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L’APOSTOLO CONFIDA SOLO IN DIO

MI206 [10-11-1967]

10 Novembre 1967

Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che era entrato da poco nella Casa dell’Immacolata, e all’epoca, stava facendo l’anno di noviziato.

Il cardinale Agnelo Rossi, arcivescovo di San Paolo in Brasile, era stato ospite per alcuni giorni nella Casa dell’Immacolata.

Il prof. Marcello Peretti, insegnante di pedagogia presso l’università di Padova, era spesso invitato per fare conferenze alla Casa dell’Immacolata sul metodo di Gesù maestro.

Nel testo registrato c’è un momento di silenzio e di pausa per favorire l’incontro personale con il Signore.

MI206,1 [10-11-1967]

1 C’è stato una volta un predicatore che è andato a fare gli esercizi nella cappella papale e ha detto: “Santità, cardinali, eccetera. D’ora innanzi vi dirò fratelli carissimi”. Ecco, io mi sento commosso dinanzi a don Pietro , a uno, all’altro e a quest’altro; perciò, fratelli carissimi, aiutiamoci!
Allora torniamo a noi e cominciamo con l’incontro con il Signore. Vi raccomando, figlioli, anche nelle altre meditazioni che fate per conto vostro, di dare sempre grande importanza all’incontro con il Signore. Ve l’ho detto tante volte e perdonatemi se lo ripeto: il mondo cerca da noi uomini che se la intendano con Dio, uomini che sono in contatto con il Signore. Avete conosciuto il cardinale Rossi e avete visto la ricchezza della sua personalità: si potrebbe definire l’uomo di Dio, l’uomo di Dio che mette tutte le sue capacità e le sue doti a servizio dell’organizzazione, ma è l’uomo di Dio. Anche voi siete aspettati nel mondo come uomini di Dio. La mercanzia che è richiesta dalle anime sono gli uomini di Dio, e diverrete uomini di Dio se starete a contatto con lui, se ve la intenderete con Dio, se parlerete con Dio, se converserete con Dio. Se vi abituate in ogni meditazione a stabilire subito questo incontro con il Signore, questo parlare con il Signore per trattare con lui e poi... ecco allora la Messa, ecco il breviario, ecco la comunione, ecco le altre preghiere. Poi, magari alla sera prima di andare a letto, fissate un altro piccolo e breve incontro con il Signore. Coloro che sono un po’ più anziani, che hanno assistito alle conferenze del professor Peretti , hanno capito che il cuore del sacerdote non può essere un pallone buttato a destra e a sinistra, ma un cuore che ha bisogno di un orientamento. E l’orientamento per noi è o la creatura o il Creatore. Noi ci siamo donati al Creatore, e il Creatore si è donato a noi. Ma, allora, tra me e il Creatore ci deve essere un contatto, un contatto d’amore, un contatto di donazione, un contatto di offerta, proprio di immolazione continua. Scusate se insisto, ma questo punto è importantissimo. Perciò adesso fermiamoci un momento, incontriamoci con lui, con Gesù Cristo, ringraziamo e domandiamo perdono e preghiamo che ci aiuti ad essere come lui ci ha pensato fin dall’eternità.

PREGHIERA meditazione, contemplazione

APOSTOLO uomo di Dio

DIO rapporto personale

PREGHIERA

GESÙ

incontro personale

DIO creatore

CONSACRAZIONE immolazione

Raffaele Testolin frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.

Don Ottorino, dopo i primi approcci con la realtà di Resende (Brasile), sempre sognò che la Congregazione assumesse la responsabilità pastorale di tutta la cittadina per tentare una forma nuova di servizio pastorale con preti e diaconi.

Le Figlie di Maria e le Piccolissime erano gruppi femminili parrocchiali di diversa età e con diversa animazione spirituale. Nell’esempio don Ottorino nomina, con un accento scherzoso, dapprima don Luigi Furlato che era il maestro dei novizi, poi don Luciano Bertelli che stava frequentando l’ultimo anno del corso teologico, e infine Ruggero Pinton che frequentava all’epoca il 2° anno del corso teologico.

MI206,2 [10-11-1967]

2 Nella meditazione precedente abbiamo contemplato gli Apostoli nel Cenacolo mentre facevano il primo corso di esercizi spirituali e il loro atteggiamento spirituale: avevano coscienza della loro missione, della responsabilità che gravava sulle loro spalle, e allo stesso tempo il senso della loro deficienza e della loro incapacità, ma erano anche ripieni di fiducia.
L’ultima volta ci siamo fermati su questa prima parte: gli Apostoli avevano coscienza della loro responsabilità apostolica. A proposito ho sottolineato in particolare che anche noi dobbiamo avere coscienza della nostra responsabilità apostolica, non soltanto di una responsabilità collettiva, ma di una responsabilità individuale. Vi ho ripetuto quello che ho detto altre volte: ognuno di voi deve sentirsi l’unico responsabile della Congregazione, il superiore generale, come se fosse solo e avesse questo mandato da Dio. Dio mi manda a riempire tutti i buchi che ci sono nel mondo dove mancano apostoli. Capisci, Raffaele ? Dio ti ha creato, ti ha mandato qui e tu devi riempire tutti i buchi che ci sono in giro per il mondo. Dove non ci sono preti, dove non c’è assistenza religiosa, tu devi mandare un sacerdote, tu devi mandare un diacono, però mandarli con un sistema nuovo, con un sistema completamente nuovo, con uno spirito nuovo, facendo una rivoluzione anche nel sistema. Devi mandare degli uomini che si completano a vicenda: il sacerdote completa il diacono e il diacono completa il sacerdote. Prendiamo, per esempio, degli uomini che un domani vadano a Resende e prendano in mano quattro parrocchie. Supponiamo che siano quattro sacerdoti e quattro diaconi: un diacono e un sacerdote in ogni parrocchia; ogni sacerdote e diacono hanno in mano tutta la parrocchia, però poi si completano. Un diacono sarà specializzato, ad esempio, per la parte ricreativa di tutte le parrocchie: ogni diacono nella sua parrocchia organizzerà la parte ricreativa, però i quattro oratori parrocchiali saranno più sincronizzati perché ci sarà un diacono specializzato. Un altro sarà specializzato per la liturgia, in modo che in una parrocchia si suoni il campanello in un modo e nell’altra si abbia a suonarlo nello stesso modo. Poniamo che ci sia anche don Luigi Furlato, specializzato per la formazione delle suore e, per esempio, se c’è don Luciano Bertelli, sarà specializzato per le Figlie di Maria; se ci fosse Ruggero sarebbe per le Piccolissime. Questa organizzazione nuova deve essere impostata sulla carità, sulla fusione e la collaborazione, in modo che se io ho delle attitudini per il canto le metto a disposizione di tutta Resende, se io ho altre attitudini metto tutto a disposizione, perché tutto si deve fare in comune.

CONGREGAZIONE missione

APOSTOLO uomo di Dio

APOSTOLO missione

DIO creatore

CONGREGAZIONE carisma

MISSIONI vita missionaria

PASTORALE parrocchia

COMUNITÀ

unità

nella carità

MI206,3 [10-11-1967]

3 Questa rivoluzione nuova il Signore la vuole; vuole che portiamo - attenti, sono due cose distinte - aiuto là dove c’è bisogno, e rinnovamento là dove c’è bisogno. Pur camminando insieme, sono due cose distinte.
Raffaele, supponi che morissimo tutti in questo momento: tu sei l’unico responsabile. “Ma io sono giovane!”. Non importa; l’età è una malattia che guarisce da sola. Il professor Peretti diceva che l’età è l’unica malattia che guarisce senza medicine, perché arriverà il tempo che anche tu avrai cinquant’anni. Devi portare sopra la terra questa medicina: portare gli apostoli. Questa coscienza dobbiamo averla anche noi perché è la base di tutto il resto; tutto il resto è la conseguenza di questo. Se manca questa coscienza è inutile che poi tiriamo i fili. E allora dobbiamo sentire la vocazione; ogni sacerdote deve sentire la vocazione universale, ma noi in modo particolare siamo stati chiamati da Dio in questa casa per sentire questa vocazione, per sentire la stessa vocazione della Chiesa, in un modo veramente profondo fino a desiderare di dare il sangue per la realizzazione di questo nostro desiderio. Posta questa meditazione che abbiamo fatto l’altra volta, viene la seconda.

CONGREGAZIONE carisma

APOSTOLO vocazione

CROCE sangue

Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Editrice Trevigiana Treviso 1966. Le citazioni, prese dalle pagg. 14-15, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

Il riferimento è sempre a don Pietro De Marchi, già nominato all’inizio della meditazione.

Giorgio Girolimetto aveva frequentato a Roma l’Università Gregoriana ottenendo la licenza in filosofia.

Atene e Alessandria d’Egitto ai tempi di Gesù erano i centri indiscussi della cultura, soprattutto quella filosofica.

MI206,4 [10-11-1967]

4 Prima diamo un’occhiatina ai nostri cari Apostoli.
“Coscienza delle loro deficienze e della loro incapacità”. Diamo quindi un’occhiatina agli Apostoli, perché da questa meditazione deve sorgere un duplice sentimento: - Primo: non crederci noi talmente grandi da essere capaci di rovesciare il mondo.con i soli nostri mezzi - Secondo: non scoraggiarci se vediamo che valiamo poco. “Ritorniamo ora alla contemplazione degli Apostoli. Che cosa trovano in se stessi per far fronte a questa schiacciante responsabilità?”. Se io dico a te, don Giovanni: “Va’ a comprare dolci per tutti”, e ti do il portafoglio, tu lo apri e guardi se ci sono i soldi che occorrono, e dici: “Bene, con questi soldi si comprano dolci per tutti!”. Ma se vedi che dentro non c’è niente o che c’è soltanto un dollaro - va bene che vale 600 lire e che c’è don Pietro che fa anche i miracoli -, come si fa? Anche gli Apostoli avranno cominciato a dire: “Il Signore ci ha dato questo incarico di andare a predicare il Vangelo in tutte le parti del mondo, ma adesso, che cosa abbiamo in mano?”. “Quando guardano a se stessi sono obbligati a prendere coscienza delle loro deficienze e della loro incapacità totale. Dal punto di vista umano, non hanno né cultura, né risorse, né relazioni. E tutto ciò è detto esplicitamente nella Scrittura. Gli Atti, infatti, attirano la nostra attenzione sullo stupore dei sinedriti di fronte alla sicurezza di Pietro e di Giovanni, dopo la guarigione del paralitico della porta Bella: “Si trattava di illetterate ed incolte persone” (Atti 4,13)”. Allora, caro Giorgio , non è la licenza in filosofia che può salvare gli uomini. Guarda questi poveri uomini: se fosse stato necessario conoscere la filosofia per evangelizzare il Signore avrebbe mandato tutti ad Atene per laurearsi. Si tratta di un gruppo di persone “incolte ed illetterate”. “Da quello che sappiamo della vita palestinese all’epoca degli Apostoli, è molto probabile, in realtà, che fossero veramente ignoranti, dal punto di vista della cultura umana; è anche probabile che non sapessero né leggere, né scrivere. Ed ecco che dovranno portare il Vangelo a popoli di civiltà raffinate!”.

VIRTÙ

umiltà

ESEMPI difetti

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

Santa Maria Magherita Alacoque era suora di clausura dell’Istituto delle Visitandine.

Don Ottorino nomina Antonio Pernigotto, che aveva emesso la professione religiosa il 22.1.1967, perché proveniva da una famiglia di agricoltori e non aveva avuto l’opportunità di dedicarsi molto allo studio.

Nomi di grossi Istituti di credito.

MI206,5 [10-11-1967]

5 Ci rendiamo conto, figlioli? Il Signore vuole portare nel mondo il suo messaggio e sceglie questa povera gente. Padre Lombardi direbbe: “Oh, lassù in Paradiso non conoscete la geografia?”. Quando la Madonna è apparsa a Fatima, in mezzo a nude rocce, ed è apparsa a quei poveri pastorelli: “Oh, non poteva andare in Segreteria di Stato? Come mai la Madonna non è andata in Segreteria di Stato? Non conosceva la geografia? Forse ha sbagliato l’atterraggio”, diceva padre Lombardi.
Figlioli, mi pare che sia questa l’abitudine del cielo. Quando il Signore vuole fare qualcosa, prende il niente. Prende una povera creatura, come Suor Bertilla, e confonde le Suore Maestre: la prima santa delle Suore Maestre è una suora sguattera. Il Signore vuole portare nel mondo la devozione al Sacro Cuore e prende una suora di clausura. Ricordate il padre Lombardi che commenta: avrà fatto sette o otto genuflessioni davanti alla madre superiora e questa avrà detto: “Ma perché a te e non a me che sono la superiora, perché proprio a te?”. Il Signore vuol far venire il Papa da Avignone a Roma e prende una povera ragazza che adesso chiameremo addirittura dottoressa della Chiesa: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa. Rendetevi conto! Antonio Pernigotto , coraggio, caro! Però ci vuole coscienza, coscienza di questa incapacità! “E allora butteremo via i libri!”. No, figlioli, non ho detto di buttare via i libri. Il Signore non ha detto a San Pietro: “Butta via il vocabolario!”, ma ha preso gli Apostoli come stavano. “Ed ecco che dovranno portare il Vangelo a popoli di civiltà raffinate! Quanto alle risorse, vediamo anche qui che non posseggono nulla. Abbiamo d’altronde la testimonianza esatta di San Pietro sul contenuto della cassa apostolica. Diceva, infatti, al paralitico della porta Bella: “Argento e oro non ne ho” (Atti 3,6)”. Riguardo all’intelligenza e alla cultura erano estremamente poveri. Riguardo alle risorse economiche non avevano né il banco di Roma, né quello dello Santo Spirito a loro disposizione e neanche quello che ho visto a New York, il banco d’Israele; neanche in quel banco avevano il conto corrente. “Aurum et argentum non habeo: surge et ambula,” disse Pietro al paralitico della porta Bella. “Che cosa potevano dunque possedere? Forse qualche moneta di bronzo e nient’altro”. Dunque: intelligenza e cultura, no; soldi, no. “Ora avrebbero dovuto fare anche lunghi viaggi; come avrebbero potuto affrontare tali spese?”. Devono andare a salvare il mondo: sono ignoranti, non hanno soldi... “Homo sine pecunia, immago mortis”. “Se infine pensiamo alle relazioni umane degli Apostoli, possiamo constatare che non potevano appoggiarsi su nessuno”.

MARIA Fatima

DIO stile di...

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

MI206,6 [10-11-1967]

6 Noi andiamo in America e abbiamo là monsignor Luna e monsignor Rettagliata; se andiamo in Brasile abbiamo monsignor Baggio, Emilio, il cardinale Rossi; se andiamo in Argentina... E loro chi hanno? Su quali amicizie umane, su quali persone possono appoggiarsi?
“Vediamo che gli Apostoli non fanno affidamento sui grandi sacerdoti, Anna e Caifa, che ben presto li perseguiteranno”. Hanno ucciso il loro maestro, per cui non possono appoggiarsi sui sacerdoti, andare a trovare il sommo sacerdote e dirgli: “Noi abbiamo ricevuto da Gesù la missione di portare il Vangelo in tutto il mondo, perciò dacci un blocchetto di assegni del tempio!”. Sarebbero stati perseguitati immediatamente. “Tanto meno potranno fare affidamento su Erode Antipa, che ha deriso il loro Maestro. Non potranno fare affidamento sui Romani! Non è forse Pilato che ha condannato Gesù a morte? Allora come potranno, senza alcun appoggio umano, avvicinare i grandi e i potenti di questo mondo? Siamo quindi obbligati a concludere che umanamente parlando gli Apostoli si trovano nella più completa incapacità”.

DIO stile di...

Il riferimento è a Mario Corato, che frequentava all’epoca l’anno propedeutico al corso teologico.

Cfr. Geremia 1,6.

Marco Pinton, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale, aveva una struttura fisica un po’ gracile.

Antonio Pernigotto era un ragazzone robusto e abituato ai lavori manuali dei campi.

MI206,7 [10-11-1967]

7 Con questa pasta si fanno gli gnocchi, caro Mario , proprio con questa pasta; non c’è niente da fare! Dio dà missioni grandissime a creature piccolissime. A una suora di clausura, rinchiusa dentro quattro mura, che non può uscire e che deve tribolare per farsi credere dalla sua madre superiora, dà il compito di portare il messaggio del suo Sacro Cuore al mondo. A tre pastorelli che non sanno né leggere né scrivere, poverini, dà un messaggio per tutto il mondo. I messaggi che Dio dà per il mondo, li dà a questa gente semplice che è convinta di essere povera e incapace. E quando questa povera gente fa come il profeta: “A, a, a ... nescio loqui!” , Dio dice: “Non aver paura; io sono con te!”. E allora “in nomine Domini” buttano le reti e fanno la pesca miracolosa.
Non si deve negare quello che si ha, perché San Pietro avrebbe sbagliato se avesse detto: “Signore, ho male alle gambe e non posso andare!”; avrebbe detto una bugia, perché le gambe le aveva buone. Non bisogna negare le doti che si hanno, i doni che si hanno, ma avere coscienza che la missione che il Signore ci ha dato è talmente grande che noi, guardando noi stessi, anche se siamo licenziati in filosofia, anche se siamo dottori o professori, la missione è talmente grande, talmente grande che siamo poveri uomini, poveri uomini. Non c’è proporzione! Se si tratta di alzare in cortile un peso di cinquanta chili e si presenta il nostro caro Marco , poverino, ci mette le mani e si ritira immediatamente dicendo: “Non sono fatto per queste cose; queste cose non sono fatte per me”. Si presenta Antonio : “Eh, per questa cosetta qua!”. E chiaro che qui non si tratta del peso, ma si tratta della persona che lo deve alzare. È vero che ci sono delle cose che un bambino non può alzare mentre un uomo le alza; ciò che per un bambino è un peso impossibile, per un uomo è una cosa normale. Ma se nel cortile ci fosse un peso di cinquemila tonnellate, io penso che tanto Marco quanto Antonio si troverebbero nelle stesse condizioni. ”Eh! - dice Antonio - Io sono più forte”. Sì, più forte finché vuoi, ma cinquemila tonnellate sono cinquemila tonnellate anche per Antonio; è inutile che dica: “Io sono più forte di Marco!”. Se si tratta di venti, trenta, quaranta, cinquanta chili, fosse anche un quintale, può esserci differenza, e Antonio lo potrebbe alzare, ma cinquemila tonnellate sono cinquemila tonnellate. E se invece di cinquemila tonnellate fossero cinquemila tonnellate al cubo, la differenza di portata che c’è tra Marco e Antonio è irrisoria: sono tutti e due sullo stesso piano perché si tratta di portare cinquemila tonnellate al cubo.

DIO stile di...

APOSTOLO missione

VIRTÙ

umiltà

ESEMPI talenti

Fernando Murari frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.

Don Ottorino scherza: Vittorino Gonella, che all’epoca faceva l’anno di noviziato insieme con don Pietro De Marchi, nominato subito dopo, era famoso per le sue stonature nel canto.

MI206,8 [10-11-1967]

8 La salvezza del mondo pesa cinquemila tonnellate al cubo e più ancora. Con i mezzi umani, con le doti umane, siamo tutti come Marco e Antonio dinanzi alle cinquemila tonnellate al cubo. Non so se ho reso il pensiero. Non si tratta di dire: “Io porto meno di Marco”. No! Antonio ha le braccia più forti, gliele ha date il Signore: se si tratta di giocare fra venti chili e un quintale Marco porterà venti chili e Antonio porterà un quintale. Ma quando si tratta di alzare un peso impossibile, se non viene in aiuto il Signore non c’è niente da fare. Se viene uno strumento del Signore, allora basta premere il bottone e tanto tu quanto Marco riuscite a sollevare le cinquemila tonnellate. È chiaro? Ma bisogna essere nelle mani del Signore. Il Signore vuole questo da noi: che prima di tutto riconosciamo, con sincerità e con semplicità, la grandezza della missione, che ci rendiamo conto che non si tratta di alzare un quintale, ma che si tratta di alzare un peso enorme.
La salvezza del mondo non dobbiamo prenderla alla leggera, come una cosa da poco: “Eh, per quella cosa lì!”. Non è un giochetto andare in America e salvare le anime. Qui si tratta di qualità di uomini, non di numero di uomini: lo dicevamo l’ultima volta. Il cardinale Rossi diceva: “Ci vogliono uomini!”, ma è la qualità che interessa, figlioli. È inutile, per esempio, se io ho da caricare carriole che vada all’asilo infantile e porti via trenta bambini per caricare carriole e portare via carriole di terra qui negli scavi, e dopo dica: “Io ho trenta operai!”. Sì, hai trenta bambini di tre anni e ci vuole anche la bambinaia di Fernando per tenerli a bada tutti quanti! Chiaro? Nel mondo missionario si tratta di avere uomini di Dio, uomini che siano capaci di alzare le cinquemila tonnellate al cubo. Figlioli, dobbiamo avere coscienza della grandezza della missione e di quello che noi siamo. Se uno è capace di cantare come Vittorino , con santa semplicità si riconosce che il Signore ti ha dato una bella voce e cantiamo di gusto. Però, non dire: “Io sono peggiore di don Pietro, so cantare meno bene di don Pietro!”, ma con semplicità si dice: “Per grazia di Dio, per merito del Signore, io ho una bella voce che supera quella di don Pietro. Infatti quando c’è un canto a una voce, lui canta a una sola voce e io, invece, canto a quattro voci contemporaneamente!”.

DOTI UMANE

VIRTÙ

semplicità

VIRTÙ

trasparenza, sincerità

APOSTOLO salvezza delle anime

ESEMPI apostolo

MI206,9 [10-11-1967]

9 Dobbiamo riconoscere con semplicità quello che abbiamo. Antonio non deve dire con orgoglio: “Tu, Marco, che cosa vuoi essere capace di fare? Io ce la faccio perché ho i muscoli più grossi di te!”. No! Riconosci pure che il Signore ha dato più doni a te: il merito è tutto di Dio se hai più forza, anche se tu hai corrisposto mangiando panini. Ringrazia il Signore, però, che ti ha dato quel pane: c’è un collegamento tra natura e Dio.
Però, dinanzi alla missione, dobbiamo metterci nell’atteggiamento degli Apostoli: siamo dei poveri uomini! Anche il cardinale Rossi, sapete; tutti siamo poveri uomini! Davanti alla missione, per quanto intelligenti possiamo essere, umanamente parlando siamo dei poveri uomini! Se non abbiamo questo atteggiamento ritiriamoci perché altrimenti facciamo ridere tutti. Se Antonio Pernigotto andasse in mezzo al cortile, davanti a quel peso di cui parlavo prima, e si mettesse a dire: “Ehi, venite a vedere quello che so fare”, gli altri si metterebbero a ridere: “Vediamo quello che fa!”. "Eh, aspetta che vado a prendere una leva!”. E va a prendere una leva, di formaggio, magari! Si metterebbero a ridere : “Poverino, questo ha bevuto troppo!”. Stiamo attenti a non fare questa figura, anche umanamente parlando, dinanzi alla missione apostolica. Rendiamoci conto che è una cosa più grande di noi, che è una cosa immensa, e che senza l’aiuto di Dio non facciamo niente. Noi dobbiamo premere il bottone, noi dobbiamo attaccare le catene, ma se non viene il paranco che tira su, cari miei, non c’è niente da fare: quel peso lo muoviamo solo se viene un paranco dall’alto. E noi dobbiamo collaborare per farlo arrivare, noi dobbiamo attaccare gli agganci, noi dobbiamo collaborare per premere il pulsante, per tirare, ma se non viene quello dall’alto, non facciamo niente. Quest’oggi ci fermiamo e, a Dio piacendo, la prossima volta vedremo che se gli Apostoli conoscevano la loro missione ed erano quasi spaventati davanti ad essa pensando alla propria insufficienza e incapacità, però avevano una grande confidenza, una confidenza assoluta in Dio, e così hanno rovesciato il mondo. È quello che dobbiamo fare noi! Intanto ritorniamo al punto di partenza, cioè dinanzi a Nostro Signore Gesù e diciamo al Signore: “Grazie che mi hai chiamato a collaborare con te per salvare il mondo. Se tu cercavi in me qualcosa di grande hai preso un granchio; se invece cercavi un povero uomo che sa appena balbettare, un povero uomo pieno di miserie, che promette e non mantiene, ecco, se cerchi questo, hai fatto un bell’affare, perché penso che meglio di me non potresti trovare sopra la terra. Caro Gesù, se cercavi un Antonio Pernigotto, non c’è niente da fare, hai sbagliato; ma se cercavi un Marco, sei a posto!”.

VIRTÙ

semplicità

DOTI UMANE

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

VIRTÙ

umiltà

ESEMPI povertà