Anche per questa meditazione don Ottorino si serve dell’articolo di P. DOMENICO MONDRONE S.I., Don Edoardo Poppe. Un modello insigne del clero d’oggi, in La Civiltà Cattolica del 15.4.1967, anno 118, quad.2804, pagg.126-141. Le citazioni vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
Don Ottorino sostituisce, nel testo registrato, come amava far spesso per attrarre l’attenzione, il nome di don Edoardo con quello di Pietro Simonetto, religioso della Casa dell’Immacolata addetto al laboratorio di falegnameria.
Giuseppe Giacobbo stava completando all’epoca il 3° anno del corso teologico.
Evidentemente don Ottorino si riferisce a parole di S.E. mons. Sebastiano Baggio, nunzio apostolico in Brasile, durante una breve visita alla Casa dell’Immacolata.
MI182,1 [24-05-1967]
1 Continuiamo, allora, a commentare la vita di don Edoardo Poppe. “Leggendo la biografia di don Edoardo scritta dal padre Marziale Lekeux, ci è parso di avere continuamente sotto gli occhi la figura del sacerdote profilata secondo le esigenze post-conciliari e perfettamente conforme alle indicazioni ripetute da Paolo VI quasi tutte le volte che ha avuto occasione, in questi ultimi tempi, di parlare ad ecclesiastici”. Figlioli, dobbiamo anche noi essere preoccupati di essere come ci vuole la Chiesa adesso con il Concilio. Questo sacerdote sarebbe un modello meraviglioso di sacerdote post-conciliare, come lo vuole oggi la Chiesa, cioè come lo vuole Cristo oggi. Oggi il Signore vuole che i sacerdoti, e intendiamo sacerdoti e diaconi, gli apostoli insomma, abbiamo un dato colore. Questo autore dice che don Poppe aveva questo colore. “In una lettera al card. Vicario per il IV centenario dell’istituzione del Seminario Romano, il Papa, alludendo al lavoro formativo di quegli alunni, raccomandava: “Finalmente, giacché la loro formazione al sacerdozio ha felicemente luogo nell’epoca del Concilio Ecumenico, riflettano con somma attenzione su quest’ora importantissima, in cui la Chiesa cattolica cerca nuove vie e nuovi metodi per portare più adeguatamente agli uomini il messaggio di Cristo. Perciò, come sono oggi testimoni oculari di questo grandissimo avvenimento della Chiesa, così non guardino a sforzi e a sacrifici per poter un giorno diventare dei ministri di Dio, quali li desidera il Concilio Ecumenico”. Queste parole sono rivolte dal Papa anche a voi. Voi direte: “Anche a don Ottorino!”. Sì, ma quando parla dei preti, parla a quelli di adesso, mentre ormai io lo sono da ventisette anni, e adesso è un’altra vita. Il Papa dice: “Riflettano con somma attenzione - Giacobbo , con ‘somma attenzione’, non con ‘abbastanza attenzione’ - su quest’ora importantissima...”. Il Papa non è un commerciante che dice: “Questa è la migliore merce del mondo: questa qua, questa là...”, cioè uno che dice le bugie per vendere la sua merce, non è un cantastorie. Il Papa misura le parole “quest’ora importantissima”, e noi siamo inseriti in quest’ora importantissima. Se non sbaglio, qualcosina del genere ha detto ieri anche il nunzio apostolico, mons. Baggio. “... in cui la Chiesa cattolica cerca nuove vie e nuovi metodi per portare più adeguatamente agli uomini il messaggio di Cristo”. Voi non preoccupatevi di cercare nuove vie e nuovi metodi; li avete in mano, non state a cercarne degli altri, li avete già. “Perciò, come sono oggi testimoni oculari di questo grandissimo avvenimento della Chiesa, così non guardino a sforzi e a sacrifici per poter un giorno diventare degni ministri, quali desidera il Concilio Ecumenico”. Per inserirsi in quest’ora grande della storia non bisogna guardare a sforzi e sacrifici; ed è appunto la cosa che di solito si cerca di sfuggire.FAMIGLIA papà
CHIESA Concilio
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
APOSTOLO
CHIESA Papa
FORMAZIONE
Il riferimento è a un filmato, girato nella Casa dell’Immacolata per l’animazione vocazionale, nel quale l’assistente Severino Stefani appare come ciclista,
L’assistente Severino Stefani era partito nel novembre 1966, assieme ad altri tre confratelli, per aprire la prima comunità della Congregazione in America Latina, nella diocesi di Zacapa in Guatemala.
Il riferimento è a Primo Burato, che stava preparandosi per l’anno di noviziato.
La Madonna chiese esplicitamente ai veggenti di Fatima, nelle apparizioni di luglio e di agosto del 1917, di fare sacrifici per i poveri peccatori.
La Madonna lo chiese a Bernardetta durante l’ottava apparizione il 24.2.1848.
Gaetano Scortegagna stava completando, all’epoca, il 3° anno del corso teologico.
MI182,2 [24-05-1967]
2 È impossibile, figlioli, è impossibile, e don Poppe lo affermava, essere preti, essere diaconi, essere apostoli senza essere crocifissi. Ieri mattina terminavamo la meditazione con queste parole: “Un cuore di sacerdote che non sanguina non è un cuore di sacerdote!”. E il Papa dice: “... così no guardino a sforzi e sacrifici per poter un giorno diventare degni ministri...”. Portando il discorso su altro campo dicevamo che non è possibile senza allenamento andare a fare le corse. Avete visto nel cinema Severino che correva in bicicletta, e correndo in bicicletta accettava il sacrificio per vincere poi qualche coppa. Allenato al sacrificio ha potuto andare in America , e in America, da come scrive Severino, fa molto bene, ringraziando il Signore. Perché? Perché era allenato a correre, era allenato al sacrificio. Figlioli, senza questa parola è impossibile essere apostoli efficaci: casca il palco. Senza H2 non abbiamo l’acqua, col solo O non l’abbiamo. Per avere l’acqua ci vuole H2O, ma ci vuole l’H2. Senza sacrificio non abbiamo l’apostolo; senza il sacrificio non avviene la reazione che nel nostro caso è la trasformazione delle masse, la trasformazione delle anime. Caro Primo , mi guardi? È così, niente da fare! E il sacrificio deve essere volontario, desiderato, cercato. Penitenza, penitenza, dice la Madonna a Fatima ; penitenza, penitenza, dice la Madonna a Lourdes ; penitenza, grida Cristo; penitenza, gridano i libri santi. Figlioli miei, bisogna fare penitenza; bisogna accettare le penitenze che ci sono date dalla vita comune, che ci sono date dal sacrificio quotidiano, e bisogna aggiungerne, farne ancora di penitenze. Gaetano , mi guardi? Oggi si sfugge alla penitenza, oggi si cerca di fare di tutto per “massimo rendimento e minimo sforzo!”. Sì, utilissimo, ma non crediate che si possa salvare il mondo senza sangue. Bisogna dare il sangue, o di giorno o di notte: bisogna dare sangue. E, se non versate sangue, pensateci bene prima di andare avanti. Guardate che spesso noi cerchiamo il nostro comodo in tutto e per tutto; la sicurezza, il comodo, questo e quello. Questa non è la strada: avete sbagliato strada, figlioli! La strada che porta alla salvezza delle anime è una strada insanguinata, è una strada piena di spine, piena di sangue, di incomprensioni, di croci, di martirio. Niente da fare! È un camminare per il Calvario con la croce sulle spalle, e ogni tanto anche con qualche caduta, e poi ci si riprende. Certi libri, certe riviste che mostrano l’apostolato come qualcosa di umano, non indicano la strada giusta. Eccola qui la parola di don Poppe: “Un cuore di sacerdote che non sanguina non è un cuore di sacerdote!”, e il Papa: “... così non guardino a sforzi e a sacrifici per poter un giorno diventare degni ministri di Dio, quali li desidera il Concilio Ecumenico”! Ecco come è interpretato il Concilio Ecumenico, come li desidera perché diventino ministri di Dio: il Concilio Ecumenico li vuole così, non c’è altra strada: sacrificio! Che gli altri tirino pure fuori che il Concilio Ecumenico ha detto diversamente... Sì, sì, signori, ma prima devono essere così!FAMIGLIA papà
DIACONATO diacono
SACERDOZIO prete
APOSTOLO
CROCE sofferenza
CROCE sangue
CHIESA Papa
PENITENZA sacrificio
VIRTÙ
MISSIONI
APOSTOLO salvezza delle anime
PENITENZA
MARIA Fatima
MONDO
VIZI
CROCE martirio
Il professore Riccardo Vicari era insegnante di materie letterarie alla Casa dell’Immacolata.
L’assistente Giuseppe Filippi era insegnante di materie scientifiche alla Casa dell’Immacolata.
Il riferimento è alla meditazione precedente, sempre su don Edoardo Poppe.
MI182,3 [24-05-1967]
3 Andiamo avanti ancora. “E più in particolare, parlando ai parroci di Roma e ai predicatori della quaresima, Paolo VI si faceva ad insistere “sulla elementare conclusione che reclama nel sacerdote una fedeltà al Vangelo, un’animazione della grazia, uno sforzo morale che traduciamo nella semplice, ma densa parola santità...”. Figlioli, viene il professor Vicari a fare scuola di italiano e di latino. Un giovane alza la mano: “Professore, per piacere, mi dica che cosa vuole dire questa parola?”. “Non lo so”. “Per piacere, professore: rosa, rosæ, che cos’è?”. “Non lo so”. E avanti così. Che cosa ne dite? Venite da me: “Don Ottorino, lei ci ha messo un professore di latino in liceo, ma quello non è capace di insegnare neanche in prima media. Non sa neanche cosa voglia dire ‘rosa, rosæ, rosarum’... non sa niente”. Viene a farvi scuola di matematica il professor Filippi , e cominciate a domandare: “Professore, per piacere quanto fa due moltiplicato tre?”. “Otto”, dice lui. “Ma, professore, come mai? Il mio maestro mi insegnava che fa sei”. “Il tuo maestro è un cretino e non capisce niente: fa otto, perché io so la trigonometria”. Voi dite: “Poveretto, poveretto; c’è un angolo fuori posto nella testa!”. Figlioli, ricordatevelo bene: uno che insegna il latino deve sapere il latino, uno che insegna matematica deve sapere la matematica, uno che insegna la santità - perché noi siamo maestri di santità - deve sapere, conoscere e vivere la santità. Altrimenti, don Poppe diceva una parolina: “Siamo venditori di ciance!” ; mi pare che dicesse una frase così, no? Fratelli, non vendete ciance, non vendete ciance! Tu parti per andare a predicare il Vangelo e non sei santo? Sei un venditore di ciance. “Chi vuol partire per il Brasile?” “Io, io...”, avete detto tutti quanti voi. Siete santi? E allora non andate a vendere ciance, non andate a vendere ciance.CHIESA Papa
FAMIGLIA papà
FORMAZIONE
ESEMPI santità
ESEMPI testimonianza
CONSACRAZIONE santità
Lc 5,11, anche se la lezione esatta è al plurale: “... relictis omnibus, secuti sunt eum”.
Il riferimento è a fratel John Berchmans Kayondo, religioso ugandese ospite nella Casa dell’Immacolata.
MI182,4 [24-05-1967]
4 Come si fa a farsi santi? Donandosi interamente al Signore senza riserve, figlioli. Quando il Signore ha chiamato Pietro: “Lascia barca, reti, pesci...”, Pietro “relictis omnibus secutus est eum” . Mi pare che sia questa la frase latina: “relictis omnibus...”, che vuol dire: padre, madre, pesci... persino i pesci! Il Signore ha fatto in modo che Pietro prendesse una grande quantità di pesci, di bei pesci grossi, glieli ha fatti anche contare, e sul più bello gli ha detto: “Adesso vieni e seguimi”, e così Pietro ha dovuto lasciare là anche i pesci. Forse avrà mandato a chiamare un ragazzino e gli avrà detto: “Va’ a chiamare tuo padre perché venga a prendersi il pesce perché io devo andare via”. Andare dove? Non importa niente. Pietro non ha chiesto a Gesù: “Dove mi accompagni? Dove mi dai da mangiare questa stasera? Dove andremo a dormire questa sera?”. Gesù gli ha detto: “Vieni e seguimi, fidati di me!”. Il Signore domanda questo anche a noi: lasciare tutto. “Vieni e seguimi!”. “Dove?”. “Su per il monte Calvario! Vuoi venire?”. “Sì, con te sconvolgeremo il mondo!”. Figlioli, il mondo di oggi, il mondo seminaristico, il mondo religioso, misura troppo, pesa troppo quello che lascia, calcola troppo. Prende un pesce e se lo mette in tasca, prende un pezzo di rete e se lo mette intorno ai fianchi ben nascosto perché in caso che non vada d’accordo con il Signore ritorna ancora a pescare, e poi incomincia a domandare: “Signore, dove mi porti? Che cosa mi dai da mangiare questa sera? E dove, e dove?”. Figlioli, questa non è santità, questa non è donazione. Questo è calcolo umano, questo è ‘menare per il naso’ il Signore. Il Signore non ha bisogno di noi, ma vuole tuttavia avere bisogno di noi, ma di noi totalmente, tutti interi: ecco la santità! Il Papa parla chiaro: ecco gli uomini che il Concilio chiede, che il Concilio domanda. E’ facile, sapete, portarsi via due o tre pesci dicendo: “Me li porto via solo come ricordo del lago di Genezaret, non per altro. Tengo come ricordo questo piccolo pesce in un vasetto di vetro, solamente come ricordo!”. Ma quel pesciolino in seguito ne fa degli altri, che poi diventano grandi, e a un dato momento ti riportano nel lago. Mi guardano e tacciono! John , mi dispiace che tu non capisca il dialetto, ma hai capito la parola santità? Quella la capisci... Beati voi!FAMIGLIA papà
CONSACRAZIONE santità
APOSTOLO chiamata
GESÙ
sequela
APOSTOLO distacco
PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
Via Crucis
FAMIGLIA
MONDO
FORMAZIONE case di formazione
CONSACRAZIONE vita religiosa
PECCATO mediocrità
Don Luigi Mecenero già si trovava in Brasile dal mese di febbraio di quell’anno1967.
Siamo negli anni 60, proprio a ridosso dei primi trapianti di cuore effettuati dal professor Cristian Barnard, che aprirono la strada alla tecnica dei trapianti d’organo.
MI182,5 [24-05-1967]
5 “Se ogni fedele è chiamato a realizzare in sé tale pienezza di vita cristiana, quanto più il sacerdote, che deve precedere e istruire con l’esempio, ancor più che con la parola, il Popolo di Dio!”. Torniamo ancora all’esempio della matematica. C’è uno che deve andare a far scuola di matematica, laureato all’università di Padova, laureato professore di matematica, o ingegnere che è lo stesso. Lo mandiamo in Brasile a insegnare matematica. Si presenta subito un bambino di prima elementare per imparare matematica. Poi, fuori della porta trova un maestro di meccanica che domanda di imparare la matematica; poi trova un altro, un tecnico, che gli domanda lezioni di matematica. Lui, il ‘magister’, deve essere maestro del bambino delle elementari, deve essere maestro del maestro di meccanica e maestro del tecnico, perché lui è stato mandato come ‘magister’ nelle scienze matematiche. Ora mandiamo a Resende in una parrocchia di diecimila anime don Luigi Mecenero. Incontra un bambino e gli chiede: “Hai fatto la prima comunione?”. “Io no. Che cos’è la comunione? Io non so che cosa sia!”. Ecco uno di prima elementare. Beh, fino a qui ci arriviamo. Subito dopo viene un’altra persona che domanda: “Senta, ho sentito parlare della transustanziazione. Che cos’è, per piacere? Ho sentito parlare di due nature in Gesù Cristo, quella umana e quella divina: che cosa sono?”. E avanti... Subito dopo arriva un’altra persona che dice: “Io vorrei fare il voto del più perfetto. Ne ho sentito parlare un pochino: come potrei prepararmi bene?”. “Aspetti un momentino che vado a consultare il testo di morale”. Sapete che cos’è il voto del più perfetto? No? Nel mondo ci sono tante anime che lo fanno, cioè fanno il voto di dare al Signore, tra due azioni, quella più perfetta, quella che piace di più al Signore. Nel mondo ci sono parecchie di queste anime, che troverete un domani quando andrete in parrocchia e dove voi vi metterete come ‘magister’. E il ‘magister’ alla sera potrebbe dire: “Ah, questa sera non ho voglia di fare questa cosa e la tralascio; vado a vedere piuttosto la televisione e così mi distendo un pochino!”. E troverete quella povera mamma o quel papà che viene con tutta semplicità a dire: “Sa, ho l’impressione che ieri sera non ho fatto il più perfetto, perché ho mancato un pochino: ho bevuto un bicchiere d’acqua prima di andare a letto; avrei potuto scegliere il più perfetto e fare un atto di mortificazione!”. State attenti, perché arrossirete quando non c’è più tempo. State attenti perché piangerete quando non c’è più tempo, quando vi troverete a dover dire: “E adesso che cosa faccio?”. Sarebbe come trovarsi nella sala operatoria, vedere l’ammalato bisognoso di un’operazione al cuore , e voi, non sapete neanche come prendere in mano il bisturi. Potrebbe capitare anche questo! E, magari, andate a cercare il cuore nel posto dove si trova l’appendicite. Preoccupatevi di salire, figlioli; anche di conoscere, ma specialmente di salire, di salire... su, su!ESEMPI parola
ESEMPI studio
PASTORALE parrocchia
PASTORALE
MISSIONI
ESEMPI apostolo
ESEMPI santità
PECCATO mediocrità
FAMIGLIA mamma
Don Ottorino continua a leggere e a commentare l’articolo di p. Mondrone, il quale a sua volta cita un discorso di Paolo VI del 1965.
Come era sua abitudine don Ottorino cerca sempre di risvegliare l’interesse dei presenti. Qui nomina Giuseppe Giacobbo, che già aveva nominato all'inizio, e poi Livio Adessa che stava completando all’epoca il 1° anno del corso teologico.
Don Ottorino mette in guardia i suoi giovani sulla ricerca di essere aggiornati, specialmente se questo aggiornamento deriva da giornali o da riviste che non portano la voce ufficiale della Chiesa, anche se stampati da Istituti religiosi.
Don Ottorino legge sempre le parole di Paolo VI, riportate nell’articolo di p. Mondrone.
MI182,6 [24-05-1967]
6 E continuo ancora un po’ con le parole del Papa. “Sviluppando poi, punto per punto, il grande tema, continuava: “A nulla servirebbero le riforme, le riforme esteriori, senza questo continuo rinnovamento interiore, questo studio di modellare la nostra mentalità su quella di Cristo, in conformità all’interpretazione che la Chiesa ci offre...”. Che cosa interessano un domani tutte le riforme esteriori, anche quelle giuridiche, e una croce di più o una di meno nella Messa, e il parlare un po’ di italiano di più o di meno, se non c’è questa nuova mentalità, se non c’è questa riforma interiore, questa preoccupazione di “modellare la nostra mentalità su quella di Cristo”? Stamattina, come preghiera di ringraziamento alla comunione, io ho detto solo questo al Signore riguardo alla prossima settimana: “Signore, fa’ che io pensi quello che pensi tu, ma solo quello che pensi tu! Che io ami solo quello che ami tu; che io ascolti solo quello che tu ascolteresti! Che io dica solo quello che tu diresti; che io faccia, che io agisca solo nel modo che faresti tu, e fa’ che io riesca, o Signore, a fare in modo che tutti i fratelli della nostra Casa, della nostra Congregazione, possano pensare, parlare, sentire e agire come faresti tu! Ti domando solo questo, non ti domando altro, Signore. Ti domando solo questo. Ti ho chiesto soldi? Niente... solo questo, Signore”. Ho domandato abbastanza? Per voi penso di sì. Ho chiesto proprio questo al Signore; ecco la preghiera di questa mattina. Vi dico che bisogna essere preoccupati di questo, cioè di “modellare la nostra mentalità su quella di Cristo”, in modo che il Signore possa dire di ogni nostra azione: “Anch’io avrei fatto così! La stessa cosa l’avrei fatta anch’io”. Bisogna che in tutte le cose che facciamo ogni giorno possiamo proprio dire: “Anche Gesù avrebbe fatto così!”. Per esempio, andiamo a domandare un permesso: “Gesù chiederebbe quel permesso?”. In quel dato momento e in quel dato posto in cui siamo bisogna chiedersi: “Gesù, farebbe così?”. Trattiamo con un compagno: “Tratteremmo così Gesù?”. Se non modelliamo la nostra vita sulla mentalità di Gesù non possiamo pretendere di essere santi, neanche per sogno! Ci illudiamo di farci santi. Giacobbo, che cosa ne dici? Adessa, che cosa ne dici? Mi guardano come volessero dire: “Ma, don Ottorino...”. Il Papa continua: “... in conformità all’interpretazione che la Chiesa ci offre...”. Ecco la frase completa: “... modellare la nostra mentalità su quella di Cristo, in conformità all’interpretazione che la Chiesa ti offre...”. Perciò quando voi avete in mano i testi conciliari e i discorsi del Papa, voi avete tutte le riviste di questo mondo. Voi dovete essere preoccupati di modellare la vostra mentalità sul Vangelo, sui testi conciliari e sui discorsi del Papa, e siete a posto. Perché? Perché noi abbiamo un magistero, e ad esso noi ci attacchiamo. “Credere che si possa avvicinare il mondo ed avere un influsso cristiano sopra di esso, assumendo, noi sacerdoti, i suoi modi di pensare e di vivere, sarebbe illusione, sarebbe privare della sua virtù reattiva la nostra presenza tra gli uomini”.APOSTOLO vita interiore
EUCARISTIA comunione
PREGHIERE per essere come Lui
CONGREGAZIONE spiritualità
CONSACRAZIONE
GESÙ
unione con...
CARITÀ
amore al prossimo
CONSACRAZIONE santità
CHIESA Papa
CHIESA Concilio
Cfr. Matteo 5, 13.
Il riferimento è ai signori Arnaldo e Mina Marzotto, che vivevano in Brasile, ma che avevano a Vicenza una figlia sposata con il signor Angelo Festa.
MI182,7 [24-05-1967]
7 Ecco l’eresia moderna! Il Papa sottolinea l’eresia moderna: oggi cioè, purtroppo, la maggioranza, - e dico la parola giusta: sono pronto a dimostrarvelo, se volete - la maggioranza degli uomini di Chiesa crede e si illude di salvare il mondo assumendo i modi di pensare e di vivere del mondo. Il Papa dice: “Credere che si possa avvicinare il mondo - avvicinarlo, si può anche fare! - ed avere un influsso cristiano sopra di esso, assumendo, noi sacerdoti, i suoi modi di pensare e di vivere, sarebbe illusione, sarebbe privare della sua virtù reattiva la nostra presenza tra gli uomini”. Se io prendo un sacerdote o un diacono, e questo sacerdote o diacono assume il modo di pensare e di agire del mondo per poter andare in mezzo agli uomini e portare gli uomini a Cristo, sarebbe togliere a questo apostolo la sua ‘virtù reattiva’, cioè praticamente sarebbe come buttare una manata di sale che non sala più, che è diventato insipido. Noi dobbiamo entrare in mezzo al mondo per portare la reazione; il nostro contegno deve essere, vorrei dire, proprio di scandalo in mezzo agli uomini. Perché? Perché dobbiamo comportarci come si comportava il Cristo, il quale ogni volta che andava a pranzo suscitava una zuffa, o perché diceva una parola o perché perdonava un peccato... Insomma, la gente lo attaccava perché era il Cristo. Anche noi dobbiamo portare Cristo, non c’è niente da fare, e se andiamo a pranzo e lì c’è Cristo, allora discorreremo di Cristo, e allora ci innalzeremo sopra la tavola; ma se lì c’è il demonio, non c’è niente da fare: il Cristo e il demonio devono darsi quattro pugni. C’è niente da fare, e siccome noi rappresentiamo il Cristo, le prendiamo anche noi. Per esempio, venerdì sera sono invitato a pranzo dai sigg. Marzotto; mi hanno telefonato ieri sera i Festa. Non c’è niente da fare: o a pranzo c’è Cristo in casa, o altrimenti Cristo salta fuori e comincia. Cioè o si intavola la conversazione in forma cristiana, senza fare di tutta la conversazione una meditazione, perché io non posso non andare e un momento o l’altro non entrare sui nostri argomenti, o rimango a casa. E se lì c’è qualcuno che reagisce cominciamo a far volare bicchieri e bottiglie perché il Cristo, quando incomincia, tira dei colpi duri. Un’altra volta faranno a meno di invitarmi: pazienza, almeno quella volta che ci sono andato ho approfittato per far scoppiare una bomba. Guardate che non c’è un’altra strada, insomma!CHIESA Papa
CREATO
CHIESA
APOSTOLO salvezza delle anime
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
APOSTOLO
APOSTOLO testimonianza
CONSACRAZIONE
ESEMPI apostolo
APOSTOLO F.A.
APOSTOLO ambasciatore di Dio
CROCE Demonio
GESÙ
centro
AUTOBIOGRAFIA
to popolare per indicare che ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti.
Don Ottorino aveva all’epoca 51 anni e l’assistente Vinicio Picco ne aveva appena 38!
MI182,8 [24-05-1967]
8 E voi vedete che il Papa parla chiaro, e queste cose le abbiamo dette ripetutamente anche noi, e don Poppe ha scritto che non dobbiamo vestirci delle vesti del mondo, che non dobbiamo essere preoccupati di vestirci secondo i gusti del mondo. E allora, figlioli, dovete stare attenti perché le cose del mondo sono speciose. Quando sentite la gente che dice: “Il prete dovrebbe essere così, il prete dovrebbe essere colà...”, chi è che dice queste parole? Le dice il Papa? Le dice un santo? “Eh, ma, sa, i professori di pedagogia, i professori di psicologia, i professori...”. Sì, sì, tutto quello che vuoi, tutto quello che vuoi...“Il prete deve essere così per non prendere i sassi sulla testa. Il prete deve essere così per non prendere le botte sulla testa per strada, per non prendere le botte...”. Ma siccome il prete le botte le deve prendere, ergo... Non so se ci capiamo! Purtroppo, oggi c’è una quantità esagerata di libri e di riviste che dicono: “Il prete deve essere così per passare inosservato, passare in mezzo alla piazza dei signori senza che si veda che è un prete”. Sì, e allora indossa una parrucca da donna, e così credono che tu sia una signorina e vengono a darti anche un bacino. Oggi si cerca questo. E invece no! Oggi il prete deve apparire prete, perché se venisse giù un angelo dal cielo in mezzo agli uomini si dovrebbe dire: “Ecco un angelo venuto dal cielo!”. Voi dovete discendere in mezzo agli uomini come uomini venuti dal cielo: in tuta o con il volante in mano o con il calice in mano, non importa, ma devono vedere che siete uomini discesi dal cielo, venuti in mezzo agli uomini per portare il Cristo. Ecco l’essenza della nostra rivoluzione, ecco gli uomini rivoluzionari, quelli che sconvolgeranno il Brasile, l’America Latina e il mondo intero, senza tante arie, con semplicità, ma senza rispetti umani, senza ostentazione, ma anche senza tirarsi indietro. Così il Signore mi ha creato. “Dio me l’ha data questa gobba e guai chi me la tocca!”. Caro Vinicio, ci compatiscono noi vecchi , perché continuiamo ad insegnare le stesse cose. D’altra parte, finché sono vivo, dirò queste cose e altre ancora peggiori di queste.CHIESA Papa
MONDO
SACERDOZIO prete
APOSTOLO testimonianza
ESEMPI testimonianza
APOSTOLO uomo di Dio
CREATO
APOSTOLO ambasciatore di Dio
VIRTÙ
semplicità
MI182,9 [24-05-1967]
9 “In questo contesto e con intenzioni chiaramente allusive a talune sporadiche inquietudini apparse in giro: “Fidatevi, raccomandava il Papa, del magistero ecclesiastico, apposta istituito e assistito da Nostro Signore per confermare i fratelli”. Al sacerdote ricordava di essere “prima di tutto ordinato alla celebrazione del sacrificio eucaristico” e al tempo stesso “di farne alimento di vita soprannaturale per sé e per i fedeli”. E sull’obbedienza? “Anche su questo campo quanta inquietudine, quanta critica, quanta insofferenza. Eppure la risposta è sempre la stessa: l’autorità della Chiesa è voluta da Cristo”, cosicché “l’oboedientia et pax, tante care a papa Giovanni, sarà rimedio a questo genere di inquietudine che talvolta si fa sentire nelle file del clero”. “Tutti richiami e ammonimenti che riecheggiano così calzanti nella memoria di chi legge la vita di don Edoardo Poppe, che se si dovesse proporre un modello completo ai sacerdoti, come li vuole Paolo VI, ci sembra, di non saperne indicare uno più indovinato dell’eroico cappellano di S.Coletta a Gand, poi direttore nel convento di Moerzeke, poi padre spirituale dei giovani chierici del C.I.B.I., il Centre d’Instruction des Brancardiers et Infirmiers istituito il 1921 a Leopoldsburg - campo militare di Beverlo - in base alla nuova legge sull’esercito, che...”. “Sulla necessità imposta dalle nuove esigenze dei tempi ai sacerdoti, di uscire da taluni vecchi schemi organizzativi della loro vita e attività apostolica, don Poppe fu un anticipatore illuminato e preciso. Una mentalità così aperta non proveniva certo dalla sua formazione seminaristica. Egli l’aveva attinta dai suoi contatti immediati con Dio, soprattutto col Dio eucaristico...”. Che cosa meravigliosa! Mi sono fermato a meditare parecchio su queste due o tre parole. Noi siamo preoccupati di avere una mentalità aperta, una mentalità aperta al giorno d’oggi: vogliamo essere del duemila! Parrebbe impossibile, ma la mentalità aperta del duemila la si attinge proprio nei contatti con Dio. Io posso dirvi, per esempio, che se c’è stato qualcosa un po’ spinto da parte nostra, un po’ reazionario, non è venuto perché abbia letto di qua o di là, o che mi sia stato consigliato; trattandosi di cose nuove in relazione allo spirito bisogna che si vada più avanti ancora degli altri. Avete visto come tante iniziative nostre sono state anticipatrici. Per esempio, anche quella del lavoro, cioè di incominciare a lavorare durante il periodo formativo, è stata un po’ spinta nei confronti degli altri; il Concilio è venuto dopo. Quelle iniziative non sono state frutto di parole, non sono nate dalle chiacchiere: è stato pregando e meditando che sono venute fuori, sono scaturite nella preghiera.CHIESA Papa
APOSTOLO apostoli del Duemila
DOTI UMANE aggiornamento
PREGHIERA unione personale con Dio
CONGREGAZIONE spiritualità
FORMAZIONE lavoro
Don Ottorino sbaglia perché sia nel fatto dell’asinello per l’ingresso messianico a Gerusalemme di Gesù, come nella descrizione dei preparativi del pasto pasquale, i Vangeli parlano dei discepoli e non di San Pietro. Cfr. Mt 21,1-3 e 26,17-19; Mc 11,1-3 e 14,12 -16; Lc 19,30-31 e 22,8-13.
Michele Sartore stava completando all’epoca il corso liceale.
MI182,10 [24-05-1967]
10 Padre Mondrone dice le stesse cose di don Poppe: quello che lui ha avuto di apertura non gli è venuto dalla formazione seminaristica, ma “egli l’aveva attinta dai suoi contatti immediati con Dio, soprattutto col Dio eucaristico...”. Anche voi, se volete qualcosa di spinto in avanti, non lo dovete ricercare dagli uomini, perché sarebbe inutile. Esaminiamo il caso di Marconi. Marconi ha scoperto la radio e il telegrafo senza fili, ma non poteva scoprirlo dagli uomini perché queste scoperte sono sue; è stato lui che ha fatto un passo in avanti. Fra gli uomini avrebbe trovato i passi fatti da loro e sarebbe arrivato fino a quel punto solamente. Se volete scoprire qualcosa di più moderno nella vita spirituale, bisogna che andiate da Cristo, che conosce le cose più degli altri. Nel campo scientifico le nuove scoperte sono frutto di studio e di meditazione. Ora, anche e specialmente nel nostro campo, se dobbiamo essere super moderni bisogna che ci mettiamo dinanzi al Signore, che ci illumini lui, perché è una invenzione che nel caso nostro è, vorrei dire, una intima rivelazione. In caso contrario voi non sarete mai moderni. Mi fate ridere quando andate a cercare le cose moderne dalle riviste: non sarete mai inventori se fate così, sarete dei raccoglitori di opinioni, ma non sarete mai degli inventori. La nostra Congregazione deve avere degli inventori, non dei raccoglitori, non dei rivenditori! Io non voglio sacrificare la vostra personalità, ma voglio spingere la vostra personalità. Vi dico: fate, ma fate qualcosa di nuovo, non qualcosa di ripetitivo. E per fare qualcosa di nuovo bisogna attingere là. Ecco il punto, eccolo lì. I grandi uomini hanno inventato, conoscevano e hanno inventato. Voi conoscete il Vangelo, conoscete la Sacra Scrittura, conoscete le disposizioni della Chiesa, conoscerete il mondo: inventate qualcosa di nuovo, avanti, avanti! Dio ve lo rivelerà; ve l’assicuro, Dio ve lo rivelerà. Come quando il Signore ha detto a San Pietro: “Va’... c’è un’asina, slegala e dopo portamela qui”, o: “Va’, troverai uno che porta... seguilo e lui ti insegnerà...”. Il Signore faceva così. E lo dirà anche a voi: “Michele , va’ là; su, alzati e va’ là”, e per caso, attraverso i casi, il Signore ti piglierà per il naso. Quando sei preoccupato di fare la volontà di Dio, attraverso i casi ti deporrà dove vuole lui.FORMAZIONE
PREGHIERA unione personale con Dio
EUCARISTIA
CREATO
CONGREGAZIONE spiritualità
MONDO progresso
DOTI UMANE aggiornamento
DIO sapienza di..
APOSTOLO apostoli del Duemila
DOTI UMANE personalità
DOTI UMANE talenti
PAROLA DI DIO Vangelo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
CHIESA
MONDO
DIO
La prima comunità in Brasile fu piantata a Resende, nello stato di Rio de Janeiro, a servizio dell’Istituto di assistenza ai ragazzi bisognosi “Lar dos meninos”, fondato dai signori Marzotto.
Don Ottorino ripeteva sempre scherzando che avrebbe usato la medaglia d’oro di benemerenza per collocarsi alcuni denti d’oro.
MI182,11 [24-05-1967]
11 Ieri sera avete sentito monsignor Baggio, avete sentito come abbia capito la Congregazione e avete sentito quanto contento sia che si sia andati in Brasile. Abbiamo fatto un po’ di rinfresco e mi ha detto con termini molto chiari. “Io penso che sia un avvenimento grande che vi siate portati in Brasile, ma penso che il punto dove puntare forte sia San Paolo del Brasile”. E allora bisogna mettere lì la base e a San Paolo la punta di attacco. Lui vede in modo meraviglioso il lavoro che si è iniziato a Resende. Però, esaminiamo come sono andate le cose. Se noi per cominciare fossimo andati a Roma e avessimo chiesto, per esempio, alla Congregazione dei Religiosi o a qualche altra Congregazione: “Dove si potrebbe andare per cominciare, per lanciare la Congregazione?”, avrebbero cominciato a dire: “Forse sarebbe meglio qui, forse sarebbe meglio là...”, avrebbero fatto una commissione e poi un’altra commissione, e dopo una discussione, e dopo i piani strategici... E invece noi, poiché non avevamo i soldi per Roma e per le commissioni, siamo andati in chiesa: “Signore, vogliamo fare la tua volontà. Provvedi tu, senza tante storie!”. E il Signore che cosa ha fatto? Ha fatto prendere una medaglia d’oro a don Ottorino, e mentre mi davano la medaglia mandavo a quel paese coloro che me la davano: “Oh, Signore, anche questo!”. E hanno riportato la notizia su “La voce dei Berici”. E i sigg. Marzotto, per caso, sono andati da monsignor Baggio: “Eccellenza, noi abbiamo quell’Istituto, quell’opera. Che cosa si può fare? Non sappiamo a chi affidarla”. E monsignor Baggio, che aveva letto giorni prima ‘La voce dei Berici’, e per caso era venuto così a sapere che don Ottorino aveva ricevuto la medaglia d’oro, dice: “Oh, non avevo pensato a questo: potrebbe essere la soluzione del problema!”. Ha scritto... così, per caso. E la medaglia d’oro che avevo sullo stomaco e adesso è andata a finire in bocca, sui denti , quella medaglia d’oro, che quando mi hanno detto che mi davano due milioni ne avrei dati volentieri altri due a loro purché se la tenessero, la medaglia d’oro è stato il motivo dell’aggancio. Il Signore si serve di ‘La voce dei Berici’ che racconta il fatto e da’ una svolta alla Congregazione. Questi sono i metodi del Signore, figlioli. Ma il Signore vuole che siamo in mano sua, che siamo preoccupati di quella che è la sua volontà; dopo pensa lui a creare le circostanze che danno una svolta completa, che danno una tonalità alla Congregazione. È quello che abbiamo visto in San Francesco Saverio, quando si ammala un suo confratello e lui diventa l’apostolo delle Indie. Questo si è ripetuto sin dal principio, da quando ho cominciato la Congregazione fino ad oggi. Di questi ‘casi’ ne potrei tirar fuori un libro e intitolarlo: “I casi che non son casi”, ma bisogna che ci lasciamo condurre dalla mano di Dio che si serve di questi mezzi, ma si serve di questi mezzi quando ci sono uomini che sono preoccupati dinanzi all’altare di cercare, di inventare quello che Dio vuole. Andiamo.CONGREGAZIONE storia
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