Don Ottorino inizia in forma scherzosa, nominando Zeno Daniele, che forse durante il viaggio in America Latina come segretario di don Ottorino era stato trattato come “dottore”, e don Giuseppe Rodighiero, che stava laureandosi in lettere presso l’università di Padova.
MI202,1 [16-10-1967]
APOSTOLO testimonianza;PREGHIERA;SACERDOZIO prete;PASTORALE1 Io mi sento confuso dinanzi a certi universitari, di fronte a certi baccellieri, perché sapete che Zeno è dottore, baccelliere, signor segretario; poi c’è il nostro caro don Giuseppe... pazienza! Noi continuiamo come il solito, alla buona. In Argentina ho avuto una impressione, ma non so se sia la stessa del mio caro amico e compagno di viaggio e di avventure, quando ci siamo trovati con tutti i sacerdoti della diocesi di monsignor Di Stefano. Monsignor Di Stefano ha voluto che ci trovassimo insieme, che venisse fatto un po’ di ritiro. Parlando a questo gruppo di sacerdoti, che mi pare fossero ventisei, è sorta poi una discussione. L’incontro ha avuto due parti: nella prima hanno trattato alcuni argomenti, nell’altra io dovevo parlare sulle vocazioni per sottolinearne la necessità. In pratica sono partito dalla frase di San Bernardo: “Bernarde, ad quid venisti? Bernardo, che cosa sei venuto a fare qui, in convento?”, e ho detto: “Facciamoci questa domanda: noi siamo in questa diocesi insieme con il vescovo, e fate conto che anch’io sia uno dei vostri perché qui, ormai, ci sono i nostri figlioli che lavorano: che cosa siamo venuti a fare qui? Che cosa il Signore ci ha chiamato a fare qui? Praticamente ci ha chiamato a prendere in mano questa diocesi e a trasformarla in una diocesi viva, in una comunità cristiana viva. E allora incombe su di noi anche il dovere di sviluppare tutte le vocazioni che devono conservarla viva. In che modo?”. E allora ho insistito: “Prima di tutto dobbiamo pregare e dare una testimonianza con la nostra vita, poi dobbiamo fare un passo avanti e cercare vocazioni”. Prima avevano trattato della liturgia nei suoi vari aspetti. Adesso ho appena celebrato la Messa e non vorrei fare un giudizio temerario, caso mai il nostro caro Zeno mi assolverà; ma la mia impressione è stata questa: che parlassero di belle cose, ma non di un Cristo vivo, bensì di un Cristo morto. L’impressione era questa. Zeno, esagero proprio tanto nel dire questo? Parlavano di cose belle: “Bisogna così, bisogna colà... i decreti...”, ma l’impressione era che parlassero di un morto, non di un vivo; che parlassero quasi di una mensa, ma non parlavano del cibo che si doveva mettere sopra questa mensa; che preparassero una bella tavola imbandita, ma... e che cosa si mangia? Io ho avuto chiaramente l’impressione di una cosa giuridica, di una cosa fredda, non di una cosa calda, sebbene fossimo con un clima caldo.MISSIONI
MISSIONI vita missionaria
All’epoca il nunzio apostolico in Argentina era S. E. mons. Umberto Mozzoni, che in seguito divenne cardinale.
Nel secolo scorso i movimenti di liberazione dell’America Latina, che avevano come scopo l’affrancamento dalla Spagna e dal Portogallo e la creazione di Stati nazionali, avevano come matrice ideologica le idee portanti della rivoluzione francese: sostituire al vecchio sistema politico, culturale, sociale e religioso il nuovo sistema basato sulla ragione, sulla scienza, sul liberalismo politico ed economico e su una religiosità di tipo massonico. La Chiesa cattolica fu aspramente combattuta in molte nazioni dell’America Latina.
MI202,2 [16-10-1967]
2 Per questo poi, parlando di vocazioni, ho insistito. Praticamente affermavano che adesso bisogna centrare tutto in Cristo, nella Messa, e tagliare questo e tagliare quello... Ad un dato momento sembrava quasi che dicessero: “Via la Madonna, via i santi, perché adesso la Madonna e i santi non hanno più posto nella Chiesa; non ha più posto niente. Adesso c’è la Messa, abbiamo quella e fatta in quella determinata forma, in quel dato modo...”. Ma, ma... lo dicevano in una forma piuttosto fredda. Ho esagerato nel dire questo, Zeno? Qualche giorno dopo ci siamo trovati a Buenos Aires con il nunzio apostolico. Il primo incontro con il nunzio è stato come con un buon parroco: era con una mantellina, con uno scialle colorato sulle spalle e una vecchia berrettina in testa senza nessun colore. Quando è entrato sembrava l’ultimo cappellano di questo mondo, come Pio X quando era cappellano, e ci ha detto: “Scusate, ma ho freddo”. Quando è entrato pensavo che fosse il segretario del segretario e invece era proprio il nunzio. C’era anche il vescovo, monsignor Di Stefano, e ci siamo seduti a chiacchierare intorno ad un tavolino. Lui fumava come un turco, fumava di gusto, insomma; sarà uno dei suoi vizi capitali. Ha cominciato a dire che monsignor Di Stefano era un vescovo cristiano: “Quello è un vescovo cristiano, perché ci sono anche dei vescovi matti, ci sono dei preti matti... A volte io vado in chiesa ad ascoltare qualche predica: dicono tante parole che io stesso non capisco che cosa vogliono dire. Usano certe belle parole grosse, ma in sostanza non dicono niente e non credono in niente. Io vado in chiesa, mi metto in mezzo alla gente e ascolto, ascolto; ma, cari miei, è un disastro con questi preti giovani... certi preti usano frasi roboanti, ma non sanno neanche loro quello che dicono”. Conversando ho capito che quando in certe feste è libero va in paesetti lontani a fare il prete: va a dire la Messa, a confessare... Sicché a un certo momento ho detto: “Eccellenza, mi consolo, perché anche lei è un vescovo cristiano”. A un dato momento è uscito in questa frase: “In fondo, in fondo, adesso cercano di cacciare via la Madonna e i santi, ma se c’è ancora un po’ di fede in mezzo a questo popolo bisogna ringraziare la Madonna e i santi”. Voi sapete che gli Spagnoli hanno istituito una grande quantità di processioni, e quando i sacerdoti sono stati cacciati via , loro hanno continuato le loro processioni e hanno continuato la loro devozione; alcune pratiche in seguito sono diventate un po’ superstiziose, cose un po’ stiracchiate, ma i fedeli hanno conservato la loro devozione alla Madonna e ai santi.MISSIONI vita missionaria
SACERDOZIO prete
MARIA
MARIA devozione a ...
Il riferimento è ai confratelli operanti in America Latina che erano appunto dodici: quattro in Guatemala, tre in Brasile, fra i quali don Luigi Mecenero che viene nominato subito dopo, e cinque in Argentina.
In Guatemala la Comunità dei religiosi era operante dal 27 novembre 1966, in Brasile dalla primavera del 1967 e nel Chaco (Argentina) dal 27 luglio 1967.
Cfr. Giobbe 1,11 e 2,4.
Don Ottorino soffriva molto i climi caldi e umidi.
Don Ottorino scherza alludendo a qualche eventuale precedente legame affettivo.
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3 Io adesso vorrei dire questo: lasciamo stare l’America Latina e veniamo alla nostra America. Se andando in America abbiamo trovato i nostri fratelli che hanno ancora fede, dobbiamo ringraziare la Madonna e i santi: ecco il pensiero della meditazione. Vi ho già detto nel primo incontro che ho avuto con voi, e penso che Zeno ve l’avrà confermato, che ho trovato i nostri dodici apostoli che stanno bene fisicamente e spiritualmente: mettendo il termometro - si fa presto a mettere il termometro - ho trovato aumentata la fede, aumentato l’amor di Dio, cioè ho trovato aumentata la vita spirituale. Voi capite che questa è la più grande consolazione che noi abbiamo provato, perché dopo un anno o mezzo anno o alcuni mesi che i nostri religiosi sono partiti... Voi direte: “Eh, bene, aspetti”, come diceva il diavolo nei confronti di Giobbe. Comunque dopo un po’ di tempo che sono via e nonostante l’incontro con un mondo nuovo che al principio crea necessariamente qualche squilibrio, i nostri religiosi stanno bene. Basta pensare a don Luigi Mecenero, poverino! Nei primi mesi persino di notte diceva: “Dove sono venuto a finire! Io che di ‘mori’ non voglio saperne; a me i negri non piacciono, - è allergico ai negri - per carità, non voglio vedere negri!”. Poverino! E non vi voleva forse bene don Luigi Mecenero? È stato duro trovarsi in un mondo completamente nuovo! E adesso si è così affezionato, è così buono e si trova felice di essere là. È il demonio, è il demonio, perché c’è il diavolo anche in America, il demonio è uno solo... Poi c’è l’incontro con realtà nuove, la lontananza dalla famiglia, dagli amici, anche dall’ambiente dove si è vissuto, con temperature diverse , cibi diversi, tutto diverso. Se poi si trovano cibi come quelli che hanno trovato nei primi tempi... Se adesso, dopo sei mesi, la situazione è così, potete immaginarvi come era nei primi giorni! Trovarsi in un nuovo mondo è un colpo per l’uomo! Questi benedetti dodici figlioli sono andati lontano dalla famiglia, per cui è naturale che sentano la nostalgia che, anche se non lo dicono, sarà per l’Antonella o sarà per l’Antonello, però la nostalgia c’è! A un dato momento ti trovi lontano dalla mamma, dal papà, dagli amici, da tutto quanto, dalla Casa dell’Immacolata; ti trovi con cibi nuovi, ti trovi in un ambiente nuovo, ti trovi con una lingua che non sai maneggiare. Don Luigi Mecenero mi diceva: “Lei, don Ottorino, ride, ma andare dal barbiere... - è stato lui a condurci dal barbiere - Finché viene uno come io sono venuto adesso ad accompagnarvi per dire che tagli in una certa maniera è semplice, ma la prima volta che sono venuto io ho detto che mi tagliassero i capelli e il barbiere mi ha chiesto: ‘Che cosa? Come?’, e io non gli potevo dire niente e quell’altro faceva quello che voleva”. Pensate che cosa significa trovarsi così, con questo incontro con realtà nuove... tutte piccole cose, ma nonostante questo incontro difficile per il corpo, per lo spirito, per tutto, dopo un po’ di tempo sarebbe stata naturale una flessione. Invece no!MISSIONI
APOSTOLO vita interiore
VIRTÙ
fede
MISSIONI vita missionaria
CROCE Demonio
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
Nel testo registrato don Ottorino usa il termine spagnolo “madera”.
MI202,4 [16-10-1967]
4 Ringraziando Dio sono rimasti fedeli alla loro meditazione, e vedevo che la facevano bene, con serietà, e sono fedeli alla loro corona, alle loro pratiche di pietà. E poi basta parlare insieme con uno per tre minuti per vedere se è più caldo o se è più freddo, e ho visto che danno importanza alla vita interiore, all’unione con Dio. Allora è logico che poi, anche nel campo apostolico, si vedano già dei frutti. Quando uno si offre generosamente al Signore ed è contento di essersi offerto e continuamente sta in contatto con il Signore, è chiaro che in qualunque parte sia inviato è come una manata di fuoco che si butta su un pezzo di legno: il legno si brucia, cari, non c’è niente da fare, il pezzo di legno si brucia. E così anche loro, caduti nel posto dove Dio li ha messi, hanno incominciato ad incendiare la legna. Don Luigi, dopo il primo mese, era uno po’ disorientato e mia ha mandato una lettera ‘disorientata’, che non vi ho mai letto perché era riservata, e nella quale diceva: “Ecco, l’unica consolazione è questa: so che non sono venuto io, mi ha mandato lei, e ciò vuol dire che mi ha mandato il Signore e sto facendo la volontà del Signore. Ecco, questo pensiero di fare la volontà di Dio mi ha tenuto in piedi, e questo mi ha dato la forza di andare avanti”. Queste creature vanno per la fare la volontà di Dio, sentono che stanno facendo la volontà di Dio, e perciò dove cascano bruciano. E allora si vede intorno ad ognuno di loro un anello di fuoco: qualcuno lo ha più grande, qualcuno meno grande, ma, se scavi un pochino, tutti lo hanno, hanno un anello di fuoco. Con la loro stessa presenza hanno acceso il fuoco. Il primo fuoco non l’hanno fatto con la predicazione, non l’hanno fatto con grandi cose strepitose; l’hanno fatto con la loro presenza, senza accorgersene, con il loro sorriso, con il loro modo di trattare con semplicità. Hanno manifestato il Cristo con la semplicità, senza accorgersene.PREGHIERA
CONSACRAZIONE offerta totale
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO F.A.
APOSTOLO vita interiore
Noto proverbio popolare con il significato ovvio che quando la necessità di agire si fa impellente uno tira fuori tutte le sue energie, che spesso non sa neppure di avere, per affrontare e vincere la situazione.
Don Ottorino racconta i riti del venerdì santo svoltisi a Estanzuela nel Guatemala nella primavera del 1967 come se fosse presente ai fatti narrati, mentre in quei giorni don Ottorino si trovava in Italia e non poteva pertanto essere testimone oculare dei fatti stessi. Probabilmente drammatizza soggettivamente al presente la narrazione che i confratelli del Guatemala gli avevano fatto di quegli avvenimenti durante l’ultimo viaggio fatto con Zeno in America Latina.
Don Gianni Rizzi era il superiore della Comunità operante a Estanzuela in Guatemala nella diocesi di Zacapa, e gli altri religiosi erano don Ugo Caldini, e gli assistenti Lino Ceolato e Severino Stefani.
MI202,5 [16-10-1967]
5 Tornando in mezzo a voi, ieri mattina ho celebrato la Messa con voi dopo un mese e mezzo che non celebravo la Messa in casa, qui in famiglia, in comunità. Celebrando la Messa, anche senza guardarvi in faccia, ho sentito che c’è una corrente che passa, cioè ho sentito che non io celebravo la Messa, ma che stavamo celebrando la Messa insieme, perché c’era un flusso che correva nella chiesa. Anche loro stanno facendo passare questo flusso, per cui monsignor Di Stefano, il vescovo di Volta Redonda, di monsignor Luna poi non se ne parla, tutti hanno notato quella presenza di Dio nei nostri religiosi. Ripetutamente ci siamo sentito sottolineare: “Questi, questi, questi sono preti!”. E che cosa vuol dire “questi sono preti”? Hanno notato che questi nostri religiosi non sono come gli altri: c’è qualcosa! E che cos’è questo qualcosa? Questo qualcosa è l’unione che si sforzano di avere con il Signore, è lo spirito di unione con Dio. Perciò ringraziamo il Signore! Nella nostra visita abbiamo toccato con mano che stanno bene fisicamente, che spiritualmente non sono cascati giù, ma continuano a salire, e sul piano apostolico sono stati una rivelazione per noi. A volte c’è qualche ragazza che si sposa: a casa non faceva mai niente e sapeva appena asciugare le posate. Dopo poco tempo che è sposata tutti dicono: “Guarda un po’! È proprio vero che quando l’acqua tocca si impara a nuotare!”. Andando a Zacapa abbiamo incontrato Lino Ceolato, un buon figliolo, ma chi avrebbe pensato che il venerdì santo scorso, per esempio, avrebbe diretto la processione ad Estanzuela? Alle nove della mattina cominciano la processione con la Via Crucis, a mezzogiorno la processione entra in chiesa per la predica sulla passione, e poi alle tre vanno i chiesa un’altra volta per ricominciare. E allora Lino si mette fuori dalla sacrestia e dice: “Aspettate che vado a vedere se c’è il prete...”. Don Gianni era andato via perché, essendo il primo anno, non voleva compromettersi ed osservava da lontano. La processione è rientrata a mezzogiorno, e a mezzogiorno il sacerdote doveva fare la predica sulla passione. Allora il catechista che dirigeva il traffico, con il megafono in mano perché erano più di mille persone, vede Lino e lo chiama: “Hermano, hermano, venga lei a fare la Via Crucis...”. Lino comincia a fare la Via Crucis. Finita la prima Via Crucis, poiché era terminata ma si era ancora distanti dalla chiesa, il catechista dice: “Ne cominci un’altra”.EUCARISTIA S.Messa
CONGREGAZIONE appartenenza
SACERDOZIO prete
MISSIONI vita missionaria
Cfr. Matteo 10,19-20.
MI202,6 [16-10-1967]
6 E allora riprende la Via Crucis con una predichetta, una meditazione a ogni stazione. Finita la seconda Via Crucis... “Un’altra ancora”, ha detto il catechista. Con le tre Via Crucis siamo arrivati in chiesa, perché si fermavano ai capitelli, e dove esponevano un quadretto bisognava fermarsi e pregare, e ogni capitello era una stazione. Arrivati in chiesa alle undici e mezza, dopo due ore e mezza di processione, il catechista dice a Lino che don Gianni non era ancora arrivato e che c’era da fare la predica della passione. Era mezzogiorno. Che cosa fare? “Hermano, faccia lei!”, e Lino dubbioso: “Che mi metta io là?”. D’altronde c’era moltissima gente, la chiesa era piena e ce n’era anche fuori: bisognava fare la predica sulla passione. E si è messo a fare la predica sulla passione del Signore, improvvisando: mezz’ora, venti minuti. Aveva già fatto per tre volte le quattordici stazioni della Via Crucis, e ora ne doveva fare un’altra. E poi ha detto: “Adesso andate a casa, e arrivederci alle tre del pomeriggioper continuare un’altra volta la processione”. Naturalmente sono processioni folcloristiche: il Signore viene portato in processione, a un dato momento il Signore è morto, e allora la Madonna esce e va alla ricerca del Signore in giro per il paese, e dopo c’è Giovanni che esce e si incontra con la Madonna e insieme vanno alla ricerca del Signore. Intanto però la gente prega e piange: “La Madonna, il Signore!”, e poi canta e balla. Pensiamo all’assistente che si arrangia a fare la predica sulla passione. Penso che nessuno di voi avrebbe detto che Lino, poveretto, tanto buono, un santo figliolo, sarebbe riuscito a tenere in mano la situazione con tutta quella gente, che avrebbe fatto prediche sulla passione... Abbiamo visto confratelli lanciati: potrei parlare di don Gianni e di don Ugo, potrei dire di tutti; don Luigi Mecenero ormai è parroco “ubique terrarum”. Si sono lanciati perché il Signore dà forza, il Signore aiuta anche sul piano umano, perché il Signore nel santo Vangelo ha detto: “Non preoccupatevi di quello che direte...”. Vuol dire che se uno si è preparato bene, se uno ha sfruttato i suoi talenti, se si è sforzato di trafficare i suoi talenti, dopo non deve preoccuparsi perché pensa il Signore. Un giovane che si prepara bene nella casa di formazione, che studia, che prega, che sviluppa l’uomo di Dio, che sviluppa l’apostolo, che ce la mette tutta per prepararsi bene, non deve avere paura: “E dopo, che cosa farò?”. Quando tu ce l’hai messa tutta da parte tua, al resto penserà il Signore. Il Signore ha detto: “Non preoccupatevi, perché ci sarò io!”. E vi posso dire ho visto che c’era lui, e che ha fatto fare ai nostri figlioli delle cose più grandi di loro, come è solito fare il Signore. Manda uno a prendere alcuni pani e poi lui fa il miracolo di moltiplicare i pani.MISSIONI vita missionaria
APOSTOLO
FORMAZIONE
PAROLA DI DIO Vangelo
Il riferimento è al religioso Giorgio Pieropan, morto in un incidente stradale mentre ritornava in auto da Roma dove aveva condotto appunto i confratelli in partenza per il Guatemala.
MI202,7 [16-10-1967]
7 Il tempo sta passando, però io vi dico che se abbiamo trovato i nostri dodici figlioli in queste condizioni il mio pensiero è che dobbiamo ringraziare la Madonna e i santi. Partiamo con i santi prima e dopo terminiamo con la Madonna. Vi siete dimenticati che abbiamo un nostro fratello che ha sparso il sangue per i missionari? Eravamo a Rio Hondo, insieme a tavola, e sopra la credenza c’era la fotografia del nostro caro Giorgio. A un dato momento abbiamo creduto conveniente ricordare la scena di qui giorni e ho detto: “Il Signore vi ha benedetto, il Signore sta aiutandovi, il Signore è in mezzo a voi e lo vedete e lo toccate con mano, ma ricordatevi che c’è il sangue di un fratello, di un fratello che ha sparso il sangue per voi e per gli altri missionari. Ricordatevi che ha detto a Dio: ‘Signore, se è necessaria una vittima, eccomi qua: sono pronto a dare il sangue per le missioni!’. E il Signore ha accolto questa offerta e, sulla strada, mica per scherzo, ha dato il sangue. Ricordatevi che questo fratello è lassù, in Paradiso, vicino al trono di Dio, ed è là che intercede per noi”. Fratelli miei, ecco il primo pensiero. Ricordiamoci che in Paradiso abbiamo qualcuno che sta lavorando per la Congregazione. Perciò il nostro primo pensiero deve essere proprio questo: rivolgiamoci lassù, rivolgiamoci ai nostri santi protettori. Io mi rivolgo a mia mamma e a mio papà; rivolgiamoci al nostro caro Giorgio, e pensiamo che più di una volta ci troveremo in difficoltà. Come faremo? Figlioli, non vogliamo fare da soli. Ricordiamo che di là c’è un altro mondo e questo mondo è vicinissimo a noi ed è interessato più di noi per la salvezza dei nostri fratelli che abbiamo in America o qua o là. E perciò crediamo anche a questa benedetta intercessione dei santi, e vorrei dire in modo particolare crediamo un pochino di più al nostro caro Giorgio che è già là, primo membro della Congregazione in Paradiso.MARIA
CROCE martirio
MISSIONI vita missionaria
CONSACRAZIONE offerta totale
NOVISSIMI paradiso
NOVISSIMI eternità
Cfr. Giovanni 4,6.
Cfr. Giovanni 4,34.
MI202,8 [16-10-1967]
8 E poi c’è la questione della Madonna. Questa Congregazione è nata dal cuore della Madonna. Voi vedete che ha l’impronta mariana. Gesù noi lo troviamo tra le braccia della Madonna; la Congregazione è nata proprio tra le braccia della Madonna che è la mamma della Chiesa e che, naturalmente, è la mamma della Congregazione. Ho affidato la Congregazione alla Madonna prima ancora che voi veniste. Ricordate che il giorno che abbiamo fatto la consacrazione di tutta la Congregazione alla Madonna vi ho detto che, quando ero piccolo, mia mamma mi ha messo nelle mani della Madonna? Quando sono stato un po’ più grandicello, io mi sono riconfermato nelle mani della Madonna, e poi, quando si è trattato di essere sacerdote, ho messo il mio sacerdozio nelle mani della Madonna. Quando si è trattato di incominciare la Congregazione l’ho messa, ancora prima che nascesse, nelle mani della Madonna. Voi, quando siete stati un po’ più grandi, avete riconfermato questa vostra posizione nelle mani della Madonna. Per cui, senza togliere niente a tutto quello che è stato detto dell’altare e del Cristo, ricordatevi sempre del detto: “Ad Jesum per Mariam”. E penso che più di una volta sul vostro cammino sentirete il bisogno di avere una mamma; sentirete questo bisogno qui nella casa di formazione, nei momenti di scoraggiamento e di tentazione, ma sentirete il bisogno in modo particolarissimo quando vi troverete in campo di azione apostolica. Vi saranno dei momenti, figlioli, in cui la natura non è più capace di andare avanti, vi saranno dei momenti, come Gesù “fatigatus ex itinere” ... quando si legge nel santo Vangelo quella parola: Gesù vicino al pozzo di Giacobbe ‘fatigatus ex itinere’, vuol dire che era stanco, affaticato. Che cosa significa la parola ‘fatica’? Non poterne più! Quando Gesù è “fatigatus ex itinere”, viene la Samaritana e si dimentica di essere stanco e comincia a lavorare; cioè la volontà supera, si può dire, la natura. Per cui quando verranno gli Apostoli dirà: “Io ho ben altro cibo, il cibo di fare la volontà di Dio, la volontà del Padre!”. A un dato momento la volontà domina la stanchezza; viene una povera donna samaritana, si dimentica di essere stanco e comincia la conversione di quella povera donna. Arrivano gli altri e... “Ecco il cibo!”. “Ah, no, no: ho già il cibo; il mio cibo è la volontà del Padre!”. Figlioli, spesso ci troveremo in questa situazione: “fatigatus”, sono stanco, scoraggiato, non ne posso più. Oggi, e specialmente un domani, anche voi ad un dato momento sarete capaci di superare con un atto di volontà la stanchezza del fisico, la stanchezza dello spirituale soltanto se avrete vicino a voi una mamma che vi dà coraggio. Le nostre mamme - e termino - quante volte ce l’hanno fatta! Un ragazzino va dalla mamma piangendo: “Mamma, mamma...”. “Che cosa c’è, vediamo... Non è niente quella piccola cosa!”; un bacetto e il ragazzino se ne va via tutto contento e non ha più male. Non vi è mai capitata questa esperienza? Una cosa simile proveremo anche nella nostra vita. Un momentaccio: “Basta, non ce la faccio più! Sono stufo, stracco... Madonna, aiutami!”. Subito è scomparso tutto o, per lo meno, non si sente più il male di prima, lo scoraggiamento di prima. Per le anime che vi aspettano, vi raccomando, finché siete qui crescete nella devozione alla Madonna, non in una devozione matematica, ma in una devozione intima di un figlio che crede alla mamma, di un figlio che vuole bene alla mamma e che mette tutto se stesso, completamente se stesso, nelle mani della Madonna: la propria purezza, la propria umiltà, il proprio spirito di sacrificio. Ripeto quello che ha detto il nunzio apostolico in Argentina: “Se c’è ancora fede, bisogna ringraziare la Madonna e i santi”.MARIA madre della Congregazione
MARIA maternità
divina
CONGREGAZIONE fondatore
MARIA devozione a ...
FORMAZIONE case di formazione
PAROLA DI DIO Vangelo
VIZI scoraggiamento
CROCE sofferenze morali
FAMIGLIA mamma
ESEMPI vari
APOSTOLO salvezza delle anime