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LA FEDE È NECESSARIA PER VIVERE SECONDO SAPIENZA

MI22 [01-06-1965]

1 giugno 1965

“Verranno le buone stagioni”: è una antifona della liturgia che abitualmente si cantava ed era quindi molto conosciuta da tutti.

Don Luigi Furlato era, all’epoca, maestro dei novizi.

L’espressione è tratta dal Cantico dei Cantici 1,3-4, ove si dice: “Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. Attirami dietro a te, corriamo!”.

Il riferimento può essere a Luciano Gallinaro o a Luciano Bertelli o a Luciano Rizzi, tutti allievi del corso teologico.

Era consuetudine nella Casa dell’Immacolata che don Ottorino dettasse la meditazione ai Novizi e ai Religiosi una volta la settimana, e anche più spesso in circostanze particolari come il mese di maggio, la novena dell’Immacolata, la preparazione del Natale. Qui, evidentemente, don Ottorino scherza per sapere se fosse desiderio di tutti che predicasse la meditazione durante il mese di giugno.

MI22,1 [01-06-1965]

1.Fratelli, siamo arrivati al mese di giugno, e con la grazia del Signore il mese di giugno ci porta la fine della scuola, gli esami, l'inizio delle vacanze. "Tempora bona venient" , non è vero? Però, attenti! Ieri sera mi diceva don Luigi Furlato : "È passato già un altro anno". E io ho risposto: "Per me ne sono passati cinquanta!". Noi diciamo che un anno passa in fretta, mentre è la vita che passa in fretta. E se alla fine abbiamo fatto un fiasco, caro don Luigi, è fatto per sempre. Alla tua età Santa Teresina era già santa, San Luigi era santo, San Gabriele dell'Addolorata pure.
Ora, fratelli miei, è giusto vedere che il tempo passa in fretta, ma state attenti perché quando è passato una volta non c'è niente da fare: è passato per sempre! E qui abbiamo una responsabilità anche comunitaria oltre che individuale, perché quelli che verranno dopo di noi porteranno le conseguenze. "In odorem unguentorum tuorum" correranno di sicuro. Hai capito, Luciano? Durante il mese di giugno - se qualche volta mi permettete di predicare la meditazione sappiatemi dire quante volte, anche se per questa settimana la detto ugualmente - pensavo di farla su un libro di p. Matteo: i famosi "ritiri sacerdotali", sugli Atti degli Apostoli, in modo di potere, durante questo mese di giugno, avvicinarci un po’ all'Eucaristia, avvicinarci al cuore di Gesù, avvicinarci a quell'intimità che deve avere uno che vive per il Signore e solo per il Signore. Questo lo farei anche in vista delle vacanze estive, per avere quella carica di unione con Dio che dopo ci deve accompagnare durante tutto il periodo caldo. Non sempre avremo il clima fresco di giugno, ma verranno anche i calori di luglio. Questo esercizio di intimità con Gesù ci potrà accompagnare quando sarà fatica pregare, sarà fatica fare il proprio dovere, sarà fatica stare in unione con il Signore. E cominciamo senz'altro. La prima meditazione, che forse ci basterà per un paio di giorni, è su questo argomento: "Vita di fede. Necessità della fede! Signore aumenta la nostra fede!".

PECCATO mediocrità

CROCE fallimento

COMUNITÀ

corresponsabilità

GESÙ

unione con...

GESÙ

incontro personale

Don Ottorino cita a memoria, senza preoccuparsi dell’esattezza e con aggiunte personali, il passo di Lc 17,3-4, che precede immediatamente l’invocazione sopra citata nel libro di p. Matteo.

Il riferimento è a don Venanzio Gasparoni, che era stato consacrato sacerdote il 26.5.1965.

Peccato riservato è un peccato che, per disposizioni dell’autorità, non si può assolvere nelle forme abituali, ma ha bisogno di una autorizzazione speciale. Evidentemente qui don Ottorino scherza.

MI22,2 [01-06-1965]

2."State attenti a voi stessi! Se il confratello ha peccato contro di te, riprendilo, e se è pentito, perdonalo; e se sette volte al giorno avrà peccato contro di te, e sette volte al giorno ritornerà a te dicendo: me ne pento, perdonalo!".
Queste sono le parole di Nostro Signore. I cristiani fanno così? I chierici fanno così? Anche noi di solito diciamo queste parole: "Signore, quante volte devo perdonare se mio fratello"... Quante volte si può dare l'assoluzione se uno viene per dire: "Ho offeso il Signore", quante volte si può assolverlo? Noi predichiamo che il Signore ha detto: "Bisogna perdonare sempre, sempre!". Si presenta uno a Venanzio e dice: "Padre Venanzio; ho detto stupido a don Ottorino". "Bene, ti perdono". "Ho detto cretino a don Ottorino, ho detto cane a don Ottorino, ho detto porco a don Ottorino". "Ti perdono!". E questi va settanta volte al giorno a dirgli questo e lui sempre gli perdona. E se un bel giorno dice: "Ho detto porco a te!". "Ah, piano, piano, piano: se si tratta di don Ottorino ti perdono, se si tratta di me è un'altra cosa!". Come colui che è andato a confessare di aver rubato un salame e dopo ha aggiunto che lo aveva portato via al prete. Eh, piano piano! Il peccato non rientrava più nelle colpe normali, ma era un peccato riservato Fratelli miei, state attenti, state buoni, perché proprio a proposito della carità dobbiamo guardare in casa nostra. Questo è il punto dolente dei cristiani, perché non sappiamo perdonare.

PAROLA DI DIO Vangelo

CARITÀ

perdono

GRAZIA Confessione

PECCATO

ESEMPI confessione

CARITÀ

misericordia

PASTORALE

Il riferimento è a Giovanni Magnaguagno, che all’epoca frequentava il corso liceale, e al prof. Riccardo Vicari che era insegnate di lettere ai giovani liceali.

Giovanni Magnaguagno ed Antonio Bottegal frequentavano lo stesso anno del corso liceale ed ambedue avevano un carattere forte.

Anche don Matteo Pinton era stato consacrato sacerdote da pochi giorni.

MI22,3 [01-06-1965]

3.Domenica scorsa, mentre dovevo andare con una persona da un'altra parte, sono andato a Quinto a prendere le chiavi, e ho trovato le pie donne che erano là, una imbronciata da una parte e una immusonita dall'altra perché avevano litigato. Era dalla mattina che litigavano, e allora io ho dato loro la benedizione "Urbi et orbi": "Vergognatevi, fate a meno di fare la comunione alla mattina. Vogliamo che il Veneto vada bene, e facciamo queste cose. Vogliatevi più bene, e cercate di comprendervi e di perdonarvi". Ho sbattuto la porta e sono andato via. E pensate che il giorno in cui erano venute qui, la zia Lucia mi aveva chiesto quando sarei andato a mangiare con loro. Ora le faccio aspettare!
Questo lo facciamo tutti, lo facciamo tutti! A volte perdoniamo una offesa che abbiamo ricevuto dicendo: "Stavolta lo perdono, però lui stia là e io qua!". Il perdono, fratelli, non deve essere una cosa esterna, deve essere una cosa interna, intima dell'anima, per cui io perdono, devo perdonare e cambiare un sentimento di astio in sentimento di carità. Io vorrei domandare, per esempio, al nostro caro Magnaguagno, se sa perdonare quando il prof. Vicari o gli altri lo trattano male. Dentro il tuo animo c'è un sentimento: ti voglio bene, ti compatisco? Figlioli miei, il cristianesimo è questo. Purtroppo anche nelle nostre case, nelle nostre famiglie, anche nelle famiglie dove uno è della San Vincenzo e quell'altra delle Madri Cristiane, non si trova lo spirito di Cristo. E odiare, figlioli, non è vivere! Quando voi metterete la mano fuori e incomincerete ad entrare nelle famiglie, vi accorgerete di questa realtà. Qui abbiamo un paio di sacerdoti che hanno pratica di confessione, anche se devono ricordare che in confessionale ognuno confessa i peccati che crede di avere fatto, sicché la vera realtà della vita non la conoscono ancora, anche se credono di conoscerla. Una donna, infatti, può sempre dire che è suo marito che la fa arrabbiare e il marito che è la moglie che lo fa bestemmiare: "Sa, mia moglie mi ha fatto bestemmiare tre volte". Vi accorgerete quando avrete il contatto con la realtà quanta poca carità c'è, quanto poco senso di compatimento e di comprensione. E qui il Signore parla chiaro: "Se sette volte al giorno avrà peccato contro di te e sette volte al giorno ritornerà a te dicendo: me ne pento, perdonalo!". È un comando del Signore! Qui si suppone che io faccio a Magnaguagno un torto, un vero e proprio torto, e poi torno un'altra volta a dire: "Don Giovanni, ho sbagliato un'altra volta", e lui deve sentire la gioia di perdonarmi. Dopo mezz'ora ne faccio un altro e di nuovo vado a confessarlo. A un dato momento, vorrei vedere - anche se Magnaguagno è un santo! - se sette volte riesce perdonare a Bottegal quelle litanie o se alla settima volta non manda Bottegal al manicomio dicendo: "È inutile dire che ti dispiace...". Io, per esempio, quando ho letto questa frase, mi sono fermato: fa paura pensarci, ma credo che sia necessario. Quando una ti pesta i piedi è fatica mandar giù, anche se tu don Matteo dici che perdoni.

AUTOBIOGRAFIA Quinto

ESEMPI peccato

ESEMPI carità

EUCARISTIA comunione

CARITÀ

CARITÀ

riconciliazione

CROCE prove

CARITÀ

perdono

CHIESA cristianesimo

VIZI

PECCATO

FAMIGLIA

MONDO

SACERDOZIO

GRAZIA Confessione

PASTORALE

Il passo si trova in Abacuc 2,4, e la lezione esatta è: "Il giusto vivrà per la sua fede".

Daniele Galvan frequentava lo stesso anno del corso liceale di Giovanni Magnaguagno.

Zeno Daniele era entrato nella Casa dell’Immacolata nel settembre dell’anno precedente e non era quindi ancora Religioso, anche se già frequentava il corso propedeutico alla teologia.

Nel testo registrato don Ottorino usa l’espressione dialettale “la deela” perché don Matteo aveva un dito della mano particolarmente piegato.

MI22,4 [01-06-1965]

4.Gli Apostoli, quando hanno sentito questa esortazione di Gesù e si sono accorti che è molto impegnativa, dissero al Signore: "Signore, accresci in noi la fede". Questo è possibile solo se si ha fede, e si ha fede se si vive al cospetto di Dio: il cristiano, dico il cristiano, non l'apostolo, perché l'apostolo lo deve ancor di più, è un uomo che vive di fede. In un altro posto della Bibbia è scritto: "I miei giusti vivono di fede"; mi sembra anzi che la frase sia così: "I miei giusti vivono di fede" , cioè sono uomini che vivono al cospetto della SS. Trinità.
Osserviamo due che stanno camminando insieme. Lasciamo stare Magnaguagno perché altrimenti si arrabbia e prendiamo Daniele che sta facendo il sorrisetto guardando Magnaguagno. Daniele sta andando a passeggio insieme con Zeno , da soli, e per strada Zeno gli pesta un piede; Daniele reagisce con noncuranza. Se invece di essere Zeno fosse Magnaguagno a pestargli un piede, la stessa botta riceverebbe una reazione diversa, molto più forte. Se presente ci fosse il vescovo che va a passeggio in compagnia, non reagirebbe né quando pesta il vescovo né quando pesta Magnaguagno. Perché questo? La presenza del vescovo fa mandar giù; anche se gli pesti un'unghia, fa mandare giù. Anche se fosse Matteo e gli premessero il dito mignolo , manderebbe giù. Se sei con il vescovo e stai lavorando insieme e ti chiede: "Ti sei fatto male?", rispondi: "No, sono cose da nulla". Se invece siamo insieme con un altro, andiamo a medicarci. Siamo uomini, siamo fatti così! La presenza di un superiore ti fa anche dimenticare un piccolo torto, un piccolo dispiacere, un piccolo male che ti sei fatto... sei sempre vicino ad un superiore! Ecco la fede: vivere continuamente alla presenza di Nostro Signore, che è il vero superiore.

VIRTÙ

fede

CHIESA cristianesimo

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

DIO Trinità

ESEMPI vari

CARITÀ

perdono

CARITÀ

amore al prossimo

COMUNITÀ

superiore

Tarcisio Magrin era un giovane aspirante delle scuole medie, che don Ottorino chiama “seminario minore”, e Giovanni Galvan era un chierico del corso teologico, responsabile appunto di un gruppo dei più giovani.

Girolamo Venco era appassionato della fotografia, e a volte quindi riceveva incarichi speciali per acquisti di materiale o per riprese.

MI22,5 [01-06-1965]

5.Ieri è capitato un piccolo incidente nel seminario minore: Magrin Tarcisio ha litigato con l'assistente Galvan perché Galvan in refettorio ha fatto un richiamo. Tarcisio ha protestato perché non gli sembrava il modo di trattare suo fratello.
Figlioli miei, se funzionasse il nostro telefono con il Signore! Se vivessimo nella vita di fede alla presenza del Signore, quante corbellerie di meno faremmo, quante stupidaggini eviteremmo durante la giornata! Come useremmo la carità verso i presenti e verso gli assenti! La nostra vita sarebbe un piccolo paradiso: dolori o non dolori, trionfi o non trionfi, gioia o non gioia, che cosa volete che sia! Però bisogna che ci abituiamo a vivere alla presenza del Signore. In America ho visto un telefono con la televisione incorporata: tu guardi, vedi la persona e parli con lei. Noi abbiamo molto di più: non solo il telefono con la televisione, ma l'esempio di Dio, siamo immersi in Dio. Com'è possibile che uno, che un apostolo in modo particolare, faccia un'azione, ad esempio come Venco che è stato forse a fotografare, a fare una filmina, a comprare un registratore, un proiettore; come si può fare un'azione di questo genere senza sentire il consiglio di una persona importante vicina a noi? Tu, caro Zeno, vai a comperare un proiettore insieme con Venco, e ci sono anch'io presente: voi trattate e ritrattate l’affare mentre io resto lì a guardare, e mi trattate proprio da palo e non mi domandate neanche se va bene o non va bene. Ieri sera avete detto: "Sarebbe meglio che venisse anche lei". No, vi arrangiate voi. Se io vengo con voi un pomeriggio, per esempio, mi lasciate lì a fare proprio da palo? E perché lasciamo spesso il Signore a fare da palo, lui che ci è sempre vicino? Vedete che non abbiamo fede, fratelli miei? Andiamo con il Signore a fare un'azione e poi la facciamo da soli. Perché dobbiamo fare così? Per me, nella vita dell'apostolo, Dio deve essere sempre presente, non soltanto spiritualmente perché diciamo: "Signore ti offro tutte le azioni della giornata", ma perché è una necessità dell'animo richiamarlo in aiuto nelle varie azioni.

COMUNITÀ

correzione fraterna

PREGHIERA telefonate a Dio

VIRTÙ

fede

CARITÀ

CROCE

DIO presenza di...

PREGHIERA vita interiore

APOSTOLO

COMUNITÀ

condivisione

COMUNITÀ

superiore

VIRTÙ

umiltà

FORMAZIONE educazione

PREGHIERA carmeli ambulanti

Don Ottorino scherza sul nome del Mato Grosso, regione della foresta amazzonica, come poi sull’Italia Meridionale, per sottolineare con forza la necessità della fede nella vita apostolica e missionaria.

MI22,6 [01-06-1965]

6.Ecco, abbiamo fatto questa riflessione prima di cominciare la meditazione per fermarci a domandare: "Signore, aumenta la nostra fede".
E adesso leggiamo: “La fede è la base della vita spirituale e dell'azione apostolica”. Se uno non ha fede! S'è presentato un giovane di Lodi, giorni fa, per venire qui, per vedere... Scusate, io non gli ho fatto la domanda: "Credi in Dio?". È la base; se uno vive veramente la vita spirituale, prega alla mattina, va alla sua Messa, fa la comunione ogni giorno, la meditazione. È logico... Se alla base della vita religiosa mettiamo una fede così... poverino, lui magari andrà in Paradiso più alto di noi, perché il Signore è misericordioso e alla fine della vita dirà un "Gesù mio misericordia"; ma noi abbiamo bisogno di una fede più viva. Alla base della nostra vita, della nostra vita apostolica, della nostra vita spirituale anzitutto e poi dell'azione apostolica, bisogna mettere la fede, bisogna mettere la fede! Domani gireremo per il Mato Grosso o per il Mato Piccolo o Mato Grande, gireremo in Italia meridionale, dove che sia: bisogna che abbiamo la fede, che abbiamo la fede! "Non si persuade se non si è persuasi: per convincere bisogna essere convinti".

VIRTÙ

fede

EUCARISTIA comunione

PREGHIERA

CONSACRAZIONE vita religiosa

NOVISSIMI paradiso

CARITÀ

misericordia

DIO bontà

di...

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO attivismo

MISSIONI vita missionaria

Don Ottorino cita un predicatore vicentino famoso, che attirava grandi folle con la sua eloquenza eccezionale.

MI22,7 [01-06-1965]

7.Ci si accorge subito quando qualcuno va in chiesa a predicare, dice belle frasi, belle parole, magari studiate in italiano, in stile appropriato e ricercato sotto il punto artistico, e si commenta: "Come parla bene quel predicatore, come parla bene! È come sentire un pezzo di musica!". Belle parole roboanti; assomigliano alle prediche di padre Roberto da Nove , il quale, come mi hanno detto tante volte, riempiva la chiesa in maniera incredibile e bisognava pagare per entrare. A Quinto ha fatto un triduo e pagavano l’equivalente delle attuali cinquecento lire gli adulti e metà i bambini. Era bravissimo, ma non portava nessuno alla confessione. Invece arrivava un povero predicatore, molto modesto, e la gente gli chiedeva: "Padre, mi confessa?". Era tutta un’altra cosa!

PASTORALE

APOSTOLO predicazione

AUTOBIOGRAFIA Quinto

ESEMPI confessione

GRAZIA Confessione

MI22,8 [01-06-1965]

8.Bisogna essere persuasi. Per suonare il violino bisogna essere capaci di suonare. È inutile che tu abbia un pianoforte bellissimo se non lo sai suonare.
"E dove si trovano la convinzione e la persuasione?". Gaetano , dove si trovano? "In colui, e soltanto in colui che Gesù ispira". Tu, don Venanzio, se Gesù ti ispira, allora hai la convinzione; se hai Gesù per maestro, allora tutto va bene. Chi è quel tale, a scuola di chi è stato? Ah, a scuola di Giotto! A scuola di chi è stato quello? Alla scuola di Bottegal! Povero sempliciotto! Quella pittura? È di uno della scuola di Giotto! Quell'altra in camera mia in fondo al letto? Quella è di Bottegal, anzi, sembra che sia un originale. Senza offendere nessuno adesso: di chi siete scolari voi? Chi è il vostro maestro? È Filippi che vi insegna matematica? È don Pietro che vi insegna filosofia? È don Luigi che vi fa delle lezioni di ascetica che vi fanno andare i estasi? Vostro maestro deve essere Lui, Lui! E aggiungo che non è sufficiente una conoscenza qualunque, vaga, superficiale, scolastica, ma è necessaria una conoscenza seria, intima, integrale e profonda. Una conoscenza puramente scolastica sarebbe come una minestra fatta con i fegatini, con la carne, con il brodo, con il cappone e tutto il necessario, ma senza sale. E poi ancora un pezzo di polenta senza sale. Io preferisco una scodella di caffelatte con il pane. È preferibile se c'è la minestra. Zeno, non preferiresti una minestrina così a mezzogiorno, di festa... però con il sale. “Una conoscenza seria, intima, integrale e profonda; colui, e colui soltanto, al quale Gesù Cristo ha degnato di rivelarsi, e che s'è mostrato docile alla sua voce”.

GESÙ

maestro

GESÙ

conoscenza

ESEMPI conoscenza di Gesù

GESÙ

MI22,9 [01-06-1965]

9.Ecco quello che dobbiamo cercare noi: Cristo che si riveli a noi, e quando si è rivelato a noi mostrarsi docili alla sua voce. Prendere in mano il crocifisso sette volte al giorno e dire: "Signore, che cosa vuoi dire con questa voce?". E allora Lui si rivela a te. In quel momento è Lui che si rivolge a te. Mettiti in mezzo ai suoi Apostoli e ascolta: è come ascoltare la sua voce, e cerca di sentire che cosa dice all'anima tua. E allora, solo quando l'hai ascoltata, fa un passo più avanti: sii docile alla sua voce. "Signore, quante volte io devo fare così?". Come Zaccheo che disse: "Signore, finora non ho capito niente. Ora verso il quadruplo, consegno la metà, faccio questo e quello...".
Dobbiamo ascoltare la sua voce e sentirla realmente; ma, ve l'ho detto tante volte, la sua voce si sente nel contatto personale con il Signore. Non la si può sentire in una meditazione pubblica; no, no, devi essere tu solo, tu e Lui e basta. È facile che la sentiate un momento al mattino o alla sera, o venendo in chiesa, o in qualsiasi momento della giornata. È lì che senti il Signore, e Lui dirà qualche cosa, proprio per te: come l'ha detta alla Samaritana, come l'ha detta a Nicodemo quando ha fatto una predica per una persona sola.

CONSACRAZIONE disponibilità

PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio

PREGHIERA i cinque minuti della sera

MI22,10 [01-06-1965]

10.“Solo Gesù Cristo ha detto, e solo Lui ha potuto dire: "Io sono la luce del mondo: colui che mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà luce di vita". Egli solo è la luce perché egli solo è la sapienza di Dio. La sapienza degli uomini, ciò che chiamiamo con questo nome, è follia e tenebre”.
Figlioli, non lasciatevi abbagliare dalla sapienza degli uomini! Se, per esempio, trovi un uomo, che è specializzato in botanica e dici: "Oh, che sapiente! È il più grande botanico che ci sia!". Cominci poi a domandargli un po' di catechismo ed è completamente ignorante di questo. Ma è il botanico, l'altro è il matematico! State buoni, state buoni. Viene fuori la storia della barca a Venezia... Qual’ è la vera ricchezza, la vera sapienza? Non intendo disprezzare le altre sapienze, ma solo se le altre mi aiutano per aumentare la sapienza di Dio hanno importanza, altrimenti non servono. “La sapienza degli uomini, ciò che chiamiamo con questo nome, è follia e tenebre, a meno che non sia un irradiamento di questo sole e che non derivi da questa sapienza più alta”. Tutto quello che non è collegato con la sapienza di Dio è tenebre, è tenebre. La scienza umana che è collegata con la sapienza eleva, mentre la scienza umana che non è collegata con la sapienza porta superbia, porta inferno. Siamo troppo sapienti, ragioniamo troppo, ragioniamo troppo! Bisognerebbe avere meno testa!

GESÙ

luce

DIO sapienza di..

ESEMPI sapienza di Dio

DOTI UMANE scienze umane

VIZI superbia

NOVISSIMI inferno