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LA SANTITÀ VISSUTA NELLA VOLONTÀ DI DIO DI TUTTI I GIORNI

MI175 [09-05-1967]

9 Maggio 1967

Don Ottorino soffriva in modo particolare il clima caldo dell’estate, e notava che anche per i ragazzi l’estate rendeva più pesante ogni attività.

Fratel Maxensio Osinde era un religioso ugandese ospite per qualche mese nella Casa dell’Immacolata, insieme con il confratello John Berchmans Kayondo.

Durante i lavori per la costruzione del Villaggio San Gaetano a Bosco di Tretto (VI) erano state piantate delle tende per coloro che vi lavoravano.

Don Pietro Martinello si preparava a partire per il Chaco (Argentina) insieme con don Graziano Celadon e gli assistenti Antonio Ferrari, Mirco Pasin e Antonio Zordan.

Cfr. Giovanni 2,17.

Tentativo di napolizzare una parola italiana: “due piccoli punti”.

Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di HEINZ SCHÜRMANN, Prima lettera ai Tessalonicesi, Città Nuova editrice Roma 1965. Le citazioni, prese dalle pagine 80-81, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

MI175,1 [09-05-1967]

1 Ieri è cominciato il caldo ; ancora un poco e poi andiamo tutti da Max ; partiremo per l’Africa, presto... No? Niente, allora! Partiremo per Bosco, quando il nostro caro tecnico avrà finito di farci le case lassù; sposteremo le tende , altrimenti andremo a finire al Chaco insieme con don Pietro che è tutto fremente per la sua partenza. Coraggio, Pietro, mai paura... “Zelus domus tuae comedit me” , la preoccupazione delle anime ti fa fremere.
Penso stamattina di sottolineare due ‘puntarielli’ : il primo lo prendiamo dalla prima parte dell’undicesimo versetto del capitolo quarto della 1ª lettera ai Tessalonicesi, e il secondo lo prendiamo dalla seconda parte dello stesso versetto.

CONGREGAZIONE storia

MISSIONI

Cfr. 1ª Tessalonicesi 4,11.

Slogan di don Ottorino. La sigla S.U.M, che don Ottorino usava spesso nel suo parlare, indica ciò che sentiva necessario per lo sviluppo della Congregazione: Santità, Uomini e Mezzi.

Don Ottorino inizialmente aveva una cassetta per la posta nella porta della sua stanza, ma anche in seguito riceveva continuamente biglietti, note, lettere da parte dei giovani e dei religiosi della Casa dell’Immacolata, che usavano questo mezzo per esporgli qualche problema, per affidarsi alle sue preghiere, per chiedergli un incontro personale.

l riferimento è sempre a don Pietro Martinello, già nominato all’inizio della meditazione.

MI175,2 [09-05-1967]

2 “Ponete il vostro onore nel menare una vita tranquilla, occupandosi ciascuno dei propri affari”.
Il nostro bravo autore commenta con queste parole, dopo una prima parte che salto completamente: “Viene così smascherato ogni attivismo inquieto, mentre acquistano la massima importanza le cose quotidiane del dovere del proprio stato”. Nella nostra vita c’è il pericolo che uno dica: “Non occorre fare tante storie straordinarie per farci santi; basta fare giorno per giorno il proprio dovere, e perciò facciamo così!”. Ecco, generalmente chi dice così fa l’impiegato statale, nel senso che non si preoccupa eccessivamente, ma prende tutte le cose con calma. Nello stesso tempo c’è colui che fa ogni cosa con precipitazione. No, no, no! Ci vuole una cosa e l’altra, cioè uno deve avere in mente dove deve arrivare, e cioè portare tutte le anime a Cristo. Perciò bisogna avere un attivismo quieto, ma anche un’ansia che divori lo spirito giorno e notte. Se io voglio fare il mio dovere, giorno e notte devo sentire dentro di me il desiderio che la Congregazione sia come la vuole il Signore, cioè devo avere la preoccupazione della ‘Società S.U.M.’ . Anzitutto devo avere la preoccupazione della santità, devo domandarmi continuamente come il Signore vuole la Congregazione; è santa la Congregazione: Non devo guardare soltanto me stesso perché io ormai ho fatto fiasco, ma chiedermi se la Congregazione è santa come la vuole il Signore. Non posso dire: “Io la meditazione l’ho fatta; chi non vuol farla si arrangi! Io ho fatto il mio dovere!”. No, questo sarebbe un delitto! Io devo pensare continuamente, sia quando viaggio in auto, sia quando mi trovo anche in un momento di divertimento, che devo portare la Congregazione a quel grado di santità che è voluta da Dio, e perciò preghiera, e perciò sacrificio, e perciò anche azione umana, azione collettiva e azione individuale. Quando, ad esempio, guarda in faccia uno di voi, sento dentro un rimorso se per colpa mia non è santo come dovrebbe. Proprio stamattina guardandovi in faccia ho ricordato che tre o quattro mi hanno scritto ; vedrete che entro la giornata li avvicinerò in un momento o l’altro. Non so perché, ma guardando uno, per esempio, ho detto: “Quello ha bisogno di una parola!”; ora vorrà dire che durante la giornata troveremo un momento per parlarci. È necessario captare queste grazie attuali di Dio e questa spinta ad agire è un dovere. Supponiamo che io abbia visto don Pietro un po’ triste, guardandolo in faccia ieri e l’altro giorno; allora ho il dovere di avvicinarlo e di chiedergli: “Sei stato poco bene? Ti è successo qualcosa?”. Sembra magari una cosa improvvisata quando lo avvicino oggi, - ho preso ad esempio don Pietro, ma non è lui che devo avvicinare - ma non è improvvisata perché mi sento ispirato a farla; è un mio dovere se voglio portare la santità che il Signore vuole. Nello stesso tempo dobbiamo preoccuparci degli uomini, cioè del numero degli uomini. Non basta dire: “Ah, bene, facciamo propaganda...”. Eh, no! Ho fatto tutto quello che potevo per le vocazioni? Ho fatto fare agli altri tutto quello che potevano fare?

CONSACRAZIONE santità

VIRTÙ

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO

APOSTOLO F.A.

CONGREGAZIONE

CONGREGAZIONE missione

DIO

VOLONTÀ

di DIO

COMUNITÀ

PREGHIERA

PENITENZA sacrificio

COMUNITÀ

corresponsabilità

AUTOBIOGRAFIA

FORMAZIONE direzione spirituale

Il riferimento è alla costruzione del Villaggio San Gaetano sulle colline di Bosco di Tretto (VI).

È proverbiale in Italia la lentezza con cui le opere pubbliche vengono portate a termine a causa della burocrazia, del disinteresse per la cosa pubblica e dell’interesse delle aziende ad allungare i tempi di lavoro per far lievitare i prezzi.

Negli anni cinquanta il comune di Vicenza assieme ad altri enti assistenziali si era fatto promotore della costruzione a Jesolo Lido di un ambiente che ospitasse durante l’estate i bambini bisognosi. Anche don Ottorino era stato invitato a partecipare al progetto come esperto dell’educazione dei ragazzi. Il progetto si arenò dietro a discussioni senza fine e inconcludenti sul piano esecutivo, per cui con una lettera del 24.1.1967 (Lettere, vol. V, p. 526-527) alla prof. Alma Sacchetto Pozza, presidente della Pia Opera Ospizi Marini, don Ottorino presentò le proprie dimissioni.

MI175,3 [09-05-1967]

3 E anche riguardo ai mezzi devo chiedermi se ho fatto tutto quello che dovevo fare. Conosco il proverbio: “Aiutati che il ciel ti aiuta!”. Il Signore manda le persone che hanno i mezzi, ma si deve coltivare queste persone. Come nel campo si ara la terra, si semina e dopo si raccoglie, anche a questo proposito succede lo stesso. Io non pretendo che il Signore faccia il miracolo, anche se il Signore viene incontro con la provvidenza, ma vuole che noi facciamo la nostra parte, che ci sforziamo di coltivare le amicizie con le anime buone per fare loro un bene e per alleggerirle un pochino di quello che hanno, di quella zavorra che potrebbe impedire il loro volo verso l’eternità, perché è più grande la carità che noi facciamo a loro che non quella che loro fanno a noi. Dobbiamo insegnare a loro a fare carità, a fare un sacrificio.
Ora noi ci troviamo impegnati in questo lavoro: la mia santificazione e quella del gruppo, poi la moltiplicazione degli uomini, l’animazione dei giovani e la ricerca dei i mezzi necessari per andare avanti. Questo deve essere un lavoro che prende continuamente, che entusiasma. Broommm! No, no, no, no! Bisogna conciliare questa preoccupazione, questa missione con un senso di calma, perché si può fare in fretta e fare ugualmente bene. L’altro pericolo sarebbe che uno dicesse: “Eh, bene, adesso, con calma! Eh, andiamo con calma!”. Per esempio, noi stiamo costruendo lassù a Bosco : si può fare in fretta con calma e si può invece fare solo con calma, e allora tutto sarà completato fra tre anni, come succede con le opere pubbliche. Quando sarete più vecchi e vi metterete dentro le cose pubbliche capirete quello che voglio dire. Io ho abbandonato gli Ospizi Marini perché hanno fatto due o tre progetti, hanno già pagato gli ingegneri, dei quali uno è morto e gli eredi hanno preteso quasi mezzo milione del progetto, e dai, e dai, e dai, e in quindici anni non si è fatto niente: hanno messo una rete metallica attorno al terreno... tutto il lavoro di quindici anni! Sedute con il preside della provincia, con il delegato del comune, con avvocati, medici... ogni tanto si faceva una seduta per fare i lavori e come conclusione l’unica cosa che è stata fatta è una rete messa attorno al terreno. Se le cose vanno fatte in questo modo è meglio chiudere la baracca. Si deve andare pure adagio perché bisogna pensarci sopra le cose da fare, ma quando si tratta di agire bisogna muoversi, figlioli. Quando si tratta di agire non si deve andare a piedi se si può andare in macchina, si va in macchina: siamo nel ventesimo secolo! E qui ci vuole tanto equilibrio, per forza, ci vuole tanto equilibrio per sapere quello che si può fare, e dove si può si deve cercare di arrivare.

VIRTÙ

PROVVIDENZA

CONGREGAZIONE collaboratori

NOVISSIMI eternità

CARITÀ

PENITENZA sacrificio

CONSACRAZIONE santità

COMUNITÀ

CREATO

APOSTOLO animazione vocazionale

PASTORALE

APOSTOLO entusiasmo

APOSTOLO missione

Don Ottorino intende dire che le parti che il fratello di don Aldo aveva viste mancanti erano in realtà già pronte presso altre sedi, come i 14 affreschi di santi che abbelliscono le pareti della chiesa, che erano in realtà delle tavole dipinte già ultimate presso lo studio dell’artista e che attendevano solo di essere appese alle pareti.

MI175,4 [09-05-1967]

4 Quando abbiamo costruito la cappella della Casa dell’Immacolata tutti dicevano che eravamo matti, che non saremo riusciti. Abbiamo pesato, visto, e organizzandoci ci siamo arrivati. Chi era con noi ricorda che un paio di giorni prima era venuto qui il fratello di don Aldo e ha detto: “Niente da fare! È impossibile, impossibile, impossibile che la finiate in tempo”. Ma era stato tutto organizzato, avevamo tutto previsto: i quadri erano già finiti da una parte, l’altra roba che mancava era finita dall’altra...
Questo lavoro di organizzazione deve essere fatto da noi, e questo si fa se ci si preoccupa prima, altrimenti capita che è ora di dire la Messa e manca il campanello: “Mah, e il campanello?”; bisognava pensarci una settimana prima e andare a comprarlo. “Mancano le ampolline... Ho tante cose da fare”. Se tu una settimana prima avessi cominciato a fare la lista delle cose che occorrono per dire Messa, uno comprava il campanello, un altro le ampolline, un altro le particole, e all’ora di dire la Messa tutto era pronto. E invece hai voluto fare tutto tu, e all’ultimo momento ti sei trovato: “Ah, manca questo, manca quello!”, e non combini niente. Ecco l’importanza di mettersi calmi qualche volta, perdere un’oretta seduti in stanza ed esaminare la situazione. Per esempio, ora stiamo costruendo le case a Bosco. È importante perdere un’oretta in camera e vedere i lavori che vanno avanti, immaginarli già in funzione, fermarsi un momentino e dire: “Se per caso capitano quindici giorni di pioggia? Allora facciamo così! Se capita questo? Facciamo così...”. Bisogna avere un piano in testa, prevedere, in modo che se capita qualche cosa improvvisamente non giunge imprevista. Non so se avete capito. Per esempio, lassù a Bosco abbiamo poco tempo davanti, e allora è meglio che facciamo così: montiamo anzitutto la casa delle donne. Appena montata la casa delle donne, non facciamo i lavori interni, ma montiamo subito quella dei religiosi perché se vengono due o tre giorni di pioggia i montatori lavorano dentro la casa delle donne. Questa è organizzazione! Con un po’ di strategia si può fare quello che si vuole. “Uhh, come si fa? E se piove? Non ce la facciamo...” . Bisogna fermarsi un pochino e lavorare con la testa. Avete capito? Fare le cose fermandosi un pochino a programmare e poi muovendosi nel farle, ma dopo averle masticate e macinate: questo è agire da uomini!

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE storia

APOSTOLO uomo

VIRTÙ

DOTI UMANE

Il riferimento è a Primo Burato, che all’epoca stava preparandosi per entrare in noviziato.

Il riferimento è a don Luigi Furlato, padre maestro dei novizi.

MI175,5 [09-05-1967]

5 Nello stesso tempo l’altra cosa importante, figlioli, è quella di sapere accettare la giornata, come viene, come la manda il Signore. Bisogna sapere che ci facciamo santi con le semplici azioni della giornata. Al Signore è gradita l’azione straordinaria, ma non è meno gradita l’azione ordinaria: Gesù, nella casetta di Nazaret, lavora come semplice operaio senza tante storie; la Madonna fa la buona mamma, la buona massaia di casa, fa da mangiare, lava e pulisce la biancheria; San Giuseppe... Non dimenticatevi che le azioni ordinarie sono mezzi di santificazione, e bisogna farle perciò con amore.
Anche se per tutta la vita dovessimo fare solo azioni ordinarie possiamo farci santi. Per esempio, se un domani dovessimo prendere il nostro caro Primo : “Senti, caro Primo, ti metto in portineria, Va’ là, fa’ un piacere, e resta lì!”. Passa un anno, due anni, dieci anni; diventa più vecchio, fa i capelli bianchi, usa il bastone, eccetera. “È morto quel prete che mi aveva detto di aspettare qui. Mi aveva detto che aspettassi qui finché non me lo diceva lui di cambiare posto. È morto da trent’anni, e io aspetto, aspetto”. “Sciocco di un portinaio... sciocco, sei sempre stato in portineria!”. Arriva in Paradiso... lui ha fatto il suo dovere e... il Signore è contento e gli dice: “Vieni, servo buono!”, perché ha fatto la volontà di Dio. Devi sentire che stai facendo la volontà di Dio quando predichi in chiesa, quando celebri la Messa, quando reciti il breviario, quando mangi, quando giochi, quando studi, purché tu sia sempre dove il Signore ti vuole in quel momento. È facile che noi crediamo di fare cose grandi quando facciamo cose spettacolari, e invece no! È grande lavarsi il volto, caro don Luigi , alla mattina per amore di Dio, è grande pulirsi le scarpe, è grande l’azione dell’andare a mangiare... tutto è grande se è fatto per amore del Signore, purché sia quella l’azione che il Signore vuole da te in quel momento. Perché se tu alla mattina ti metti addosso di nascosto una bottiglietta di profumo e ti butti in testa la brillantina, non mi sembra che sia la volontà del Signore, perché è contro la povertà perché lo hai fatto senza permesso, vorrei dire anche che è un po’ contro la purezza perché, naturalmente, è solo un mezzo perché vuoi apparire, vuoi essere ammirato, e naturalmente non piaci al Signore. Se, per esempio, tu alla mattina vieni fuori dalla stanza disordinato e messo come uno zingaro, non piaci al Signore, perché il Signore vuole che tu sia messo bene, che non sia né troppo a destra né troppo a sinistra: bisogna piacere a Dio e non dispiacere agli uomini. Perciò se tu esci dalla stanza attillato come una signorina, sappi che hai sbagliato strada: sei una signorina e non piaci al Signore. Ma se tu esci come uno zingaro, non piaci lo stesso al Signore. Ecco: se tu mangi troppo, sei una bestia e non piaci al Signore; se tu fai a meno di mangiare e fai troppa penitenza, non piaci al Signore.

FAMIGLIA papà

VOLONTÀ

di DIO

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

GESÙ

lavoratore

MARIA maternità

divina

CARITÀ

CONSACRAZIONE santità

ESEMPI Novissimi

ESEMPI Volontà

di Dio

NOVISSIMI

APOSTOLO predicazione

EUCARISTIA S.Messa

ESEMPI apostolo

ESEMPI retta intenzione

PREGHIERA

DIO amore a Dio

DIO

CONSACRAZIONE povertà

VIZI

Don Luigi Smiderle era già sacerdote da due mesi, ma continuava a svolgere il servizio di animatore fra i ragazzi delle medie e del ginnasio.

MI175,6 [09-05-1967]

6 Bisogna avere quell’equilibrio che permette di sapere dove Dio mi vuole, che cosa vuole da me. Se tu studi troppo, cioè studi come un disperato e durante la ricreazione ti affanni sempre a studiare in cortile con il libro di greco e di latino, non piaci al Signore perché in quell’ora devi fare ricreazione; ma se tu in studio perdi tempo, anche un solo minuto, non piaci al Signore. Devi sentire che fai un dispiacere al Signore. Se durante l’ora di lavoro ti metti a chiacchierare per una stupidaggine da niente, se è tempo di ricreazione lo puoi fare, ma se non è tempo di ricreazione manchi al tuo dovere. “Eh, ma c’era l’amico che ha cominciato a discorrere e ci siamo messi a chiacchierare fuori della porta!”.
Supponiamo che tu, Smiderle , sia di sopra, nello studio - non è che sia capitato a te! – e vieni fuori dalla porta e trovi un altro tuo confratello, e incominciate una conversazione: “Ehi, come ti va?”, e rimanete a conversare per più di dieci minuti durante l’ora di studio: mancate al vostro dovere. È come un operaio che sta lavorando, e durante l’orario di lavoro si mette a fumare una sigaretta e a chiacchierare; il padrone che cosa fa? Gli dà una pedata sul fondo schiena e lo manda via. Perché? Perché soltanto quando avrà finito di lavorare potrà mettersi a chiacchierare. Se quei dieci minuti di conversazione non sono necessari, se non è una cosa necessaria, di questo si deve rendere conto al Signore, perché quello è tempo di studio, e lo studio per voi è tempo di lavoro, e non si può restare fuori della porta! Se non avete una coscienza professionale di questo genere, una coscienza apostolica di questo genere, cari figlioli miei, che cosa farete un domani? Un operaio va a lavorare alla mattina dalle otto a mezzogiorno e deve lavorare; anche i professori quando vanno a scuola devono avere il permesso del preside per andare via. Gli operai, gli impiegati che vanno a lavorare, devono fare il loro dovere. E noi non abbiamo il padrone con il fucile, ma abbiamo Dio al quale dobbiamo rendere conto, e quelle azioni che non sono fatte secondo questo spirito, non piacciono al Signore, non sono profumo d’incenso, sanno di bruciato, e questo non piace al Signore. Dovete sapere che ci facciamo santi proprio con quelle azioni quotidiane, perché quelle azioni piacciono al Signore, se sono fatte con semplicità.

VIRTÙ

VOLONTÀ

di DIO

DOTI UMANE studio

DIO

ESEMPI Volontà

di Dio

PECCATO omissioni

PECCATO mediocrità

PECCATO

COMUNITÀ

confratelli

ESEMPI puntualità

CONSACRAZIONE fedeltà

APOSTOLO

1ª Tessal 4,11.

L’assistente Giuseppe Filippi era il coordinatore dei lavori al Villaggio San Gaetano di Bosco di Tretto (VI).

MI175,7 [09-05-1967]

7 Il nostro caro Paolo di Tarso ci dice: “Ponete il vostro onore nel menare una vita tranquilla...” , e il commentatore aggiunge: “Viene così smascherato ogni attivismo inquieto, mentre acquistano la massima importanza le cose quotidiane del dovere del proprio stato”.
Le parole che ho detto a voi le dovrei dire, e le dovrete dire voi un domani in qualunque parte del mondo, ai nostri buoni papà e alle nostre buone mamme. Ricordati, tu mamma, che fai da mangiare al mattino, che stai tutto il giorno attenta ai polli, che fai questo e quello... sappi che tu stai facendo la volontà del Signore; il Signore ti guarda e sorride perché vede che stai facendo quello che lui desidera. Mettici amore in quello che fai, mettici amore! E tu, uomo, che sei là con la vanga in mezzo al campo o che stai con la ruspa... “Ebbene - dice il Signore - non devi bestemmiare quando si rompe una macchina”. Filippi , ieri hanno rotto un pezzo di macchinario e uno ha detto un paio di bestemmie; non si può fare questo! Ho fatto un’osservazione ieri, ma non si può fargliela a loro, agli operai, ma fra noi in casa possiamo farcela. Vi racconto l’accaduto per farvi riposare un paio di minuti, altrimenti vi stancate troppo. È capitato che con l’escavatore che hanno lassù, e che hanno usato per poche ore il primo giorno e che poi sabato sera hanno portato via perché domenica, tutta la domenica, sono andati a lavorare da un’altra parte, come pure il giorno dell’Ascensione, perché... “Eh, bisogna prenderli i soldi!”. Ieri hanno lavorato a Bosco ed è saltato un pezzo che costa 200.000 lire. Non vogliamo dire che è stato un castigo di Dio, però ricordatevi che il Santo Curato d’Ars diceva che le cose fatte di domenica e quelle rubate sono quelle che rovinano le famiglie. Quando sabato sera ho sentito che andavano via, io avevo parlato insieme con loro, avevo cercato di interpretare bene e ho pensato tra me: “Adesso andranno perché avranno da fare una chiesa in qualche parte, andranno a lavorare gratuitamente per fare le fondamenta della chiesa, per fare un’opera di carità!”. Però, ricordatevi bene, rispettiamo la festa, rispettiamo la festa!

APOSTOLO predicazione

MONDO

FAMIGLIA mamma

VOLONTÀ

di DIO

DIO

PECCATO

CONGREGAZIONE storia

SOCIETÀ

lavoro

ESEMPI lavoro

FAMIGLIA

MI175,8 [09-05-1967]

8 “Nella luce del ritorno di Cristo si vedono con più realistica chiarezza le cose dell’esistenza e si impara a distinguere ciò che è importante da ciò che non è. S’impara anche ad essere contenti nella situazione i cui ci si trova”.
Ecco allora un altro pensiero. Siamo ancora al primo punto; poi c’è il secondo. Se io sono preoccupato di fare istante per istante quello che piace al Signore, che cosa succede? Che sono contento, anche se le cose non vanno come voglio io. “Sia benedetto Iddio che le cose non vanno a modo mio!”, diceva con la corona San Filippo Neri. A volte lo dava come penitenza: “Dirai per penitenza cinquanta volte: sia benedetto Iddio perché le cose non vanno a modo mio!”. Quando uno viene e mi dice: “Sa, don Ottorino...”. “Le cose vanno come vuoi tu?”. “No!”. “Beh, per cinquanta volte dirai: sia benedetto Iddio che le cose non vanno a modo mio!”. Io penso che dovrei dire almeno ogni ora per trecento volte questa giaculatoria; non so voi, ma a me è capitato questo, che almeno ogni ora per trecento volte dovevo dire così, ma adagio, in modo che per mezz’ora dicevo questa preghiera.

SLOGANS

VOLONTÀ

di DIO

APOSTOLO entusiasmo

PENITENZA

GRAZIA Confessione

DIO riconoscenza a...

AUTOBIOGRAFIA

PREGHIERA

FAMIGLIA papà

Montagna dell’altopiano di Asiago dove durante la Iª guerra mondiale si combatté aspramente: era una delle mete delle passeggiate dei giovani Religiosi della Casa dell’Immacolata quando salivano ad Asiago per le vacanze estive.

I Camilliani portano impressa sulla loro divisa, sul petto, una grande croce rossa. Don Ottorino scherza su questo segno, dicendo che è proprio di ogni cristiano.

Umberto Manzardo, che aveva emesso la professione religiosa in gennaio, aveva una costituzione fisica robusta e una mano pesante.

MI175,9 [09-05-1967]

9 Figlioli miei, è impossibile che nella vita le cose vadano come vogliamo noi. “Non habemus hic...”, non abbiamo qui la nostra casa, la nostra dimora, l’abbiamo in Paradiso, figlioli, siamo in viaggio per il Paradiso. Volete pretendere che uno che sta camminando verso l’Ortigara non si sieda per strada, magari perché è stanco o perché avrà male ad un piede o avrà un po’ di mal di testa o avrà fame o avrà sete, qualcosa insomma? Quante volte ho sentito frasi come questa: “Oh, finalmente siamo arrivati! Non vedo l’ora di arrivare a casa! Quanto è lontano? Non vedo l’ora di arrivare a casa, ormai non ne posso più!”.
Figlioli, ecco la nostra vita: siamo diretti al Paradiso. Quando vediamo che le cose vanno storte diciamo : “O Signore, quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi per vederti lassù in Paradiso? Io non vedo l’ora di arrivare a casa. Arriveremo anche a casa, alla nostra vera casa!”. Ma mettete in preventivo, figlioli, in qualunque parte del mondo andiate, che siamo in cammino, e quando si cammina si suda, e quando si cammina le gambe fanno male, e quando si cammina si ha sete e fame e si è stanchi. Nella nostra vita, una volta per la salute, una volta per il caldo, una volta per la primavera, una volta per l’inverno, una volta per i bronchi, una volta per la testa... ci sarà sempre qualcosa da sopportare. Momenti di depressione ce ne saranno, momenti di stanchezza spirituale in cui si vede nero ce ne saranno, e quando incontrerete le anime vedrete che è un’altalena per tutti, dai più grandi ai più piccoli. “Quando io nacqui mi disse una voce: tu sei nato a portar la tua croce!”. Conoscete questa poesia, l’avete imparata? Ed è così, è così! Prendete la gente che viene qui, provate ad aprire un pochino il vestito davanti e vedrete che sono tutti crociati; qualcuno è un bel crociato alla San Camillo de Lellis, con una croce grande grande. Figlioli, non c’è persona che non abbia la sua croce, non c’è persona che non abbia il cuore insanguinato, anche se esternamente non appare. Non illudetevi, non illudetevi, perché tante volte proprio quelli che sembrano i più contenti sono coloro che sono i più crocifissi. Bisogna allora sapere offrire al Signore con generosità. Io ho trovato il sistema, ve l’ho già detto, con don Giovanni Calabria che mi ha spinto, e mi è stato utilissimo: mettere in preventivo, mettere in preventivo la croce. Mettere in preventivo uno schiaffo non vuol dire che non faccia male quando arriva. Tu, Primo, metti in preventivo uno schiaffone, ma quando lo prendi la mascella diventa rossa. Ora se prendi un mio schiaffone “transeat”, ma se lo schiaffone è di Manzardo , caro mio, con il pugno proibito che ha, siamo messi male. Non ti sembra, Berto? Bisogna mettere in preventivo i fallimenti. Supponi che Manzardo abbia messo in preventivo di diventare cavaliere e che non lo facciano cavaliere, e allora: avvilimento! Don Pietro voleva essere monsignore e invece non è arrivata nessuna nomina, e allora niente monsignore! Bisogna mettere tutto in preventivo, con serenità. “Ma, io pensavo, io credevo, io speravo che mi mettessero qua, là, sotto, sopra...”. Metti in preventivo l’amore di Dio, metti in preventivo il trionfo del Signore, metti in preventivo la tua crocifissione, e ti passano tutte le altre storie. Eh, cose che sapete figlioli!

NOVISSIMI paradiso

CROCE difficoltà

PREGHIERE desiderio del paradiso

FAMIGLIA papà

MONDO

CROCE

ESEMPI croce

PASTORALE

CONSACRAZIONE generosità

AUTOBIOGRAFIA

CROCE sofferenza

CROCE fallimento

DIO

DIO amore di...

Don Ottorino si riferisce alla costruzione del Villaggio San Gaetano di Bosco di Tretto, dove diedero il loro apporto tutti i Religiosi della Casa dell’Immacolata con ammirevole abnegazione.

I chierici nel 1967 portavano ancora la veste talare.

Termine militare per indicare gli ampi mutandoni di tela pesante che venivano dati in dotazione alle reclute. Popolarmente: finire in “braghe da sbarco” significava essere al limite di ogni cosa, oltre il quale non si poteva andare.

L’assistente Antonio Ferrari era un ragazzone robusto e forte, dall’appetito gagliardo.

Don Ottorino dava grandissima importanza per la formazione sia alla programmazione del periodo estivo sia al lavoro manuale per le necessità della Congregazione.

MI175,10 [09-05-1967]

10 “In questa luce, anche l’orizzonte circoscritto della nostra vita privata acquista la seria importanza di un pubblico affare, e dobbiamo mettere tutto il nostro onore nel compierlo bene”.
Tu, Umberto, vai là a disegnare, sei là che tiri strisci, ma se tu lo fai con amore di Dio sei come il Papa che sta facendo un’enciclica: tu disegnando dinanzi a Dio stai facendo una cosa grande, uguale a quella, stai facendo la volontà del Signore come la sta facendola lui, e può darsi che tu lo faccia con più amore di lui e allora vale di più quel disegno che non l’enciclica. Don Pietro, un domani tu vai nel Chaco, e non si può distinguere se è più importante l’azione di innalzare un pezzo di muro o quella di metterti a predicare. Se la volontà di Dio in quel momento è quella di innalzare un muro, bisogna tirarsi su le maniche e si fa quello. Per esempio, adesso, finita la scuola, vi domanderò il sacrificio di andare a lavorare lassù e diremo: “Giù la veste , caro!”, e allora si tira giù la veste. “Giù ancora!”, e allora si leva la maglia. “Giù ancora”, e si leva la camicia. Resterete solo con la canottiera e, magari, vi metteremo con le “braghe da sbarco” . Badile e carriola: è questo il tuo mare, caro! Hai bisogno di mare? Questo è il tuo mare! Ecco, questo è il tuo mare: sei ore al giorno di badile. A proposito, se qualcuno ha bisogno di mare si faccia pure avanti, e quei lavori li faremo fare proprio a lui. Facciamo una nuova esperienza: in canottiera, con la carriola e il badile. Cominciamo con tre ore al giorno finché arriviamo a nove o dieci ore al giorno. Questo per prendere il sole un po’ alla volta. Bisogna saper vedere la volontà di Dio, sapere cantare, cantare, cantare le glorie del Signore. Ah, figlioli, questa è santità! Questi sono gli uomini che sono attesi nel mondo! Non gli uomini dei profumi, delle brillantine, delle pomate... no, no, no! Uomini che mangiano panini di pane biscottato, alla Ferrari , con del buon salame. I panini grossi, un pezzo di salame e un paio di bicchieri di vino e ‘avanti Savoia’: carriola e avanti march! Faremo le grosse manovre fino alla fine di agosto, e dopo ci penseremo. Intanto stiamo delineando l’orizzonte.

DIO amore di...

DIO cuore di...

DIO bontà

di...

DIO

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI Volontà

di Dio

MISSIONI

APOSTOLO predicazione

FORMAZIONE

FAMIGLIA papà

PENITENZA sacrificio

PENITENZA

CONSACRAZIONE santità

APOSTOLO

DIO lode a...

MONDO

Alberto Baron Toaldo, che all’epoca stava completando l’anno propedeutico al corso teologico, lavorò al Villaggio di Bosco soprattutto negli impianti idraulici

Il riferimento è a Renzo Meneguzzo, che all’epoca era già diplomato come perito agrario e che sarebbe entrato come postulante nell’anno scolastico 1967-1968.

MI175,11 [09-05-1967]

11 Supponiamo che Alberto abbia bisogno di mare, e allora lo mettiamo in mezzo ai servizi igienico sanitari, perché là c’è l’acqua, e dopo lo mettiamo con la carriola e là c’è il sole. Lui nel fare queste cose deve metterci lo stesso amore con il quale uno deve predicare, facendo bene quella saldatura in modo che non abbia da perdere, e nel sistemare la terra bene, domandando al Signore: “Vuoi proprio così? Aspetta, perché il Signore non è stato contento che abbia sprecato una carriola di terra così”. Il suo padrone è Dio, il suo padrone è Dio. Questo è il cristianesimo delle nostre buone vecchie, dei nostri buoni vecchi: i nostri vecchietti lo vivevano così, figlioli, il cristianesimo, e noi dobbiamo viverlo così perché dobbiamo trapiantarlo così in giro per il mondo.
L’altra domenica sono venuti il papà e la mamma, il fratello e la sorella di Renzo , tutta la famiglia. Renzo è il più piccolo ed è preoccupato di una cosa sola: quando entrerà verso la fine di giugno vuole che ci sia da lavorare. Pensate che lui aveva già programmato di andare a fare la campagna della trebbiatura: è perito agrario e studia agraria, e aveva già combinato di fare la campagna della trebbiatura perché non vuole essere di peso alla famiglia che non gli ha mai fatto mancare niente. Ha detto: “Non voglio essere di peso alla famiglia, perciò io studio e ce la metto tutta, ma se posso aiutarla lo faccio volentieri”. Perciò ogni anno lui lavora alla trebbiatura del grano per prendere dei soldi e dopo li consegna in casa: “Almeno mi aiuto per pagare i libri, per una necessità e per l’altra...”. E aveva già combinato questo, però ha cambiato programma: “Vengo a condizione che ci sia da lavorare”. E allora gli ho detto che la trebbiatura c’è anche qui e che non abbia paura. E lui: “Fatemi lavorare; basta che mi facciate lavorare, che mi facciate lavorare tanto!”. Sua mamma mi diceva: “Ieri una famiglia vicina aveva bisogno di seminare il granoturco e allora hanno chiesto a Renzo se, per piacere, dava loro una mano. E lui: “Sì, sì, pronto!”. È andato là tre o quattro ore per seminare, ma quando è arrivato mancava la semente. ‘Avete la semente buona?’. “Beh, insomma, abbiamo questa!”. “ Questa non è buona!’. È andato a casa a prendere la semente, sicchÈ lui ha portato anche la semente. Poi ha lavorato tre, quattro ore, dopo essere andato a scuola, ha portato la semente, e alla fine gli hanno chiesto che cosa dovevano dargli. ‘Un’Ave Maria’, ha detto, ma lo ha fatto con un sorriso tale che gli hanno detto: ‘Non vorrà scherzare!’. E lui: “Un’Ave Maria”. Ha fatto una predica di quelle meravigliose, e si è sacrificato così”.

ESEMPI Volontà

di Dio

CARITÀ

APOSTOLO predicazione

ESEMPI retta intenzione

CHIESA cristianesimo

FAMIGLIA

SOCIETÀ

lavoro

ESEMPI testimonianza

CONSACRAZIONE generosità

CARITÀ

amore al prossimo

PENITENZA sacrificio

Nelle liturgie in memoria dei defunti oltre alla Santa Messa poteva venire richiesto dai familiari il canto dell’ufficio, che consisteva nel canto dei salmi del mattutino della liturgia delle ore dei defunti.

Nel 1967 la somma di 5000 lire era notevole, anche tenendo conto che Crotone era una delle città più povere d’Italia.

Don Ottorino tenta di esprimersi in italiano semplice per farsi capire dall’ugandese fratel Maxensio.

Leonzio Apostoli, che frequentava il 3° anno del corso teologico, era responsabile di uno dei settori delle attività lavorative nella Casa dell’Immacolata.

Antonio Bottegal frequentava all’epoca l’anno propedeutico al corso teologico.

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MISSIONI;CONSACRAZIONE generosità;FAMIGLIA mamma;VOLONTÀ di DIO;FAMIGLIA figli;COMUNITÀ servizio reciproco;CARITÀ amore al prossimo;MONDO;DOTI UMANE sport;CONSACRAZIONE santità12 Così dovete essere anche voi: andare per il mondo a servizio, senza far pesare il vostro servizio, senza dire: “Io adesso l’ho battezzato e bisogna che mi dia mille lire! Ah, non dico la Messa per duecento lire!”. Non dobbiamo far pesare il nostro servizio.
Infatti a Crotone, ringraziando il Signore, hanno adottato questo sistema, e se c’è un posto dove fanno offerte è proprio là: per un ufficio , per esempio, davano 5000 lire . Domandate a Zordan: quando cantavano un pochino alla fine delle Messa ricevevano 5000 lire. Loro non domandavano niente né per il Battesimo, né per i Matrimoni: con una mano ricevevano e con l’altra davano. Questa cosa è bellissima! Però, ecco la distrazione che ho avuto. Renzo è andato a casa a prendere la semente e l’ha portata dove c’era la semina da fare. Bisogna che da questa Casa possa partire la semente dei veri cristiani. Max, capisci questo italiano? La semente buona di granoturco fa venire grano buono, la semente buona di zucca fa venire zucche buone. Semente buona qui, portare là in Africa e far venire frutti buoni. Se vogliamo far crescere cristiani come i nostri papà e le nostre mamme, bisogna che qui ci sia questo spirito, questo cristianesimo, ma dobbiamo viverlo noi per primi in modo meraviglioso. Se vogliamo far venire fuori una mamma che dica: “Bene, sia fatta la volontà del Signore! Vuoi un figlio? Mi dispiace, ma è tuo e te lo offro!”. Se vogliamo far venir fuori queste mamme, bisogna che quando uno sta giocando a pallone e arriva un altro a chiedergli: “Ehi, vieni?”, sappia rispondere: “Ben, sì, sì, per carità, vengo!”. Ma non deve farlo perché lo chiama don Ottorino, ma anche se lo chiama un amico, se lo chiama un assistente. È appena incominciata la partita e siete là che giocate e viene Leonzio : “Ehi, vieni ad aiutarmi a tirare giù i pannelli?”. Vorrei vedere io la volontà di Dio, quando una partita è incominciata sul serio, nel momento in cui si sta magari per vincere o si è in pericolo di perdere, e con tutta semplicità Leonzio da sciocco dice: “Ehi, Bottegal , fa’ un piacere, vieni qui a darmi una mano a tirare giù un pannello”. “Eeeehhh, andiamo, dopo. Che cosa importa ora?”. Vedere la volontà di Dio nello sciocco che ti chiama fuori tempo è importante: tutto il resto non importa se è la volontà di Dio. Una volta avrebbero detto che questa sarebbe la santità, ma adesso è tutto superato!

APOSTOLO

EUCARISTIA S.Messa

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CHIESA cristianesimo

CONGREGAZIONE spiritualità