Cfr. Atti 1,11.
In questa omelia, fatta nella festa dell’Ascensione, la parola Cielo viene sempre usata con la lettera iniziale maiuscola.
Don Ottorino usava per i suoi viaggi una FIAT 1100.
MI174,1 [04-05-1967]
1 “Perché state a guardare il Cielo?”. Raffiguratevi un po’ i nostri cari Apostoli e la nostra buona mamma, la Madonna, vicino al posto dove Gesù aveva sofferto l’agonia nell’Orto degli Ulivi, perché il luogo dell’Ascensione è poco lontano dal luogo dove Gesù sofferse, dove è venuto l’angelo a consolarlo. Raffiguriamoci questo gruppo di Apostoli, alcuni discepoli e la Vergine Santa, e Gesù che dà l’addio, saluta e poi sale al Cielo . Sono là che guardano ed ecco gli angeli che appaiono e dicono loro: “Sentite, è inutile che stiate qui ad aspettare: tornerà, il Signore tornerà!”. E parlando tra loro discendono dal monte, ritornano in città, ritornano alle loro case, e dopo la Pentecoste si disperdono nelle varie parti del mondo a predicare Gesù morto, risorto e asceso al Cielo. Entriamo, cari figlioli, nel cuore della nostra buona mamma, la Madonna, quando è ritornata nella sua casetta assieme a Giovanni. Quale sarà stato il discorso che Maria avrà fatto in quel momento con il discepolo prediletto? Io penso che la Madonna abbia detto a Giovanni: “Speriamo di andare anche noi presto lassù, insieme con Gesù. Ah, speriamo che venga presto a prenderci per andare lassù e restare insieme con lui per sempre!”. Figlioli miei, ecco il desiderio di ogni cristiano. Il desiderio di un vero cristiano dovrebbe essere questo: sognare il giorno del suo incontro con il Signore, l’inizio di quella giornata che non avrà tramonto, che durerà per tutta l’eternità. Noi non siamo stati creati per la terra, ma per il Cielo, e tante volte camminando sopra questa terra ci dimentichiamo che siamo stati creati per il Cielo. Pensate a un’automobile: il motore dell’automobile non può essere collocato nel portabagagli. Perché? Perché, altrimenti, la macchina non va avanti. Se noi prendessimo il motore della Fiat 1100 e lo mettessimo dietro, nel portabagagli, e poi, che cosa bisognerebbe mettere davanti? Ci vorrebbe un asinello davanti, altrimenti la macchina non va avanti. Sarebbe pazzesco girare la chiave, premere l’acceleratore; ci può essere quanta benzina volete, ma se il motore non è al suo posto, la macchina non parte. Se io levo le ruote alla Fiat 1100 e lascio stare il motore, la macchina non va avanti: le ruote devono essere al loro posto, il motore al suo posto, e allora posso pretendere di partire.PAROLA DI DIO Vangelo
PREGHIERA rosario
GESÙ
GESÙ
mistero pasquale
CREATO
FAMIGLIA papà
MARIA la nostra buona mamma
CHIESA cristianesimo
NOVISSIMI morte
NOVISSIMI eternità
Don Ottorino continua ad usare la terminologia del precedente esempio dell’auto.
Cfr. Filippesi 1,23.
MI174,2 [04-05-1967]
2 Figlioli, anche noi abbiamo un posto, anche noi siamo stati progettati per un posto qui in terra, ma soprattutto per un posto dove dovremo restare per tutta l’eternità. Noi stiamo preparandoci per quel posto, stiamo lavorando per andare in quel posto: le viti devono entrare giuste quando saremo in quel posto, dobbiamo entrare giusti giusti, proprio in quell’angolino dove Dio ci vuole per tutta l’eternità. E qual’è questo posto, figlioli? È il Paradiso, figlioli, è il Paradiso! Non siamo creati per le fabbriche, non siamo creati per essere deputati, non siamo creati per essere ingegneri, non siamo creati per essere ricchi: siamo creati per il Cielo, e tutte le cose che facciamo sopra la terra, il lavoro, il sacrificio, lo studio... devono essere un mezzo per arrivare in Cielo. Dio ci ha pensati per l’eternità, ma ci ha pensati in Paradiso, ci ha pensati per l’eternità, ma come suoi amici in Paradiso. E allora, figlioli, non dimentichiamo il posto a cui siamo diretti, non facciamo passare giorno, non facciamo passare ora, senza pensare al Paradiso. Il “cupio dissolvi et esse cum Christo” di San Paolo deve essere la meta di ogni cristiano, deve essere il desiderio di ogni cristiano. “Io non ricuso sacrifici, io non ricuso lavori, non ricuso la fatica apostolica, non ricuso di andare in America e morire martire, e sudare e tribolare. “Laborem non recuso...”, ma “cupio dissolvi et esse cum Christo”. Signore, quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi e ti vedrò lassù in Paradiso nei gaudi eterni e potrò raggiungerti, Signore? Maria, tu hai raggiunto il tuo figlio, Gesù. Gesù, fratello mio, tu sei con il Padre e con lo Spirito Santo, siete là ad attendermi. Signore, Signore, tu, beato, sei in Cielo. Desidero il Cielo; a me non interessa niente, nessuna cosa del mondo, nessuna soddisfazione, purché io possa venire in Cielo”. I tre pastorelli di Fatima, quando si sono incontrati con la Madonna e hanno sentito che veniva dal Cielo e hanno saputo che anche loro sarebbero andati in Cielo, anche Francesco a condizione che recitasse tante preghiere e rosari, avevano un solo pensiero: raggiungere il Cielo, prepararsi per il Cielo.DIO
NOVISSIMI eternità
NOVISSIMI paradiso
VIRTÙ
DIO piano di salvezza
FAMIGLIA papà
CHIESA cristianesimo
PENITENZA sacrificio
APOSTOLO
CROCE
PREGHIERE desiderio del paradiso
MARIA maternità
divina
GESÙ
fratello
DIO Padre
MI174,3 [04-05-1967]
3 Figlioli, siamo stati creati per il Cielo e il Signore ci dà i mezzi necessari per andare in Cielo. Sarebbe come andare lassù, ma come facciamo se non c’è una scala per salire? Ebbene, il Signore ci butta giù la scala, ci getta la scala. Dio ci ha dato i mezzi necessari per andare in Paradiso. Però noi dobbiamo usare questi mezzi perché altrimenti, se viene giù la scala e noi non vogliamo andare su, è inutile. Non vi pare? Io devo andare su, Dio mi butta giù la scala, ma se io non salgo la scala, è inutile che mi lamenti con il Signore. Il Signore ci dà i mezzi necessari per andare in Paradiso, ma c’è una parte che dobbiamo fare noi, e cioè salire la scala. Se io non salgo la scala resterò qui, e siccome non posso restare sulla terra per sempre, per l’eternità, avrò il castigo della mia mancata corrispondenza all’amore di Dio. Dio mi ha creato per il Cielo, mi dà la scala per andare in Cielo, ma se io non voglio salire la scala sarò castigato per tutta l’eternità. Sono io che mi castigo da solo, perché non voglio salire. Figlioli, vorrei farvi capire quello che ci dicevano le nostre buone vecchie, le nostre buone mamme: “Figliolo, ricordatelo: in Paradiso non si va in carrozza!”. L’avete mai sentita questa frase? Oggi si direbbe che non si va in Paradiso in automobile, tanto per cambiare un pochino, perché una volta la carrozza era il “non plus ultra”, era il mezzo per viaggiare dei signori; i poveri avevano l’asino, la carrozza era dei signori. Ricordatevi, figlioli, che la frase è sempre la stessa: “In Paradiso non si va in carrozza!”. Cioè, c’è la scala che viene giù, ma tu non puoi pretendere di andare in Paradiso senza fare niente: devi innalzarti, fare fatica, togliere la pelandronite, alzare le braccia e su, su, su, fare fatica. In qualunque parte andiate, anche uscendo dalla Casa dell’Immacolata se un domani trovate che la vostra strada è un’altra, che Dio vi ha creati per essere papà di famiglia, ricordatevi la frase che vi ho detto: “In Paradiso non si va in carrozza!”. Questa frase vale per tutti. Ricordatevi che senza fatica non si va in Paradiso.FAMIGLIA papà
DIO creatore
NOVISSIMI paradiso
ESEMPI Dio amore di Dio
CONSACRAZIONE
NOVISSIMI eternità
DIO amore di...
DIO cuore di...
DIO bontà
di...
Cfr. Luca 13,24.
Ruggero Pinton frequentava all’epoca il 1° anno del corso teologico
Frase attribuita a San Francesco d’Assisi.
MI174,4 [04-05-1967]
4 Ecco quello che i cristiani stanno dimenticando oggi: stanno perdendo il Paradiso perché non vogliono più far fatica. Non vogliono far fatica per andare in chiesa, e allora ci vuole una chiesa ogni dieci metri perché, altrimenti, è troppo lontana; ci vuole una Messa ogni ora... So che in una parrocchia c’erano otto Messe, e parlando tra loro due uomini dicevano: “Alla prima ero occupato, alla seconda non potevo, la terza.... I preti non capiscono; bisogna essere nelle famiglie per capire... per fare gli orari delle Messe secondo le necessità delle famiglie...”, e c’erano otto Messe durante la giornata. Se ce ne fossero state ventiquattro, quella persona non avrebbe trovato ugualmente il tempo perché costava troppo andare in chiesa. Si vorrebbe servire il Signore, ma senza far fatica, senza fare alcuna rinuncia, senza rinunciare a niente; servire Dio facendo i propri comodi! Figlioli, purtroppo, ecco il cristianesimo di oggi! Oggi, siccome non si è abituati a fare fatica, perché per andare fuori dalla porta si prende la bicicletta, per fare cento metri la moto, per farne cinquecento l’automobile; siccome per salire l’altare si prende l’ascensore, e siccome quando è freddo c’è il termosifone, e quando c’è caldo c’è il frigorifero, non si è abituati a fare fatica, e allora si vorrebbe dire anche al Signore che non metta la scala, ma che metta un ascensore per andare in Paradiso. Invece il Signore ha detto: “Volete venire in Paradiso? Dovete prendere la scala e non l’ascensore, e sforzatevi, altrimenti non passate per il buco!” , perché per andare in Paradiso bisogna fare fatica. “Ma io non sono abituato - dice Ruggero - perché vado sempre in ascensore!”, e un altro dice: “Non sono abituato a fare fatica perché io ho sempre il caldo e il fresco come voglio io!”. Ma, in Paradiso, non si va così: male per te che non sei abituato a far fatica, male per te se sei abituato con l’ascensore o sei abituato con l’automobile. Ricordati che in Paradiso non si va né in automobile né in ascensore; in Paradiso si va con le proprie gambe e con le proprie braccia, facendo fatica. Figlioli, è bellissimo il progresso di oggi, sono bellissime le cose del mondo, però ci hanno disabituato a fare fatica, e siccome in Paradiso si va solo con la fatica, molte anime andranno a finire all’Inferno. Ecco allora, figlioli, quello che noi dobbiamo fare e richiamare nel mondo. Prima di tutto dobbiamo convincerci noi di questo: siamo creati per il Cielo e perciò bisogna vivere con il desiderio del Paradiso. “Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto”. Secondo: io devo convincermi che Dio mi ha dato i mezzi necessari per andare in Paradiso, però io devo corrispondere, devo lavorare, devo fare fatica, e se nella mia vita non trovo sacrifici devo farne volontariamente.CHIESA cristianesimo
NOVISSIMI paradiso
VIRTÙ
EUCARISTIA S.Messa
PASTORALE parrocchia
ESEMPI vari
PENITENZA sacrificio
PAROLA DI DIO Vangelo
FAMIGLIA papà
MONDO progresso
NOVISSIMI inferno
MONDO
Il riferimento è a un filmato vocazionale preparato nella Casa dell’Immacolata, nel quale si raccontava la scelta vocazionale di Severino Stefani, che all’epoca si trovava missionario in Guatemala, e che viene presentato come un giovane amante della bicicletta e delle corse.
L’assistente Umberto Manzardo durante il servizio di leva aveva fatto parte del gruppo sportivo del suo reggimento come pugile.
MI174,5 [04-05-1967]
5 Coloro che corrono, che giocano il calcio, che corrono in bicicletta, fanno allenamento. Ricordate come Severino nel filmato faceva allenamento e allenamento? Che cosa vuol dire allenamento? Vuol dire abituarsi allo sforzo, a fare fatica, a tirare calci. E allora anche noi, se vogliamo essere capaci di vincere le tentazioni, se vogliamo, per esempio, quando il demonio ci spinge a fare una cosa cattiva, quando ci spinge a fare un pensiero cattivo, vincere noi stessi in quel momento, bisogna prima allenarsi, bisogna dire a noi stessi: “Bene, io davanti a una caramella sono capace di dire di no? Proviamo!”. Se dinanzi a un bicchiere d’acqua o di vino, dinanzi a una piccola cosa non sono capace dire di no a me stesso, non sono allenato, e quando è il momento di correre sarebbe pazzesco fare la corsa. Voi che siete sportivi, siete capaci di pensare a uno... Per esempio, prendiamo il nostro caro Berto Lanzardo , che è presente ed è messo in vetrina stamattina, e lo mandiamo a New York a tirar pugni perché c’è una gara internazionale. Berto è fuori allenamento, e direbbe: “Sono fuori allenamento. Come si fa? È da troppo tempo che non faccio boxe, è da troppo tempo; bisognerebbe che mi allenassi in questi giorni!”. Voi non siete capaci di pensare a una cosa come questa, non vi pare? Non è possibile prendere uno che è in convento da tanto tempo, con la testa inclinata e con la corona in mano, e metterlo improvvisamente a fare pugilato; ci vuole un po’ di allenamento. Si può prendere Severino e mandarlo al giro d’Italia, alle corse? Direbbe: “Don Ottorino, fino ad Asiago ce la farei, ma così, così... Che cosa vuole? Sono sempre il laboratorio, ho bisogno di allenamento!”. Figlioli, ci vuole allenamento per correre in bicicletta, ci vuole allenamento per tirare pugni, ci vuole allenamento per tirare calci, e voi volete andare in Paradiso, fare un salto di quel genere, senza allenamento? “O vos insensati, o vos insensati!”. Siamo matti, figlioli, siamo matti, se pensiamo di andare in Paradiso senza allenamento. E l’allenamento si fa prima nelle piccole cose.DOTI UMANE sport
ESEMPI vari
CROCE tentazioni
CROCE Demonio
PENITENZA
FAMIGLIA papà
Era una delle marche di dentifricio più reclamizzate all’epoca, e usarlo era segno di essere una persona alla moda.
Don Ottorino probabilmente si riferisce a qualche partita di dentifricio usato dall’esercito italiano che era stato regalato all’Istituto e che certamente non poteva competere con il Durban’s né come qualità né come efficacia.
Cfr. Marco 8,34.
MI174,6 [04-05-1967]
6 Per esempio, ieri sera, si è trovato in un cestino un tubetto di dentifricio con ancora un terzo o metà di pasta. Perché? Perché non era il dentifricio Durban’s. E allora che cosa ha fatto il signorino? Ha preso il dentifricio e l’ha buttato via. Allenamento, figlioli, allenamento! Gesù non si lavava i denti col Durban’s, e neanche con il dentifricio militare. Se tu vuoi allenarti prendi quello che ti costa di più, quello che costa più sacrificio. Allenamento! Se sei in cortile e ti fanno fare dei giochi, tu devi scegliere quello che ti costa di più, per allenarti. A fare che cosa? Un salto in su. Quante volte, nel confessionale, ti siedi e domandi: “Quanto tempo?”. “Venti giorni... un mese...”. “Che cosa hai fatto?”. “Venti, trenta, quaranta peccati mortali!”. “Hai fatto un po’ di sacrificio?”. “No!”. “Hai fatto un po’ di penitenza?”. “No!”. “Hai chiuso qualche volta la televisione per fare un fioretto?”. “No!”. “Hai fatto a meno di andare in giro qualche volta?”. “No!”. “Hai fatto a meno di leggere qualche romanzetto?”. “No!”. E che cosa vuoi pretendere? Partire da casa e andare a New York a fare pugilato? Vuoi pretendere di partire da qui per andare a correre il giro d’Italia senza allenamento? È Gesù che ci parla: “Senza penitenza non potete fare niente, figlioli!”. Siamo creati per il Paradiso, ma, ricordatevi, possiamo andare all’Inferno, possiamo andare all’Inferno! Io posso giurarvi, qui, in chiesa, che tutti voi siete creati per il Paradiso, ma non posso giurarvi che tutti arriverete in Paradiso. Che cosa pensereste se io vi dicessi stamattina: “Cinquanta di voi andranno all’Inferno. Cinquanta di voi entro cinquant’anni saranno all’Inferno per tutto l’eternità”? Ricordatevi che io e voi siamo creati per il Paradiso, ma io e voi corriamo il rischio tremendo di andare all’Inferno se non usiamo i mezzi necessari per salire in Paradiso.CONSACRAZIONE povertà
MONDO
PECCATO
GESÙ
imitazione
PECCATO mediocrità
GRAZIA Confessione
PENITENZA
PENITENZA sacrificio
PAROLA DI DIO Vangelo
NOVISSIMI inferno
NOVISSIMI eternità