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IL PROGETTO DI DIO È UN PROGETTO DI UNITÀ E DI SANTITÀ

MI198 [17-08-1967]

17 Agosto 1967

Il testo registrato è difficilmente comprensibile nella parte iniziale, almeno per alcuni minuti.

Don Ottorino scherza come era sua abitudine e nomina don Giuseppe Rodighiero, sacerdote padovano che desiderava entrare nella Congregazione e che stava studiando presso l’università di Padova, don Guido Massignan, segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata, e don Luigi Furlato che era il maestro dei novizi.

Il riferimento è all’opuscolo “Pia Società San Gaetano”, stampato all’inizio di quell’anno 1967, per presentare la Congregazione nelle sue caratteristiche essenziali, con poche parole e molte illustrazioni.

MI198,1 [17-08-1967]

1 Sia lodato Gesù Cristo.
Voi capite che è difficile parlare dinanzi a dei laureandi, a pezzi grossi come don Giuseppe, don Guido, don Luigi, maestro dei novizi... A proposito, avete sentito gli elogi del maestro dei novizi leggendo ieri sera “Sacro terrore”? Ieri sera, leggendo padre Bianchini, abbiamo visto quello che Sant’Ignazio diceva del maestro dei novizi. Questa sera, se me lo ricordate, ve lo leggo; faccio un po’ di lettura spirituale e ve lo leggo, e dopo facciamo il commento per vedere se veramente il maestro dei novizi è così e se i novizi sono così. Ti dispiace, don Luigi? Stiamo trattando, per chi non fosse stato presente ieri mattina, la prima pagina di quel libro a colori e scarabocchi intitolato “Pia Società San Gaetano”. Abbiamo visto che noi dobbiamo essere a servizio della Chiesa nelle diocesi scarse di clero. Qui in montagna stiamo trattando la cosa così: ogni gruppo studia uno dei temi e poi, uno di loro, è incaricato di riferire, di fare una conferenza, e allora discutiamo insieme. E mentre loro discutono in gruppo, noi discutiamo qui, e poi discutiamo insieme, tutti in compagnia. Ieri mattina abbiamo parlato un po’ della Chiesa e abbiamo visto come dobbiamo sentirci: servi della Chiesa, membri della Chiesa. Questa mattina domandiamoci come il Signore pensa la Chiesa, cioè per il momento diciamo l’umanità, come pensa il Signore tutta l’umanità? Com’è l’umanità e che cosa deve fare la Congregazione? Quando eravamo ragazzetti imparavamo: “La Chiesa è una, santa, cattolica, apostolica e romana”.

PREGHIERA

FORMAZIONE noviziato

CHIESA

Don Ottorino scherza con don Giuseppe Rodighiero, che non era certamente uno dai ‘capelli bianchi’ perché all’epoca non aveva neppure 30 anni.

Cfr. Giovanni 17,21.

MI198,2 [17-08-1967]

2 Mi pare che il Signore sogni la Chiesa, sogni l’umanità ‘una’; Dio sogna l’unità, sogna una grande famiglia.
Un giorno parlavo con una mamma che aveva dodici figli e mi diceva: “Ho dodici figli e sono restata in casa con uno, e con questo non andiamo mai d’accordo. È impossibile andare d’accordo perché ha le sue idee... è stato rovinato dalla moglie!”. È una povera consolazione per una mamma che ha allevato dodici figli, che si è sacrificata per dodici figli, essere ridotta a vivere con uno solo che non dà niente alla famiglia! Mi sembra che, se il Signore adesso guardasse l’umanità, potrebbe dire: “Ho tanti figlioli”, perché tutti gli uomini che sono sopra la terra sono stati creati da Dio. “Alcuni sono fuori di casa; e di quelli di casa, alcuni sono scappati via e gli altri continuano a litigare fra di loro”. Se guardiamo con lo sguardo umano dobbiamo chiederci se il Signore è veramente contento di vedere queste beghe e beghette interne. Il Santo Padre, a Fatima, ha pregato prima di tutto perché noi cristiani ci vogliamo bene, perché in casa ci sia questa unità. Pensate a Gesù Cristo e ai dodici Apostoli, a Gesù che vede gli Apostoli che litigano tra loro: San Giovanni che pizzica San Giacomo... Pensate se non è un pochino così in casa nostra. Voi siete ancora giovani e tante cose le avete viste e tante ne vedrete, ma noi che cominciamo ad avere i capelli bianchi, caro Giuseppe , ne abbiamo viste di più. Dimmi tu, Giuseppe: che sia veramente contento il Signore? Forse no, forse no! Mi riferisco anche all’ambiente dei sacerdoti, delle suore, dei religiosi. Se ci riferiamo ai cristiani considerando solo quelli che fanno la comunione almeno una volta alla settimana, che sia proprio contento il Signore di tutta questa parte di umanità? C’è proprio l’unità? Il demonio è stato tremendo: sapeva che Dio voleva l’unità, e lui ha seminato la zizzania. E se andiamo fuori di casa: cristiani separati. E poi andiamo un po’ più lontano ancora... Capite chiaramente che il Signore non è contento. Il sogno di Gesù Cristo, che ha il cuore di uomo, sarebbe questo: “Che siano uno!”. Tante volte abbiamo detto: che bello sarebbe il mondo se tutti gli uomini si sentissero fratelli; se, per esempio, tutti gli uomini si volessero bene come vi volete bene fra voi! Pensate un momentino: se tutti gli uomini della terra in questo momento fossero come siamo noi qui!

VOLONTÀ

di DIO

FAMIGLIA mamma

FAMIGLIA figli

DIO Padre

CHIESA Papa

GESÙ

uomo

COMUNITÀ

CROCE difficoltà

Antonio Pernigotto era un giovanottone tarchiato mentre Raffaele Testolin aveva un fisico asciutto.

Piergiorgio Paoletto era di statura normale mentre Girolamo Venco era il più alto della Congregazione.

Don Ottorino stigmatizza, attraverso le immagini di alcune beghe di contrada - il pollaio, il fico, le foglie che cadono nei vari cortili - le ridicole motivazioni per cui gli uomini si combattono tra di loro.

MI198,3 [17-08-1967]

3 Pur nell’unità fra di noi rimane una certa disparità. Antonio Pernigotto ha i suoi pantaloni e non li dà a Raffaele perché alla mattina li indossi, e neppure Antonio indossa quelli di Raffaele perché sarebbero un pochino stretti per lui. Perciò ognuno ha le sue cose. Zeno ha i suoi occhiali e non dà i suoi occhiali a un altro; Piergiorgio non dà le sue scarpe a Venco e Venco a lui, perché starebbero male tutti e due. Qui nella Casa dell’Immacolata ognuno ha la roba a proprio uso: i suoi pantaloni, le sue mutande, le sue scarpe, le proprie camicie, i propri occhiali, il suo letto, ma sentiamo che siamo fratelli, e se a un dato momento don Luigi ha tre fazzoletti e don Guido ne è privo questi può chiedere a don Luigi: “Ehi, hai un fazzoletto?”, e quello: “Pronti!”. Sentiamo che c’è una comunità, pur avendo ognuno la sua piccola proprietà; qui non si potrebbe dire proprietà, ma pur dicendo che ognuno ha la sua piccola proprietà sentiamo che siamo una famiglia!
Che bello sarebbe se sopra la terra si realizzasse questo: che ognuno avesse la sua casetta, il suo podere, la sua fabbrica, però sentire che è un possesso di fratelli! Sentire che siamo fratelli, che ci vogliamo bene e che non ci odiamo, che non c’è un cannone puntato contro l’altro. Abbiamo visto l’altra sera che ci sono questi cannoni preparati: cannoni di qua, cannoni di là; si può dire che sulla terra una nazione è contro l’altra per causa del pollaio o per causa della pianta di fico, perché vanno giù le foglie di qua o perché vanno giù di là. Che bello sarebbe invece vedere realizzata questa unità! È quello che il Signore desidera, è proprio quello che il Signore desidera, ed è quello che il Signore cerca di realizzare attraverso i suoi uomini, attraverso i suoi apostoli. Ci sarebbe tanto da dire su questo tema dell’unità; i nostri teologi, i nostri professori potrebbero dire molto di più di un povero prete di campagna. Ma facciamo un altro passo più avanti.

COMUNITÀ

uniti nella diversità

COMUNITÀ

unità

nella carità

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

COMUNITÀ

fraternità

Cfr. 1 Tessalonicesi 4,3.

Don Ottorino gioca sulle parole ‘extra orbem’, che significa fuori del mondo, e ‘extra urbem’, che significa fuori della città. Popolarmente le ‘cose fuori del mondo’ sono le cose straordinarie, impensabili, senza logica alcuna, inimmaginabili.

MI198,4 [17-08-1967]

4 La santità! La Chiesa santa! Ah, figlioli miei, figlioli miei, proviamo a guardarla dall’alto la Chiesa: la Chiesa è proprio santa, oggi? È santa perché santo è il suo fondatore; è santa perché santi sono molti suoi figli. E siamo d’accordo; ma il Signore vuole santi tutti. Vorrebbe santi quelli che sono dentro la Chiesa e vorrebbe che gli altri entrassero e si facessero santi. ”Haec est enim voluntas Dei, sanctificatio vestra”. Questa è la volontà del Signore: che ci facciamo santi!
Ieri sera ho sentito monsignor Zinato, il vescovo, che mi parlava di una situazione che si verifica in un certo posto ‘extra orbem’, non ‘extra urbem’. Mi diceva di certe persone, al di sopra di ogni sospetto, che vanno in un certo luogo e fanno delle vere e proprie orge dalle dieci della sera fino alle cinque del mattino: vanno marito e moglie e si scambiano le mogli. È questa la santità che Gesù Cristo ha desiderato per i suoi fratelli, che lui ha santificato con la sua morte in croce? Eppure il Signore vuole che noi siamo santi, che i membri della sua Chiesa siano santi e che tutti gli uomini siano membri della sua Chiesa. Il Signore vuole realizzare questa santità attraverso i suoi uomini, vuole portare la santità attraverso gli apostoli. Lui è la fonte della santità e questa santità la vuole portare ai sacerdoti, vuole portarla alle suore, vuole portarla ai religiosi, vuole portarla ai papà di famiglia, alle madri di famiglia, vuole portarla dappertutto. Il Signore vuole portare santità, unità e santità.

CHIESA

VOLONTÀ

di DIO

PECCATO

GESÙ

redenzione

APOSTOLO ambasciatore di Dio

CONSACRAZIONE santità

Mario Bianco, che all’epoca faceva l’anno di noviziato, proveniva da Crotone.

MI198,5 [17-08-1967]

5 Però, figlioli, ci vuole del lavoro per portare la santità. Ci vuole del sangue, dell’altro sangue per portare la santità; per portare la santità ci vuole un canale di sangue.
Il Signore vuole che la sua Chiesa, oltre che santa, sia cattolica, cioè diffusa in tutte le parti del mondo; è già diffusa, è cattolica perché è diffusa, ma è diffusa perché ci sono cristiani, ma non tutti sono cristiani, mentre il Signore vuole che tutti gli uomini siano così. Il Signore vuole la Chiesa santa, la vuole una, ma la vuole in tutti gli uomini perché tutti gli uomini possano partecipare a questo banchetto eucaristico. Questa mattina, mentre voi mangiavate al banchetto eucaristico, pensavo: “Che cosa meravigliosa!”, e dentro di me continuavo a dire: “Rinnovali, Signore! Trasformali, Signore... Fa’ che siano uno con te, fa’ che siano uno!”. Che bellezza sarebbe se potessimo vedere con l’occhio della fede che tutti gli uomini sopra la terra vanno ogni giorno, ogni settimana, a rinnovarsi con il corpo di Cristo, se ogni giorno tutti gli uomini della terra avessero la possibilità di mangiare Lui e quindi di divenire uno con lui. Questo è possibile solo se ci sono uomini che si sacrificano, se ci sono apostoli che vanno ad evangelizzare. Ieri monsignor Zinato chiedeva: “Come mai, come mai l’America Latina è arrivata a questo punto? Come mai siamo caduti così in basso? Una volta erano cristiani!”. E allora gli ho raccontato della mia visita nell’Italia meridionale da dove proviene il nostro caro Marietto e gli ho citato un vecchio sacerdote di ottantaquattro anni, un’anima veramente bella, che mi diceva: “Io sono stato formato da un vicentino, da monsignor De Luca, che è stato vescovo, dopo essere stato nominato da San Pio X rettore del seminario di Catanzaro”. E allora trovi anche a Crotone un altro prete che è dello stesso stampo, monsignor Magarotti. Mario, non lo conosci? Non conosci nessuno! Anche quello è un’anima bella, un’anima santa. E ho detto: “Eccellenza, manca la semente. Occorre semente, occorre semente nuova, e a un dato momento la semente comincia a produrre. Ecco perché i vescovi devono fare qualche sacrificio: i vescovi devono fare il sacrificio di mandare un po’ di semente nuova in quelle terre”. Ho fatto male? E ho concluso: “Seminiamo; è seminando che si raccoglie!”.

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

CROCE sangue

CHIESA

VOLONTÀ

di DIO

EUCARISTIA

PREGHIERA

EUCARISTIA comunione

APOSTOLO salvezza delle anime

CHIESA cristianesimo

MISSIONI

CHIESA Vescovo

“Mentre a Roma si discute...”. L’espressione riecheggia la famosa frase di Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, che significa: “Mentre a Roma si tiene consiglio, Sagunto viene espugnata”. Si suole citare la prima parte per bollare l’ignavia di quelli che perdono giornate intere in consultazioni senza mai venire all’azione, senza prendere una determinazione.

MI198,6 [17-08-1967]

6 Adesso non è il momento di fare il processo storico delle cause della situazione attuale. Di fatto è così e allora adesso cerchiamo di dare loro una mano. È inutile fare il processo perché una casa sta bruciando e chiedersi: “Per quale motivo sta bruciando? Come è stato?”, e magari fare il processo e correre dietro a colui che ha appiccato il fuoco. È necessario spegnere l’incendio e ricostruirla per quei poveri disgraziati che sono senza casa. Dopo, se vorrete, discuterete e prenderete l’incendiario. La realtà è questa: “Dum Romae loquuntur...” . Che non capiti la stessa cosa!
Mi viene da ridere quando vedo certe cose. So, per esempio, di un certo missionario, che voi certamente non conoscete, che ha consumato tutta la sua vita, quasi tutta, per studiare il problema missionario, e non è mai andato in missione. Va bene scrivere sul problema missionario: bellissime cose, sante cose, ma, piuttosto, fatti su le maniche per andare a salvare anime. Sbaglio? Non siete d’accordo? Ci vogliono anche quelle cose, ma io direi, caro Giuseppe, che se questo tale, dopo essersi laureato, invece di mettersi a studiare, studiare, studiare, fosse andato sette o otto anni in missione, ritornato a casa avrebbe potuto cominciare a scrivere qualcosa, e con cognizione di causa avrebbe potuto dire: “Quando andate in missione, arrivati a quel punto troverete i leoni, perciò dovete passare di qua. Dopo nell’altra parte troverete l’acqua salata e bisogna che portiate con voi una borraccia di acqua perché altrimenti morirete di sete...”. A me sembra che se uno avesse visto personalmente le cose di cui tratta potrebbe parlarne con maggior competenza. Dico male? Siete d’accordo? So invece che questo tale fumava sei o sette pacchetti di sigarette al giorno, e so anche che aveva cominciato a tralasciare le pratiche di pietà, per cui non può essere maestro di chi va a portare il Vangelo.

ESEMPI apostolo

MISSIONI vita missionaria

APOSTOLO salvezza delle anime

PECCATO

Cfr. 1 Timoteo 2,4.

Cfr. Luca 14, 23: “Costringeteli ad entrare”.

Il testo registrato si interrompe improvvisamente e la meditazione rimane sospesa ed incompleta.

MI198,7 [17-08-1967]

7 A un dato momento, figlioli miei, ci vogliono anime consacrate per portare il cristianesimo nel mondo: anime che abbiano tre talenti e li abbiano trasformati in sei, che ne abbiano cinque e li abbiano trasformati in dieci; anime piene di Dio, veramente piene di Dio. Guardate che il mondo si può prendere, ma ci vogliono ancora i Curati d’Ars e i Tommaso d’Aquino: uno che ha pochi talenti sarà il Curato d’Ars e gli altri saranno i Tommaso d’Aquino. Io sarò il sacrestano del Curato d’Ars, don Guido sarà il Curato d’Ars, don Giuseppe sarà Tommaso d’Aquino e don Luigi sarà Santa Teresina del Bambino Gesù... non è stata la maestra delle novizie?
Figlioli miei, ricordatevi che è volontà di Dio che tutti gli uomini si salvino e che tutti gli uomini partecipino di questo banchetto. Andate, chiamateli; “compellite intrare” , fateli entrare, bisogna portarli tutti: questa è la volontà del Signore, questo è lo spirito apostolico di 2000 anni fa! Chiediamo al Signore che questa comunità abbia lo stesso spirito, abbia lo spirito del Cristo. Ora io ho buttato le parole alla buona, ma qual è la missione della nostra Famiglia religiosa? Quando noi abbiamo cominciato a costruire qui a Bosco, una delle prime cose è stata quella di fare un progetto, avere dei disegni e dire: “Beh, costruiamo questa casa, questa casa, questa casa...”; poi abbiamo detto: “Questa si dovrebbe mettere qui, quest’altra si dovrebbe mettere là...”, cioè prima bisogna avere il disegno della casa, sapere che cosa si vuole costruire. Dopo che abbiamo fatto il disegno della casa sono partiti i falegnami, sono partiti i meccanici, sono partiti i montatori dei pannelli, sono partiti i pittori... e, a un dato momento, è venuta su la casa. Fratelli miei, bisogna che sappiamo dove dobbiamo andare a finire, bisogna che abbiamo un disegno chiaro di dove dobbiamo arrivare. Perciò, per conto mio, è necessario che qualche volta ci raffiguriamo la Chiesa, l’umanità, come la vuole Cristo; che qualche volta sogniamo l’umanità dinanzi al tabernacolo. Che bello sarebbe! Questo non è fare poesia: è volontà di Dio che il mondo sia così. Il mondo oggi, purtroppo, non è come lo vuole il Signore: non è uno, gli uomini non sono uno, non c’è l’unità, e manca la santità; non tutti gli uomini sono entrati nella Chiesa come è la volontà di Dio. È vero che si possono salvare lo stesso, tutto quello che volete, tutte belle cose, però noi dobbiamo fare la nostra missione: dobbiamo far entrare, portare il cristianesimo, portare la verità, aiutare queste povere creature...

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

CONSACRAZIONE

CHIESA cristianesimo

MONDO

VOLONTÀ

di DIO

APOSTOLO apostoli di 2000 anni fa

CONGREGAZIONE missione

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

ESEMPI Congregazione

PREGHIERA meditazione, contemplazione

CHIESA

APOSTOLO missione