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L’APOSTOLO SENTE L’AMORE DI AMICIZIA DI GESÙ

MI208 [17-11-1967]

17 Novembre 1967

Il riferimento è a Graziano Frison, giovane che stava frequentando il 2° anno di ingegneria e che aveva deciso di entrare nella Casa dell’Immacolata.

Erano tre i religiosi con il nome di Giuseppe (Biasio, Giacobbo e Zorzi), e non si capisce a chi si riferisca don Ottorino.

Nel testo registrato si ascoltano a questo punto chiacchiere e risate.

Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Editrice Trevigiana, Treviso1966. Le citazioni, tratte dalle pagine 31-33, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

Dal 7.11.1967 don Ottorino aveva cominciato a dettare le meditazioni prendendo spunto dal libro succitato.

Nel testo registrato don Ottorino a questo punto aggiunge: “Io direi per la riuscita della nostra vita: il ritiro continua tutta la vita”.

Il riferimento è evidentemente a Graziano Frison, già nominato all’inizio.

L’allusione è a Raffaele Testolin, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.

Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che da poco aveva iniziato l’anno di noviziato.

MI208,1 [17-11-1967]

1 Diamo il benvenuto al nostro caro fratello Graziano . Speriamo che nonostante le lacrime effuse, sia riuscito ugualmente a dormire. Chissà che sogni avrà fatto stanotte, chissà che urla avrà mandato, chissà come avrà chiesto: “Signore, portami via, portami a casa”! Giuseppe , hai sentito gridare stanotte? Niente?
Bene, fratelli, quando c’è brutto tempo, si prende l’aereo, si sale un po’ su e quando si è sopra le nuvole si vede il sole. Adesso anche voi volate un pochino sopra le nuvole e incontriamoci con il Signore un momentino. Ricordate che ho detto che il nostro caro monsignor Ancel praticamente ha predicato un corso di esercizi spirituali, corso che noi faremo durante tutto l’anno. Le meditazioni che abbiamo fatto finora non erano altro che i punti della meditazione che lui ha dettato la prima sera per iniziare il corso, e ha detto ai sacerdoti: “Noi siamo come gli Apostoli: abbiamo dinanzi il mondo, siamo povere creature, però, nel nome del Signore, possiamo fare tante cose”. Adesso comincia il corso di esercizi spirituali, nel quale c’è la parte purgativa e la parte illuminativa: prima ci purifichiamo un pochino, ci incontriamo con il Signore, e poi il Signore ci aiuta a camminare. E non è male se facciamo questo cammino durante l’anno. L’autore mette prima una meditazione, e io non so se noi ne faremo una o più di una sull’argomento, dove dice che questo cammino che noi facciamo lo dobbiamo fare insieme con il Signore perché non lo possiamo fare da soli. Questo cammino per purificarci, questo cammino per essere illuminati, dobbiamo farlo insieme con Gesù. Perciò dice questo. “Per fare questo itinerario e per meglio incontrare Cristo, c’è una condizione preliminare. Ma essa non è semplicemente una tappa: è una condizione per la riuscita del vostro ritiro. È necessario che ci sentiamo in qualche modo circondati dall’amore di Gesù. Sappiamo quanto egli ci ama. Ricordate le parole che rivolgeva al Padre parlandogli dei suoi Apostoli: “Erano tuoi e tu li hai dati a me” (Gv 17,6). Egli ci guarda dunque nell’amore del Padre. Ricordate anche le parole che Gesù ha detto ai suoi Apostoli: “Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv. 15,16). Se egli ci ha scelto, è dunque perché ci ha amato e ci ha amato di un amore di predilezione. È nella coscienza di essere così amati che noi andremo verso di lui”. Ecco la meditazione di questa mattina: rendere presente a noi l’amore che Gesù ci porta. Guardate che sul piano umano è interessante sapere di essere amati. Non è vero, Graziano ? Senti che una ragazza ti vuole bene, vieni a saperlo che ti vuole bene, che sono mesi e anni che pensa a te, quella sera vai a casa con il cuore pieno di gioia. E non è meraviglioso sapere che fin dall’eternità il Signore ci ama, che non c’è amore più grande sopra la terra dell’amore che il Signore porta a te, Raffaele ? Non c’è mamma, non c’è papà, non c’è don Pietro che ti ha portato ieri sera a vedere i burattini, cioè ad ascoltare quelli che cantano, figlioli, non c’è nessuno che ci ami più del Signore, che ci porti più amore di lui. “Se vogliamo ben comprendere l’amore di Gesù per noi, dobbiamo rifarci all’amore umano. Infatti, l’amore con il quale Gesù ci ama è certamente un amore divino, ma è un amore che si è incarnato nella natura umana di Cristo: egli ci ha amato con tutto il suo cuore”.

PREGHIERA

CONVERSIONE

GESÙ

amico

Fratel John Berchmans Kayondo era un religioso ugandese ospite nella Casa dell’Immacolata per perfezionarsi nel lavoro e nello studio.

Don Piero Lanzarini era stato collega di don Pietro De Marchi come vicerettore nel seminario vescovile.

La meditazione alla mattina veniva dettata da don Ottorino verso le sette.

MI208,2 [17-11-1967]

2 Gesù ha amato la Madonna: voleva tanto bene alla mamma sua, la Madonna. Qual è il bambino che non ama la mamma? Non è vero, John : anche tu ami la mamma. Per questo sei preoccupato di non diventare bianco per non far piangere la mamma quando vai a casa. Anche Gesù amava sua mamma, voleva bene a sua mamma; Gesù amava i suoi amici. Ebbene, con lo stesso cuore, con lo stesso amore vuole bene anche a me.
“D’altra parte si può aggiungere che, nella Bibbia, più volte l’amore di Dio per il suo popolo è presentato sotto la forma dell’amore di uno sposo per la sua sposa, l’amore di un padre per il figlio, o l’amore di una madre. Gesù ci ama di un amore di amicizia. Ora l’amicizia domanda che si sia presenti a colui che si ama e sta qui il primo effetto dell’amore di Gesù per noi”. Lo so che l’avete fatta anche ieri sera questa meditazione, ma noi dobbiamo rifarla, portate pazienza. Vogliamo mettere un po’ la base alla meditazione di questa mattina. “Egli che è in cielo, presso il Padre, eternamente vivo presso di lui in una felicità perfetta, ha voluto, perché ci ama, venire ad abitare in mezzo a noi: “Il Verbo si è fatto carne ed ha dimorato fra noi” (Gv 1,14)”. Quando siamo in chiesa, da soli, o quando passiamo vicino alla chiesa, dobbiamo chiederci: “Perché sei venuto qui, Signore?”. Caro don Pietro, se venisse adesso qui don Piero Lanzarini e chiedesse: “C’è don Pietro de Marchi?”. “Sì. Volevi qualcosa?”. È strano che a quest’ora don Piero Lanzarini venga in cerca di don Pietro De Marchi, per cui gli chiedi: “Che cosa vuoi? Ti occorreva qualcosa?”. “Scusa se sono qui. Sono vento per salutarti”. Quando se ne va don Pietro de Marchi dirà: “Perbacco! Mi vuole bene don Piero Lanzarini!”.

GESÙ

uomo

MARIA maternità

divina

ESEMPI Eucaristia

ESEMPI vari

Don Gaetano Scortegagna, che all’epoca frequentava l’ultimo anno del corso teologico, era di facile parola e familiarizzava senza sforzo con tutti.

Giorgio Girolimetto aveva ottenuto la licenza in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

L’assistente Vinicio Picco era membro del Consiglio generale e aveva la famiglia d’origine a Valdagno (VI).

MI208,3 [17-11-1967]

3 “Perché, Signore Gesù, sei venuto qui? Perché sei nel tabernacolo?”. “Perché ti voglio bene perché voglio essere insieme con te”. È veramente bello che Gesù dica: “Voglio restare insieme con te. Ti voglio bene, e mi piace stare insieme con te. Non solo, ma voglio aiutarti. So che hai bisogno e sono venuto ad aiutarti. Voglio darti una mano perché tu devi andare in Paradiso e hai una lunga strada da fare; devi salvare anime e da solo non ce la fai, caro don Gaetano ”. “Ma io so parlare...”. “Non importa niente, non ce la fai da solo!”. “Io - dice Giorgio - sono licenziato in filosofia”. “Mi dispiace, Giorgio caro, ma da solo non ce la fai. Sì, lo so che sei licenziato in filosofia, ma ti ricordi quella volta che stavi per prendere quattro e hai preso dieci perché io ti ho suggerito, perché io ti ho fatto il saggio? Non ce la fai da solo, non ce la fai!”.
Che bello è guardare il tabernacolo e sentire un amico che è venuto perché voleva restare insieme con me! Adesso Vinicio , poverino, va a casa perché ha il fratello che non sta tanto bene. Questa mattina ho celebrato la Messa per lui. Tu arriverai a casa e tuo fratello dirà: “Vinicio, come mai sei qui?”. “Eh, sono passato e sono venuto a salutarti”. Il fratello sarà contento e dirà: “Vinicio mi vuole bene, è venuto a salutarmi, mi vuole bene!”. Ebbene, figlioli, con il Signore deve essere la stessa cosa. Bisogna sentire che c’è uno dentro il tabernacolo; bisogna stabilire questo rapporto con lui, pensare che quest’uno ci vuol bene: guardate che ci vuol bene, che ci ama più di quello che Vinicio ama suo fratello, più di quello che la mamma di Vinicio ama Vinicio e viceversa, senza offendere il cuore di Vinicio che è grande come quello di un bue. “Il mistero dell’incarnazione è dunque un mistero di amore. Inoltre dice la lettera agli Ebrei: “Non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa compatire le nostre debolezze, ma uno che è stato provato in tutto a somiglianza di noi, salvo che nel peccato” (Ebr 4,15)”.

ESEMPI Eucaristia

GESÙ

amico

NOVISSIMI paradiso

APOSTOLO salvezza delle anime

EUCARISTIA tabernacolo

ESEMPI amore a Dio

Cfr. Mt 26, 39 . La lezione giusta è questa: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu”.

Cfr. Mt 11,28-30.

Don Giuseppe Messi era un sacerdote diocesano che, durante un periodo di prolungata convalescenza, era stato accolto presso la colonia agricola dell’Istituto a Grumolo delle Abbadesse (VI).

MI208,4 [17-11-1967]

4 “Eh, dice bene lei, ma non ha provato!”. Quando si va a consolare, per esempio, uno al quale è morta la mamma costui dice: “Eh, don Ottorino, lei capisce perché anche a lei è morta la mamma!”. Tante volte si sente dire: “Sì, lei mi capisce perché anche lei ha provato ad essere senza mamma, e penso che quella volta che anche a lei, poverino, è morta la mamma quanto avrà sofferto! Bisogna aver provato, bisogna aver provato”.
Se vai a trovare una persona che ha una gamba rotta, e prima ti sei rotto anche tu una gamba e sei stato a letto qualche giorno con una gamba rotta, quello dirà: “Lei mi capisce, perché ha provato anche lei. Gli altri dicono, dicono, ma non hanno provato!”. Invece Gesù, fuorché il peccato, ha provato tutte le miserie dell’uomo. Ha provato, per esempio, la sofferenza. Quando noi ci lamentiamo perché non siamo capaci di portare la croce, rendetevi conto che cosa ha voluto dire Gesù con la preghiera: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice, ma sia fatta la tua volontà” , e vedere davanti a sé la flagellazione, l’incoronazione di spine, l’essere schiaffeggiato e crocifisso! Vi rendete conto che cosa vuol dire? Provate voi! E poi si potrebbe andare avanti: gli scherni, eccetera. Eppure lui ci ama e accetta per amore, e lui ha provato! Non c’è dolore, non c’è sofferenza, non c’è abbattimento che colpisca noi che lui non abbia provato. “Beh, fai presto a dire tu, Signore, ma tu non hai provato”. “No, figliolo, ho provato: ho provato l’abbandono, ho provato l’ingratitudine... Venite qui voi tutti che siete affaticati e stanchi, venite qui e io vi ristorerò”. Ricordo, che quando mia mamma era ammalata a Grumolo, c’era anche don Giuseppe Messi , poveretto, che era stato ammalato tanto tempo all’ospedale e comprendeva mia mamma, e mia mamma diceva: “Ah, don Giuseppe, che anima santa, che santo prete: Don Giuseppe mi capisce! Capisce perché è stato ammalato anche lui e perciò mi capisce”.

ESEMPI croce

GESÙ

uomo

CROCE

GESÙ

Via Crucis

PAROLA DI DIO Vangelo

Don Pietro De Marchi all’epoca aveva 35 anni ed era uno dei più ‘anziani’ presenti alla meditazione.

Zeno Daniele aveva accompagnato don Ottorino nel suo terzo viaggio in America Latina nei mesi di settembre e ottobre.

MI208,5 [17-11-1967]

5 Gesù ci capisce, ricordatevelo, il Signore ci capisce... è l’unico che ci capisce completamente.
Raffaele, tua mamma ti capisce? Sì. Tuo papà ti capisce? Un poco meno. Don Ottorino meno ancora. Poi, giù giù giù, meno ancora. Fa’ una scala di chi ti vuol bene, ma quello che ti capisce più di tutti, che ti capisce anche di più di quello che Raffaele capisce se stesso, è lui. Non occorre che tu ti giustifichi con lui quando fai una marachella: “Sì, ho fatto la marachella, ma deve sapere che è capitato così...”. Non devi preoccuparti perché lui sa già tutto, tutto quello che è a favore tuo e quello che a tuo sfavore. “Come mai sei arrivato in ritardo?”. Lui sa perché sei arrivato in ritardo e capisce, capisce che sei arrivato in ritardo perché hai ceduto a quel po’ di pigrizia: uno sguardo, e lui capisce. È bello, sapete, sapersi compresi! Caro Don Pietro, tu che sei passato per la vita : sei stato compreso da tutti? Siamo sinceri; quante volte nella vita la gente capisce le cose al contrario di come si fanno: fai un’opera buona e non la capiscono, fai un’opera mettendoci un po’ di superbia e te la fanno diventare un’opera buona! Quante volte ti rovesciano le cose! Nella vita è così: fai una cosa indifferente e ti portano alle stelle. Cerchi, ti sacrifichi come una mamma che magari ha fretta... Zeno, ricordi quella sera che in America Aparecida ha preparato quella minestra buona? Abbiamo detto: “Finalmente mangiamo una minestra buona!”. Il giorno dopo è venuta a scusarsi perché, non avendo niente, aveva preparato una minestra poco buona; l’unica volta che in casa non aveva niente aveva preparato una minestra buona, mentre le altre volte ci soffocava perché metteva di tutto nella minestra... anche le penne del pollo! Credi di avercela messa tutta e non fai bene e ti bastonano; quella volta che, per caso, credi di non aver fatto bene sei lodato; il mondo è fatto così! Ma quello che ci capisce fino in fondo, che ci comprende, che comprende anche le nostre debolezze, che sa compatire le nostre debolezze, è uno solo, ed è facile dimenticare questo uno.

GESÙ

amico

CROCE incomprensioni

MISSIONI vita missionaria

MONDO

Don Ottorino si riferisce ai suoi viaggi in America Latina.

MI208,6 [17-11-1967]

6 Mi ricordo, quando in prigione, dopo la guerra, c’erano i fascisti mentre prima c’erano i partigiani: una disgrazia colpisce! Le guardie carcerarie aprivano il catenaccio delle celle e questi uomini uscivano fuori uno a uno come se uscissero dalla stalla, e io li confessavo: “Ah, bisogna che ringrazi il Signore - diceva qualcuno - perché l’avevo abbandonato per venti, trent’anni. Qui l’ho trovato, qui l’ho trovato! Io lo avevo abbandonato, ma l’unico che non mi ha abbandonato in questo momento è stato solo lui!”. Era bello sentire queste anime che venivano e dicevano: “Proprio in questo momento in cui sono stato tradito da tutti coloro ai quali avevo fatto del bene e che si sono scagliati contro di me, - qualche fascista diceva così, interpretando la situazione a modo suo - l’unico che io ho tradito e che non mi ha abbandonato è stato lui!”. E guardate che ne ho sentite decine e decine di persone dire questo: “L’unico che io ho tradito e abbandonato, non mi ha abbandonato!”.
Ah, figlioli, è consolante sapere che abbiamo un amico così! Quando passavamo da una nazione all’altra, subito trovavamo un tabernacolo: lui era sempre il primo ad arrivare. Non so che apparecchio avesse, ma di fatto lui arrivava sempre prima di noi. Arrivati a Sáenz Peña nel Chaco, nella cappella c’era lui: “Ciao, Gesù, sei qua? Come hai fatto ad arrivare?”. Immaginate che dovessero partire don Guido e don Pietro per fare una visita alle missioni: arrivati a Resende vi trovano don Ottorino e chiedono meravigliati: “Da dove è venuto? Non siamo venuti con un DC 8; lei aveva un DC 15?”. Partono e arrivano in Argentina: don Ottorino è già là! Vanno in Guatemala: don Ottorino è già là! Beh, con Gesù è così. La prima volta che viaggerete, questa cosa vi farà impressione.

AUTOBIOGRAFIA

GESÙ

amico

EUCARISTIA tabernacolo

ESEMPI Eucaristia

ESEMPI Gesù

presenza di...

Don Guido Massignan era all’epoca il segretario della Congregazione e il direttore della Casa dell’Immacolata.

Giorgio Girolimetto e Vinicio Picco sono già stati nominati precedentemente; Luciano Rizzi frequentava all’epoca l’ultimo anno del corso teologico.

MI208,7 [17-11-1967]

7 Ricordo la prima volta che sono andato a Roma: sono entrato in una chiesa e ho sentito parlare in modo diverso, con un accento diverso; mi è sembrato di essere andato in America. Ma quando ho visto un tabernacolo, con lo stesso Signore, con Gesù che era già lì, mi sono sentito a casa mia.
Immaginate di andare in giro per le vie di Roma e trovate un amico: “Ciao, Pietro!”. “Guarda chi si vede qui”. Se invece che a Roma si trova un amico per le vie di New York, si sente uno che parla il dialetto e vi saluta: “Graziano, guarda chi si vede qua!”. Se a New York vedete una chiesa, entrate dentro e dite: “Guarda chi si vede! Il mio amico!”. Non importa che sia una cattedrale, una cappella, una baracca: c’è lui, il nostro amico! Ricordatevi che lui vi precede sempre, arriva sempre prima di voi ed è sempre lì. Potete essere stanchi, aver avuto una giornata pesante, aver caldo, dissenteria, tutto quello che volete, una cosa o l’altra, ma lui è lì, in mezzo a voi, in mezzo ai bianchi, in mezzo ai lebbrosi, in mezzo ai santi, in mezzo ai peccatori; voi scapperete via e lui vi aspetta e vi rincorre. È una cosa meravigliosa, sapete! È una realtà, altrimenti facciamo diventare la nostra vita sacerdotale un mestiere; se invece è così, è una vita a due. Anche se tutti si allontanano, lui non si allontana. Anche se a un dato momento nella Congregazione restassi solo tu, don Guido , pazienza, lui non va via: restate in due, cominciate di nuovo. Andate in una missione, e lavorate anni e anni. Improvvisamente i vostri fratelli vanno in crisi. Supponiamo che a prendere la missione vadano Giorgio, Vinicio e Rizzi. A un dato momento, caro Giorgio, capita questo: Rizzi prende una Caterinella e va via; e tu: “Beh, resteremo in due!”. A un dato momento anche Vinicio ha nuovi amori e va via anche lui, pazienza! Resta Giorgio solo: mai paura! Restate in due, restate in due, e che due! Quando capisci chi è quell’altro, si comincia di nuovo, e si comincia con i bambini e si comincia a raccogliere vocazioni, e dal sangue dei martiri chissà quanti cristiani verranno!

EUCARISTIA tabernacolo

ESEMPI Eucaristia

GESÙ

amico

SACERDOZIO prete

CROCE sangue

Cfr. Giovanni 21, 15-17.

Frase attribuita ad un parrocchiano del Santo Curato d’Ars.

Il riferimento è a don Marcello Toniolo, sacerdote diocesano, che era stato in quei giorni alla Casa dell’Immacolata con un gruppo di giovani. Il riferimento continua con l’esempio che viene sviluppato subito dopo.

MI208,8 [17-11-1967]

8 Figlioli, bisogna capirla così la vita, e allora si accetta anche la croce; le difficoltà, le delusioni non sono più delusioni, e allora le delusioni si chiamano sangue versato per il Signore. Allora anche se le cose vanno alla rovescia, anche se le delusioni sono causate dalla nostra miseria, anche se io per due o tre anni faccio il lazzaroncello e non do al Signore come dovrei, non mi scoraggio. No! Il Signore ha detto a Pietro dopo il tradimento: “Pasce agnos... pasce oves. Non perdere tempo a badare quelle cose...”. “Ma, Signore...”. “Non perdiamo tempo a badare al tuo tradimento: avanti, avanti, avanti!”. Il Signore fa così, fa così. È sempre con le braccia aperte: “Pronti, avanti!”. Per un’anima che vive in unione con il Signore non ci sono delusioni, neanche se queste sono causate dalla nostra miseria.
Sono a posto con la teologia, padre maestro? Questa è la realtà! Tante volte il demonio si serve anche di un periodo di miseria per farci fermare, ma questo non è un motivo sufficiente per fermarci. Cerchiamo di non commettere miserie, stiamo insieme con il Signore, sforziamoci di stare sempre con lui: sentitela questa amicizia con lui. Voi direte: “Come si fa a stabilire questa amicizia con lui?”. Ognuno può trovare una strada, ma direi che una delle strade è quella di mettersi vicino al Signore per qualche momentino. Al mattino, per esempio, prima della meditazione; alla sera un altro momentino: insomma, mettersi lì, fermi: “Io guardo lui e lui mi guarda” , come diceva ieri sera don Marcello : “Io lo guardo e lui mi guarda!”.

CROCE sangue

DIO rapporto personale

CROCE sofferenze morali

CROCE Demonio

EUCARISTIA adorazione

Don Ottorino, dopo le prime visite alla città di San Paolo in Brasile e in seguito all’amicizia con il card. Rossi, vescovo di quella diocesi, alimentò sempre il sogno di avviare un’esperienza coraggiosa in quella metropoli, assumendo in particolare l’animazione dei diaconi.

MI208,9 [17-11-1967]

9 È necessario stabilire un’intima amicizia con il Cristo, e questo dovrebbero farlo anche i buoni cristiani se vogliono vivere da buoni cristiani. Non è possibile vivere la vita da cristiani avendo il Signore in mezzo e dimenticando la sua presenza: non è possibile! Considerate la situazione di certi paesi nei quali voi vedete la chiesa deserta tutta il giorno, con Cristo che è in mezzo ai suoi e i suoi non lo ricevono. La maggioranza delle volte, fratelli, la colpa è di noi sacerdoti perché non crediamo sufficientemente.
Permettete che faccia una osservazione. Avete osservato che cosa sta facendo il nostro caro don Marcello in mezzo ai giovani? È un semplice prete, non è un prete laureato, non è un prete che abbia fatto la carriera diplomatica: è un prete, uno dei nostri buoni e santi sacerdoti della diocesi. Vuole bene al Signore, e con la sua forma bonaria prende i giovani per lo stomaco: “Ehi, gente cara, bisogna vivere in grazia di Dio e voler bene al Signore”. L’altra sera aveva più di trenta giovani che sono venuti qui per pregare, per cercare il Signore, per vivere vicino al Signore. Ah, figlioli! Quando c’è un prete che crede nel Signore, che vuole bene al Signore, che vive in unione con il Signore, quello compie miracoli di bene. Questi sono i preti che occorrono, figlioli! Preti che credono in Dio, che vivono in amicizia con il Signore; questi, nel nome del Signore, trasformano il mondo, sconvolgono il mondo; questi, poi, devono essere prepararti per le varie missioni, s’intende! Un domani, se abbiamo in programma di andare a San Paolo , ci vuole per forza della gente laureata, della gente preparata, ma alla base ci vuole questo: un sacerdote che crede in Dio, che vive in amicizia con Gesù. Sei d’accordo, John, con queste idee? Anche per un fratello, non solo per il sacerdote; anche se è nero, è la stessa cosa, perché Gesù è lo stesso: fratello mio e tuo e anche dei nostri bambini che abbiamo qui, come Luciano.

CHIESA cristianesimo

SACERDOZIO prete

VIRTÙ

fede

GRAZIA

DIO rapporto personale

GESÙ

amico

Mons. Luigi Volpato era stato il padre spirituale di don Ottorino durante gli anni del seminario.

MI208,10 [17-11-1967]

10 Andiamo avanti. Stiamo scandalizzando don Pietro che credeva di trovare cose serie e invece facciamo le cose alla buona; non siamo capaci di fare cose serie perché io ho un po’ di soggezione a parlare.
“Osserviamo il Cristo che vive a Nazaret in mezzo ai giovani del suo tempo: condivide veramente la loro vita; è divenuto uno di essi, è l’Emmanuele, Dio con noi”. Vi rendete conto che Gesù è in mezzo ai suoi amici? Ricordo che monsignor Volpato insisteva su questo, quando eravamo ragazzi di dodici o tredici anni. Diceva: “Pensate a Gesù della vostra età, a quello che faceva Gesù. Pensate un momentino a lui che giocava, che andava in mezzo agli altri, come gli altri”. Infatti i suoi compaesani si meravigliavano: “Non è il figlio del fabbro, il figlio del falegname?”. Ebbene, noi dobbiamo sentirlo così anche adesso! “Per trent’anni non farà altro. Anche quando ha dovuto lasciare questa terra per ritornare presso il Padre, non ha voluto abbandonarci e queste sono le ultime parole che ha detto ai suoi Apostoli: “Io sono con voi per sempre sino alla fine del mondo” (Mt 28,20)”. Dunque Gesù è con noi, per sempre. Anche se noi corriamo in macchina per scappargli via, lui sarà sempre vicino a noi e ce lo troveremo vicino; ci abbandonerà solo nel momento in cui noi vogliamo abbandonarlo con il peccato, nel giorno della morte: allora siamo noi che ci buttiamo dentro nel fosso del fuoco. Ma lui sarà con noi, e noi dobbiamo dirlo alle anime, figlioli, dobbiamo dirlo.

GESÙ

amico

PECCATO peccatore

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI inferno

Don Ottorino richiama un episodio de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, romanzo che don Ottorino amava leggere e rileggere con diletto spirituale perché permeato di una profonda visione di fede.

MI208,11 [17-11-1967]

11 Quando l’Innominato si presentò al cardinal Federigo gridò: “Dio, Dio...”, e quello rispose: “Dio lo avete dentro di voi. Non sentite che è dentro?”. Andava cercando Dio lontano da lui, e l’aveva dentro, proprio dentro; e il cardinale gli ha detto: “Dio è dentro!”. Perché il cardinale ha detto così all’Innominato? Perché il cardinale era abituato a vedere Dio e ha visto subito il Signore nel volto dell’Innominato; lui Dio lo conosceva.
Anche noi sacerdoti, anche noi diaconi dobbiamo avere una familiarità tale con Dio da vederlo immediatamente. Quando si presenta un peccatore e il peccatore dice: “Io sono ateo, io sono qua, io sono là...”, noi dobbiamo avere talmente la sensazione di Dio da scoprire subito una lettera di Dio che c’è in casa di lui e dirgli: “Ma scusa, tu... Piano, piano, piano! Tu neghi Dio e non vedi che questa è proprio una lettera di Dio. Qui c’è il sigillo di Dio, la firma di Dio!”. “Ma come?”. “Sì, proprio! Chi ti ha messo quei pensieri? Chi ti ha fatto?”. “Guarda, non ci avevo mai pensato!”. Dobbiamo scoprire dietro le carte sporche di un peccatore la lettera di Dio, il sigillo di Dio, e questo lo scopre soltanto chi ha familiarità con Dio. La conversione è uno scoprire la presenza di Dio e farla diventare viva, farla scoppiare nel cuore dell’Innominato. E allora le braccia dell’Innominato si buttano al collo del cardinale e le lacrime dell’uno si fondono con le lacrime dell’altro. Non è così? Ma soltanto se tu, uomo di Dio, che vivi in contatto con Dio, hai l’occhio clinico per cui vedi Dio di colpo, immediatamente. Uno che s’intende di perle preziose, se vede un anello dice: “Che bell’anello!”; un calzolaio s’intende di scarpe perché è materia sua: “Mi scusi, io sono un calzolaio e guardavo quelle scarpe: dove le ha prese?”. Quante volte mi è capitato di sentire queste cose, cioè uno che vi sta guardando le scarpe e salta fuori con l’argomento delle scarpe: “Scusi, sa, non si meravigli, sono un calzolaio!”. E noi dobbiamo vedere Dio! Almeno saremo più dei calzolai! Trattando continuamente con le scarpe, il calzolaio vede scarpe dappertutto; noi, trattando con Dio, dobbiamo sentire la presenza di Dio, se non altro la presenza di Dio attorno ad un’anima che cerca. “Non vedi - dice il Signore - che è un pezzo che sono qui che ti aspetto?”. Non vi sono mai capitate cose di questo genere, di trovare uno fuori della porta e dire: “Oh, ciao. Come va? Che cosa fai?”. “Eh, aspettavo di andare dentro!”. “Beh, vieni avanti che ti accompagno io!”. “Io non so, non conosco...”.

DIO passaggio di...

DIO scoperta di...

DIACONATO diacono

SACERDOZIO prete

PECCATO peccatore

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

CONVERSIONE

DIO

APOSTOLO uomo di Dio

ESEMPI Dio unione con...

Cfr. Apocalisse 3,20.

Il testo registrato cessa improvvisamente per cui la meditazione rimane incompleta proprio nelle ultime frasi.

MI208,12 [17-11-1967]

12 Alla porta delle anime noi dobbiamo vedere Dio:
“Come mai, Signore, sei qui?”. “Oh, è da tanto tempo che aspetto per entrare in quell’anima ”. “Eh, ti accompagno io! Io lo conosco; una volta andavamo all’osteria in compagnia”. “Oh!”. “Antonio, dai, qua”. “Che cosa c’è?”. “Dai! Fuori della porta c’è un signore che aspetta”. “Sum ad hostium et pulso”. Anche vicino ai più grandi peccatori noi dovremmo vedere subito la presenza di Dio che è alla porta e sta battendo; ma lo si vede solo se conosciamo Dio, perché se non lo conosciamo, noi crediamo che sia uno qualunque e andiamo avanti e lo lasciamo là. Noi andiamo dentro con quell’uomo a mangiare gli uccelli in compagnia e lasciamo il Signore fuori della porta; noi avviamo rapporti di amicizia umana con quelle creature e non ci accorgiamo che fuori della porta c’era il Signore che aspettava di entrare prima di noi in quella casa. Noi facciamo amicizia con una famiglia, andiamo a cenare, stringiamo rapporti di amicizia e non ci accorgiamo che da anni Dio è fuori dalla porta di quella casa e sta battendo, e noi, entrando, non lo abbiamo neanche visto e non abbiamo detto: “Signore, ci penso io! Conosco questa casa, ti faccio entrare io!”. Ecco la nostra missione! Bestemmio? Voglio dire che tante volte si vedono sacerdoti che stabiliscono rapporti umani di amicizia e hanno paura di fare entrare lui; magari a pranzo parlano di tutto fuorché di lui. Hanno paura: “Eh, sa, bisogna andare piano, piano”. Macché piano! Lui è la che aspetta, da anni... “Chissà che venga un amico che mi faccia entrare, un mio amico”, e arriva un amico suo e finge di non vederlo. Quante volte sopra la terra capita questo! “Quando aveva bisogno mi salutava, quando ho bisogno io fa finta di non vedermi!”. Tante volte noi uomini di Dio fingiamo di non vedere Dio. Come conclusione di questa meditazione ricordate che l’unico che ci comprende, ma che ci comprende bene, è lui, e lui vuole lavorare con noi. Se noi lavoriamo senza di lui, facciamo fiasco; se lavoriamo con lui, state sicuri che riusciamo a fare qualcosa. Adesso con la nostra buona mamma, la Madonna, facciamo...

APOSTOLO salvezza delle anime

PECCATO peccatore

DOTI UMANE amicizia

SACERDOZIO prete

GESÙ

amico

ESEMPI vari

APOSTOLO uomo di Dio