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IL DOVERE DELL’AZIONE APOSTOLICA SPECIALMENTE ATTRAVERSO LA PAROLA

MI238[05-05-1968]

5 maggio 1968

Dopo una frase introduttiva scherzosa don Ottorino concede un momento di silenzio per favorire il contatto personale con il Signore.

Il riferimento è ai lavori per attrezzare il villaggio San Gaetano a Bosco di Tretto (VI), durante i quali don Ottorino era stato con i suoi giovani per dirigere i lavori e per sostenerli spiritualmente. Prendere ‘pane di qua e di là’ era un modo di dire di don Ottorino per indicare che aveva preso spunti per le sue meditazioni da varie fonti o da qualche situazione particolare.

127 Il riferimento è al libro del card. L.G. SUENENS, Teologia dell’apostolato della Legione di Maria, Coletti Editore Roma 1953, che don Ottorino stava usando da un paio di mesi e che usa anche per questa meditazione. Le citazioni, tratte dalle pagine184-188, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

Il villaggio San Gaetano di Bosco era costituito da una chiesa e da alcune case di diverse dimensioni, che portavano nomi di santi. La casa San Giuseppe era abbastanza grande, e in essa c’era la camera di don Ottorino e quelle per qualche ospite che fosse venuto per qualche giorno di riposo. Al primo piano di questa casa c’era un salottino abbastanza grande con tavoli, sedie e un divano.

MI238,1[05-05-1968]

1.Sia lodato Gesù Cristo.
Non so se riusciremo a oltrepassare la nebbia. Mettiamoci in contatto con Dio, proviamo... Allacciamo le cinture e partiamo! Lassù a Bosco ci siamo trovati in questi ultimi giorni, da Pasqua in poi, per motivi di lavoro, con alcuni gruppi, che talvolta hanno raggiunto anche la trentina di presenze. Ogni mattina facevamo la meditazione insieme e, naturalmente, mangiavamo un po’ di pane di qua e di là. Ho fatto con alcuni di voi un paio di meditazioni anche sul nostro testo, quello che seguiamo regolarmente per la meditazione. Il tema che abbiamo affrontato con questi gruppi che si sono alternati è stato “preghiera e azione”, cioè il dovere di pregare e di compiere l’azione apostolica. Noi apostoli non dobbiamo soltanto “essere” uomini di Dio, ma dobbiamo anche “fare”. Prima dobbiamo essere, ma poi dobbiamo fare, e il dovere di fare è fortissimo. Poiché queste meditazioni sono importantissime, io pregherei i fratelli che hanno partecipato a questi incontri, - abbiamo fatto queste meditazioni lassù, nel salottino di San Giuseppe , con un gruppo ristretto di sette o otto soltanto, mentre quando eravamo in tanti le meditazioni le facevamo in chiesa e allora seguivamo il testo “Vita meravigliosa” - pregherei questi tali che hanno già fatto queste meditazioni due volte, di accettarle anche per la terza volta, pensando che io le faccio per la quinta volta. Vi dico questo perché sono meditazioni talmente importanti che mi dispiacerebbe se qualcuno ne venisse privato; è meglio che qualcuno le faccia tre volte e si stanchi piuttosto che uno resti senza questo pane.

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

APOSTOLO missione

Il riferimento è a don Girolamo Venco, sacerdote novello consacrato il mese precedente.

Il riferimento è, forse, a Renzo Dabionelli che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.

MI238,2[05-05-1968]

2.“L’Azione apostolica, necessaria all’opera di Dio.
Il servizio apostolico è voluto da Dio come la materia nei Sacramenti. Senza acqua, niente battesimo; senza pane e senza vino, niente Corpo, niente Sangue di Gesù”. Lassù dicevamo che se il Papa, tutti i vescovi e tutti i sacerdoti viventi e tutti i Papi e i sacerdoti santi defunti si unissero insieme, pensate che celebrazione verrebbe fatta: da San Pietro a Paolo VI, da Santo Stefano ai nostri diaconi... pensate che concelebrazione meravigliosa! E se prendessero come materia del sacramento una bella bottiglia di acquavite e un bel pezzo di pollo, e tutti insieme pronunciassero le parole della consacrazione: “Hoc est enim...”, mi dispiace tanto, ma il pollo resterebbe pollo e l’acquavite resterebbe acquavite. Se invece ci fosse un povero prete disgraziato, in peccato mortale e pieno di miserie, il quale prendesse una crosta di pane, dico una crosta di pane raccolta da un sacco di pane portato dal fornaio e un po’ di vino, magari raccolto dal pavimento di una cantina, dopo aver rovesciato una intera damigiana, - non è vero, don Girolamo? - dal nostro caro Renzo con una scatola per lucido da scarpe, se questo povero prete in peccato mortale pronunciasse le parole della consacrazione, lì abbiamo presente Cristo. Figlioli miei, non c’è proporzione tra quella crosta di pane e il Cristo, non c’è proporzione, ma questo l’ ha voluto il Signore. È stato il Signore a stabilire che la materia del sacramento dell’Eucaristia siano il pane e il vino. Con questa materia, pane e vino, un povero prete fa presente il Cristo; senza quella materia, tutti i preti e i santi del mondo non farebbero presente Cristo. Così si dica dell’azione apostolica: è stato Dio a volere che per salvare le anime ci sia in mezzo un uomo. Per esempio, per iniziare una Congregazione religiosa il Signore avrebbe potuto prendere pollo e acquavite e invece ha preso una ‘crosta di pane’. Non c’è proporzione tra questa crosta di pane che si chiama don Ottorino e l’opera meravigliosa che siete voi, non c’è proporzione. Però ha preso una crosta di pane, e non c’è niente da fare! Bisogna che ci convinciamo di questo: la nostra azione apostolica è indispensabile, anche se prima dobbiamo “essere”, cioè dobbiamo essere uniti a Cristo. Vi ricordate quante volte abbiamo detto che per poterlo testimoniare dobbiamo entrare in piena comunione con lui? Testimonieremo il Cristo perché lo abbiamo in noi, in modo che la gente vedendo noi veda il Cristo. Dobbiamo essere talmente uniti al Signore da dare la stessa luce di Gesù camminando in mezzo agli uomini, la nostra parola deve avere il sapore della parola di Cristo.

GRAZIA Corpo Mistico

ESEMPI Eucaristia

PECCATO

DIO stile di...

VOLONTÀ

di DIO

APOSTOLO salvezza delle anime

GESÙ

unione con...

APOSTOLO testimonianza

Cfr. Marco 16,15.

Cfr. Romani 10,17.

Villa Gerosa era la casa di riposo delle suore di Maria Bambina a Bassano del Grappa (VI). Queste suore, che durante la loro vita avevano servito ogni genere di povertà e di bisogno, ora anziane, offrivano le loro sofferenze e la preghiera per coloro che lavoravano nell’apostolato attivo. Spesso i nostri religiosi andavano a chiedere preghiere e sostegno, e don Luigi Furlato, maestro dei novizi, era in prima fila fra questi.

Il riferimento è a fratel John Berchmans Kayondo, giovane africano ospite della Casa dell’Immacolata.

Il riferimento è forse a Paolo Baron, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.

Teniamo presente che il testo che don Ottorino segue per dettare la meditazione è un libro scritto dal cardinale Suenens per commentare le promesse che il ‘legionario’ della ‘Legione di Maria’ fa quando accetta di entrare in questo movimento.

MI238,3[05-05-1968]

3.Però non basta soltanto essere così: bisogna anche agire! Il Signore vuole che noi predichiamo il Vangelo, vuole che noi lavoriamo. È necessaria in noi la presenza del Cristo per poter trasformare, ma dobbiamo anche lavorare per realizzare qualche cosa. La nostra azione apostolica è legata alla volontà di Dio il quale ha detto chiaramente: “Andate e predicate!” . “Fides ex auditu” : ha stabilito lui che la fede giunga attraverso la predicazione. Perciò non diciamo: “Lasciamo fare al Signore; ci pensa il Signore; è lui che fa; noi preghiamo solamente!”. No, ci vogliono i carmeli, per carità; Villa Gerosa , caro don Luigi, è necessaria, ci vuole, ma è necessaria anche l’azione apostolica. E il Signore, il quale sa che sono necessarie l’una e l’altra, manda una vocazione per il carmelo, un’altra per il deserto, ma dieci invece per agire nel campo apostolico.
Capisci, John? Ecco, adesso procediamo. “Dio positivamente volle legare la sua grazia battesimale, come pure il prodigio della Consacrazione, alla presenza di questi indispensabili elementi. Così è per la salvezza del mondo. Dio ha affidato questo compito ad uomini; normalmente, senza il loro concorso visibile e tangibile, la salvezza non sarà trasmessa. È necessario un gesto da parte nostra”. Sottolineo “normalmente” perché può intervenire anche solamente lui, e allora abbiamo, come per esempio nel caso del Battesimo, il Battesimo di desiderio, cioè abbiamo un altro intervento diretto di Dio. Caro Paolo , questo è importantissimo: è necessario un gesto da parte nostra, una azione da parte nostra. “Ecco il valore e la necessità dell’apostolato”. Il testo dice ‘apostolato legionario’ ; io ho scritto in margine ‘diacono’. Perché? Perché qui possiamo trovare moltissime attività che vanno bene per i nostri diaconi un domani. Dico del diacono, ma potrei anche dire del prete. Non pensate che il prete non debba fare apostolato. Parlo così perché il genere di apostolato qui suggerito è più simile a quello che svolgerebbe un diacono. Troveremo poi quello proprio dell’uno e dell’altro.

PAROLA DI DIO Vangelo

VOLONTÀ

di DIO

APOSTOLO missione

DIACONATO diacono

SACERDOZIO prete

Don Ottorino applica l’esempio della morte all’anima in peccato.

MI238,4[05-05-1968]

4.“Servire fedelmente vuol dire per il nostro diacono: uscire la sera, quando gli piacerebbe riposarsi nella pace del focolare; andare a bussare a quella tal porta, senza sapere quale sarà l’accoglienza; sfidare il cattivo tempo e l’ironia o la freddezza degli uomini che hanno ben altre cose da fare che occuparsi della propria salute eterna; accettar le sgarbatezze col sorriso e farsi aprire, a forza di dolce ed umile pazienza; condividere la preoccupazione dei propri fratelli e diventarne l’amico...”.
Qui il libro si rivolge al ‘legionario’, che si ritrova alla sera in casa con la moglie e i figli, e che pensa: “Adesso potrei recarmi in quella casa per dire una parolina su nostro Signore”. Verrebbe voglia di dire: “Eh, caro mio, sono stanco; ho lavorato tutta una giornata e sono qui che mi godo la famiglia, la mia famiglia. Io, il mio dovere l’ ho fatto!”. Pensate che cosa richiede lasciare d’inverno la propria casa e andare in un’altra dove non sai come ti accolgono, e trovare un pretesto qualsiasi per entrarvi e attaccare discorso... Se tu sai che là ti accolgono... “Viene stasera?”. “Beh, vedremo”. “Viene stasera?”. E allora tu vai perché sai che sarai bene accolto, quasi quasi stuzzicato nel tuo amor proprio. Ma se tu sai, invece, che là difficilmente sarai bene accolto, e tuttavia ci vai con la speranza di essere bene accolto fra un anno o due anni, o perché un altro sarà bene accolto fra qualche anno, allora ci vai perché sai che là c’è bisogno di Dio, perché là c’è la discordia, c’è l’odio, e allora dici: “Lascio gli altri e vado là”. Figlioli miei, questo può essere un domani il compito anche di qualcuno di noi; non occorre avere moglie e figli. Se una sera tu sai che c’è un tuo confratello al quale potresti dire una buona parola, devi dire: “Beh, lascio la partita a carte, non mi metto ad ascoltare quel brano di musica, tralascio la lettura di quel libro, trovo un pretesto qualsiasi, fingo di andare a fumare insieme per dirgli una buona parola”. Se non fate adesso l’un l’altro questa azione apostolica, non la farete un domani; non partirete dalla canonica per andare in cerca del calzolaio o del falegname, non andrete a visitare il cimitero per incontrarvi con il becchino che sta scavando le fosse. L’uomo di Dio, se sa che là c’è uno che seppellisce tanti morti e va poco in chiesa, cerca un pretesto: va al cimitero fingendo di andare a visitare la tomba dei preti, va dentro, fa finta di non trovare la chiave, va dal becchino e intanto attacca il discorso. Dopo alcuni giorni vi ritorna: “Mi scusi; porto via questo vaso e lo riporto tra un paio di giorni”, e così si attacca discorso. L’altro non pensa che sia venuto proprio per lui; ha trovato il pretesto della chiave per andare nella chiesetta dei preti per mettere ordine ora a questo ora a quello. Invece lui è andato per mettere a posto quell’altro, perché è giusto che i ‘morti’ vadano a posto!

APOSTOLO salvezza delle anime

FAMIGLIA

APOSTOLO missione

ESEMPI apostolo

COMUNITÀ

fraternità

Don Ottorino parafrasa un passo della 2 Corinzi 11,29.

Il riferimento è ad Antonio Gobbo, che era all’epoca giovane postulante.

MI238,5[05-05-1968]

5.Dico male? Noi dobbiamo essere come un lupo quando è preso dalla fame e vede un agnello; noi dobbiamo sentire il dovere, vorrei dire la fame delle anime, ma proprio il dovere di dare Cristo alle anime. Diceva San Paolo: “C’è uno che sia malato e che non lo sia anch’io?”.
Se domani sappiamo che nella parrocchia c’è una persona in peccato mortale, dovremmo rigirarci nel letto tutta la notte, come quell’ubriacone che aveva i soldi e non era capace di dormire perché non li aveva spesi tutti: aveva ancora duecento lire, e allora si è alzato ed è andato a bere un bicchiere di vino e dopo ha potuto dormire di gusto. Lo conoscete il fatto? Si rigirava nel letto: “Che cosa c’è che non mi lascia dormire?”. Allora cercò e concluse: “Ecco il motivo!”; aveva ancora duecento lire in tasca, se le è bevute in osteria e poi è riuscito a dormire bene per tutta la notte. Qualcosa di simile facevi anche tu, Antonio Gobbo , che mi guardi sorridendo? Tu andavi a bere latte e a comprarti con quei soldi due litri di latte. Figlioli miei, bisogna che entri in noi questa sensibilità apostolica, e non dobbiamo pretendere che venga naturalmente, cioè che sia un cosa che venga spontaneamente, come quando uno sente voglia di cantare e si mette a cantare. C’è un dovere, e il dovere, figlioli, costa! Io devo fare questo e perciò lo devo fare pensandoci sopra e senza pretendere il gusto da questo mio dovere. Tante volte noi pretendiamo: “Ah, bene, quella cosa non la faccio perché non ci trovo gusto”. Qui non si parla di gusto; infatti osservate queste parole che vi rileggo: “Sfidare il cattivo tempo e l’ironia o la freddezza degli uomini”. Questo non procura gusto, cari miei! Sfidare il tempo, l’ironia e la freddezza degli uomini non è un gusto. Per spingerli ad “occuparsi della propria salute eterna” quando ad essa non ci pensano, “accettare le sgarbatezze col sorriso e farsi aprire”: non è un gusto tutto questo!

ESEMPI apostolo

APOSTOLO salvezza delle anime

PASTORALE parrocchia

PENITENZA

Il riferimento è a don Leonzio Apostoli perché era sacerdote novello da appena un mese e aveva recentemente festeggiato la prima Messa solenne nella sua parrocchia di Zimella (VR).

In quei giorni doveva essere capitato qualche guaio nella cantina della Casa dell’Immacolata, qualche damigiana di vino era andata rotta, e il fatto viene usato da don Ottorino per tirare conclusioni ‘spirituali’ durante la meditazione.

MI238,6[05-05-1968]

6.Quando San Paolo andava ad evangelizzare e gli tiravano i sassi addosso e lo lasciavano sotto i sassi, o lo prendevano in giro all’areopago o in qualche altra parte, non trovava certamente gusto. E voi non pretendete di fare sempre l’ingresso della prima Messa! Hai inteso, caro Leonzio Apostoli ? Qualche volta può darsi che si rompano le damigiane piene di vino: anche questo può capitare! Non pretendete sempre i trionfi del giorno della prima Messa, non pretendeteli! Più di una volta vi diranno: “Bene, bene; di queste cose ne parleremo un’altra volta!”, o ve lo diranno o ve lo faranno capire o non verranno ad ascoltarvi. Finché parlerete di sport, finché vi interesserete delle loro cose, finché date loro il pallone per giocare verranno; ma cominciate ad aggiungere un pochino di catechismo e vedrete!
Leggevo in questi giorni che il Murialdo non lasciava che venisse trascurato l’impegno del catechismo neppure per sogno. “Venite in oratorio? O venite al catechismo o altrimenti fate a meno di venire!”. E infilava il catechismo! Quando vengono volentieri? Quando tu continui a dare cose che piacciono, ma se cominci a dare qualcos’altro forse non verranno più. “Ma... sa... Che cosa dovrei dare loro? Intanto vengono, intanto è una bestemmia di meno che dicono!”. Tante volte questo succede perché non abbiamo la forza di fare il nostro dovere. Non so se esagero. Tante volte è perché non abbiamo la forza di fare il nostro dovere. È molto più comodo andare in gita: partire in compagnia di ragazzi e di ragazze, togliersi la veste e indossare un maglione e via! “Oh, quello è un prete simpatico! Che gusto, che bello!”. “Guarda: prima non veniva nessuno; quanti ne vengono adesso!”. Vedremo la parrocchia tra dieci o vent’ anni. Vorrei vedere se non si costruisce di più con l’equilibrio e il coraggio di dire: “No! Non licet! Non va!”, dicendo la verità con equilibrio. Non si tratta di mettersi questa sera in mezzo alla piazza dei Signori e fare un comizio contro l’uno e contro l’altro: no, no, ci vuole equilibrio! Però dobbiamo avere dentro di noi questo ardente desiderio di portare Cristo alle anime, ma senza pretendere di sentire gusto nel fare questo, perché servire è sempre pesante, e il nostro compito è quello di servire.

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

PASTORALE giovani

SACERDOZIO prete

APOSTOLO missione

Don Guido Massignan era all’epoca segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.

MI238,7[05-05-1968]

7.“Servire fedelmente e offrirsi all’apostolato dai mille volti...”.
Quando uno ha questo desiderio, allora trova mille modi di fare apostolato. Non ci sarà mai alcuna pastorale che vi possa insegnare tutto quello che potreste fare, perché ogni testo di pastorale è sempre superato. Bisogna che lo inventiate voi il testo di pastorale. Non ci sarà mai nessun testo che insegni a una mamma ad amare i suoi figlioli. Tu, don Guido , sei capace di pensare che un altro, il tuo parroco, dica a tua mamma: “Se lei vuole dimostrare il suo amore a don Guido bisogna che faccia così: quando compie gli anni, vada a trovarlo e poi....”. Quella sarebbe una cosa studiata! Basta che dica: “Le voglia bene”, ed è detto tutto. Penserà lei a trovare il modo e i mezzi. Voi dovete voler bene a Dio e alle anime; penserà Dio a suggerirvi il modo. Ma se volete bene alle anime, siete anche pronti a morire per esse: “Devo riuscirci!”. La mamma, quando vuole far prendere l’olio di ricino al suo bambino, lo prende prima con le buone e dopo glielo butta giù con l’imbuto perché gli vuole bene. Non è vero? “... sotto tutte le forme previste e impreviste, con l’unica cura di aprire la strada al Signore...”. Perciò chi ha veramente lo zelo apostolico deve fare di tutto per le anime, e in questo genere di azioni non si tratta di dire “sarebbe bene”, ma “è necessario” fare. Capisci, Giuseppe? Come è necessario il pane per il sacramento dell’Eucaristia. E allora questo “apostolato dei mille modi, sotto tutte le forme previste e impreviste, con l’unica cura di aprire la strada al Signore” è una azione necessaria.

APOSTOLO missione

PASTORALE

ESEMPI apostolo

DIO amore a Dio

CARITÀ

amore al prossimo

APOSTOLO salvezza delle anime

Modo di dire popolare per indicare il vino prodotto o adulterato con prodotti chimici, le cosiddette ‘polverine’. Si dice anche: “Adesso si può fare il vino anche senza uva!”, oppure: “Finché c’è acqua non si resterà senza vino!”.

Il riferimento è a don Pietro De Marchi che all’epoca stava facendo il noviziato.

Nel testo registrato si ascolta a questo punto una battuta scherzosa di don Ottorino.

Nel testo registrato si ascolta la risposta di fratel John: “Due mesi”.

Il riferimento è all’assistente Livio Adessa, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico.

MI238,8[05-05-1968]

8.“... come quei servi delle nozze di Cana che ricevettero da Gesù lo strano comando di riempir d’acqua le anfore, mentre abbisognava il vino”.
Un bel gesto! C’è bisogno di vino e lui dice: “Andate e riempite le idrie di acqua”. Se fosse adesso, si allunga un tubo di gomma e si apre il rubinetto, ma allora bisognava che andassero con i secchi e attingessero dal pozzo, lavassero le idrie e le riempissero d’ acqua. Se fossero qui adesso, abituati alle cantine sociali, saprebbero che c’è anche la ‘polverina’ e direbbero: “Beh, forse, il Signore ha una polverina da buttarvi dentro... Fa il vino ‘con il palo’ ”. Ma allora non erano abituati a certe cose, non si era arrivati ancora a queste altezze della scienza e della tecnica! Perciò avranno detto: “Che cosa vorrà fare?”. Se fossi stato io al loro posto avrei versato un po’ d’acqua nel fondo, e invece lui: “Riempite fino all’orlo!”. E allora: “Dai, riempi fino all’orlo, dai, un altro secchio ancora!”. Rendetevene conto un pochino! Molte volte il Signore vuole questo, che si faccia questo. Capisci, don Pietro? Ne sei convinto? “Così il Legionario nel lavoro che intraprende: offre al Maestro l’acqua della sua buona volontà, perché Dio possa versare agli uomini il vino della sua grazia redentrice. Che non vi sia proporzione tra il nostro gesto e il suo, non ha importanza”. Quale proporzione c’è tra il versare l’acqua e il farne uscire il vino, fra quello che faccio io e il risultato ottenuto? Non interessa affatto saperlo! Tra la crosta del pane e il corpo di Cristo non c’è proporzione, ma il Signore mi ha detto: “Prendi un pezzo di pane e di’: “Hoc est enim...”. “Signore, ecco il pezzo di pane”. “Adesso pronuncia le parole - dice il Signore - e ci sono subito io”. Ciò che importa è fare quello che il Signore ordina. Il Signore dice agli Apostoli: “Andate, prendete la mula e conducetemela”. Ed essi senza discutere vanno. “Andate e troverete uno che vi viene incontro. Seguitelo e domandategli: ‘Dove possiamo preparare il pranzo?’”. Quello che interessa è fare. Capisci, John? Se il Signore ti dirà: “Va’ in Africa!”, tu devi andare in Africa; se ti dirà: “Converti tutta l’Africa!”, tu devi convertirla. Siamo d’accordo? Quanti anni vuoi di tempo per convertire tutta l’Africa? Due mesi e mezzo? Quanti anni di tempo desideri per convertire tutta l’Africa? “Dio ha legato l’uno all’altro i destini degli uomini, come la guida di montagna avvolge la corda intorno a ciascun scalatore per l’ascesa di tutto il gruppo”. Sì, caro Livio: se non ti fai santo, sono rovinato anch’io; e viceversa, dici tu, e hai ragione.

PAROLA DI DIO Vangelo

ESEMPI Eucaristia

APOSTOLO missione

VOLONTÀ

di DIO

Nel testo registrato don Ottorino aggiunge: “... e in modo particolare il religioso”.

Cfr. Atti 2,4.

MI238,9[05-05-1968]

9.“Non bisogna mancare a Dio, sotto pretesto che Egli può tutto”.
Sarebbe come dire: “Io, sa, faccio un po’ e dopo lasciamo fare al Signore; lui, il Signore, può tutto!”. “Né sotto pretesto che l’esempio silenzioso può bastare. Alle volte ci crediamo autorizzati a non parlare e a non agire, prendendo esempio dalla vita nascosta della Sacra Famiglia a Nazareth. Ciò significa dimenticare molte cose: il mistero di questo nascondimento rispondeva ad esigenze particolarissime di Dio. Di più, non si dovrebbe identificare la vita di Gesù, di Maria e Giuseppe con la vita degli eremiti, dediti alla pura contemplazione. Essi conducevano la vita ordinaria degli abitanti di Nazareth. Si sa quanto il mondo orientale sia aperto alle relazioni di buon vicinato e di ospitalità; si tratta volentieri col prossimo e a lungo... Una tale vita, per quanto modesta, comportava tutta una serie di opere di misericordia elencate dal Deuteronomio; comportava anche delle preghiere, dei digiuni, degli atti pubblici, dei pellegrinaggi. Tutto ciò conduceva naturalmente la Sacra Famiglia a trattare con gli altri. E come crederemmo che la prima famiglia “cristiana”, modello vivente delle virtù più pure, non abbia praticato lo zelo delle anime e la carità spirituale? L’ora dell’apostolato messianico non era ancora suonato, senza dubbio, ma - l’episodio di Gesù al Tempio lo mostra - lo zelo divorava la sua anima...”. Adesso omettiamo qualche riga e passiamo avanti. “Ripetiamo, perciò, senza timore: il cristiano nel mondo non ha il diritto di rifugiarsi nel silenzio. La parola segue la fede come una conseguenza diretta. “Repleti sunt omnes Spiritu Sancto et coeperunt loqui ”. È il caso della Samaritana, che si converte e corre ad annunciarlo agli altri. La conversione porta necessariamente alla predicazione. Chi è pieno di Dio riversa la sua pienezza sugli altri. Osservate i Focolarini: quando uno è preso dentro il Movimento, broommm, si butta a capofitto. “La parola segue la fede... gli Apostoli furono ripieni di Spirito Santo e si misero subito a parlare. Il concatenamento delle due cose è naturale: “Ho creduto, per questo parlo”, dirà S. Paolo ai Corinti, come una cosa più che evidente (1 Cor. 4,3). Come volete, d’altra parte, che la fede nasca - dirà ancora - se non è generata dalla parola: fides ex auditu? E la Chiesa s’è forse propagata in altro modo? “E intanto la parola di Dio si diffondeva sempre più - ci dicono gli Atti - e generava nuovi discepoli" (Atti 12,24). Oseremo rinnegare le nostre origini?

APOSTOLO missione

CONVERSIONE

CHIESA Movimenti ecclesiali

Il riferimento è a Raffaele Testolin, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.

MI238,10[05-05-1968]

10.Nel Vangelo si parla di verità da gridare sui tetti e di luce da mettere sotto il moggio. È un comando che non ammette replica: “Ite, docete omnes gentes”, andate, istruite tutte le genti. È l’ordine indiscutibile che Gesù impartisce agli Apostoli, ai discepoli, a tutti coloro che vogliono seguirLo. E affinché non sia possibile alcun dubbio, lo Spirito Santo, nella Pentecoste, discende su questi uomini riuniti nel Cenacolo, sotto forma di lingue di fuoco.
La lingua muta, la bocca chiusa del cristiano di oggi sono simbolo non del cattolicesimo autentico, ma di una religione svalutata. La politica del non-intervento non può appellarsi al Maestro”. E ci sarebbero ancora altre righe da leggere, ma ci fermiamo qui un momentino; vedo che abbiamo un po’ di sonno. Il Signore ha stabilito la conversione degli uomini attraverso la predicazione. Vi dicevo che quando sono andato in Terra Santa, don Nolli ha fatto una bella disquisizione su quello che ha stabilito il Signore. Il Signore ha stabilito che attraverso la parola - “In principio erat Verbum” - passi la sua grazia; la parola di Dio è quasi un sacramentale che trasforma le anime, per cui, attraverso la parola passa la vita di Dio, la grazia. E io devo essere pieno di Dio e trasfondere questa mia pienezza in... Raffaele . Ma, in che modo il Signore ha stabilito che la trasfonda in Raffaele? Attraverso la parola che è vita e porta la vita. Perciò la trasmissione fatta attraverso un disco o un magnetofono o un libro scritto è una bellissima cosa, ma non è la parola viva. È attraverso la parola viva che passa la vita. Ecco perché dico tante volte in chiesa, quando facciamo una paraliturgia, che ci vuole un momentino di parola, ci vuole il commento della parola. Infatti anche nella Messa ci vorrebbe la lettura del Vangelo con il commento, ossia l’omelia: cioè l’uomo di Dio, che può essere il sacerdote o il diacono, interviene e dà la sua vita agli altri. Lui, che si è messo in contatto con Dio, dice: “Adesso io vi do Dio, adesso apro e vi do il Signore, vi manifesto la parola del Signore”. Perciò è necessario non soltanto essere i testimoni di Dio, in quanto lo manifestiamo con la nostra condotta, ma è necessario esserlo anche con la parola. Ed è per questo che quando ci incontriamo con una persona dobbiamo parlare di Dio e non dire: “Beh, basta che io vada lì...”. No, dobbiamo parlare di Dio, con prudenza, con equilibrio, ma dobbiamo dare Dio attraverso la parola.

PAROLA DI DIO Vangelo

AUTOBIOGRAFIA Terra Santa

GRAZIA

APOSTOLO testimonianza

DIO contatto con

L’assistente Pietro Simonetto, che prima di entrare e poi anche nella Casa dell’Immacolata aveva esercitato l’arte del falegname, era stato scelto per rafforzare la Comunità di Resende in Brasile.

MI238,11[05-05-1968]

11.Il nostro primo strumento di apostolato è la parola. Questo è il denominatore comune per sacerdoti e diaconi. Perciò bisogna che approfondiamo questo tema e lo fissiamo sulla carta con quei famosi schemi che abbiamo detto di ciclostilare, cioè fissare quello che ha detto don Nolli e qualcos’altro, perché è importantissimo che noi per primi comprendiamo questo tema della parola.
La parola può essere trasmessa nella direzione spirituale, in un incontro personale con qualcuno nella predicazione, non è soltanto con la predicazione che si fa in chiesa. Infatti il parroco parla in chiesa una volta alla settimana, forse due o tre volte, ma durante la settimana ha il dovere di parlare ogni giorno cominciando con la donna della canonica, con il suo confratello, e fuori dalla canonica con il macellaio, con il calzolaio... Ma bisogna predicare! Noi, figlioli, siamo mandati a predicare! Gli Apostoli predicavano, Gesù predicava. Abbiamo detto prima che Gesù ha parlato con la Samaritana, con i peccatori... Sareste voi capaci di pensare che Gesù non predicasse? Ogni suo incontro con le anime era una trasmissione di vita attraverso la parola. E noi siamo stati chiamati da Dio a fare altrettanto: “Andate e predicate”. Che cosa deve fare adesso Pietro Simonetto in America? Salvare le anime. In che modo: facendo il falegname? No! Fare il falegname è una occasione per poter avvicinare le persone e parlare loro di Dio, cioè dare loro Dio attraverso lo strumento della parola, e attraverso la parola si dà la vita. Ecco: mi pare che dobbiamo comprendere questo.

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

PASTORALE parroco

GESÙ

imitazione

APOSTOLO salvezza delle anime

L'incontro con la samaritana è narrato in Giovanni 4,1-26.

MI238,12[05-05-1968]

12.Alla sera, facendo l’esame di coscienza, bisogna domandarsi: e io ho predicato sempre?
Prendiamo l’esempio di un professore che vada a scuola, dove ha quattro ore di lezione: qual è il suo dovere? È quello di fare scuola, cioè di parlare, di dare la scienza attraverso la parola. E se invece si mettesse a leggere il giornale, lui non darebbe la scienza attraverso la parola. Se dicesse ai ragazzi: “Io ho un bel libro, l’ ho pubblicato io: prendetelo e studiatelo; io intanto leggo il giornale”. Alla sera, facendo l’esame di coscienza, può dire di aver fatto il suo dovere? No, perché lui deve dare la scienza; le dispense e i libri possono essere comprati a parte: lui deve fare le lezioni! Se, per esempio, questo professore non facesse lezione, mancherebbe contro la giustizia, per cui se viene a confessarsi io gli devo dire: “Devi restituire”. Per esempio, se desse lezioni private a qualcuno e domandasse millecinquecento, duemila o tremila lire l’ora, e quando lo studente si presenta gli mettesse in mano un libro da studiare dicendogli: “Beh, studia qui; intanto io leggo!”, e finita l’ora lo mandasse a casa, e al termine delle lezioni gli inviasse il conto, lui ruberebbe, commetterebbe un vero e proprio furto, perché non ha dato la scienza attraverso la parola. Alla sera, prima di andare a letto, devo domandarmi: avrei potuto quest’oggi dare Dio con la parola a qualche mio amico, a qualche mio compagno? Ho distribuito Dio attorno a me? Quante ore di scuola ho predicato e quante ore di scuola non ho predicato? Cioè, in altre parole: quante volte io dovevo predicare Dio e non l’ ho fatto? Perché noi non siamo affatto liberi di fare quello che vogliamo. Se il Signore ha mandato vicino a Gesù la Samaritana, lui, Gesù, doveva parlare alla Samaritana; Gesù non avrebbe potuto dire: “Adesso sono stanco, non ho voglia di andare dalla Samaritana; che vada a farsi benedire! Intanto io mangio e poi vado a riposarmi un pochino sotto un fico e così mangio anche un paio di fichi!”. Umanamente parlando Gesù era stanco... “fatigatus ex itinere”, e umanamente parlando non aveva proprio voglia di attaccare discorso e di fare una predica e una direzione spirituale alla donna. Invece no! La volontà di Dio era che doveva farlo e lui l’ ha fatto. Anche noi dobbiamo essere guidati dalla volontà di Dio, non dal nostro piacere, dalla stanchezza o non stanchezza. Dio ci manda a dare, perché vuole donarsi alle anime attraverso noi, cioè attraverso la nostra parola. Siamo povere creature, siamo una crosta di pane, ma Dio ha stabilito proprio questo canale, e se questo canale si chiude, siamo responsabili dinanzi al Signore. Amen!

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