Il riferimento è alll’episodio biblico dell’asina di Balaam, narrato nel capitolo 22 del libro dei Numeri.
A questo punto don Ottorino concede un momento di silenzio per favorire il contatto personale con il Signore.
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. Ho veramente il piacere di trattare l’argomento qui dinanzi all’altare, dopo avere celebrato la Santa Messa, durante la cui celebrazione ho rivolto continuamente la parola a lui perché mi suggerisca quello che dovrei dirvi, e anche dopo che voi avete ricevuto la santa comunione. Perciò in questo momento, mi pare, siamo tutti disponibili ad accogliere quello che egli ci dirà, anche se sarà detto un po’ alla buona, ma quello che egli ci dirà perché voi desiderate ascoltare lui. E io ho solo un desiderio: dire né più né meno, come la famosa asina di Balaam, quello che vuole il Signore, soltanto quello che vuole il Signore. Adesso, come il solito, ci fermiamo un istante e diciamo al Signore che siamo proprio in questa disposizione di spirito e che vogliamo sentire solo lui.VOLONTÀ
di DIO
EUCARISTIA S.Messa
EUCARISTIA comunione
Brasola: termine dialettale veneto che indica un taglio di carne di maiale vicino alle costole e che viene cotta solitamente sulle braci.
Don Ottorino usa evidentemente accenti ironici e scherzosi, e poi continua nella sua descrizione delle varie località dell’altopiano di Asiago (VI) che erano meta delle abituali escursioni dei giovani
Daniele Galvan, che all’epoca frequentava il 4° anno del corso teologico, era un po’ l’esperto delle escursioni in montagna
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2. Quando ci trovavamo in villeggiatura ad Asiago, avevamo delle mete piuttosto fisse per i nostri campeggi. Una di esse, mi pare la preferita, era il Lozze: ci portavamo lassù, ci fermavamo con le tende, e di lì partivamo per altre escursioni in vari luoghi. Ricordo che più di una volta siamo venuti lì a trovarvi e a portarvi i rifornimenti; la vecchia Fiat 1100 era sempre accolta con gioia, specialmente quando arrivava molto carica. E chi di noi non rivede con gioia quelle scene, che sono state immortalate nei vari documentari: qualcuno che sta cuocendo la carne o le cosiddette “brasole” ai ferri, o preparando le patatine “al vento” o all’aria fresca del Lozze, o la pioggia che cade e bisogna buttarsi sotto le tende? Insomma sono scene che fa piacere ricordare, come le serate passate nel rifugio, le Sante Messe celebrate lassù. Ebbene, raffiguriamoci una partenza da Val Giardini per una escursione al Lozze e una fermata lassù di cinque o sei giorni. I rifornimenti sono solo per un paio di giorni perché dopo due giorni è prevista la famosa Fiat 1100 TV o la D che deve arrivare e portare rifornimenti e forse anche qualcosina di dolce. Ecco la squadra composta di diciotto ragazzi che parte con le tende in spalla al mattino presto, si dirige verso la croce di Sant’Antonio, e poi procede e arriva al Colombara. Un gruppetto dice: “Ah, noi ci fermiamo qui”. Sono i tre più coraggiosi . che dicono: “Si sta così bene qui al Colombara! Siamo abbastanza alti; l’altimetro segna già 1.500 metri. - Quant’è alto, Daniele , il Colombara? Mi pare che sia quota 1500... sui 1400, 1500 metri. - Siamo ad un altezza giusta, non troppo alta, e non fa male”. E un piccolo gruppo si ferma lì. Gli altri, poi, camminano ancora per qualche ora, e un altro gruppo si ferma in un altro posto. Al Lozze arrivano appena i tre più coraggiosi. E al ritorno che cosa accadrà? Intanto, prima di tutto, quelli che si sono fermati lungo la strada non avranno il rifornimento dopo due giorni. È chiaro? Ma, al ritorno immagino sorga una discussione: “Insomma, eravamo d’accordo di andare al Lozze, eravamo d’accordo di fermarci lassù; come mai, invece, vi siete fermati così? Alcuni si sono fermati al Colombara, altri allo Zingarella, altri un po’ più in alto. Un’altra volta o ci si mette d’accordo e si va fino al posto fissato o altrimenti si rinuncia”. E penso già alla discussione che sorgerebbe in una seconda partenza.CONGREGAZIONE storia
ESEMPI Congregazione
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3. Fratelli, prima di affrontare il punto, vorrei dire ‘dolens’ di questa meditazione, desidererei mettere in chiaro questo. Quando il Signore mi ha preso per lo stomaco, io ho iniziato non per sentimentalismo, ma per dovere, e non ho mai camminato per sentimento, ma per dovere. Ve lo assicuro, proprio dinanzi all’altare. Non è mai stato l’entusiasmo a guidarmi: l’entusiasmo di fare la volontà di Dio, quello sì, ma l’entusiasmo umano di andare sul Lozze, no! Ve l’assicuro, tanto più che, come voi sapete, io non sono uno scalatore, sotto tutti i punti di vista. Perciò, quando il Signore mi ha preso un po’ per lo stomaco e con segni straordinari mi ha indicato la strada, mi ha anche indicato la cima alla quale arrivare; e mi ha un po’ indicato, anche, il luogo dove si doveva porre l’accampamento e dove lui sarebbe arrivato con i suoi rifornimenti. Vedete, siamo partiti. Alcuni si sono fermati lungo la strada e hanno detto: “No! Se si tratta di fermarci qui, al Colombara, va bene; ma se si tratta di camminare fino al Lozze, no!”, e sono andati via. Altri sono rimasti e qualcuno ha continuato a camminare. Siamo arrivati un pochino più in alto e qualche altro ha detto: “Perché non possiamo fermarci qui?”. Ecco il punto in cui si trova, mi pare, in questo momento la nostra Famiglia. Con l’aiuto di Dio, con la presenza dello Spirito Santo e della nostra buona mamma, la Madonna, siamo arrivati a un certo punto del nostro cammino. Però, però, ecco qui la parte dolorosa: più d’uno, più d’uno tra voi, senza accorgersene, crede di essere arrivato dove il Signore ci attende. E allora dice: “No va forse bene così?”. È come quei tali che arrivati al Colombara dicevano: “Ma perché non ci si ferma qui? Siamo in montagna, siamo a una bella altitudine, poco lontano abbiamo la malga per il latte, l’acqua non è eccessivamente lontana; insomma, possiamo attendarci qui”. Nessuna parola: siamo d’accordo! Voi potreste attendarvi lì, al Colombara, ma la meta era il Lozze, non il Colombara. Se io osservo voi, molti di voi, devo dire: “Benissimo, non c’è niente di male, per carità! Però, non dite che siete arrivati al Lozze!”. Se io osservo il modo di pensare di alcuni, il loro modo di agire... Notate che mi sono imposto di non scendere ai particolari; vi sarete accorti che quest’anno ho cambiato tattica, cioè non bastono ora l’uno, ora l’altro; diventando più vecchi si diventa più prudenti... Ma la realtà è realtà! Molti si stanno attendando pacificamente sul Colombara, qualche altro sullo Zingarella. Però riflettete un momentino: il Signore ci aspettava là, in un altro posto. Per uscire un po’ dal paragone, nell’ultima meditazione dicevamo, per esempio, che in una scuola si può essere presidi o professori o bidelli. Ho l’impressione che “inter vos”, in mezzo a voi, ci siano pochi presidi, e che con una certa facilità ci si accontenti di essere professori e di fare bene il proprio dovere.CONGREGAZIONE fondatore
APOSTOLO entusiasmo
CONGREGAZIONE spiritualità
DIO Spirito Santo
PREGHIERA sentimentalismo
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO vita interiore
MARIA la nostra buona mamma
PECCATO mediocrità
FORMAZIONE educazione
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
MI242,4 [06-11-1968]
4. In questi giorni lassù, mentre facevamo gli esercizi spirituali, ne ho combinata una delle mie: in refettorio, anziché la vita di un santo, ho fatto leggere la vita di alcuni partigiani cattolici, vicentini e padovani, che sono morti durante la Resistenza, tra cui anche l’ingegner Prandina. Il libro è uscito in questi giorni. Dinanzi all’esempio di questi partigiani... nel leggere quello che hanno fatto, mi pare, il dottor Fraccon di Vicenza e suo figlio, è da rimanere ammirati. Il dott. Fraccon non aveva certo bisogno di nascondersi perché era a posto, era impiegato presso la Banca Cattolica: bisogna sentire quanto hanno fatto questi uomini, non per la guerra, ma per la pace, per aiutare i poveri, per aiutare gli Ebrei, decine e decine di Ebrei, ad arrivare alla frontiera e farli passare in Svizzera per salvare loro la vita, per portare da mangiare a chi non aveva da mangiare. Poi, padre e figlio sono andati a finire in Germania, in campo di concentramento e là sono morti. Nell’osservare questi uomini interamente donati alla loro causa e dotati di un dinamismo meraviglioso, lassù ci siamo domandati: “Ma noi l’abbiamo questo dinamismo nel servizio di Dio? Abbiamo questo dinamismo per prepararci alla missione che ci attende? Un domani, in campo apostolico, ci sarà questo dinamismo?”. Voi direte: “La situazione è diversa perché ora ci troviamo in una casa di formazione. Un domani, quando saremo nel campo di battaglia, saremo certamente anche noi dei partigiani di Dio, avremo il dinamismo”. Permettete di dirvi che se non l’avete oggi il dinamismo, non l’avrete neanche domani. Se oggi, a vent’anni, non sentite questo dinamismo davanti al tabernacolo, o mentre leggete la vita di qualche santo o qualche trattato di ascetica e, in modo particolare, mentre leggete la Sacra Scrittura e il santo Vangelo, se alla vostra età non vi entusiasmate, ma senza sentimentalismi, della vostra vocazione, cambiate mestiere, perché più tardi non vi entusiasmerete più. Può darsi che si verifichi qualche volta il caso in cui il seminarista buono diventi un prete santo, ma generalmente il seminarista buono diventa un prete mediocre, e il seminarista santo diviene un prete buono. Generalmente c’è un salto verso il basso, a meno che non si sia arrivati abbastanza in alto e allora si continua sempre a salire... come quella lumaca che, arrivata sopra la montagna, scende dalla parte opposta! Guardate che c’è il pericolo enorme di divenire, un domani, dei funzionari. È dinanzi a questo pericolo che io questa mattina intendo alzare la voce. Ecco: vi dico che il Signore non vi ha chiamati per arrivare dove siete arrivati ora. Voi direte: “Ma, come può affermare questo?”. Ho detto che non voglio scendere ai particolari, perché allora minaccerei di attaccare qualcuno, e qualcuno potrebbe dire: “Adesso ha parlato contro di me”. Vi dico che potrei scendere a una grande quantità di particolari e... tan, tan, tan... fare un’analisi “logica e grammaticale” per dimostrare che ho ragione. Perché ci ho pensato, ed è da parecchio che penso a quello che sto per dire, è da parecchio tempo che voglio affrontare questo tema. Non crediate che la cosa sia improvvisata. Tanto per capirci bene, all’una e mezza di questa notte io giravo per la stanza pensando a questo, affinché non crediate che siano cose improvvisate. Mi assumo in pieno la responsabilità di quello che sto per dire.FAMIGLIA papà
FAMIGLIA figli
SOCIETÀ
avvenimenti
APOSTOLO entusiasmo
APOSTOLO missione
APOSTOLO F.A.
FORMAZIONE
PREGHIERA sentimentalismo
SACERDOZIO prete
APOSTOLO vita interiore
FORMAZIONE case di formazione
EUCARISTIA tabernacolo
PAROLA DI DIO Vangelo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
APOSTOLO vocazione
CONSACRAZIONE santo
PECCATO mediocrità
Il riferimento è a don Guido Massignan, all’epoca segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata, che era entrato nel 1950 ed era stato accanto a don Ottorino fin da quegli anni, come anche l’assistente Vinicio Picco, nominato subito dopo, anche se entrato come vocazione adulta qualche anno dopo.
Cfr Gal 1,17.
Il riferimento è a don Luciano Rizzi, che era stato consacrato sacerdote il 6 aprile di quell’anno; il suo gruppo, del quale faceva parte anche don Girolamo Venco nominato subito dopo, era composto da sette religiosi.
MI242,5 [06-11-1968]
5. Figlioli, tanto per toccare qualche piccolo particolare, all’inizio dell’Istituto, quando ho chiamato i primi, ho detto loro: “Sentite, dobbiamo fare una rivoluzione, cioè dobbiamo staccarci completamente dall’abitudine dei preti, dall’abitudine dei religiosi, dall’abitudine del vivere cristiano, perché abbiamo un cristianesimo, e anche una vita religiosa, che sono annacquati. Bisogna che abbiamo il coraggio di dire: “Facciamo, Signore, integralmente quello che vuoi tu. Tu ci domandi una cosa e noi la facciamo. Parla, o Signore: che cosa vuoi?”. Qualcuno qui presente, don Guido in modo particolare, ma anche Vinicio lo ricorda, sa benissimo quanto abbiamo trattato di queste cose e quante ore abbiamo passato inginocchiati dinanzi al Signore per chiedere: “Signore, di’ a noi che cosa vuoi. Noi abbandoniamo il mondo, noi del mondo non vogliamo più saperne! Domani ritorneremo nel mondo, ma oggi basta! Anche quello che è lecito, anche quello che è permesso, a noi non interessa! Noi vogliamo riempirci di te, o Signore! Di’ a noi che cosa vuoi. Come San Paolo è andato nel deserto prima di predicare e poi a Damasco, - mi pare che sia rimasto nel deserto per circa tre anni - così anche noi! Non vogliamo più saperne del mondo: lasciamo lo sport, lasciamo il calcio, lasciamo tutto. Un domani, quando rientreremo nel mondo, allora ci aggiorneremo, ma intanto per prima cosa vogliamo essere completamente tuoi. Il nostro centro di interesse: Dio! La nostra unica preoccupazione: Dio! Tutta la nostra vita offerta per Dio! Che cosa ci domandi, o Signore? Preghiera e penitenza? E allora: preghiera e penitenza!”. E allora si faceva penitenza. Voi ricordate benissimo, caro Luciano Rizzi , quando eravate in seconda o terza media, in quarta o quinta ginnasio, quante corse ho fatto all’ospedale per portarvi a casa delle pastiglie amare, non nocive, da succhiare per penitenza. Ve lo ricordate bene! Portavo a casa vasi di pastiglie, e quattro o cinque di queste al giorno ve le scioglievate in bocca per fare penitenza. E quante altre piccole penitenze facevate! Però siete arrivati al sacerdozio in sette e, ringraziando il Signore, sono contento. Ma voi... non siete passati per la strada per la quale passano questi. Don Luciano, è vero o non è vero? Tu, don Girolamo, ne sei testimone. Voi siete passati per la via della penitenza, e della penitenza volontaria. Quante volte durante le gite avete detto: “Non continuiamo, rinunciamo!”. Ricordate, per esempio, di essere arrivati perfino ai piedi di Cima 12 e di avere aperto una letterina e di aver risposto: “Facciamo un fioretto e torniamo indietro”? Quante volte sono state fatte queste cose per amore di Dio! Dico penitenza, dico preghiera, dico obbedienza, cioè interpretazione della volontà di Dio in qualche cosa che costava, in qualche cosa che non piaceva. E quante volte si è fatto ginnastica! Si diceva: “Facciamo questo per amore del Signore. Beh, per amore del Signore rinunciamo a questo dolce e lo portiamo ai poveri”. Quante volte è stato fatto cosi! Sul più bello, al momento di gustare qualche cosa del Signore si diceva: “Beh, facciamo un fioretto, mandiamolo ai poveri; facciamo a meno di fare questo, facciamo a meno di fare quello!”. È vero o no? Non so se ve lo ricordiate. Figlioli, su questo punto, piano piano, piano piano, abbiamo fatto marcia indietro. Naturalmente voi direte: “Chi ne è il responsabile?”. Ecco, figlioli, il responsabile è don Ottorino, ma a un dato momento è difficile avere la forza contro una massa di uomini che dicono, e dai quali si sente che viene detto: “È inutile fare certe domande ai superiori perché li mettiamo in imbarazzo per niente. Che vuoi? Io evito di rivolgere domande a don Ottorino perché si sa come la pensa. Perché chiedere questo a don Ottorino? È... - non lo dicono, ma lo pensano - è dell’altro secolo; non ci arriva, non ci arriva!”.CONGREGAZIONE storia
CONGREGAZIONE spiritualità
CONGREGAZIONE missione
CONGREGAZIONE carisma
CONSACRAZIONE religioso
CONSACRAZIONE vita religiosa
CHIESA cristianesimo
CONGREGAZIONE Consiglio
EUCARISTIA adorazione
VOLONTÀ
di DIO ricerca della...
APOSTOLO distacco
PREGHIERE di donazione
DOTI UMANE sport
DOTI UMANE aggiornamento
SACERDOZIO prete
VOLONTÀ
di DIO
MONDO
SACERDOZIO
CONSACRAZIONE offerta totale
DIO centralità
di...
PREGHIERE
DIO riconoscenza a...
DIO amore a Dio
CONSACRAZIONE obbedienza
PECCATO mediocrità
CONGREGAZIONE fondatore
COMUNITÀ
Don Ottorino legge la 3ª delibera sulla “Formazione umana dell’apostolo”, votata durante il 1° Capitolo generale celebrato nel settembre di quell’anno.
Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che da un mese aveva emesso la professione religiosa, e che durante il 1° Capitolo era stato il relatore sulla figura dell’apostolo per il mondo odierno.
MI242,6 [06-11-1968]
6. Amici, abbiamo parlato e adesso leggiamo. «Mezzi di comunicazione sociale. I mezzi di informazione sono necessari in quanto entrano per una formazione più completa e per non lasciare avulsi dal contesto sociale ed ecclesiale». Sono pienamente d’accordo su questo; infatti l’ho approvata anch’io questa delibera. Non è vero, don Giuseppe? Sono pienamente d’accordo! Però sono altrettanto d’accordo nel dire che un buon bicchiere di vino fa bene, ma, se tu prendi un bambino e al posto del latte gli dai un bicchiere di vino, lo fai morire. Sono pienamente d’accordo su questo, ma se per alcuni di voi qui presenti io potrei dire: “Tu? Benissimo; vai pure quanto vuoi perché per te non c’è pericolo”, per molti altri io dico: “Se prelevassimo sangue per cercare il vero e proprio centro d’interesse... mmm! Non siamo ancora arrivati; ci sono persone ancora ferme sul Colombara”. E allora, se si è fermi sul Colombara, non siamo arrivati, non siamo arrivati! Permettete che proprio ve lo dica: non stiamo camminando pienamente come vuole il Signore. Siamo troppo preoccupati della nostra formazione umana. Ve lo dice chi è preoccupato, ma tanto e tanto preoccupato, della vostra formazione umana. Ve ne accennavo l’altra volta un pochino. Vi dicevo che ci sono tante piccole cose che bisognerebbe sradicare, cose proprio elementari, ma voi siete un pochino esageratamente preoccupati della vostra formazione umana. Attenti, invece, che la parola non abbia contenuto diverso: preoccupati della vostra soddisfazione umana. Se si tratta di formazione umana cristiana sono d’accordo, ma se invece si tratta di soddisfazione umana non posso essere d’accordo con voi. Guardate che in voi deve esserci lo spirito di penitenza, di preghiera, di unione con Dio. In questi giorni dicevo lassù a Bosco, parlando dell’unione con Dio, che al mattino, per esempio, quando ci si sveglia, dovremmo metterci in contatto con il Signore e dirgli: “Signore, eccomi qui a tua disposizione in questa giornata: la mia giornata è tua; oggi faccio quello che vuoi tu; il resto non mi interessa. Ero tipografo; oggi mi vuoi fare contadino? Ero studente; oggi mi vuoi fare...? Non mi interessa! Oggi cerco la tua volontà”. E giunti alla sera si chiude la partita così: “Signore, eccomi qua. Ho lavorato per te quest’oggi. Forse in tutte le azioni non ho pensato a questo, ma la mia intenzione era di fare la tua volontà, Signore. Eccomi qua, Signore, dinanzi a te, dinanzi all’altare, a chiudere la mia giornata come fosse l’ultima della mia vita, disposto a cambiare, domani, mestiere... a cambiar posto; non mi interessa niente, Signore!”. Questa è la vita che il Signore vuole che ciascuno di noi viva. Oggi ho cominciato la giornata mettendomi a sua disposizione prima di scendere dal letto. Attualmente io ho un programma da seguire durante il giorno, ma se il Signore vorrà, invece, che questo programma sia cambiato e io vada a Grumolo a spargere il letame sul campo... si va là. Che cosa m’importa? Arrivato a sera rimpiangerò la giornata? No! Se mi sono sforzato di fare la volontà di Dio, a me non interessa aver raccolto letame oppure oro, purché io abbia fatto la volontà del Signore. Amici miei, il nostro compito è quello di spiritualizzare un mondo che sta continuamente scristianizzandosi, che ha preso come suoi idoli il denaro, il piacere, il divertimento, l’io... e noi dobbiamo portare a questo mondo una spiritualità. Non dobbiamo prendere gli uomini d’oggi e mandarli tutti nel deserto o tutti in convento. No! Lasciamoli pure dove sono, anzi rimanendo proprio nel loro posto essi devono portare il Cristo. Ma, amici miei, se noi non lo abbiamo questo Cristo, se noi non abbiamo questa passione del Cristo, questo amore per il Cristo...CONGREGAZIONE Capitolo
FORMAZIONE
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
CONGREGAZIONE spiritualità
DIO unione con...
VOLONTÀ
di DIO
PECCATO difetti
VIZI
PENITENZA
PREGHIERA
PREGHIERE di donazione
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
CONSACRAZIONE disponibilità
CONSACRAZIONE obbedienza
APOSTOLO missione
MONDO ateismo
DIO idoli
Il professor don Antonio Bruzzo era insegnante di materie scientifiche in seminario quando don Ottorino frequentava il corso liceale.
MI242,7 [06-11-1968]
7 Direte che questa mattina sono un po’ escatologico. Vedete... Quando tu sai che alcuni giovani, per esempio, non sono fedeli alla direzione spirituale, che sono preoccupati di tante cose e credono di accontentare il Signore perché recitano quattro preghiere un po’ alla buona; quando vedi che nell’obbedienza trovano mille modi per fare la loro santa volontà, cercando con sillogismi più o meno giusti, che qualche volta assomigliano al sillogismo del prof. Bruzzo per tirare la volontà di Dio al loro comodo, allora tu dici: “No! State attenti! S.O.S.! Qui c’è il demonio che sta lavorando!”. E tante volte vi ho detto che il demonio sta lavorando. Ora, figlioli, io vorrei dirvi proprio questo: io non sono contrario né al cinema né alla televisione, proprio a niente! No, figlioli, non sono contrario! Sono soltanto preoccupato che camminiate verso il Lozze dove Dio vi attende, e non dove voi volete andare, dove vi sembra giusto alzare le tende. Figlioli miei, - è questo il punto! - dovete essere preoccupati di arrivare dove Dio ha fissato il posto del campeggio, dove Dio attende la Congregazione. Il colore della Congregazione non lo possiamo dare né io né voi. Il colore vostro non potete darvelo voi, ve lo ha stabilito Dio fin dall’eternità. La nostra viva preoccupazione, la nostra viva preoccupazione, non deve essere quella di far valere i nostri giudizi, di fare una Congregazione fondata sulle discussioni e sui dialoghi. La nostra Congregazione deve prendere il suo spirito da Dio che ce lo rivela quando ci mettiamo in ginocchio, in una discussione disarmata in cerca della verità e non della maggioranza dei pareri. Figlioli, so che è un argomento difficile quello che vi sto trattando, ma ricordatevelo: è una cosa che mi fa tanto soffrire. Perché? Per il semplice motivo che voi potete rovinare la Congregazione, voi potete far deviare la Congregazione, dare alla Congregazione una forma un po’ comune: un gruppo buono di sacerdoti e di diaconi, che si vogliono bene, ma che non sono come Dio li voleva. Per cui qualche esterno, entrando qui da noi, potrebbe essere deluso e dire: “Credevo... Fuori si crede che... Entrati si vede che, insomma, sono un po’ come tutti gli altri, sono un po’ come tutti gli altri!”. Queste parole me le sono sentite dire proprio recentemente: “Credevamo diversamente; da fuori sembravano migliori...”, e invece bisognerebbe che dicessero: “Credevamo una cosa, ma è tanto meglio, tanto meglio!”.PASTORALE giovani
FORMAZIONE direzione spirituale
CONSACRAZIONE obbedienza
CROCE Demonio
VOLONTÀ
di DIO
PREGHIERA
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
VIZI superbia
VIZI egoismo
CONGREGAZIONE missione
CONGREGAZIONE carisma
CONGREGAZIONE spiritualità
NOVISSIMI eternità
VOLONTÀ
Don Ottorino usa il termine dialettale “pandolo”, che indica un biscottino particolarmente friabile, ma anche una persona senza spina dorsale, frivola e fatua.
MI242,8 [06-11-1968]
8. Una volta, lo ricordate, eravamo duri su certi principi. Dicevamo: “Lasciate fuori il mondo, lasciate questo...”. Ho chiuso gli occhi, l’ho lasciato entrare, forse per viltà, perché non me la sentivo di passare per uno del quattrocento o del trecento, e di questo forse dovrò rispondere dinanzi a Dio. Forse avrei dovuto dire: “Sentite, volete rimanere qui? E allora accettate questo stile di vita, altrimenti fatevi una Congregazione per conto vostro. Volete stare con noi? Niente telegiornale alla sera, niente partite di calcio, niente questo...Volete rimanere? Allora fate a meno di queste cose, se no andate in un’altra parte!”. È da un po’ di tempo che io continuo a cedere, ma ricordatevi che sento il rimorso di quello che ho fatto. Perché? Se queste cose vi avessero lasciato l’entusiasmo della vocazione, io sarei felice di darvele ancora e di continuare a darvele. Metto solo il termometro, e non tocco fatti che potrebbero far uscire nomi e cognomi; e qui don Guido mi fa un piacere dicendomi se sbaglio o se dico la verità. Quando, in certi tempi andavamo, per esempio, al cinema, se a metà programma avessi detto: “Sentite, ragazzi: preferite restare qui o andare a parlare delle nostre cose?”, don Guido, dimmi, che cosa avrebbero risposto? Tutti, proprio tutti, vi assicuro anche i giovani avrebbero risposto: “Andiamo a parlare delle nostre cose”. Avrebbero preferito questo al film, ma anche al più bel film, a metà del più bel film, non per convenienza, ve l’assicuro! Vinicio, dico bugie? Avrebbero detto: “Andiamo a parlare delle nostre cose”. Fate voi adesso la prova se si preferisce parlare delle nostre cose o se si preferisce guardare le cose del mondo o altro. Figlioli, io non vi nego quelle cose, ma la mia preoccupazione è che non vedo il resto. La vostra missione di domani non è quella, ma un’altra, e io sono preoccupato di vedere dentro di voi questa spiritualità, questo entusiasmo per la vocazione. Non basta avere un religioso che ha studiato teologia, che ha completato i suoi studi. Che cosa avremo un domani? Avremo un tanghero impacciato che farà questo e quello... Ma ciò non basta, abbiamo bisogno di un partigiano di Dio! Che farà quest’uomo un domani, quando si troverà nel Chaco, in Guatemala, in Brasile? Egli dovrà andare in giro in cerca di anime, predicare il catechismo, evangelizzare i poveri; dovrà avere la sete dell’evangelizzazione. Ma se questa sete dell’evangelizzazione non ce l’ha adesso, se adesso non avete il desiderio di parlare fra voi di Dio, se non sentite di stare volentieri insieme a parlare delle cose di Dio, della spiritualità, dei programmi apostolici... se non avete questo desiderio adesso, non lo avrete un domani! Ricordatevelo, sarà impossibile! Potrà avvenire una conversione, ma quell’andare avanti in forma un po’ tradizionale non è sufficiente per noi! Potrà esserlo per il seminario di Vicenza, per il seminario di Padova, ma non per una Congregazione che deve portare una rivoluzione nel mondo. È tutto qui: la nostra premessa è un’altra! Paolo di Tarso non è il parroco della nostra campagna. Don Guido, don Giuseppe, dico male? E noi dobbiamo preparare il Paolo di Tarso, il sitibondo di Dio, l’uomo che sente il bisogno di portare Dio alle anime. Ora, se voi non vi riscaldate in questo fuoco finché avete vent’anni, quando volete riscaldarvi? Quando ne avrete trenta o quaranta? Allora sarà impossibile, allora ritorneranno i fuochi per una ragazza che avete abbandonato, allora ritorneranno i desideri di qualcosa, e allora succederanno quei piccoli o gravi fatti che, più o meno, si vedono in giro per il mondo.Ma il Signore è sempre meraviglioso nelle sue opere. Il Signore in questo momento voleva richiamare l'umanità a questa realtà: scuotere gli uomini, invitare gli uomini a lavorare per amore di Dio. Vent'anni fa il Signore, prima ancora di preparare l'enciclica, preparava i suoi uomini. Vent'anni fa nel sottopalco del teatro di Araceli, poi nella piccola Casetta dell'Istituto, poi più tardi in questa Casa, Dio stava preparando i suoi uomini, perché questi uomini avessero da affiancarsi al Papa e avessero - non è vero? - a rendere pratico, avessero a rendere attuale l'insegnamento del Sommo Pontefice.CONGREGAZIONE Regola di Vita
APOSTOLO vita interiore
MISSIONI
PASTORALE
APOSTOLO F.A.
FORMAZIONE
PASTORALE parroco
VIZI
PECCATO
DOTI UMANE sport
APOSTOLO entusiasmo
APOSTOLO vocazione
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
COMUNITÀ
dialogo
CONGREGAZIONE storia
CONGREGAZIONE spiritualità
APOSTOLO missione
DOTI UMANE studio
COMUNITÀ
condivisione
CONGREGAZIONE carisma
Il riferimento è a un predicatore famoso, che aveva predicato nella cattedrale di Vicenza durante alcune Quaresime degli anni ‘60.
Il riferimento è, forse, a Franco Faggian, che all’epoca frequentava l’anno del noviziato.
MI242,9 [06-11-1968]
9. Perciò non tolgo questa delibera, anzi, se sarà possibile, la svilupperò ancora di più, l’allungherò maggiormente. Soltanto vi dico che non si può dare a un bambino da latte un litro di vino perché lo si ucciderebbe. Perciò non vi metto delle misure, non dico una o due volte o dieci volte al mese; non vi dico di togliere questo o di aggiungere quello... Vi dico soltanto: guardate che le vostre gambe devono crescere armonicamente, altrimenti potreste essere paragonati a quell’uomo di cui parla padre Angelici , con una gamba lunga e l’altra corta.. Io ho gridato questa mattina davanti all’altare perché vedo che qualcuno sta crescendo con una gamba lunga e una corta. E questo non va. Non vi dico di accorciare la gamba lunga; vi dico soltanto di allungare la gamba corta e di crescere normalmente con tutte due. Franco , sei d’accordo? Mi guarda e ride! Questa preoccupazione deve averla ciascuno di voi. È un lavoro individuale e personale che dovete fare. Termometro? Oh, si vede subito: nell’obbedienza, nelle piccole cose... Ieri sera mi sono recato nello studio e ho visto un novizio che stava scrivendo. “Non scendi?”, gli ho chiesto. “Eh, scendo subito”. “Perché non scendi? È già stato dato il segnale!”. “Eh, ci andrò dopo”. Pensavo a quella santa che aveva lasciato la parola tronca perché era arrivata a metà parola allorché: “Adesso l’obbedienza mi chiama!”, e tac... Dov’è questa obbedienza? Dov’è questa obbedienza qui dentro? E per di più sento commentare: “Eh! Ma queste sono cose da Medioevo!”. Nossignori! Il sacrificio, le piccole cose sono di ieri, di oggi e anche di domani. È troppo facile scartare tutto perché tutto è vecchio. Ci sono cose che sono sempre nuove. Questo cercare un po’ noi stessi mi preoccupa.COMUNITÀ
conduzione comunitaria
PECCATO mediocrità
CONSACRAZIONE obbedienza
ESEMPI obbedienza
PENITENZA sacrificio
FORMAZIONE
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca faceva parte della Comunità della Casa dell’Immacolata con impegni di insegnamento e di ministero.
MI242,10 [06-11-1968]
10. Non procedo più su questo argomento perché se vi entro è pericolosissimo e allora tirerei fuori nomi e cognomi. Però ricordatevi: qui, dinanzi al Signore, io mi assumo le mie responsabilità di quello che ho detto e provo rimorso e mi pento per quello che non ho fatto. Ma anche ciascuno di voi si domandi: “Mi sono preoccupato di arrivare dove Dio mi attende o sono andato avanti fissandomi io la meta? Mi sono preoccupato, per esempio, di chiedere consiglio?”. Per esempio, c’è qualcuno qui dentro che, forse da un anno o due, non avvicina don Ottorino: è concepibile? Scusate, io me lo sono domandato e ho pianto qualche volta per queste cose. Forse ne sarò io la causa, ma se io fossi al posto di quel tale... se non ho stima di chi è qui dentro, me ne vado... onestamente vado via di qui. Dico male, don Pietro? Per me è inconcepibile entrare in una Congregazione religiosa, mettersi in un piccolo esercito che ha un programma chiaro, e vivere alla buona, un po’ come un parassita: quelli sono parassiti della Congregazione, sono assassini della Congregazione! Tu sei entrato in una Congregazione non per gli amici, ma per la Congregazione, per il programma che Dio le ha tracciato. Perciò devi abbracciare il programma che Dio ti ha tracciato nella Congregazione ed essere preoccupato di camminare con quel programma, non di vivere la tua piccola vita, alla buona, con uno o due amici. È una piccola vita, questo è un andare avanti che non piace al Signore. Esagero? Ho detto che sono nel pericolo di cascare e andare un po’ troppo avanti. Ora ho fatto un accenno e credo che basti. Ma, ricordatevi: ciascuno faccia il suo esame di coscienza e tenga presente che, se la Congregazione va avanti male, cioè non va come Dio la vuole, è perché ci sono troppi parassiti, e il parassita è un individuo che anche se non fa il male - non basta non fare il male, bisogna fare il bene - non fa neppure il bene che Dio vuole. Voi non aspettavate che io toccassi proprio su questo punto il tasto doloroso, ma lo dovevo fare. Perciò, adesso, non dite: “Se vado al cinema, chissà che cosa penserà don Ottorino!”. No! Mentre tu vai al cinema, io guardo soltanto le tue gambe: se vedo che cammini giusto, ti dico: “Vai e che il Signore ti benedica”; ma se vedo che cammini zoppicando, dico: “Signore, fallo morire, perché è meglio che muoia piuttosto che un domani abbiamo un prete o un diacono zoppo!”.VIRTÙ
umiltà
CONVERSIONE esame di coscienza
CONGREGAZIONE
FORMAZIONE
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
CROCE sofferenze morali
DOTI UMANE stima
CONGREGAZIONE spiritualità
VIZI superbia
VIZI egoismo
DOTI UMANE amicizia
PECCATO omissioni
COMUNITÀ
conduzione comunitaria