Si stava costruendo all’epoca il villaggio San Gaetano di Bosco di Tretto (VI) e il tempo piovoso non favoriva i lavori di sterro che si stavano facendo.
Max e John erano due religiosi ugandesi che erano ospiti nella Casa dell’Immacolata.
Anche per questa meditazione don Ottorino prende spunto dall’articolo di DOMENICO MONDRONE, Don Edoardo Poppe. Un modello insigne del clero d’oggi, in La Civiltà Cattolica del 15 aprile 1967, anno 118, quaderno 2804, pagine 127-141. Le citazioni, prese dalla pag. 131, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
Don Ottorino si riferisce alle difficoltà di Zeno Daniele, che all’epoca stava completando il 1° anno del corso teologico, per seguire la sua vocazione essendo già da qualche anno amministratore della famiglia dell’ingegnere Grasseto di Padova che lo amava come un figlio.
Umberto Manzardo era neo professo dal gennaio di quell’anno 1967.
MI186,1 [31-05-1967]
1 Buongiorno! Sarebbe bene, se qualcuno ha relazioni particolari con il sole, che lo facesse venir fuori perché ci occorre il sole. John, tu conoscere il sole? Niente, allora! Max... conoscere il sole, tu? La luna? Ieri abbiamo visto come don Poppe ha ricevuto il permesso del papà e della mamma per entrare in seminario. Il papà con le sue quattro parole è stato oggetto della nostra meditazione. E adesso vediamo un po’ lui. “La felicità di Edoardo fu indescrivibile”. Era felice perché aveva ricevuto il permesso di partire per il seminario. Mi pare che quando un giovane parte per darsi al Signore, sente un momento di felicità e ha l’impressione ormai di aver superato ogni ostacolo : “Eh, ormai ci sono...”, e invece dovrebbe dire: “Ormai comincio!”, perché il più bello è ancora indietro. Per esempio, quando Zeno ha vinto la sua battaglia per superare le difficoltà che c’erano nell’affrontare Grassetto: “Se riesco a vincere la battaglia... - mi ricordo quando doveva affrontare Grassetto - Come faccio ad affrontarlo? Se riesco a vincere questa battaglia... allora ci sono!”, non pensava che ci possono essere battaglie ancora più difficili, meno appariscenti. Può essere più facile vincere un cane con quattro calci che non vincere, per esempio, tre o quattrocento pidocchi che ti punzecchiano tutta la notte, perché al cane puoi tirargli addosso qualcosa. Io una volta ho tirato una chicchera di caffè nero con la grappa contro un cane: ero in seminario, in infermeria, in quarta o quinta ginnasio, e questo cane continuava ad abbaiare per tutta la notte. Non sapevo come fare per farlo tacere: ho aperto la finestra, non avevo nulla da buttargli contro, gli facevo segno di tacere, e il cane abbaiava ancora di più. Avevo una bella chicchera con la quale la suora mi aveva portato il caffè con la grappa, e allora gli ho tirato addosso il contenuto, ma la chicchera l’ho tenuta io, e il cane ha taciuto per sempre; si vede che ha bevuto il caffè con la grappa o ha sentito un certo odore e avrà detto: “Qui succede che arrivano i marziani!”. Un cane si può anche farlo tacere, ma un mucchio di pidocchi che vengono su per la pelle è più difficile, come quella volta che per vincerli sono andato a prendere il sale. È la stessa cosa! Vinta la prima battaglia sembra tutto finito: “Se vinco quella battaglia dopo...”, e invece ci sono tante piccole battaglie, tremende battaglie intime che vanno proprio in fondo e sono più difficili da vincere. Zeno, non so se sbaglio; ho detto bugie, forse? Ha detto di no, ma dico la stessa cosa per Umberto , e tutti dovrebbero dire la stessa cosa.FAMIGLIA papà
APOSTOLO chiamata
APOSTOLO vocazione
CROCE difficoltà
ESEMPI vocazione
Don Ottorino cita un detto popolare, pieno di umano realismo.
Il riferimento è alla tragica morte dell’assistente Giorgio Pieropan in occasione della partenza del primo manipolo per il Guatemala.
Il riferimento è a don Erasmo De Poli, che all’epoca era il direttore della scuola F. Rodolfi per allievi semiconvittori.
L’assistente Girolamo Schiavo faceva parte della comunità dell’Istituto San Gaetano di Vicenza ed era addetto agli acquisti.
La Ferrero è una delle aziende più importanti del settore dolciario-alimentare d’Europa.
MI186,2 [31-05-1967]
2 “La felicità di Edoardo fu indescrivibile. Se tutto il suo sacerdozio fu vissuto nella rinnovata freschezza di gioie pentecostali, quella datagli del responso avuto dai genitori ne fu il primo anello. Ma quanto dovrà pagar cara quella felicità...”. Fratelli miei, in altre circostanze vi ho detto che i doni di Dio bisogna, prima o dopo, pagarli sempre, bisogna pagarli sempre. Viene una vocazione? Bisogna pagarla. C’è una proporzione giusta: quanto più bella è la vocazione che entra, tanto più uno o l’altro o tutti dobbiamo pagarla. Non si può altrimenti! ‘Per niente l’orbo non canta!’ . Non c’è niente da fare: ‘Per niente l’orbo non canta’ e ‘l’orso non balla’. Perciò, quando vedo una grande grazia nella Famiglia o nell’individuo, bisogna pagarla: non la pagherete tutti, la pagherà qualcuno, ma bisogna pagarla. Sarà Giorgio che muore, del sangue che viene sparso; sarà uno che si ammala; sarà uno che sarà pieno di tentazioni per due o tre mesi e che non ne può più, tremendamente sconcertato; sarà un altro che soffre incomprensioni... ma bisogna pagarla. Viene una vocazione nuova, e ci sarà Maria che farà ammattire don Erasmo dall’altra parte; giunge una beneficenza e ci sarà un altro che a scuola non ce la fa più. Figlioli, le grazie di Dio bisogna pagarle come individui e bisogna pagarle come società: questo mettetelo in preventivo. Adesso andrete in una missione e vedrete che le cose vanno bene. State sicuri che dopo la pagherete anche voi. “Senza l’effusione del sangue non si può avere redenzione... non fit remissio”. Perciò, non illudetevi, mettete in preventivo la croce. Non dite: “Oh, stavolta ce l’hanno data per niente!”. Non abbiate paura: dopo la pagate. Succede come quando si compra. L’assistente Schiavo è andato a Roma e ha scritto dicendo che per settembre possiamo avere gratuitamente dalla Ferrero una Fiat 85O a nove posti. Lo sai, Antonio? La Ferrero ce la regala, ma siete convinti che sia regalata quella macchina? È pagata due volte, perché naturalmente è pagata coll’insieme delle spese. Proviamo a fare un conto: spendiamo tre milioni per gli alimenti che acquistiamo, un milione è il valore della merce, un milione costa la macchina, e un milione è il guadagno per loro, pressappoco, se non è viceversa: due milioni di guadagno, un milione della macchina e mezzo milione della merce. Il Signore sa fare gli affari meglio di noi uomini, meglio della Ferrero, e poiché lui vuole mettere depositi nella cassa comune per la salvezza delle anime, e poiché c’è un debito che deve essere compensato, bisogna pagare. Ecco quanto l’autore dice del giovane Poppe: “Ma quanto dovrà pagare cara quella felicità...”. Non meravigliatevi di questa parola, che vi costerà meno se la mettete in preventivo. Viene, per esempio, una beneficenza improvvisa e siete i responsabili della comunità; dite pure: “Oh, Signore, ti ringrazio. Ma chissà che cosa il Signore mi manda adesso!”. Aspettatela, presto o tardi la croce arriverà, ma allora sarà meno pesante. Voi direte: “Che cattivo è il Signore!”. No, il Signore è buono, è buono il Signore! Basta saper valutare la croce, capire che cosa vale la croce: Dio non sarebbe buono se non ci mandasse la croce.GRAZIA grazie attuali
APOSTOLO vocazione
DIO piano di salvezza
ESEMPI croce
CROCE
CROCE sangue
CROCE tentazioni
FAMIGLIA papà
SOCIETÀ
COMUNITÀ
MISSIONI
CONGREGAZIONE storia
DIO stile di...
COMUNITÀ
corresponsabilità
DIO riconoscenza a...
Cfr. Matteo 8,22.
L’assistente Vinicio Picco entrò in Congregazione come vocazione adulta, quando con il suo lavoro di operaio presso la ditta Marzotto di Valdagno (VI) collaborava al sostegno della famiglia.
Il riferimento è evidentemente all’episodio di Pietro che cammina sulle acque: Mt 14,22-33; Mc 6,45-52; Gv 6,16-21.
Cfr. Numeri 20, 1-13.
Cfr. Atti 3, 1-9.
MI186,3 [31-05-1967]
3 “... mentre nel portare la vocazione all’approdo agognato, dové vederla probabilmente avanzare tra inaudite difficoltà famigliari, dalle quali non potè mai sganciarsi. Il momento più terribile fu quando con la morte del padre, egli si sentì come spaccarsi in due, tra la chiamata prepotente al sacerdozio e la necessità di farsi capo di famiglia. Visse settimane d’incertezza indescrivibili”. Il Signore è tremendo. Il papà aveva detto, come abbiamo visto ieri mattina: “Bene, va’ pure, ma ricordati...”. Lui va, ma capisce che lascia il papà con tutta la famiglia sulle spalle. A un dato momento muore il papà e lui, in seminario, pensa: “Che cosa devo fare? Andare avanti o andare a casa a sostenere la famiglia?”. Guardate che sono prove tremende! Il Signore domanda, sapete, il Signore domanda: “Lascia, vieni e seguimi! Lascia, vieni e seguimi!” . “Ma, mio padre... mia madre?”. “Lascia, vieni e seguimi!”. Dopo il Signore interviene, ma quando lui chiama, sembra che la nostra presenza sia necessaria in famiglia. Domandate a Vinicio quando è venuto via da casa: la sua presenza sembrava necessaria. Dopo uno o due mesi la sua presenza non era più necessaria, ma mentre Dio lo chiamava, la sua presenza era necessaria. Il Signore vuole sempre questo atto di fede, di fiducia in lui, e ripete: “Fidati!”. Ricordate la storiella di quel benedetto sasso in riva al mare con il verme dentro? “Fidati! Fidati di me!”. Il Signore vuol far camminare sopra le acque: “Cammina, cammina sopra l’acqua... fa’ quest’atto di fede”. “Batti sulla roccia: fa’ venir fuori l’acqua dalla roccia!”. Il Signore chiede questa fiducia in lui! San Pietro disse: “Non ho né oro né argento, ma nel nome del Signore: alzati e cammina!”. Questa è la fede che ci deve accompagnare in tutte le nostre azioni.ESEMPI vocazione
FAMIGLIA papà
ESEMPI di Santi
CROCE prove
GESÙ
sequela
APOSTOLO distacco
APOSTOLO chiamata
VIRTÙ
fede
VIRTÙ
MI186,4 [31-05-1967]
4 “Da quell’incontro con la croce cominciò il suo allenamento all’eroica ascesa verso il Calvario”. Il giovane Poppe è felice di poter diventare sacerdote, però deve pagare cara quella felicità e soffrire, e da quella sofferenza gli viene una formazione meravigliosa. Scherzi di Dio! Sembrerebbe crudeltà lasciare la mamma con i fratelli abbandonati. Deve soffrire tremendamente, perché si trova in un momento tragico, ma lui segue la volontà di Dio, vince la battaglia, e viene fuori questo: “Da quell’incontro con la croce cominciò il suo allenamento all’eroica ascesa verso il Calvario”. Non vedete, allora, fratelli miei, come bisogna guardare gli avvenimenti con lo sguardo della fede? “Guarda quella famiglia, guarda... un figliolo che va prete; guarda il Signore che cosa chiede, gli fa morire anche il papà. Guarda se è giusto! Doveva aiutare di più la famiglia. E invece, no: fa morire, fa soffrire!”. Forse il Signore fa soffrire così quel giovane perché deve diventare un giovane temprato alla croce, al sacrificio. E lì impara a soffrire. Fratelli miei, ora voi siete preoccupati di far ginnastica al mattino; è giusto, fatela, e adesso faremo anche una palestra nuova; fatene tanta e fatela bene. Però, dovete fare anche un’altra ginnastica, quella della sofferenza; dovete imparare a saper soffrire, altrimenti diventerete tutti quanti tisici spiritualmente. Se non fate ginnastica, se non vi muovete un pochino, voi diventate dei poveri uomini fisicamente parlando, ma lo diventerete spiritualmente parlando se non vi allenate alla sofferenza, se non vi abituate a dire con San Filippo Neri: “Sia ringraziato Iddio che le cose non vanno a modo mio”, se non vi abituate a baciare la croce dicendo: “Signore, sia fatta la tua volontà! Signore, grazie che mi fai soffrire; aiutami a soffrire per tuo amore! Signore, per le anime, se è necessario, sono disposto a soffrire ancora di più!”. Dovete abituarvi con questa disposizione ad accettare tutte le croci, il caldo, la giornata afosa, un momento in cui non ne potete più. Con questo non vuol dire che non possiate bere un bicchiere di vino o un caffè o un uovo: no, dovete farlo se è necessario, ma dovete accettare le croci. Dormite? Ringraziate il Signore. Non riuscite a dormire? Sia fatta la volontà del Signore. Dovete cercare il modo di stare bene, perché avete il dovere di curarvi la salute, però, accettate con amore le croci le incomprensioni, i rovesci, le cose storte, tutto quello che costa; sappiate dire: “Signore, sia fatta la tua volontà”.DIO stile di...
SACERDOZIO prete
CROCE fallimento
FAMIGLIA
VOLONTÀ
di DIO
VIRTÙ
fede
APOSTOLO chiamata
PENITENZA sacrificio
CROCE
FORMAZIONE
APOSTOLO vita interiore
ESEMPI sacrificio
DIO riconoscenza a...
PREGHIERE di donazione
CONSACRAZIONE disponibilità
Stavano preparandosi a partire per la prima missione nel Chaco ((Argentina) don Pietro Martinello, don Graziano Celadon, e gli assistenti Antonio Ferrari, Mirco Pasin e Antonio Zordan. Antonio Ferrari era il più robusto per corporatura.
Nel Chaco, dove si fa largo uso dell’infuso di mate in tutte le case, si trova sempre un thermos di acqua calda per preparare il mate da sorbire come bibita.
MI186,5 [31-05-1967]
5 Figlioli, bisogna amare la croce. Bisogna che ci convinciamo che è così che salviamo le anime, non con le chiacchiere, ma soffrendo, patendo... è così che salviamo le anime. Se non abbiamo capito questo, non abbiamo capito niente. L’abbiamo detto tante volte e perdonate se lo ripeto, ma devo dirvelo; manco al mio dovere, un mio dovere sacrosanto se non dico queste cose: imparate a patire, imparate a soffrire. Voi che partite per il Chaco : per strada, per esempio, il nostro caro Antonio, poverino, che è un fior di salute, comincia, supponiamo, ad avere il mal di mare, e in un mese di mare cala venticinque chili. Sia fatta la volontà di Dio... gliene restano ancora settanta, ha detto uno. Bisogna abituarsi così, abituarsi a prendere tutto dalle mani del Signore. Ci sono delle sofferenze che possono essere viste con poesia. Per esempio, voi arrivate nel Chaco, e magari vi capita di dovervi mettere a dormire sulla paglia. Mi par di vedere don Pietro che dice: “Ebbene, che cosa volete che sia!”. La vita si prende un po’ con poesia, come quando si rompe la macchina per strada: se non va, pazienza, e si torna a casa trainati da un asino. Ma ci sono delle altre sofferenze che all’apparenza sono meno pesanti, ma che divengono più pesanti perché colpiscono nell’intimo, nell’io. Più avanti vedremo come don Poppe sia stato contrariato proprio nel bene che stava facendo. Un domani, per esempio, succede che don Pietro non capisce niente di don Graziano e verrebbe voglia di scrivere a Vicenza: “Per piacere, dateci l’autorizzazione di tirargli il collo perché è irriconoscibile da quando è qui. A Vicenza era un tipo spinto... un tipo qua, un tipo là... aveva anche dello sprint che era un piacere. Passato il mare, non sappiamo come sia accaduto, ma si è come tagliato le gambe; misericordia, è diventato irriconoscibile, ha paura persino della sua ombra. Si potrebbe fare questo, si potrebbe fare quello, e invece...”. Figlioli, può capitare questo e anche di peggio. Bisogna portare pazienza, saper sopportare per amore del Signore le persone moleste, figlioli miei! Venirsi a trovare, magari, con un vescovo il quale sembrava tanto aperto e, magari, un domani mi scrivono quelli del Chaco: “Ah, caro don Ottorino, dicevano che il vescovo del Chaco fosse aperto. Sì, la prima impressione era di un vescovo così... Se lei fosse qui vedrebbe come è buono! Beati voi che avete monsignor Zinato e fate quello che volete; qui, invece, non si può neanche andare al gabinetto - scusate la parola - perché stabilisce lui le ore di andarci. Non si può fare niente; vuol vedere tutto, e ‘fate così, fate colà’. Ah! Sì, sì, è aperto ai problemi, ma li risolve tutti lui e noi siamo peggio degli schiavi. Pensi, ci ha messo persino il thermos in camera...”.FAMIGLIA papà
CROCE
APOSTOLO salvezza delle anime
CROCE sofferenza
MISSIONI
VOLONTÀ
di DIO
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
MISSIONI vita missionaria
PENITENZA sacrificio
CROCE sofferenze morali
PENITENZA
ESEMPI croce
VIRTÙ
pazienza
VIRTÙ
MI186,6 [31-05-1967]
6 Figlioli miei, state attenti, perché bisogna saper sopportare per amore del Signore. “E allora sopportare e tacere?”. No, prudentemente, con carità, con pazienza si possono dire le proprie ragioni, ma bisogna sapere accettare tutto per amore del Signore. Quello che mi pare importante è che se anche riuscite, supponiamo, un domani a vincere con il vescovo riuscendo a portarlo verso un atteggiamento giusto, ci saranno altre difficoltà perché la croce è inevitabile. “Allora è meglio che ci teniamo quella di prima!”. No, avete il dovere di tirarla via, se questo vi sembra giusto dinanzi al Signore; con la carità dovete tirar via quella croce, ma mettete già in preventivo che ne capiterà un’altra, perché la croce ci vuole. Senza sale la minestra non è buona, e al Signore non piace la nostra minestra se non ha il sale della croce. La minestra senza sale è insipida. Ebbene, le nostre opere, se non sono condite dalla croce, sono insipide. E allora mettiamo già in preventivo la croce perché deve esserci: o da una parte o dall’altra verrà, verrà. “Ehi, guarda un po’, poverino, sul più bello che poteva... è morto!”. Avete mai sentito la gente dire così? “Guarda, sul più bello che poteva godersi una bella pensione, è morto!”, ovvero: “Sul più bello gli è morta la moglie!”. Capita così, niente da fare! Non abbiamo qui la nostra patria; essa è in Paradiso. E noi che in modo particolare siamo chiamati a collaborare con Cristo per salvare il mondo siamo chiamati a dare sangue, a dare continuamente sangue. Perciò, non meravigliatevi, non arrabbiatevi, non dite: “Guarda don Guido! Guarda don Ottorino! Guarda Vinicio! Guarda...”. Sì, è giusto il darsi da fare, ma non prendetevela perché è inutile: dovete avere la croce. Sarebbe un piacere andare a scuola se non ci fosse quel professore che fa sempre dormire, o se no ci fosse quell’altro che... È inutile, perché quel giorno che non avrete più professori che fanno dormire avrete i compagni che vi tormenteranno, e quando non ci saranno più i compagni ci sarà il sole a tormentarvi, o altrimenti verranno fuori dai banchi le cimici e saranno quelle a tormentarvi. La croce ci vuole. E’ come l’aria che noi respiriamo, così la croce ci è necessaria, perché altrimenti non ci salviamo e non salviamo; perciò bisogna capire questa necessità. Io non dico di andare in cerca di croci, ma almeno accettate con amore, con gioia, quelle che il Signore manda, anche perché, quando sono accettate per amore di Dio, pesano meno. Se viene qui l’esattore delle tasse e vi obbliga a portare cinquanta carriole di terra da qua a là pesa, ma se invece è per piantare i fiori e Ruggero se le porta lui, gli pesano meno perché lo fa per amore... così Ruggero farà il giardino. Ora se io faccio le cose per amor di Dio, se porto le croci per amor di Dio, pesano ancor meno; se invece le porto per forza pesano molto di più.FAMIGLIA papà
DIO amore a Dio
VIRTÙ
pazienza
CARITÀ
CHIESA Vescovo
CROCE difficoltà
CROCE
ESEMPI croce
DIO
NOVISSIMI paradiso
CONSACRAZIONE
APOSTOLO salvezza delle anime
Appena ordinato sacerdote don Poppe venne mandato come cappellano nella parrocchia di Santa Coletta a Gand alle dipendenze del parroco don Van der Mijinsbrugge, un uomo chiuso alle nuove problematiche sociali e ligio al codice di diritto canonico.
Cfr. Numeri 22,30.
Responsabile dello studentato dei Saveriani in viale Trento a Vicenza, ritenuto, ancora vivente, un vero uomo di Dio, ricercato per consiglio e per ricevere la sua benedizione in casi di bisogno o di malattia.
MI186,7 [31-05-1967]
7 “Solo con questo spirito di sacrificio, amato, vissuto fino alla follia, con questo “tuffo, come soleva dire, nella croce”, si può spiegare come in otto anni appena di sacerdozio, quattro dei quali passati quasi sempre a letto, potè - con l’azione, la parola, gli scritti, tra editi e inediti, calcolati a parecchi volumi, e creando opere su opere - raccogliere una messe di bene quali altri non otterrebbero in ottant’anni di lavoro”. “Solo con lo spirito di sacrificio, amato...”: attenti alle parole! Ecco il segreto: otto anni di sacerdozio, dei quali quattro in piedi e quattro a letto. I quattro passati in piedi: sul più bello che cominciava a lavorare è incappato, come vedremo in seguito, in un parroco che era un sergente maniaco dell’orario e contrario ad ogni novità nella pastorale e perciò continuava a frenare don Poppe e alla fine lo ha mandato via. Sicché, umanamente parlando, fu un fiasco. Però don Poppe ha accettato tutto con amore dalle mani di Dio, e questo amore alla croce e alla sofferenza ha fatto sì che lui in otto anni ha fatto più di quello che avrebbe fatto un altro in ottant’anni. Perché? Perché il suo segreto è stato qui: lui si è offerto alla croce, si è offerto a Dio; gli altri hanno scoperto in lui un uomo di Dio, un uomo che viveva solo per il Signore, che viveva in continuo contatto con il Signore, e allora andavano da lui per avere il Signore, per mettersi in contatto con Dio. Quando a Verona c’era don Giovanni Calabria, perché tutti volevano andare da lui? Perché lo stesso Pio XII mandava qualche volta monsignor Montini a sentire il suo pensiero? Perché si sentiva che era un uomo in contatto con Dio, e allora: “Va’ da don Giovanni Calabria a sentire che cosa pensa, a sentire che cosa ne dice”. Perché il Papa mandava a sentire che cosa diceva un povero prete, un semplice prete? Perché era un uomo in contatto con Dio. Il mondo ha bisogno di avere risposte dall’alto: le risposte dall’alto le può dare benissimo Antonio Pernigotto, puoi darle anche tu, però bisogna che tu sia in contatto con Dio. Quella volta è stata un’asina che ha risposto, l’asina di Balaam , e perciò può essere chiunque di noi, però per riuscire a trovare il canale per mettersi in contatto con Dio bisogna che l’anima sia aperta alla croce, perché la via che ci mette in contatto col Signore è proprio questa: soffrire per amore del Signore, soffrire per amore delle anime, accettare la croce per amore suo, per amore del Signore. A un dato momento si vede trasparire qualche cosa. Che cos’è questo qualcosa, questo ‘quid’? E’ un’anima amante di Dio, e quest’anima, un domani, verrà ricercata. Se domani in una parrocchia c’è un bravo sacerdote, c’è un bravo diacono che è in contatto con il Signore, allora c'è qualche cosa di Dio, c'è il padre Uccelli. Ah, se riuscissimo nelle nostre parrocchie ad avere questi uomini che sono in contatto con il Signore, per cui i poveri e i ricchi, gli intellettuali e gli ignoranti sentissero che hanno a che fare con uomini di Dio e li avvicinassero non per avere frasi di erudizione, ma per avere la parola di Dio, per sentire la parola di Dio! Io non so come dirvelo. Vi dico: provate soltanto, provate a mettervi in contatto con il Signore; a un dato momento vedrete che la gente verrà da voi, ma verrà per cercare una parola di Dio: “Mi parli di Dio! Parliamo delle cose nostre!”.PENITENZA sacrificio
ESEMPI di Santi
CROCE
PASTORALE parroco
SACERDOZIO
PASTORALE
CROCE fallimento
VOLONTÀ
di DIO
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
CROCE sofferenza
CARITÀ
CONSACRAZIONE immolazione
CONSACRAZIONE offerta totale
APOSTOLO uomo di Dio
DIO rapporto personale
PREGHIERA unione personale con Dio
CONSACRAZIONE santità
SACERDOZIO prete
MONDO
CONSACRAZIONE disponibilità
CONSACRAZIONE generosità
DIO amore a Dio
APOSTOLO salvezza delle anime
APOSTOLO testimonianza
PASTORALE parrocchia
DIACONATO diacono
L’autore dell’articolo cita L. LALLEMANT S.J., La dottrina spirituale Milano 1945, p. 128.
In gennaio erano partiti don Luigi Mecenero e altri due confratelli per il Brasile.
MI186,8 [31-05-1967]
8 “Con quanto persuasione il padre Lallemant aveva sostenuto che un “uomo d’orazione otterrà in una anno più copiosi frutti che non un altro in tutta la sua esistenza!”. Un uomo di orazione in un anno otterrà più frutti che un altro in tutta la sua esistenza! Prendiamo come esempio don Pietro, tanto per dire un nome, perché sono i partenti per il Chaco gli uomini della giornata; dopo partiranno altri, prima era stato don Luigi Mecenero, adesso voialtri. Andate dove ci sono i padri di don Orione, dove ci sono già altri sacerdoti, ci sono cattolici e non cattolici. Quale sarà la prima impressione che voi darete? E la seconda e la terza? Dobbiamo dare l’impressione di uomini santi. La gente deve poter dire: “Che santi! Pregano come santi! Sono buoni come santi! Quelli sono dei santi! Non sono degli stupidi di settant’anni fa, sono santi moderni che guidano la macchina, santi che sanno lavorare!”. La prima impressione che dovrebbero avere è questa: “Ehi, sono uomini che pregano! Guarda come pregano, guarda come fanno la genuflessione, guarda come fanno il segno di croce, guarda come sono uomini di Dio! Parlando insieme si sente che sono uomini di Dio”. Essere di un certo colore, figlioli, non è avere la testa storta, non è dire: “Gesùùùùùù...”. No, no, no, ricordatevi bene. Ma chi vi avvicina deve sentire che siete uomini di Dio, che siete preoccupati del regno di Dio, che approfittate di tutte le occasioni per parlare di Dio, per parlare delle cose nostre con tanta semplicità, che siete gli inviati del Signore; devono proprio sentire il calore di Dio che traspare attraverso la conversazione. Anche se siete invitati a pranzo, mangiate di gusto, ma fate sentire la presenza di Dio. Questo, non lo si può fare con gli studi pedagogici; questa è vita, questa è vita!PREGHIERA
MISSIONI
CONSACRAZIONE santo
APOSTOLO testimonianza
APOSTOLO apostoli del Duemila
APOSTOLO apostoli di 2000 anni fa
APOSTOLO uomo di Dio
FAMIGLIA papà
PREGHIERA sentimentalismo
VIRTÙ
semplicità
APOSTOLO ambasciatore di Dio
Natalino Peserico e Brugnolo Angelo erano all’epoca allievi del corso teologico, ma insieme erano responsabili dell’animazione di un gruppo di ragazzi delle medie o del ginnasio.
Il riferimento è forse a Piergiorgio Santagiuliana, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
MI186,9 [31-05-1967]
9 L’uomo di Dio è uno che è abituato ad offrire al Signore le croci, ad amare le croci, ad accettare le croci per amore di Dio. Per esempio, quando uno riceve un dispiacere da un suo confratello e invece di fare tanto di muso cerca di mostrare subito il sorriso. Ah, quanta differenza tra l’uomo di Dio e chi non lo è! Per esempio, abbiamo due colleghi, Natalino e Brugnolo ; mi pare che siano colleghi. A un dato momento Natalino dovrebbe dire: “Forse devo aver fatto qualche dispiacere a Brugnolo, perché sono quattro o cinque giorni che mi vuole più bene del solito, mi fa più sorrisi del solito, si preoccupa di me più del solito”. “Ehi, Angelo, dimmi la verità: ti ho dato qualche dispiacere?”. “No!”. “Ma sì, devo averti fatto qualche torto, perché vedo che mi vuoi più bene!”. Ecco il distintivo che dobbiamo avere: questo distintivo fraterno! La carità di uno dovrebbe aumentare quando riceve un dispiacere. Io dovrei scoprire che ho fatto un dispiacere a un confratello perché vedo che ha più carità verso di me, ha più amore verso di me. Quando sarà che arriverà questo? Questo arriverà quando noi ameremo la croce e, allora, poiché lui mi dà le croci, io gli presento il sorriso. Tutto questo non può essere frutto di uno studio, non può essere una cosa fittizia: io amo veramente la croce, e allora se uno mi porta croci gli faccio un sorriso. Per esempio, io amo i fichi, supponiamo che mi piacciano i fichi. Viene Giorgio e mi porta un cestino di fichi; domani me ne porta un altro cestino. È naturale che se lo trovo per il corridoio lo saluto con gioia: “Ciao, Giorgio”. Anche senza volerlo faccio questo perché mi ha portato un cestino di fichi, e poi un altro cestino di fichi, e poi... Che cosa volete? Siamo uomini! Tu ami la croce perché la croce ti unisce al tuo Dio. Qui si tratta di fede: se c’è fede si capisce tutto, altrimenti non si capisce niente. Tuo fratello ti manda una croce? E va bene, ti ha portato una cosa che tu desideravi: è logico fargli un sorriso. Questo è cristianesimo, fratelli miei, e questo è il cristianesimo che voi dovete portare nel Chaco. E se voi non lo avete, che cosa porterete? Chiacchiere? Fratelli, bisogna che noi raggiungiamo questo amore per la croce. Don Poppe in otto anni di sacerdozio ha lasciato una scia luminosa perché aveva capito questo, e avendolo capito si è sforzato di viverlo, e vivendolo, senza tante storie, lo ha manifestato agli altri. Se non comprendiamo questo e non ci sforziamo di viverlo, fratelli, abbiamo sbagliato mestiere. Andiamo.CROCE
CARITÀ
COMUNITÀ
confratelli
APOSTOLO
APOSTOLO uomo di Dio
CROCE sofferenze morali
ESEMPI carità
CARITÀ
amore al prossimo
COMUNITÀ
fraternità
ESEMPI croce
CREATO
DIO
VIRTÙ
fede
CHIESA cristianesimo