guidare moto, a guidare macchine, ma una volta noi eravamo abituati a guidare anche l’asinello con il carretto e, di solito, lo si guidava stando in piedi sopra il carretto, e per farlo partire ci si alzava in piedi, si premeva un pochino con il piede sulla parte anteriore in modo di far sentire il peso sulla schiena dell’asino e poi una scudisciata, e via con le redini in mano. Forse avrete visto qualche riproduzione antica o cose del genere; ma, di solito, si faceva così, e allora l’asinello cominciava a saltare... patapum, patapum, patapum... e a correre, a fare le volate, e in seguito la corsa prendeva un ritmo più lento, poi più lento, poi più lento ancora finché diventava cammino, da cammino diventava marcia sull’aria di “Va pensiero sull’ali dorate” , finché ci voleva un altro colpetto e di nuovo... patapum, patapum, patapum. Non era così una volta con gli asini? Antonio Pernigotto , è o non è così, tu che te ne intendi, tu che hai una tecnologia arretrata? Un po’ di questa natura l’abbiamo anche noi: siamo partiti da lontano, ci siamo tuffati con l’eroismo dei santi. Qualche volta, per il passato, ho dovuto anche frenare qualcuno nella partenza dicendogli: “Oh, piano, piano!”. “Io voglio dare tutto al Signore!”. “Sì, tutto, ma non tutto in un colpo solo, altrimenti non resta più niente per domani... Piano, piano”. Poi, però, è arrivato il momento in cui si è fermato. E allora io per il passato adottavo questo sistema: quando vedevo uno addormentato ripetevo la storia che facevo con gli asinelli, saltavo in piedi e davo botte da orbi perché riprendesse la corsa...

AUTOBIOGRAFIA seminario

DOTI UMANE personalità

FORMAZIONE

CONSACRAZIONE santo

VIRTÙ

CONSACRAZIONE santità

ESEMPI santità

FAMIGLIA papà

Il prof. Cavazzani era il primario, all’epoca, del reparto otorinolaringoiatria dell’ospedale civile di Vicenza.

L’assistente Vinicio Picco, nato nel 1928, ricordava più degli altri le difficoltà economiche del tempo della guerra 1939-1945.

Il riferimento è a don Luigi Furlato, maestro dei novizi.

MI172,2 [02-05-1967]

2 Ultimamente ho sentito una frase: “Don Ottorino è diventato più vecchio. Bastona di meno, è diventato più buono, insomma, più comprensivo!”. Questo è risuonato come un rimprovero per me perché non è che adesso non si vedano i difetti come si vedevano ieri, forse anzi le mancanze si vedono molto meglio adesso che non ieri perché con l’andare del tempo si cerca di avvicinarsi di più al Signore e si vedono maggiormente le miserie proprie e altrui e si vedono le parti bianche ma anche le parti nere, proprie e degli altri. È vero che un po’ di maggiore comprensione, ad una certa età, si può avere, però ricordatevi che non è che le cose sbagliate non si vedano. Ma a un dato momento si può dire tra sé: “Alla sua età ha già sentito queste osservazioni perché gliele ho dette pubblicamente tante volte. Non vuole coglierle? Si arrangi lui!”. Voi direte che questa sarebbe vigliaccheria. Sì, l’ammetto, però, quando tu, per esempio, senti dire - scusate se metto la mano nella piaga come il dottor Cavazzani che va a frugare nella gola degli altri - : “Io sto attento, perché una volta ho preso una lavata di capo da don Ottorino, ne ho preso una di quelle per cui ora sto più lontano che posso!”. Quando sai che una bastonata che hai dato è frutto di amore, perché magari dai una bastonata a uno questa sera e dopo per tutta la notte non dormi più per il dispiacere di avere fatto soffrire, ma l’hai fatto perché vuoi bene, perché desideri che questa persona cammini sulla strada tracciata da Dio, sai che viene presa in questo modo, allora la seconda volta ti viene voglia di dire: “Perché gli devo dare ancora una bastonata se invece che produrre effetti buoni non fa altro che crearmi un nemico?”.
Noi siamo tutti figli di un tempo che è terribile, perché è il tempo nel quale purtroppo gli uomini hanno messo come principio qualche cosa d’altro che non è Dio. Parlavamo qualche giorno fa, mi pare domenica, del papà dell’arciprete di Bolzano che si alzava alle quattro e mezza del mattino e che si fermava lungamente a pregare: guardate che questi uomini che si danno così al Signore vanno diminuendo. Ma purtroppo anche noi siamo figli di questo tempo, perciò lo spirito di indolenza, lo spirito di pigrizia spirituale, la fuga da quello che costa sacrificio, la ricerca di ciò che piace, la sazietà delle cose che piacciono, prendono anche noi. Una volta si faceva festa quando si poteva mangiare il pane, perché il pane non c’era tutti i giorni; forse Vinicio se lo ricorda o forse lui era in città, ma per noi che eravamo in campagna era una festa mangiare pane. Adesso non si fa festa neanche quando si mangia pollo, perché già siamo stanchi anche di quello. Questa indifferenza l’abbiamo portata anche nel campo spirituale, per cui a un dato momento ci stanchiamo, a un dato momento non ci interessa più il Vangelo, le cose sante. Mi ricordo di Ugo Caregnato, che era venuto qui e che adesso è a Torino. Si è sposato, è un papà veramente cristiano, lavora nell’Azione Cattolica, è presidente dei nostri ex allievi della sezione di Torino, un uomo che lavora sul serio. Mi ricordo che quando veniva qui dovevo rimproverarlo perché stava con il Vangelo in mano, con la Sacra Scrittura: “Mi sembra che se non faccio questo mi manchi qualcosa!”. Quasi troppo, quasi troppo! Credo che qui non ci sia bisognosi frenare. Ieri, per esempio, era festa - anche gli altri giorni era stata festa - e non so se don Luigi abbia dovuto rimproverare qualcuno dicendo: “Basta adesso studiare; va’ in cortile un pochino!”.

PECCATO

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

CARITÀ

COMUNITÀ

superiore

ESEMPI apostolo

FAMIGLIA papà

CROCE sofferenze morali

CREATO

DIO

PREGHIERA

VIZI

PENITENZA sacrificio

PAROLA DI DIO Vangelo

AUTOBIOGRAFIA

Il testo registrato non è molto intelligibile a questo punto.

Forse il riferimento è ancora a don Luigi Furlato.

MI172,3 [02-05-1967]

3 Mettiamo la mano un pochino più avanti. Io avevo incaricato un gruppo, il Gruppo Mariano, di preparare l’anno mariano e di organizzare qualcosina per la Madonna, qualcosa di sodo. Mi vedo presentare un foglio dove è messo: 1° maggio, sveglia all’ora tale... Abbiamo creato un Gruppo Mariano per salire o per discendere? Non occorreva il Gruppo Mariano per discendere! E ho voluto andare in fondo e ho domandato: “Perché si propongono le litanie recitate?”. Quando ero da solo con i ragazzi, io che ero stonato insegnavo loro a cantare. Ieri sera don Luigi ha fatto la predica, e poi Kyrie eleison, Kyrie eleison...Vi adoro...Tantum ergo... ed è finita la funzione. Siete capaci di pensare una funzione mariana così? Siete capaci di pensare un mese di maggio tutto così? Ho domandato: “Perché?”, e mi è stato risposto: “Perché le litanie cantate fanno dormire!”.
Un domani voi sarete sacerdoti, sarete diaconi, in una parrocchia sarete insieme in tre o quattro: “Come facciamo il mese di maggio?”. “Prima di tutto, la predica: la gente dorme. Dopo, le litanie recitate, se no dormono!”. E’ meglio che facciate il mese di maggio così: mettete un’altalena sulla porta della chiesa e uno sull’altalena che reciti “Sancta Maria... ora pro nobis!”, e così è fatto il mese di maggio. Come quel sacerdote che per lucrare le indulgenze, quando bastava una visita in chiesa per lucrare l’indulgenza plenaria, ha messo un’altalena sulla porta della chiesa e si dondolava dentro e fuori dicendo: “Gesù mio, misericordia! Gesù mio, misericordia!”, e lucrava l’indulgenza plenaria andando avanti e indietro con l’altalena. Io sto notando un raffreddamento, non tanto perché sedici di voi abbiano messo: “Vogliamo le litanie, desideriamo le litanie recitate...”, ma perché da qualche tempo ci si sta addormentando, ci si sta addormentando. Per esempio, non vedo una ricerca da parte degli individui di specchiarsi un pochino per vedere qual’è la volontà di Dio. Mi pare che ognuno, in genere, cerca di vivere per conto proprio, cerca di restare con la sua lettura spirituale e non si preoccupa, per conto mio, di vedere se lui è in cordata con la Congregazione o no, con lo spirito della Congregazione o no. Mi pare che l’individuo, per carità, è sì preoccupato di camminare, di vivere da buon cristiano, ma è troppo poco vivere da buon cristiano. Quando i Passionisti hanno incominciato, hanno incominciato con tanto studio e con una santa tonalità, e i primi Passionisti erano preoccupati di vivere secondo quella tonalità, erano preoccupati di domandare ai superiori la spiritualità propria dell’Ordine.

FORMAZIONE

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

MARIA

AUTOBIOGRAFIA

EUCARISTIA liturgia

SACERDOZIO prete

DIACONATO diacono

PASTORALE parrocchia

PASTORALE

APOSTOLO predicazione

ESEMPI apostolo

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

CONGREGAZIONE spiritualità

CHIESA cristianesimo

DOTI UMANE studio

FAMIGLIA

COMUNITÀ

Note congregazioni missionarie che avevano in zona degli Istituti per la preparazione dei propri religiosi.

MI172,4 [02-05-1967]

4 Voi siete venuti qui, non siete andati in seminario, non siete andati dai Comboniani o dai Saveriani, ed essendo venuti qui non potete staccarvi da quella che è la spiritualità di questa Congregazione, perché altrimenti siete responsabili, interamente responsabili, di aver tirato giù la Congregazione. Non potete farvi una Congregazione per conto vostro, un modo di vivere per conto vostro; avete il dovere di cercare dinanzi a Dio e dinanzi alla Congregazione stessa di uniformarvi, e con questo non intendo adesso dire di diventare delle bugie stampate, ma di uniformarvi.
Io, per esempio, sento, vedo e taccio perché ormai avete una certa età, qualcuno che critica: “Eh, sì, guarda qua, guarda là!”, con molta leggerezza e con atteggiamento stupido, buttando frasi a destra e sinistra. Non si rende conto questo tale quanto male fa, non si rende conto che quello che fa è contro lo spirito della parola ‘charitas’? Anche se tutti mancano, lui dovrebbe non mancare e correggere fraternamente e non fare queste critiche, perché quando lui butta questo secchio d’acqua si rende coscientemente responsabile, mentre quell’altro confratello potrebbe mancare senza accorgersi, e accorgendosi che manca la carità in un confratello, manca anche lui di carità. Non vi accorgete che siete tutti quanti abbindolati dal demonio, il quale sta conducendovi fuori strada? Non vi accorgete che sta infallibilmente conducendovi fuori strada e che vi lasciate proprio abbindolare dal demonio? Qualcuno di voi potrebbe dire: “Don Ottorino, adesso lei esagera!”. Per vedere se esagero o no, io direi di chiedere a voi stessi se vi siete mai specchiati per domandare se siete o non siete in cordata. Ve lo siete mai domandato dinanzi al Signore e anche dinanzi a chi rappresenta il Signore qui dentro dicendogli: “Mi dica un po’: per conto suo, le pare che vada bene, le pare che sia secondo lo spirito della Congregazione?”. O, invece, avete piuttosto giudicato gli altri, ma secondo i vostri principi? Ora mi dispiace di dovervi dire questo perché sembra quasi che don Ottorino voglia essere il prototipo, ma purtroppo...! Se io fossi più santo, se io fossi più religioso, se io fossi più del Signore, potrei gridare molto di più, e uno dei motivi, forse, perché io ho taciuto molto di più in questi ultimi tempi è anche questo: perché devo esigere dagli altri quelle cose che, forse, neppure io sono capace di dare al Signore? Guardate che ci rendiamo tutti responsabili, perché vi ho detto più di una volta che siamo tutti superiori generali, cioè tutti responsabili della spiritualità della Congregazione, ma non della Congregazione condotta come vogliamo noi, ma come vuole Dio. Ora mi dà l’impressione che stiamo un pochino addormentandoci, che stiamo un pochino andando per la nostra strada, che ognuno crea il suo quieto vivere, va avanti secondo quello che gli pare vada bene. So che nei principi siete a posto, ma poi ognuno crea la sua strada: lui giudica, lui giudica tutti; tutto quello che va bene secondo lui va fatto, e l’altro non va fatto. Siamo però ben lontani dalla realizzazione dello spirito della Congregazione!

CONGREGAZIONE spiritualità

APOSTOLO

CONGREGAZIONE

CONGREGAZIONE Regola di Vita

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

COMUNITÀ

confratelli

COMUNITÀ

correzione fraterna

COMUNITÀ

critica

FORMAZIONE educazione

PECCATO

CARITÀ

ESEMPI critica

CROCE Demonio

COMUNITÀ

superiore

CONGREGAZIONE fondatore

CONSACRAZIONE santo

COMUNITÀ

corresponsabilità

CONGREGAZIONE superiore generale

Il riferimento è forse all’immagine ricordo della professione perpetua di Natalino Peserico, avvenuta il 1.1.1967.

La lettera alla quale don Ottorino si riferisce è stata pubblicata in “Lettere”, vol. 2, n. 204, pagine 162-169.

MI172,5 [02-05-1967]

5 Proprio stamattina stavo recitando il breviario prima della Messa e sono rimasto sorpreso; stavo recitando un salmo e mi è venuta una distrazione per il santino che era nella pagina e nel quale stavano scritte alcune parole. Si tratta del santino del nostro caro Natalino che si consacra al Signore e nel quale Natalino dice: “Per attingere alla fonte divina, per vivere la vita evangelica, per consumarsi nel dono ai fratelli, si consacra a Dio in perpetuo, nella Pia Società San Gaetano, Natalino Peserico”. Queste parole sono tremende e non voglio certamente rinfacciartele, Natalino: mi permetti che le facciamo nostre? “Per consumarci... per attingere...”. Quante bugie sono scritte sui santini, quante bugie sono scritte!
Mi è venuta in mente quella volta che ho scritto una lettera al pastore protestante di Vicenza, che prima era sacerdote. Parroco e cappellano di una parrocchia hanno abbandonato la Chiesa e uno è venuto come pastore protestante a Vicenza e l’altro pastore protestante a Padova con le domestiche della canonica e con la sorella di uno e dell’altro. Ebbene, mi ricordo che ho scritto una lettera nella quale ho detto: “Non ricorda più quanto ha desiderato il sacerdozio? Quanto soffriranno la mamma sua e quella di Gesù?”. Figlioli, forse avevamo più entusiasmo quando abbiamo stampato quei santini! L’ho stampato anch’io, sapete, quando sono stato ammesso al diaconato. Ho scritto: “Con Cristo, col Papa e col Vescovo!”. Ho stampato anch’io le mie parole programmatiche, ma quante volte poi dinanzi all’altare ho preso in mano quella frase e ho detto: “Signore, ho vissuto come ho detto e come ho programmato di fare? O e stata solo una frase tanto per dire, o è stata solo una frase stampata per fare un atto di superbia e dire: la mia è la più bella della tua, guarda che bella!”. Sarebbe troppo poco, sapete, sarebbe troppo poco! Ecco, io vorrei stamattina che ci mettessimo ognuno dinanzi al Signore e ci domandassimo se veramente, ma veramente ci stiamo incamminando sulla via del Signore o se stiamo camminando sulla nostra strada. Guardandovi in faccia, io vedo, ringraziando il Signore, quello che il Signore ha fatto in voi, ma in più di uno di voi vedo delle cose che il Signore non vuole e vi assicuro che ne soffro. Non voglio comunicarle perché voi non lo considerereste un atto di amore ma una bastonata, e allora preferisco tacere, ma soffro. Perché? Perché non si sta camminando come vuole il Signore. Ora, per piacere, domandate al Signore che ve le dica.

AUTOBIOGRAFIA

PREGHIERA

CONGREGAZIONE storia

CONSACRAZIONE

PASTORALE parroco

PASTORALE parrocchia

CHIESA

SACERDOZIO

PECCATO tradimento

MARIA

FAMIGLIA papà

APOSTOLO entusiasmo

CHIESA Papa

CHIESA Vescovo

PECCATO

VIZI superbia

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

DIO

CROCE sofferenze morali

CARITÀ